Il vuoto di senso percepito dal mondo e la risposta cristiana

 

di Costantino Esposito, docente di filosofia all’Università di Bari
da Avvenire, 19/10/12


 

La grande ipotesi di lavoro che Benedetto XVI ha lanciato alla Chiesa e al mondo intero, aprendo l’Anno della fede, è come uno sguardo inedito sul nulla. Il nulla che pervade la cultura contemporanea e che si annida nelle pieghe della nostra esistenza, tutte le volte che avvertiamo il venir meno del significato, il vuoto di senso che si nasconde dietro la grande “scena” del mondo. Già avere questa percezione non è affatto scontato: essa è possibile solo a chi avverte tutto il bisogno di senso e tutta l’esigenza del vero che costituiscono la nostra ragione. E l’avverte proprio perché è stato “preso” dal significato, ha visto la presenza del Logos, ha ascoltato la sua voce.

Il deserto avanza, affermava Friedrich Nietzsche già a fine Ottocento, indicando l’inarrestabile tendenza della storia «metafisica» dell’Occidente all’esaurimento dei suoi valori e battendo con il suo «martello» sugli idoli per auscultare il vuoto che si nasconde dentro i simulacri. Ma è possibile riconoscere e attraversare davvero questo vuoto, e coglierne tutta la drammaticità, senza stare in qualche modo su un “pieno”? È possibile guardare questo deserto, e riconoscerlo come tale, senza vederlo da un luogo che deserto non è? Torna alla mente ciò che ha scritto Emanuele Severino: «Lo sguardo che vede crescere il deserto non appartiene al deserto. Sta “dall’altra parte”. E in esso è riposta ogni possibilità di salvezza» (da Téchne, 1979). Ma questo non appartenere al deserto, che permette di vedere che cosa sia veramente il deserto, nella riflessione del Papa significa che il deserto diventa una formidabile occasione per avvertire il bisogno di essere che ci segna come enti finiti, e l’esigenza dell’essere come apertura a un significato più grande di noi stessi e del mondo. Come ci siamo sentiti dire l’11 ottobre in Piazza san Pietro, «è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere».

La fede cristiana, qui, non è proposta come una fuga spirituale dal deserto, e nemmeno come il mero distacco o la dura rinuncia alle “tentazioni” del mondo (come pure alcune volte si è tentati di sublimare il deserto), ma come l’impegno più semplice e diretto con la sete di vita che ci muove: «Così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza». Ogni qual volta questa sete vien fuori, è come se il nulla fosse squarciato, e la voce afona di chi cerca il significato di sé e del mondo si facesse udire.

Il dramma del nichilismo contemporaneo è quello di non riconoscere più e non avvertire la mancanza da cui pure esso era nato. L’ipotesi di Benedetto XVI è che solo una risposta presente può far riconoscere questa attesa: la fede non è la mera “credenza” in qualcosa che non si vede, ma è la possibilità di vedere quello che c’è e di cui spesso non ci accorgiamo nemmeno. Perciò l’Anno della fede è stato proposto come «un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale», cioè il fatto sorprendente che il «Senso ultimo» si è reso carne, ha parlato – parla – e chiede di essere ascoltato e riconosciuto dal nostro bisogno. Solo per questo l’uomo che vive la fede può portare in sé e con sé, in una lieta drammaticità, tutta l’inquietudine del mondo.

32 commenti a Il vuoto di senso percepito dal mondo e la risposta cristiana

  • Xadren ha detto:

    Secondo me sarebbe un bene se più gente sapesse che può essere salvata, che la salvezza è non solo possibile, ma disponibile lì, pronta per essere afferrata, come una mano tesa. L’eccezionale valore del Papa è che si confronta costantemente col “vuoto” di cui parla l’articolo e, da vero apostolo, annuncia il messaggio di salvezza. Uno dei tanti motivi per cui lo stimo e apprezzo tantissimo.

  • Lucas ha detto:

    La risposta (anzi la “buona novella”, evangelo) è sempre la stessa da 2000 anni: un Uomo si è fatto carne e ha osato dire: “io sono la via, la verità e la vita”.

