Ora di religione: ecco come recuperare quello 0,2% dei frequentanti

L’ultimo rapporto della CEI per l’insegnamento della religione cattolica ha stabilito che per la prima volta, dal 1993/1994 quando venne fatta la prima rilevazione, i non partecipanti all’ora di religione nel 2010/2011 sono scesi sotto il 90 per cento: l’89,8, per la precisione. Piergiorgio Odifreddi ha festeggiato per una settimana e il tutto è culminato con un articolo di gioia sul suo imbarazzante blog in cui, a 62 anni e dopo 20 anni di asfissiante militanza laicista, implora ancora ai ggiòvani di essere più secolarizzati dei genitori (Karl Marx alla sua età aveva già rinunciato). Tuttavia essi se ne infischiano e nove su dieci scelgono di frequentare l’ora di religione.

Un dato eccezionalmente alto, sopratutto considerando che l’alternativa allettante è passare un’ora di svago completo (o addirittura tornare a casa prima), nella maggioranza dei casi.  I dati della CEI sono in linea con quelli dell’Osservatorio socio-religioso del Triveneto il quale ha rilevato  qualche mese fa un calo complessivo dello 0,2% rispetto all’anno precedente, con un incremento dello 0,2% nelle scuole superiori dove si arriva all’83,7%. Ben oltre il 91% alle materne, 93,4% alle elementari e 91,3% alle medie.

Qual’è la causa di questo -0,2%? Felice Nuvoli, professore associato di Pedagogia generale nell’Università degli studi di Cagliari, ha spiegato i motivi:  «Non siamo certamente davanti a una fuga dall’ora di religione, come ha invece scritto qualche giornale usando toni trionfalistici, ma c’è un problema nell’insegnamento della religione nella scuola italiana». Si tratta della diminuzione costante di religiosi, sacerdoti o suore, e di un aumento del personale laico insegnante. Continua Nuvoli: «Il problema è che i sacerdoti dovrebbero porsi il problema di andare a insegnare religione nelle scuole. Tale insegnamento è infatti una possibilità di incontro con il mondo giovanile che viene letteralmente bruciata se i preti rimangono sempre rinchiusi in sacrestia o in parrocchia», magari a preparare lunghe e poco utili omelie di incomprensibile analisi teologica (con i vari «spezziamo il pane della parola» e robe simili). Veri e propri “abusi liturgici” come spiega benissimo don Nicola Bux in “Come andare a Messa e non perdere la fede” (Piemme 2010).

Invece, continua Nuvoli, «io, che sono sacerdote e che insegno anche in una facoltà teologica, ai seminaristi dico sempre di dedicare la mattina alla scuola perché quello è il terreno dove possono incontrare i giovani. Secondo me è proprio l’incontro con la figura del sacerdote che permette all’ora di religione quell’interdisciplinarietà unica nel suo genere. Si può fare religione parlando di letteratura o parlando anche di cronaca, ma a condizione che il termine di paragone sia chiaro». Il sacerdote «rende visibile il sacramento, non un insegnante con gli altri». Nessuna storia delle religioni o una cultura vagamente religiosa, «no, ci deve essere la proposta di tipo tradizionale, che è quella della presenza della Chiesa nel mondo, una presenza di tipo educativo e che per forza di cose ha bisogno che sia il sacerdote a fare l’ora di religione». Conta moltissimo anche la famiglia, il suo ruolo educativo e l’equilibrio che fornisce al giovane infatti «nel sud Italia invece, dove c’è ancora in qualche modo un tessuto familiare forte, la percentuale di coloro che frequentano è più alta».  Rimane comunque l’inesistenza «di una esperienza effettiva ecclesiale in quell’ora lì».

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77 commenti a Ora di religione: ecco come recuperare quello 0,2% dei frequentanti

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  1. edoardo ha detto

    Non c’è niente da fare, torno a ripetervelo per l’ennesima volta:
    secondo me, voi siete la punta di diamante del pensiero cattolico italiano.
    Finalmente si ha il coraggio di mettere il dito nella piaga:
    i preti o vivono nel mondo comune, con la gente che lavora, che va a scuola, e dividono gli stessi problemi e le stesse gioie e speranze e delusioni e difficoltà della gente comune, oppure lascino le parrocchie e vadano a gironzolare in un chiostro recitando in continuazione i salmi.
    “…….possibilità di incontro con il mondo giovanile che viene letteralmente bruciata se i preti rimangono sempre rinchiusi in sacrestia o in parrocchia», magari a preparare lunghe e poco utili omelie di incomprensibile analisi teologica …..”: ecco la chiave del problema.
    La teologia è per gli eremiti.
    I preti e i seminaristi devono stare nelle Caritas, nelle scuole, nelle associazioni giovanili “laiche”, nei centri di aggregazione, nei Sert.
    Perchè Celentano ha inveito contro la Chiesa tramite l’Avvenire e Famiglia Cristiana, arrivando a chiederne la chiusura, accusandoli di “non parlare di Dio”? Perchè parlano delle cose del mondo, dei problemi di tutti, portano la visione cattolica nelle piccole grandi cose di tutti i giorni.
    Ecco perchè sono una spina nel fianco di questo laicismo da operetta post-sessantottesca!
    Se parlassero solo di Dio, cioè interminabili pantomime di teologia comprensibile solo a pochi eletti come un testo di fisica quantistica, non darebbero fastidio a nessuno, e vivrebbero più tranquillamente, belli addomesticati.
    Io sono un ex-professore di chimica (la Gelmini m’ha mandato a casa lo scorso dicembre), attualmente in attesa di una supplenza il prossimo anno scolastico.
    Ho insegnato nel Veneto, in istituti tecnici, e confermo che la % di chi si avvale dell’ora è elevatissima, chi non si avvale per lo più ha cognomi arabi.
    In una classe un paio d’anni fa, tutti si avvalevano, altrimenti chi non si avvale sono solo due-tre alunni in classi di almeno 25.
    Da me era una suora, una vera bersagliera.
    Cristo ha portato la rivoluzione in mezzo a pescatori, braccianti, servi, prostitute, casalinghe, non in mezzo a filosofi, dotti, colti………..
    I preti devono stare con la gente comune, e condividere i problemi di tutti.
    La Chiesa ha davanti a sè una missione grande come il mare; non deve abdicare.

