Quanto rumore per quei 90 embrioni uccisi: ma non erano solo “materiale biologico”?
- Ultimissime
- 12 Apr 2012
Come hanno riportato i media, un incidente al centro di procreazione dell’ospedale San Filippo Neri di Roma ha distrutto novantaquattro embrioni. L’evento ha suscitato molto scandalo e molta ipocrisia. Secondo l’embriologia moderna non c’è dubbio: il nuovo essere umano, appartenente alla specie “Homo Sapiens”, comincia al momento del concepimento, dunque l’incidente ha causato sicuramente la morte di 94 esseri umani. Molti hanno fatto correttamente notare che 90 di loro sarebbero morti comunque, dato che solo 4-5 sarebbero stati effettivamente impiantati nell’utero di una donna. Così funziona la fecondazione artificiale. Gli embrioni sono tutti uguali, ma secondo gli abortisti 90 sono stati “distrutti” e uno solo è stato “ucciso”.
Si capisce da questa vicenda, ha scritto bene Doninelli, che “l’essere uomo” o “l’essere non-uomo” non è più considerato un fatto oggettivo, ma ancora oggi (dopo secoli di razzismo) l’uomo è solo se un altro decide che lo sia: 90 “non-uomini” e 4 “uomini”. La consistenza dell’uomo è definita dal progetto che qualcuno ha su di esso, altrimenti, è letteralmente niente e viene “distrutto” come far cadere a terra un bicchiere. Sul quotidiano “La Repubblica” si legge che per configurare l’ipotesi di omicidio colposo, il primo passo sarà capire se l’embrione possa essere considerato una persona giuridica. Dunque per lo meno c’è un dubbio e allora dovrebbe valere l’introduzione del “principio di precauzione”: se esiste un dubbio è meglio non agire (non abortire, non fecondare artificialmente e così via…), allo stesso modo, se si vuole buttare giù un palazzo, la sola esistenza di un dubbio che ci posano essere delle persone all’interno rende doveroso sospendere tutto. Ma sopratutto: «chi stabilirà quanto vale una vita, qual è il valore dell’embrione che è stato perduto?», domanda provocatoriamente il genetista Bruno Dallapiccola.
Davvero apprezzabile la dichiarazione di Claudio Giorlandino, ginecologo e presidente della Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale), secondo cui l’incidente è «caso inaccettabile. Se si sono perse decine di vite, è un lutto per tutto il Paese». Poi però difende la fecondazione e la cosa diventa contraddittoria: ma se quegli embrioni sono vite, tanto da rendere il Paese in lutto, perché poi ne si sopprime a decine per poter impiantarne uno nell’utero? Assuntina Morresi, docente di Chimica fisica all’Università di Perugia e membro del Comitato nazionale di bioetica afferma che l’episodio è una tragedia, «si tratta di 94 vite che sono andate perdute. Dal momento del concepimento fino alla morte nulla interviene per determinare un salto di qualità tra l’essere umano e il non essere umano». E aggiunge, sono «94 persone: si fa fatica a identificarle come tali, perché non ne hanno le fattezze visibili. Tuttavia, non sono altro che ciò che siamo stati all’inizio, quando eravamo un gruppo di cellule specificamente diverse dalle altre, con un determinato patrimonio genetico e insito uno sviluppo che avrebbe portato alle nostre fattezze attuali».
