“BioEdge”: stretto legame tra nozze gay e uteri in affitto in India
- Ultimissime
- 19 Ago 2012
Secondo il giornale online “BioEdge”, un osservatorio internazionale molto attento alle dinamiche nord-sud del mondo in campo bioetico, esiste un legame stretto tra l’introduzione di leggi sul matrimonio omosessuale e la crescita di domanda di maternità surrogata (cioè di utero in affitto), soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
L’articolo viene riportato in Italia da “Il Foglio” e “Linkiesta”, dove si spiega che attraverso un’indagine di “BioEdge” su serie di cliniche della fertilità, in India e negli Stati Uniti, la conclusione è che «sono senz’altro in aumento le donne bisognose nei paesi in via di sviluppo o in paesi economicamente in difficoltà che si accingono a lavorare per coppie gay in cerca di offerte low cost in campo gestazionale». L’India spicca per convenienza, come spiega Samundi Sankar del Srushti Fertility Research Centre di Chennai, dove esistono tra le seicento e le mille cliniche della fecondità. «Riceviamo un sacco di richieste da parte di coppie gay di Stati Uniti e Israele», ha precisato Sankar.
Anche Samit Sekhar, del “Kiran Infertility Centre” di Hyderabad ha confermato: «Sì, abbiamo un numero considerevole di persone gay che visitano la nostra clinica per avere un bambino utilizzando i servizi delle donatrici di ovuli e abbiamo notato un aumento del numero di coppie omosessuali e single che ci contattano non appena la loro unione viene legittimata nei rispettivi paesi d’origine». «Se la legge nel loro paese non ammette il rapporto gay, si presentano come single», ha spiegato invece Himanshu Bavishi del “Fertility Institute “di Ahmedabad. Jeffrey Steinberg, direttore dell’Istituto di fertilità di Las Vegas e di Los Angeles, ha commentato: «sta emergendo un trend prevedibile. Da quando sono stati legalizzati i matrimoni gay siamo stati sommersi dalle richieste di donatori di ovuli e di maternità surrogate».
Queste povere donne, spesso analfabete, a volte vedove o abbandonate dal marito, pur di ricevere un po’ di denaro, lasciano che la lobby omosessualista sfrutti il loro corpo per perseguire il capriccio di poter avere un bambino, violando contemporaneamente il suo diritto a crescere in modo equilibrato con un padre e una madre.
La conclusione di Antonio Sanfrancesco, su “Linkiesta” è condivisibile: «Le aperture alle coppie gay, e più in generale alla “libertà procreativa”, dietro il velo ipocrita del progresso, sono legate a doppio filo allo sfruttamento selvaggio di donne povere e indifese. Stupisce, su questo, il silenzio assordante delle femministe di casa nostra, sempre pronte a scendere in piazza per ogni causa ma incredibilmente afone di fronte a questo fenomeno. Quelli che in Occidente chiamano “diritti civili” sono solo l’ennesima, enorme mostruosità di un mondo che, in nome del business e dei capricci di qualcuno, usa una creatura umana come mezzo invece che come fine. Questo contrasta non solo con ogni etica religiosa ma anche con l’etica laica».
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17 commenti a “BioEdge”: stretto legame tra nozze gay e uteri in affitto in India
Beh, il legame tra nozze gay e uteri in affitto è chiaro:
la legge (invenzione umana) attuata da certi Stati dice che i gay (e le lesbiche) possono sposarsi, ma la biologia (creata da Dio) è tale che l’unione carnale di due individui dello stesso sesso non possa generare nuova vita.
Solo che gli omosessuali vogliono comunque dei figli: quindi o ricorrono all’adozione o ricorrono all’inseminazione artificiale di donne che, previo lauto compenso (e immagino che in una Nazione come l’India un bel gruzzoletto di soldi permetta di sbarcare più facilmente il lunario), prestano il proprio utero, ovuli, ecc…
Insomma la vita umana sta diventando sempre più un business, business che fa leva sulla povertà della gente, sui capricci di alcuni (generalmente ricchi disposti a spendere) e che schiaccia e umilia gli individui più deboli di tutta questa vicenda: i bambini.
E pensare che c’è perfino chi tutta questa situazione la vede come un trionfo della modernità e dei diritti umani… bah!
