«La tua vita non ha dignità», quando i medici impongono l’eutanasia
- Ultimissime
- 09 Ott 2012
Il dibattito sull’eutanasia e, in generale, sulle leggi riguardanti il fine vita, è sempre più serrato. La moderna società, immersa fino al collo nel nichilismo e nel relativismo etico, tenta di spacciare l’eutanasia come un diritto reclamato a gran voce da tutti i malati terminali, come una giusta, sacrosanta e dignitosa liberazione dal dolore che la comunità deve concedere all’individuo gravemente malato. Il tutto, seguendo un tipico principio delle società relativiste: se la maggioranza delle persone, e dell’opinione pubblica, decide che la vita, in certe condizioni, non è più degna di essere vissuta, allora l’eutanasia diventa un diritto inviolabile, un valore guida attraverso cui regolamentare le delicate, ed infinitamente eterogenee, situazioni legate alla fine della vita.
Nella società relativista, come la nostra, è quindi l’opinione di maggioranza che decide ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; non esistono più valori assoluti, come, ad esempio, la vita, ma solo ciò che la società propone come modello etico e di comportamento. Il passaggio dalla “volontà della società”, alla “volontà dell’individuo”, è quindi molto breve; ciò che desidera la società, diventa automaticamente ciò che desidera l’individuo. In realtà, come abbiamo già visto, l’eutanasia non è affatto un desiderio della maggior parte dei malati.
L’ultimo esempio di ciò, arriva dall’Inghilterra. Qui, una persona, che per questioni di privacy verrà indicato con “L.”, ha iniziato una battaglia legale contro il Pennine Acute Hospital perchè non vuole essere condannato a morire. L. ha 55 anni, musulmano osservante, emigrato da giovane nell’area di Manchester, dove vive con la sua famiglia; sono proprio i suoi cari ad aver portato in tribunale l’ospedale, perché i medici hanno sentenziato che, in seguito a 2 arresti cardiaci che hanno gravemente danneggiato il cervello, L. non ha possibilità di guarire in modo significativo, ed è quindi un paziente che non merita di essere rianimato. I medici sostengono che rianimarlo, significherebbe esporlo ad un possibile nuovo arresto cardiaco, e questo porterebbe a “prolungare la sua morte e la sua vita senza dignità“.
A partire da maggio, però, i familiari di L. hanno notato dei segnali di miglioramento : “Quando mia mamma gli parla – dice il figlio – lui la riconosce, perché si fa subito attento e guarda dalla parte dove si trova mia mamma. Una volta poi lei ha fatto una battuta e lui si è messo a ridere“. Appurata questa situazione, un gruppo di medici indipendenti ha certificato che quello di L. non è uno Stato vegetativo persistente, ma uno stato di minima coscienza. Ora, tutta la vicenda è in mano al tribunale, il quale dovrà decidere se L. deve essere condannato a morire, anche contro la sua volontà, oppure no. Il figlio di L. non hanno dubbi : “Mio padre è un uomo pieno di vita e non vuole morire“.
Quello di L. è solo uno dei tanti casi in cui qualcuno, in questo caso i medici, si arroga il diritto di decidere della sorte di un malato, senza avere prove certe riguardanti il suo effettivo stato di coscienza. La scienza medica, infatti, non ha ancora dimostrato inequivocabilmente che i pazienti in Stato vegetativo, o in coma, non possano mai più riprendersi; numerosi, infatti, sono stati i casi in cui, persone date per spacciate, si sono risvegliate a distanza di anni, dichiarando di possedere, durante il coma, una perfetta coscienza di ciò che accadeva loro intorno. La questione, al contrario di ciò che vorrebbero certe correnti opportuniste della nostra società, è tutt’altro che chiusa.
Tags:
- contraddizioni eutanasia
- contro eutanasia
- dignità
- dignità della vita
- dignità eutanasia
- dignità vita
- dignitas
- eutanasia
- eutanasia dignità
- eutanasia dignità vita
- eutanasia disabili
- eutanasia legale
- eutanasia omicidio
- eutanasia regno unito
- eutanasia stati vegetativi
- eutanasia stato vegetativo
- imporre
- imporre eutanasia
- imposizione
- legalizzazione eutanasia
- medici
- pazienti
- vita
- vita dignità
- vita senza valore
71 commenti a «La tua vita non ha dignità», quando i medici impongono l’eutanasia
Ecco perchè deve essere introdotta una legge sul testamento biologico, dove la persona stessa ( e non il medico, il giudice o un familiare) possa decidere sulla propria sorte
Siamo sempre alle solite. Innanzitutto rifiuti di osservare il piano inclinato della legalizzazione dell’eutanasia: prima era solo per i malati terminali, ora imposta a chiunque è indegno di vivere per i medici.
Proponi dunque il testamento biologico che dovrebbe preservare da questi casi. Purtroppo non è così e come dimostra l’ultimo caso: http://giulianoguzzo.wordpress.com/2012/10/08/ottiene-il-diritto-di-morire-ma-ora-vuole-vivere/, il testamento biologico impone al soggetto di rimanere legato al concetto di vita che aveva al momento in cui ha firmato il documento. Ma le persone cambiano idea e magari non possono essere in grado di comunicare questo cambiamento…Crisafulli ha detto che sentiva tutto mentre era in stato vegetativo, cercava di richiamare l’attenzione ma tutti pensavano a movimenti casuali degli occhi.
Il testamento biologico aumenterebbe per questo i casi di eutanasia contro la propria volontà. La volontà del paziente al momento della firma dev’essere indicativa e non presa come l’ultima parola, per questo è necessario che il governo faccia diventare legge il ddl che è ora alla Camera: http://www.avvenire.it/Vita/Pagine/legge-sulle-dat-prova-di-democrazia.aspx
osservazione priva di senso. Tu sei convinto che una legge sul testamento biologico darebbe a te la decisione finale e non la darebbe al medico. Sbagliato!! Tu non puoi decidere assolutamente nulla, sarà il medico a decidere cosa fare di te, anche perchè sarà lui a decidere se la fattispecie teorica delle legge coincide con quella pratica. Il testamento biologico è solo una delega in bianco alla classe medica, se poi trovi il medico che ti rianima ti va bene, se trovi quello che dice “questo ha firmato” passi a miglior vita.