Eugenia Roccella pone una domanda imbarazzante ai radicali e agli abortisti: «Si tratta di vite umane. Ma molti di quelli che offrono sostegno legale non ne sono affatto conviti. Ad esempio i radicali come potranno aiutare i genitori in sede legale, loro che considerano l’embrione semplice materiale biologico?». La filosofa Maria Michela Marzano sorprendentemente afferma su “La Repubblica”: «non si tratta semplicemente di “materiale biologico”. Oltre al liquido seminale e agli ovociti, infatti, sono andati perduti anche molti embrioni. E quando si parla di un embrione, tutto diventa subito complesso e delicato, ancora oggi, nessuno è capace di dire con certezza di “cosa” o di “chi” si tratti. Come se il loro “essere già qui” e il loro “non essere ancora” costringa gli embrioni a restare nel limbo dell’incertezza». Dunque anche per lei ci sono le fattezze del dubbio ed allora dovrebbe valere ancora una volta il “principio di precauzione”. Continua comunque evidenziando le forze in campo, in qualche modo togliendosi dalla diatriba: da una parte quella della Chiesa e dall’altra i “neo-kantiani”, come l’abortista Carlo Flamigni che parla di “persona” solo dopo un certo grado di sviluppo (quale?). La Marzano non trova contraddizioni nella posizione cattolica, ma sottolinea le incoerenze dell’altra parte, cioè coloro che per parlare di “persona” devono accertarsi dell’esistenza di capacità razionali e relazionali: «con tutte le conseguenze problematiche che ne derivano», fa notare. «Che dire infatti di tutti coloro che, a causa di un grave handicap, non saranno mai capaci di sviluppare adeguatamente la propria razionalità o non accederanno mai all’autonomia morale?». Eugenetica, probabilmente, come è stato fatto fino a pochi anni fa: la più grande catena di cliniche abortiste, la “Planned Parenthood”, è stata fondata dalla nota eugenista Margaret Sanger.
«Hanno ucciso i nostri figli», afferma una delle coppie.. Il presidente del Movimento per la Vita in Italia, Carlo Casini sembra rispondere a loro quando dice che la vita umana non si congela né si distrugge. Se sono figli allora perché li si congela e poi si eliminano quelli più difettosi? E infatti il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per omicidio colposo e lesioni gravi. Ricordiamo le parole di Oriana Fallaci contro la fecondazione: «Il proposito di sostituirsi alla Natura, manipolare la Natura, cambiare anzi sfigurare le radici della Vita, disumanizzarla massacrando le creature più inermi e indifese. Cioè i nostri figli mai nati, i nostri futuri noi stessi, gli embrioni umani che dormono nei congelatori delle banche o degli Istituti di Ricerca». Concludendo così: «Non c’è rimasto che Ratzinger a tener duro».
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35 commenti a Quanto rumore per quei 90 embrioni uccisi: ma non erano solo “materiale biologico”?
A me preoccupa molto di più il fatto che in posti chiamati “San Filippo Neri”, “San Raffaele” ecc. non sia rimasta traccia dell’etica cattolica
A me invece preoccupa che in posti chiamati come dici tu, in cui sicuramente sono presenti dirigenti e medici cattolici, la conservazione di questi embrioni che sarebbero vite umane è “appaltata” tranquillamente a ditte esterne, come un qualsiasi servizio di pulizie o di vigilanza.
Beh! Non essendoci piu` traccia di etica in tali ospedali la cosa non mi sorprende piu` di tanto…
…e il “Sant’Anna di Torino?
A me viene in mente che se i medici e/o i tecnici del S. Filippo Neri vengono accusati di omicidio colposo per aver ucciso gli embrioni, i genitori con i medici che li hanno accompagnati nella fecondazione dovrebbero essere accusati di omicidio doloso per l’uccisione degli embrioni che non dovrebbero essere impiantati (se sono umani gli uni sono umani anche gli altri); in caso contrario i responsabili dell’incidente potranno essere accusati al piu` di aver procurato qualche danno dovuto alla perdita di quello che viene definito materiale biologico.
@Fulton condivido la tua peroccupazione.
