Crisi economica: il buon esempio arriva dai sacerdoti
- Ultimissime
- 15 Apr 2012
In un momento di forte crisi economica, in Italia ma anche nel resto Europa, tutti sono chiamati al sacrificio. I sacerdoti vogliono contribuire, condividere la difficoltà con la popolazione e dalle cronache abbiamo preso quattro semplici esempi che lo dimostrano. Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra l prete non è prete per sé, lo è per voi
Occorre premettere che nessuno naviga nell’oro. Nel 2009 il Vaticano aveva 15 milioni 313 mila euro di disavanzo, dai tariffari vaticani sappiamo che un giovane prete riceve sugli 800 euro al mese, un parroco circa 1000 euro, un vescovo appena 1.300 euro (un’inezia, se paragonato allo stipendio di un qualsiasi dirigente). L’esenzioni dell’Ici, come stabilito dal ministero dell’Economia, vale circa 100 milioni di euro, una cifra ininfluente per il bilancio pubblico, e che tra l’altro non è imputabile alla sola Chiesa ma comprende anche tutti gli altri enti no profit.
Mons. Xavier Novell, ratzingeriano di ferro e il più giovane vescovo spagnolo (42 anni), ha deciso di ridurre la sua mensilità del 25 per cento, passando da 1200 a 900 euro: «Lo faccio per manifestare la mia solidarietà concreta a coloro che sono stati colpiti dalla crisi». «I cattolici», ha spiegato invitando anche altri a farlo, «non possono rimanere impassibili di fronte al bisogno, non possiamo passare oltre come i viandanti della parabola del Buon Samaritano. La causa della crisi va ricercata proprio nel fatto che ognuno di noi ha voluto vivere al di sopra dei propri mezzi. Se ne esce solo tutti insieme: noi, nella nostra Diocesi, cominciamo con questo piccola rinuncia». In un’intervista ha fatto questa bellissima riflessione: «Dare le ragioni della fede è il vero modo di essere progressista. Qualcuno dice che il cristianesimo si è diffuso per invidia. Sono molto d’accordo: la gente vedeva che i cristiani erano felici e si convertiva. La nostra generazione ha vissuto di rendita, ma non possiamo più permettercelo: ci vuole un annuncio del vangelo amichevole e coraggioso».
L’arcivescovo di Philadelphia, Charles J. Chaput, ha deciso invece di vendere l’enorme edificio in pietra che è stato la residenza del cardinale della Chiesa cattolica nella città per 76 anni, per trasferirsi in un’abitazione molto più modesta. Non ci sta, infatti, a vedere che i fedeli subiscano disagi mentre lui vive in una residenza del genere, inoltre vuole mandare un messaggio a tutte le diocesi cattoliche, perché vendano le residenze più fastose, per traslocare in abitazioni meno lussuose. Lui stesso, nel 1999, quando era arcivescovo di Denver, ha venduto la villa che aveva ospitato il suo predecessore per andare a vivere nel seminario diocesano.
Don Diego Soravia, da ventiquattro anni parroco della chiesa di Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese, ha deciso da due anni di aiutare con un assegno di 500 euro chi decide di mettere al mondo un figlio. In questo tempo sono state quattordici le coppie, sposate o meno, che hanno potuto contare sull’aiuto di don Diego (la comunità è piccola): «So bene che si tratta di una cifra simbolica», precisa, «ma è un piccolo incentivo per realizzare qualcosa di grande». I soldi arrivano da iniziative della parrocchia, come un mercatino dell’usato. Ma non è tutto: «Quest’anno», ha spiegato, «abbiamo donato al Comune quattromila euro per il restauro della cappella del cimitero, l’anno scorso abbiamo destinato i fondi all’arredo urbano del paese». Altri soldi sono serviti all’acquisto di tre ambulanze.
Mons. Francesco Moraglia, nuovo patriarca di Venezia, si è insediato da poco in laguna, e continua a rimanere un prelato vicino alla gente. Incontra sempre la gente, dando precedenza ai giovani e agli operai, serve i pasti alla mensa dei poveri e poi, per sistemare l’appartamento, ha chiesto di acquistare soltanto in magazzini di arredamento rigorosamente low cost, come l’Ikea o un megastore che sia economico e senza troppe pretese.