Scusate l’of.Vale la pena salutare Andrea!
http://affaritaliani.libero.it/sociale/non-lasciateci-soli-Andrea-Denardo91012.html
leggo “Nella società relativista, come la nostra, è quindi l’opinione di maggioranza che decide ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”. Commento corretto, però il Magistero dovrebbe prendere una posizione decisa non tanto contro le leggi laiciste, cosa che puntualmente fa, ma contro le modalità nelle quali il diritto positivo si estrinseca. Il diritto positivo è intrinsecamente limitato (infatti è il prodotto della volontà umana) e la creazione del diritto tramite le maggioranze parlamentari è un metodo ma non può esserne il fondamento che va ricercato nel diritto naturale, oggi negato (si dice che la morale non fa il diritto, i risultati poi li vediamo). E’ questo il campo sul quale andrebbe combattuta la battaglia.
Il magistero decida ciò che vuole, ma si limiti ad “imporlo” ai soli credenti, e non a chi non riconosce ad esso nessuna autorità e credibilità.
Non c’è nessuna imposizione, ovviamente. Chi vuole segue chi non vuole non segue. In una società democratica ognuno ha il diritto di esprimere le proprie idee e di votare i candidati politici da cui si sente rappresentato, questi ultimi hanno il dovere di rappresentare me, loro votante, e le mie idee. Io voterà soltanto politici contrari all’eutanasia, essi per ora sono la maggioranza e dunque l’eutanasia è illegale. Hai qualcosa da ridire contro la democrazia? Preferisci l’ateismo di stato nordocoreano forse?
Una legge che vieta l’eutanasia sarebbe un limite imposto per chi la vuole. Una legge che consente l’eutanasia non obbligherebbe nessuno a farvi ricorso.
e dajjjjje, con la storiella “ma se io voglio l’eutanasia tu non sei mica obbligato a chiederla”. Tu La Serra non riesci a capire la differenza fra desideri individuali e regolamentazione giuridica. Ripeto per la centesima volta su questo sito (e ciò denota la mancanza di comprensione di molti commentatori) che il diritto non è fatto per soddisfare i desideri dei singoli ma per contrastarli, altrimenti se lasciassimo spazio ai desideri di tutti finiremmo nell’anarchia. Il diritto orienta i comportamenti e quindi ha una funzione educativa per la società. Introdurre una legge che permetta l’eutanasia non è un fatto neutro (io la scelgo, tu no, che te ne importa) ma implica l’accettazione di una scala di valori, che possono essere positivi o negativi. Ripeto ancora una volta: un sondaggio effettuato fra donne che avevano abortito alla domanda “ma lei avrebbe abortito se la legge non glielo avesse permesso” ha dato il seguente stupefacente risultato, due terzi delle intervistate ha detto NO. Quindi la funzione neutra della legge è una bufala.
>> il diritto non è fatto per soddisfare i desideri dei singoli ma per >>contrastarli
Ma questo chi lo ha detto, CHI ? Questa e’ la TUA definizione di diritto !
Il diritto “organizza”, “regola” soprattutto (ed indirettamente limita).
>>Introdurre una legge che permetta l’eutanasia implica l’accettazione di >>una scala di valori
Certo, come TUTTE le leggi. Come la liberta’ di sposarsi o di non sposarsi, di fare figli o di non farne, di essere curati o non esserlo. Il punto e’ che tu continui a pensare che i tuoi valori debbano essere imposti e condivisi da tutti, io no. Da qui la possibilita’ di sxcegliere. Continua a non essere chiaro il motivo per il quale io non dovrei essere libero di scegliere di alleviare le mie sofferenze o morire, qualora fossi un malato terminale.
Le argomentazioni contro il fatto che nel tempo si cambia opinione sono pretestuose. Si potrebbe infatti articolare la legge in modo da necessitare una riconferma del testamento biologico ogni tot di anni.
L’esempio riportato nell’articolo credo che non sia calzante rispetto al tema qui discusso, visto che in questo caso l’eutanasia non sarebbe una scelta dell’individuo (che e’ quello che noi auspichiamo) bensi’ dello stato (cosa che personalmente non approverei mai).
Siamo in democrazia Di Sandro, nessuno impone i suoi valori. Le leggi attuali sono promulgate da rappresentati del popolo eletti in modo democratico.
vedi Di Marco, tu devi fare una cosa molto semplice, scrivi come dovrebbe essere formulata la fattispecie teorica di questa legge per permettere al soggetto di essere veramente lui a scegliere se vivere o morire. Ti accorgerai che è una impresa impossibile perchè alla fine scoprirai per quante precisazioni ed incisi tu possa inserire che una legge sull’eutanasia è semplicemente una delega in bianco alla classe medica che sceglie per te, punto. Una volta lessi un interessante articolo della figlia del Prof. Basaglia (se ben ricordo) la quale, pur essendo in teoria favorevole ad una legge eutanasica, alla fine concludeva che essa non poteva che essere una delega in bianco alla classe medica e, considerando il livello della stessa, era meglio evitarla. L’articolo che stiamo commentando domostra quanto avesse ragione. Negli Stati in cui c’è l’autanasia è ormai scomparsa la volontà del singolo (come era logico fosse) e si è imposta la volontà dei medici.
bè, anche una legge che vieta l’omicidio è una legge che mi limita.
Anche il mio vicino di casa mi limita, non posso suonare la batteria. Lo ammazziamo?
Ci sono limiti che esistono per il nostro bene.