L’embrione sarebbe persona solo dopo un certo grado di sviluppo. Questa è la tesi abortista. L’hanno lasciata così vaga appositamente?
vi invito a confrontare con quest’altro punto di vista:
http://www.galileonet.it/articles/4f84295f72b7ab40d5000012
In particolare del pezzo in cui afferma:
“[…]Marzano parla delle vita biologica (scrive “evidenza biologica”), ignorando che la vita c’è da prima ed è quella dei gameti. Non le sarebbe andata meglio se avesse parlato di vita individuale e personale, non fosse altro perché fino a circa due settimane di sviluppo embrionale si può assistere a una divisione e quell’embrione diventare due embrioni. La vita è individuale o gemellare? Sono questioni ben note a chi dibatte dello statuto embrionale. Ignorarle riporta la discussione a decenni fa e la rende superflua. In generale non c’è nessun “momento magico” nell’unione di due gameti, sono processi biologici continui e senza salti mistici. E una delle difficoltà risiede proprio nel rilevare differenze morali nel continuum del processo di sviluppo (è il cosiddetto problema della soglia).”
che ne pensate?
La “differenza morale” sta nella fecondazione: prima ci sono uno spermatozoo e un ovulo appartenenti a due esseri umani distinti, dopo c’è un embrione unico è irripetibile.
Che ne pensi?
Non credo sia interessante leggere quello che dice Chiara Lalli, spero che le critiche arrivino da qualcun altro di più serio.
Ma se non puoi avere un figlio adottalo, dico!
E lo dice anche mia madre, agnostica e con simpatie per il Buddhismo…
Concordo, un’opera di bene verso poveri bambini rimasti soli…
La scienza dice che la vita è un continuum, quindi il diritto non può usare l’argomento scientifico. La nostra gerarchia giuridica ha stabilito una progressività dei diritti: man mano che un essere vivente cresce, acquisisce sempre più diritti. Dalla capacità giuridica della nascita a quella di agire con la maggiore età, passando per la possibilità per chi supera una certa età (quindici anni approssimativi) di prendere decisioni autonome (contrarre matrimonio, firmare certi contratti, autorizzare la sperimentazione clinica…). Prima della nascita, la progressività la si vede nella legge sull’aborto che fissa i tre mesi del feto. Con questo ragionamento, il concepimento dell’embrione implica meno diritti civili, che detto papale papale significa avere un solo diritto: quello di essere concepito, non ha importanza se sia la madre naturale o meno. Prima del concepimento non possiamo parlare di alcun diritto.
Questo ovviamente senza considerare i diritti dell’aspirante madre. La nostra costituzione (sentenza corte cost. 18/75, credo) ammette il principio di legittima difesa, che nel caso dell’aborto significa che i potenziali pericoli per la madre non possono essere solo quelli immediati e visibili, ma anche quelli futuri e imprevedibili (emorragie, depressione post partum, età immatura o anziana), di qui il discorso dell’aborto terapeutico.
C’è un altro post su cui si litiga sul tema. Personalmente, constato che il cattolicesimo – nonostante le affermazioni rassicuranti – sia contrario perfino alla legittima difesa, al rischio immediato di salute della madre. Qualche anno fa fece clamore il caso di una bambina brasiliana di nove anni ripetutamente stuprata dallo zio e rimasta incinta (di due gemelli mi pare). I medici praticarono subito l’aborto, sapendo che la legittima difesa della bambina predominava su ogni cosa. Risultato: scomunica immediata per i medici! la bambina non fu scomunicata, ma solo perchè (e qui arriva la tragicomica dichiarazione del capo locale dei vescovi, almeno ricordo che fosse lui) la scomunica non si applicava ai minorenni! Per poter fare un confronto serio in Parlamento, bisognerebbe parlare una lingua comune, ma è evidente che chi vuole fregare l’altro è il clericale che rassicura sulla legittima difesa della madre e poi scomunica.
Altroché se può usare l’argomento scientifico: https://www.uccronline.it/2012/03/11/alabama-corte-suprema-riconosce-il-feto-come-una-persona-umana/
Immagino che il racconto sia l’ennesima bufala della rete, vero?
