Luoghi comuni su Chiesa e nazismo
- Ultimissime
- 02 Giu 2012
La simpatia della Chiesa verso il nazismo è una delle più deboli leggende nere, ma anche una tra le più diffuse e persistenti. Su questo argomento sono sorti tanti luoghi comuni divenuti spesso cavalli di battaglia per gli anticlericali che sogliono paragonare il cattolicesimo al partito nazionalsocialista. Si sostiene, per esempio, che il Vaticano avrebbe mandato al potere i nazisti, persuadendo il Partito del Centro a votare per Hitler in cambio della promessa di un Concordato, per poi abbandonare il partito una volta che questo fu stipulato. Nella realtà, la prospettiva di un concordato non ebbe alcuna parte nei negoziati tra il Centro e Hitler in vista della votazione del decreto dei pieni poteri e il partito cattolico non si sciolse per via delle pressioni vaticane (lo stesso Pacelli apprenderà dell’autoscioglimento dai giornali), ma per via delle minacce che già avevano colpito tutte le forze politiche.
Inoltre, il Concordato venne stipulato non per ricavare vantaggi, nonostante molti continuino a ripeterlo, ma per difendersi dai nazisti. La gerarchia ecclesiastica era ben consapevole della loro inaffidabilità tanto che il cardinale Faulhaber affermò: “con il Concordato siamo impiccati, senza il Concordato saremmo impiccati, torturati e squartati” (M. Burleigh, In nome di Dio Bergamo 2007 pp. 203-207).
Un’altra bufala riguarda il fatto che Hitler fosse cattolico. Se è vero, infatti, che nei discorsi pubblici ci teneva a presentarsi come il difensore della cristianità contro il bolscevismo, è pur vero che privatamente fu assai critico verso il cristianesimo che considerava una religione ebraica (come documentato nelle “Conversazioni a tavola”) e che tali affermazioni pubbliche erano contraddette dalla sua politica ecclesiastica. Infatti, durante tutto il periodo del Terzo Reich entrambe le Chiese furono perseguitate e, come rileva lo storico Sergio Romano, “se avesse vinto la guerra, Hitler avrebbe trattato le Chiese cristiane come stati sconfitti”. Gli abitanti della Germania erano per la maggior parte cristiani (formalmente), ma molti alti gerarchi nazisti (tra cui Hitler stesso) erano fieri avversari del cristianesimo come Martin Bormann, Heinrich Himmler, Alfred Rosenberg, Baldur von Schirach e si proponevano d’eliminarlo. Il moto dell’esercito tedesco “Gott mis uns” (“Dio è con noi”), era già presente fin dai tempi degli imperatori tedeschi e il regime nazista scelse di tenerlo per non accentuare i dubbi già presenti della classe degli ufficiali tedeschi verso il regime.
Non vi fu, inoltre, alcuna alleanza tra i papi e il nazismo per un fronte comune contro il comunismo, anzi durante la guerra la Santa Sede si rifiutò di benedire l’attacco tedesco alla Russia, sia per via del suo atteggiamento improntato alla neutralità, sia perché entrambe le dittature erano anticristiane come spiegò monsignor Domenico Tardini (allora segretario di Stato vaticano) in un colloquio con l’ambasciatore italiano Bernardo Attolico: «[Il comunismo] È il peggiore nemico della Chiesa. Ma non è l’unico. Il nazismo ha fatto, e sta facendo, una vera e propria guerra alla Chiesa» (A. Tornielli. Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro, Milano 2007 pp. 359-360). Per contrastare l’idea di questa supposta alleanza basterebbe far presente la lettera circolare di Herman Goring intitolata “Decreto sul cattolicesimo politico nella quale ordinava a tutte le autorità politiche e giudiziarie di procedere contro ogni tentativo dei cattolici d’immischiarsi negli affari dello stato o l’idea accarezzata da Hitler di far prigioniero il papa documentata da una nota del diario di Goebbels del luglio del ’43 (M. Phayer, Il papa e il diavolo, Roma 2008 p. 121).
Una “prova” che i critici del papato portano a sostegno del filonazismo di Pio XII è il presunto aiuto del Vaticano alla fuga di alcuni nazisti (spesso negando o minimizzando l’apporto dato dal papa alla fuga o al nascondiglio di ebrei e partigiani durante la guerra). È noto infatti, che il vescovo Alois Hudal aiutò a far fuggire molti gerarchi, ma non vi è unanimità sugli studiosi, se egli agisse per conto proprio o sull’assenso della Santa Sede. Un indizio che agisse per sua iniziativa sta nel fatto che il vescovo austriaco era malvisto negli ambienti vaticani tanto che nelle sue memorie Hudal si lamentò dell‘ostilità subita da Pio XII e da Montini e attaccò il rifiuto delle gerarchie ecclesiastiche a formare un’alleanza con la Germania per fermare il “comunismo ateo”. All’epoca poi, il papa autorizzò il gesuita americano Edmund Walsh a presentare un dossier al Tribunale dei Crimini di guerra a Norimberga in cui si documentavano i crimini e le atrocità dei nazisti (David G. Dalin, “La storia come calunnia. Daniel Goldhagen diffama la Chiesa Cattolica”).
