In Francia rinascita della fede cattolica, in particolare tra gli intellettuali
- Ultimissime
- 29 Ago 2012
Nell’aprile scorso divulgavamo un articolo apparso sul “New York Times” circa un fenomeno di “ritorno religioso” nel mondo degli intellettuali, in particolare atei e agnostici. Sembra si stia facendo largo, infatti, una frangia sempre più ampia di miscredenti intenzionata ad abbandonare l’ascia di guerra contro i credenti, abbracciando un confronto civile e rispettoso sulla scia del filosofo inglese Alain De Botton.
In un recente articolo comparso su “Avvenire”ci si è concentrati sulla situazione francese evidenziando un trend abbastanza simile, ovvero «un rigoglio della trasmissione evangelica a livello culturale, educativo», in particolare tre «opinionisti e studiosi».
Qualcuno lo aveva già notato durante la recente campagna elettorale, dove Dio era stato messo al centro di essa, proprio nella terrà della laicità più negativa e oscurantista. Dopo i numerosi tentativi di sradicare il cristianesimo nella storia francese, in particolare durante i secoli bui illuministi, oggi «la cappa di piombo è ormai saltata e la cultura francese riscopre, spesso con autentico entusiasmo, la sua antica anima cattolica». Molti intellettuali cattolici e cristiani della prestigiosa Académie française hanno acquisito sempre più peso, come René Girard, Michel Serres, Marc Fumaroli, Jean-Luc Marion, Max Gallo, Jean d’Ormesson, Michel Tournier e Didier Decoin. Molto brillanti anche le leve più giovani esaltate dalla critica, come Christian Bobin, Sylvie Germain, Fabrice Hadjadj e Alexis Jenni. Anche diversi artisti hanno recentemente esternato la loro fede, come Juliette Binoche, Gérard Depardieu, Anouk Aimée e la cantante Camille. Ancora non è calato, inoltre, il successo del film “Uomini di Dio”, la pellicola sulla testimonianza spirituale dei monaci di Tibhirine che ha conquistato la copertina dei settimanali e l’attenzione dei sociologi. “Avvenire” ha anche sottolineato come il quotidiano più letto del Paese, “Ouest France” (800 mila copie), si rivendichi fieramente fedele alla dottrina sociale della Chiesa e come le scuole private cattoliche non riescano più a rispondere alle richieste, dato il costante aumento da anni degli iscritti (oltre 2 milioni di studenti).
Anche le aggressioni anticlericali sembrano spegnersi in contemporanea, è da sottolineare ad esempio che “L’Express”, primo ed autorevole settimanale d’informazione, poche settimane fa ha irriso ancora una volta il noto “new atheist” Michel Onfray, scrivendo che «i suoi libri sono davvero troppo scadenti». Il noto filosofo anti-teista era già stato preso duramente di mira nel marzo scorso, e ne i mesi scorsi è stato accusato di antisemitismo dopo aver fatto un parallelo davvero pericoloso tra ebraismo e nazismo.
L’augurio del quotidiano cattolico italiano è che questa «rinnovata effervescenza sociale e culturale» possa essere «un viatico per le vocazioni e per una riscoperta dei sacramenti, oltre che per un ridimensionamento della laïcité di Stato». Il laicismo è così tanto la religione di Stato che i cattolici, ancora una volta, si sono dimostrati gli unici difensori del vero concetto di laicità.
59 commenti a In Francia rinascita della fede cattolica, in particolare tra gli intellettuali
Che notizie meravigliose !!!!!!!!!
Apprezzo l’espressione “i secoli bui dell’Illuminismo”, la grande illusione.
Non che prima ci fosse il paradiso, eh, Dio me ne guardi dal prendere le difese dell’Ancien Regime, ma che l’Illuminismo e relativa Rivoluzione abbiano illuso gli animi e continuato l’inferno sulla terra che c’era prima, mi pare fuor di dubbio.
continuato? La rivoluzione ha letteralmente distrutto la Francia, questo solo pochi intellettuali coraggiosi lo dicono. Senza contare la buffonata della presa della Bastiglia, una cosa mai avvenuta nella realtà che però è diventato un mito.
Scusami Pino, fin’ora mi hai sempre sorpreso positivamente perche` i tuoi interventi cattivisti ma giusti sono stati un esempio di fredda logica e di cultura elevata ed ho sempre trovato riscontri in tutto quello che hai scritto, ma questa della presa della bastiglia come un mito mi giunge nuova. Mi puoi dare qualche informazione in piu`?
Grazie,
Azaria.
C’erano solo tre o quattro prigionieri all’interno, carcerati per tutt’altri motivi che sedizione o legati a motivi “rivoluzionari”. In pratica erano ladri e malfattori.
Il comandante della bastiglia oltretutto voleva arrendersi con la promessa di avere salva la vita, e i “rivoluzionari” invece ne hanno fatto polpette…
leggi qua:
http://www.et-et.it/libri/PLS/PLS_rec_04.html
un giorno, mentre vivevo a Parigi, nell’imminenza del 14 luglio, un collega mi dice “ma che stupidi questi francesi, festeggiano un fatto mai avvenuto”. Sulle prime rimasi perplesso, poi approfondii la cosa ed aveva ragione. Alla Bastiglia erano tenuti prigionieri 7 individui, 4 falsari, due folli ed un sadico seguace delle teorie del marchese De Sade che la famiglia fece rinchiudere per toglierselo di torno. A quel tempo c’erano in giro a Parigi delle bande di disertori non solo francesi armate fino ai denti. Una di tali bande bussò al carcere della Bastiglia chiedendo munizioni, il capo della guardia, per evitare incidenti gliele diede e li invitò pure a pranzo. Finito di mangiare come ringraziamento questi banditi li uccisero tutti e liberarono i prigionieri. Nacque da qui la leggenda della presa della Bastiglia, sfruttata abilmente dai giacobini. La rivoluzione francese iniziò il giorno prima quando i rivoluzionari distrussero un convento, se ben ricordo, un attacco alla Chiesa. La rivoluzione altro non fu se non una persecuzione religiosa la più pesante dopo quella di Diocleziano.
completo l’informazione. La Rivoluzione Francese ebbe come primo scopo la scristianizzazione della Francia e diventerà antimonarchica solo quando fallirà il disegno di una monarchia al servizio della rivoluzione antireligiosa. Infatti il primo, vero atto insurrezionale che svela l’essenza anticattolica della Rivoluzione Francese non è la menzogna della Bastiglia ma il saccheggio e la distruzione della casa religiosa di San Lazzaro a Parigi, fondata da San Vincenzo de’ Paoli. Saccheggio e distruzione avvenuti il giorno prima della presa della Bastiglia, cioè il 13 luglio 1789. La sera dello stesso giorno, il giornalista Restif de la Bretonne, rischiò di venire massacrato perché scambiato per un prete.
Illuminante!
Questa sì che è una delle bufale più grandi della storia! Altro che l’uomo sulla luna!
raccontaci la storia giusta, pistola che non sei altro
Calma Pino Calma!
Voleva solo sottolineare l’assurdita’ di una credenza diffusa ad arte dai giacobini. Ti stava dando ragione.
Non attaccare sempre come un mastino!
magari chiedi spiegazioni su parole che possono risultare equivoche su un blog.
evidentemente ho equivocato, il senso della frase mi sembrava completamente diverso
solo perchè magari non conosci la credenza secondo il quale lo sbarco sulla luna non fu altro che un’invenzione USA 🙂
e io ho curiosity nel giardino 🙁
Perche’, vivi su marte? 😀
Adesso capisco il perche’ di certi tuoi commenti… 😉
piero questa era cattiva D:
io non sono mai cattivo… 😉
speriamo che tra le nuove leve vengano fuori fisolofi cattolici degni di Guitton e Frossard che consiglio di leggere a tutti.
