Esiste davvero il “cervello gay”?

 

di Alberto Carrara*
*biotecnologo e neuroeticista

 

La giornalista Ann Landers, anni fa, lo assicurava e milioni di persone ci hanno creduto e continuano ad aver fede nelle certezza che: “si nasce gay”[1]. Ci chiediamo allora: vi sono dati empirici che la scienza possa fornire per dimostrare in modo apodittico tale affermazione? In sintesi: omosessuale si nasce o si diventa?

Questo studio riassuntivo vuole confrontare nel modo più obiettivo possibile i dati che la neuroscienza e la genetica forniscono sul questa tematica. Mi concentrerò prevalentemente sulla prima parte dell’ultima domanda: “omosessuale si nasce?”. Prima di trattare l’enigma se l’omosessualità sia una condizione determinata da fattori biologici, cioè, se sia una situazione compatibile con ciò che si suol denominare “normale” all’interno della stessa natura umana, bisogna premettere alcune distinzioni e chiarimenti utili.

Bisogna precisare che: una cosa è “sentire” una tendenza, altra cosa è “acconsentire” e assecondare tale tendenza mediante atti umani deliberati. Tutti gli studi scientifici condotti in materia di omosessualità per provare se tale condizione fosse determinata da fattori biologici e neurologici, hanno coinvolto persone che si definiscono “gay”, cioè individui che oltre a percepire una tendenza sessuale verso persone dello stesso sesso biologico, praticano atti omossessuali. In questo studio verrà presa in considerazione la tesi secondo la quale l’omosessualità praticata risulterebbe qualcosa di “normale e naturale” dato che corrisponderebbe a specifici fattori genetici e a particolari conformazioni della struttura del sistema nervoso, in particolare, del cervello. I dati empirici che verranno presentati, serviranno per verificare la veridicità di questo nuovo ambito del determinismo neuroscientifico che comprende la sfera dell’orientamento della sessualità umana.

“Il sistema nervoso, quale centro d’integrazione della vita istintiva, come pure del mondo emotivo ed affettivo, ha molto a che vedere con la sessualità e considerando il fatto che il comportamento sessuale dell’uomo e della donna sono distinti, bisogna supporre a priori che i centri nervosi sessuali presentano differenze in entrambi i sessi”, in questo modo formulava il problema un esperto[2]. Nel 1978 quattro scienziati del Dipartimento di Anatomia dell’Istituto di Ricerca sul Cervello dell’Università della California (USA), pubblicarono un articolo sulla prestigiosa rivista Brain Research nel quale veniva descritta una chiara diversità morfologica tra i due sessi, maschile e femminile, a livello cerebrale[3]. Questo fu uno dei primi lavori che volevano dimostrare scientificamente il dimorfismo sessuale localizzandolo a livello dei centri nervosi. I ricercatori affermarono di aver evidenziato il fatto che uno dei nuclei ipotalamici anteriori presentava, nel ratto, un volume maggiore nei maschi, rispetto alle femmine.

Simon LeVay, neuroscienziato del Salk Institute for Biological di San Diego (uno degli attivisti gay più famosi della California), pensò subito che questo dimorfismo sessuale potesse darsi anche nella specie umana e, nello specifico, nei maschi eterosessuali ed omosessuali. Così, nel 1991 pubblicò sulla prestigiosa rivista scientifica Science uno studio in cui si provava effettivamente che anche negli esseri umani, negli uomini, si manifestava lo stesso dimorfismo sessuale dimostrato nei ratti in modo tale che il nucleo 3 dell’ipotalamo anteriore aveva un’area quasi doppia nei maschi, rispetto alle femmine[4]. Nello stesso studio LeVay ricercò le dimensioni di questo nucleo in un gruppo di 27 gay deceduti a causa dell’AIDS. La sua conclusione fu che in questi soggetti l’area risultava essere minore (in volume) rispetto agli eterosessuali e appariva, sempre secondo LeVay, simile alle dimensioni dello stesso nucleo ipotalamico delle donne. LeVay affermò quanto segue: “questi risultati indicano che il nucleo ricercato presenta un dimorfismo in relazione all’orientamento sessuale, almeno negli uomini e suggerisce che l’orientamento sessuale abbia un sostrato biologico”.

Dal semplice suggerimento si passò presto a dichiarare il fatto: “l’omosessualità ha una base biologica”! Questi risultati vennero lanciati e propagandati dai gay e dalla stampa senza alcuna distinzione e con titoli clamorosi come il seguente: “LeVay e il suo gruppo hanno dimostrato la base neurologica della gaycità”. Queste interpretazioni, decisamente di parte e non prive di pregiudizi, dei risultati e la scarsa significatività statistica dei valori riportati dallo stesso LeVay, furono sufficienti per stimolare parte della comunità scientifica che rispose con una serie di articoli critici[5]. Effettivamente numerosi neuroscienziati non si spiegavano come LeVay, noto e rispettato ricercatore, avesse potuto pubblicare un lavoro del genere con una base scientifica così patentemente insufficiente per sostenere le conclusioni addotte. Il numero di casi studiati da LeVay, considerando la dispersione dei valori statistici ottenuti, era insufficiente a concludere qualsiasi cosa. In realtà, il nucleo ipotalamico in questione presentava in alcuni soggetti gay un’area simile in volume a quella di soggetti eterosessuali e, al contrario, in certi eterosessuali il volume dello stesso nucleo risultava poco più grande di quello delle donne. Si potrebbe anche ribattere che, mentre LeVay misurava le dimensioni del nucleo come elemento disciminativo, in realtà sarebbe stato meglio, cioè sarebbe risultato più specifico considerare il numero di neuroni o la cariometria.

Swaab e Hofman affermarono in modo chiaro e lampante che le osservazioni di LeVay non erano state ancora confermate, né risultava chiara il loro ruolo funzionale[6]. Così LeVay si vide obbligato a spiegare alla comunità scientifica che ciò che pubblicò corrispondeva solamente ad una piccola parte, ad uno studio iniziale che sarebbe proseguito nel tempo. Beh, sono trascorsi più di 10 anni da questa affermazione e la comunità scientifica sta ancora aspettando con ansia lo studio completo. Dopo due anni dall’intento fallito del dottor LeVay, che voleva dimostrare la base neurologica della “gaycità”, un altro dottore, Dean Hamer rese noto al pubblico i risultati della sua ricerca sul presunto gene responsabile dell’orientamento sessuale gay. Questi risultati furono ovviamente ripresi da LeVay che nel 1993 pubblicò un libro dal titolo emblemetico: “Il cervello sessuale”[7].

Dean H. Hamer, genetista dell’Isistuto Nazionele del Cancro negli Stati Uniti e, tra l’altro noto gay, affermò di aver trovato finalmente un gene localizzato sul cromosoma X, che avrebbe potuto essere il responsabile dell’omosossualità. Prima di pubblicare questo suo lavoro, Hamer iniziò a indagare il possibile carattere ereditario di questo orientamento sessuale. Studiando un’ampia popolazione, osservò che nelle famiglie in cui si avevano più di un figlio omosessuali, un numero significativo di zii della linea materna avevano anch’essi più di un figlio omosessuale. Ciò non avveniva con la stessa frequanza nella linea paterna. Questo fece pensare a Hamer che doveva esserci un gene localizzato sul cromosoma X che poteva essere “imputato” della tendenza omosessuale. Prendendo le mosse da questa ipotesi di lavoro, lo scienziato americano ricercò sul cromosoma X un gene o marcatore che presentasse qualche variante significativa correlata all’eterosessualità. Questa variante esiste, secondo Hamer, e si trova (in 33 casi su 40, dei soggetti reclutati da Hamer) nel marcatore denominato q28 che Hamer “ribattezzò” gene Xq28 affermando: “abbiamo dimostrato che una forma di omosessualità nei maschi si trasmette in modo preferenziale per via materna ed è legata geneticamente alla regione q28 del cromosoma X”[8].

