La matematica e la fede religiosa: un rapporto lungo trenta secoli (I° parte)


 

di Francesco Agnoli*
*scrittore e giornalista

 
 

L’idea che un personaggio televisivo come Piergiorgio Odifreddi (un ex seminarista convertito al comunismo e all’ateismo militante, senza alcun vero merito scientifico) può far passare, è che tra matematica e religione ci sia una perfetta incomunicabilità. Di qua i numeri, da un’altra parte Dio. La storia della matematica è però lì a dirci il contrario.

Partiamo da Pitagora, il celebre filosofo greco al cui nome è associato il teorema forse più famoso di tutti i tempi, sempre citato al principio di ogni storia della matematica (magari insieme ad Archimede). Pitagora aveva le idee molto chiare: la matematica non è una invenzione dell’uomo, ma una scoperta. E’ la realtà stessa ad essere intessuta di matematica, fondata sul numero. La filosofia greca coglie l’ordine, la razionalità dell’universo; la filosofia di Pitagora identifica il numero come fonte di questa razionalità. Scrive l’astrofisico italiano Mario Livio nel suo “Dio è un matematico”: “I pitagorici radicavano letteralmente l’universo nella matematica. In effetti per loro Dio non era un matematico ma la matematica era Dio”. Ciò significa che i Pitagorici coglievano come vera sostanza della realtà qualcosa di intangibile, di invisibile; qualcosa che precede la realtà materiale, che la supera e la informa.

Sarà poi Platone, con la sua metafisica, a dare alla matematica un ruolo fondamentale nella conoscenza umana, ritenendo l’esistenza delle realtà matematiche “un fatto oggettivo tanto quanto l’esistenza dell’universo stesso”[1]. Fatto: l’universo fisico esiste, non è capriccioso e caotico, ma ordinato. Riflessione filosofica: la matematica, immateriale, ne rappresenta il fondamento, la sostanza. Si vede bene che siamo, benchè in epoca ancora pagana, sulla strada di una concezione teista, che non pone il mondo “a caso”, ma al contrario, ne riconosce l’ intelligenza, l’armonia, la matematicità. Da dove viene questa armonia? Per Platone dal mondo metafisico delle idee, e, tramite esse, dall’opera del Demiurgo.

Prima dunque che Galileo scriva che “la matematica è l’alfabeto col quale Dio ha scritto l’universo”; prima che il grande pisano definisca la natura come “il libro…scritto in lingua matematica”– alludendo molto chiaramente, quanto all’autore del libro, ad un Dio Creatore- è evidente a chi affronti questa disciplina che la matematica nasce da un atto di fede nella non assurdità del mondo; da un atto di stupore di fronte al fatto che ciò che ci circonda non è regolato dal capriccio, ma dall’ intuizione, per dirla con Platone, che “Dio geometrizza sempre”. Scriverà in pieno Novecento il grande matematico cattolico Ennio De Giorgi: “il mondo è fatto di cose visibili e invisibili e la matematica ha forse una capacità, unica tra le altre scienze, di passare dall’osservazione delle cose visibili all’immaginazione delle cose invisibili”.

La matematica dunque ci mette di fronte ad un fatto: l’universo si presenta come qualcosa di intelliggibile alla nostra ragione. Non è un dato scontato. Per Einstein “il mistero più grande è che il mondo sia comprensibile”, cioè che il pensiero sia in grado di fornire un ordine alle esperienze sensoriali. Per il premio Nobel L. De Broglie invece “noi non ci meravigliamo abbastanza del fatto che una scienza sia possibile, cioè che la nostra ragione ci fornisca i mezzi per comprendere almeno certi aspetti di ciò che accade attorno a noi”[2]. Non ci meravigliamo abbastanza, si potrebbe chiosare, del fatto che una sola creatura si ponga anzitutto domande che vanno ben al di là dei bisogni primari, delle esigenze che evoluzionisticamente sarebbero necessarie alla sopravvivenza, e che sia in grado di andare al fondo della realtà, a ciò che la regola e la fonda. Il mistero dell’intelleggibilità del cosmo fa il paio con il mistero di una creatura, e solo quella, che vuole e sa leggere tale intelleggibilità. A dimostrazione, ne dedurrebbe un credente, che entrambe le ragioni, quella di Dio che fonda l’universo, e quella dell’uomo, fatto “a immagine e somiglianza di Dio”, che lo interpreta e lo penetra, hanno una origine comune.