    Dopo 2012 anni possiamo dire che oggettivamente quest’uomo è sicuramente la persona più importante che sia mai esistita, a Lui si sono ispirate e hanno trovato risposta miliardi e miliardi di persone in ogni parte del mondo. In Suo nome sono state compiute le più belle opere d’arte mai prodotte dalla storia umana, al Suo nome si sono piegati i potenti del mondo e i più deboli, i più ricchi e i più poveri.

    Non esiste nessun altro Uomo a cui la storia deve di più. La risposta cristiana ha dimostrato, se presa sul serio, di essere davvero adeguata alla sete di significato dell’uomo.

    • Gab ha detto:

      Attenzione … l’uomo di per sé è già “carne”.. è più corretto dire che è Dio stesso che si è fatto carne.

      Il vero uomo è la immagine della essenza divina. Quindi non può l’uomo “farsi carne” poiché nella sua natura lo è già. Il mistero della natura di Cristo sta proprio nel Dio fattosi carne, quindi uomo.

      L’uomo è la forma consequenziale al piano di salvezza. La natura divina invece sussiste da sempre.

  • Rebecca ha detto:

    «Lo sguardo che vede crescere il deserto non appartiene al deserto. Sta “dall’altra parte”. E in esso è riposta ogni possibilità di salvezza»

    Complimenti a Severino, mi ha commosso da quanto mi sento rappresentata come storia personale da questa semplice frase.

  • A=A ha detto:

    Nietzesche scriveva anche questo:

    Io condanno il cristianesimo, io levo contro la chiesa cristiana la più terribile accusa che mai un accusatore abbia pronunciato. Essa è per me la più grande di tutte le corruzioni pensabili, essa ha voluto l’estrema corruzione possibile. La chiesa cristiana non ha lasciato intatto niente nel suo pervertimento, ha fatto di ogni valore un non-valore, di ogni verità una menzogna, di ogni onestà un’abiezione dell’anima.
    Questa eterna accusa contro il cristianesimo io voglio scriverla dovunque ci siano dei muri – ho dei caratteri che faranno vedere anche i ciechi… Io dichiaro il cristianesimo l’unica grande maledizione, l’unica grande e più intima depravazione, l’unico grande istinto di vendetta per cui nessun mezzo è abbastanza velenoso, segreto, sotterraneo, meschino; lo dichiaro l’unico immortale marchio d’infamia dell’umanità. L’Anticristo

    • Vincenzo ha detto:

      Capovolgendo un aforisma di Nietsche si può sostenere: “di superuomo ne è esistito solo uno, ed è morto nella notte della follia”.

      • Xadren ha detto:

        Pensare che Cristo è morto anche per Nietzesche…
        Ma la grandezza di Dio è questa.

      • A=A ha detto:

        Bene una delle rare volte che condivido:ma mi spiace la retorica non fà per me,che siano gli atei che siano i cristiani a farla non ci vado d’accordo.Non sono d’accordo con chi fece di Dio il suo peggior nemico e chi invece fece di Dio un Tiranno.

        Ma pensando a Gesù Cristo non al Dio vano e vuoto dei filosofi o un Dio inerte di teologi che pensano alla sola ragione (importante certo ma inutile:perchè vivi?Non nè trovo uno che sappia rispondere)

        Ma nietzesche diprezzava i cristiani,ma per evitare generalizzazioni di sorta,non tutti erano così, ,anche io come l’ateo disprezzo i cristiani,solo quelli che osarono nel nome di Gesù Cristo ergere roghi.Secondo voi atei o cristiani che siate,cosa farà Dio (e per l’ateo:se un ipotetico Dio avesse detto:”stessa misura”) a costoro?Non sapevano forse che la fede non si impone ma si cerca?E se un Dante avesse visto giusto:

        Al rogo hanno messo al rogo saranno messi,anche se si sono deffiniti cristiani.

        E se io fossi cristiano che cristiano sarei se ponessi roghi?

        E ora solo una cosa chiedo all’ateo,MA SENZA GIUDICARLO COME PERSONA, perchè contesti roghi e approvi roghi?

        So,ma magari e un luogo comune,che molti atei approvano Nietzesche io chiedo solo perchè Nietzesche odiava “i roghi” ma desiderava “il rogo” dei cristiani?Non è forse identico a quei cristiani che mettevano sulle pire che contestava?

        Il cristianesimo non è dunque nè odiare l’ateo nè odiare il cristiano e cercare il Vero.