    • Michele Silvi ha detto in risposta a edoardo

      Concordo pienamente.
      Però è anche importante che i sacerdoti ne sappiano, di teologia…

    • Azaria ha detto in risposta a edoardo

      Ciao Edoardo,

      condivido solo in parte quello che hai scritto, da cattolico laico.
      La teologia solo per gli eremiti? E` la teoria che spiega perche` di tante scelte… io non sono un eremita, vivo nel mondo, lavoro, ho amici, eppure vedo la teologia come qualcosa di fondamentale, almeno per capire perche` alcune scelte devono essere fatte. La Chiesa in genere ci fa da filtro (un buon filtro) che traduce semplicemente la teologia nei suoi effetti piu` pratici (sul divorzio, sull’aborto ecc.) ma per fare cio` deve fare teologia.
      Inoltre chi non vuole fidarsi della Chiesa ma cerca comunque la verita` in Cristo non ha altra strada da seguire che interessarsi della teologia in prima persona (e` il percorso che io stesso ho seguito e che oggi mi porta a fidarmi quasi ciecamente della Chiesa).

      Ancora oggi la uso per l’apologetica, spesso anticipo le risposte della Chiesa prima ancora di conoscerle da fonti ufficiali, perche` c’e` una razionalita` ed una logica incredibile… ma a questo si arriva passando dalla teologia.

    • dome ha detto in risposta a edoardo

      Secondo me, il problema è opposto.
      Ci vogliono delle persone esperte, preparatissime in teologia.
      Non bisogna far scendere il livello qualitativo, ma anzi aumentarlo.
      Molto spesso, sono insegnanti poco preparati o che comunque esprimono opinioni personali, invece occorrono delle persone competenti.

    • dome ha detto in risposta a edoardo

      Secondo me, il problema è opposto.
      Ci vogliono delle persone esperte, preparatissime in teologia.
      Non bisogna far scendere il livello qualitativo, ma anzi aumentarlo.
      Molto spesso, sono insegnanti poco preparati o che comunque esprimono opinioni personali, invece occorrono delle persone competenti.

      • DSaeba ha detto in risposta a dome

        Dato che sono un futuro (spero) insegnante di religione, vorrei esporre il problema.

        Non è essere un chierico che fa cambiare l’annuncio d’insegnamento. La differenza sostanziale è fare partecipi i ragazzi che la religione cattolica, prima di essere una serie infinita di norme e normative, è un incontro. E questo incontro si può fare se e solo se si ha una piena coscienza di sè stessi, perchè se non ci si conosce non si può proiettarsi in un altro (o Altro in questo caso).

        La differenza sostanziale è questa. I metodi attuabili sono miliardi, ed ognuno insegna in base ad una pedagogia scientifica e precisa, ma se manca la gioia dell’annuncio cristiano, insomma, se chi insegna NON è cristiano, allora è meglio giocare a freccette.

        • DSaeba ha detto in risposta a DSaeba

          Non so perchè me l’ha messo qui, non era una risposta diretta a dome

        • dome ha detto in risposta a DSaeba

          Io ho avuto tanti insegnanti di religione.
          Alle medie, un insegnante preparata ci insegnava ogni religione con il dovuto rispetto e ad ogni festa religiosa ponevamo accento.
          Alle superiori il caos, ne ho avute..
          La prima era una specie di colloquiare, troppa psicologia..
          La seconda mi ha fatto diventare agnostico, davvero; c’imponeva di ascoltarla, e io e i miei compagni ci siamo rivolti contro.
          Mi ricordo che una volta le abbiamo chiesto di ascoltarci, e lei puntuale imponeva l’autorità.
          A tal punto, abbiamo deciso di farci ascoltare, siamo usciti tutti dalla classe (non ne vado fiero).
          Così lei ci ha ascoltati, abbiamo recitato uno spettacolo di Dario Fo.
          Lei che non era competente, ci ha subito offeso, ha detto che erano favole, la solita retorica…
          Non ci ha dato una vera immagine di Dio, così la maggior parte sono diventati atei, ci ha lasciato un’impronta sbagliata: pensavamo che i chierici difendessero il potere.

          • DSaeba ha detto in risposta a dome

            Se non vi ascoltava, che razza di insegnante era?

            • dome ha detto in risposta a DSaeba

              Diceva che lei è l’insegnante. Il suo volto non esprimeva Cristo, era li a guadagnarsi lo stipendio.
              Ha scritto una lettera al consiglio di classe, perché diceva che eravamo maleducati.
              Per lei è stato più facile scambiare la dialettica per maleducazione.
              E’ stato una brutta presa di coscienza, constatare quella scarsa collaborazione.

              • DSaeba ha detto in risposta a dome

                Forse erano anche altri tempi, ma l’aspetto fondamentale di qualunque mestiere è l’ascolto.

                • dome ha detto in risposta a DSaeba

                  Non tanti anni fa. Odiava. Comunque credo che ha cambiato l’aspetto religioso di molte persone con il suo atteggiamento. Io spero che la mia conversione sia veramente forte.

    • Gab ha detto in risposta a edoardo

      I preti sono sacerdoti di Cristo. A me piacerebbe trovare qualche prete che stia a confessare piuttosto che a fare il “laico” altrimenti non ci sarebbe nessuna differenza. Se faccio il prete lo faccio come Cristo chiede, non come certo cattolicesimo-protestante impone oggi. Il prete ha perso molta della sua credibilità da quando sta in TV, alle cene mondane e magari non ha neanche più tempo per confessare. Quindi è meglio che i preti stiano a servire la Chiesa invece che il mondo che è meglio.

      I preti non sono “gente comune”. Hanno una missione prioritaria. Quella di salvare l’anima. Certo non salvano l’anima in mezzo alle prostitute (vedi Don Gallo che l’anima l’ha persa da un bel pò).

      • Kosmo ha detto in risposta a Gab

        “Certo non salvano l’anima in mezzo alle prostitute”

        Beh, adesso non esageriamo…
        Certo, magari qualcuno lo fa per far parlare di sè, ma non dimentichiamo “…le prostitute vi precedono nel Regno dei Cieli”
        Anche le prostitute hanno un’anima da salvare.

        • Gab ha detto in risposta a Kosmo

          Si ma il modello da imitare è Cristo… non certe personalità insigne che siamo costretti a guardare.

          • Gab ha detto in risposta a Gab

            Il Signore non concedeva ai peccatori di continuare a sbagliare ma indirizzava qual era la Via. Poi stava a loro seguirla oppure no.

  2. Sesbassar ha detto

    Da insegnante di religione laico posso dire che questa è un enormità (se non un insulto).
    Da quando in qua i laici non rendono presente Cristo? o_O Inaccettabile, semplicemente inaccettabile.

    Casomai ci vogliono degli insegnanti capaci, sacerdoti o laici che siano, che rendano l’ora di religione un vero e proprio passo del proprio curriculum. Ma questo dipende da altro, non di certo dallo stato di vita.