Sono ben comprensibili, allora, non soltanto la divinizzazione del numero di Pitagora e la metafisica di Platone, ma anche il linguaggio biblico, così spesso ripetuto nell’epoca delle cattedrali: Dio ha fatto l’universo “secondo numero peso e misura” (Sap.11, 20). Quest’idea appartiene anche alla storia del pensiero medievale, in particolare di quello francescano, tutto intento nello scorgere nella natura, nella sua bellezza, non un ammasso informe, non una materia principio del male, ma i segni della Ragione e della Bontà creatrice. Di qui l’idea di un grande antenato della scienza moderna, il medievale Roberto Grossatesta, per cui Dio è il “Numerator et Mensurator primus”; oppure il pensiero di san Bonaventura, il quale scriveva: “tutte le cose sono dunque belle e in certo modo dilettevoli; e non vi sono bellezza e diletto senza proporzione, e la proporzione si trova in primo luogo nei numeri: è necessario che tutte le cose abbiano una proporzione numerica e, di conseguenza, il numero è il modello principale nella mente del Creatore e il principale vestigio che, nelle cose, conduce alla Sapienza”[3].

Giovanni Keplero, scopritore delle leggi del moto dei pianeti, non argomenterà in modo dissimile la sua fiducia nella bontà e bellezza della creazione. La sua intuizione di fondo fu infatti che la matematica è “la struttura ontologica dell’Universo”. Da ciò svilupperà “il suo intero lavoro di astronomo, in cui ritroveremo strettamente intrecciate fra loro l’esplicita ripresa di antiche dottrine pitagoriche e neoplatoniche e una fervente fede cristiana”. Infatti, “certo del fatto che l’intera creazione dipenda da un disegno divino perfetto, Keplero crede di averne trovato il segreto nell’idea che l’Universo sia costruito sulla base di figure geometriche note sin dalla geometria antica con il nome di ‘solidi regolari’ […]. Dietro una tale rappresentazione dell’universo vi è una concezione metafisica ben precisa. Keplero è convinto, infatti, che la stessa mente di Dio sia costituita da idee geometriche originarie di cui la mente dell’uomo diviene partecipe”. “Non è un caso che poi Keplero interpreti in senso trinitario l’intera struttura del cosmo…Ciò che anima Keplero, è utile ricordarlo, non è tanto la convinzione di un meccanicismo originario, quanto l’idea che l’Universo sia pervaso da una armonia matematica divina[4]. Al punto che Keplero scriveva: “La geometria precede l’origine delle cose, è coeterna alla mente di Dio, è Dio in persona (cosa c’è in Dio che non sia Dio?); la geometria ha fornito a Dio gli archetipi della creazione e fu impiantata nell’uomo contemporaneamente alla somiglianza di Dio”[5].

Da: Francesco Agnoli, Scienziati dunque credenti, Cantagalli, Siena, 2012

 

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Note
[1]. Mario Livio, “Dio è un matematico”, Rizzoli, Milano, 2009, p.48, 49.
[2]. L. De Broglie, “Fisica e Metafisica”, Einaudi, Torino, 1950, p.216.
[3]. Citato in Stefano Zecchi, “Storia dell’estetica”, vol.I, Il Mulino, Bologna, 1995, p. 159.
[4]. Costantino Esposito, Pasquale Porro, “Filosofia moderna”, Laterza, Bari, 2009, p. 67-69.
[5]. Citato in R. Timossi, “Dio e la scienza moderna”, Mondadori, Milano, 1999, p.41.


32 commenti a La matematica e la fede religiosa: un rapporto lungo trenta secoli (I° parte)

  • Andrea ha detto:

    Pitagora, Livio, Einstein, Galileo e Platone contro Odifreddi. Il problema è che le piccole lobbies che fanno chiasso hanno più potere sulle menti delle grandi Menti che il tempo lo passano in Laboratorio 🙁 🙁 …

    In ogni caso Odifreddi non è mai entrato in Seminario per Vocazione, lui voleva il potere e basta, e non il Potere Spirituale: voleva diventare Papa pensando di poter avere chissà quale potere temporale… Perché non si prova a fare ayatollah? Avrebbe tutto il potere temporale che vuole e non dovrebbe manco pensare più di tanto a quanto di Spirituale. Se proprio proprio tanto vale che si faccia ayatollah!