Ho avuto modo di leggere alcune cose di Fabrice Hadjadj e devo dire che mi sono sembrate ottime.
avendo vissuto diversi anni in Francia ho sempre avuto l’impressione di un elevato livello della Chiesa francese, ripeto, è una mia impressione. A Parigi, la domenica mattina, andavo a messa alla chiesa di Saint-Eustache. La chiesa non era molto frequentata ma il coinvolgimento dei partecipanti alla funzione mi sembrò immediatamente diverso e migliore di quello in Italia. Non solo: la prima volta, ascoltata la predica dell’officiante rimasi, nonostante qualche difficoltà linguistica iniziale, molto colpito dal livello intellettuale della stessa. Fra me e me dissi “beh sarà un prete particolarmente intelligente”. Non era così, perchè le volte successive, anche se cambiava il sacerdote, il livello delle prediche era incomparabilmente superiore a quello che si sentiva (e purtroppo si sente ancora) in Italia. Ne dedussi che era qualità complessiva della Chiesa francese ad essere diversa e migliore. Probabilmente è questa diversa qualità, nonostante il laicismo di stato, ad aver indotto per primi molti intellettuali a riconsiderare le loro posizioni. Il popolo seguirà.
Forse perché, per paradosso, il fondamentalismo laicista della Società Francese ha finito per creare una reazione tra i Cristiani (e non solo). Stessa cosa riguardo alla rinascita di correnti intelettuali influenzate o fondate sul pensiero Cristiano-Patristico.
c’è da dire che il numero dei praticanti in Francia è bassissimo. La Chiesa francese non si è più ripresa dal tempo della rivoluzione e delle leggi laiciste di quel periodo e successivamente di Napoleone. Lo Stato francese è laicista, occorre dire che amministrano e governano bene ma il sentimento religioso è represso. Alla TV non vengono mai trasmesse cerimonie religiose, il Papa non viene mai nominato se non per criticarlo, tu per la strada non vedi mai un prete ed una suora vestiti in modo riconoscibile, sembra una Chiesa fantasma. Però i credenti sono pochi ma buoni ed il livello del clero francese mi è parso ottimo. Lo sai che la Francia è segnalata come Paese nel quale non c’è la completa libertà religiosa perchè un sacerdote non può insegnare in una università pubblica?
Occorre però riconoscere che lo Stato paga gli stipendi agli insegnanti delle scuole cattoliche e che il patrimonio ecclesiastico è tenuto benissimo.
“la Francia è segnalata come Paese nel quale non c’è la completa libertà religiosa perchè un sacerdote non può insegnare in una università pubblica”.
Fammi capire: l’insegnamento nelle universita` pubbliche e` interdetto solo ai preti cattolici, anche a quelli di altre chiese cristiane o a tutti i religiosi?
questo non lo so, per certo ai preti cattolici e questo non è una bella cosa. Devi sapere che in Francia il Ministero dell’Educazione Nazionale è sempre affidato ad un massone, quindi non dobbiamo meravigliarci di queste cose.
Sarà anche per questo che la Tradizione è molto più viva e vegeta in Francia che non in Italia (basti pensare a Mons. Lefebvre)
Tutte buone notizie! in particolare mi fa piacere che le critiche nei confronti di Onfray siano sempre più serrate. Da tenere presente che in Italia questo pseudo filosofo ateista è ancora tenuto in gran conto in molti ambienti laicisti. Spero quindi che anche da noi si inizi un’opera di denigrazione delle ideuzze di questo francese.
Per distruggere il “Trattato di Ateologia” di Onfray consiglio l’ottimo “Antitrattato di Ateologia”, pubblicato in italiano: http://www.lindau.it/schedalibro.asp?idLibro=969 che si impegna a confutare ogni capitolo di Onfray.
La notizia riportata dall’Avvenire ha più il sapore della propaganda e dell’autocelebrazione che della realtà dei fatti. Forse la radicalizzazione dei gruppi cattolici hanno portato più visibilità ma i dati indicano che in Francia tutti i numeri seguono l’ormai consolidata tendenza al ribasso: sempre meno battesimi, matrimoni religiosi, presenze ai riti religiosi e numero di sacerdoti. La supposta “rinascita” non è quindi confermata da alcun dato statistico, non basta una generica lista d’intellettuali ed il nome di tre o quattro attori per affermare che ci sia un “ritorno religioso”, anche perchè, come sempre in questi casi, mai nessuno si preoccupa di contare chi nello stesso periodo si è allontanato dalla fede cattolica.
http://fr.wikipedia.org/wiki/%C3%89glise_catholique_en_France#Statistiques
ecco un’altro che capisce poco. In Francia gli intellettuali fanno tendenza e vengono molto seguiti. Il fatto quindi che intellettuali di livello ritornino al cattolicesimo è un segnale importante per il semplice fatto che si ricomincia a discutere del fatto religioso in ambienti dai quali era stato bandito. Prima di parlare della situazione della Chiesa cattolica in Francia occorrerebbe conoscere un pochino di storia.
Ma infatti l’articolo parla di una rinascita tra gli intellettuali e ci si augura che questo trend venga seguito dalla popolazione.
Tranquillo comunque, gli atei domineranno il mondo prima o poi, non agitarti! 🙂
parliamo di quella meravigliosa avventura della rivoluzione francese, ho trovato un pò di materiale
I Falsi miti della Rivoluzione
In Vandea tutte le famiglie presso le quali si trovasse un crocifisso furono fucilate e le loro case incendiate, i preti furono uccisi o deportati.
– Bisogna massacrare le donne perché non riproducano e i bambini perché sarebbero i futuri briganti-, questo scrissero e questo fecero: firmato dal ministro della guerra del tempo Lazare Carnot.
Il generale Clébert si rifiutò di eseguire questo ordine:- Ma per chi mi prendete? Io sono un soldato non un macellaio.-. Allora hanno mandato Turreau, un alcolizzato con un’armata di vigliacchi.
Dice Pierre Chaunu, lo storico della Sorbona, calvinista e liberale, che la Rivoluzione rese impossibile, in Francia, la trasmissione della fede per 15 anni. La pratica religiosa dopo 10 anni di Rivoluzione diminuì dal 90 al 10 per cento. Alle suore, come ai religiosi, la Rivoluzione offrirà subito la – libertà – dai conventi e perfino premi e riconoscimenti in caso di rinuncia spontanea e di matrimonio. A Parigi su 80 conventi femminili, con 2523 religiose, soltanto 12 suore accettano la libertà offerta dal governo rivoluzionario. Le autorità giacobine ricorrono allora alla forza e si vedranno così suore e frati salire al patibolo piuttosto che rinnegare i loro voti.
Con la Rivoluzione francese, dice Chaunu, – per la prima volta possiamo osservare in azione una strategia di presa del potere da parte di una infima minoranza ideologica che diverrà il modello di tutti gli analoghi fenomeni del XIX e XX secolo, tra cui la rivoluzione russa.
adesso di rendiamo conto perchè la Chiesa in Francia ha dei problemi?
chissà perchè tutte le volte che vedo sventolare il tricolore francese sento un brivido che mi sale sulla schiena…
…saranno le anime degli innocenti massacrati dai rivoluzionari che chiedono giustizia?
con questo non fraintendetemi: la Francia dell’Ancién Regime era una me**a!
cristiana sì, ma pur sempre una me**a!
non ne sarei così sicuro, questa è un’altra leggenda diffusa ad arte
Esatto.
Per esempio il termine “Servi della Gleba” era un nome poco felice.
Avevano il “posto” assicurato, e se il fondo cambiava proprietario, non potevano essere cacciati per fare posto ad un altro.
Addirittura anche i figli avevano il posto assicurato, cioe’ qualcosa da mangiare.
