Quale fondamento ha la “morale laica”?
- Ultimissime
- 02 Apr 2012
di Stefano Biavaschi*
*assistente alla Cattedra di Teologia presso l’Università Cattolica di Milano
Che cos’è la morale laica? Quali fondamenti ha? Da quanto tempo esiste? Da sempre la filosofia s’interroga, facendo ricorso alla ragione, sulle maggiori questioni morali, ed i grandi filosofi classici hanno spesso posto importanti basi per la ricerca del buono oltre che del vero. Ma, nel linguaggio moderno, per morale laica s’intende una morale “non confessionale”, che non faccia riferimento a nessuna forma di teologia morale. Quest’indipendenza dalla religione si traduce, almeno in occidente, come indipendenza dal cristianesimo e dai suoi valori.
La morale laica intende presentarsi come una libera conquista della ragione che, disancorata dalla Parola di Dio, sarebbe in grado di definire da sé il bene ed il male. I comandamenti ed il Vangelo non vengono pertanto più visti come normativi del comportamento, anzi vengono spesso intesi come impedimenti verso il raggiungimento di formulazioni universalmente condivise. Anche la Chiesa viene di conseguenza vista come istituzione che condiziona la vera libertà di scelta. La morale laica non ama però autodefinirsi come “morale non confessionale” o “morale non cristiana”, perché si arroga il diritto di poter essere condivisa anche dai cristiani, rivendicando a sé un ruolo “al di sopra delle parti”, e pertanto ponendosi come punto di riferimento universale ed accettabile da tutti. E’ la ragione umana, sostiene la morale laica, a stabilire il metro di misura morale delle nostre azioni, l’appartenenza ad una confessione religiosa è visto anzi, nella mentalità “laica”, come una difficoltà oggettiva verso l’autonomia morale. Non a caso, infatti, la morale laica nasce in contemporanea col grande fenomeno del secolarismo.
Il tempo viene visto dai secolaristi non più come il luogo di esperienza del sacro, dell’eterno, ma come semplice dimensione orizzontale, saeculum appunto: ininterrotto svolgersi dei secoli lungo una linea orizzontale senza principio né fine, e non una spirale ciclica che tende verso Dio. Questa visione laicista della storia fu figlia dell’illuminismo più deteriore: non l’illuminismo italiano inaugurato dal Muratori e giunto attraverso il Verri e il Beccaria fino al Manzoni, ma l’illuminismo anticlericale di stampo francese che fece della ragione una dea da adorare, ed ai piedi della quale sacrificare coloro che ancora si riferivano all’assoluto. Non a caso fu in quel periodo che si tentò di ristrutturare il calendario degli anni, dei mesi, e dei giorni. Il tempo ricominciava dall’anno zero secondo un nuovo ordine dei secoli. In contemporanea con questo processo di scristianizzazione del mondo, si affermò sempre più, tra il settecento e l’ottocento, l’idea che l’uomo non aveva più bisogno di Dio. Laicismo, razionalismo, scientismo posero le basi teoriche di questo nuovo atteggiamento “religioso”. Anche la natura, inizialmente dea, veniva poi piegata come strumento dell’utile, erano gli anni in cui tutto veniva sezionato e studiato con freddo spirito di catalogazione, mammiferi ed uccelli esotici venivano impagliati a migliaia per il culto dell’osservazione, farfalle e coleotteri venivano infilzati e racchiusi in bacheche; gli anni in cui il cranio di Bernadette di Lourdes veniva misurato e tastato, mentre l’antropologia darwinista stabiliva quella superiorità di alcune razze umane sulle altre, che tanto danno fece nelle mani delle ideologie nazionaliste. Se non c’era più bisogno di Dio e della Chiesa, c’era ancora bisogno di una morale?
L’uomo secolarizzato non amava definirsi un immorale, ed anzi sosteneva che una morale fosse possibile anche senza fare riferimento alla fede. Fu così coniato il termine “morale laica”, e, per un po’, la grande illusione di poter conservare e tramandare ugualmente i grandi valori morali fu resa possibile dal fatto che, anche se la testa era atea, il cuore conservava in sé l’educazione trasmessa dai padri. Ma quando emerse il fallimento educativo di questa impostazione, le nuove generazioni si scoprirono atee sia nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s’infrangeva contro totalitarismi e fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto. La tempesta del ’68 fece il resto, e la morale “laica” con cui molti intellettuali avevano fatto orgoglioso sfoggio di sé, naufragò nei suoi evidenti risultati.