  • Alèudin ha detto:

    Pitagora, Livio, Einstein, Galileo e Platone e ce ne sono molti altri, come tralasciare Blaise Pascal???

    Precursore del computer, della probabilistica e innovatore della fisica nonchè grandissimo apologeta Cristiano.

    « Conosciamo la verità non solo con la ragione, ma anche col cuore; ed è in questo secondo modo che conosciamo i principi primi, e inutilmente il ragionamento, che non vi ha parte, s’industria di combatterli. […] »

    (Blaise Pascal, Pensieri, 282)

    • Andrea ha detto:

      Alle volte anche in Scienza l’intuito anticipa la Legge. Anzi, forse per certi aspetti sempre, ma a volte sembra quasi lo faccia nei minimi dettagli.

  • Locca ha detto:

    Non capisco perché in questo sito si continui a citare Einstein come se la sua posizione fosse conciliabile con quella cristiana. Einstein non era ateo, d’accordo, lo espresse chiaramente e si espresse chiaramente anche contro qualsiasi forma di fanatismo ateo, ma la sua idea di Dio non combacia certamente con quella di un Dio rivelato. Anzi, l’ha sempre considerata un’idea infantile e sintomo della debolezza umana. La sua religiosità, inoltre, si avvicina ad una sorta di profonda ammirazione per la “struttura del mondo” più che ad una qualsiasi forma di spiritualità nel senso più comune della parola. Da alcune sue dichiarazioni emerge molto chiaramente:

    “Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l’oggetto della sua creazione”

    “La parola Dio per me non è nulla se non l’espressione di un prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di onorevoli, ma pur sempre puramente primitive, leggende che sono comunque piuttosto infantili. Nessuna interpretazione per quanto sottile può (per me) cambiare questo fatto… Per me la religione ebraica, così come tutte la altre religioni, è una incarnazione delle più infantili superstizioni.”

    “Io non credo nell’immortalità dell’individuo, e considero l’etica una questione che riguarda esclusivamente l’uomo, senza alcuna autorità superiore dietro di lui.”

    “Era ovviamente una menzogna quella che hai letto sulle mie convinzioni religiose, una menzogna che si ripete sistematicamente. Io non credo in un Dio personale, non l’ho mai negato e anzi l’ho espresso chiaramente. Se c’è qualcosa in me che può essere definito religioso, quella è la sconfinata ammirazione per la struttura del mondo così come la scienza può rivelarcela.”

    Non so, mi sembra che ci sia una profonda differenza tra il teismo cristiano e il “deismo” che professava Einstein.

    • Pino ha detto:

      e dove c’è scritto nell’articolo che la posizione religiosa di Einstein è compatibile con quella cristiana? L’articolo dice solo che per Einstein “il mistero più grande è che il mondo sia comprensibile”. Quindi anche lui ritiene un mistero, cioè una realtà che trascende la ragione ma non è irrazionale, il fatto che l’uomo riesca a comprendere il mondo, cioè che la realtà che lo circonda sia intelleggibile.
      Perchè vuol far dire all’articolo ciò che non dice?

    • Alèudin ha detto:

      Einstein semplicemente dice che c’è qualcosa di oltre.

      Poi se vogliamo fare il giochetto delle citazioni strumentali:

      “La scienza, contrariamente ad un’opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguire finalità teologiche, poiché deve proporsi non solo di sapere com’è la natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un’altra maniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando creò il mondo.”

      la prima che ho trovato.

      • Locca ha detto:

        @Aleudin: nessuna citazione strumentale. Anzi, anche la tua non aggiunge nulla di nuovo a quello che ho detto.
        @Pino: è vero tutto ciò che dici, ma l’articolo parla del rapporto tra matematica e fede religiosa, e ho voluto sottolineare il fatto che la fede di Einstein non era proprio “religiosa” nel suo senso più comune. Inoltre, continuare a citare, su un sito che si presenta come cattolico, Albert Einstein, il quale disse esplicitamente che tutte le religioni non sono altro che il prodotto della debolezza umana e un insieme di superstizioni infantili, mi sembra come tirarsi una zappa sui piedi…Se questo fosse un sito “deista”, allora il discorso sarebbe diverso…

        • Alèudin ha detto:

          L’articolo parla del rapporto tra senso religioso e matematica, essere cattolici parte dallo stupore di sperimentare questo Totalmente Altro.