Poi la tassazione era al 10%, adesso e’ al 70%, quindi proprio brutta brutta non era…
c’è altro da dire. Sotto il vituperato Ancién Regime la terra era così suddivisa: 50% ai contadini, 7% alla Chiesa, il resto alla nobiltà ed al demanio pubblico. La Chiesa utilizzava le rendite provenienti dalla terra per assicurare l’istruzione e l’assistenza sanitaria, infatti la Francia era il Paese in Europa con il più basso tasso di analfabetismo. I rivoluzionari distrussero tutto questo tanto è vero che l’analfabetismo sotto i loro governi aumentò. Le tasse erano bassissime, l’economia francese era la più progredita e la Francia aveva quasi 30 milioni di abitanti contro i 10 dell’Inghilterra. La rivoluzione fu solo un fatto ideologico.
peccato che gli ultimi re di Francia abbiano affossato tutto
conosci la storia di quella mistica e delle sue apparizioni e della Consacrazione al Sacro Cuore di Gesu’ della Francia?
in che senso? Non capisco. Il fatto che ha distrutto la Francia che all’epoca della monarchia era il Paese più popolato d’Europa, il Paese più ricco e quello che aveva una potenza militare di gran lunga superiore agli altri fu proprio la rivoluzione.
In effetti però c’era l’aristocrazia pigra e inutile come quella descritta dal Parini. La rivoluzione scoppiò forse proprio a causa sua perche non volendo essere tassata costrinse il re a proclamare la riunione degli stati generali
La Rivoluzione: strategia di presa del potere da parte di una infima minoranza ideologica
Scrive Alphonse Marie Louise de Lamartine, uomo della rivoluzione, nelle sue famose – Confidenze- ( libro II, capitolo II ): ” Si è in errore quando si immagina che le origini della Rivoluzione francese debbano cercarsi in basso, (…) non è il popolo che ha fatto la rivoluzione, ma la nobiltà, il clero e la parte pensante”.
Il rivoluzionario Camillo Desmoulins, scriveva: ” Forse che mi si può negare, a me, che ero al palazzo reale il 14 luglio, che la nostra rivoluzione del 1789 era stato un affare combinato fra il ministero britannico ed una parte della minoranza della nobiltà?
Forse che mi si può negare che le radici della rivoluzione francese erano tutte aristocratiche?
Forse che mi si può negare che ci sono stati nel cuore della rivoluzione dei macchinisti della rivoluzione?”.
Non si può dimenticare che la massoneria è nata in Inghilterra e da là si è diffusa nel mondo.
In Inghilterra sono stati iniziati alla massoneria i padri culturali della Rivoluzione Francese, Francois Marie Arouet de Voltaire e Jean Jacques Rousseau.
Sempre in Inghilterra fu iniziato Sebastiao José de Carvalho e Mello marchese de Pombal che può essere considerato un precursore della rivoluzione. Per iniziativa del marchese de Pombal, primo ministro del re del Portogallo, seguito poi da quasi tutti i monarchi d’Europa e in particolare dal re di Francia ( nell’anno 1769 ), si arrivò alla soppressione dell’ordine dei Gesuiti come prima grande strategia per eliminare ogni influenza dottrinale della Chiesa sui detentori dell’autorità e quindi sulla società civile.
Anche il feroce Jean Paul Marat fu iniziato in Inghilterra: egli, fin dalla sua prima opera ( Le catene della schiavitù ) scritta in inglese nel 1774, teorizzò la necessità della dittatura per il trionfo dello Stato laico, anticipando le figure di Maximilien Francois Isidore de Robespierre e di Napoleone Buonaparte.
Non c’è niente di più falso del mito storiografico, diffuso da oltre duecento anni, secondo cui la rivoluzione francese fu la rivolta di un popolo oppresso contro una classe dominante. Il mito principale della Rivoluzione francese, che essa fu una rivolta contro la nobiltà, è falsa. I recenti studi storici, in particolare le documentazioni dello storico americano Donald Greer e quelle di Norman Hampson, confermano che pochi furono i nobili uccisi dalla Rivoluzione. Fra le vittime assassinate sotto il terrore solo l’8,5% appartiene alla nobiltà, mentre il 91,5% appartiene al popolo.
Su circa 400.OOO nobili viventi nel 1789, vi sono soltanto 1.158 esecuzioni, equivalenti in percentuale allo 0,03%, e soltanto 16.431 emigrati, cioè il 4%.
Il sacrificio di questa piccola percentuale di nobili può essere letto come conseguenza di una lotta della nobiltà – settaria – contro quella piccola parte della nobiltà che si ostinava a rimanere fedele alla dottrina naturale e cristiana e che quindi, con la sua presenza, ostacolava il progetto di scristianizzazione della Francia.
In realtà il principale avversario della rivoluzione è il cristianesimo: la nobiltà e la monarchia vengono attaccate solo quando dimostrano di difendere le istituzioni più vicine alla dottrina sociale del cattolicesimo.
Nel gergo rivoluzionario il termine – aristocratico – non designa affatto un membro della nobiltà ma un nemico della rivoluzione. Così venivano considerati – aristocratici – gli operai e i contadini cattolici che si ribellavano alla rivoluzione, proprio come accadeva nella rivoluzione bolscevica dove venivano chiamati – borghesi – i contadini e gli operai che si opponevano al comunismo. La Rivoluzione Francese regala ai nobili, con la soppressione della decima, una cifra di circa 100 milioni di lire all’anno che fino ad allora veniva versata alla Chiesa ( una cifra enorme se si pensa che il bilancio statale era di 500 milioni di lire annue ). Nel febbraio del 1794, in pieno Grande Terrore, un decreto della convenzione protegge espressamente i castelli dei nobili e il comitato di salute pubblica rifiuterà sempre di escludere i nobili dall’esercito e dalle cariche pubbliche. I capi principali della Rivoluzione Francese erano membri della nobiltà: il marchese di La Fayette, il conte di Mirabeau, Robespierre, il visconte di Barras.
L’assolutismo monarchico favoriva l’azione degli – illuminati – perché è più facile conquistare una nazione quando la società è disarticolata ed il potere esiste solo al vertice.
Il liberale Alexis De Tocqueville descrive come l’accentramento o concentrazione del potere si introdusse lentamente fra gli antichi poteri della società organica della Francia e senza abbattere gli istituti, anzi, conservando ad essi gli antichi nomi e gli antichi onori, li aveva a poco a poco derubati di ogni autorità costruendo all’interno di quelli un altro potere: la figura dell’intendente, del quale in passato non si conosceva neppure il nome, aveva sostituito tutto e tutti.
La concentrazione del potere, dice De Tocqueville, che era la parte negativa e malata dell’antico regime, fu proprio l’unica istituzione che la Rivoluzione fece sopravvivere adattandola al suo nuovo stato sociale.
L’accentramento amministrativo dell’antico regime non è morto nella Rivoluzione perché esso stesso era il principio della Rivoluzione.
Per tali motivi è lecito pensare che l’assolutismo, fenomeno rivoluzionario che costruisce le fondamenta dello stato moderno che uscirà dalla rivoluzione francese, sia stato ispirato e favorito dai macchinisti della rivoluzione.
D’altra parte il professor Plinio Correa De Oliveira spiega che l’assolutismo dei legisti che si padroneggiavano nella conoscenza vanitosa del diritto romano, fu la conseguenza, nel campo del diritto, di quella mentalità neopagana e di quel materialismo pratico che portarono alla decadenza del medioevo e divennero sempre più chiari a partire dal XV secolo.
Tuttavia, non è una supposizione ma è un fatto storico che, prima della Rivoluzione, le leve del comando nell’Antico Regime erano nelle mani dei settari: basti dire che, attorno alla metà del settecento, molti difensori dell’autorità avevano avuto noie giudiziarie per aver osato criticare Voltaire e l’Encyclopédie.