“tutto mi è lecito, ma non tutto giova”, e alcune leggi servono a tenerci lontani da ciò che non giova
@La Serra
Lei è rimasto alla solita solfa del “della legge se ne approfitta chi vuole”. Una cretinata colossale dato che ogni legge opera una modifica sulla società, di cui ne sentono le conseguenze i favorevoli e i contrari. In questo caso ad esempio sarebbe un attacco alla dignità della vita umana, alla sua inviolabilità. Una mutazione etica da sconvolgere la società danneggiando i favorevoli e i contrari.
Purtroppo i politici sono contrari all’eutanasia solo per fini elettorali, ma se veramente promuovessero la cultura della vita inizierebbero a decurtare il loro stipendio…A che cosa mi serve sapere che in Italia non è lecita l’eutanasia, quando so che ogni anno muoiono migliaia di persone a causa della mafia
Un politico cattolico vero dovrebbe combattere il male e non semplicemente non fare una legge…del resto a non fare tutti sono bravi…
Ragionamento non insensato.
Se i malati fossero realmente assistiti nel momento del bisogno, se la Vita la si accettase in quanto tale e se la Società fosse più coesa di eutanasia manco se ne parlerebbe.
Non a caso già Durkheim nell”800 faceva notare che il suicidio era più diffusso nelle classi alte dei Paesi Protestanti, ove cioé l’individualismo è più alto, l’accettazione della malattia minore (ma in quel caso perché vista come punizione, non come impedimento ad un esistenza dissennata) e le “reti sociali” più larghe.
Il miglior rimedio sarebbe quello di promuovere un cambio di mentalità “dal basso”, anche tramite interventi attivi volti ad eliminare le cause che possono portare certi malati a voler l’eutanasia.
questa non è materia religiosa ma di legge morale naturale che si applica a tutti e non solo ai credenti. E’ questo che voi laici ed anticlericali non riuscite a capire, la differenza fra legge religiosa e legge naturale.
In che modo si forma e si definisce la legge morale naturale? Sulla base di che affermi che la legge morale naturale non consente ad una persona di decidere del sue fine vita? Chiedo senza polemica, è per capire.
Prova ad immaginare la vita come un gioco.
Un gioco del quale non decidi tu l’inizio e del quale non decidi tu la fine.
Cosa penseresti di quel giocatore che, non volendo o non riuscendo più a proseguire la partita decidesse, di sua volontà, di uscire dal campo anticipatamente?
La tua domanda implica che nel gioco ci siano delle regole stabilite. E’ proprio di questo che stiamo discutendo. Da dove vengono queste regole ed in che modo ne siamo a conoscenza.
L’unica regola stabilita nel periodo di gioco e quella che noi dobbiamo usare al meglio il tempo concessoci.
La morale può essere semplicemente definita come dei suggerimenti sul come “usare al meglio il tempo concessoci”: sta a noi seguirla o meno.
bella risposta, condivido.
“Usare al meglio il tempo concessoci”
Appunto…..Il fatto e’ che una volta che sei in coma (o sei morto cerebralmente) il tempo concessoti e’ gia’ finito. Il punto e’ che quando sei in questo stato diventi una tortura (emotiva e pratica) per i tuoi cari (ammesso che li abbia i cari, altrimenti di prendono cura di te perfetti estranei ai quali del farti vivere al meglio spesso proprio non frega niente). Il fatto e’ che tutto questo ha un costo non insignificante per la societa’, e che io sarei il primo a preferire che queste risorse, azicche’ su di me, venissero investite su altro (ad esempio date ad una madre single che vuole abortire perche’ non ha i mezzi per sostenere il figlio).
Insomma, voi date una interpretazione univoca e personale di quello che significa “utilizzare al meglio” il tempo concessoci.
Di Sandro, noto sempre un altissimo tasso di livore nei suoi commenti. Ma di che cosa ha paura? Contro chi pensa di essere in guerra?
Lei ha definito tutte le persone in coma “una tortura (emotiva e pratica)”. Ma come si permette? Ma lo sa che non esiste nemmeno più il termine “vegetativo” e “permanente” in medicina? Ma lo sa che queste persone possono risvegliarsi, avere una vita cosciente, possono comunicare in modi differenti?
Mi vengono i brividi a leggere i suoi commenti.
>>Mi vengono i brividi a leggere i suoi commenti
Controlli il termostato di casa sua, forse ha l’aria condizionata regolata per una temperatura troppo bassa.
Certo e’ anche possibile che lei abbia delle visioni di qualche natura, al punto da vedere livore dove non ce n’e’ (e c’e’ semplicemente una opinione diversa) o leggere cose che la gente non scrive (tipo che “TUTTE” le persone in coma sono soggette ad una tortura). In ogni caso le faccio i miei migliori auguri.
rispondo, per legge naturale non si intende un elenco di regole già belle e pronte ma la tendenza generale dell’essere umano di conoscere il bene attraverso l’uso di ragione e di fare il bene conosciuto. Quindi la legge morale naturale non coincide con la legge divina che si applica solo ai credenti ma coinvolge la coscienza dell’uomo in quanto tale, indipendentemente dalle sue convinzioni religiose.
SInceramente non ricordo una società che non sia stata relativista…Sparta ammazzava i bambini. Idem Erode. I Romani ammazzavano i cristiani. I cristiani si ammazzavano tra loro, una volta preso il potere. I governi così detti cristiani nel corso dell’Ottocento hanno letteralmente stuprato l’Africa. Il Novecento poi è stato il trionfo della stupidità…Nazismo, COmunismo…fino ad arrivare ai leghisti che celebrano riti celtici del dio pò e Vendola che si vuole sposare-il trionfo del ridicolo-…Insomma i cristiani come dice papa Benedetto sono e saranno sempre una minoranza creativa, perché non è esistita mai una società non relativista…Gesù torna presto…
a) “I cristiani si ammazzavano tra loro, una volta preso il potere”, è un ossimoro (se si ammazzavano tra loro non erano Cristiani) ed è una visione stereotipata che manca di una seria analisi storica.
b) “I governi così detti cristiani nel corso dell’Ottocento hanno letteralmente stuprato l’Africa”. Il colonialismo fu puro prodotto dello slancio mercantilista e quindi ben poco cristiano. Cerca testi seri e obiettivi nei quali sia messo obiettivamente in luce il “chi ha fatto cosa” in epoca coloniale.