Oggi si è ridotta ad una sola affermazione ed un solo principio: “la morale è che ognuno può costruirsi una propria morale”. Non è nemmeno più importante che i valori siano “universalmente condivisi”: l’importante è che siano condivisi da me. L’io diventa quindi l’arbitro assoluto del bene e del male, e le sue decisioni comportamentali non devono essere messe in discussione nemmeno dall’io degli altri. Persa la sua dimensione comunitaria, l’io si riduce così ad una monade isolata, che non opera più per il bene comune, e non riuscendo nemmeno a raggiungere la propria felicità, sprofonda in una solitudine sempre più abissale.
34 commenti a Quale fondamento ha la “morale laica”?
Grazie per l’articolo. E’ interessante perchè mette in chiaro quanto il razionalismo ed il laicismo in fondo siano forme di pensiero parassitario, che si nutrono solo della linfa della religione che vogliono eliminare. Ben lungi dal proporre nuovi valori, mirano solo ad eliminare quelli presenti.
Il punto è stato centrato alla grande. La solitudine esistenziale è l’unica compagna di una vita senza Dio.
Infatti, io vengo dell’america latina e là la gente è ancora molto religiosa, quella solitudine abissale che è menzionata qui è proprio visibile per tutti noi che veniamo di culture meno laiciste. La morale non può esistere se si basa nel relativismo, quindi non è più una vita morale ma conveniente.
Anche qui se menziona che la gente guidata da una morale laica non può nemmeno raggiungere la propria felicità, quello non è una sorpresa dato che loro non hanno un concetto di felicità, poiché la morale laica si limita a descrivere i comportamenti sbagliati, ma non ci dice cosa è buono, cosa si deve fare: aiutare al prossimo, amare, fare sacrifici, condividere… questi comportamenti che guidano alla luce non esistono, quindi la gente non ha un cammino da seguire e si trova infelice e senza motivazioni.
Esatto Sandra, la morale laica non può esistere perché per esistere ha bisogno di chiamare in causa gli assoluti, un’azione che però non si può permettere di fare per non essere contraddittorio.
Un non credente non potrà mai dire che la pedofilia è una cosa SEMPRE sbagliata, potrà dire che è relativamente sbagliata. La pedofilia, per lui, è giusta in una società di pedofili, come il cannibalismo è giusto in una società di cannibali.
Se ne parlava qui: https://www.uccronline.it/2012/01/30/ecco-perche-lamoralita-dellateismo-e-un-pericolo-per-la-societa/
Grazie, illuminante!
“L’uomo secolarizzato non amava definirsi un immorale”
Esattamente come gli eretici che non amavano definirsi tali.
Loro si sentivano ortodossi. Era il mondo che sbagliava, non loro.
Ancora oggi nessuno si definisce eretico, perché ovviamente un uomo dovrebbe dirsi pazzo prima di confessarsi eretico.
Adesso nessuno sbaglia, perché nessuno conosce la Verità, per cui oggi c’è un’ortodossia per ogni testolina pensante.
Evidentemente il signor Biavaschi non ha mai sentito parlare
di quell’ateo di Schopenhauer ne’ ha mai letto il suo
“Fondamento della morale”
Ma perchè quando si parla dei principali libri scritti da atei voi atei quando utilizzate la parola “leggere” applicata a uno di quei libri per voi significa “condividere” o “essere d’accordo” o “quel libro dice tutta la verità a proposito dell’oggetto di cui tratta”.Non è per voi ammissibile che si possa leggere un libro senza essere affatto d’accordo su quello che dice? Cmq tanto per informarti, un filosofo conosciuto come Schopenhauer, al quale persino D’annunzio si è ispirato (stando a quello che mi hanno detto a liceo), è ben insegnato in qualsiasi facoltà che insegni filosofia, e saprai che per studiare Teologia si deve prima studiare Filosofia.
Cos’ha detto Schopenhauer che possa screditare quanto scritto da Biavaschi?
Accidenti se lo ha letto, anzi, proprio perché lo ha letto che ha scritto che la morale atea non esiste.
Leggiamo infatti cosa dice l’etica di Schopenhauer: “Le donne sono adatte a curarci ed educarci nell’infanzia, appunto perché esse stesse sono puerili, sciocche e miopi, in una parola tutto il tempo della loro vita rimangono grandi bambini: esse occupano una specie di gradino intermedio fra il bambino e l’uomo, che è il vero essere umano” ( Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851)
Un’autorità morale il nostro amico aeto, vero rolling?