Legittima difesa da chi, da quel povero essere umano che ha pagato con la vita la colpa del padre?
http://www.postaborto.it/2009/03/una-piccola-storia-ignobile.html
..per avere una idea più chiara del fatto che hai citato.
Questa mi è nuova, ora è la legge 194 che fornisce dati alla scienza??? E allora stiamo freschi!!! La scienza deve anteporre la legge alle stesse evidenze scientifiche?? E poi siamo noi che andiamo dietro a un’ideologia?
Emorragie, depressione post-partum ecc. sono imprevedibili, quindi come è possibile che una donna possa attestare che avrà SICURAMENTE in futuro quei problemi imprevedibili e deve necessariamente abortire?
La motivazione della salvaguardia della propria salute può essere un attenuante, ma l’aborto sempre omicidio rimane
Avendo la bambina una decina d’anni, credo sia plausibile supporre che fosse stata influenzata da medici e mamma e che quindi sia stata di fatto costretta o almeno non del tutto consapevole
Dici:
“Con questo ragionamento, il concepimento dell’embrione implica meno diritti civili, che detto papale papale significa avere un solo diritto: quello di essere concepito”
L’embrione è già concepito, per essere tale. E una frase priva di senso.
“legittima difesa, che nel caso dell’aborto significa che i potenziali pericoli per la madre non possono essere solo quelli immediati e visibili, ma anche quelli futuri e imprevedibili”
Qual’è la percentuale di aborti che sono terapeutici? E cosa vuol dire potenziali pericoli[…] futuri e imprevedibili? Uccidiamo qualcuno per evitare un potenziali rischio futuro ed imprevedibile? Capisci bene che la cosa è assurda e legittimerebbe qualsiasi cosa.
“chi vuole fregare l’altro è il clericale che rassicura sulla legittima difesa della madre e poi scomunica.”
La terribile scomunica! Marchiato a fuoco per l’eternità! Sciagura e disonore… ma per piacere, dai, se te ne frega così poco della Chiesa da abortire, quindi da commettere un omicidio, non puoi addolorarti subito dopo se ti scomunica, se fosse un minimo coerente te ne infischieresti e via. Non scadiamo nel ridicolo, please. Sono argomenti che fanno quasi tenerezza.
Credo tu faccia confusione tra i concetti di “legittima difesa”, prevista solo in presenza di un aggressore e “stato di necessità”, che non prevede la presenza di un aggressore. L’esempio classico dello stato di necessità è quello dell’alpinista che recide la corda per non precipitare insieme al compagno: non si parla in questo caso di legittima difesa, perchè il compagno che penzola dalla corda, pur essendo causa di imminente pericolo, non si configura come aggressore.
Nel caso dell’aborto dunque non si può mai parlare di legittima difesa, perchè il bambino non si configura mai appunto come aggressore.
I criteri che giustificano l’agire in stato di necessità sono molto più restrittivi rispetto a quelli della legittima difesa e nel caso dell’aborto le condizioni che potrebbero delineare lo stato di necessità (imminente pericolo di vita della madre) sono oggi pressochè inesistenti.
E’ chiaro che se fai rientrare tra i pericoli quelli “potenziali, futuri e imprevedibili”, allora direi che potremmo tranquillamente massacrarci a vicenda invocando lo stato di necessità.
Così come scienza e fede sono separati, allo stesso modo sono diversi scienza e diritto. La nostra giurisprudenza si basa sui diritti e doveri dell’individuo, solo per questo la demarcazione tra vita e non vita è stata indicata nell’embrione. Ma non è un criterio assoluto, semplicemente il nostro diritto si basa sulla certezza, cioè non ammette incertezza. Significa che se l’embrione viene congelato si crea una situazione di incertezza che può essere sanata solo attraverso un’interpretazione della legge e, se necessario, con l’ausilio della scienza.