Se poi la tua invocazione al ritorno di Gesù è sincera ti esorto davvero a riesaminare le tue conoscenze sulla storia della Chiesa. Non è un lavoro ne breve ne facile ma da un certo sollievo.
peccato che le persone che commettevano tali atti erano battezzate…dunque cristiane di diritto,ma nn di fatto…
la notte di S. Bartolomeo non ti dice nulla…
e Carlo Magno e Filippo II…che cosa non combinarono quei due battezzati…
vedi sterminio dei Sassoni e ripudio delle moglie il primo…vedi guerra conto l’Olanda e follie economiche varie (oltre sterminio delle popolazioni precolomabiane)…dunque come volevo dimostrare, seguendo Benedetto XVI, i cristiani sono una minoranza creativa e tali resteranno fino alla fine dei tempi quando non verrà Cristo…dunque non meravigliamoci di questa società reltivista
Domanda: come concili il tuo presunto “cristianesimo” con che sciocchezze storiche che hai etto e con la “riflessologia plantare”, la cristallografia, ayurveda, cromopuntura, chackra e compagnia bella???
ma io nn credoin qst cose…solo in Cristo…quello che volevo far notare che tutte le società, in ogni tempo, sono state relativiste, in quanto erano lontane dal messaggio di Cristo…dunque i cristiani di fatto e di diritto erano sono e saranno sempre una minoranza creativa…
Ah, non sei tu questa?
http://www.blogger.com/profile/10124236721908712981
no…
Dove sono tutti gli attivisti contro la pena di morte? Anche questa lo è, con l’ggravante che mr. L è “colpevole” di essere ammalato senza possibilità di guarire.
Questo è progresso?
Praticamente in nome della non-sofferenza ormai ci siamo trasformati in paranazisti (paroloni un po’ grossi, ma per rendere l’idea si fa)… Se pensiamo che uno soffra dobbiamo farlo fuori per forza perché pensiamo sia “un’atto d’amore” ;( ;( ?!?
Da un post UCCR si ricavano sempre diverse notizie interessanti e sbalorditive.
1. L’eutanasia non è affatto un desiderio della maggior parte dei malati (perbacco, avevo sempre pensato che i malati avessero una voglia matta di morire e che si dedicassero alla roulette russa).
2. Le società relativiste pretendono di legiferare a maggioranza su questioni delicatissime e su valori intangibili come la vita umana (quante inutili complicazioni! suggerisco un codice penale con un unico articolo: “vogliamoci bene perché la vita è sacra e siamo tutti fratelli”).
3. Un poveretto che si risveglia dal coma e dice “io ho sempre sentito tutto ma non potevo muovermi” è affidabile al cento per cento (in realtà tutti sanno che la memoria dei sogni è molto aleatoria ed è assai probabile che i ricordi di Crisafulli risalissero al periodo immediatamente precedente al risveglio).
Io capisco che decretare l’inutilità di una vita umana sia qualcosa che trascende i confini di qualsiasi etica, ma ho anche ascoltato medici molto seri riflettere sul fatto che se le nostre risorse sanitarie sono troppo oberate dall’assistenza agli ultraottantenni, poi ci si trova impreparati quando si tratta di salvare un giovane.
@cabellen
Per quanto riguarda il punto 3. effettivamente esiste una patologia, di cui mi sfugge ora il nome, che paralizza tutti i centri nervosi lasciando l’individuo cosciente. Tra l’altro si può indurre artificialmente anche mediante la somministrazione di una sostanza, credo sfruttata nella vivisezione.
L’obiezione è un’altra: non dobbiamo essere necessariamente tutti “pazienti” come il signor Crisafulli. Io non credo che resisterei una settimana ed in ogni caso non vorrei resistervi di più.
E poi, anche se è sempre sbagliato definire condizioni oggettive per le quali si stabilisce l’inutilità della vita umana (e qui non siamo affatto d’accordo) non significa che sia parimenti sbagliato che sia io stesso, soggettivamente, a decretarle per me medesimo. La differenza è abissale.
cabellen, nella tua ingenuità hai detto una verità. L’eutanasia è un modo per alleggerire i costi della sanità, ad una certa età meglio eliminare le persone perchè diventate un peso inutile e non più produttive. Un concetto efficientista della vita umana vista solo in funzione del suo apporto produttivo già applicato dai nazisti nei confronti dei disabili considerati un peso economico. Continua a leggere Repubblica ed il Fatto.
Spending review su vecchi e malati.
Ma il coma e i due tipi di sonno hanno tre profili elettroencefalici radicalmente diversi. Pur comprendendo il senso della tua obiezione n. 3, spero che un medico non del tutto incompetente capisca dall’encefalogramma se il paziente è in coma oppure sta dormendo.
Anche oggi ho letto il ridicolo resoconto di un neurochirurgo che in stato di coma avrebbe “visto il paradiso”. Mi sembra che siano davvero poco attendibili tutti questi casi di latente coscienza o di percezioni paranormali in stato di coma.
Chiaramente sono d’accordo sul fatto che una persona dovrebbe poter decidere per sé, anche in anticipo, di non voler permanere in stato vegetativo.
