Come l’uomo può salvarsi dalla secolarizzazione?

Anche in Italia è arrivata un nuovo tipo di dipendenza, quella da sovraesposizione da internet. Una forma che porta a ”sentimenti compulsivi, isolamento sociale, dipendenza patologica e perdita di contatti reali”, questo perché l’uomo secolarizzato non può che divinizzare tutto, esasperare tutto. La risposta al senso della vita lo si cerca “a tentoni” ovunque, finendo per incaponirsi su cose che non possono rispondere. Oggi c’è l’illusione che la risposta possa arrivare dalla scienza, dalla tecnologia, dal moltiplicarsi di conoscenti sui social network. Ma, come accade seguendo tutti gli idoli, il danno è ancora maggiore.

Lo ha spiegato con lucidità Carlo Buttaroni, presidente dell’Istituto di ricerca Tecnè, sul quotidiano “L’Unità”: «Ci siamo illusi che la tecnologia sarebbe stata capace di dare risposte alle nostre esigenze di relazioni. Un’aspettativa che abbiamo pagato a caro prezzo. Perché insieme alla crescita della complessità tecnologica si è diffusa anche una cultura del risparmio emotivo che ha generato nuove forme di disagio sociale legate alla solitudine, all’apatia, alla malinconia […]. La solitudine dell’io-globale nasce dall’aver creduto che medium potenti avrebbero risparmiato la fatica della ricerca interiore e della relazione con l’altro». L’aver generato tante monadi impaurite, è il frutto più letale dei Paesi secolarizzati e relativisti, dove oggi più di un terzo degli abitanti (Europa occidentale) soffre di disturbi psicologici. L’uomo che ha rinnegato un senso ultimo alla vita non riesce più a dare un senso adeguato nemmeno al presente, che diventa una serie slegata di infiniti  istanti: «Tutto ciò», continua il ricercatore, «ha ricadute nella capacità di percepire gli eventi della vita come una trama dotata di senso, mentre si affermano esperienze di vita in cui in ogni istante è autonomo, separate dal mondo, con momenti che non si legano a quelli che li hanno preceduti e a quelli che li seguiranno. La vita è percepita come una serie di tante esperienze parallele, che non s’intrecciano e non si legano, che non costituiscono una narrazione». 

Si scorge da queste parole l’inconsapevole parallelo con quanto affermato un anno fa da Benedetto XVI: «La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l’altro se si fa attenzione a evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di condivisione, di “amicizie”, ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio profilo pubblico». Tornando all’analisi del ricercatore italiano, egli continua la sua sottolineatura del disagio vissuto dall’uomo moderno: «quello che conta è vivere ogni momento di vita in modo funzionale, adeguato alle esigenze che quel momento richiede. Tutto questo mette in crisi la dimensione dell’identità degli individui e la possibilità di sviluppare progetti di vita, perché progettare significa selezionare nel presente ciò che è coerente con il passato e soprattutto con le attese e gli obiettivi futuri. E tale selezione non può avvenire in una concezione del tempo in cui ha senso solo ciò che offre il presente e un determinato contesto, dove tutto prende forma in un universo funzionale e stabilizzato, dove cresce, per dirla con Bauman, “la solitudine del cittadino globale”, la sua insicurezza di fronte alle nuove incertezze. Ed  è paradossale trovarsi costantemente esposti al rischio della perdita di se e del senso della vita, nello stesso istante in cui il pensiero scientifico insegue l’immortalità».