Ma di quali diritti, questo è l’ennesimo trionfo del liberismo e dell’idolatria di “mammonah” ;( ;( …
“Fai cio’ che vuoi sara’ l’unica legge”
da: Liber Vel Legis di “Aleister Crowley”.
Dettato a Crowley da un demone.
Crowley pero’ ha sempre affermato di non essere satanista, ma di essere agnostico.
Ecco perche’ vedo una zona d’ombra nell’UAAR.
Il ragionamento di alcuni e’: visto che Dio e’ lontano, invochiamo i morti o gli altri dei (i demoni).
Satana e’ lo spirito della nostra “modernita’” ci dice che tutto cio’ che vogliamo e’ lecito a prescindere, basta che lo desideriamo.
Siamo noi che ci mettiamo al posto di Dio a decidere cio’ che e’ buono o no.
http://www.tempi.it/vendo-figlio-chiavi-mano-quanto-costa-comprarsi-un-beb#.UDDhEaDwOuI
invece rivolgersi alle donne che vogliono abortire no eh?!?!?!?
Vigliacchi!
Giustissima osservazione!
No, in questo modo offenderesti le femministe e saresti politicamente scorretto… inoltre ti costerebbe di più (nonostante in alcuni stati USA sia pure legale).
Vuoi mettere quanto ti chiede una pseudo-mamma negli USA per il suo “scarto ospedaliero”? In confronto ti paghi tutte le spese per andarti a prendere il bimbo in India e le cure di ormoni e le spese correlate (le associazioni di schifosi fanno i soldi sul numero).
Naturalmente oltre alle perversioni gay ci sono anche le associazioni che offrono questo “servizio” con tutti (omo ed etero) che ci lavorano e/o li appoggiano (o semplicemente si girano dall’altra parte), ma come detto nell’articolo c’è una netto aumento nei paesi in cui le unioni omosessuali sono legalizzate, un buon motivo per combatterle fino allo stremo.
I perbenisti continuano a dire “che male c’è ad ammettere le unioni omosessuali? Se non ti piacciono non ti sposare con un gay”. Come sempre invece i saggi (e la Chiesa in primis) sono stati mooooolto più lungimiranti.
P.S.: Scusate l’errore, l’intervento era in risposta a Larry SFX delle 15:16
hai dimenticato solo la solidarietà nei confronti del terzo mondo e di quanto sarei reazionario, bigotto e succube dell’omino bianco (qualsiasi riferimento a Papa Ratzy è puramente casuale) anche solo a pensare una cosa del genere.
Davvero, dovrei essere segregato e deportato in un campo di rieducazione per crimini contro l’umanità.
“hai dimenticato solo la solidarietà nei confronti del terzo mondo”
Non l’ho dimenticata, semplicemente la dò tanto per scontata che non credo se ne debba parlare ogni volta.
Bigotto? Non ho gli elementi sufficienti per dire che tu lo possa essere o meno.
Al servizio del Papa (o almeno ferreo alleato) lo è ogni uomo che abbia allo stesso tempo 1) buona volontà, 2) onestà intellettuale 3) una cultura quantomeno decente, senza neanche necessitare della Fede. Ne è ottimo esempio uno dei pochi atei che rispecchia i tre parametri che ho elencato (Giuliano Ferrara).
“Davvero, dovrei essere segregato e deportato in un campo di rieducazione per crimini contro l’umanità”
Questa non so davvero dove te la sia inventata, ma se ci tieni tanto ad andarci vacci pure, non sarò io a fermarti 🙂
In sintesi, non so se l’avevi notato:
1) Per quanto riguarda l’offendere le femministe (che offese reali le meriterebbero) e l’essere politicamente corretto ero ironico
2) La mia ferma condanna resta anche a tutte le persone (omosessuali o etero sessuali che siano) che non prendono nette distanze da queste aziende che organizzano questi traffici della vergogna.
3) Ti facevo notare che chi fa queste richieste (i clienti) in genere ha così poco apprezzamento per la vita che preferisce che pseudo-mamme (quelle che abortiscono) continuino ad uccidere barbaramente il proprio figlio e che altre donne dall’altra parte del mondo rischino la vita, il tutto purché loro risparmino e non abbiano grattacapi. Anche in questo caso sia omosessuali che eterosessuali.
4) L’ultimo capoverso, quello riguardante la saggezza e la lungimiranza della Chiesa (ma non solo di questa Santa Istituzione, anche di tutti gli uomini di buona volontà che ne sono al di fuori ma che ne appoggiano le battaglie) non era per niente ironico.