Non costringermi a fare l’elenco di sue citazioni…
Gennaro,
la tua confutazione rientra nel classico argomentum ad personam.
Alla domanda è “Quale è il fondamento della morale laica?” Schopenhauer da’ una risposta precisa: la compassione (che non ha bisogno di alcuna religione per farsi sentire ed entrare in azione).
Contestando Schopenhauer come persona invece, non entri nel merito della sua tesi.
Detta così suona come una risposta semplicistica, e da dove viene la compassione? forse frutto del caso o perchè l’uomo è particolare rispetto agli animali( che non fanno niente se senza avere nulla in cambio? Inoltre uno si può benissimo comportare moralmente anche nei confronti di uno che non ha nulla di inferiore a te per cui uno debba provare anche compassione.
In secondo luogo non mi risulta che la nostra società laica si comporti in maniera molto compassionale, un esempio su tutti l’aborto, perchè devono essere solo i religiosi a intervenire e a proporre con forza la condanna di questa pratica? Poi è un po troppo facile dare del retorico al prossimo, l’argomento ad personam a miuo avviso si usa in casi ben piu circostanzioati di questo.(del tipo se schopenauer predicava bene e razzolava male)
riconoscere il fondamento della morale non conferisce automaticamente la patente di morale.
Tra parentesi, io non mi ritengo morale, ma non per il fatto di essere ateo.
Vedo infatti attorno a me una folla di fedeli di diverse religioni e di atei molto piu’ immorali di me.
Io contestavo il fatto che il fondamento primo della morale sia quello riconosciuto da schopenauer. Per il resto non mi trovi in disaccordo: sono convinto che se il cristianesimo è cosi contestato è perchè certuni fra la gente comune non si dimostrano nei fatti veri cristiani.Quindi non si riesce a dare complessivamente una testimonianza ottima. Un aspetto che ho capito poco: non ti comporti in modo morale solo perchè gli altri sono moralmente peggio di te? Non c’è bisogno che rispondi a questo perchè è una domanda personale ma dico solo che non è che uno deve farsi condizionare in tal modo dalla massa, è indice di poca maturità se così fosse
Eli,
un esempio. Un mio amico (tutt’altro che religioso) ha (anni fa) adottato una bambina con gravi problemi fisici proprio perché gli faceva pena e l’ha cresciuta forse con maggior cura degli altri suoi figli naturali.
Una cosa del genere io non sarei mai capace di farla. Per questo so di non essere morale e di fronte a lui su certi argomenti é meglio che io stia zitto. Essere morali, ossia provare compassione del prossimo, essere con lui solidali ed agire di conseguenza, è una virtu’. Si ha o non si ha.
Apprezzo molto la tua onestà in questo.Ma non sono molto d’accordo sul fatto che la morale sia una cosa che uno ha e uno non ha, meglio parlare di scoprire di essere morali (in parole tue scoprire di provare compassione)o non saperlo, l’esperienza ,i casi della vita, e specie la riflessione, portano a questa scoperta di questa nobile caratteristica umana.Poi ci si accorge che non si sentiva compassione perchè la si sottoponeva ad altri personali interessi, ma non perchè non c’era.Dimostrato dalle conversioni, non tanto da ateo a credente (anche, ma n è qui che voglio arrivare) ma da credente non praticante a praticante, dove crede le stesse cose ma si comporta in modo diverso (e di riflesso capisce e approfondisce la fede).Non fare l’errore di confondere la moralità con le sue manifestazioni esterne.In termini dottrinali e riferendomi a Mt25,31-46, diresti che alcuni sono destinati all’inferno perchè non dispongono di amore per provare compassione, non è così tanto per chiarirti un aspetto religioso.
Caro rolling, si ha compassione degli animali. Non dei disabili. Adottare una bambina perché “fa pena” è la cosa più immorale che abbia mai sentito.
http://www.treccani.it/vocabolario/pena/
Afflizione che nasce dalla vista del dolore altrui (quasi sinon. di compassione): faceva pena a vederlo, destava compassione;
Tu lo sai che i disabili sono più felici di te? Probabilmente farai pena tu a loro.