Indubbiamente un legame tra scienza e diritto esiste, infatti c’è una corrispondenza tra progressività dei diritti in base all’età e sviluppo dell’embrione fino al parto e al raggiungimento della maggiore età. Ma quando necessario il diritto si separa dalla scienza, facciamo l’esempio dell’accanimento terapeutico, che indubbiamente favorisce la scienza ma svilisce la dignità della persona e l’individuo predomina, come detto sopra riguardo ai diritti e doveri.
Ma proprio questa logica ammette la legittima difesa, cioè qualcuno ti sta per uccidere, e tu sei così debole da non avere altri mezzi per difenderti che uccidere a tua volta. Per non fare il solito esempio dell’aborto, cito il libro di Saviano, Gomorra, in cui vi si parla di bambini addestrati dalla camorra: se vanno all’assalto, i poliziotti possono essere costretti a sparare a loro volta, finanche a mirare alle parti vitali del corpo. Vale la vita del poliziotto o quella del bambino camorrista?
Solo una concezione estrema del dualismo bene/male porta a descrivere come “impossibile” la legittima difesa della madre di fronte all’indifeso “embrione”. Sto esagerando? Eppure ho letto la replica di Lorenzo, secondo la quale nel caso brasiliano il feto pagherebbe la colpa della violenza paterna. Che c’entra? Possiamo discutere, anche litigare, sul caso delle donne incinte dopo lo stupro nei Balcani (ricordo l’appello di Giovanni Paolo II). Ma qua stiamo parlando di una bambina di nove anni! È lampante il rischio di morte per parto, vista la giovanissima età! Neanche questo rischio può chiamarsi aborto terapeutico? Ripeto: valori morali assoluti portano a pericolose distorsioni nel diritto.
Infatti io non ho affatto detto che la 194 fornisce dati alla scienza, ma che si tratta di due ambiti distinti e sovrani, anche l’etica e il diritto sono distinti: lo stato laico non si arrocca la potestà di stabilire cosa è il bene e il male, ma spesso si ferma alla regolamentazione dei rapporti tra individui, senza penetrare nella sfera dell’etica dell’individuo, considerato autonomo.
E, tanto per evitare i soliti equivoci o interpretazioni fuorvianti, ripeto che gli ambiti sono separati ma possono avere legami: scienza, diritto, etica, religione, pubblico, privato…
Questa è la risposta a Maria Domenica: data la minore età della bambina, non totalmente in grado di intendere e di volere, l’incertezza del diritto produce la necessità di individuare questa “capacità giuridica”, ma non certo il fatto che si sia lasciata fuorviare dai genitori che hanno sempre la potestà! Che io sappia, in Italia è il giudice che emana la sentenza e chiarisce. Ed è sempre la Corte Costituzionale, non io, ad aver chiarito che i rischi di salute della madre non sono limitati a quelli immediati ed evidenti, ma vanno estesi a quelli imprevedibili. Perché qua parliamo del corpo della donna, mica di un semplice embrione SEPARATO dalla madre. Nel campo del diritto, quando parliamo del corpo della donna intendiamo che i rischi di “depressione post partum” e quella “post aborto” sono equivalenti, quindi il giudice o chiunque altro non può stabilire a priori se prevale l’uno o l’altro.
Non è con argomenti giuridici che si può contrastare l’aborto, ma con una cultura per la vita. Invece la concezione assolutistica del bene e del male porta a fare confusione tra diritto e cultura. Questo porta a danni che in linea di principio sono equivalenti a quelli dell’aborto.
L’ipotetico pericolo di vita non è il pericolo di vita: quì il caso della salvaguardia della vita della madre non regge ed una nuova vita ha pagato con la morte la colpa di un altro.
Ripeto che si tratta di una sentenza giudiziaria, 18 del 1975 della Corte Costituzionale. La Costituzione è la fonte del diritto italiano, quindi predomina sulle singole opinioni.
La costituzione non è un dogma.
Nessuna legge positiva può predominare sulle mie opinioni.
Tra legge positiva statale e Magistero, scelgo e sceglierò sempre il Magistero.