  3. Azaria ha detto

    Credo sinceramente che il problema sia tutt’altro…

    Io, da cattolico, avrei preferito saltare la mia ora di religione a scuola, per un semplice motivo: non mi serviva a niente.
    1) Spesso i professori di religione erano poco preparati (addirittura uno meno di me).
    2) Alcuni dei professori di religione NON faceva religione (semplicemente state buoni e non fate casino).
    3) Quelle poche volte che ho trovato professori colti avevano da colmare le basi degli altri alunni che non venivano da famiglie cattoliche (il lassismo dilaga) fra me e loro c’era un abisso che con un’ora di lezione intensiva a settimana sarebbe stato colmato in un paio di anni.

    Ora, sinceramente, l’ora di religione, a me, a cosa sarebbe servita? Meglio passarla a studiare altro o (perche` no?) anche a divertirmi.

  4. Luigi Pavone ha detto

    Secondo me la scuola pubblica di Stato è un feticcio che dovrebbe essere abbandonato a favore di una assoluta privatizzazione delle scuole. Tuttavia, fintantoché c’è, essa deve essere organizzata secondo i principi laici repubblicani sanciti dalla costituzione italiana. La nostra costituzione non è confessionale e l’ora di religione cattolica apre la strada per legittimare l’ora di religione islamica, l’ora di religione x, l’ora di religione y etc. Io sono contrario all’ora di religione non tanto per il pluralismo religioso che coerentemente ne deriverebbe, ma perché la religione non è una disciplina, lo è la storia della religione, la sociologia della religione, la filosofia della religione, per le quali non si richiederebbe le nomine vescovili, ma un concorso pubblico, come tutte le altre discipline. Il nostro paese vanta un glorioso passato di civiltà giuridica, ma oggi, salvo qualche eccezione, c’è una generale ottusità giuridica, una sostanziale rinuncia a pensare rettamente a favore di interessi di parti.

    • Gab ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Forse ti sfugge che ci sono gli accordi Stato-Chiesa. Mi sembra ovvio che a scuola si faccia quindi la Religione Cattolica (fino a quando i cittadini sono a maggioranza cattolica). Coerentemente le cose stanno così. Se hai tanta voglio di imparare il Corano te ne vai magari in Arabia Saudita, dove distruggono le chiese.

    • dome ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Quello che fai finta di non capire è la Storia dell’Occidente.
      Volente o nolente, si basa su una cultura etica (condivisibile o meno) ebraico-cristiana, quindi non x, y, z… Questa cultura deve essere salvaguardata, perché è il nostro patrimonio culturale,sociale e etico.
      E’ incomprensibile che per una presenta laicità, si cancelli un patrimonio così ricco e fondamentale.
      Laicità non vuol dire che nessuno deve salire su un palco.
      Significa armonizzare le differenze, tracciando un percorso comune per un Paese civile.
      L’ora di religione è libera (ognuno è libero di partecipare o meno).
      La religione è una disciplina umana, è fa parte a pieno titolo dell’umanesimo.
      Io sono contrario ad un’ora di religione sciatta, infatti a mio parere deve essere insegnati su criteri etici e morali.
      Invece trovo vergognoso l’indottrinamento laicista operato da Zapatero, che è una vergogna poiché quello sì lede alle libertà.

      • dome ha detto in risposta a dome

        *devono essere insegnati criteri etici e morali.

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a dome

        Ciò che sfugge a te è che il patrimonio religioso è tale in quanto non ha bisogno della coercizione di Stato. Nella misura in cui invoca lo Stato per imporsi, rinuncia ad essere un patrimonio religioso, e rinuncia – cosa per me ancor più dolorosa – a essere una fonte di coesione sociale altra da quella della legislazione di Stato, e così anche una difesa contro eventuali esorbitanze legislative, finanziare dello Stato. Ma questi ultimi sono discorsi un po’ più sottili che richiederebbero spiegazioni ulteriori.

        • dome ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Imporsi?
          Chi impone niente a nessuno.
          Invece si garantiscono gli strumenti informativi che permettono un clima sereno, dialettico.
          La religione è un’attività umana, e si deve imparare con criteri morali/filosofici, ove ognuno matura una propria conoscenza della realtà: ateismo, teismo, panteismo, cristianesimo..
          Deve partire dalla scuola, da un ente pubblico che garantisce imparzialità.
          Al tuo posto, me la prenderei di più con gli insegnanti di italiano, che strumentalizzano i percorsi personali di Dio di certi autori (non avendo competenze) per affermare che l’ateismo è una scelta dotta. Quindi cosa facciamo aboliamo l’italiano?

        • Gab ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Più che sottili direi grossolani visto che si vede che non sai di cosa stai parlando.

        • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Perché assumi che l’equazione: ora di religione = patrimonio religioso, sia vera?

          • dome ha detto in risposta a Fabio Moraldi

            Attualmente non vale queste equazione, ma ho una speranza, che anche gli atei comprendono la conservazione dei valori etici sia importante per una Società.

            • DSaeba ha detto in risposta a dome

              Fino a che sfruttano i valori morali cattolici senza condividerli, non credo sia possibile. Quando li perderanno, ed in certi paesi ci stiamo già arrivando, sapranno cosa serve per recuperarli?

    • Agnostico ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Luigi,
      Non trovo parole a sufficienza per dissentire dalla tua frase secondo cui “la scuola pubblica di Stato è un feticcio che dovrebbe essere abbandonato a favore di una assoluta privatizzazione delle scuole”. 
      L’insegnamento della religione cattolica è frutto del Concordato tra Stato e Chiesa e quindi non si pone un problema con le altre religioni (per ora). 
      Il problema però è cosa fare per quegli studenti (1 su 10) che non si avvalgono dell’ora di religione soprattutto in quelle scuole dove ci sono percentuali molto alte (al nord il 27% degli studenti lascia l’aula quando entra il prof di religione: mica pochi). 
      Qualcuno dice che non si è obbligati a frequentare l’ora di religione ed è vero. Ma inevitabilmente bisogna trovare una soluzione valida per quel 10% (27% al nord) che decide di non frequentare le lezioni: se non c’è alternativa non c’è molta libertà. 
      Nell’articolo viene scritto che “l’alternativa allettante (all’ora di religione) è passare un’ora di svago completo (o addirittura tornare a casa prima)” ma questo non è vero. 
      Tornare a casa è solo una delle tre opzioni possibili e si può fare solo se l’ora di religione è l’ultima
      della giornata. 
      Poi quale ora di svago completo sarebbe possibile? Secondo voi i non-usufruenti sono lasciati liberi di scorrazzare per la scuola e fare tutto ciò che vogliono?
      Sarei proprio curioso di vedere cosa succederebbe se le scuole organizzassero delle vere alternative (teatro ad es.): a fare religione resterebbero quattro gatti. 

      • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Agnostico

        Io a scuola ci vado, non so tu da quanti secoli hai smesso. Chi non fa religione (saranno 5 studenti in tutta la scuola, di cui un musulmano) passa il tempo in biblioteca a sfogliare riviste e libri. Una volta ci sono andato anch’io dato che c’era un supplente incapace. Figuriamoci se dopo 5 ore (al 90% religione è all’ultima ora, oltretutto) non hai voglia di andare a cazzeggiare o uscire prima.
        Sicuramente se ci fosse un’ora alternativa di lezione, molti di quei pochi che escono resterebbero in classe.

        • Agnostico ha detto in risposta a Fabio Moraldi

          Con tutto il rispetto per le tue cifre ma le percentuali che ho citato (27% al nord) vengono proprio dalla CEI.
          Di solito per una scuola c’è un solo insegnante di religione quindi mi sembra proprio difficile che possa avere sempre e comunque l’ultima ora. 
          Ora son d’accordo che si può sempre andare in biblioteca ma non è una soluzione valida per due motivi. Alcune scuole (soprattutto al sud) non hanno neanche la biblioteca. Inoltre pensi questa è una soluzione fattibile per 1/2 studenti. Ma se chi non usufruisce è un grande numero ci vuole sempre la supervisione di un docente: in caso succeda qualcosa agli studenti chi è il responsabile?

          • Antonio ha detto in risposta a Agnostico

            Ma come non è vero…”l’alternativa allettante (all’ora di religione) è passare un’ora di svago completo”?!?!?!
            Mio fratello lo fa solo ed esclusivamente per quello, dovesse fare un’altra ora di un’altra materia, per lui sarebbe uguale.
            Certo poi se hai in mente “ore alternative” che organizzano corsi di Tekken in palestra, allora ti do ragione

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Agnostico

        Caro Agnostico, non nego che esiste un accordo tra Stato e Chiesa relativamente all’ora di religione, ciò che affermo è che si tratta di un “relitto concordatario” (uso le parole di Vittorio Messori. La questione che poni su come impiegare l’ora di religione per chi non ne vuole usufruire è già il frutto di una perversione originaria. Nessuno infatti si pone il problema di come impiegare l’ora di matematica per chi non ne vuole usufruire. La scuola italiana è ormai diventata territorio di conquista di politici e sindacati. Ne fa le spese l’offerta formativa e il livello di preparazione degli insegnanti, assunti sulla base di meccanismi statalisti, frutto di accordi sindacali e simili, e dunque non primariamente plasmati secondo i criteri della qualità dell’offerta educativa. La mia opinione è che occorra liberarci dalla scuola di stato, a favore di una educazione affidata alle scuole private, abolendo contemporaneamente il valore legale del titolo di studio.

        ps. Onde evitare equivoci: liberarci dalla scuola di stato non significa auspicare una situazione in cui lo Stato non abbia più interesse all’educazione, ma semplicemente che cessi di somministrarla direttamente.

        • dome ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Sono d’accordo, hai pienamente ragione (per una volta) sui meccanismi della gestione del personale.
          Non concordo solo sul fatto dell’ora di religione.

        • Woody85 ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Mi piace la tua impostazione, non segui il pensiero unico e questo è un bene. Finalmente per la prima volta l’essere “liberi pensatori” non è più solo un falso slogan.
          Sul contenuto dovrei riflettere…non sono convinto fino in fondo.

        • Agnostico ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Caro Luigi,
          Anch’io trovo anacronistico l’insegnamento dell’ora di religione però – guardando ad altri Paesi europei – anche altrove è presente: quindi non so se il Concordato sia la base dell’insegnamento o ci sono altri motivi. 
          Non so come tu possa affermare che la scuola sia terreno di sindacati e partiti. Se ti riferisci alle università posso anche essere d’accordo ma non credo che per insegnare nelle scuole secondarie (quando c’erano ancora le assunzioni…) si debba avere la tessera di un partito o di un sindacato. 
          Non so in che modo affidare completamente la scuola al comparto privato possa guarire i mali della scuola pubblica. 
          Se tu stesso ammetti – se ho capito bene – che lo Stato debba esercitare in ogni caso un controllo (come avviene ora per le scuole paritarie) significa affidare il controllo allo stesso ente (Stato) che tu vedi come causa dei mali. Insomma non so come potrebbe cambiare la situazione ed ho tantissimi dubbi che una scuola privata possa migliorare l’offerta formativa: forse delle strutture migliori e qualche borsa di studio potrebbero essere la giusta soluzione. 
          Inoltre faccio fatica ad immaginare una istruzione privata gratuita per tutti. 

          • Franck ha detto in risposta a Agnostico

            L’unica cosa anacronistica è continuare a rimanere nipoti ritardati dell’illuminismo, la gente vi guarda come invasati. L’ora di religione è un’occasione per tutti, credenti e non. Rischiare di crescere ragazzi che non hanno avuto l’occasione di riflettere sul ruolo della religione nella società significa creare dei mostri.

            • Agnostico ha detto in risposta a Franck

              Se io sono “nipotino ritardato dell’illuminismo” tu di cosa sei “nipotino” (ritardato o meno)?
              Poi magari faresti bene a spiegarmi chi sono questi “invasati” ed in che modo puoi estendere alla pubblica opinione una tua opinione legittima ma pur sempre personale. 
              Credo che tu confonda molto l’insegnamento della religione cattolica con l’insegnamento della storia delle religioni. 

              • Ottavio ha detto in risposta a Agnostico

                Non so cosa volesse dire Franck, ma di certo l’ora di religione cattolica riesce a condensare tutta la ricchezza delle altre religioni, la storia dell’Islam mi pare poco adatta ai ragazzi, la storia del buddhismo mi pare più adatta all’ora di filosofia, la storia dell’ebraismo per quella di storia (pochi sviluppi dopo l’anno 0), forse la storia del cristianesimo potrebbe essere l’unica alternativa valida.

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Agnostico

            Allora, Agnostico, rapidamente: 1) nessun controllo da parte dello Stato sarebbe auspicabile, al massimo un unico esame di Stato volto ad accertare minimalmente il saper scrivere, leggere e far di conto; 2) la scuola non dovrebbe essere gratuita, ma a pagamento, l’interesse dello Stato per l’istruzione dovrebbe concretizzarsi in aiuti economici non alle scuole, ma alle famiglie, nella istituzione di borse di studio, prestiti agli studenti etc.

            ps. l’obbligo scolastico, sebbene sia giusto rimanga, temo non abbia alcun effetto concreto: l’istruzione è richiesta dal modo in cui il lavoro è organizzato.