Nel 1995 il gruppo di ricerca di Hamer pubblicò un nuovo studio similare sulla prestigiosa rivista Nature Genetics[9]. Per l’ennesima volta la stampa divulgò la notizia “scoop” come avvenne in precedenza con le ricerche infondate di LeVay. Nonostante ciò, all’interno della comunità scientifica, questi risultati non furono recepiti con lo stesso entusiasmo delle comunità ed associazioni gay, anzi, un clima di scetticismo pervase sumerosi studiosi e scienziati seri. In effetti, diversi scienziati, tra i quali spiccano George Rice, Carol Anderson e George Ebers della Western University (Ontario, Canada) e Neil Risch dell’Università di Stanford, cercarono di replicare lo studio di Hamer, cosa ovvia e abbastanza scontata per gli scienziati che ci seguono (la scienza positiva funziona così da secoli). I loro risultati vennero pubblicati 6 anni più tardi rispetto al lavoro di Hamer, sulla rivista Science, la stessa in cui, precedentemente Hamer aveva esposto le sue considerazioni scientifiche circa l’orientamento sessuale. La ricerca di questo gruppo di scienziati incluse un numero maggiore di coppie di fratelli omosessuali rispetto al campione considerato da Hamer (52 coppie, contro le 40 di Hamer). Le conclusioni però furono opposte: i risultati ottenuti non permettevano di concludere, dal punto di vista della significatività statistica, che tra gay si desse l’alterazione allelica indicata da Hamer. Questi autori concludevano il loro studio con queste parole: “questi risultati non supportano l’esistenza di un gene localizzato sul cromosoma X responsabile dell’omosessualità”[10]. Lo stesso Hamer dovette perciò smorzare le sue conclusioni iniziali.

Nello stesso anno in cui comparve il primo lavoro di Hamer sull’argomento (1993), William Byne e Bruce Parsons della Columbia University pubblicarono uno studio critico dei risultati dello stesso Hamer. Per Byne e Parsons, la ricerca e le conclusioni del lavoro di Hamer suscitavano numerosi sospetti, specialmente di manipolazione. Questi due scienziati affermarono che “oggigiorno non ci sono evidenze scientifiche che supportino una teoria biologica dell’omosessualità”[11].

Tale tendenza di alcune correnti gay di ricercare in modo sfrenato una giustificazione scientifica, sia biologica, come neurologica, dell’orientamento sessuale e dell’omosessualità, è stata messa in discussione e criticata dagli stessi omosessuali. Edward Stein, infatti, manifestó pubblicamente la sua sfiducia nei confronti di una ricerca smaniosa della base biológica dell’omosessualità che, dopo tutto, conduceva molti ricercatori gay a forzare le interpretazioni dei risultati ottenuti dalle loro ricerche[12]. Le ricerche di LeVay e di Hamer sono certamente tra le più famose e citate. Ci sono però altri filoni che considerano: il diametro della commissura anteriore del cervello, le impronte dattilari, la lunghezza dell’indice della mano e la sequenza di nascita. Tutte queste ricerche hanno in comune il fatto che considerano caratteristiche biologiche che insorgono prima della nascita, cioè che si vanno determinando durante lo sviluppo embrionale. Ciò dovrebbe portare alla dimostrazione, come sostengono ancora alcuni scienziati, che l’orientamento sessuale (omosessualità inclusa) venga determinato prima della nascita. Insomma, che sia un dato di natura: si nascerebbe con una certo e determinato orientamento sessuale. Questi studi, pubblicati su riviste scientifiche prestigiose, costituiscono un’ulteriore prova in favore del grande interesse, da parte di numerosi omosessuali, nel dimostrare che tale orientamento sessuale sia un qualcosa di biologico e congenito, in modo tale che qualsiasi tipologia di “discriminazione” risulti vessatoria e “omofoba”.

Recentemente sulla rivista Neuroscientist la scienziata cinese Ai-Min Bao e il ricercatore landese Dick F. Swaab hanno pubblicato un articolo nel quale si afferma un determinismo stretto, genetico, nei confronti dello sviluppo dell’orientamento sessuale umano. Tali scienziati affermano che “allo stato attuale, non vi sono prove che l’ambiente sociale post-natale abbia un effetto cruciale sull’identità di genere o nell’orientamento sessuale”[13]. Tali affermazioni, capovolgendo completamente la logica della scienza empirica, dimostrano l’incongrunza di pensiero che si nasconde dietro un’ideologica che viene spacciata per scienza seria. Questi ricercatori sembra che si siano dimenticati completamente, per un’amnesia, che le evidenze attuali seguono una tendenza opposta alla loro visione: sempre più i biologi molecolari stanno prendendo coscienza del fatto che i geni (meglio bisogna dire, le varianti alleliche dei geni) cooperano strettamente con l’ambiente circostante. L’importanza dei fattori cosiddetti epigenetici risulta cruciale e permette all’essere umano di “sfuggire” allo stretto determinismo biologico e neuroscientifico.

Al concludere questo studio sintetico di analisi eravamo partiti dal voler dimostrare la domanda: “omosessuali si nasce?”. Bisogna perciò affermare che oggigiorno non possediamo alcuna prova neuroscientifica, né genetica, che possa sostenere in modo credibile e scientifico la pretesa che l’omosessualità sia uno stato naturale dell’essere umano, al contrario, come si è cercato di dimostrare in questo breve contesto, esistono numerosi studi condotti sull’argomento dell’orientamento sessuale umano e vi sono abbontanti evidenze empiriche che negano l’esistenza di basi genetiche e neurologiche causali responsabili della cosiddetta “gaycità”. Non esiste neppure, il celebre “cervello gay” postulato da LeVay. Tutto ciò non esclude affatto che possano esserci fattori biologici, genetici e neurologici che possano fungere da cofattori che, insieme a molti altri di diverso genere, possano contribuire, anche in maniera sensibile, allo sviluppo di un certo orientamento sessuale. Ciò che sembra abbastanza chiaro è che, nel contesto dell’omosessualità, non ci troviamo davanti ad un determinismo neuroscientifico, piuttosto si dovrebbe parlare di condizionamento psicologico e, molto probabilmente, sociologico.

 

——————————————————-
Note
[1]. Cf. J. Reisman, Kinsey and the homosexual revolution, «Journal of Human Sexuality» 21, 1996, pp. 24-31.
[2]. L. M. Gonzalo Sanz, Entre libertad y determinismo. Genes, cerebro y ambiente en la conducta humana, Ediciones Cristiandad, Madrid 2007, p. 96.
[3]. R. A. Gorski, J. H. Gordon, J. E. Shryne, A. M. Southam, Evidence for a morphological sex difference within the medial preoptic area of the rat brain, «Brain Research» 148, 1978, pp. 333-346.
[4]. S. LeVay, A difference in hypothalamic structure between heterosexsual and homosexual men, «Science» 253, 1991, pp. 1034-1037.
[5]. D. F. Swaab, M. A. Hofman, Sexual differentiation of the human hypothalamus in relation to gender and sexual orientation, «Trends Neuroscience» 18, 1995, pp. 264-270.
[6]. Ibid.
[7]. S. LeVay, The sexual Brain, MIT Press, Cambridge, Massachusetts 1993.
[8]. D. H. Hamer, et al., A linkage between DNA markers on the X chromosome and male sexual orientation, «Science» 261, 1993, pp. 321-327.
[9]. S. Hu, A. M. Pattatucci, C. Patterson, L. Li, D.W. Fulker, S. S. Cherny, L. Kruglyak, D. H. Hamer, Linkage between sexual orientation and chromosome Xq28 in males but not in females, «Nature Genetics» 11,1995, pp. 248-256.
[10]. G. Rice, et al., Male Homosexuality: Absence of Linkage to Microsatellite Markers at Xq28, «Science» 23, 1999, pp. 665-667.
[11]. W. Byne, B. Parsons, Human sexual orientation, «Arch Gen Psychiatry» 50, 1993, pp. 228-239.
[12]. L. M. Gonzalo Sanz, Entre libertad y determinismo…, p. 100.
[13]. A-M. Bao, D. F. Swaab, Sex Differences in the Brain, Behavior, and Neuropsychiatric Disorders, «Neuroscientist» 16, 2010, pp. 550-565.

93 commenti a Esiste davvero il “cervello gay”?

  • Andrea ha detto:

    Io non so se ne rendano conto, ma queste loro teorie ricordano molto da vicino quelle di uno dei più feroci persecutori di omosessuali mai vissuti, “baffetto”, avete presente? Ecco, tanto per dire quanto gli estremi si tocchino…

    Inoltre non vorrei dire, ma metti che queste ricerche finiscano in mano a qualcuno che razzista verso gli omosessuali sia davvero, magari qualche califfo od ayatollah, dopo? Non sarebbe un gran brutto autogoal?

    • Francesco Santoni ha detto:

      Mi è capitato infatti una volta di sentire una stupida battuta di Luxuria che diceva più o meno così: “Se si scoprisse il gene gay pure Benedetto XVI diventerebbe favorevole all’aborto”. Il poverino è talmente ingenuo e sprovveduto da non capire che se si scoprisse veramente il gene gay, sarebbe proprio lui il primo a dover diventare contrario all’aborto quando, senza dubbio, si comincerebbe ad abortire legalmente gli omosessuali in nome della libertà di scelta della donna.

      • Piero ha detto:

        e’ ovviamente una scusa per non dover ammettere che e’ solo uno stato mentale e non la natura che “obbliga” ad essere gay.

        E’ come Jessica Rabbit: e’ che li disegnano cosi’ 😉

        • Andrea ha detto:

          Non mi risulta che In natura esista alcun comportamento obbligatorio.