Quindi non sei morale, ma moralista
Ma se il fondamento della morale laica è la compassione, perché lui non ha alcuna compassione per le donne? Capisci che si auto-confuta?
Caro rolling stone,
credi davvero che un teologo non abbia mai sentito parlare di Schopenhauer? Sarebbe proprio strano…. Questo grande filosofo ha sicuramente detto molte cose interessanti ma, personalmente, non mi sento proprio di condividere le sue tesi. Le uniche vere risposte alle domande sul bene e sul male, sul senso della nostra vita e del mondo (domande a cui non possiamo sfuggire senza rinnegare noi stessi) io continuo a trovarle solo nelle parole di Cristo e nell’ insegnamento della croce.
Ciao!
Bellissimo, articolo!
“La morale è che ognuno può costruirsi una propria morale” cioè ognuno fa quello che gli pare, ciò equivale a dire che non esiste una morale.
Ecco cosa si cela dietro il pensiero ateo: il niente.
Il nostro catechismo sostiene che la virtù e la moarle sono innate nell’uomo. (1804: Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni
abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti,
ordinano le nostre passioni …
Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i
germi di atti moralmente buoni; …). Perciò mi domando se questo articolo pur dicendo cose giuste su quale sia la fonte della morale non suggerisca in realtà anche un eccessivo pessimismo nei confronti dei nostri fratelli non credenti.
Il problema è che la coscienza viene facilmente manipolata e deviata. Anche se istintivamente distinguo il bene dal male, quando mi seggo ad un tavolo per mettere per iscritto la “morale laica” scriverò semplicemente ciò che le ideologie del momento dicono, perché se non aderisco a Dio allora sto idolatrando altre cose: comunismo, denaro, piacere…
D’altronde, se la mia coscienza non fosse stata deviata, riconoscerei facilmente che la morale cristiana è intrinsecamente “buona” e che non può fare altro che portare il bene all’umanità.
E, a questo punto, che motivo avrei di scrivere una “morale laica”?
Giusto. Forse si potrebbe mettere così: la chiamano morale laica perchè non hanno un nome per la sua origine, che rifiutano di riconoscere per ragioni di principio. Nemmeno questo é del tutto esatto perché tendono a fondare un origine al comportamento morale in un combinato di biologia ed evoluzione. Resta comunque che anche loro fondano principi morali “generali” se non assoluti e che lo si voglia questi principi hanno radici in comune con i nostri.
Vorrei chiarire meglio il punto secondo me assai dolente e pericoloso nella vostra (UCCR) posizione sulla morale laica, manifestata qui ecome in quasi ogni altro articolo. Se non ha fondamento (ed a me sembra voler dire – anche leggendo i commenti – “se non esiste una possibile morale laica” o addirittura un uomo laico “morale”) allora non esistono interlocutori, i belli i buoni ed i giusti siamo solo noi e tutto quello che dobbiamo fare é quello di imporre agli ignari la nostra morale. A me pare che questo generi un conflitto insanabile con la sostanza della fede (e della morale) che pretendiamo di far avanzare. Il Vangelo, il catechismo, la Chiesa a me pare dicano proprio altro.
Chiarimento inutile, non esiste la “chiesa” di cui parli.
Allora non esisto nemmeno io. Grazie per avermene reso conscio
Dire che non ha fondamento la morale laica non comporta tutto quello che hai detto tu: possono esserci centinaia di morali laiche, e c’è tanta gente che le fa proprie, ma sono completamente infondate.
Non si dice neanche che non esiste un uomo laico morale. Un ateo può avere la sua morale, seguirla, ed essere per questo apprezzato anche dai credenti, ma non venga a raccontare che questa morale si basa su un qualche fondamento che non siano i suoi gusti, e tantomeno la chiami “razionale”, perchè non c’è nessun ragionamento che prescinda da Dio e che indichi cosa è bene e cosa è male
In questo caso non ho capito niente di quel che dice il catechismo a riguardo della morale (1804 e ss), non ho capito cosa dica la Gaudium et Spes sulle gioie, le speranze, le tristezze e la angosce degli uomini d’oggi, non ho capito perché Gesù si rivolgesse a quegli infedeli dei Samaritani né perché il credo apostolico ben prima di generare persecuzioni si sia potuto espandere grazie al consenso sociale che l’amore fraterno otteneva (At 5, 33).
Buona Pasqua a tutti
Auguri!! Anche agli atei che leggono
Buona Pasqua del Signore Gesù 😀