Lo stesso re, Luigi XVI, era iscritto ad una loggia massonica di Corte e aveva costretto alle dimissioni i ministri lealisti. Una potente lobby ( sul tipo della commissione trilaterale ) influenzava il governo in modo determinante: era il Club dei trenta di cui facevano parte – patrioti- come Charles Maurice Périgord de Talleyrand, vescovo di Autun, Honoré Gabriel Mirabeau, Marie Joseph La Fayette e l’abbé Emmanuel Joseph Siéyès.
La moglie di Luigi XVI, Maria Antonietta, non era da meno del marito: era sorella dell’imperatore massone d’Austria Giuseppe II, figlio di Francesco Stefano di Lorena, primo principe regnante del continente ad iscriversi alla massoneria.
Maria Antonietta condivideva a tal punto le idee rivoluzionarie che si recò in pellegrinaggio con tutti i principi e le principesse a Ermenonville, per rendere omaggio alla tomba di Rousseau.
Prima della Rivoluzione Francese il laboratorio delle idee era nelle mani della massoneria e il potere era di fatto nelle mani dei mercanti e dei banchieri che governavano il paese in nome del re e dei ministri: il banchiere, spesso protestante e straniero, è completamente indipendente dal regime, la banca sfugge ai vincoli del sistema corporativo. Il banchiere è per natura un cosmopolita, i suoi depositi sono sparsi in tutto il mondo, dispone di corrispondenti su tutte le piazze d’Europa, è completamente – sradicato – dalla società francese e rappresenta l’agente più attivo della trasformazione in senso capitalistico- liberale della società.
Nel 1789, nonostante i gravi danni provocati dall’assolutismo ( che aveva distrutto la società organica ispirata al principio di sussidiarietà della Chiesa ), la ricchezza di tutti i ceti sociali era in crescita, fatta eccezione per la nobiltà rurale.
I contadini possedevano più della metà delle campagne e le tasse feudali non superavano mai il 10 o il 12 per cento del reddito del fondo: oggi il fisco sottrae, in Italia, più del 50 per cento del reddito.
In una nazione così ricca si verificò il crollo delle finanze statali a causa delle manovre del ministro delle finanze, Necker, voluto da Luigi XVI.
Necker era un esponente dell’alta finanza internazionale, massone e calvinista: egli precipitò lo stato nell’abisso.
Questo mago della finanza seppe fare solo una cosa: concedere facilitazioni inconcepibili a chiunque volesse aiutarlo a rovinare la nazione.
Egli faceva proprio ciò che lui stesso aveva scritto dovesse essere evitato:” (…) fare debiti senza aver provveduto agli interessi”
Luigi XVI aveva sempre ubbidito ai progetti dei settari: aveva approvato la soppressione della decima alla Chiesa, l’interdizione dei voti religiosi, la dispersione delle comunità religiose, la confisca di tutti i beni della Chiesa, la costituzione civile del clero che laicizzava la Chiesa separandola da Roma e obbligava i sacerdoti a prestare giuramento a questa costituzione.
L’autore della costituzione civile del clero e il più autorevole rappresentante della Chiesa costituzionale è il cardinale E’tienne-Charles de Loménie de Brienne, arcivescovo di Sens e per due anni primo ministro di Luigi XVI. Il cardinale de Loménie de Brienne, amico dell’illuminista d’Alembert, più amante del lusso e del potere che della religione, aveva già preparato il suo progetto di Chiesa prima della Rivoluzione, negli anni in cui era primo ministro della monarchia.
Luigi XVI, che aveva sempre dato la sua disponibilità al progetto dei rivoluzionari, non ebbe, in ultimo, la forza di firmare la legge di deportazione per i sacerdoti refrattari che venissero denunciati da almeno 20 cittadini ( legge del 27 gennaio 1792 ). Per questo venne deposto ed ucciso dopo un processo farsa in cui il capo della massoneria francese, Luigi Filippo d’Orlèans, primo principe del sangue, cugino del re, ne votò la morte.
La Rivoluzione francese non fu una rivoluzione del popolo ma una rivoluzione subita dal popolo e che giunse fino al genocidio.
La Vandea aveva accolto con entusiasmo la Rivoluzione ma la luna di miele era presto finita a causa degli abusi compiuti dagli amministratori rivoluzionari.
Il direttorio impose la coscrizione militare obbligatoria ( mentre prima solo i nobili andavano in guerra e, per il tributo del sangue, erano esentati dalle tasse) e nello stesso giorno furono chiuse tutte le Chiese. Fu la scintilla: i contadini vandeani si ribellarono e imposero ai nobili di mettersi al comando dell’esercito cattolico.
Il governo rivoluzionario decise di sterminare tutta la popolazione della Vandea. Questa decisione, rimasta segreta per duecento anni, è stata recentemente scoperta, grazie a documenti ritrovati negli archivi militari, dallo storico Reynald Secher.
Il governo rivoluzionario studiò e mise in atto le prime tecniche di sterminio di massa, come i forni crematori con cui venivano uccise le donne affinché nessuno potesse più procreare. Il grasso umano ricavato da questi forni veniva utilizzato per ungere le armi e le ruote dei carri.
Vennero create concerie di pelle umana con la pelle ricavata dalle persone che venivano scuoiate vive e da questa macabra industria venivano creati gli stivali per i soldati: la storia insegna che un altro settario, Adolf Hitler, riprese con successo le tecniche di sterminio della popolazione la cui invenzione, in epoca moderna, spetta alla Rivoluzione Francese.
Furono massacrate 250 mila persone su di una popolazione di 600 mila abitanti. Una cifra impressionante che, se viene rapportata alla popolazione francese attuale, equivarrebbe a 8 milioni di vittime.
Porti molti dati interessanti, ma in alcuni di essi non sono d’accordo. Per esempio penso che la rivoluzione sia dovuta in parte al desiderio della borghesia di entrare a far parte del gioco politico, mentre prima ne era esclusa. La rivolta contro i nobili penso che c’entri, almeno in parte altrimenti non si spiegano episodi come quello degli assalti della popolazione che bruciava i registri contenenti i diritti feudali o il fenomeno della “grande paura” dove la gente sterminava i vagabondi accusati d’essersi fatti pagare dai nobili per avvelenare le acque. Durante il grande terrore è vero che morirono più plebei che nobili, ma è pur vero che l’essere nobile era già un motivo più che sufficiente per essere mandato a morte e penso che la stessa percentuale di morti si ritroverebbe anche tra il clero.
Mattia, non porto dei “dati”, porto dei fatti storici, non delle opinioni. La storia della “borghesia” che ha condotto la rivoluzione contro la nobiltà è un’altra bufala, come puoi constatare dalle evidenze storiche emerge che fu una parte della nobiltà a condurre la rivoluzione, Robespierre era un nobile e solo una infima parte della nobiltà che non si era adeguata al nuovo corso finì sulla ghigliottina.
Che si volesse distruggere il cristianesimo è indubbio, ma non credo che ci sia stato un piano preordinato per farlo perché la persecuzione non fu la stessa in tutto il periodo: fino al 1793 infatti si cercò di costruire una chiesa nazionale separata da Roma, nel periodo del terrore i sanculotti cercarono di diffondere l’ateismo, mentre Robespierre voleva fondare il culto dell’Essere Supremo, nel 1795 lo stato si dichiarava agnostico anche se nei fatti cercava di diffondere una specie di deismo e Napoleone fece un concordato anche se nelle sue intenzioni era di asservire la Chiesa
Interessante.
in fondo la teoria della “rivoluzione dal basso” mi puzzava già da anni di favoletta per anarco-rivoluzionari (così tanto da chiamare in causa una certa marmotta che confezionava la cioccolata).