Ovviamente di esempi ce ne sarebbero a decine e si potrebbe continuare a lungo, ma bastano per confermare le parole di Giovanni Maria Vianney: «senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra. Il prete non è prete per sé, lo è per voi». Ne approfittiamo infine per fare nostro l’appello di Paolo Gambi, tra i responsabili del portale “The Catholic Herald”, il quale chiede alle diocesi italiane (come avviene in molti Paesi del mondo) che già non lo fanno, di prendere esempio dalla CEI e rendere pubblici i propri bilanci in modo che nessuno abbia a sospettare di mala gestione del danaro. Anche per quanto riguarda l’8×1000, la parte gestita direttamente dalla CEI è resa pubblica, ma quella distribuita alla diocesi non sempre. Bisognerebbe che tutte le diocesi rendessero noto ai contribuenti che firmano l’8 per mille in favore della Chiesa cattolica – e a quelli che non lo fanno – che fine fanno i propri soldi. E’ più che mai necessario dare un segnale chiaro di estrema trasparenza.
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14 commenti a Crisi economica: il buon esempio arriva dai sacerdoti
Sono gesti simbolici e vanno anche bene se però non si nascondono le vere ragioni della crisi: la finanza. Nella Chiesa solo il Papa l’ha efficacemente ricordato. Bisogna stare attenti secondo me a svendere patrimoni della Chiesa che poi vengono acquistati per farli diventare chissà quali luoghi.. Il gesto di liberarsi di alcuni immobili può essere al contrario anche controproducente.
Io però fossi nella Diocesi di Venezia boicotterei l’Ikea..
La finanza, ovvero la crisi di fiducia dei mercati e la speculazione al ribasso che ne consegue, sono i sintomi della malattia, non la malattia. La malattia è l’immane debito statale accumulato in decenni di politiche irresponsabili che lo stato ha caricato sulle spalle delle generazioni future, nel frattempo materializzatesi.
Il diritto alla salute, al lavoro, alla sicurezza, all’istruzione, sono tutti “falsi” diritti, falsi perché si basano sul presupposto che, nonostante vengono spacciati per diritti “gratuiti”, hanno dei costi che sono talmente esorbitanti da mettere in dubbio i veri diritti naturali dell’individuo, i principi non negoziabili ovvero il diritto alla vita – basti pensare che lungi dal difendere il diritto alla vita lo stato usa le tasse estorte ai cittadini per finanziare l’omicidio legalizzato di essere umani indifesi e innocenti che è l’aborto – la difesa della famiglia naturale – interessante, da questo punto di vista il libro “La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia”,
Autore Fiorin Massimiliano – che infine al diritto, questo sì sacrosanto, di “scegliere” quale educazione dare ai propri figli: la scuola statale, lungi dall’essere “gratis” come vorrebbero farci credere infatti, non solo non garantisce un ‘istruzione ai più deboli (non la garantisce nemmeno ai ricchi se è per questo, ma almeno questi possono mandare i propri figli a studiare all’estero), ma ne fa pagare il costo alle fasce più deboli della popolazione, che presumibilmente, non saranno in grado di mantenere all’università i propri figli.
E così, in nome del falso mito della scuola che deve essere “gratis”, perché deve garantire a tutti il “diritto all’istruzione”, viviamo nel paradosso che gli operai, senza nemmeno rendersene conto, pagano con le tasse che versano la scuola che servirà a formare i figli delle persone più abbienti e che viceversa, non avrebbero difficoltà a pagare il costo dell’università per i propri figli. Ma non solo. Oltre che a essere sommamente iniquo, questo meccanismo perverso è anche intrinsecamente inefficiente, basti pensare che il costo per studente della scuola statale è in media circa 10 volte quello di una scuola parificata, e che a livello mondiale, la nostra scuola è fra le più inefficienti in assoluto.