          • Piero ha detto:

            e allora perche’ i gay che appoggiano il “gene gay” (tra cui Brain) dicono che non possono farne a meno?

            Quindi le cazzate meccanicistiche per cui quello ammazza perche’ “e’ nella sua natura”, quello tradisce “perche’ e’ nella sua natura”, quello cosi’, quello cosa’ per via dei “geni”, sono appunto cazzate?

            • Andrea ha detto:

              chiedilo a loro, io mica sono gay.
              Non giudico i gay in base ai motivi per cui si ritengono gay.
              se uno ammazza un altro non lo giudico in funzione di quale sia la componente istintiva che ha dettato l’azione, giudico gli effetti dell’azione e basta.

              che l’uomo abbia l’istinto di sentirsi attratto da altre donne credo sia innegabile. Se poi si decide tutti insieme che in una società moderna due persone che decidono di impegnarsi reciprocamente debbano essere “punite “se vengono meno al loro impegno (almeno prima di averlo sciolto con le corrette procedure), ci sta tranquillamente, è così per la maggior parte dei contratti.

              che il tradimento sia nella natura umana (ossia che vi sia un’istinto a tradire, che viene poi più o meno sedato in virtù di criteri morali e sociali) credo sia innegabile. Oppure ritieni che il tradimento sia una malattia da cui si può guarire?

    • Alèudin ha detto:

      sono domande lecite, più volte ho domandato ai difensori dell’aborto: “Se un giorno scopriamo il gene gay riterrete lecito per una coppia abortite il feto perchè omosessuale?”

      mai avuto risposta.

      Personalmente non credo che l’omosessualità sia genetica ma se si avverasse l’argomento della mia domanda un giorno avremo la paradossale situazione in cui saranno i pro-life a combattere affinchè gli omosessuali abbiano il diritto di nascere, giustamente.

      • Andrea ha detto:

        “Se un giorno scopriamo il gene gay riterrete lecito per una coppia abortite il feto perchè omosessuale?”

        per quanto mi riguarda la risposta è si.

        A questo punto speriamo che si scopra che lo sia, vedrai che l’effetto negativo sui gay dell’incremento degli aborti per le motivazioni che adduci, sarà ampiamente compensato negli effetti dalla riduzione dei tentativi di curare quelli che nascono….

        Insomma la scoperta del gene gay, probabilmente migliorerebbe la vita ai gay e ai loro genitori.Da un lato quelli che nascono non sarebbero trattati come malati, dall’altro i genitori non preparati e non disposti potrebbero evitare d’avere un figlio gay.

  • Brain ha detto:

    Questo a dir poco discutibile articolo si conclude affermando che “nel contesto dell’omosessualità, non ci troviamo davanti ad un determinismo neuroscientifico, piuttosto si dovrebbe parlare di condizionamento psicologico e, molto probabilmente, sociologico.”

    Oh, certo…immaginatevi di essere omosessuali in Iran, pronti per essere mandati sulla forca a causa del vostro orientamento sessuale. E pensare da quali condizionamenti psicologici e sociologici possono essere stati “condizionati” questi uomini impiccati per ‘trasformarli’ in omosessuali…

    http://physiciansforhumanrights.org/blog/irans-barbaric-execution-of-three-gay-men-signals-dangerous-direction.html

    • Alèudin ha detto:

      l’articolo semplicemente dice che non sappiamo il perchè dell’omosessualità, non capisco perchè tu lo ritenga discutibile.

      Sul resto del tuo commento siamo tutti d’accordo nel condannare qualsiasi forma di violenza ovviamente, non solo sui gay.

      • Brain ha detto:

        Aleudin ti invito a rileggere la parte finale dell’articolo. Prima “non esclude affatto che possano esserci fattori biologici, genetici e neurologici che possano fungere da cofattori” ma poi suggerisce al lettore che l’omosessualità sarebbe piuttosto la risultanza di “un condizionamento psicologico e, molto probabilmente, sociologico.”

        Dal che nasce la mia domanda: mi piacerebbe davvero sapere, e vedere indicati, quali sarebbero i condizionamenti psicologici e sociologici che spingano una persona verso l’omosessualità in Paesi come quelli nei quali vi è una fortissima repressione politica, culurale e religiosa su certi temi, Paesi nei quali per questo modo di essere si finisce sulla forca.

        E’ solo una domanda. Se qualcuno, compreso l’auore dell’articolo (che suppongo sia quello ritratto nel foto), ha delle ipotesi di risposta le esponga pure.

        • Francesco Santoni ha detto:

          La tua obiezione perde molta forza se consideri che indubbiamente Cristiani non si nasce. Ma allora “quali sarebbero i condizionamenti psicologici e sociologici che spingono una persona verso la FEDE CRISTIANA in Paesi come quelli nei quali vi è una fortissima repressione politica, culturale e religiosa su certi temi, paesi nei quali per questo modo di essere si finisce sulla forca”?

          • Pino ha detto:

            infatti chissà quale è la pressione psicologica e farsi cattolici in Cina o Vietnam

          • Brain ha detto:

            Francesco, ti prego di non saltare di palo in frasca. Il tema dell’articolo è ben chiaro sin dal titolo: “Esiste davvero il cervello gay?”, e non “Esiste davvero il cervello Cristiano?”. Vediamo una volta tanto di non andare off topic.

            La mia è una domanda, mi pare lecita, dalla quale dipende la credibilità dell’assunto dell’intero articolo. Mi sai rispondere?

            • Piero ha detto:

              certo che lo devi avere “nei geni” l’abilita’ di autocontraddirti sempre e di fare brutte figure:
              https://www.uccronline.it/2012/07/24/maggioranza-di-italiani-59-contraria-a-riconoscimento-coppie-gay/#comment-82694

            • Francesco Santoni ha detto:

              La tua domanda è lecita, ma come si evince anche dal tuo primo intervento essa sottende un’obiezione che è la seguente: se l’omosessualità fosse il risultato di condizionamenti psicologici e sociologici, allora non dovrebbe svilupparsi nei paesi in cui essa è profondamente stigmatizzata e addirittura violentemente repressa. Ma dal momento che gli omosessuali sono presenti anche in tali paesi allora, secondo il tuo ragionamento, nell’omosessualità deve esserci qualcosa di naturale e di innato, contrariamente a quanto si sostiene nell’articolo. Questo ragionamento è lecito, ma è contraddetto appunto dall’esperienza dei Cristiani perseguitati. Insomma seguendo la tua linea io potrei sostenere che essere Cristiani sia naturale ed innato, altrimenti non ci sarebbero nei paesi dove il Cristianesimo è stigmatizzato e perseguitato.

            • Giovanni Pastormerlo ha detto:

              Brain, Francesco ti ha risposto nel modo più opportuno facendoti notare che si può assumere un certo comportamento -l’essere cristiani o l’essere omosessuali- anche in contesti avversi, come quelli da te ipotizzati.

              • Francesco Santoni ha detto:

                Del resto si potrebbe fare anche la semplice domanda: la pena di morte, e quindi la prospettiva di finire giustiziati, riduce la criminalità? Perché se non sbaglio l’esperienza insegan che la pena capitale non abbia mai avuto effetti del genere.

              • Brain ha detto:

                No, cari Francesco e Giovanni, le vostre risposte sono del tutto inconvincenti. Gli omosessuali sono sempre sempre esistiti, in tutti i tempi, in tutti i continenti, mentre per essere cristiani (come per tutte le religioni) c’è sempre bisogno di qualcuno che ti “introduca” al tutto. Mi spiego meglio. Tutte le religioni per “innescarsi” hanno bisogno di una narrazione, di qualcuno che racconti un evento soprannaturale/miracoloso che dovrebbe dimostrare l’esistenza di un Essere Superiore. Questo racconto (al quale c’è chi crede e chi non crede) viene poi diffuso, attraverso dei mezzi di comunicazione. Nei tempi antichi questi media consistevano fondamentalmente o in testi scritti (le cosiddette “sacre scritture”) o in persone che andavano in giro a diffonderle (ovvero i vari predicatori e/o profeti tra i quali, storicamente, Gesù). Il cristianesimo era inesistente in tutto il mondo, dove si avevano casomai altre forme di adorazione superstiziosa nei confronti di “dei” che spesso rappresentavano elementi del cielo (il sole, la luna ecc) e della terra (il mare, i vulcani ecc). La religione cristiana per espandersi ha avuto bisogno dei missionari e degli evangelizzatori, che furono mandati in giro per il mondo per indottrinare altri popoli e a diffondere “il Verbo”, la “buona novella”. Quando questi missionari, armati delle loro “sacre scritture”, arrivarono nei vari continenti, anche quelli più lontani, anche quelli che non avevano mai avuto nessun contatto tra di loro, tra le altre cose che cosa trovarono? Trovarono, sempre e già presente, una certa porzione della popolazione che era omosessuale. Le persone gay, lesbiche, bisessuali e trans erano già lì (e ovviamente furono prontamenti bollati come abominevoli peccatori, da biasimare ed emarginare, ma lasciamo perdere questo aspetto che ci porterebbe OT).