          Questo stupore appartiene a tutti gli uomini e donne di qualsiasi era e luogo che abbiano avuto l’ardire di fermarsi a riflettere, Einstein come vediamo non fà differenza anche lui si accorge che c’è dell’Altro che poi abbia tratto delle conclusioni diverse dal cattolicesimo è tutta un’altra storia.

          Tra l’altro nonostante paragonasse le religioni ad insieme di superstizioni infantili ha continuato a leggere costantemente la Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento per tutta la vita.

          http://www.disf.org/Voci/137.asp

        • Giorgio Masiero ha detto:

          Capisco, Locca, il Suo ragionamento, ma non lo condivido. Certamente Einstein non era cristiano e nemmeno di alcun’altra religione. Certamente nei confronti delle religioni rivelate, Einstein si è mostrato contraddittorio, e per ogni giudizio se ne può trovare uno di segno opposto. Non possiamo però consegnare una personalità complessa come Einstein all’ateismo militante volgare dei nostri giorni né allo scientismo. Ecco, nella battaglia che questo sito ingaggia quotidianamente contro lo scientismo, lo scienziato Einstein è uno dei nostri più grandi alleati, perché ad Einstein appartengono come a noi cristiani il senso del mistero e l’avvertenza dei limiti delle scienze naturali, incapaci di rispondere alla domanda di senso e ai valori etici.

          • Locca ha detto:

            “Certamente nei confronti delle religioni rivelate, Einstein si è mostrato contraddittorio, e per ogni giudizio se ne può trovare uno di segno opposto”

            Verissimo e sono d’accordo con Lei nel dire che la personalità di Einstein fosse molto complessa. E da alcune sue affermazioni su Dio e la religione, a volte contraddittorie, sembra quasi che nemmeno lui avesse una posizione certa su tale argomento. Almeno è quello che è parso a me. A volte tendiamo a divinizzare la figura di Einstein dimenticandoci che dopo di tutto era solo un uomo anche lui. Con i suoi dubbi e le sue insicurezze. Ecco perché trovo ridicolo questo suo continuo tira-e-molla da una parte piuttosto che dall’altra nel tentativo di avere nella propria squadra una mente geniale. Ridicolo se a farlo sono gli atei e altrettanto ridicolo se lo fanno i cristiani.

            • Leonardo ha detto:

              Mi pare che qui nessun giochi a tirarlo dalla propria parte.

              Si prende solo atto, ed è cred inconfutabile e ben documentato, di come Einstein accetti che ci sia qualcosa Oltre.

              In questo articolo non si è dato un giudizio in merit a cosa sia questo Oltre o se l’Oltre di Einstein sia l stesso Oltre di S.Agstino.

              Partiamo da questo. E non è un tira e molla, e semplicemente collocarlo al giusto punto.

              Nessuno qui si illude di far diventare Einstein un idolo del Cattolicesimo. Gli faremmo un torto. Faremmo un torto alla verità.
              Nessuna rivendicazine. Non abbiamo bisogno di un altro genio, come se sarebbe lui l’unico. Non abbiamo bisogno di nessun genio.(e ce ne sarebbero, neh…)

              Però se Einstei dice qualcosa di interessante non vedo perchè non citarlo. In questo articolo, con determinate finalità(nel caso, rileggersi il titolo, di Cattolicesimo o di qualunque parla che possa ricondurre ad ess, non si parla ) ci sta a pennello.

              Poi oh, se te identifichi Cristianesimo/Cattolicesimo con Fede Religiosa quest è un problema tuo e della tua comprensine dell’Italiano.
              Mi pare che qui tutti, men che uno, abbiano capito il senso dell’articolo, tra l’altro pure ben scritto, e tutti qui lo abbiano apprezzato.

              • Leonardo ha detto:

                ops.
                *fosse
                * un po’ di “o” qua e la, tastiera rovinata, sorry.

              • Locca ha detto:

                Ho capito. Probabilmente ho frainteso il senso generale dell’articolo. Fermo restando che quando Einstein parla di un “Oltre” è talmente vago e contraddittorio che è difficile capire cosa pensasse. E forse non lo sapeva neanche lui. A volte sembra usare la parola Dio solo come sinonimo di Natura. Altre volte sembra parlare di un Essere trascendente. Di certo non si è mai riferito a un Dio personale, definendolo una visione del mondo infantile e superstiziosa, e su almeno questo sembra essere abbastanza chiaro (come è stato chiaro sull’ateismo fondamentalista, d’altronde).