Santa notte.
Azaria.
Purtroppo leggendo notizie del genere viene da pensare che c’è rimasto solo da pregare.
Che però non è poco!
Viva Cristo
sono orripilato
A tutto questo schifo (omosessuali che vogliono figli, uteri in affitto, mercificazione della vita, ecc…) si contrappone la bellezza e la forza di storie come questa:
“OSTIE TRA LE MANI
Ogni tanto accade che si finisce all’ospedale. Non è mai bello, né piacevole, ma forse è più dura quando, a soffrire, non siamo noi, ma un figlio. Magari piccolo piccolo, tanto da apparirci totalmente disarmato dinnanzi al dolore. Quando un figlio si ammala, sentiamo cosa significa voler più bene ad un altro, che a noi stessi.
In ogni modo, tutto è bene ciò che finisce bene, e così anche la permanenza del mio piccolo al san Matteo di Pavia, è già solo un ricordo. Forte rimane invece, nella memoria, un’altra esperienza. Accade che la dottoressa Gloria, che ha operato il mio piccolo, il giorno prima delle dimissioni, una domenica, mi porti vicino Pavia, a Tortona: “Vieni con me a vedere il piccolo Cottolengo…”.
Parto, senza sapere cosa incontrerò. Di questa istituzione non avevo mai sentito parlare. Conoscevo il Cottolengo di Torino, la storia straordinaria di questo sacerdote piemontese dell’Ottocento che aveva iniziato ad ospitare i malati rifiutati dagli ospedali civili. Ma di una struttura analoga, per bambini, non sapevo nulla.
“Qui – mi spiega Gloria, per prepararmi, prima di mostrarmi dal vivo la realtà- vengono accuditi bambini, di solito con bassa aspettativa di vita, che abbisognano di cure sub-intensive e che gli ospedali non possono tenere”.
Arrivati nella casa, ci apre suor Gabriella, un volto dolce e gentile. Ci porta subito a perlustrare la struttura. Non sa neppure chi sono, ma c’è in lei il desiderio di mostrarmi qualcosa che le è caro come la pupilla dei suoi occhi; e di far vedere alla dottoressa i piccoli pazienti, per qualche suggerimento, qualche consiglio, eventuali bisogni.
Il primo incontro è struggente: una bimba, malata di Sla, che mi sorride, dalla sua poltroncina, sui cui vive, immobilizzata… Sorride soprattutto ai maschi, mi dicono scherzando… Ma io non sono abituato ad una scena del genere, e non riesco a non piangere. Mi vengono in mente, subito, le parole di Gloria, la mia accompagnatrice, e medico: “Di fronte ai malati dobbiamo metterci in ginocchio”. E collego queste parole, comprendendole per la prima volta in vita mia, alla grande storia della carità cristiana, a tutti i santi che hanno accudito malati e sofferenti, dichiarandosi loro “servi”, sostenendo di vedere in ognuno di loro Cristo stesso sofferente. Capisco quello che scriveva suor Scolastica Piano meditando la missione cottolenghina: “Nella Piccola Casa o si è ostie o ostie si hanno tra le mani, tutto il giorno”.