Poi voglio chiarire a Pino (che si distingue sempre per la brillante incapacità di comprendere i testi) che il problema di redistribuire meglio le risorse sanitarie fra giovani ed anziani non si risolve necessariamente con l’eutanasia obbligatoria per i vecchi.
e dajjjjje, con la storiella “ma se io voglio l’eutanasia tu non sei mica obbligato a chiederla”. Tu La Serra non riesci a capire la differenza fra desideri individuali e regolamentazione giuridica. Ripeto per la centesima volta su questo sito (e ciò denota la mancanza di comprensione di molti commentatori) che il diritto non è fatto per soddisfare i desideri dei singoli ma per contrastarli, altrimenti se lasciassimo spazio ai desideri di tutti finiremmo nell’anarchia. Il diritto orienta i comportamenti e quindi ha una funzione educativa per la società. Introdurre una legge che permetta l’eutanasia non è un fatto neutro (io la scelgo, tu no, che te ne importa) ma implica l’accettazione di una scala di valori, che possono essere positivi o negativi. Ripeto ancora una volta: un sondaggio effettuato fra donne che avevano abortito alla domanda “ma lei avrebbe abortito se la legge non glielo avesse permesso” ha dato il seguente stupefacente risultato, due terzi delle intervistate ha detto NO. Quindi la funzione neutra della legge è una bufala.
#################
aridajjjjje!!! Il tuo ragionamento presuppone che i tuoi valori siano quelli giusti e buoni e quelli degli altri no.
Una legge sul fine vita è una legge di civiltà e buon senso, perchè permette al soggetto e NON al medico di scegliere sul proprio fine vita.
tu Carlo non hai ancora capito cosa sia una legge sul fine vita e non avendolo capito continui a credere alla favola che sia il “soggetto” a scegliere il proprio fine vita e non il medico. Prima di tutto tu dovresti dirmi come, dal punto di vista giuridico, dovrebbe essere formulata una simile legge e quale fattispecie teorica dovrebbe essere formulata. Perchè, se non sei capace di dirmi questo, non puoi sostenere che sia il “soggetto” a scegliere. Sono certo che tu non sei in grado di farlo e ciò dimostra che tu parli senza conoscere i termini del problema, come fa il 99% dei laicisti che sostengono simili iniziative normative.
Questa e’ la caratteristica principale di Pino (e purtroppo di buona parte dei frequentatori di questo sito).
Lui ha SEMPRE ragione (e fin qui spesso questo peccato lo facciamo in tanti) e quello che va bene per lui deve per forza andar bene per tutti. Sarebbe bello se una volta tanto questi signori sperimentassero davvero una societa’ in cui i valori degli altri vengono imposti a loro.
Non so…una societa’ in cui gli venisse imposto SOLO il matrimonio gay.
Una societa’ in cui gli venisse imposta l’eutanasia.
Chissa’ cosa direbbero allora. Se continuerebbero a pensare che quando si chiedono diritti (come in questo caso) che nulla cambiano alle loro vite, si stiano davvero limitando le loro liberta’.
Siamo in democrazia Di Sandro, nessuno impone i suoi valori. Le leggi attuali sono promulgate da rappresentati del popolo eletti in modo democratico.
Matrimonio gay? Ma che noia maledetta…che c’entra?? Ancora convinto che il matrimonio sia un diritto? Mah…
Prima i brividi, ora e’ annoiato. Certa gente proprio non e’ mai contenta!
vedi Di Marco, il fatto che tu poni la tua attenzione sui miei commenti significa che ho colpito nel segno. Tu riproponi il solito ritornello del relativismo etico, ci sono i miei valori, i tuoi valori, i valori di Tizio, quelli di Caio, quelli di Sempronio. Una infinita serie di valori equivale a nessun valore. Quindi tu non proponi alcun valore perchè i tuoi presunti valori sono soggettivi. Anche i peggiori criminali della storia, da Stalin ad Hitler per passare per Pol Pot, Mao ecc. proponevano una serie di valori, non ne erano affatto privi, peccato che il loro “valori” fossero criminali. Ma un relativista etico, al contrario di un oggettivista etico, non può avere un termine di paragone, tutte le opzioni etiche sono uguali, non ne esiste una migliore ed una peggiore perchè non esiste un termine di paragone. Questo chiaro concetto sul relativismo etico lo sentii espresso alla radio dal Prof. Valerio Pocar, membro eminente dell’UAAR, il quale sosteneva che per lui qualsiasi scelta etica è corretta (quindi anche quelle criminali, aggiungo io). Vedi Di Marco, la differenza fra me e te è che io ho una scala di valori oggettiva, assoluta, derivante dalla legge naturale ed, essendo credente, anche dalla sua sintesi rappresentata dai Dieci Comandamenti, mentre tu non hai alcuna etica se non quella passeggera e transitoria del tuo interesse personale ed egoistico che contrasta con il bene comune. Quindi la mia contrarietà al matrimonio gay ed alle adozioni gay che ne sono una logica conseguenza (perchè negare ad uno coppia regolarmente sposata il diritto ad adottare un bambino, sarebbe illogico) deriva dalla adesione ad una scala di valori OGGETTIVA, dalla quale deriva il diritto naturale sulla base del quale deve conformarsi il diritto positivo. Capisco che per te simili concetti siano ostici perchè tu insegui il tuo miope e piccolo interesse personale. Se poi vuoi che il matrimonio gay diventi legge dello Stato rivolgiti al Parlamento della Repubblica italiana, unica istituzione preposta alla approvazione delle leggi, ma non venire qui a cercare un consenso alle tue assurde tesi. Leggi come il matrimonio gay, come l’eutanasia o l’aborto non avranno mai la benedizione papale, fattene una ragione.
Di Marco scrive “Non so…una societa’ in cui gli venisse imposto SOLO il matrimonio gay”. Forse hai voglia di scherzare, ci stiamo già avviando, non dico in una situazione specifica come quella che hai menzionato, ma in una sorta di totalitarismo ideologico imposto dalle lobby gay. Nel Paesi in cui è stata introdotta una legge contro l’omofobia viene impedita la libertà di pensiero perchè chi critica dal punto di vista etico l’omosessualità finisce in galera. Io posso criticare l’eutanasia, l’aborto, la pornografia ecc. ma non l’omosessualità essendo tale critica un reato penale. Questo dimostra verso quale strada totalitaria ed antidemocratica in quanto negatrice di uno dei fondamentali diritti dell’uomo, la libertà di pensiero, la lobby omosessualista ci sta portando.