Tuttavia ero completamente all’oscuro dell’affiliazione alla massoneria dei reali e dei loro ministri.
Non mi torna il fatto che se Luigi XVI, la moglie, il padre della moglie erano tutti massoni, perchè i primi due sono finiti ghigliottinati.
Si, ma durante l’assemblea degli stati generali furono proprio i nobili a rifiutare le richieste del Terzo Stato e solo una cinquantina di loro si unì alla protesta (mentre la maggioranza dei deputati del clero si era unita a loro ricavandone come riconoscenza delle persecuzioni). Durante il terrore la percentuale di preti giustiziati fu del 6,5%, eppure in quell’epoca in Francia nessuno può dubitare che vi fosse una vera e propria persecuzione e che l’essere preti equivaleva spesso ad una condanna a morte assicurata
a condurre la rivoluzione non fu il terzo stato ma una parte della nobiltà, gli illuministi, a partire da Voltaire, il cui pensiero fu la base ideologica della rivoluzione stessa, dominavano a corte. Già all’epoca di Luigi XV, infatti Madame de Pompadour era una ammiratrice ed amica di Voltaire. Come detto la rivoluzione fu un fatto ideologico per abbattere ed eliminare il cristianesimo in Francia, prima di tutto. Se poi tu vuoi continuare a crdere altro va bene, del resto la grande maggioranza delle persone crde ancora che Galileo sia stato processato perchè diceva di la Terra gira attorno al Sole mentre la Chiesa diceva il contrario. Certe fanfaluche sono durissime a morire.
L’articolo dice cose per se’ incoraggianti, ma come e’ noto a tutti hanno passato da poco la legge sui “matrimoni” omosessuali…
Bon, vedremo.
Come mai su wikipedia si dice che Camille e atea? Su Juliette Binoche il web lascia l’impresione che non sia credente e su Gérard Depardieu si dice che non da relievo alla religione! A chi fanno riferimento queste noticie sugli artisti?
Grazie!
Su Camille, Wikipedia fa riferimento ad un articolo di The Australian dove si divulga un’informazione sbagliata, Camille ha scritto diverse canzoni su Dio e la spiritualità: http://www.musicomh.com/music/features/camille_0408.htm
Juliette Binoche è cristiana e cattolica: http://es.catholic.net/comunicadorescatolicos/730/2279/articulo.php?id=43565
Gérard Depardieu non solo è cattolico, ma un grande estimatore di Sant’Agostino e chiamato da Giovanni Paolo II per divulgare le opere del santo: http://cathnews.acu.edu.au/209/141.php e http://archive.catholicherald.co.uk/article/4th-october-2002/1/pope-sends-depardieu-on-mission-to-africa
Altro?
Grazie Fabio! Ero solo curioso di sapere le fonti! Grazie anchora!
Scusa dove lo vedi che su wikipedia (poi, capirai che fonte!) si dice che Camille e’ atea? Su quella italiana e su quella francese non ho trovato niente del genere
http://en.wikipedia.org/wiki/Camille_%28singer%29
intatti ho detto su quella italiana e francese non c’e’ nulla.
scusa ma tu credi ancora a wikipedia?
Spero sia vero, anche se ho parecchi dubbi.
chiariamoci ulteriormente le idee su questo mito della rivoluzione francese
I diritti e i principi della Rivoluzione Francese
La Rivoluzione Francese non fu la rivolta contro un regime ingiusto ma fu soprattutto una rivoluzione programmata contro l’ordine naturale e cristiano.
Alle ingiustizie sostituì l’ingiustizia per eccellenza: il bene d’ora in poi sarà solo ciò che il potere stabilirà essere tale.
La legge morale naturale non sarà più la misura dell’autorità, il metro di giudizio che indica i suoi limiti: l’autorità della volontà generale non ha più limiti, essa diventa onnipotente. I diritti umani, non derivando dalla natura dell’uomo, non sono più sacri, assoluti, definitivi e inviolabili: essi nascono dal potere della volontà generale che può modificarli, per cui diventano relativi, transitori, soggetti al potere dell’uomo che in questo modo diventa padrone di altri uomini. Si tratta dell’inizio del totalitarismo che, a differenza della dittatura, non solo concentra il potere ma pretende di fondare esso stesso la morale.
Insegna Giovanni Paolo II:” In gran parte del pensiero contemporaneo, ogni riferimento a una – legge – garantita dal Creatore è assente. Rimane soltanto ciascuna scelta individuale di questo o quell’obbiettivo come conveniente o utile in un dato contesto di circostanze. Non esistono più cose considerate intrinsecamente – buone – o – universalmente vincolanti -. I diritti vengono affermati, ma, poiché non hanno alcun riferimento con una verità oggettiva, vengono privati di ogni solida base “.
Ai settari che hanno ispirato e preparato la Rivoluzione francese interessava distruggere la legge morale naturale, allontanare la verità dalla società. I concetti di destra, centro e sinistra nascono con la Rivoluzione francese e sono l’anticipazione filosofica e la traduzione politica della dialettica hegeliana della tesi, dell’antitesi e della sintesi, con cui viene negata l’esistenza di un ordine naturale da conoscere e in cui scoprire delle verità: infatti, vero è ciò che corrisponde alla realtà. Ugualmente, definirsi progressisti, conservatori o moderati, è una versione aggiornata delle solite categorie topografiche della sinistra, della destra e del centro. Progredire significa andare avanti, ma non ha senso andare avanti senza sapere dove andare. Conservare, che è l’esatto contrario del consumare, non ha senso senza specificare che cosa bisogna conservare.
Essere moderati significa essere contenuti entro giusti limiti: si tratta della riedizione del vecchio adagio secondo cui la virtù sta nel mezzo e cioè nel centro. Ma anche qui bisogna specificare quali sono i limiti e quali quelli giusti perché, altrimenti, un centro puramente geometrico trae la sua ragion d’essere solo dall’esistenza di una destra e di una sinistra, senza le quali esso non potrebbe esistere. L’inventore della teoria, secondo cui la virtù sta nel centro, è stato Aristotele. Ma Aristotele sosteneva che questa teoria valeva soltanto per quelle virtù che riguardavano gli eccessi degli istinti o dei piaceri: ad esempio, tra gli eccessi della prodigalità e dell’avarizia, la virtù che sta nel mezzo è la generosità. Lo stesso Aristotele insegnava che la teoria del giusto mezzo non valeva per le virtù superiori ( diano-etiche ): infatti, chi può sostenere che la virtù di un uomo consiste nel tenere il giusto mezzo, cioè il centro, tra la sapienza e l’ignoranza, tra la giustizia e l’ingiustizia, tra la verità e l’errore? La Rivoluzione francese, nata soprattutto dalla volontà di liberare la politica da ogni sottomissione alla legge naturale, ha creato i concetti di sinistra, destra e centro, come acceleratore, freno e frizione della macchina politica, la quale, nel fabbricare ciò che conviene agli uomini ( e ciò che conviene non sempre coincide con ciò che è giusto ) ha bisogno di una continua mediazione tra opposte convenienze.
La Rivoluzione francese ha trasformato tutto l’ordine giuridico in un mercato; ma non si può assoggettare il diritto alla legge della domanda e dell’offerta, né si possono vendere al mercato i diritti assoluti, sacri ed inviolabili della persona umana, perché questi sono e devono rimanere al di sopra del legislatore stesso. La democrazia atea, nata dalla rivoluzione francese e in cui noi viviamo, ha dato alla volontà della maggioranza un potere illimitato che non ammette alcun appello ad una legge superiore e moralmente obbligante.
Il funzionamento del diritto, nella democrazia atea, è analogo al lavoro della loggia massonica: quando il lavoro di loggia comincia, i muratori devono accettare il principio secondo cui ogni valore e ogni verità devono essere messi in questione e devono diventare negoziabili e perciò devono accettare la prospettiva secondo cui ogni verità può essere sostituita da una sintesi superiore.