Si potrebbe continuare sullo stesso tono con la mala sanità, con l’insicurezza, con l’ingiustizia di processi che possono durare decenni ma credo che ormai tutti ormai ce ne siamo resi conto: come ha detto Pio XVI al Bundestag quando lo stato non è uno stato di diritto, non c’è nulla che lo distingue da una banda di delinquenti. E l’Italia, se mai lo è stata, ha cessato da un pezzo di essere uno stato di diritto.
Prendersela con i mercati non ci aiuterà a risolvere i problemi economici e morali che dovremo a breve affrontare. Non ci aiuterà a capire che senza responsabilità individuale non si può parlare di vera libertà, che avere dato una delega in bianco allo stato sull’esercizio della solidarietà, della giustizia e dell’istruzione, non ci esime ora, da un esame delle nostre responsabilità, soprattutto nei confronti delle generazioni alle quali abbiano rubato il futuro.
Certo che se la Chiesa per due millenni avesse ragionato tutta così, le nostre città sarebbero più o meno come la periferia di Bucarest.
Immagina le commissioni a Borromini. Marmi? Colonne? Via tutto, ci sono poveri che hanno bisogno.
Sì, ma anche in quel periodo la Chiesa pensava ai poveri: gli istituti caritativi (orfanotrofi, ospedali, assistenza ai poveri) erano molti…
Assolutamente sì. Interi pezzi di welfare erano frutto di opere della Chiesa, attraverso confraternite, parrocchie, oppure con strumenti come piccola enfiteusi, legati, etc.
Solo che allora non c’era questa mentalità protestante che induce a vergognarsi del “lusso”. Non mi meraviglia affatto la dichiarazione del vescovo spagnolo, dove si parla di “un annuncio del vangelo amichevole e coraggioso”, come se l’annuncio del vangelo fosse più credibile se accompagnato da un atto di carità personale. Soprattutto, non mi meraviglia che sia spagnolo.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che lo stile di vita del clero della Chiesa Cattolica è quanto meno sobrio. Non a caso la povertà figura fra i tre voti, povertà, castità e obbedienza, che i religiosi cattolici fanno.
Per tale motivo l’autorità morale della Chiesa sui temi della crisi economica e sociale è fuori discussione.
Purtroppo non sempre gli interventi di esponenti autorevoli della Chiesa Cattolica nel dibattito sulla crisi vanno nella giusta direzione.
In generaale la crisi nasce da un riequilibrio della distribuzione della ricchezza nel mondo. Questo riequilibrio dovrebbe obbligare i ricchi, grassi e spreconi paesi occidentali ad una salutare cura dimagrante.
La situazione è particolarmnte grave in Italia per il costo spropositato della politica.
E non parlo solo di stipendi, prebende, numero di addetti, mezzi ed vantaggi vari ma sopratutto parlo del consenso o voto comprato.
Ci sono intere zone d’Italia che vivono sostanzialmente di solo sussidi, immersi in un mare di inefficienza, sprechi e dappochismo. E in cui l’illegalità diffusa e minuta trova sintesi e protezione nell’illegalità grande e organizzata.
Ebbene, tali zone sono state ‘costruite’ perchè fosse possibile acquistare il consenso della gente che vi abita.
E gli autori del misfatto non sono facilmente identificabili, anzi, sono proprio i principali colpevoli che denunciano a gran voce i problemi tacendo sugli aspetti che indicherebbe proprio loro come i maggiori responsabili.
Si pensi alla discussione corrente sull’articolo 18. Roba da non credere.
Alcuni personaggi sedicenti di sinistra, sentenziano come se in Italia si fosse realizzato, come auspicava Marx, l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, salvo ignorare bellamente che là e quando è stata attuata non c’era disoccupazione e la società non si basava sul consumismo sfrenato.
E se un’organizzazione grande e organizzata, ignora o calpesta il diritto, sia quello di tipo capitalistaca che di tipo socialista, essa è una banda di briganti.
Comunque il voto di povertà vale per gli ordini religiosi, ma non per i sacerdoti diocesani.