                Insomma se il condizionamento psicologico (l’allettante promessa di un Padre celeste che si prende cura di te e di una vita eterna dopo la morte) e sociologico (l’attrattiva di far parte di un gruppo selezionato che grazie al “dono della fede” si salverà e vivrà per sempre alla fine dei tempi) spiegano benissimo il cristianesimo e tutte le religioni monoteiste, anche in contesti avversi, essi non spiegano affatto l’omosessualità, come invece teorizza chi ha scritto questo articolo.

                • Francesco Santoni ha detto:

                  Sei uscito completamente dal seminato. Io non ho parlato semplicemente di contesti culturali diversi. Io ho parlato di contesti culturali violentemente avversi al Cristianesimo. Ed in tali contesti l’alternativa alle “promesse” del Cristianesimo è sempre presente. L’attrattiva di un paradiso non è un’esclusiva dei Cristiani.

                • Francesco Santoni ha detto:

                  Ed inoltre devi tener presente che l’articolo principalmente mostra come qualsiasi tentativo di trovare una base fisiologica all’omosessualità sia indiscutibilmente fallito, ed è solo per questo che alla fine ipotizza ragioni psicologiche e sociologiche

                  • Brain ha detto:

                    Francesco, intanto ti ringrazio per il tono, civile e di confronto invece degli stranazzamenti isterici e adolescenziali di ‘altri’.

                    Sul fatto che l’attrattiva di un luogo eterno e paradiasiaco non sia esclusiva dei Cristiani non l’ho mai messo in dubbio, rientra infatti nelle caratteristiche di conforto e speranza (caratteristiche che si per se ritengo comprensibili) che sono comuni alle varie religioni monoteiste, che – se esaminate – “funzionano” un po’ tutte allo stesso modo.

                    Una precisazione sul tuo secondo punto, dove sostieni che l’articolo mostri “come qualsiasi tentativo di trovare una base fisiologica all’omosessualità sia indiscutibilmente fallito”. Mi sembra che stai tirando troppo la corda 🙂 infatti l’autore dell’articolo, pur ‘suggerendo’ in conclusione in “condizionamenti” psicologici e sociali, non puo’ fare a meno di ammettere che “Tutto ciò non esclude affatto che possano esserci fattori biologici, genetici e neurologici che possano fungere da cofattori” e “che (…) possano contribuire, anche in maniera sensibile, allo sviluppo di un certo orientamento sessuale.”

                    • Brain ha detto:

                      Mi scuso per gli errori di battitura. Preciso meglio il primo punto. Il fatto che l’attrattiva di un luogo eterno e paradiasiaco non sia esclusiva dei Cristiani non l’ho mai messo in dubbio, rientra infatti nelle caratteristiche di conforto e speranza (caratteristiche che si per se ritengo comprensibili) che sono comuni alle varie religioni monoteiste, che – se esaminate – “funzionano” un po’ tutte allo stesso modo. E’ ovvio che queste “attrattive” funzionano perfettamente anche in contesti culturali violentemente avversi a questa o quella religione.

                    • minstrel ha detto:

                      Brain: è consolatorio per chi non ha fede credere che la fede sia consolatoria.

                    • Andrea ha detto:

                      “è consolatorio per chi non ha fede credere che la fede sia consolatoria”

                      certo, anche i non credenti sono altruisti, e quando vedono che un credente è consolato e quindi ritiene di stare meglio di quanto non starebbe comportandosi altrimenti, sono contenti per lui.

                    • Fede_81 ha detto:

                      Ha ragione Andrea, l’ateo non può fare altro che invidiare chi ha fede. Può al massimo , come dice giustamente lui, essere contento per il credente. D’altra parte gli studi sono chiari: https://www.uccronline.it/2010/08/10/la-fede-cristiana-rende-piu-felici-intelligenti-e-sani-psico-fisicamente/

                    • Jacques de Molay ha detto:

                      certo, anche i non credenti sono altruisti, e quando vedono che un credente è consolato e quindi ritiene di stare meglio di quanto non starebbe comportandosi altrimenti, sono contenti per lui.

                      Andrea, questa volta sono io che devo chiederti di non generalizzare…

                    • Andrea ha detto:

                      Fede: Non c’è necessariamente invidia nel compiacersi dell’effetto consolatorio di uno stato mentale.

                      Jacques: ok applichiamolo solo a chi condivide il mio ragionamento, del resto sarebbe altrettanto irreale pensare che tutti i credenti siano altruisti.

                      “alcuni non credenti sono altruisti, e quando vedono che un credente è consolato e quindi ritiene di stare meglio di quanto non starebbe comportandosi altrimenti, sono contenti per lui”

        • Piero ha detto:

          basta semplicemente guardare la TV!
          Essere gay e’ fico, e’ ganzo, lo sono moltissimi attori di Hollywood, cantanti, nei film il gay e’ sempre il piu’ saggio, il piu’ sensibile, il piu’ bravo

          • Brain ha detto:

            E questo secondo te ‘trasforma’ le persone in omosessuali??? E in Paesi come l’Iran, o l’Uganda, dove si va in galera o peggio? ma per piacere…

            • Giovanni Pastormerlo ha detto:

              Non è detto che tutto sia bianco o nero…certamente dieci anni fa le veline in televisione non si davano il bacio saffico, oggi si perché va di moda.

            • Piero ha detto:

              io mi riferivo ai paesi moderni (grazie al Cristianesimo).
              Quindi la domanda fatta da Francesco ha ancora piu’ valore: risponderai o come al tuo solito, di fronte a lui scapperai come hai fatto sempre?

            • Piero ha detto:

              esiste o non eiste il “gene gay”?
              E se esistesse, una donna che porta in grembo un bambino con il “gene gay” potrebbe abortirlo liberamente?
              vediamo come ne esci ora…

          • Andrea ha detto:

            Essere donna è fico, è ganzo lo sono moltissime attrici di hollywood, cantanti, nei film la donna è sempre più saggia più sensibile e più determinate più discriminata…

            qualcosa di femminile sti gay dovranno pure averlo in fondo…

            E gli stilisti gay, secondo te sono effetto della discriminazione della lobby della moda nei confronti degli stilisti etero? Oppure vi è una qualche correlazione statistica tra il tipo di sensibilità che il settore richiede ed altri aspetti del comportamento umano?

            • Piero ha detto:

              Essere donna è fico, è ganzo lo sono moltissime attrici di hollywood, cantanti, nei film la donna è sempre più saggia più sensibile e più determinate più discriminata

              Non e’ affatto vero

              qualcosa di femminile sti gay dovranno pure averlo in fondo

              E certo, se fanno finta di essere donne…

              E gli stilisti gay, secondo te sono effetto della discriminazione della lobby della moda nei confronti degli stilisti etero?

              Su questo io ho una mia personalissima teoria: e’ che quando ne vedi cosi’ tanta, 😉 , poi va a finire che non ti piace piu’, come il pizzaiolo che non gli piace la pizza, o il pastore a cui non piace la ricotta… Vedi per esempio Ricky Martin, o George Clooney, o Fabrizio Corona… 😉

        • Piero ha detto:

          insomma c’e’ o non c’e’ per te questo “gene gay”?

        • lorenzo ha detto:

          Perché non dai libero sfogo al tuo razzismo?
          Perché non dici chiaramente che l’autore dell’articolo, essendo un sacerdote, non capisce un tubo?

    • Giovanni Pastormerlo ha detto:

      Difficile che sia “a dir poco discutibile” dato che si basa su dati e studi verificabili. Oppure tu questa notte hai scoperto in te stesso il gene gay? Allora cambierebbe tutto…

    • lorenzo ha detto:

      Premessa la mia profonda contrarietà alla pena di morte, mi vorresti, di grazia, spiegare perché il ragionamento che fai per gli omosessuali non dovrebbe essere valido anche per gli spacciatori di droga e per gli assassini giustiziati in Iran? Non potrebbero essere le loro pulsioni frutto di natura come quelle che tu ritieni spingano gli omosessuali ad essere tali? Non vorrai essere razzista nei loro confronti?