Come ho già detto, nell’aborto non si configura mai il caso di legittima difesa, perché manca l’aggressore.
Si tratta invece di vedere se e in quali circostanze si possa configurare lo “stato di necessità”, cioè quelle condizioni che rendono non punibile l’azione lesiva nei confronti di un innocente in quanto “costretti dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona…”(art. 54 CP).
Tra le condizioni che legittimano l’azione lesiva nei confronti di un innocente in quanto dettata dallo stato di necessità, vi è quella dell’attualità del pericolo, il che esclude tutti quei pericoli “potenziali, futuri e imprevedibili” di cui hai parlato.
Altro aspetto è quello della proporzionalità tra pericolo ed azione lesiva: è chiaro che non c’è proporzionalità tra una possibile futura depressione e un omicidio; d’altra parte, se una potenziale futura depressione fosse motivo sufficiente per configurare uno stato di necessità, tale da legittimare la soppressione di un essere umano innocente, allora dovremmo accettare anche l’eventuale uccisione da parte di un genitore del figlio tredicenne tossicodipendente, il quale probabilmente è causa di depressione per i genitori e per tutti i famigliari.
Nel caso dell’aborto quindi lo stato di necessità potrebbe configurarsi soltanto nel caso di imminente (IMMINENTE!) pericolo di vita della madre, cioè, oggi, praticamente MAI.
Il grande numero di aborti praticati allora non ci dà indicazioni su quanto frequenti siano i casi di “stato di necessità”, ma ci dice semplicemente e tristemente che i bambini molto piccoli non sono considerati esseri umani.
Il grande numero di aborti è frutto di una cultura troppo permissivista e una concezione economicista della società, ma questo con il diritto c’entra a poco. Infatti ho già detto che diritto ed economia sono separati.
Semmai l’esempio del genitore che uccide il figlio tredicenne tossicodipendente è sbagliato: farebbe immaginare che ci sia un cordone ombelicale tra i due. Il paragone più calzante invece è quello dei gemelli siamesi: spesso, per salvare la vita a uno, bisogna operare chirurgicamente per rimuovere l’altro. Non che i medici siano contenti della scelta su chi sacrificare, ma tra il salvare l’uno e il lasciar perire entrambi non c’è possibilità. E’ possibile naturalmente mantenere in vita entrambi i gemelli, ma ciò non toglie che SONO AUTENTICI i casi di rimozione chirurgica necessaria non per rischio immediato di salute, ma futuro in quanto con lo sviluppo della persona fisica si creano danni: magari emorragie e altri mali identici a quelli del post-partum.
L’esempio del figlio tossicodipendente era pertinente perché tu avevi indicato come condizione sufficiente a legittimare l’uccisione di un essere umano innocente l’eventualità di una possibile depressione.
Ora hai introdotto un nuovo elemento discriminante, la presenza cioè del cordone ombelicale, il che comporta alcune conseguenze; la prima è che dovresti legittimare l’uccisione del bambino anche dopo la sua nascita (come in effetti alcuni propongono) e cioè fino alla recisione del cordone ombelicale; l’altra è che non dovresti ammettere la soppressione degli embrioni concepiti in vitro e congelati in quanto non collegati ad un altro essere umano da un cordone ombelicale.
La realtà è che l’unico modo di giustificare l’aborto è quello di non considerare il bambino piccolissimo un essere umano, ma solo materiale biologico, cioè sostanzialmente spazzatura, il che è praticamente la conseguenza del tuo ragionamento sul cordone ombelicale, che declassa la natura del bambino piccolissimo da essere umano a semplice appendice del corpo della donna.
Questo è il tuo limite:
“Perché qua parliamo del corpo della donna, mica di un semplice embrione SEPARATO dalla madre”
Non si tratta di un SEMPLICE embrione, ma di un ESSERE UMANO.
Sono una mamma e se permetti so di che sto parlando.