Buttaroni non offre come soluzione il ritorno al mistero della realtà, al riavvicinarsi alla proposta cristiana. Egli, dopo aver analizzato bene la situazione attuale, parla di una vaga esigenza di «cambio di vita e di prospettiva verso un nuovo ordine di valori e di riferimenti. Si sente la necessità di parole che spieghino la vita che viene avanti, la solitudine e la sofferenza dell’altro, in una visione che restituisca significato alla vita e allo stare insieme […] Un “nuovo inizio”» che unisca l’uomo «ai suoi simili all’interno di un progetto e una trama dotata di senso che è appunto la storia». Un ipotetico scenario, dunque, in cui l’uomo possa riposare sentendosi parte di una comunità e potendo dare un senso compiuto alla vita e alla storia. Ma questo, per noi cristiani, non è forse quello che già viviamo nella Chiesa? Anche Leopardi, anche Pascoli desideravano la stessa cosa e il teologo Luigi Giussanicommentando i loro poemi– ha scritto giustamente: «Il Verbo si è fatto carne, venne fra i suoi  e i suoi non se ne sono accorti. Ma l’uomo senza quella risposta rimane nella vita ultimamente irresoluto, anche se febbrilmente pieno di iniziative, a guardia del nullo abisso […]. Nel grande enigma il terribile frutto è la solitudine, e nella solitudine la paura». La soluzione all’enigma, cioè all’esistenza senza Risposta ultima, non è creare infiniti rapporti virtuali,  non è stringersi impauriti gli uni agli altri -come “I due orfani” di Pascoli- per sperimentare «l’unico tepore che può attutire il gelo dell’enigma universale», come scrive ancora Giussani. Il cristiano può offrire come unica risposta allo smarrito uomo moderno la stessa che ha dato Gesù ai primi due discepoli: «Venite e vedrete»  (Gv 1, 38).

48 commenti a Come l’uomo può salvarsi dalla secolarizzazione?

  • DSaeba ha detto:

    I forum o facebook che, per la maggior parte, sono degli assoli seguiti da nessuno. Purtroppo è anche la mia esperienza personale.

  • a-ateo ha detto:

    @ Dsaeba, si può stare nei blogs, ma non bisogna esaurirsi in essi.
    Un cristiano ha, ma anche atei onesti hanno, secondo me, il DOVERE fondamentale di fare volontariato per i fratelli mediante opere di misericordia materiale e spirituale.
    E ciò basta a generare un incredibile intreccio di bellissime relazioni umane, una ricchezza spirituale dirompente, un fondo di gioia e ottimismo.
    Del resto la salute è, per OMS, uno stato di BENESSERE psico-fisico e SOCIALE.
    E io da cristiano aggiungerei alla definizione laica di OMS… “e spirituale”….

    • GiuliaM ha detto:

      Concordo, per ogni cosa c’è un giusto mezzo: si può certo usufruire dei servizi informatici ma non diventarne dipendenti… un po’ come il cibo o lo sport!

    • Giovanni Pastormerlo ha detto:

      Attenzione però che la risposta all’uomo non arriva dal volontariato. E’ pieno di filantropi disperati.

  • Panthom ha detto:

    Un articolo che piacerà molto al nostro Antonio72…. 🙂

  • Xlove ha detto:

    Mi piace molto questo articolo ragazzi. Mi ha fatto pensare alla mia vita come poche volte ho fatto, grazie.

  • a-ateo ha detto:

    @giovanni pastomerlo,
    il volontariato cristiano va fatto in una prospettiva di fede, nello spirito del Vangelo, vedendo Cristo nei fratelli e, secondo un articolo di un Diacono, che è anche un docente universitario di matematica in pensione, ex preside di facoltà, agendo nello spirito di Cristo, come Cristo.
    Sei Cristo che si occupa di un uomo sofferente… e sei anche un uomo che si occupa di Cristo sofferente.
    Il volontariato cristiano è un’avventura incredibile, che va sperimentata.
    Non mi è del tutto chiaro il tuo pensiero:
    La filantropia attiene, nel linguaggio comune, alla beneficenza,che non è il volontariato intessuto di preziose relazioni umane.
    Se poi si trovano filantropi (atei?) disperati, immagino come dovrebbero sentirsi senza l’esercizio della filantropia…

  • Antonio72 ha detto:

    Sono d’accordo sui rischi dovuti all’attuale società tecnocratica (ne parla anche Paola Binetti nel suo libro che tratta del consenso informato e del controverso testamento biologico).
    L’uomo ripone tutte le sue speranze ed illusioni fisiche e metafisiche nel progresso tecnologico, alienando la sua stessa umanità e quindi naturalità. E così si isola dal contesto sociale e dalla sua stessa comunità. Ieri il Papa stesso, se non mi sbaglio, parlava proprio del giorno della domenica, da consacrare non solo a Dio ma anche alla comunità. E non a caso, in quanto la natura intrinseca della religione cattolica ed in genere cristiana è prettamente relazionale, già dal concetto fondante di Trinità.
    Oggi invece le comunità sono rappresentate dai social network e la realtà reale è divenuta così insopportabilmente mediocre ed arida, data la carenza spirituale e religiosa diffusa nel mondo globalizzato e quindi dall’isolazionismo emotivo/cognitivo individuale, che l’uomo preferisce crearne una parallela e virtuale. Il senso religioso dell’uomo, o quel che ne rimane, viene assorbito quasi completamente dalla stessa rete virtuale. Il tecnologo Kurzweil ed altri parlano addirittura di Supermente, che un giorno coinvolgerà in modo diretto e continuativo le stesse menti degli individui.
    In poche parole oggi Dio si sta oggettivando nella stessa rete internet, o se vogliamo riprendere la filosofia di Feuerbach, l’uomo sta prendendo coscienza della totalità della propria scienza e potenza, e forse un domani non troppo lontano, anche di quel senso dell’infinito di cui cantano certi poeti, attraverso lo strumento mediatico. In definitiva la rete è oggi un surrogato del concetto di Dio, ma un concetto che diviene pericoloso, in quanto si oggettivizza in un semplice click. La divinizzazione della rete è quindi un percorso inevitabile per coloro i quali anelano ad una dimensione spirituale perduta.
    Quindi paradossalmente i dipendenti patologici della rete non hanno perduto totalmente la propria umanità, almeno inizialmente.
    Ma poi si perdono ancor di più, in quanto nella via facile che perseguono si spogliano della propria soggettività empatica e quindi personalità, dato che la rete assorbe molto più di quanto rilascia. Mefatoricamente potrei dire che la rete dissangua l’uomo fino a renderlo del tutto evanescente.
    Tornando alla Binetti ed alla discussione sull’etica vi sono tre modi per approcciarsi ad un’etica condivisa: metodo naturale, metodo contrattuale e metodo individuale. Il primo riconosce un’essenza naturale comune a tutti gli uomini per il fatto di essere uomini, il secondo ci racconta di un’etica in divenire in relazione al percorso storico-culturale umano e quindi al progresso tecnico-scientifico, mentre l’ultimo prevede un’etica arbitraria ed individuale. Secondo me il percorso di alienazione dell’etica, dalla seconda all’ultima modalità (in quanto l’essenza dell’uomo è di fatto predicata solo dalle inascoltate religioni) è inevitabile. Infatti quando l’etica è di tipo contrattualistico è normale che questa venga imposta dalle persone più dotate di potere e di carisma alle meno dotate. Ne viene quindi, come forma di estrema difesa della propria libertà ed autodeterminazione, l’etica individualista ed arbitraria. E lo strumento oggi più potente al mondo per soddisfare il proprio individualismo è rappresentato proprio dalla rete interattiva, la cui capacità di estrema relazionalità di tutti con tutti, di fatto isola l’individuo e lo trasforma in una monade. In poche parole, cancellata l’essenza naturale umana e quindi cancellato Dio, l’individualismo attuale viene necessariamente. E’ quindi una forma di difesa estrema per contrastare la limitazioni imposte dalla gerarchie di potere. Estrema ed illusoria.

    • dome ha detto:

      Non sono d’accordo Antonio.
      Internet esiste da venti anni, non possiamo dare una responsabilità illimitata per aver trasformato in modo negativo la società.
      Anzi penso che il vero problema sia la comunicazione di massa tradizionale (TV, radio, riviste) che influenzano per il 60% le opinioni degli Italiani.
      Questo sistema è controllato da gruppi di interessi.
      Internet ci ha liberato da questo regime tecnocratico simile a 1984.
      Penso che Internet come lo conosciamo oggi durerà poco, infatti è in corso la rivoluzione delle “apps, sistemi chiusi che offrono maggior servizi e maggior qualità.
      Grazie a questa rivoluzione la vera tecnocrazia (tv) smetterà di esistere, perché nessun canale sarà imposto a priori, ma sarà tutto nelle mani dell’utente.

      • GiuliaM ha detto:

        Vedi anche le leggi SOPA e PIPA, la chiusura di molti siti di file sharing; anche se la chiusura di MegaUpload e MegaVideo è partita più che altro da accuse di riciclaggio sporco, il fatto che questi due siti siano stati chiusi in concomitanza con la discussione proprio delle leggi SOPA e PIPA è un chiaro messaggio.