  • Pino ha detto:

    non ho mai capito perchè un gay che è libero di comportarsi come meglio crede debba cercare una giustificazione, una sorta di patentino, di normalità. Evidentemente l’omosessuale, nel suo inconscio, capisce di avere un problema che apparentemente nega di avere, e quindi per esorcizzare il problema ricerca giustificazioni oggettive al suo stato che allo stato attuale della scienza non esistono. L’ossessiva ricerca di giustificazioni dovrebbe far riflettere sull’equilibrio psicologico di queste persone. Evidentemente non vivono affatto in modo sereno la loro condizione omosessuale.

    • Piero ha detto:

      e’ vero. Cercano inconsciamente di apparire “normali” per autoassolversi.
      Percio’ non si fermeranno MAI fin quando non otterranno con le buone o con le cattive il matrimonio in chiesa (magari con il velo bianco) e l’adozione.
      Per puro narcisismo.

      • lorenzo ha detto:

        Credo il loro ideale sia Nerone: prima sposò Sporo facendo la parte del marito, poi sposò Doriforo facendo la parte della moglie.

      • Eli vance ha detto:

        Poco da ridere a mio avviso. In alcune chiese protestanti è possibile e questo intuitivamente evidenzia come la lontananza dalla Chiesa Cattolica possa portare a contraddire la Bibbia anche nei passi fondamentali. Fortunatamente queste sono solo eccezioni all’interno del variegato mondo protestante.

  • Eli vance ha detto:

    Un possibile condizionamento all’essere gay lo si può notare sugli episodi di bullismo a scuola o nel vicinato. Nella mente del ragazzino delle elementari, uno magari introverso che viene preso un giro, può eguagliare l’identità maschile col fare il bullo, il che, per una persona normale (cioè che odia l”essere bullo” e cio che egli fa), è vergognoso, pensare che l’autentico maschio debba comportarsi da odioso bullo, (ma se questi sono gli esempi che trova non gli si può dare torto). Da questo contesto di confusione cognitiva poi l’adulta possibilità di essere gay esplicitamente si può inserire con più facilità e condizionare il soggetto, che cerca quindi la sua identità nell’universo non maschile e quindi non cerca una femmina. Esempio un eventuale e successivo interessamento al sesso femminile viene visto dal soggetto come un trauma in quanto avvicina all’ideale di “maschio” che si è fatta in precedenza, per cui cercherà di esorcizzare quell’interesse, se non concepire una femmina come la fonte del male “bullesco” (ed è vero che molti ragazzini bulli sono condizionati dalla loro fidanzatine).
    Nell’epoca adulta il substrato da bambino di fatto rimane, si pensa a quante sono le fobie adulte che si scopre, attraverso psicanalisti, dipendere da traumi subiti da bambini.
    E’ un ipotesi, che per sua natura non si applica a ogni gay, che ha una storia psicologica e sociologica a sè, e volendo nemmeno verificabile in quanto l’adulto non si ricorda dei processi cognitivi da bambino (a parte poi che non lo ammetterebbe)quindi va presa per quello che è.
    Decisamente quindi più sostanzioso l’articolo che ben evidenzia l’evoluzione dei tentativi scientifici studi fatti per giungere al “cervello gay”, complimenti dunque all’autore.

  • Enrico da Bergamo ha detto:

    1)Il primo studio di LeVay sul cervello degli omosessuali morti di AIDS ha comparato cervelli di eterosessuali morti di AIDS o do altre cause?

    2) Se io dovessi sempre acconsentire le mie tendenze tempo fà accanto a mè in metro si è seduta una modella che mi piaceva ed io non l’ho violentata ho commesso violenza su mè stesso allora?

    3) Se l’omosessualità è innata come si spiegano i casi Cecchi Paone che si sposano con donne fanno sesso con piacere con la stessa e poi cambiano idea?

    • Antonio72 ha detto:

      Enrico

      Il punto 2) è interessante alla luce del comandamento di non desiderare la donna d’altri. Mettiamo che quella modella è notoriamente sposata: l’avresti forse desiderata di meno? In altre parole, noi uomini possiamo padroneggiare certamente le nostre azioni, ma i desideri? Se lo potessimo i sogni non esisterebbero affatto. Mettiamo che conoscendo lo stato civile di quella modella, non gli avresti degnato neanche di uno sguardo per evitare di trasgredire il comandamento.
      Con molto probabilità te la saresti sognata di notte, in relazione al livello raggiunto dal tuo grado di desiderabilità (allora in un certo senso avresti ragione: hai commesso una sorta di violenza su te stesso).
      A sostegno di questa evidenza umana (perchè per me è un’evidenza) esistono degli studi neuroscientifici che lascio approfondire eventualmente al prof. Carrara.
      Una cosa è certa: nel dimorfismo neurologico sessuale di cui si dice, nel caso del cervello maschile il sesso è abbastanza importante.
      In definitiva, almeno secondo me, per un uomo quel comandamento è impossibile da rispettare.

      • Eli vance ha detto:

        C’è un esegesi che considera il “desiderare” ebraico come il “predisporre un piano concreto” al fine di ottenere la cosa desiderata, quindi un accento leggermente diverso. Ad ogni modo il desiderare va secondo me distinto fra una parte conscia da una inconscia come il sogno.C’è differenza tra l’emozione immediata e il rendersi conto del proprio stato emozionale e quindi perseverare in questo, capisci che diventa una cosa ben conscia se uno fantastica su di essa continuamente, non può non accorgersi, e le seconda essendo intenzionale coinvolge anche il peccato. Poi sono valutazioni: secondo me è possibile con la perseveranza allenarsi a capire quando si fantastica e quando si è nella realtà, e quindi ridurre lo stato di desiderio “conscio”, ovvio che se uno è scoraggiato e si sente in un certo senso “maledetto e posseduto dalla carne” non arriverà mai a simili risultati.
        Sulla violenza su se stessi o non è spiegato chiaramente o non ho capito nulla (probabile): intendi dire che sognare o non acconsentire al desiderio di possedere la modella sia far violenza a se stessi?

        • Antonio72 ha detto:

          C’è un esegesi per tutto. Per me resta il fatto che il comandamento così come è espresso (in italiano) non sia compatibile con la natura dell’uomo.
          Se per es. fosse scritto non perseverare nel desiderio, potrei essere d’accordo, ma è evidente che i desideri siano in gran parte di origine inconscia. Tra l’altro non è detto che la donna debba essere o apparire come una modella per desiderarla. Il desiderio deve avere un’origine inconscia biologica per la semplice ragione che se non l’avesse non staremmo qui a parlarne.
          Si potrebbe anche rovesciare la questione, che è poi la più diffusa: per l’uomo sposato tutte le donne sono d’altri in atto o in potenza. Quindi nel caso specifico è irrilevante che la modella sia sposata.
          La violenza risiede nel fatto che l’uomo, essendo predisposto biologicamente soprattutto a livello neurologico, a possedere fisicamente più donne (e non solo in sogno, ma nella realtà) deve opporre una forza che provenga da altro. Mettiamo il caso pratico di un uomo che nel vedere una donna la desideri, ovvero in termini biologici che il suo cervello sia inondato da una certa sostanza chimica che chiamo per comodità X. E’ ovvio che l’uomo deve arginare o inibire la sostanza X con un’altra sostanza che chiamerò Z.
          Ma è proprio il fatto che la sostanza X venga rilasciata automaticamente nel cervello dell’uomo alla vista di una donna che lo attrae che lo rende ciò che è, ovvero un uomo. Quindi l’uomo non potrà mai annullare l’effetto della sostanza X non più di quanto possa controllare l’apertura della propria pupilla. Potrà invece rilasciare successivamente ed intenzionalmente la sostanza Z che inibisca la X. Questo problema, almeno secondo la neuroscienza, è tutto maschile in quanto attiene alla struttura morfologica del cervello del maschio.

          • lorenzo ha detto:

            “…ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla {τὸ ἐπιθυμῆσαι αὐτὴν}, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.” (Mt 5.28)
            Il verbo greco reso in italiano con desiderare è: ἐπιθυμέω (epithumeô), che è un verbo composto dall’avverbio in funzione di radice rafforzativa ἐπί (epi) e dal sostantivo θυμός (thumos) che significa passione, ardore, rabbia repentina, vino che infiamma la mente e spinge il bevitore alla pazzia.
            Come vedi Eli ha perfettamente ragione quando afferma che il desiderare dei Vangeli non è la semplice fantasia passeggera di una cosa , ma la brama di possedere, quello struggersi e vagheggiare che, se alimentato, come un tarlo ci rode dentro.