        • A=A ha detto:

          E in tutto ciò mi domando del senso del deserto del senso dell’apocalisse?Forse in un atto di follia mi viene da pensare,e se Dio dicesse:dimmi in cosa ti hanno offeso,e tutta l’umanità rispondesse,quanti si salverebbero?Si giudicheranno a vicenda,se ognuno giudicasse il suo prossimo,mi domando quanta umanità rimarrebbe.

          La verità è la giustizia,ma se Dio facesse giustizia del deserto del solo giudizio,in quanti sopravviverebbero?

          In quanti,e io non mi escludo sarebbe una viltà piuttosto che una amissione, hanno diprezzato qualcosa degli altri,in quanti sono stati a loro volta disprezzati.

          Anche in questo penso che Gesù Cristo abbia ragione,quale miseria per l’umanità,che vede solo le altrui menzogne e non le proprie,tale che mi fa apparire l’apocalisse come un gesto di misericordia più che di giustizia.

          Tutti oltre o superuomini che vedono la propria magnificenza in questo :

          “Io sono la verità.”

          Eppure quella vera va sulla croce e si lascia giudicare,e sputare e calunniare.Ma la tua teologia o la tua logica sono migliori?

          E in che cosa nel giudicare il tuo prossimo ancora meglio?

          Domande che mi trascinerò fino alla tomba.

      • Mariasole ha detto:

        “Dio è morto”.
        Nietsche
        “Per ora è morto Nietsche”.
        Dio

  • G.T. ha detto:

    Bello!

  • Maurizio Crassi ha detto:

    Ma dove avete messo i “non mi piace”?????

  • Giulio Quaresima ha detto:

    Rispondo qui alle varie sollecitazioni che ho avuto, in particolare da Santoni. I credenti in genere si chiedono quale sia il senso della vita per un non credente, e come può un non credente vivere coerentemente senza un senso ultimo. Spesso viene citato Nietzsche, secondo il quale la morte di Dio può portare a solo due logiche conseguenze: il suicidio o la volontà illimitata di potenza – ovvero il fare di se stessi Dio – che si traduce in pazzia.

    A queste domande sul senso, io inizialmente ho risposto che non ha senso domandarsi sul senso, e infine ho risposto con una domanda-provocazione: “che senso ha Dio?”. La risposta, ovvia, è stata “Dio è il senso”. Tale risposta è logicamente equivalente alla risposta “non ha senso chiedersi che senso ha Dio”.

    Un non credente si trova nella stessa situazione, quando afferma che il senso è l’universo, e che non ha senso chiedersi che senso ha l’universo. Noi facciamo parte di questo universo, e la nostra natura è fondata sul desiderio di vivere. E’ questo desiderio di vivere, che fa parte della nostra natura, il motivo che spinge il non credente a voler vivere, senza bisogno di interrogarsi sul senso di questo desiderio. Questo non si traduce, come potrebbe apparentemente sembrare, in un assecondare tutti i propri istinti, perché l’uomo, con la sua razionalità, può declinare questo aprioristico desiderio di vita in una prospettiva che riconosce anche il desiderio di vivere degli altri. Così facendo, l’uomo comprende e accetta la propria natura di essere sociale, e soprattutto nel rapporto con gli altri può trovare la piena soddisfazione di un desiderio di vivere una vita felice e piena, rifiutando così una prospettiva solipsistica e nihilista dell’esistenza.

    P.S. @Santoni
    Ho letto la sua citazione di Florenskij, ma non è che ci abbia capito molto (sicuramente un mio limite). Già dall’inizio “affinché l’infinito potenziale sia possibile” mi perdo, probabilmente è perché la citazione è estrapolata dal contesto.

    • Fabio Moraldi ha detto:

      Ma se non ha senso domandarsi il senso della vita, perché la natura umana se ne frega e continua a cercare un senso alla vita?

      L’ateo vive costantemente con questa battaglia interna: il suo scetticismo da una parte e l’inganno della natura umana dall’altra, che pretende un senso per essere soddisfatta. L’ateo è condannato a vivere convinto di essere stato ingannato dalla sua natura, lo esprime benissimo il laicissimo Leopardi nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Aisa”: http://www.leopardi.it/canti23.php

      • Giulio Quaresima ha detto:

        Non è che non abbia senso chiedersi che senso ha la vita, infatti io me lo sono chiesto e mi sono risposto come ho detto sopra. Quello che non ha senso è chiedersi qual’è il senso del tutto, o il senso del senso se preferisce. Esattamente come non ha senso chiedersi che senso ha Dio.