    • lorenzo ha detto:

      Il giorno della domenica, da consacrare non solo a Dio ma anche alla comunità?
      Leggiti quest’articoletto:
      http://www.liberoquotidiano.it/news/949590/Socci-Monti-ha-abolito-Dio-e-anche-il-popolo-italiano.html

      • Antonio72 ha detto:

        E perchè dovrei leggerlo? Non mi va.

        • GiuliaM ha detto:

          Ti sei letto 300 pagine di Sironi e Porta, che vuoi che sia un articoletto… 🙂

          • Antonio72 ha detto:

            E’ che sulla carta faccio molta meno fatica, anche se almeno per ora da vicino ci vedo benissimo…
            E poi lo sai bene che le repliche con i link le salto a priori.

        • lorenzo ha detto:

          Io trovo più economico sfogliare i giornali online.
          L’articolo di Socci è contro l’abolizione del riposo festivo introdotto da Monti con il “decreto salva Italia”: te lo avevo linkato perché credevo di farti un piacere in quanto, mi sembra, portava acqua al tuo mulino.

          • Antonio72 ha detto:

            @lorenzo
            non volevo offenderti ed ho anche capito che volevi portare acqua al mio mulino. Tuttavia preferisco che sia lo stesso Lorenzo a portare acqua al mio mulino, ovvero non portarne affatto, e non Monti, Socci o altri.
            Va bene la lettura, ed anch’io leggo (e spesso gratis), ma poi si deve sempre masticare il contenuto di quello che si legge e sputare un proprio racconto, il quale a sua volta non può essere replicato da altri. Come rispose una volta lo scrittore Simenon all’intervistatore che gli chiese del suo rapporto con altri scrittori famosi. Lo sai cosa rispose?
            Che lui non aveva un rapporto così proficuo con i suoi colleghi dato che non lo riteneva interessante, a differenza delle conversazioni con la gente comune: il sindaco, il panettiere, il passante, ecc.. Questo perchè queste conversazioni rappresentavano per lui materia grezza, dunque di prima mano, che poteva plasmare a piacimento a differenza del racconto di un letterato da considerarsi già un prodotto finito, in quanto rimaneggiato più volte.
            Ebbene, a me invece qui interessa discutere con persone che raccontino interpretazioni di seconda mano (di articoli o altro), ma anche più raramente di prima mano (purchè racconti di fatti vissuti personalmente).
            D’altronde è la stessa critica che ho rivolto più volte anche a GiuliaM; i soli prodotti finiti estranei al blog, ancorchè autorevoli, non mi interessano. Per questo quando vedo una replica zeppa di link, la salto a priori, come già detto.
            Lo so che può apparire paradossale ed in controtendenza rispetto a qualcuno il quale afferma che basta avere un buon motore di ricerca ed in internet si può trovare di tutto, anche la verità stessa e quindi che per controbattere (o per avvalorare) efficacemente la tesi di un altro blogger è sufficiente postare un link, o dieci o venti.
            Ebbene io non credo che sia così, anzi credo che sia tutt’al contrario.

            • GiuliaM ha detto:

              i soli prodotti finiti estranei al blog, ancorchè autorevoli, non mi interessano
              Sì, bella scusa… per te questo blog è la fonte di ogni verità? Gli altri siti non ti interessano? Non si possono portare fonti a supporto della propria tesi? Inventatene un’altra per giustificare le tue figure imbarazzanti!

            • dome ha detto:

              “Che lui non aveva un rapporto così proficuo con i suoi colleghi dato che non lo riteneva interessante, a differenza delle conversazioni con la gente comune: il sindaco, il panettiere, il passante, ecc.. Questo perchè queste conversazioni rappresentavano per lui materia grezza, dunque di prima mano, che poteva plasmare a piacimento a differenza del racconto di un letterato da considerarsi già un prodotto finito, in quanto rimaneggiato più volte.”
              Ma tu non sei Simenon, senza offesa stai esagerando…

              • Antonio72 ha detto:

                Appunto perchè non sono Simenon, o se vuoi, qui siamo tutti dei Simenon!

                • dome ha detto:

                  Tu sei vicino alla realtà. Perché dovresti avvicinarti?

                  • Antonio72 ha detto:

                    Ma sono vicino alla mia realtà, non quella di dome o di GiuliaM o di altri!