            • Antonio72 ha detto:

              A me paiono invece dei chiari sintomi di ciò che definiamo innamoramento che è poi anche la brama di possedere una donna in particolare.
              La domanda è: può l’uomo razionalmente annullare una fase necessaria all’evoluzione biologica che gli è connaturata?
              Qui si parla esplicitamente di “non desiderare”, ma il desiderio come già detto non può essere preventivato e quindi non è possibile nemmeno impedirne l’insorgenza.
              Sarebbe corretto dire: “reprimi il desiderio di possedere la donna d’altri”. Ma si può reprime solo qualcosa che è già presente.
              Il fatto è, secondo me, che le passioni di quei tempi erano talmente coinvolgenti e totalizzanti (basta pensare allo stile di vita pagano) che sono inconcepibili per l’uomo moderno civile ben attrezzato a reprimere e controllare le proprie passioni. Anzi, talvolta appare esageratemente ingessato, tanto da considerare la passione sempre qualcosa di negativo, da evitare a tutti i costi.
              Quindi, anche ammettendo che il tono perentorio di quel comandamento ben si adattava a quel determinato periodo storico, alla luce delle nuove evidenze scientifiche e psicologiche, è palesemente scorretto.

              • lorenzo ha detto:

                La Treccani ( http://www.treccani.it/vocabolario/desiderio/ ) definisce il desiderio come: “Sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale”.
                Come vedi, non è il puro e semplice vedere una cosa o una persona, apprezzarne l’utilità o la bellezza e considerarla desiderabile, ma e la spinta a possederle senza minimamente curarsi della sua liceità o meno.

                I sinonimi posso aiutare a capire meglio il concetto:
                Desiderio: voglia, volontà, brama, bramosia, sogno, fantasia, aspirazione, vaghezza.
                Desiderabile: bello, piacevole, gradevole, attraente, incantevole, amabile, allettante, eccitante.

                Per favore, non far dire ai Sacri Testi cose che non vogliono assolutamente dire: l’apprezzamento per le cose belle e piacevoli è una lode al suo Autore; la brama di possedere ciò che non ci è lecito porta solo danni.
                In pratica i passaggi sono questi: vedo o penso a qualcosa, ne apprezzo l’utilità o la bellezza, analizzo la liceità o meno di entrarne in possesso, se giudico che la cosa è lecita persevero, altrimenti rinuncio, cerco di mettermi l’animo in pace e faccio bene, oppure sogno e cerco di ottenere ugualmente ciò che non mi è lecito, e questo è quello che i Vangeli condannano.

                • Antonio72 ha detto:

                  Quindi, fammi capire…non sarebbe lecito che l’uomo desideri (brami, aspiri, fantastichi, sogni, voglia, ecc..) una donna, nemmeno se un giorno, quella donna, diventerà sua moglie?
                  E per quale ragione questo meccanismo necessario inconscio e biologico dovrebbe arrestarsi dopo il matrimonio con la donna che diventerà sua moglie? O meglio, se cossì fosse, come si potrebbe mai corteggiare una donna affinchè divenga la propria sposa?

                  • Piero ha detto:

                    ti sei scordato la parte fondamentale: “(…) d’altri

                  • lorenzo ha detto:

                    Hai tralasciato un piccolo passaggio: … ne analizzo la liceità…
                    Tornando alla frase del Vangelo, quale adulterio può commettere un maschio non sposato che desideri una donna non sposata?
                    Non credi sia differente desiderare una donna non sposata, una donna sposata ad un altro o, se sposati, continuare a desiderare la propria moglie?

                    • Antonio72 ha detto:

                      Ma il giudizio morale, in questo caso, viene sempre dopo il desiderio. Non credo che il desiderio faccia differenza se la donna sia sposata o meno, fidanzata o single, sia la moglie o non lo sia, ad eccezione dei consanguinei più stretti.
                      Secondo me la maggior parte delle separazioni, anche se in apparenza non lo dimostra, avviene proprio per questa ragione. Non è che il cristianesimo ha cancellato il desiderio, ma come già detto, lo ha represso ed in parte sublimato. Il desiderio non può essere cancellato.

                    • lorenzo ha detto:

                      @Antonio72
                      “…Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo»…” (Mc 7.20-23)

                      Quando io guardo una donna che mi piace, la cosa è perfettamente neutra fino a quando il cuore non inizia a crogiolarsi nell’elaborazione dei desideri più fantasiosi.
                      Se entrambi siamo liberi, la cosa non reca danno a nessun legame.
                      Se c’è di mezzo un legame coniugale, può essere l’inizio della fine di quel matrimonio.
                      Il cristianesimo non ha ne represso ne sublimato il desiderio, ma ha semplicemente affermato quello che anche tu hai fatto notare: “…la maggior parte delle separazioni, anche se in apparenza non lo dimostra, avviene proprio per questa ragione”.
                      Non credi anche tu che l’adulterio non sia altro che la logica conclusione di un desiderio assecondato e coltivato nel proprio cuore?
                      Ecco allora che quando Gesù ha pronunciato le parole: “…chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore…”, è come se avesse detto: coltivare nel proprio cuore il sogno di commettere adulterio e commetterlo veramente è, se non si frappongono ostacoli, solo questione di tempo.

                    • Antonio72 ha detto:

                      @lorenzo

                      Quando scrivi: “Quando guardo una donna che mi piace, la cosa è perfettamente neutra” dichiari una palese contraddizione. Sarebbe neutra se quella donna ti restasse indifferente, ma se ti piace significa inevitabilmente che quella donna ti ha colpito. Mettiamo che la cosa sia reciproca, ovvero che quella donna contraccambi il tuo interesse. E’ stato appurato, direi scientificamente, che le donne inviano dei precisi segnali (inconsci) all’uomo verso cui provano interesse. E che l’uomo li recepisca e, talvolta, agisca di conseguenza, ovvero tenti l’approccio diretto. E tutto questo avviene ancor prima che i due si scambino una sola parola, ovvero che qualcuno sappia qualcosa dell’altra/o, e quindi anche se sia sposata/o o meno.
                      Questa è la fase che definisco del desiderio, in gran parte biologica/inconscia e che naturalmente non esaurisce i rapporti umani, dato che subito dopo intervengono fattori culturali ad inibire o addirittura evitare situazioni non considerate moralmente accettabili. L’uomo si avvicina, credendo ingenuamente di rispondere ad un invito esplicito, e la donna, già sposata o impegnata, lo respinge educatamente. Ciò non significa affatto che la donna non abbia desiderato quell’uomo e naturalmente viceversa.
                      Ed il desiderio affiora alla coscienza, (la donna sa di essere desiderata e di desiderare), mentre i segnali restano inconsci (ricordo che l’uomo è ancora un animale prevalentemente visivo).
                      Questi giochi amorosi possono protrarsi o abortire sul nascere in relazione alle caratteristiche personali e quindi alla cultura di appartenenza dei due.
                      Ma se la pressione culturale, in particolare il giudizio morale viene alleggerito, ecco allora che, ed è proprio il caso di dirlo, la natura segue il proprio corso.
                      Ricordo che l’adulterio fu derubricato da reato a peccato, ed il sentimento di illeicità del peccato, in un mondo largamente secolarizzato, si è molto affievolito, soprattutto dopo la rivoluzione sessuale femminile. In realtà a quasi tutti, spesso anche i credenti, considerano il peccato come qualcosa di inevitabile, o addirittura ineluttabile.
                      L’adulterio non è mai stato estraneo all’architettura biologica dell’uomo e alle sue consuetudini, più o meno celate o malcelate. La novità è venuta con l’emancipazione sessuale della donna in cui il corpo femminile da involucro riproduttivo, è stato promosso (o degradato, a seconda) a strumento di piacere per la donna stessa. In libreria si vedono spesso dei veri e propri manuali femminili per adescare uomini, anche sposati, anzi soprattutto sposati. Dei veri e propri bignami dell’adulterio. Io credo che se si indagasse bene la causa di quasi tutte le separazioni e divorzi sia da imputare alle “donne d’altri”.

      • Enrico da Bergamo ha detto:

        1)Certamente l’avrei desiderata lo stesso anche se già sposata in chiesa, stà alla mio libero arbitrio gestire le mè stesso. In definitiva se io avessi attacato discorso con lei ed visto qualora vi fossero state le condizioni continuato il discorso con lei, senza porarmela a letto, con finalità”matrimoniali” certament non avrei peccato a mio parere. Instaurare una corretta relazione con una donna partendo anche dalla parte sessuale non credo sia peccato.
        2)In merito al comandamento io penso che se una raccontasse al confessore ho visto una donna e mi è piaciuta e ho peccato solo col pensiero penso che lo stesso si stupirebbe se uno uomo normale non ha mai avuto questi pensieri l’importante a resistere.

        Ricordiamoci che noi stessi siamo figli di un desiderio.

        • Antonio72 ha detto:

          Quindi siamo d’accordo: è impossibile per l’uomo non desiderare la donna d’altri.

          • Enrico da Bergamo ha detto:

            Si è impossibile ma stà a noi contenerci, cosi come chi è omosessuale può contenersi.

          • Andrea ha detto:

            “è impossibile per l’uomo non desiderare la donna d’altri”.