Per tali motivi la massoneria non è una dottrina ma un metodo, ma il metodo massonico è un dogma: infatti tutto può essere messo in questione, tranne il metodo stesso.
Il trinomio liberté, fraternité, egalité imita il cristianesimo ma dando a queste parole, che contengono verità cristiane, delle finalità antitetiche al cristianesimo.
Pio XII spiega che “(…) i grandi princìpi di libertà, di uguaglianza e di fraternità, cui si vogliono richiamare le democrazie moderne (…), pena le peggiori contraffazioni, devono essere intese, è ovvio, come le intendono il diritto naturale, la legge evangelica e la tradizione cristiana, che ne sono nello stesso tempo – ed esse soltanto – gli ispiratori e gli interpreti autentici”.
Papa Benedetto XV, nel promulgare il decreto sull’eroicità delle virtù del Beato Marcellino Champagnat, pronunciò una memorabile allocuzione dove insegnò che i princìpi rivoluzionari del 1789 contenevano la somma di tutti gli insegnamenti dei falsi profeti:” Erano profeti che si atteggiavano a vindici dei diritti del popolo, preconizzando un’era di libertà, di fraternità, di uguaglianza; e chi non li avrebbe detti ammantati a guisa di agnelli – in vestimentis ovium-!
Ma la libertà preconizzata da quei profeti apriva l’adito non al bene ma al male; la fraternità predicata da quei profeti non salutava Iddio come unico padre dei fratelli; e l’uguaglianza annunziata dagli stessi profeti non poggiava sull’identità dell’origine, non della comune redenzione, né sulla non diversa destinazione di tutti gli uomini.
Ahimé erano profeti che predicavano una uguaglianza distruggitrice della differenza di classi voluta da Dio nella società; erano profeti che dicevano fratelli tutti gli uomini, per togliere l’idea della soggezzione degli uni agli altri: erano profeti che proclamavano la libertà di fare il male, di chiamare luce le tenebre, di confondere il falso col vero, di preferire quello a questo, di sacrificare all’errore ed al vizio i diritti e le ragioni della giustizia e della verità.
Non è malagevole intendere che quei profeti, presentatisi in vesti di agnelli, intrinsecamente, ossia nella realtà, dovevano apparire lupi rapaci(…).
E qual meraviglia che contro questi falsi profeti dovesse risuonare una parola terribile: guardatevene! -Atténdite a falsis prophetis-.(…)
Atténdite a falsis prophetis: ecco le parole che praticamente ripeteva chi voleva arrestare la fiumana di errori e di vizi che, per opera della Rivoluzione francese, minacciava di allagare la terra.(…)
Quei princìpi ( dell’ottantanove) contenevano la somma degli insegnamenti dei falsi profeti (…).”
Nella sua visita a Frascati, il 1 settembre 1963, facendo riferimento all’opera che in quella città svolse san Vincenzo Pallotti, Paolo VI fece le seguenti considerazioni sulla Rivoluzione francese e il suo motto Libertà, uguaglianza, fraternità: ” Siamo nel periodo successivo alla Rivoluzione francese con tutti i disastri e le idee disordinate e caotiche e nello stesso tempo frementi e ancora fiduciose, che quella rivoluzione aveva posto negli uomini del secolo antecedente. C’era grande bisogno di mettere ordine e, si direbbe, di staticizzarlo, di renderlo saldo come deve essere. Nel contempo si notava il fermento di qualche cosa di nuovo; c’erano delle idee vive, delle coincidenze fra i grandi princìpi della rivoluzione, che null’altro aveva fatto se non appropriarsi di alcuni concetti cristiani: fratellanza, libertà, uguaglianza, progresso, desiderio di sollevare le classi umili: adunque, tutto questo era cristiano, ma ora aveva assunto un’insegna anticristiana, laica, irreligiosa, tendente a snaturare quel tratto del patrimonio evangelico, inteso a valorizzare la vita umana in un senso più alto e più nobile “.
Nell’omelia alla Messa tenuta all’aereoporto Le Bourget, a Parigi, il 1 giugno 1980, Giovanni Paolo II ha affermato:” Cosa non hanno fatto i figli e le figlie della vostra nazione per la conoscenza dell’uomo, per esprimere l’uomo mediante la formulazione dei suoi diritti inalienabili!
Si sa il posto che le idee di libertà, uguaglianza, fratellanza occupano nella vostra cultura, nella vostra storia. In fondo, sono delle idee cristiane. Lo dico consapevole del fatto che quelli che hanno formulato per primo questo ideale, non si riferivano all’alleanza fra l’uomo e l’eterna saggezza; ma volevano agire per l’uomo.
Per noi, l’interiore alleanza con la saggezza eterna sta alla base di ogni cultura e dell’autentico progresso dell’uomo. Nello stesso tempo si può dire che il potere dell’uomo sull’altro uomo diventa sempre più pesante.
Abbandonando l’alleanza con la saggezza eterna, egli sa sempre meno governare se stesso, non sa più governare gli altri. Come è diventato pressante il problema dei diritti fondamentali dell’uomo!
Che volto minaccioso rivelano il totalitarismo e l’imperialismo, nei quali l’uomo cessa di essere il soggetto, cioè cessa di contare come uomo.(…) Esiste solo un problema, quello della nostra fedeltà all’alleanza con la saggezza eterna, che è fonte di una vera cultura, cioè della crescita dell’uomo, e quello della fedeltà alle promesse del nostro battesimo nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo!”.
Il trinomio liberté, fraternité, egalité , dunque, è costituito da concetti cristiani ma che non fanno più riferimento al cristianesimo e si collocano nella prospettiva della filosofia illuminista.
passiamo ora ad analizzare il marchio di fabbrica della rivoluzione francese e cioè i sacri principi di Liberté, Égalité, Fraternité
La Liberté
Esaminiamo il concetto di libertà, il suo significato secondo l’ordine naturale e cristiano e il suo significato secondo l’illuminismo.
La libertà per il cristiano è quella che nasce dalla verità oggettiva che l’uomo non crea ma può solo conoscere, per il rivoluzionario la libertà, invece, è la libertà da una verità di cui egli non sia padrone: la dipendenza da una verità di cui non sia autore è vista, dal rivoluzionario, come un limite alla libertà.
L’istruzione della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Libertà cristiana e liberazione, approvata da Sua Santità Giovanni Paolo II, sottolinea le gravi ambiguità del moderno processo di liberazione:” (…) nuove minacce, nuove schiavitù e nuovi terrori sono sorti proprio mentre si sviluppava il moderno movimento di liberazione. C’è in questo il segno che gravi ambiguità circa il senso stesso della libertà hanno fin dal suo inizio intaccato tale movimento dall’interno”.
” Per quanto riguarda il movimento moderno di liberazione interiore dell’uomo, si deve costatare che lo sforzo inteso a liberare il pensiero e la volontà dai loro limiti si è spinto fino a ritenere che la moralità, come tale, costituisca un limite irragionevole che l’uomo deve superare, se vuole divenire veramente padrone di se stesso”
Ma ” quando l’uomo vuole liberarsi dalla legge morale e divenire indipendente da Dio, lungi dal conquistare la propria libertà, la distrugge”
” Verità e giustizia sono ( …) la misura della vera libertà. Quando si allontana da questo fondamento, l’uomo scambiando se stesso per Dio, cade nella menzogna e anziché realizzarsi si distrugge. (…) La libertà non è libertà di fare qualsiasi cosa: è libertà per il bene, nel quale scopo risiede la felicità. Il bene è, quindi, il suo scopo. Di conseguenza, l’uomo diventa libero nella misura in cui accede alla conoscenza del vero, e questa conoscenza – e non altre forze quali che siano – guida la sua volontà”
Giovanni Paolo II, nel 1990, in occasione del discorso tenuto ai vescovi riuniti in preparazione del sinodo speciale, ha riassunto il processo filosofico che ha condotto all’ateismo dicendo che la sottomissione dell’uomo alla verità e la ricerca della verità erano assicurate fino a quando ” (…) il centro della tensione filosofica restò l’oggettività dell’essere.