                    • dome ha detto:

                      NO, tu dicevi che Simenon parlava con il panettiere perché non conosceva la realtà.
                      Vero. Però lui era un romanziere.
                      Capisco che la mia realtà è diversa dalla tua, ma cambia qualcosa?
                      No, ma non penso utilizzi altri modi per interpretare la realtà diversi dai miei.
                      Pensavo fossi una persona analitica…

                    • Antonio72 ha detto:

                      No, guarda mi sono spiegato male.
                      Simenon predilige la realtà vissuta da quella letteraria perchè è la medesima a cui attingono anche gli altri scrittori per creare i propri romanzi (pare che lo stesso Dostoevskij fosse un accanito lettore di quotidiani e per molti dei suoi personaggi prese spunto da persone ed eventi reali). Se infatti Simenon si affidasse esclusivamente alle opere di un altro scrittore, per es. Flaubert, non potrebbe reinventare una propria lettura originale della realtà. In definitiva il panettiere, il sindaco, ecc. l’intendo come quei link di articoli di cronaca o di altro, i quali non mi possono dire nulla del soggetto che li linka. Ma a me è proprio quello che interessa, ovvero la realtà di Lorenzo, di GiuliaM, di Dome, ecc.. perchè credo che qui si dovrebbe confrontare tutti le proprie realtà, ancorchè ispirate a questo o a quell’altro articolo o autore. Ma come faccio a discutere con qualcuno che mi linka direttamente un articolo, un’opinione di altri, ecc.. senza farli suoi?

                    • dome ha detto:

                      Scusami ma se tu vorresti sapere cosa pensano veramente Giulia, io e Lorenzo non credo useresti un blog, non credi?
                      Noi riportiamo le cose indirettamente.
                      Che differenza c’è tra quello che sto dicendo ad esso io e un giornalista?
                      Non è anche quella una fonte?
                      In internet quello che si dice a poco valore e la realtà Antonio non ci cerca qua.

                    • Antonio72 ha detto:

                      La differenza è che le cose che dice il giornalista sono diverse da quelle dette da dome, in quanto dome non è quel giornalista. E le cose dette da GiuliaM sono diverse di quelle di dome, perchè GiuliaM non è dome, ecc.
                      Certo che la realtà Antonio, o Giulia o dome, non è qui in internet, purtuttavia c’è un pezzetto delle rispettive realtà, e ci si confronta proprio su quei pezzetti.
                      Che siano pezzetti trascurabili, ridicoli o altro, della realtà di qualsiasi blogger, lo sa solo il blogger in questione. Di certo gli argomenti che spesso si discutono da queste parti è difficile che possano essere oggetto di discussione al bar dello sport.

                    • dome ha detto:

                      Lo so, non concepisco questa tua non linearità di pensiero:
                      critichi internet eppure sei collegato ad internet, critichi i giornalisti poiché non sono dome, giulia, lorenzo eppure ora li stai riconsiderando.
                      Io pensavo fossi una persona che capisce il bianco o il nero.

                    • Diener ha detto:

                      No dome..Antonio, se non ho capito male, non critica i giornalisti. Preferisce semplicemente che, se un utente vuole riportargli una notizia, sia l’utente stesso a dirgliela perchè gli interessa il punto di vista della persona con cui sta parlando e non il punto di vista di un’altra persona (in questo caso il giornalista). Io ho capito questo..poi magari mi sbaglio anche io ahahah (:

                    • Antonio72 ha detto:

                      OK Diener!

            • Kosmo ha detto:

              “i soli prodotti finiti estranei al blog, ancorchè autorevoli, non mi interessano. Per questo quando vedo una replica zeppa di link, la salto a priori, come già detto.”

              Ecco un altro dei tuoi delirii (hai mai pensato di vedere qualcuno?)
              Quindi, BENE CHE TI VADA, studiando e ristudiando, ponzando e riponzando PER TUTTA LA VITA, non facendo null’altro per campare (e quindi vivi sulle spalle di qualcun altro), ripeto BENE CHE TI VADA, arriverai alle conclusioni raggiunte da studiosi prima di te nel 300 d.C., che naturalmente saranno nel frattempo superate dal pensiero di altri venuti dopo di loro (a cui tu naturalmente devi ancora arrivare perchè non hai ponzato abbastanza).
              Mi chiedo: ma ci fai o ci sei? Ma le pensi veramente le cose che dici?