            • Agnostico ha detto in risposta a Luigi Pavone

              Mi sembra che tu sia molto irrealista. Uno stato che dovrebbe predisporre solo un’esame sulle capacità basilari (leggere, scrivere e fare le quattro operazioni) è uno Stato che in pratica si disinteressa della preparazione dei giovani. 
              In che modo il privato possa migliorare l’offerta formativa resta un mistero. Il privato è orientato al profitto ed a tagliare i costi mentre lo Stato può anche andare in deficit se vi sono altri vantaggi (migliore ricerca, migliore preparazione, etc). 
              Inoltre sarebbe antieconomico per lo Stato finanziare direttamente le famiglie senza avere il controllo dei costi. Se una scuola privata dovesse chiedere rette elevatissime, è meglio per lo Stato pagare ogni singola retta o organizzare una scuola (quindi pubblica) per controllare meglio i costi e – soprattutto – l’offerta formativa?
              Il tema della “sussidiarietà” (che tu estremizzi nell’ambito scolastico) è qualcosa su cui bisognerebbe discuterne seriamente perchè non sempre la cosiddetta sussidiarietà orizzontale è funzionale ai bisogni dello comunità.

              • Luigi Pavone ha detto in risposta a Agnostico

                Hai fatto delle domande a cui hai già dato le risposte. Ciò che rende migliore l’offerta formativa (in un regime, però, in cui i titoli di studio non hanno valore legale) è l’orientamento al profitto del privato. Ovviamente, in campo educativo i soldi si fanno non con insegnanti ogm, ma con il prestigio sociale e culturale che una istituzione formativa riesce a guadagnarsi sul campo. Le assunzioni e il licenziamento degli insegnanti sarebbe orientato proprio a questo. Allo stato attuale la scuola e l’università, proprio in quanto a gestione pubblica, in cui sono in gioco l’esigenza clientelare dei partiti e quella dei sindacati, sono uffici di collocamento per insegnanti, tra l’altro – quelli a formazione umanistica – di scarsissima preparazione.

    • Azaria ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Veramente Luigi ti sfugge una cosa: la nostra storia e` strettamente interconnessa con quella della Chiesa, e la nostra cultura ne e` stata (fortunatamente) infinitamente influenzata.
      Ora, conoscere la dottrina cattolica (che non significa aderire alla fede cattolica):
      1) Significa avere nozioni extra di pura cultura e la cultura non puo` che fare bene anche a chi di cattolico non ha nulla.
      2) Significa capire i motivi per cui la Chiesa nei secoli ha preso determinate decisioni, quindi si possono capire molti retroscena storici che in caso contrario resterebbero ignoti (in un paese cosi` geograficamente vicino allo stato della Chiesa e` storicamente molto rilevante).
      3) Serve a capire il perche` della posizione della Chiesa d’avanti ai temi attuali, e visto che comunque (sempre per fortuna) la Chiesa riesce ad avere una certa influenza in ambito nazionale e non, cio` puo` aiutare a capire come e perche` la Chiesa si muove.
      4) Serve a capire la cultura che ancora oggi pernea l’Italia nonostante gli attacchi irrazionali e razzisti di tanti pseudo razionalisti, cio` diventa molto importante per gli immigrati appena arrivati in Italia che della fede cattolica non sanno nulla (paradossalmente e` piu` importante per i non cattolici che per i cattolici)

      Inoltre, se tali insegnanti non vengono scelti dalla Curia, soprattutto visto l’andazzo di oggi, quante probabilita` ci sono che essi siano capaci di conoscere la dottrina cattolica?

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Azaria

        A te sfugge la cosa principale: l’ora di religione non è lo studio (che per definizione è critico) della dottrina cattolica, non è la storia della chiesa cattolica, non è niente di tutto ciò che hai esposto. Prova ne sia il fatto che l’ora di religione è confessionale (ed è di fatto pensata come catechesi). Se non fosse pensata e attuata come catechesi, ma come studio “esterno” della dottrina cattolica, allora non si capirebbe perché il suo insegnamento non possa venir affidato per pubblico concorso. Per insegnare Hegel non è richiesto essere hegeliani, per studiare la costituzione francese non è richiesto essere francesi. Chiediti perché per insegnare la dottrina cattolica occorra essere cattolici (preferibilmente sacerdoti). Semplice la risposta: l’ora di religione non è uno studio “esterno”, “oggettivo”, della dottrina cattolica (sulla cui utilità è peraltro lecito discutere), ma è… catechesi (detto di passaggio, fatta malissimo con spreco di tempo e di quattrini pubblici).

        • Sesbassar ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Perché uno studio “esterno” è per forza oggettivo? Basta leggere tutte le scemenze che vengono sciorinate sulla Chiesa Cattolica “dall’esterno”, appunto da persone che ignorano bellamente sia la dottrina che la prassi della chiesa sia universale che locale.

          Ma per piacere, l’insegnamento della religione cattolica è riservato a persone che la vivono e la conoscono. Il fatto che talvolta venga usata come ora di catechismo è lo stesso rischio che corrono altre materie meno discusse, come storia o fisica, ovvero l’essere utilizzate come strumento di indottrinamento dai propri insegnanti, più che come riflessione e studio seri e critici.

          In altri paesi l’insegnamento della religione è obbligatorio e nessuno si lamenta. Qui è pure facoltativo (per lo studente). Casomai bisognerebbe lavorare sulla costruzione di alternative valide, il che aumenterebbe il prestigio anche dell’ora di IRC (la cui alternativa fattuale ora è il vuoto assoluto).

          PS: L’utilità dell’IRC è da discutere solamente per chi non ha mai messo il naso fuori dalla porta di casa. Solo nel mio paese (che ha 5000 abitanti) tutto trasuda cattolicesimo (persino i nomi delle frazioni). Il ruolo culturalmente inestimabile di un’ora di IRC fatta come si deve è fuori discussione.

        • claudio ha detto in risposta a Luigi Pavone

          certamente qui si esagera! l’insegnamento della religione Cattolica è garantito nella sua “ortodossia” dall’idoneità rilasciata dall’autorità ecclesiastica al docente; ma l’insegnamento è impartito secondo le metodologie e le finalità proprie della scuola, con tutta la competenza didattica finalizzata all’apprendimento e allo sviluppo di competenze dell’alunno. altro che catechesi… commentare senza sapere bene di ciò di cui si parla è inutile se non peggio pericoloso…

  5. Ireneo di Lione ha detto

    Salve a tutti!