Dal tempo di Cartesio, come è noto, è venuto operandosi uno spostamento di questo centro verso la coscienza soggettiva, e delle conseguenze di tale spostamento noi tutti siamo testimoni. La filosofia è diventata prima di tutto gnoseologica ( teoria cioè della conoscenza ), con la conseguenza che al centro della realtà è venuto a trovarsi l’uomo come soggetto conoscitivo, ma vi è restato solo.
“(…) Il soggettivismo gnoseologico e l’immanentismo ( particolarmente dai tempi di Kant ) vanno di pari passo con un atteggiamento di autonomia nell’etica. L’uomo stesso diventa la fonte della legge morale, e soltanto tale legge, che l’uomo si dà da sé, costituisce la misura della sua coscienza e del suo comportamento”.
” Un ulteriore passo è stato l’ateismo che, dal punto di vista filosofico, ha assunto la sua espressione più radicale nel materialismo dialettico marxista. (…) Il marxismo è la forma estrema di questo processo intellettuale (…).
Il positivismo filosofico non costituisce sicuramente una forma così estrema di ateismo; anche esso tuttavia rinchiude la conoscenza umana entro limiti puramente empirici, negando all’idea di Dio, e quindi alla religione, la possibilità di una fondazione razionale “.
A proposito del positivismo, Giovanni Paolo II dice:” Apprezzo tutto ciò che è stato conquistato nel campo delle ricerche e degli esperimenti delle scienze positive. Ma non ammetto la regola positivista. Non sono d’accordo perché essa ha dell’esperienza una nozione ristretta e perciò erronea che priva l’uomo di realtà accessibili alla sua conoscenza”.
Fraternité: la fratellanza senza Dio
Ogni uomo per il fatto di appartenere alla natura umana si sente fratello degli altri uomini. Dalla comune fratellanza nasce la solidarietà che è la tendenza ad aiutare gli altri e a ricercare l’aiuto degli altri.
Il principio di solidarietà è il fondamento di ogni società e può essere riassunto con questo concetto: gli uomini hanno dei doveri verso la società e la società ha dei doveri verso di loro.
Ma la solidarietà è un mezzo e non un fine: essa può essere posta al servizio del bene come del male. Esiste, infatti, una solidarietà fra giusti come esiste una solidarietà fra peccatori.
Dunque, la vera solidarietà con il prossimo consiste nell’aiutare gli altri in ciò che è buono: ” Il bene della persona è di essere nella verità e di fare la verità”
Dio ha riassunto la verità della legge morale naturale ( che può essere conosciuta dalla ragione umana) nei dieci comandamenti: ” I comandamenti (…) sono destinati a tutelare il – bene- della persona, immagine di Dio, mediante la protezione dei suoi – beni -“.
Dice il Signore ” Se mi amerete, osserverete i miei comandamenti” .
Dunque è possibile aiutare veramente il prossimo, ma solo all’interno di un ordine morale oggettivo e solo con grande sforzo e con l’aiuto della grazia di Dio.
Il peccato originale ha portato in noi la divisione: ognuno può vedere in se stesso l’esistenza di due tendenze. La tendenza a riconoscere e ad approvare la giustizia e la tendenza al piacere. La tendenza al piacere può essere buona o cattiva: essa è cattiva se il piacere contrasta con la giustizia che la ragione ha riconosciuto. Oltre tutto, la ragione stessa, dopo il peccato originale, offuscata dalla ignoranza e confusa dalle passioni non sempre riesce a distinguere con certezza ciò che è giusto. C’è il rischio continuo che la nostra debolezza diventi la misura del bene e del male in modo da farci ritenere falso ciò che non vorremmo fosse vero.
Omero, che è il primo autore del mondo pagano che ci sia pervenuto, ci presenta in tutte le sue opere il più vistoso dei conflitti che assillano l’uomo: la lotta fra la mente e il cuore.
Questo conflitto all’interno dell’uomo spinge gli eroi omerici alla instabilità.
Così, nel libro XXII dell’Odissea, Odisseo – rimproverò il suo cuore col ragionamento-.
L’episodio che meglio mostra questo conflitto che c’è all’interno dell’uomo e il tentativo di unificare le componenti psichiche in lotta, è quello delle Sirene.
Odisseo prevede con la mente la possibilità che il proprio impulso, passando accanto alle Sirene, venga allettato dal loro canto così da disubbidire alla ragionevolezza e andare a sbattere contro gli scogli.
Odisseo previene il pericolo facendosi in anticipo legare dai marinai. In questo caso l’istinto viene ridotto all’obbedienza con la previsione e con la coercizione. Ma il collegamento fra la mente e il cuore per funzionare stabilmente e non solo momentaneamente con l’uso continuo della previsione e della accortezza (pinytés) è una sorta di talento che viene dall’alto e che solo alcuni personaggi come Achille possiedono in maniera eccezionale.
Achille è un eroe che ha quel fortunato stato psichico di unione stabile fra la mente e il cuore che Omero indica con il termine di risolutezza ( menos ), per cui riesce ad agire senza essere messo in crisi dalle passioni come la pigrizia o la paura. Ma l’uomo con la sua sola volontà non è in grado di procurarsi questa stabile padronanza al suo interno per cui ad Omero non resta che attribuire l’origine della – risolutezza – a qualche divinità.
L’etica pagana, che raggiunge una delle sue più alte espressioni con Lucio Anneo Seneca , giunge alla conclusione che tutti gli uomini sono colpevoli a causa di una intrinseca debolezza che colpisce ogni uomo nell’interno.
Scrive Seneca:” Il nostro male non viene dal di fuori: è dentro di noi, dimora nelle nostre viscere, e, perciò, difficilmente riusciamo a guarire(…)”
E ancora:” Se vogliamo essere giudici giusti di tutte le situazioni, in primo luogo dobbiamo convincerci che nessuno di noi è senza colpa.
Lo sdegno maggiore nasce da questa mentalità: – Non ho commesso colpa-, e – Non ho fatto niente-.
No: è che non confessi nulla!” .
Per tali motivi Seneca giunge a questa conclusione: ” Dio scende verso gli uomini, anzi, negli uomini, vincolo ancor più stretto: non c’è anima virtuosa senza l’aiuto di Dio”.
I cristiani sanno che senza Cristo l’uomo non può vincere se stesso in modo duraturo:” (…) Senza di me non potete fare nulla”.
Senza la grazia non può esserci vera solidarietà fra gli uomini perché gli uomini non riescono a rimanere stabilmente nella conoscenza di tutti i comandamenti e non riescono a perseverare nello sforzo di combattere contro il male. Il primo comandamento è: ” Amerai il Signore Dio tuo, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento”.
Il secondo comandamento è quello dell’amore per il prossimo:” Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Quindi Gesù insegna che, per amare gli altri, bisogna prima amare se stessi, ma per amare se stessi bisogna amare Dio al di sopra di se stessi:” Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; (…) e chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me (…) chi avrà perduto la sua vita per amore mio, la ritroverà”.
La carità è la virtù cristiana che ci fa amare Dio al di sopra di ogni cosa e il prossimo per amore di Dio. Dio, infatti, non ci comanda di amare il fratello solo per amore del fratello ( che sarebbe filantropia ) ma ci comanda di amare il fratello per amore di Dio. L’amore cristiano per il fratello è un “(…) amore (che) viene da Dio e va a Dio” .