Di fronte a quella bambina vorrei inginocchiarmi, baciarle le manine e i piedini: in quella sua sofferenza innocente vorrei di lavare la mia miseria; vorrei pregare lei, crocifissa al legno di una sedia, di pregare per me. Dopo di lei, ne vedo tanti altri: sono italiani, rumeni, marocchini… La suora me li presenta tutti, li guarda con amore, così come fa Gloria, che li abbraccia, vigorosamente, con somma naturalezza. Io, invece, sono lì, impacciato, come bloccato di fronte alla loro “diversità”: ci vuole un po’ ad abituarsi, a capire che dietro la malattia o la deformità fisica, c’è una bellezza, non immediata, da ammirare e scoprire. “Bisogna guardarli come fossero ‘normali’ – mi spiegherà Gloria, nel viaggio di ritorno-; bisogna fare sentire loro affetto, perché se li prendi in braccio con gioia loro lo sentono, si rilassano, sono contenti…se invece sei uno stecco, loro non si sentono accolti, e rimangono perplessi”. “Loro, proseguirà, ascoltano il tono della nostra voce, capiscono chi gli vuole bene, provano dolore, ma anche gioia e sollievo…”. Mi è più chiaro, ora, quello che ci hanno mostrato con orgoglio la suora ed il giovane fisioterapista, entrambi così attenti alle “ostie” che hanno tra le mani: il prato dove i bambini incapaci di muoversi vengono sdraiati, perché provino sollievo fisico; la sala per la musica, per rilassarli; la vasca modernissima, in cui i bambini vengono distesi e avvolti da teli che contengono acqua e che in modo incredibile sollevano e avvolgono il corpo, impedendogli di percepire la gravità e rendendolo per un po’ leggerissimo…
Ripenso a quei bimbi: non sono abbandonati in un angolo, quasi si aspettasse la loro morte (che certo, per molti, è dietro l’angolo). Vengono lavati, puliti, vestiti decorosamente; e poi ci sono i volontari che li abbracciano, gli parlano…; i medici come Gloria che accorrono, magari per curare solo un piccolo “dettaglio” curabile; i donatori che permettono alla struttura, con le loro offerte, di sopravvivere…
Tanto dolore e tanto bene, nello stesso luogo. Lo scandalo della croce e la letizia cristiana, che si guardano. Scandalo e follia, certamente, come la condizione umana. Croce e resurrezione; prova e speranza; dolore e amore; sacrificio e gioia. Io, lì, vorrei baciare senza posa quella bimba che per prima ho incontrato. Vorrei baciare le mani di quella suora che passa lì, tutta la sua vita, certa che l’amore non è mai inutile; certa che quei corpi malati avvolgono anime immortali, di fratelli immortali. E vorrei baciare anche la dottoressa che ha sacrificato la domenica per me e per quei bimbi. Ma non sta bene, per cui mi limito a baciare la tomba di don Orione, subito fuori dalla casa, nella Chiesa lì accanto. San Luigi, prega per me.
Francesco Agnoli, Il Foglio, 2 agosto, 2012”
Grazie Daniele.
In questo bel racconto mi viene comunque voglia di essere veniale e di considerare anche la parte economica:
Immagino che tutto ciò abbia un costo e neanche irrisorio: “la vasca modernissima”, la “sala della musica”, senza considerare medicine e cure varie… e ci si chiede ancora come la Chiesa spenda i suoi soldi?
Quelli dell’8X1000, delle offerte varie… si può forse trovare un modo migliore perché siano usati?
Tutti gli ipocriti che si stracciano le vesti per l’esonero di ici/imu alla Chiesa e che si scandalizzano per l’8X1000 meriterebbero di essere portati a calci in queste strutture, di essere presi per i capelli e costretti a guardare quello che il loro bieco oscurantismo li costringe ad ignorare, e cioè che i soldi dati alla Chiesa sono non solo il miglior investimento per il nostro povero ed ipocrita stato, ma anche una certezza che tali soldi vengano spesi al meglio per gli ultimi.
vedrete che il prossimo passo sarà: siccome le coppie omosessuali non possono avere figli e questo le discrimina rispetto alle coppie eterosessuali, allora lo Stato gli deve pagare tutte queste procedure di fertilità artificiale…
In realtà il fenomeno degli uteri in affitto rientra a pieno titolo nella propaganda femminista dell'”utero è mio e me lo gestisco io”. La differenza sostanziale è che le donne occidentali mercificano l’utero per aumentare il proprio tenore di vita, ovvero per ottenere beni superflui o per assecondare capricci, mentre le donne indiane sono spinte dalla necessità, dalla mera sopravvivenza.
Assomiglia un po’ alla differenza che esiste tra la prostituta costretta alla schiavitù e la escort di lusso. Il principio è il medesimo, la strumentalizzazione del corpo per fini economici, fino al caso estremo del suo sfruttamento quando il valore del corpo scema fino ad annullarsi o quasi (detto in parole povere una donna indiana vale molto meno di una donna europea o americana).
E questo valore è stabilito dalla legge della domanda-offerta propria del mercato, ovvero il valore del corpo femminile assegnato dal mercato è coerente con una discriminazione palesemente razzista. D’altronde il mercato è indifferente a qualsiasi etica, come sappiamo.
Dal ragionamento devi escludere le “amichette” del Berlusca.
Con lui e’ obbligatorio essere caste o verginelle.
Se no le femministe ti fanno una manifestazione in piazza.