La scienza ti dice che non c’è nessun salto, ma fin dal concepimento l’embrione contiene in sé tutto il suo patrimonio genetico, è già vita e fin dai primi giorni si forma il cuore e punto.
La 194 ha portato aberrazioni come queste:
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2169
http://www.ilsussidiario.net/News/-Politically-incorrect-/2010/5/6/IL-CASO-L-aborto-di-Rossano-Calabro-dove-non-arriva-la-194-puo-arrivare-la-misericordia/84317/
Qui trovi alcune testimonianze che hanno portato alla legge 194:
http://www.storicamente.org/07_dossier/famiglia/aborto_clandestino.htm
come puoi vedere chi ricorre all’aborto MOLTO RARAMENTE è chi ha problemi di salute!Fra queste testimonianze non ce n’è nemmeno una! Puoi tuttavia leggervi i veri motivi: veramente “nobili”, non trovi?
Ho risposto a Semelets. Qua infatti non stiamo parlando di situazioni certe, ma di fatti ambigui. La legge 40 sulla fecondazione assistita ha portato a un’ambiguità palese: ci sono due embrioni, uno sano e uno malato, se dovessi scegliere uno dei due per lasciar morire l’altro quale sceglieresti? Risposta obiettiva: nessuno dei due, semplicemente impedirei il ricorso alla fecondazione assistita in quanto produce stragi di embrioni abortiti spontaneamente nei continui tentativi di partorire. Invece su questo il cattolicesimo fondamentalista ha taciuto. Percepita l’aberrazione del bene/male assoluti?
Solo un’ultima cosa: se io parlo dei limiti della scienza, perchè nessuno parla dei limiti della religione e della giovanissima età della bambina brasiliana che giustifica l’aborto per rischio immediato di salute della donna?
1) La nostra non è solo semplice religione, ma fede.
La fede va al di là dei limiti imposti dal nostro io, anzi è una vera e propria liberazione dalla schiavitù operata dai nostri stessi sentimenti egoistici. Noi abbiamo fede in Colui che è Via, Verità e Vita; in Colui che è morto per noi, che non eravamo suoi figli ma semplici creature, e che ci ha resi Suoi figli con il dono dello Spirito Santo.
E nonostante il Suo sacrificio, non impone a nessuno ma propone a tutti di seguirLo, rispettando la nostra volontà.
2)Un omicidio non è giustificabile. Le preoccupazioni per la salute possono essere una attenuante ma l’aborto è e rimane un omicidio.
Al di sopra della giustizia terrena, c’è la Giustizia divina (da intendere,anche come norme del ben vivere) che ha uno sguardo ben più ampio e vasto dal punto di vista umano, temporale, spaziale ecc.. o mi vuoi far credere di essere onnisciente?
3) E tu pensi che un aborto non sia rischioso per una bambina di 9 anni, quando lo è sicuramente per un’adulta? Anzi l’aborto è più pericoloso e mette sempre, a differenza della gravidanza, in serio rischio la salute di una donna.
4) E quando sarebbe stata silenziosa la Chiesa sulla fecondazione assistita? Ma se è da quando certi “dottori” si sono messi a giocare e a sperimentare con gli embrioni che la Chiesa ha chiesto di smetterla di giocare con la VITA! La Chiesa è contraria alla fecondazione assistita e a qualsiasi altra azione sull’embrione che non sia per la salvaguardia dell’embrione stesso.
Non so cosa intendi per “limite della religione”. Se è per questo esistono anche i “limiti nella lavorazione del granoturco”.
La frase: “nessuno parla dei limiti della giovanissima età della bambina brasiliana…” non ha senso in italiano. Fatto che resta da verificare, come tutto quanto affermi d’altra parte.
Parlare di “cattolicesimo fondamentalista” è un’offesa. Il fondamentalismo non rientra in una visione cattolica. Chi è fondamentalista non è di fatto cattolico.