    Seguo da tempo con interesse questo sito, del quale condivido lo spirito e la gran parte dei contenuti.

    Però,paradossalmente, ciò che mi ha spinto infine ad intervenire attivamente (spero a questo punto di rimanervi) è l’indignazione istintiva per ciò che ho letto nel primo post (gravemente offensivo verso la Fede Cattolica, anche se sicuramente non era nelle intenzioni dell’autore) di questa serie di commenti. In particolare cose tipo “oppure lascino le parrocchie e vadano a gironzolare in un chiostro recitando in continuazione i salmi”, da cui traspare uno spiccato disprezzo verso la vita contemplativa che un cattolico non può accettare. Affermare che la preghiera dei monaci (il cui scopo ultimo è la salvezza delle anime, che è il motivo per cui la Chiesa è stata istituita, ma qualcuno pare dimenticarlo) è un “gironzolare” denota un fraintendimento radicale dell’essenza della Fede Cattolica stessa, e implica confusione tra la figura del prete, che è un mediatore tra Cristo e l’uomo, e l’operatore sociale.

    La ragion d’essere del Sacerdozio Cattolico è innanzitutto l’insegnamento della Vera Dottrina (rivelata da Gesù Cristo mediante la Chiesa) e l’amministrazione dei Sacramenti (che sono veicoli ordinari della Grazia), non lo “stare con la gente” e altri analoghi slogan sociologistici e buonistici che dal 68 a oggi stanno infestando come branchi di cinghiali la Vigna di Cristo.

    E’ ovvio che la Gerarchia Ecclesiastica debba occuparsi anche delle tematiche sociali, ma soprattutto nel senso di formare fedeli laici che conoscano la Dottrina Sociale della Chiesa(oggi invece negletta anche da non pochi presbiteri)e non nel senso che debbano essere i preti ad assumere ordinariamente ruoli di operatore sociale che potrebbero benissimo svolgere i laici, trascurando la formazione dottrinale e spirituale. La funzione di “cinghia di trasmissione” della Chiesa nella società civile dovrebbe essere svolta dai laici, non dai chierici (ovviamente sotto la guida dottrinale e spirituale di questi ultimi).

    Chiedo scusa per l’atterraggio un po’ “brusco” ma ritenevo doverose certe precisazioni.

    Riguardo al discorso specifico dell’insegnamento della religione: il problema è la formazione degli insegnanti, chierici o religiosi o laici che siano. E oggi, purtroppo, non si può certo dire che il fatto che l’insegnante sia un sacerdote garantisca automaticamente maggiore affidabilità quanto a contenuti…

    PS “TECNICO”: non ho capito se bisogna iscriversi al forum oppure bisogna ogni volta riempire i “moduli” in fondo all’articolo. Ma in questo caso non c’è una barra degli strumenti tipo corsivi, sottolineature, inserimento di link, faccine, etc.

    • Gennaro ha detto in risposta a Ireneo di Lione

      Ireneo…credo che nel primo commento fosse esplicitata molto bruscamente una frustrazione che però è avvertita da tantissimi cattolici, ovvero la lontananza dei preti dai fedeli, i quali sembrano solo impegnati a fare prediche domenicali che superino i 45 minuti. Ovviamente parlo solo per quelli che lo fanno. E’ comunque molto importante la tua precisazione. Anche se posso dire che si impara molto chi sia Cristo anche stando assieme a un grande prete, guardando come vive lui, piuttosto che con un discorso teologico.

      Per il PS TECNICO: a me è accaduto che il primo commento mi sia andato in moderazione e dopo quello ho sempre scritto e pubblicato i commenti liberamente senza passare per la moderazione. Quindi i moduli in fondo vanno riempiti solo una volta (e lo hai già fatto). Inserisci pure il corsivo e il grassetto e le faccine 😉

  6. Pajeronda ha detto

    Sono perplesso dal costatare che in questo articolo non è messa in evidenza la questione importantissima degli alunni – studenti – stranieri. Io da qualche anno insegno Religione Cattolica nelle scuole medie di Torino e posso garantirvi che il numero degli stranieri è in costante aumento.
    Generalmente essi sono di fede ortodossa se vengono dai paesi dell’est Europa, di fede islamica se vengono dal nord Africa e di “religione” buddista se vengono dalla Cina.
    La metà degli alunni ortodossi spesso accettanano di seguire l’ora di religione ma gli altri si rifiutano e riempiono le fila degli alternativi.

    • Laura ha detto in risposta a Pajeronda

      Sicuramente è come dici tu…però in che modo dovrebbe interessare negli scopi dell’articolo?

      • Daphnos ha detto in risposta a Laura

        Ti ricordi di Giulia? Quando erano pubblicati gli articoli in cui si parlava dell’aumento dei cattolici nel mondo lei interveniva (giustamente, tra l’altro) a ricordare che bisogna anche considerare l’aumento della popolazione, e di conseguenza assottigliare l’eventuale incremento percentuale.

        In questo caso, l’aumento di cittadini stranieri, una piccola minoranza dei quali potrà provenire dal Sud America, ma la netta maggioranza è di famiglia nordafricana, mediorientale o cinese, ridurrebbe lo scarto circa i ragazzi appartenenti a tradizioni culturali occidentali.

      • Pajeronda ha detto in risposta a Laura

        La diminuzione non è dovuta solo alla mancanza di religiosi nella scuola ma anche per la presenza degli stranieri.

        Personalmente considero la sola presenza dei religiosi nelle scuole deleteria per il cristianesimo. Se voi intervistate genitori e alunni, emerge chiaramente che la Chiesa è identificata con il clero e con i religiosi. La gente comune non ha coscienza di essere Chiesa. I laici preparati permettono ai ragazzi/e di crescere superando questa errata concezione di Chiesa.

        • DSaeba ha detto in risposta a Pajeronda

          Concordo. E non solo per portare l’acqua al mio (nostro) mulino, ma anche perchè l’autore dell’articolo sembra non capire che l’idea del prete chiuso in canonica ormai appartiene ad un’altra epoca.

  7. JC ha detto

    Vi sfugge un particolare importante…. come pretendete che un sacerdote vada ad insegnare religione visto che CE NE SONO SEMPRE MENO e quelli che già ci sono fanno una fatica boia per coprire il proprio territorio diocesano? I sacerdoti giovani non ci sono, i vecchi stanno morendo tutti… le vocazioni sono pressoché inesistenti…

    • Daniele Borri ha detto in risposta a JC

      Capisco che questa situazione può farti eccitare da matti, ma credo tu stia esagerando nel festeggiamento. C’è sicuramente un calo di vocazioni in alcuni Paesi dell’Europa, ma nel contempo c’è un forte aumento di vocazioni in America (Nord e Sud), Russia, Cina, Africa, Asia ecc…ti sfugge questo particolare importante.