Dove sono tutti gli attivisti contro la pena di morte? Anche questa lo è, con l’ggravante che mr. L è “colpevole” di essere ammalato senza possibilità di guarire.
Questo è progresso?
Praticamente in nome della non-sofferenza ormai ci siamo trasformati in paranazisti (paroloni un po’ grossi, ma per rendere l’idea si fa)… Se pensiamo che uno soffra dobbiamo farlo fuori per forza perché pensiamo sia “un’atto d’amore” ;( ;( ?!?
——————————
Siete leggermente confusi. La pena di morte è una pena che viene inflitta ad una persona (e non scelta) generalmente in buon stato di salute. La legge sul fine vita da al soggetto la possibilità di scegliere sul proprio fine vita, quando manca al soggetto poco tempo!
La scienza medica è oramai in grado di dire con certezza quasi assoluta quanto “tempo” manca ad un soggetto in stato terminale. Permettete che ognuno sia libero di scegliere?
No, come non permetto ad uno di spararsi alla testa. Ben altra cosa è l’accanimento terapeutico, invece.
questa sì che è una notizia da meritare la prima pagina di tutti i giornali “La scienza medica è oramai in grado di dire con certezza quasi assoluta quanto “tempo” manca ad un soggetto in stato terminale”, dove l’hai letta? La scienza medica è talmente in grado che gli stati comatosi sono stati ridefiniti da “irreversibili” a “persistenti” proprio perchè è vero il contrario, la scienza medica NON è in grado di prevedere un granchè.
Buongiorno Carlo,
quando lei dice “La scienza medica è oramai in grado di dire con certezza quasi assoluta quanto “tempo” manca ad un soggetto in stato terminale. Permettete che ognuno sia libero di scegliere?”, si riferisce solo ad alcune malattie come, ad esempio, i tumori. In questi casi, la Medicina può indicare con ragionevole certezza quanto “tempo” resta da vivere al malato terminale.
Nei casi di coma, o di stato vegetativo, invece, la Medicina non possiede ancora ragionevoli certezze nè sullo stato di coscienza del malato, nè tantomeno sul “tempo” che gli resta da vivere; questo perchè nessuno, ad oggi, è in grado di dire con certezza matematica, che il malato in stato comatoso non si risveglierà mai più e non riacquisterà, almeno in parte, le sue funzioni cognitive. Le risposte che oggi possediamo sono troppo eterogenee per dire “è così, e basta”; ci sono malati in stato comatoso che sono morti, altri invece che si sono risvegliati, nel pieno delle loro funzioni cognitive, anche dopo 20 anni, quando ormai erano stati dichiarati spacciati. La Scienza Medica, così come tutte le discipline scientifiche, è di tipo sperimentale; l’esperienza, ad oggi, non ci fornisce ancora risposte certe su alcuni argomenti quindi credo che, molto laicamente, si debba lasciare intatto il beneficio del dubbio.
Un saluto.
anche per i tumori avrei qualche dubbio. Riporto un fatto che può essere tranquillamente documentato dalle relative cartelle mediche. Una signora, oggi 93enne, nel 1990 venne colpita per la seconda volta da un tumore. I medici, dopo aver espletato tutte le cure del caso, chiamarono il marito e gli dissero “sua moglie ha tre mesi di vita, ormai le metastasi hanno colpito il cervello, ci spiace ma non c’è più nulla da fare, sospendiamo le cure”. Risultato: la signora è ancora viva e vegeta oggi, nonostante l’età, le metastasi al cervello sono scomparse senza cure, i medici non hanno una spiegazione scientifica da fornire. Se dovessimo applicare le ricette eutanasiche propagandate con sicumera da Carlo, questa signora sarebbe morta nel 1990.
@Carlo
“La scienza medica è oramai in grado di dire con certezza quasi assoluta quanto “tempo” manca ad un soggetto in stato terminale.”
_______
Ne sei sicuro? Sicuramente avrai qualche prova al riguardo da esporci.
Io non stavo parlando in senso lato sulla legge della “morte anticipata” (o fine vita, se preferisci), ma della specifica notizia, se avrai la pazienza di rileggerla troverai che mr. L non ha scelto di morire, ma vogliono imporglielo i medici.
Fermo restando che sono contrario alla legge sulla “morte anticipata” in quanto anticamera e “silenziosa apriporta” all’eutanasia.
E poi scusa, se ad una persona manca poco per morire…. a che serve “suicidarsi” anticipatamente?
Trovo scorretto il modus operandi di questi articoli che portano casi particolari e non dati oggettivi che aiuterebbero a farsi una corretta opinione della problematica, o meglio delle problematiche, in quanto si parla di stati di coscienza completamente diversi: comatosi, vegetativi, minima coscienza, ecc.. alcuni recuperabili, altri evidentemente no.
Al calderone si aggiungere anche la semplice formuletta: tanto decide sempre il medico o la scienza non ha dimostrato inequivocabilmente che gli stati vegetativi non possano riprendersi. Ma che significa? La scienza non c’entra nulla con l’inequivocabilità, sopratutto quella medica. Lo dimostra la pratica obbligatoria del consenso informato per il paziente che si sottopone a qualsiasi trattamento sanitario. La certezza inequivocabile non esiste in questi casi, ci si può lasciare le penne anche per un’appendicite! Il paziente dovrebbe semmai conoscere (essere informato) le probabilità oggettive di successo o meno di una eventuale operazione. Se per esempio ci sono elevatissime probabilità di effetti collaterali che potrebbero pregiudicare la qualità di vita del paziente, è molto probabile che lo stesso si sottragga al trattamento.