                • Leon ha detto:

                  Ma scusi non vedo l’ogetto della discussione,è ovvio che nemmeno Pitagora e Platone erano cristiani.
                  Quello di cui si parla qui è UN DIO dell’espirit de geometrie non il Dio dell’espirit de finesse Pascaliano.
                  Si parla del nesso che c’è tra matematica e ragionamenti metafisici,e dell’interrogativo umano di “perchè esiste cio che esiste?”Io non credo che tale interrogativo sia superstizioso credo che sia un’interrogativo logico e di tutta l’umanità sui generis.
                  Mettiamola così, si parla del “Dio ignoto”,infatti l’espirit de geometriè porta a capire la possibilità dell’esistenza di UN Dio.
                  Ovviamente Einstein che era amico di Goedel,come tutti, ha parlato di UN DIO,io personalmente non credo nella prova ontologica di Goedel come non credo nel Dio di Einstein,infatti tutte le prove ontologiche di un Dio IMMANENTE sono confutabili.Partendo da Spinoza.
                  Se lo usava come sinonimo di natura era più probabilmente non deista ma panteista.

                  Tuttavia mettendo da parte le differenze e i miei pregiudizi:

                  Perche pensieri cosi diversi giungono sempre a un Dio,o una possibilità dello stesso?

                • Pino ha detto:

                  ho notato che quando si parla di questi argomenti spesso si fa una notevole confusione logica. Si identifica il concetto di “Dio” con quello cristiano e da questo errore parte tutto il malinteso. Aristotele, che nacque tre secoli prima di Cristo e non aveva mai letto la Bibbia e forse neppure sapeva dell’esistenza del popolo ebraico, con una dimostrazione filosofica arrivò a definire l’esistenza di una causa prima da cui deriva tutta la realtà. Quindi con il semplice uso della ragione comprese che doveva esserci all’inizio del tutto una entità da cui tutto derivava. Voltaire ed Einstein, tanto per fare due nomi, non negano l’esistenza della causa prima, non sono quindi atei, non credono nelle religioni rivelate ma questo è un altro discorso. Infatti l’articolo mette in evidenza che Einstein è convinto che l’universo sia stato creato con un ordine matematico ed il fatto che l’uomo riesca a comprenderlo resta per lui un mistero, un fatto non spiegabile con la semplice ragione ma che la trascende.

                • Woody85 ha detto:

                  @Locca
                  Ogni volta che si cita Einstein si ricorda che il suo era deismo, e rifiutava l’idea di un Dio rivelato: https://www.uccronline.it/2012/09/01/richard-dawkins-pascal-ha-ragione-vale-la-pena-credere-in-dio/

                  Tuttavia stimava e credeva in Gesù, seppur fosse mancato a lui un incontro cristiano.

                • Leonardo ha detto:

                  Be ma già ricnoscere l’esistenza di un Oltre ti spinge, se sei onesto, a ricercarlo, a prescindere dal dove.
                  Poi ovvio, per noi Cattolici questo Oltre ha nome e cognome, questo Oltre lo abbiamo incontrato.

                  In molti, intrapresa questa ricerca, sono finalmente approdati al Cattolicesimo. Altri no.
                  L’importante è cercare sempre la Verità, cercare questo Oltre.

    • nicola ha detto:

      Hai perfettamente ragione Locca, Einstein viene spesso citato a spoposito. Anche in questo sito popolato da conformisti pappagallati più che credenti.

      • Jacques Cathelineau ha detto:

        Ok, dopo che hai tirato fuori la testa dal gregge per ragliarci contro questa gratuita invettiva, puoi tornartene nell’ovile dell’UAAR.
        Manda i nostri saluti a Carcano, Odifreddi e Flores d’Arcais.

      • Pino ha detto:

        ci mancava il tuo commento completamente privo di logica

      • Leon ha detto:

        Perchè siamo conformisti papagallati?

        • nicola ha detto:

          Perchè quando citate Einstein lo fate suggestionati dal suo essere icona, come Marilin Monroe, come i Beatles, ecc. Matematici cattolici ce ne sono a iosa e di livello eccelso ( Cauchy, Eicci Curbastro, Lemaitre, …). Einstein, giustamente, non fu chiamato a far parte della Pontificia Accademia dell Scienze al contrario del protestante Heisemberg.
          Siete vittima della propaganda mediatica martellante che ha costruito quste icone, la stessa propaganda che vuole stravolgere costumi millenari in nome di valori alti che proverrebbero da certe società sostanzialmente anticattoliche.