  • Andrea Longhi ha detto:

    Grande don Giuss!!! Ragazzi se davvero volete affrontare la fede da un punto di vista razionale leggete i suoi libri!

  • Fabrizio Ede ha detto:

    L’unico modo per salvarsi dal deterioramento del Secolo è aggrapparsi all’eternità di Cristo, alla potenza del Suo Nome.
    Interessante, a questo proposito, quanto insegnavano i Padri del deserto quando dicevano che le parole sono lo strumento del secolo mentre il silenzio è l’espressione delle realtà future.
    Vivere con l’occhio diretto alle realtà eterne – al Primo e all’Ultimo .

  • Gab ha detto:

    Domanda delle domande: siamo sicuri che il mezzo di per sé non ha nulla di diabolico? Padre Pio diceva che la TV è lo strumento del demonio (per quanto mi riguarda è verissimo con tutto lo schifo che si vede quotidianamente).

    E internet non è anch’esso uno strumento che spinge la gente ad alienarsi? Siamo sicuri che la tecnologia la si può giudicare solo in base all’uso che se ne fa e non anche in base all’essenza stessa di una data tecnologia? Può il male essere insito nella produzione di un elemento tecnologico? Non voglio certo fare il quacchero, però mi domando se il “progresso” più che spinto dal Buono, dal Bello e dal Giusto non sia invece controllato da qualcos’altro.

    • Antonio72 ha detto:

      @Gab
      La tua ipotesi è condivisibile in parte e da approfondire. Secondo me l’errore è voler analizzare il presunto mezzo (la tecnologia) isolandola dal suo contesto, e quindi dell’interazione tra il mezzo e il suo utilizzatore finale (l’ho fatta apposta ad usare questa definizione). Spero che nessuno di noi abbia mai sparato un colpo di fucile (ad eccezione forse di quel cardinale di un blog recente), tuttavia sappiamo di un fenomeno fisico definito “rinculo”, il quale ci dice pressapoco che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ebbene, studiare il presunto strumento tecnologico separato dall’azione (uomo->tecnologia) e quindi dalla reazione conseguente (tecnologia->uomo) non significa nulla. Si può analizzare il fucile preso da sè fin nei minimi dettagli, e quindi considerandolo come semplice strumento passivo, ma questo non ci dirà mai nulla dell’interazione uomo-fucile. Potrebbe anche darsi che talvolta i ruoli tra lo strumento ed il suo utilizzatore si confondano o addirittura si scambino del tutto…

      • Gab ha detto:

        Non mi risulta che il cardinale abbia sparato.

        Comunque ieri hanno fatto vedere a Voyager i progetti del prossimo futuro (e alcuni sono già attuali) sui cyborg …. Era qualcosa di sconcertante. Terminator non è più fantascienza, l’uomo è sempre meno uomo ed è sempre più “fuso” con la macchina. Sta perdendo la sua anima? Non lo so, molte cose mi fanno pensare di sì.

        • Kosmo ha detto:

          “ieri hanno fatto vedere a Voyager i progetti del prossimo futuro (e alcuni sono già attuali) sui cyborg …. Era qualcosa di sconcertante”

          Attenzione che questo tuo commento può squalificare tutto quelloche hai detto di buono finora.
          Voyager? vorrai dire Boyager!!! Dài, non dirmi che vedi quel ridicolo programma! L’unica cosa vera del programma è il nome del conduttore (e non ci metterei la mano sul fuoco! 😀 )

  • Tommaso B. ha detto:

    Ehi ragazzi, “.. insieme alla crescita della complessità tecnologica si è diffusa anche una cultura del risparmio emotivo che ha generato nuove forme di disagio sociale legate alla solitudine, all’apatia, alla malinconia […]. ”

    che ne dite, è anche il motivo per cui avviene questo?

    http://espresso.repubblica.it/dettaglio/va-di-moda-uccidere-le-donne/2174001

    • Gab ha detto:

      La violenza c’è sempre stata. Dire che va “di moda” è una sciocchezza, perché purtroppo queste cose sono accadute sempre. Farla scadere sul femminismo poi è una banalità. Gli uomini si ammazzano fra di loro, ma molto di più avviene tra 2 uomini, oppure stranamante il dato inverso (donne che uccidono gli uomini) molto meno viene pubblicato. E non certo perché non accade.