Il semplice amore umano, invece, viene solo dall’uomo e va all’uomo, ma è proprio l’assenza di Dio la causa di tutti i mali: dice il Concilio Vaticano II° che ” la creatura senza il Creatore svanisce”.
L’esclusione di Dio produce la morte dell’uomo ( il peccato dei nostri progenitori), provoca la divisione tra i fratelli ( Caino uccide Abele ).
L’esclusione di Dio dalla società, nell’episodio di Babele, provoca la distruzione della società stessa.
Il semplice amore umano, che nasce dalla fratellanza senza Dio, finisce per ridursi ad un amore di concupiscenza che tiene legati gli uomini in vista di una reciproca utilità o di un reciproco piacere ed esso ha fine quando si esaurisce il proprio tornaconto. La fraternità illuministica non è la solidarietà all’interno di un ordine morale naturale ma un istinto collettivistico puramente animale, una generica tendenza ad essere solidali che finisce per essere posta al servizio delle passioni disordinate e delle ideologie che nascono da queste passioni.
Egalité: la falsa uguaglianza degli illuministi
Per il cristiano l’uguaglianza è quella della uguale dignità di tutti gli uomini di fronte a Dio: si tratta del concetto di equivalenza, cioè di uguale valore.
Dalla comune appartenenza alla natura umana derivano i diritti fondamentali che sono uguali per tutti gli uomini: diritto alla vita, all’onore, a condizioni di esistenza sufficienti e, dunque, al lavoro e alla proprietà, diritto alla costituzione di una famiglia e diritto di non essere obbligato dallo stato in materia religiosa. Le disuguaglianze che attentano a questi diritti sono contrarie all’ordine della Provvidenza. Però, entro questi limiti, le disuguaglianze derivanti dalle diverse capacità degli individui e delle famiglie, dalla virtù, dal talento, dall’ingegno, dalla bellezza, dalla tradizione, dal sesso, ecc., sono giuste e conformi all’ordine voluto da Dio.
L’ordine della creazione nasce dall’esistenza delle giuste disuguaglianze: ordinare, infatti, significa mettere ogni cosa al giusto posto secondo una disposizione gerarchica. Dio ha voluto la giusta disuguaglianza non solo in terra ma anche fra gli angeli del Paradiso e pertanto un universo di creature assolutamente uguali sarebbe un mondo in cui verrebbe cancellata la volontà e l’immagine del Creatore. Dall’orgoglio e dall’invidia nasce l’ugualitarismo che è quella falsa uguaglianza che cerca di distruggere l’ordine della creazione in qualche suo aspetto.
La rivoluzione francese ha cercato di realizzare questa falsa uguaglianza fra gli uomini e Dio, nella sfera ecclesiastica, tra le diverse religioni, nella sfera politica e nella struttura sociale.
Uguaglianza tra gli uomini e Dio: da questa volontà ugualitaria nascono tutte le forme di panteismo, di immanentismo e di esoterismo che cercano di porre l’uomo sullo stesso piano di Dio. L’ateo è un ugualitario che, non riuscendo ad essere uguale a Dio, afferma che Dio non esiste. Il laicismo è il fratello minore dell’ateismo.
Uguaglianza nella sfera ecclesiastica: questa intenzione ugualitaria era nata con la rivoluzione protestante e consiste nella progressiva soppressione del sacerdozio dotato dei poteri di ordine, magistero e governo.
Uguaglianza fra le diverse religioni: in questa sfera l’ugualitarismo considera inammissibile la pretesa di una religione di essere vera e di godere di legittimi privilegi.
Uguaglianza nella sfera politica: nell’ambito politico l’ugualitarismo cerca di trasformare il popolo, che è il ceto politico gerarchicamente organizzato, in massa. La massa è l’insieme numerico degli individui che contano solo per il voto che danno.
Uguaglianza nella struttura sociale: in questo ambito l’ugualitarismo si attua soprattutto attraverso l’abolizione dei corpi intermedi.
Dalla falsa uguaglianza teorizzata nella Rivoluzione Francese nasce il movimento comunista di Babeuf che cerca di realizzare l’ugualitarismo negli altri aspetti della vita e precisamente nell’aspetto economico. Da questi progenitori nasceranno le scuole del comunismo utopistico e poi del comunismo scientifico di Marx. L’ugualitarismo economico è l’obbiettivo dei vari socialismi: per il socialismo l’attività economica deve essere condotta socialmente e quindi il diritto d’iniziativa economica deve essere trasferito dalla persona alla società.
Dopo il socialismo si prospetta una nuova rivoluzione che può essere definita più propriamente come anarchica e tribale. Questa rivoluzione, partendo dal dogma ugualitario, vorrebbe estendere l’ugualitarismo negli aspetti esteriori dell’esistenza, in tutti i rapporti sociali, nell’ordine internazionale e soprattutto nell’anima. Uguaglianza negli aspetti esteriori dell’esistenza: abolizione progressiva delle differenze negli abiti, nelle abitazioni, negli arredamenti, nelle abitudini.
Uguaglianza in tutti i rapporti sociali: tra anziani e giovani, tra padroni e dipendenti, tra insegnanti e studenti, tra genitori e figli ( favorendo anche la pratica dell’incesto ), tra marito e moglie.
Uguaglianza nell’ordine internazionale: le nazioni sono le famiglie dei popoli. Invece di realizzare l’unità dei popoli conservando la loro diversità, l’ugualitarismo vuole abolire la sovranità delle nazioni e cioè il loro diritto d’iniziativa politica, economica e culturale.
Ugualitarismo nell’anima: esiste una gerarchia nell’anima per cui l’intelligenza deve guidare la volontà e la volontà deve guidare le passioni.
L’ugualitarismo all’interno dell’uomo produce la ribellione delle passioni e la loro tirannia su di una volontà debole ed un intelletto obnubilato.
L’influsso sproporzionato e l’uso disordinato della civiltà delle immagini ( televisione, cinema, realtà virtuale ), come insegnava Paolo VI, sta abituando l’uomo ad una vita sempre più passiva, distogliendolo dalla vita interiore ( razionale, consapevole, cosciente, soggettiva ), la pornografia, che è una sorta di iniziazione al sesso separato dall’amore nei confronti di una persona concreta e quindi una iniziazione all’orgia anonima e collettiva, la droga, la musica rok, la filosofia della psicanalisi, lo spiritismo, le filosofie orientali dell’annullamento, sono tutti mezzi che predispongono alle avventure psichiche, alla fuga nell’irrazionale, all’abbandono della personalità, alla anestesia della coscienza, alla ipertrofia delle reazioni primarie, al predominio della fantasia, delle esperienze e delle sensazioni in modo da ridurre la parte della logica e della volontà.
Questo processo ugualitario porta alla nascita di un tipo umano selvaggio pronto ad immettersi in una vita di tipo tribale in cui le varie individualità, caratterizzate da comuni sensazioni e da una comune volontà, si fondono nella collettività anonima e schiava della tribù.
Il tipo umano selvaggio e la vita tribale riuscirebbero a conciliare la libertà del liberalismo con l’uguaglianza del socialismo perché non esisterebbe più né la personalità né la famiglia e la società sarebbe ridotta ad una sorta di formicaio in cui la coesione tra gli individui sarebbe assicurata dal sesso comune, da comuni sensazioni, da una vita psichica collettiva: in questo modo dall’esercizio della libertà non deriverebbe più alcuna disuguaglianza.
Si può intravedere il prototipo di questa vita tribale nel magma umano che frequenta le grandi discoteche: la vita notturna che anima le discoteche è una vita di tipo tribale.
wow.
con tutti questi elementi, perché non scrivi un libro?
perchè il libro l’ha già scritto qualcun’altro