Sul fatto che “abbia taciuto” occorre dimostrarlo. Non esiste inoltre un soggetto chiamato cattolicesimo, che agisce e pensa. Altrimenti si potrebbe dire che “l’ateismo non ha mai obiettato alle dittature atee”.
Come vedi i tuoi commenti sono dettati da una serie di offese, confusione, errori, luoghi comuni che è ben difficile prenderli in considerazione.
I cattolici sono quelli che seguono i vangeli secondo l’interpretazione romana. Gli atei invece non possono essere classificati: lokayata indiani? naturalisti? illuministi? mafiosi? comunisti? Ognuno con la sua filosofia, raggruppati solo arbitrariamente attraverso il “Non credo”. Quindi parlare di pericolo proveniente dagli atei significa denunciare nemici immaginari. Per contro, c’è un fondamentalismo cattolico e lo constato nel rifiuto di considerare il diritto alla vita di una bambina di nove anni di fronte a un parto che non può essere portato avanti.
Non c’è un’interpretazione romana, ma c’è l’interpretazione tradizionale dei padri della Chiesa e dei successori apostolici e un’interpretazione diversa originatasi pochi secoli fa per giustificare un matrimonio illecito.
Gli atei sono identificabili benissimo, ovvero secondo i dogmi che devono seguire per essere tali e non tacciati di “devozionismo”. Ancora di più oggi si radunano in associazioni religiose. Sono gli stessi atei ad accusarvi: https://www.uccronline.it/2012/04/13/il-sociologo-laico-furedi-lateismo-oggi-e-una-minaccia-una-religione-intollerante/ sapendovi identificare benissimo.
Puoi combattere quello che vuoi, sappi che stai combattendo te stesso. L’episodio della bambina è ovviamente una tua invenzione per giustificare la tua militanza anti-cattolica. Come dire che io combatto l’ateismo perché una volta un ateo ha detto che i neri sono esseri inferiori.
“l’abortista Carlo Flamigni che parla di “persona” solo dopo un certo grado di sviluppo (quale?)” Pavani giustamente osserva: “Quale grado di sviluppo?” Discutendo con un abortista su un blog pro choice, mi sono sentito dire che l’embrione è persona solo quando sviluppa quelle strutture cerebrali che gli consentono di avere una coscienza. Fino a qual momento, niente coscienza niente essere umano. E’ un criterio non condivisibile perchè palesemente arbitrario. La coscienza è frutto di uno sviluppo dell’embrione unitario e inesorabile fin dal suo concepimento. Se io, 35 anni, guardo una foto di quando ne avevo 10, cosa dico? Ovvio che dico “sono io”. Eppure ero ben diverso da adesso, avevo un sacco di capelli tutti neri, mentre ora sono mezzo calvo e sto cominciando a ingrigire, ero più basso, avevo 28 denti invece che 32… Ciononostante guardo la foto e dico “sono io”. Quindi che differenza c’è fra l’embrione prima di sviluppare certe strutture cerebrali e dopo? Come si fa a dire che non è lo stesso essere umano? La contradditorietà di questo criterio della coscienza emerge ulteriormente se si pensa ad altre forme di vita. Di fronte a un alberello di melo non ancora capace di fare le mele, nessuno, neppure l’abortista più incallito, negherebbe che comunque ci troviamo di fronte ad un melo. Dire che non è ancora un melo perchè non ha ancora sviluppato la capacità di fare le mele pare a tutti chiaramente un arbitrio. Lo stesso è dire che l’embrione non è ancora un essere umano finchè non sviluppa certe strutture cerebrali che gli permettono di avere una coscienza.
Sono convinto che l’aborto, e il relativismo, sono i due dogmi assolutamente invincibili dei moderni liberali, la cartina di tornasole per accedere ai mass media e ai posti chiave della cultura e di comando. Ma che cosa c’è di tanto liberale dal pensare e consentire a sopprimere un essere indifeso?