            Si, direi che per un uomo che sia attratto dalle donne e che sia sano (se hai una prostata da 2 kg (l’equilibrio delle sostanze rilasciate si altrera) è impossibile.

            • Gennaro ha detto:

              Non c’entra che sia possibile o impossibile, i Comandamenti sono un punto di riferimento continuo. E’ ovvio che l’uomo sia peccatore, infatti la Chiesa è sempre pronta ad accoglierti e farti ricominciare.

              Gli ateisti (Andrea) e i finti cattolici (Antonio) hanno in comune una cosa: il moralismo bigotto.

              • Andrea ha detto:

                il mio commento precedente è stato rimosso… qualcuno un giorno mi spiegherà il perchè.

                risottolineo la necessità di avere prove del mio bigottismo…

                • Gennaro ha detto:

                  Prove scientifiche per dimostrare ogni sillaba. Ecco la tomba del razionalismo ateo, condiviso, non a caso, dall’1% della popolazione.

          • Gennaro ha detto:

            E’ impossibile anche non mentire mai, è impossibile rispettare sempre i proprio genitori ecc…, i Comandamenti sono una tensione continua ad una vita pura. Quel che conta è continuare ad averli presenti e tendere il più possibile.

            Ma, Antonio, da un cattolico come te che nemmeno va più in chiesa tanto non è cattolico, non mi aspetto certo una comprensione dei Comandamenti.

            • Andrea ha detto:

              impossibile non fare mai almeno una volta una cosa che, volendo, nella maggior parte dei casi si può evitare: è una considerazione di tipo statistico.

              impossibile farne anche solo una volta una cosa (ossia “evitare di desiderare”) non è una considerazione di tipo statistico.

              Non si può non capire una frase che dice : “non fare x”

              – la si può seguire o meno
              – ne si può mettere in discussione il senso (come in questo caso se si ritiene che x non sia frutto di un atto controllabile dalla volonta)
              – al limite la si può interpretare se x non pare abbastanza chiaro.

              • Gennaro ha detto:

                Si parla di qualità del desiderio, lascio perdere le tue arrampicate sugli specchi con terminologia appositamente ricercata a mascherare la miseria del ragionamento.

                Ripeto: le indicazioni morali contenute nei Comandamenti sono per tentare di “essere perfetti come è perfetto il Padre vostro”. E’ un’indicazione morale per restare continuamente in tensione verso una purificazione nella qualità del desiderio e delle azioni. Sui Comandamenti è stato modellato il concetto di “civiltà”.

  • Antonio72 ha detto:

    Secondo me c’è un errore di fondo che si trascina nella discussione, ovvero quello di ritenere l’individuo, dal punto di vista biologico, neurologico, sociologico e soprattutto genetico, un dato di fatto incontrovertibile ed immodificabile. La questione dell’origine genetica dell’omosessualità è smentita dalla cronaca da quei numerosi omosessuali che si sono accorti di esserlo in “corso d’opera”. Un giorno era un eterosessuale, magari felicemente sposato, ed il giorno dopo la metamorfosi improvvisa (qualcuno direbbe il risveglio del gene addormentato). E c’è anche chi resta a metà strada. Ma poi si potrebbe anche allargare il ragionamento: esiste il gene della pedofilia? Se non esiste, decade automaticamente il ferreo determinismo genetico/biologico: perchè infatti non deve valere per il pedofilo ciò che vale per l’omosessuale? E non sto scherzando. Una volta sulla TSI (Televisione Svizzera italiana) ho visto una presentazione di una trasmissione divulgativa in cui un giovane si diceva letteralmente “omosessuale e pedofilo” con il tono di chi non poteva fare nulla per cambiare la propria natura biologica-genetica o quello che volete. Purtroppo non ho potuto vedere la trasmissione. L’uomo è un pezzo di marmo che viene scolpito una volta per tutte, ovvero il gentiluomo resterà sempre tale, molto diverso da un delinquente, ecc.. imprigionati in compartimenti stagni insuperabili (e ricordo che un tempo, e talvolta tuttoggi, questi compartimenti presentavano delle precise connotazioni somatiche).
    Eppure la cronaca ci racconta spesso che il vicino di casa, ritenuto da tutti cordiale e mite, viene scoperto quale un pervertito pedofilo, uno stupratore seriale o addirittura un killer. Qual è quindi la vera natura di quell’uomo, il quieto vicino o il mostro iperattivo, Dr Jekill o Mr Hyde? Secondo il noto romanziere Simenon l’omicida si differenzia dalla persona normale quando uccide, ovvero prima di uccidere è una persona normale, dopo diventa un omicida. Quindi tutti gli uomini sono potenzialmente degli assassini a prescindere dalla cultura, educazione, predisposizione genetica, ecc.. Si potrebbe forse lo stesso ragionamento anche per l’omosessualità? Ovvero affermare che tutti gli uomini sono potenzialmente degli omosessuali, insomma che il germe dell’omosessualità sia insito nella natura umana. E’ ovvio che il giudizio morale è molto diverso dal caso dell’assassino ma la domanda è perché dovrebbe essere tanto diverso dalla pederastia o addirittura dalla pedofilia? D’altronde la credenza del bambino-putto, ovvero che un surrogato di attività sessuale non sia praticata dai minori impuberi è cosa superata da un bel pezzo. Se passa e viene recepito il messaggio (o il meme) del determinismo omosessuale si apre il vaso di Pndora e ne può uscire di tutto.

    • Enrico da Bergamo ha detto:

      In definitiva se si accetta che il nostro comportamento è determinato dalla biologia e solo da quello, il diritto penale andrebbe sconvolto. Attualmente il codice Rocco dispone la non punibilità di compie reati perchè le sue capacità di intendere e volere sono inesistenti causa malattia psichica, allora tutti i criminali se il loro comportamento è dato dalla biologia non sono punibili.

  • Positrone76 ha detto:

    Sfatiamo un mito. La pedofilia è in gran parte eterosessuale 88% in linea (grosso modo) quindi con i numeri della distribuzione etero/bi/gay. Dunque i gay non sono più pedofili degli omosessuali.
    Se il nostro comportamento dipenda o meno dalla biologia o sia da essa favorito o sia una scelta individuale in realtà non rende la cosa più o meno naturale. L’idea della natura è infatti usata in modo distorto così come la naturale propensione alla condanna del diverso è usato in modo strumentale in un senso e nell’altro. Possibile non si riesca su certi argomenti ad essere razionali e non razionalisti a non piegare i numeri ai propri teoremi?
    Infine vorrei sempre sapere da chiunque possa o sappia rispondermi tra gli illustri commentatori quanti sono grosso modo coloro che secondo il Magistero o la loro opinione personale, Dio salverà secondo dei 7 miliardi circa dell’attuale popolazione umana secondo quello che secondo la nostra conoscenza religiosa spapiamo o possiamo ipotizzare.
    Basta con le “lobby gay” basta con “le ingerenze vaticane” o le “persecuzioni dei cattolici agli omosessuali”.
    I gay imparino ad accettare che esistono persone atee o anticlericali che non accettano gli omosessuali, i cattolici imparino che l’ “arcigay” o “gli omosessualisti” (che è davvero una brutta parola specie in bocca ad un cattolico) non impongono granchè rispetto alla dimensione del fenomeno, anzi ne danno un immagine distorta che però non esclude il problema di fondo.

    • lorenzo ha detto:

      Solo l’integralista più ottuso può chiedersi: quante persone Dio salverà dei circa 7 milardi dell’attuale popolazione?
      La domanda che il Magistero mi ha insegnato a pormi è: quante persone si lasceranno salvare da Dio dei circa 7 milardi dell’attuale popolazione?

    • Ercole ha detto:

      Non concordo con il tuo metodo di voler dare un colpo al cerchio e uno alla botte. La domanda che poni è assurda e sarebbe offensivo per la mia intelligenza anche solo voler rispondere.

    • Positrone76 ha detto:

      Non trovo che ci siano domande stupide al peggio ci sono risposte ovvie. Lorenzo ti pongo la domanda secondo la tua formulazione. “Quante persone si lasceranno salvare da Dio dei circa 7 miliardi dell’attuale popolazione?”

      • lorenzo ha detto:

        Se nemmeno Dio, che conosce i più reconditi segreti del cuore di ogni essere umano, vuole salvarci senza il nostro assenso, come posso sapere io, che a malapena conosco me stesso, cosa passa per la testa delle persone?
        Come posso sapere quanti talenti sono stati dati a quella persona e come li sta usando?
        Io spero si salvino tutti ma, come ti ho detto, il cuore delle persone è un libro aperto solo per Dio.