Per quanto mi riguarda preferirei di gran lunga non essere cosciente in uno stato comatoso, che esserlo. Dunque ai fini della mia scelta, nell’eventuale testamento biologico non cambierebbe proprio niente. La volontà dell’individuo vale dunque per quel particolare individuo, la società non c’entra nulla, tantomeno non c’entrano né la maggioranza né la minoranza, essendo l’individuo unico e particolare. Per me, checchè ne dicano i medici o altri, lo stato vegetativo semplicemente non è contemplabile in ciò che definisco vita umana, la mia vita umana. Non voglio imporre la mia idea alla società o ad altri individui, ma pretendo che altri non si arroghino il diritto di imporla a me. Chiedo troppo?
In medicina è abolito il termine “vegetativo” ormai, e anche “permanente”.
Quando si parla di vita o di morte il soggetto non ha mai l’ultima parola, non esiste l’autodeterminazione radicale su questo punto. Tant’è che appare fin troppo inutile ritornare a far ricordare come la sicurezza stradale e lavorativa sia imposta al soggetto per preservare la sua vita, al di là delle sue stesse intenzioni.
La volontà del paziente è indicativa ma mai da ritenersi dittatoriale, anche perché affermata in caso di testamento biologico “ora per allora”, una formula pericolosissima che costringe il paziente a restare legato all’idea di vita che aveva decenni prima.
Daniele
Sarà abolito, ma almeno da quanto ne so – ma evidentemente è vano informarsi senza che mi sia concessa la libertà di esprimermi per me stesso – la probabilità del risveglio di uno stato comatoso o vegetativo è inversamente proporzionale alla durata dello stato. Quasi tutti si risvegliano entro i primi giorni, settimane o mesi, soprattutto se giovani. Per esempio Eluana credo che rientrasse nella casistica dei ‘senza speranza’ (a livello statistico). Per quanto ne so Crisafulli è un caso eccezionale, come chi fa sei all’enalotto.
Hai mai sentito parlare dell’articolo 32 della Costituzione?
Sto evidentemente parlando della possibilità del paziente di sottrarsi a qualsiasi terapia o cura.
Ed il confronto tra la sicurezza stradale o sul lavoro prescritta per legge ed un malato terminale o uno stato vegetativo è evidentemente improprio. Tra l’altro, non vorrei deluderti, ma lo Stato tutela la sicurezza stradale non solo per proteggere la vita delle persone, ma anche e forse soprattutto, per evitare le pesanti ricadute economiche sulla collettività. Idem per il fumo. Infine è ovvio che la persona può correggere la volontà espressa quando vuole, anche più volte, pressappoco come avviene per l’altro testamento, quello non biologico. Non vedo cosa ci sia di scandaloso nella “dittatorialità” quando qualcuno decida per sè e non per altri. Il testamento (quello non biologico) è un atto dittatiorale molto più pericoloso visto che talvolta decide significativamente la sorte di altri. Ci si può anche uccidere per questioni di eredità.
Questa eccitazione per rendere meno persone coloro che vorresti sopprimere non mi piace molte.
Forse nessuno ti ha detto che le persone in stato vegetativo possono apprendere: http://www.scienceblog.com/cms/scientists-find-individuals-vegetative-states-can-learn-25337.html
E possono comunicare: http://www.euresis.org/it/Dettaglio_Rassegne_Stampa.aspx?id=704
Hanno comportamenti volontari: https://www.uccronline.it/2011/11/29/studio-canadese-rilevato-comportamento-volontario-negli-stati-vegetativi/
Tantissimi i casi di risvegli oltre i vent’anni di coma, come questo: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/belgium/6632518/Conscious-man-in-coma-for-23-years.html (basta una piccola ricerca). Meno male che erano “senza speranza”.
Crisafulli sarà grato a Dio che tu non eri né il suo medico né un suo familiare, se fossi un tuo parente e mi dovesse accadere un incidente sarei terrorizzato.
L’autodeterminazione non esiste nel diritto sul fine vita: http://www.avvenire.it/Dossier/fine%20vita/interviste/Pagine/il%20giurista_201103080746575470000_201103080751000900000.aspx
La sicurezza stradale serve per salvare la vita, tant’è che c’è l’obbligo di cintura di sicurezza ma non il divieto di fumare.
La persona potrà correggere ma resterà “ora per allora”, rimanendo inchiodata alle decisioni sulla vita prese anni prima.
Questa persona Antonio72 è il tuo peggiore incubo perché con la sua storia riesce a confutare tutte i tuoi macabri desideri pro-death: https://www.uccronline.it/2010/07/15/cambia-idea-batte-le-palpebre-e-si-salva-il-testamento-biologico-e-pericoloso/
Ma io non voglio proprio sopprimere nessuno, neanche il buon senso.
Come ho già detto più che i singoli casi contano le prospettive statistiche. E personalmente non sono un giocatore, neanche al gratta e vinci. Mi permetto di correggerti che il divieto di fumare vige praticamente in quasi tutti i luoghi pubblici.
Forse preferisco essere inchiodato alle mia decisione “ora per allora” piuttosto che su una branda di ferro per vent’anni con la coscienza di un mollusco (oltre il fatto non trascurabile che su quella branda inchioderei anche altri).
Buongiorno Antonio72,
credo che nessuno, in questi casi, possa ragionare per dati oggettivi. Il motivo è molto semplice; le condizioni dei pazienti in stato vegetativo, o in coma, variano a seconda del soggetto, e, ad oggi, non esiste una valutazione oggettiva, nell’ambito della Scienza medica, che sia in grado di dire, con certezza, “questo si salverà, questo no; questo si risveglierà, questo no”. I casi sono ancora troppo eterogenei per poter trarre conclusioni oggettive; bisogna ragionare sui casi particolari, perchè è attraverso questi che, in futuro, si riuscirà eventualmente a capire qualcosa di più (e di più certo) sulle condizioni di questi pazienti.