Il fatto che Pio XII non avesse denunciato pubblicamente durante la guerra le atrocità naziste non implica in alcun modo una qualche simpatia per il regime tedesco perché il papa durante la guerra non denunciò pubblicamente neppure le atrocità di Stalin, preferendo agire di nascosto per aiutare le vittime dei totalitarismi e scegliendo di scomunicare i comunisti solo quattro anni dopo la fine del conflitto ossia quando i nazisti non potevano più sfruttare la sua condanna anticomunista a scopo di propaganda. Al contrario, l’antipatia di Achille Ratti e di Pacelli nei confronti del regime tedesco e della sua ideologia è ben nota e documentata, ma poco importa ai calunniatori della Chiesa che alla storia preferiscono la propaganda.
8 commenti a Luoghi comuni su Chiesa e nazismo
Diciamo oure che sono sempre i soliti atei che poi sono tendenzialmente nazisti nelle pratiche antropologiche e comunisti in quelle economiche che accusano la Chiesa di connivenza… come dire? il bue che da del cornuto all’asino!
Matteo Dellanoce
Ho trovato interessante la parte su Alois Hudal. Purtroppo e’ vero, quel triste personaggio aiuto’ gerarchi nazisti a fuggire in Argentina. Questo ha fornito molto materiale ai soliti anticlericali (o semplicemente ai disinformati) per attaccare tutta la Chiesa e chi la difendeva.
Volevo dunque chiedere alla Redazione se puo’ fornirmi delle referenze precise riguardanti le memorie di Hudal: editore, anno, e chi le ha esaminate.
Inoltre e’ interessante la parte sul Reichkonkordat. Leggendo quello che si trova in giro, si ricava l’idea che lo scioglimento del Partito Popolare tedesco – dopo il quale il Nazismo pote’ consolidarsi al potere – fosse stato una specie di prezzo pagato dalla Chiesa per garantirsi la sopravvivenza.
Sulle memorie di Hudal mi sono basato sull’articolo di David Dalin. Ho letto anche altri libri dove appunto parlano del suo filonazismo, ma anche della sua ostilità subita dal Vaticano. Il vescovo tentava, infatti, di raggiungere un alleanza con il regime tedesco e a tal fine pubblicò “I Fondamenti del nazionalsocialismo” dove tentò senza successo di conciliare i due col risultato, invece, di rendersi ostili ad entrambi.
Sul Reichkonkordat, invece, mi sono basato sul libro di Burleigh, molto utile e documentato. Durante le trattative per il Concordato, il Vaticano cercò appunto di lottare contro la clausola che voleva che i preti non facessero politica, ma abbandonarono tale scelta solo dopo che appresero dell’ormai avvenuto scioglimento. Sarebbe stato anche assai contropruducente ordinare lo scioglimento del partito prima ancora che avvenisse la stipula essendo il più serio elemento di contrattazione e ben conoscendo l’inaffidabilità dei nazisti, sarebbe stato molto sciocco specie per un diplomatico esperto come Pacelli
Grazie per la risposta e per le referenze fornite.
Dimenticavo. Per il riferimento bibliografico. A. Hudal, “Roemische Tagebuecher” (“Diari Romani”) Leopold Stocker, Graz-Stuttgart, 1976. Nelle sue memorie accusò inoltre il Vaticano d’essersi venduto agli Alleati.
Purtroppo e’ vero, quel triste personaggio aiuto’ gerarchi nazisti a fuggire in Argentina.
Non dimentichiamo pero’ che pratiche del genere continuano con l’indifferenza, o addirittura il plauso, di alcuni “intellettuali”.
per esempio la Francia ospita ancora, e chissa’ quante complicita’ ci sono state in Italia, i brigatisti rossi che si sono sottratti alla giustizia italiana, rifiutando di consegnarli. Aiutandoli ad espatriare, vedi caso Battisti, in Sudamerica, e altri in Venezuela, ecc ecc…
Perche’ tanto casino per un caso, e non per l’altro?
Per fugare ogni dubbio sulla ipotizzata (a sproposito) “simpatia” tra chiesa cattolica e nazismo basta leggere l’enciclica di Pio XI del 14 03 1937:”Mit brennender Sorge”. é un documento chiarissimo che non può essere in alcun modo frainteso.
Hai ragione Vincenzo, ma vi è chi cerca nonostante questo di mettere una (immaginaria) linea di demarcazione tra Pio XI e Pio XII ossia mentre il primo si era opposto con parole chiare contro Hitler e il nazismo, l’altro tacque per simpatia. Non vale neppure la pena di smentirla perché basta studiarsi il pontificato di Pacelli per rendersi conto di una simile assurdità.