Pensate che quando era in corso l’offensiva degli anticattolici per l’ICI, volevo suggerire che in tutte le parrocchie nella bacheca affissioni si mettessero le fotocopie delle ricevute dei pagamenti, di ogni pagamento, giusto per mettere a tacere i nemici, e poi contrattaccare instillando il sospetto che molti altri enti laici che non avrebbero esenzioni, di fatto evadono l’ICI e non fatturano ecc..ecc…
Mi ricordo che Staderini è rimasto inviperito dal fallimento della sua offensiva a Milano e Ferrara, dicendo che avrebbe addirittura chiamato in giudizio l’Avvenire perchè, secondo lui, i Radicali erano parte lesa.
Comunque, tornando al discorso della vendita degli immobili, io ci sarei andato con i piedi di piombo. Piuttosto avrei traslocato in un immobile molto modesto, dando in comodato o con un modestissimo affitto l’altro a famiglie in difficoltà o enti caritatevoli per persone bisognose.
Ma prima di disfarmi di un immobile ci avrei pensato dieci volte, perchè una volta che se è andato, è perso per sempre.
Che non facciamo come il vescovo Mahoney, che ha voluto pagare milioni di dollari a chiunque si dichiarasse vittima di pedofilia prima di fare una verifica seria, vendendo chiese ed oratori, e quei soldi secondo voi dove sono andati a finire? Io dico: cocaina e prostitute e locali, sbafati da gente che di giorno ha simulato di essere vittima di preti da bambini, e la sera va a ridere della dabbenaggine dei preti. Se fossero rimasti alla Chiesa sotto forma di oratori e centri di aggregazione cristiani, i bisognosi ne avrebbero giovato di più, anzichè finire spesi in modo balordo deridendo chi glieli ha dati…dico, ad indagini successive, lp’avete letto sicuramente anche voi, il 50% di quei ricorsi sono risultati del tutto fasulli o molto sospetti.
Secondo me, mettere in mostra fotocopie di ricevute di pagamenti nelle bacheche a disposizione di chiunque, sarebbe stata un’operazione di trasparenza molto valida e che avrebbe reso più difficile per gli anti-cattolici trovare appigli per scatenare le loro offensive che sappiamo essere costruite su bufale abilmente gestite da chi sa muoversi bene nelle nuove tecniche di comunicazione di massa.
ma è troppo tardi, essere contro la chiesa è diventato un Mainstream, i rapper ogni canzone che fanno mettono la parolina contro i preti ricchi e pedofili, da ragazzini si cresce con questa idea, non basterebbero mille prove della carità cristiana per cancellare l’idea che oramai si è creata.
Non fare di tutta l’erba un fascio.
Hai mai sentito parlare dei POD, una band storica del nu-rock di qualche anno fa?
Così, solo i primi che mi vengono in mente, eh?!
http://www.youtube.com/watch?v=gGqrHuM9Pno
Il tipo di musica può non piacere, non è questo il punto.
Il video non è uffiacialmente loro, ma è perfettamente conforme alla loro mentalità, e del resto se capisci la parte finale del testo ne avrai piena conferma.
Ecco, fai il confronto con gente del tipo marilyn manson (volutamente minuscolo, non per errore) e simili……..
Guarda che, tutto sommato, nel mondo musicale oierno, chi diffonde messaggi antireligiosi sono una minoranza, e di questi chi diffonde messaggi satanici sono la minoranza di una minoranza.
E’ che questi sono sponsorizzati molto bene, con tanta propaganda e nelle loro tasche gira il dollaro, e hanno la faccia di bronzo da fare anche le vittime.
bah ascolta qualche canzone di: salmo, gue pequeno, caparezza. E dimmi se non spalano badilate di banalità contro la chiesa. I ragazzetti ascoltano questi mica i POD 😉
«Quello che non è indispensabile mi pesa, non so che farmene» (Beata Madre Teresa di Calcutta)
Non capisco la citazione. La Chiesa non parla di svendere ma semplicemente di non essere attaccati alle cose materiali. Ma una volta che hai venduto l’immobile è perso e non è usato per una giusta causa.
La svendita degli immobili è una trappola e perseguire la mentalità moderna porta a gesti spesso sconsiderati.
E poi la Chiesa sa benissimo cosa farsene. Le idee non mancano di certo.