        • Fabio Moraldi ha detto:

          Ma se ti sei risposto che “La vita non ha un senso ultimo”, sei incappato in tre contraddizioni.

          1° contraddizione: esiste la verità, dunque non puoi essere relativista.
          2° contraddizione: se non sei relativista significa che affermi l’esistenza del vero, del giusto e dello sbagliato. Ma su cosa si fonda questo senso morale se non siamo alto che figli non previsti della cieca evoluzione? O il vero esiste e l’uomo lo può affermare perché è irriducibile al mondo naturale, oppure è un’illusione e allora coerentemente si deve essere relativisti e impossibilitati ad affermare verità come “La vita non ha un senso ultimo”.
          3° contraddizione: pochi giorni fa avevi affermato che l’ateismo è un atto di fede, ora cambi idea e dici perentoriamente che “La vita non ha un senso ultimo” (e dunque Dio non esiste). Un atto di fede dunque porta a questo livello di certezza?

          • Giulio Quaresima ha detto:

            Aspetti un momento, vero e falso sono una cosa, giusto e sbagliato sono un’altra cosa. Si spieghi meglio.

            Per quanto riguarda la 3 contraddizione, non è una cotraddizione. Ho già scritto lungamente sul fatto che l’esistenza o la non esistenza di Dio è un qualcosa di indimostrabile, a cui si può arrivare solo con un atto di fede, un a-priori sul quale fondiamo tutto il resto. Lo stesso vale per gli assiomi fondamentali su cui si basa la nostra razionalità. Prenda ad esempio il principio di non contraddizione: non possiamo dimostrarlo, noi abbiamo “fede” in esso.

            • Fabio Moraldi ha detto:

              Dire “vero”, “falso”, “giusto”, “sbagliato” significa sostenere un concetto di verità (ed essa non può mai essere intesa in senso relativo, ovviamente!).

              Sono contento di sentire finalmente da un non credente che l’atto di fede è un atto razionale che porta ad una conoscenza certa del reale. Tanto quanto una dimostrazione scientifica, anzi molto di più anche perché è statisticamente più utilizzato (tutto quanto facciamo è un atto di fede: mi siedo su una sedia perché “credo”, “mi fido” che essa reggerà il mio peso, ecc..).

              Rimangono aperte le contraddizioni numero 1° e numero 2°.

              • Giulio Quaresima ha detto:

                Certo! La verità della scienza è, e può essere soltanto, relativa: la verità assoluta è attingibile soltanto basandosi su un atto di fede. Per quanto riguarda le “contraddizioni” 1 e 2, insisto col dire che per me non è vero che vero=giusto e falso=sbagliato. Io distinguo l’essere dal dover essere. Per questo non capisco le 2 contraddizioni, e non so cosa rispondere.

        • Fabio Moraldi ha detto:

          Inoltre…

          “Quello che non ha senso è chiedersi qual’è il senso del tutto, o il senso del senso se preferisce”
          Lo dici tu, ma la tua natura umana se ne frega dei tuoi pensieri e continuerà a ricercare e domandarsi il senso di tutto, attraverso il senso relativo. Se la domanda esiste, è inestirpabile, ce la troviamo dentro dalla nascita…evidentemente o è un inganno della natura (posizione dell’ateo) o è la griffe di Dio perché la sua creatura persista nel cercare la strada (posizione del credente). Da una parte la vita è un inganno, dall’altra la vita è un cammino.

          • Giulio Quaresima ha detto:

            E allora mi risponda: che senso ha Dio?

            • Fabio Moraldi ha detto:

              La domanda è posta male e sopratutto non risponde (la domanda non può mai rispondere!) alla mia riflessione.