Nessuno qui, ha la volontà di imporre la propria idea agli altri. Anzi; se proprio vogliamo dirla tutta, i casi di risveglio dopo coma o dichiarato (dai medici) stato vegetativo, vengono molto poco documentati dalla stampa, che preferisce dare spazio ai pazienti che in loro coscienza chiedono di morire anzitempo. Direi quindi che l’idea predominante che la società vuole far passare non è certamente quella descritta in questo articolo. Dopodiché, personalmente ritengo sacra e sacrosanta l’opinione di ciascuno, quindi ben vengano la discussione e lo scambio di idee.
Un saluto.
Buongiorno Nicola
Quando parlavo di dati oggettivi non volevo riferirmi alla diagnosi degli stati vegetativi, anzi mi pare d’aver anche scritto dell’eterogeneità dei casi, ma proprio quelli nudi e crudi quantitativi statistici. Se per esempio si afferma che il risveglio di uno stato vegetativo avviene per il 99% entro due mesi dal coma, e per lo 0,1% dopo i primi due anni, per quanto mi riguarda la questione è chiusa, salvo ovviamente il progresso medico-scientifico.
Ma queste sono mie valutazioni personali e soggettive che potrebbero non corrispondere a quelle di altri soggetti. Allora è proprio perchè non si può ragionare oggettivamente della propria vita che si dovrebbe introdurre il testamento biologico. Mi permetta di obiettare dunque quando afferma che nessuno qui vuole imporre la propria idea sugli altri, e non solo evidentemente l’idea ma anche qualcosa di più concreto.
Lo dico chiaro e tondo a scanso di equivoci: per quanto mi riguarda non m’importa un’acca che lo stato vegetativo riesca ad ammiccare fare smorfie o cose del genere e quindi dimostri un minimo di coscienza anche se fosse quella di un babbuino. Da questo punto di vista non ho mezze misure: sono un uomo e voglio vivere da uomo. Ma questa ripeto, è una mia convinzione che vale per me medesimo e non per altri. Rispondo a Daniele che il testamento biologico serve appunto a togliere il potere arbitrario del medico che si avrebbe cmq senza alcuna testimonianza di volontà del soggetto, né presente né passata.
Ma i medici non dovrebbero curare i pazienti? Com’è che siamo arrivati al punto dove alcuni li uccidono? Questi sono i paradossi intellettuali del nostro tempo.
Semplice perchè fai confusione. Un malato terminale non ha nulla di cui essere curato. Chiede semplicemente al medico di accorciare la sua agonia. Essere “parcheggiati” tre mesi prima o dopo può cambiare molto in termini di sofferenza risparmiata e diginità della persona calpestata.
Eh già, in teoria sì. Ma viviamo in una società che ama patologicamente il proprio annichilimento.
Nella prima parte dell’articolo facciamo un po’ di confusione fra eutanasia e autodeterminazione, eh?
Se il 70% di una popolazione decide di ricorrere all’eutanasia, all’aborto, al divorzio o alla famiglia con dieci figli, quel diritto deve essere inviolabile, purché l’altro 30% sia libero, nel suo privato, di decidere il contrario.
Se al mondo esistesse anche una sola persona che decide di stare attaccato ad un macchinario finché questo ha la possibilità di conservarlo vivo anche allo stato vegetativo, questo diritto deve essere inviolabile. Come quello di volersi far staccare la spina. Non è questione di maggioranza o minoranza. E’ questione di “Sia fatta la mia volontà”. Tanto difficile da capire?
Se il 70% di una popolazione decide di ricorrere all’omicidio per sbarazzarsi dei problemi, quel diritto deve essere inviolabile?
Se al mondo esistesse anche un solo padre che decide di sposare la propria figlia, questo diritto deve essere inviolabile?
Buongiorno Marcolino,
quando lei dice “Nella prima parte dell’articolo facciamo un po’ di confusione fra eutanasia e autodeterminazione, eh?”, non capisco, francamente, a cosa si riferisca. Nel testo, si parla espressamente di “maggioranza”; potrebbe spiegarmi qual’è la relazione tra maggioranza ed autodeterminazione?
L’autodeterminazione, per definizione, è un fatto privato, mentre ciò che riguarda la maggioranza è un fatto pubblico. Non capisco, quindi, in che modo l’articolo confonda maggioranza ed autodeterminazione.
Quando lei scrive “Se il 70% di una popolazione decide di ricorrere all’eutanasia, all’aborto, al divorzio o alla famiglia con dieci figli, quel diritto deve essere inviolabile”, spiega esattamente il concetto di relativismo espresso dall’articolo; ciò che decide la maggioranza, diventa automaticamente un diritto inviolabile.
Faccio mie, comunque, le domande che le ha posto GiuliaM : “Se il 70% di una popolazione decide di ricorrere all’omicidio per sbarazzarsi dei problemi, quel diritto deve essere inviolabile?”
Un saluto.
Ma non era forse il cavallo di battaglia dei favorevoli all’eutanasia quello di dire che è solo per chi la richiede?
A quanto pare, invece, questo signore ha scelto di vivere, mentre lo Stato lo vuole uccidere.
E’ la logica perversa del piano inclinato: si parte dal voler concedere alcuni “diritti”, ma poi questi “diritti” diventano la norma e vengono imposti anche a chi non li vuole, sicché non sono più “diritti” ma obblighi.
Ma l’Associazione contro la pena di morte “Nessuno tocchi Caino”, afferente alla galassia Radicale, non fa nulla per difendere questo poveretto che vuole vivere e che invece lo Stato vuole uccidere (ed è pure innocente: non che la pena di morte sia accettabile, però, se è vero che è sbagliato uccidere un colpevole, ben più sbagliato dovrebbe essere uccidere un innocente)?
Ah no, non fa nulla: perché per loro solo la pena di morte è barbarie di Stato, mentre se un malato, contro la propria volontà, viene soppresso dallo Stato è civiltà…
I Radicali si attengono strettamente a quanto scritto nella Bibbia: quel tizio e solo un semplice malato, mica un fratricida…