  8. Antonio ha detto

    Secondo me il problema sta nei professori.
    I miei erano pessimi, sia di catechismo che di religione. Ora come ora penso di saperne più di tutti quelli delle mie ex scuole messe insieme.
    Mettete professori con i contro c**** e i giovani li seguiranno senza esitare, mantenete persone sfigate il cui unico insegnamento consiste nel “commentiamo le figure del Vangelo illustrato” (sempre che non capitino professori acidi e stronzi) e l’ora di religione si può ritenere inutile.

  9. credino ha detto

    UCCR – scrivete i non partecipanti all’ora di religione nel 2010/2011 sono scesi sotto il 90 per cento.
    Penso ci sia un _non_ di troppo: i partecipanti sono il 90%, i non partecipanti il 10%… mi pare più sensato.

    • Kosmo ha detto in risposta a credino

      Nicola, ti dispiace dirmi se le mie considerazioni espresse in questo commento sono esatte? Grazie.
      http://www.uccronline.it/2012/02/26/ennesima-bufala-anticlericale-smentita-lo-ior-e-le-armi-beretta/#comment-55348

      • credino ha detto in risposta a Kosmo

        Scusa non ho tempo di leggere la vostra discussione. Sul tuo post: credo che per “distruggere la Terra” non sia necessario annichilire ogni suo singolo atomo (cioè procurarsi una quantità di antimateria pari alla massa della Terra): ne basterebbe molta meno per provocare danni irreparabili. Ma, in ogni caso, si tratterebbe di una quantità enorme di cui non abbiamo assolutamente i mezzi per produrla o contenerla…. sarebbe inimmaginabile anche in linea di principio. Insomma, sulla sostanza sono d’accordo con il tuo post.

  10. Orbitalia ha detto

    posso non essere d’accordo? in generale sono contrario ai sacerdoti a scuola. ci riempiamo tanto la bocca di ‘Concilio Vaticano II’, di ‘laici’, di ‘distinzione di ruoli’, e poi vogliamo i sacerdoti a scuola? allora perchè non anche nei bar, negli stadi, nelle bettole, nelle discoteche…
    no, il sacerdote deve incontrare la gente, i giovani, la vita, gli anziani ecc ecc nel proprio ambito e ambiente (il che nn significa chiudersi in sacrestia). O, altrimenti, abbiamo il coraggio di dichiarare fallita la pastorale dei laici e la Chiesa post-concilio.

  11. Orbitalia ha detto

    senza considerare che l’ora di religione nn è l’ora di catechismo, ma fa parte integrante della formazione culturale di un alunno ‘italiano’ (si, anche degli alunni stranieri!). quindi averla resa opzionale è stata una grande cavolata. ma, nn essendo io esperto di questi temi, potrei anche aver sbagliato.

    • Agnostico ha detto in risposta a Orbitalia

      Forse ti sfugge che l’ora di religione riguarda l’insegnamento della Religione cattolica
      Vuoi forse l’indottrinamento religioso di Stato soprattutto verso gli studenti stranieri che possono essere di un’altra religione?
      Magari introduciamo anche la Religione di Stato….

      • Pedro ha detto in risposta a Agnostico

        No lascia perdere…ci sono già stati i corsi obbligatori di ateismo in Unione sovietica…

      • Sesbassar ha detto in risposta a Agnostico

        E quindi? Cosa ci sarebbe di strano? Mica viene chiesto un assenso di fede a chi partecipa all’ora di IRC. In molti paesi europei l’insegnamento è confessionale ed obbligatorio (vedi il “laicissimo” Regno Unito).

        Di che indottrinamento vai parlando? Ci sono molti modi di indottrinare, e un insegnamento regolamentato come quello dell’IRC è quello meno propenso di sicuro. Un professore iper-comunista di storia può tranquillamente indottrinare i suoi studenti al marxismo (punendo magari chi non si allinea con voti bassi). Questo però non significa certo che l’insegnamento della storia debba essere facoltativo.

        Se una persona proviene da uno stato estero dovrebbe premurarsi invece di conoscere la religione più diffusa nello stato in cui va ad abitare, a maggior ragione se questa religione è così innervata ed è così importante per la cultura del luogo, come la religione cattolica lo è per la storia, l’arte e la cultura italiane.

        La religione di stato c’è in molti stati protestanti considerati erroneamente (per ovvi motivi) “laici”. A parte nelle paturnie dei laicisti di turno non mi pare che in Italia ci siano problemi da paese fondamentalista.
        L’unica cosa che c’è è un vero pluralismo di opinioni, almeno da noi non impera la visione capitalistico/efficientista ben diffusa in campo etico in tutto l’Occidente.

        • Agnostico ha detto in risposta a Sesbassar

          Dimentichi che in tutti i Paesi UE (anche nel Regno Unito) c’è la possibilità di essere esonerati dall’ora di religione. 
          Non vedo come l’insegnamento della IRC non abbia lo scopo di indottrinare: dimentichi che gli insegnanti sono preti o sono almeno scelti dal vescovo?
          Il paragone con il prof. di storia è stupido. Un professore è laureato, avrà sostenuto un percorso di abilitazione all’insegnamento e – comunque – è sottoposto costantemente al controllo del Preside a cui potranno rivolgersi anche gli studenti. Un professore di religione non credo che debba far vagliare il suo programma a qualche autorità scolastica. 
          Il fatto che la religione cattolica sia maggioranza nel Paese non significa che uno straniero debba adeguarsi e gli stranieri – come i nuovi cittadini italiani – hanno tutto il diritto di preservare la loro religione. A meno che non vogliate la dittatura della maggioranza. 
          L’importanza del cattolicesimo nella cultura italiana può essere spiegato – nell’ambito delle loro discipline – dai vari professori di letteratura, arte, storia, etc. Considerando la qualità degli insegnanti di religione è meglio che l’influenza del cattolicesimo in Italia sia lasciata a professori veri: ad ognuno il suo. 
          Per quanto riguarda la religione di stato mi sembra che pochi Paesi Ue la conservino (Uk, Malta, Svezia, Danimarca, Grecia): l’Italia per fortuna ha già fatto i conti nel 1948. 