              Quando parli con noi devi ricordarti che non siamo deisti, ma cristiani. Ovvero crediamo in Dio perché crediamo a Gesù Cristo. Detto questo, il cristianesimo ha il semplice effetto di risponde adeguatamente (ripeto: adeguatamente!) all’esigenza di infinito che ogni uomo scopre scoppiare dentro di sé. Il discorso è affascinatamente lungo, qui mi interessa mostrare l’essenziale: Dio risponde a quel che l’uomo cerca, in questa risposta egli può finalmente riposare e trovare per la prima volta piena soddisfazione.

              • Giulio Quaresima ha detto:

                La domanda è posta bene, poiché, nel suo contesto, se “la domanda di senso … è inestirpabile”, essa ci porterà a chiederci anche “perché esiste Dio, che senso ha che Dio esista?”. Ci porta ad un circolo vizioso senza speranza. Se la mia domanda non è posta bene, neanche la sua a me è posta bene, per le stesse identiche ragioni.

                • Antonio72 ha detto:

                  Lei ha solo spostato la questione, non l’ha affatto risolta, quando afferma che non ha senso chiedersi che senso abbia la vita dell’uomo, non più di chiedersi il senso di Dio o del cosmo. Ha semplicemente aggirato la questione, lasciandola lì sul posto. Crede che non esista solo perchè non vuole che esista o semplicemente non le interessa più, in quanto abbagliato da illusioni materiali e pragmatiche che la distraggono. Lei è dunque solo distratto; e forse tra qualche decennio il problema le si affaccerà più prepotente. Resta comunque il fatto che anche a lei, in quanto uomo, si è imposta la questione sul senso della vita umana, in particolare di come l’evidente mistero del cosmo, dunque dell’infinitamente grande, sia speculare alla quasi infinita e misconosciuta profondità dell’animo umano. Questi poli sono entrambi irraggiungibili ed inspiegabili.
                  Se non altro Leopardi non si perdeva in questi vani sofismi, dichiarando apertamente la propria ignoranza e restando in attesa di qualche novità.

                  • Giulio Quaresima ha detto:

                    @Moraldi e @Antonio72

                    Uhm… Ho già detto che non solo mi sono posto il problema del senso, ma l’ho anche risolto, e brillantemente!

                    Sapete quale sgradevole sensazione ho? State cercando di convertirmi.

                    Perché lo fate? Andrete a sbattere contro un muro di granito. Non fatelo! Io non sto cercando di convertirvi all’ateismo, non l’ho mai fatto. Quando ho chiesto sul senso di Dio, era solo una contro-provocazione, perché cercavate di convincermi (tramite pseudo-argomentazioni e l’Ipse Dixit) che un ateo coerente dovrebbe ammazzarsi, o che è condannato a vivere in una eterna e fallita ricerca di senso.

                    Io non credo che questo sia un luogo in cui cercare di convertirsi a vicenda. Qui dovremmo soltanto cercare di spiegarci l’un l’altro le proprie ragioni su vari argomenti. Tutto questo con lo scopo di capire l’altro. Nel limite del possibile, ovviamente, perché per l’ateo il credente è inconscibile nel suo essere credente, e per il credente l’ateo è inconoscibile nel suo essere ateo. Ma a voi non interessa capire l’altro. Quando dico che io ho una certa convinzione, voi non fate altro che cercare di convincermi che in realtà nel mio inconscio, ne ho un’altra.

                    Nel frattempo, non fate altro che dire che è necessario credere in Dio, perché altrimenti X, Y e Z. Non sarà che siete voi ad aver creato Dio per risolvere le vostre esigenze psicologiche? Siete voi che avete bisogno di Dio, e che non potete accettare che qualcuno viva serenamente senza questo bisogno. La vostra arroganza intellettuale vi impedisce di capire che tutti i vostri pseudo-argomenti non hanno nessun valore e nessuna efficacia per un ateo, così come un ateo non potrebbe dir nulla che potrebbe farvi perdere la fede. “In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”.

                    • Fabio Moraldi ha detto:

                      Nessuno ha interesse a convertiti, non faccio progetti di questo tipo, sopratutto sul web. L’interesse dovrebbe essere solo il tuo 🙂
                      Mi hai fatto una domanda e ti ho risposto per la mia esperienza. Un ateo coerente, se non è masochista, dovrebbe ammazzarsi…tanto quanto il bambino coerente, di fronte ad un oggetto di cui non sa il significato, dovrebbe buttarlo via.