      • lorenzo ha detto:

        Se nemmeno Dio, che conosce i più reconditi segreti del cuore di ogni essere umano, vuole salvarci senza il nostro assenso, come posso sapere io, che a malapena conosco me stesso, cosa passa per la testa delle persone?
        Come posso sapere quanti talenti sono stati dati a quella persona e come li sta usando?
        Io spero si salvino tutti ma, come ti ho detto, il cuore delle persone è un libro aperto solo per Dio.

        • Positrone76 ha detto:

          Questa risposta è ecumenica ma evasiva. Dio permette il male in virtù del libero arbitrio ma sei o no d’accordo con Giovanni Paolo secondo il quale l’inferno è legittimo pensare sia vuoto o poco frequentato? Oppure pensi che nel corso dei millenni solo una piccola parte dell’umanità sia stata salvato o si sia lasciata salvare? non aver paura non è una trappola, ne seguiranno altre considerazioni ma è interessante sapere quanto amore c’è nell’uomo per l’uomo oltre che per Dio.

  • alessandro pendesini ha detto:

    Trovo questo articolo di Alberto Carrara interessante
    Infatti, a mio umile parere, non si nasce omosessuali anche se dobbiamo ammettere che possa esistere una predisposizione genetica. Infatti gli ormoni, quelli del feto e quelli della madre, giocano un ruolo nella costruzione dei circuiti cerebrali dai quali dipendono le funzioni sessuali dell’individuo e in particolare i comportamenti più o meno affermati di « maschio » o « femmina ». Direi che gli ormoni « modellano » le forme del corpo e ne disegnano gli attributi, senza escludere che a volte capita che avvengano degli errori o eccessi…. Non considero che l’omosessualità sia uno stato « naturale » dell’essere umano, pur considerando che non trattasi di uno stato patologico (malattia). Aggiungo che l’umano, per cio’ che riguarda « l’orientamento sessuale », nasce con una struttura incompiuta. Sono del parere che il condizionamento psicologico e sociologico (educazione/informazione/induzione) puo’ essere una delle cause (maggiori) che determinano l’omosessualità.
    Per contro vorrei insistere sul fatto che l’omosessualità NON è correlata ad una scelta personale !!! Non è omossessuale chi vuole; il sesso non dipende dal “volere” o “scelta” personale, ma determinato da fattori biologici e psicologici “abnormi” della configurazione neurosinattica (nuclei) che codificano l’orientamento sessuale.
    NB Provi un eterosessuale (da non confondere con un bi-sessuale o omosessuale che s’ignora) immaginare avere dei rapporti omosessuali, capirà immediatamente che l’omosessualità NON puo’ essere correlata ad una qualsiasi scelta personale. Mi sia inoltre concesso insistere nell’affermare che l’omosessualità non è una malattia, non entra nel quadro delle parafilie o perversioni sessuali ! Bien à vous

    • Salvatore ha detto:

      Sono d’accordo su gran parte, sicuramente quella iniziale. E’ evidente una predisposizione genetica non determinante, ed è evidente il grande ruolo dei fattori ambientali/educativi.

      Tuttavia trovo alcune contraddizioni: prima dici “sono del parere che il condizionamento psicologico e sociologico (educazione/informazione/induzione) puo’ essere una delle cause (maggiori) che determinano l’omosessualità.”. Poi però ti contraddici: “Non è omossessuale chi vuole; il sesso non dipende dal “volere” o “scelta” personale, ma determinato da fattori biologici e psicologici “abnormi” della configurazione neurosinattica (nuclei) che codificano l’orientamento sessuale”. Allora cosa pensi davvero?

      Trovo che la causa di queste ovvie contraddizioni il paragone tra eterosessualità e omosessualità. Non si può ragionare equiparando le due condizioni, la prima rispettosa dell’ordine anatomo-fisiologico del corpo umano e la secondo disordinata rispetto ad esso. E’ evidente che per la natura umana omosessualità e eterosessualità siano due condizioni assolutamente diverse.

      Nessuno ha parlato di “malattia”, se non una branca della psicoterapia freudiana.

  • alessandro pendesini ha detto:

    @Salvatore :
    Qualunque siano le cause che deteminano l’omosessualità, non possiamo dissociare l’incidenza del fattore biologico (genotipo) da quello psicologico (fenotipo)!
    Gli eventi psichici e/o pensieri (immaginazione) possono modificare il fenotipo al livello sinaptico !

    NB. Il livello di testosterone del neonato è determinato dalle circostanze (particolarmente dall’influenza matera) in cui il bambino si sviluppa prima e dopo la nascita ! Sarà necessario condurre ulteriori ricerche approfondite per identificare con precisione questi fattori influenti, e sapere in che misura si modificano dalla nascita alla pubertà.

    • Antonio72 ha detto:

      Giusto per ricordare che anche il fenotipo rientra nella sfera biologica (non è affatto psicologia avere due gobbe o tre corni). Forse sembrerà strano ma ancora la scienza o neuroscienza non ne sa un’acca di come possa aversi una sensazione, crearsi un’immagine mentale, ecc…
      Infatti questi eventi psicologici sono qualitativamente molto diversi da qualsiasi attività neurale e da qualsiasi apparato o strumento artificiale che voglia riprodurre certe funzionalità umane. L’occhio non funziona affatto come una telecamera e nel cervello non esiste alcuna sala di proiezione con relativo schermo, tanto meno come sappiamo, una sede per l’io.

      • alessandro pendesini ha detto:

        Un neuropsicologo (degno di questo nome) sa che i circuiti cerebrali ed esperienze psicologiche non sono cose diverse, ma piuttosto dei mezzi diversi per descrivere la stessa cosa ! Ma anche, sono le basi neurali della coscienza, e non la coscienz stessa, che possono essere la causa di cio’ che capita.
        P.S. La domanda che la neurobiologia della personalita si pone non è « com’è che la coscienza emerge dal cervello ? », ma piuttosto « com’è che il nostro cervello fa di noi cio’ che siamo ? ». A questo dilemma una risposta (provvisoria) esiste : l’essenza di cio’ che siamo (personalità) è codificata nei circuiti (nuclei neurosinaptici) del nostro cervello !
        Sperando di essere stato chiaro.

        • Antonio72 ha detto:

          Allora non mi sono spiegato bene.
          Io contesto la tesi internalista che afferma l’equazione mente=cervello tanto in voga oggigiorno.
          Il cervello non sente alcunchè, il cervello non ama, non odia, ecc.. è sempre l’essere umano a sentire, amare, odiare ecc…
          E non esiste alcun neuro-qualcosa che possa provare il contrario.
          Inoltre ritengo l’ultima frase, ovvero che l’essenza della personalità sia addirittura codificata nei circuiti del nostro cervello, una boiata.
          Spero di essere stato chiaro.

        • Piero ha detto:

          Quindi quando uno prende una botta in testa, o gliene viene asportata una parte per un tumore, non e’ piu’ lui…
          Complimenti!

        • Max ha detto:

          E cosa e’ che viene prima? la mente, i concetti, le idee, i sentimenti, o la materia fisica? quale delle due categorie definisce poi l’altra, e non viceversa?

          Un paragone. Se io scrivo su un quaderno, i pensieri, i concetti si esprimono mediante molecole del liquido inchiostro fissate con quelle del supporto cartaceo. I pensieri, i concetti, ecc. sono questo, o sono altro?

          Non confondiamo linguaggio con contenuto.

  • alessandro pendesini ha detto:

    @Antonio 72 scrive il 28/07/2012 :
    «… il cervello non sente alcunchè, il cervello non ama, non odia ecc…èsempre l’essere umano a sentire, amare, odiare ecc…E non esiste alcun neuro-qualcosa che possa provare il contrario… »

    Antonio 72 : Complimenti !!! Lei ha veramente capito come funziona l’encefalo umano…

    @Max per sua informazione :
    L’essere viene PRIMA della descrizione; la selezione viene PRIMA della logica ; nel corso dello sviluppo del pensiero, il fare PRECEDE il capire.
    Buona notte

    • Antonio72 ha detto:

      Ma non parlavo affatto del funzionamento dell’encefalo umano bensì dell’annosa questione del rapporto mente-corpo, per alcuni mente-cervello, che si trascina soprattutto negli ultimi decenni, ed è tuttora irrisolta.
      A proposito di neuro+ ha mai sentito parlare del neuropsicologo Antonio Damasio?
      Oppure, ancora oltre, dei sostenitori del modello della mente estesa?

  • Mario89 ha detto:

    Chissà perché allora una ragazza che conosco ha da sempre prediletto i giochi meccanici, le costruzioni, la programmazione al computer, le scienze matematiche, gli sport di forza e resistenza anziché giocare con rossetti e barbie, pur essendo cresciuta in un ambiente che non le proponeva tutto questo.
    è indubbio che una predisposizione cerebrale al la percezione del proprio genere esiste.