          • Panthom ha detto:

            Il discorso è semplice…Eistein è considerato il più grande scienziato della storia ed era profondamente religioso in senso deista, dunque lo era per motivi possiamo dire scientifici e non culturali.

            Questo è il motivo per cui viene così spesso citato. Se gli ateisti non continuassero ad offenderci sostenendo che chi è intelligente è per forza ateo, allora non ci sarebbe bisogno di citare Einstein come contro-prova.

  • Alcor vega ha detto:

    Un Dio che punisca o premi….infatti niente di più lontano dai fondamenti cristiani
    cmq sia Einstein dice ………..Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot ». «Accetta il Gesù storico? – Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa a ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita. »

  • RatioNonFides ha detto:

    Si scrive ‘intelligibile’ (o al limite ‘intellegibile’), non ‘intelleggibile’. Comunque, il fatto che la nostra mente si comporti in un modo che rende in parte intuitiva e comprensibile la realtà non è più un mistero dopo Darwin: la mente infatti si è evoluta all’interno di questa realtà per sopravvivere in essa quindi sono stati selezionati gli schemi mentali ad essa più aderente. La capacità di astrazione che ha portato a generalizzare questi schemi, poi, è dovuta solo alla razionalità. Molte cose del nostro universo, al contrario di quello che può far sembrare questo articolo, sono del tutto controintuitive per noi, ad es. l’indeterminazione, la curvatura dello spazio, le particelle virtuali, etc.etc. Ci limitiamo a prenderne atto, ma per la nostra mente sono più dei rebus da decifrare e modellizzare (semplificandoli, cioè, per averne un’intuizione) che delle comode metafore di armonia e ordine “intelleggibile”. Ovviamente questo non era stato il caso fino a ben oltre Newton, quindi è ovvio che pescando nei secoli passati si possa dare facilmente questa immagine del rapporto mente-universo.

    • Locca ha detto:

      Persino l’idea di “Eternità” risulta assolutamente controintuitiva per un cervello evolutosi in un tessuto spazio-temporale come il nostro. Eppure, se Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, dovremmo avere innato il concetto di “Eternità”, ma non è così. Riusciamo ad immaginare un tempo ed uno spazio senza fine, ma non senza inizio.

      • Panthom ha detto:

        Accidenti… e l’altro amico ha invece appena realizzato una teoria di dimostrazione dell’inesistenza di Dio. Ragazzi andate davvero forti…mai pensato di mettervi in coppia e girare il mondo??

        • Locca ha detto:

          Dove avrei dimostrato l’inesistenza di Dio? Ho solo detto, condividendo il commento di RatioNonFides, che non tutta la realtà che ci circonda è intelligibile. Alcuni concetti non ci appartengono.

          • Panthom ha detto:

            Ah bene…e ora che si fa?

            • Locca ha detto:

              Non lo so, se vuoi puoi commentare in modo costruttivo ciò che ha detto RatioNonFides. Ricordandoti che “NULLA è un mistero dopo Darwin” l’hai inventato tu.

    • Panthom ha detto:

      Azz…nel 2012 si usa ancora prendere per i capelli Darwin per spiegare perché facciamo la pipì alle 9:00 del mattino piuttosto che alle 9:30. Non c’è peggior fideista dell’ateo neodarwinista.

      “Nulla è un mistero dopo Darwin”…e chiuderei la classica preghiera del neodarwinista con un bellissimo “amen”. 😀

  • Mercuriade ha detto:

    E ce ne sarebbero anche molti altri, che purtroppo non vengono ricordati spesso, soprattutto quelli del periodo medievale: Beda il Venerabile, Rabano Mauro, Ludovico Fibonacci, Nicola Oresme, ecc.
    Personalmente vorrei tentare di ricordarne almeno due, ai quali ho dedicato due articoli sul mio blog: Roberto Grossatesta, vescovo di Lincoln (XIII secolo), e Gerberto d’Aurillac, papa Silvestro II (secc. X-XI)
    http://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com/2012/03/10/uno-scienziato-medievale-roberto-grossatesta/
    http://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com/2012/08/22/uno-scienziato-sulla-cattedra-di-pietro-silvestro-ii/