                      Il fatto che l’uomo abbia bisogno di Altro per compiersi è un dato oggettivo, naturale. Tutte le religioni sono state inventate per questo motivo: tentare un ponte tra l’uomo e Dio (ovviamente tranne quel 5% della popolazione umana di tutti i tempi che pensava o non si accorgeva di aver bisogno di Dio). Tutte tranne una, il cristianesimo, che è nato “fuori” dall’uomo, da un fatto storico.

                      Sbaglio o no quando dico che la tua vita è una guerra tra la tua domanda continua di soddisfazione e l’impossibilità a rispondervi in modo adeguato? L’interesse a cambiare le cose dev’essere tuo, mica mio.

                    • Falena-Verde ha detto:

                      Stai facendo un gran miscuglio. E ora lo farò pure io.
                      1. Chiedi che senso ha Dio. Ma noi credenti, quando parliamo di senso del mondo, parliamo di senso del mondo, non del senso di Dio.
                      Quando io chiedo a qualcuno che senso abbia Roma, chiedo implicitamente quali motivazioni e scopi sono dietro l’esistenza di Roma. Se penso che Roma abbia avuto un fondatore, ha ovviamente senso la domanda sul senso. Se penso che non ce l’abbia, allora giungo alla conclusione, ovvia, che Roma “c’è e basta” o che il senso dobbiamo darglielo noi, consapevoli che Roma continuerà ad esistere anche senza di noi.
                      Il punto è: il senso è qualcosa di infuso, non è qualcosa che è “dentro” colui che infonde. Dio non ha senso, ma lo infonde nella creazione.
                      Non ha senso chiedersi che senso abbia Dio, perché, per come lo intendo io, il senso è qualcosa che viene infuso, è qualcosa che sta dietro la creazione stessa, ed è qualcosa che viene dal creatore. Se Dio ha senso, qualcuno gliel’ha donato. Ma questo qualcuno non può esistere, poiché Dio non è stato creato. Dio è l’Essere. L’Essere può essere creato? Se sì, da cosa, se questa cosa non ha l’essere in sé? Qui però il discorso si fa lungo… Fatto sta che non ha senso chiedersi che senso abbia Dio.
                      2. Nessuno sta cercando di convertirti. Qualcuno ha espresso la sua opinione, ovvero che l’ateismo, se ben inteso, porta, se non al suicidio, almeno al nichilismo. E questo qualcuno l’ha fatto senza imposizioni di alcun genere, senza volerti imporre il suo pensiero. Ha usato parole, non fucili, capisci? E ha espresso opinioni, le sue, e l’ha fatto con educazione. Anche tu esprimi le tue opinioni e lo fai su un sito cattolico, ma non troverei corretto credere che tu voglia fare “proselitismo ateo”. Esprimi la tua opinione, non fai di più.
                      3. Dici che abbiamo creato Dio per esigenze psicologiche. Parli anche di arroganza intellettuale, ma tutto questo modo di argomentare non è certamente diverso da quello di chi, appunto, viene qui per fare la guerra agli atei. Tra l’altro, parlare di “esigenze psicologiche” e di “déi inventati” il giorno in cui si ricordano i defunti è davvero un colpo basso, se credi che, appunto, la fede sia solo un rifugio consolatorio.
                      4. Non sono d’accordo sul fatto che un ateo non possa far perdere la fede ad un credente, così come non credo che un credente non possa, con l’aiuto di Dio, convertire un ateo.

  • gianfranco56 ha detto:

    @Giulio Quaresima
    tutto bello ma finché si vive e si è felici.
    Tutta la prospettiva del non credente – a mio avviso – cambia di fronte alla morte
    ed alla sofferenza.
    Allora la domanda di senso chiede fortemente una risposta diversa, che va oltre l’immanente.

    E’ certo,scriveva Kierkegaard, che quando un uomo è diventato veramente infelice,allora trova gusto nel cristianesimo.Per questo la maggioranza ricorre al cristianesimo in punto di morte

  • Giulio Quaresima ha detto:

    Certo! Infatti la posizione del non credente è solitamente diversa da quella del credente rispetto al tema del fine vita. Ma io stavo rispondendo a coloro che affermavano – seguendo Nice – che in assenza di Dio l’unica scelta razionale per l’uomo è ammazzarsi.