        • Agnostico ha detto in risposta a Sesbassar

          Certo che un po’ ti contraddici. 
          In questo post scrivi che “l’insegnamento della religione cattolica è riservato a persone che la vivono e la conoscono”. 
          http://www.uccronline.it/2012/03/01/ora-di-religione-ecco-come-tornare-sopra-al-90-dei-frequentanti/#comment-55856
          Allora uno straniero come fa a viverla ed a conoscerla?
          Capisco che ti farebbe comodo avere l’Irc obbligatoria ma cerca di non contraddirti. 

          • Sesbassar ha detto in risposta a Agnostico

            Scusa Agnostico, ma almeno leggi quello che scrivo invece di citarmi a caso.

            L’insegnamento dell’IRC è riservato a chi vive e conosce la religione cattolica (l’insegnante deve conoscere e vivere la religione cattolica), non così la partecipazione all’IRC (lo studente non deve essere cattolico per seguire l’ora). Se nella tua foga anticlericale ti fossi premurato di leggere con attenzione avresti colto la differenza dei significati dal contesto, ovviamente non l’hai colta perché dovevi sfornare la tua sciorinata antireligiosa sul sottoscritto, prendendolo ad esempio di “persona auto-contraddittoria” (in quanto credente?). Così facendo hai solo che dimostrato la tua faziosità (come se ce ne fosse bisogno).

            Non vedo poi come si possa scambiare un insegnamento laico (per quanto il contenuto sia confessionale) con un indottrinamento. Solo una persona profondamente ideologizzata potrebbe fare un accostamento del genere.

            Il paragone tra il professore di storia e il professore di IRC se permetti non è per niente stupido, io sto seguendo un corso di laurea specialistica (sono già laureato) riconosciuto a livello europeo, e non penso di valere meno di qualsiasi altro insegnante. Senza contare che il piano di offerta formativa che stiliamo deve essere consegnato esattamente come tutti gli altri programmi, e deve seguire i programmi ministeriali di IRC.

            Capisco che parlare per sentito dire sia facile, ma è poco adatto ad un dialogo.

            Poi non capisco di che dittatura della maggioranza stai parlando. Ma di che stiamo discutendo? Perché semplicemente conoscere la religione cattolica dovrebbe limitare la libertà di religione di un musulmano che viene a vivere in Italia? Insulti la nostra intelligenza così. Cioè, se io vado in una scuola coranica per approfondire l’islam secondo te ne esco musulmano?
            Penso seriamente che tu mi/ci voglia prendere in giro, visto e considerato poi che se c’è una “dittatura della maggioranza” casomai è proprio quella laicista che vuole eliminare la religione dalla sfera pubblica.

            In più. Non c’è il tempo per approfondire nelle ore delle altre materie l’enorme importanza della religione cattolica, non raccontiamocela. Neanche con l’ora in più riservata all’insegnamento della religione le altre materie riuscirebbero a far rientrare nel programma il minimo accenno (spesso gli insegnanti non riescono nemmeno a finire il programma consueto, figurarsi).
            Sul “professori veri” poi ti chiedo immediatamente le tue scuse, visto che è ingiusto nei confronti di moltissimi insegnanti di religione che fanno bene il proprio lavoro, ed è del tutto immeritato per tantissimi insegnanti di altre materie che lavorano solo per il 27 del mese.

            PS: La religione cattolica non è più religione di stato dal 1984. Ed anche quando il suo insegnamento era obbligatorio c’era la possibilità di chiedere l’esenzione (come ad esempio per gli studenti di famiglia ebrea). Essere approssimativi è più semplice ed aiuta certamente quando si fa la classica retorica anti-cattolica, ma fa perdere credibilità davanti a chi è anche solo vagamente meno ottenebrato.

            • Agnostico ha detto in risposta a Sesbassar

              Ti ringrazio per il chiarimento. Sinceramente avevo capito che intendessi che la partecipazione fosse riservata: l’equivoco era facile. 
              Perciò ti ringrazio e mi scuso di averti detto che sei contraddittorio. 
              In ogni caso se affermi che l’insegnamento della IRC è riservato a persone che vivono la religione cattolica stai confermando che l’insegnante di religione ha un punto di vista “di parte”: se non fosse così perché sarebbe scelto dal vescovo?
              Tu non varrai meno di altri insegnanti ma è ovvio che l’accesso all’insegnamento della Irc e delle altre materie è totalmente diverso: quando avrai sostenuto il loro stesso percorso di accesso all’insegnamento (se sarà riaperti) potrai paragonarti a loro. 
              Siccome hai affermato che uno straniero “dovrebbe premurarsi… di conoscere la religione più diffusa nello stato in cui va ad abitare” ti ho risposto che non serve (e non è democratico) un indottrinamento coatto verso la religione maggiormente diffusa (in questo senso intendevo “dittatura della maggioranza”). 
              La conoscenza (se a livello culturale) non lede la libertà religiosa ma – ovviamente – se fatta da un soggetto imparziale: un prete non mi garantisce affatto l’imparzialità. 
              Perciò d’accordissimo all’insegnamento obbligatorio della religione cattolica (con lo scopo culturale e non di indottrinamento) ma se fatta da professori imparziali, statali (non solo per lo stipendio come ora) e non scelti dal vescovo. Altrimenti resterà (fino a quando si reggerà) una materia facoltativa. 
              Ribadisco che gli insegnanti di Irc non possono essere paragonati ai veri professori proprio perché il loro accesso all’insegnamento è totalmente diverso. Quindi nessuna offesa da parte mia e – quindi – nessun tipo di scuse. Poi fammi capire: ma non sei pagato anche tu? Critichi i professori che insegnano solo per lo stipendio ma mi sembra che tu non lo faccia gratis. 
              Sulla religione cattolica come “religione di stato” hai detto una corbelleria assoluta. È vero che prima del 1984 era obbligatoria e si poteva chiedere l’esenzione. Questo non significa che prima del 1984 fosse “Religione di Stato” (almeno non lo era dal 1948 in poi). 
              Lo statuto albertino (in vigore dal 1861 al 1948) addirittura all’articolo 1 prevedeva che “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi”. 
              Con la Costituzione repubblicana (in vigore appunto dal 1948) non è più religione di stato. Infatti all’articolo 3 si prevede che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione…di religione”. 
              L’articolo 7 prevede che “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” e l’articolo 8 prevede che “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”. 
              Vuoi insegnare l’importanza del cattolicesimo nella storia d’Italia e non sai neanche da quando non è più religione di Stato? Andiamo bene….

  12. fabris ha detto

    Caro agnostico io credo che quando si vuole dialogare bisogna sempre chiedersi: che cosa sto cercando? la verità o autocompiacimento ?

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