Il principio antropico e il senso del mondo


di Umberto Fasol*
*docente di scienze naturali in un liceo scientifico

 

I valori possibili delle quattro forze fondamentali e delle particelle materiali (protone, neutrone, elettrone) sono infiniti, perché la loro struttura è “dimensiva”, cioè modulabile. Solo i valori misurati effettivamente consentono a loro di interagire in rete e creare un Universo. Dunque è stata fatta una “scelta” tra le infinite possibilità. Perché? Ascoltiamo due introduzioni alla risposta:

1. “Nonostante il mutamento e la dinamica incessanti del mondo visibile, vi sono aspetti della struttura dell’universo che presentano una irremovibile costanza. Sono questi misteriosi aspetti immutabili che rendono il nostro universo quello che è e lo distinguono da altri mondi che potremmo immaginare. Sono le costanti di natura. Esse sono alla base di ogni identità dell’universo: spiegano perché ogni elettrone sembra essere identico a ogni altro elettrone.” (John Barrow, “I Numeri dell’universo”, saggi Mondatori 2003).

2. “Se la densità dell’Universo 1 sec dopo il big bang fosse stata maggiore della densità critica di 1 parte su 100 miliardi, l’Universo sarebbe collassato dopo 10 anni. Se invece fosse stata minore dello stesso valore, l’Universo sarebbe già vuoto dopo 10 anni di esistenza.” (S.Hawking, “Dai buchi neri all’Universo”, 2001)

Ed ecco ora la vera risposta, ancora una volta dell’autore della più imponente monografia sul principio antropico:
“Provando a immaginare un’intera raccolta di ipotetici “altri universi” in cui tutte le grandezze che definiscono la struttura del nostro universo assumono tutte le possibili permutazioni di valori, scopriremmo che quasi tutti questi possibili universi da noi creati sulla carta sono nati morti, incapaci di generare quel tipo di complessità chimica che chiamiamo “vita”. Questa scoperta ha indotto Brandon Carter a suggerire che possa esistere, nell’universo, qualche aspetto metafisico più speculativo, che egli ha denominato principio antropico forte, per distinguerlo dal poco controverso principio antropico debole (l’esistenza dell’uomo richiede determinate condizioni fisiche e cosmologiche). Il principio antropico forte afferma che, dal momento che sembra esistere un così gran numero di “coincidenze” notevoli e apparentemente sconnesse, cospiranti per permettere che la vita sia possibile, nell’universo, questo deve dar luogo a osservatori, a un certo stadio della sua storia” (John D. Barrow, “Il mondo dentro il mondo”, Adelphi, Milano, 1988, pp. 440; 444-446).

Il principio antropico introduce dunque una “finalità” nello studio scientifico dell’Universo: “ospitare l’uomo”. Se l’affermazione risulta forte, è altrettanto vero che la sua negazione costringe a negare qualunque “senso” all’Universo: come a dire: “esiste, ma senza uno scopo” e ancora: “sono capace di interrogarmi sul senso di un Universo che non ha senso!”. La Scienza depone a favore della ragionevolezza della finalità antropica, pena l’assurdità del tutto, compresa quella di qualunque conclusione che la voglia negare. Nell’ambito di questo principio trova risposta anche la domanda sul senso delle dimensioni quasi infinite dell’Universo: “perché tanto spazio e tanta materia?”. In realtà le misure sono legate al tempo e questo è legato a sua volta alla costruzione dei materiali necessari per creare la vita: solo un Universo “vecchio” e quindi espanso ha permesso alle sue stelle di fabbricare gli elementi chimici come il carbonio per la cellula o come il silicio per il pianeta.

Ora, la sfida è questa: credere nell’assurdo o credere in una Ragione al fondamento di tutto. Si dice: “l’ipotesi di Dio non è scientifica, quindi non puoi dimostrarla”. E se non puoi dimostrarla, è inutile parlarne. Accontentiamoci delle sue alternative, anche se improbabili. Con queste due battute, Dio diventa un fonema, un suono delle labbra e il Caso-Nulla diventa un Totem, certificato anche dalla Scienza. Hawking giunge addirittura al punto di scrivere: “Dal momento che c’è una legge come quella di gravità, l’Universo può crearsi dal nulla e lo fa. La creazione spontanea è la ragione per cui c’è qualcosa invece di nulla. Non è necessario appellarsi a Dio per mettere in moto l’Universo” (“Il Grande Disegno”, Mondadori, pag.170). Ma come può agire la gravità se mancano i gravi? E com’è apparsa una legge così creativa, capace di centinaia di miliardi di galassie? (… e non insegnano poi questi Professori che la Scienza non può occuparsi di Dio, per definizione?). Credo che, in realtà, se non c’è un Logos all’origine di tutto, siamo condannati al non senso. Perfino il nostro ragionamento che giunge alla conclusione che l’Universo non ha nessuna causa trascendente non risulta “garantito”. Infatti chi mi garantisce che il mio cervello funzioni correttamente quando esprime giudizi dal momento che è anch’esso un prodotto di equilibri materiali forgiato dalla mutazione casuale e dall’ambiente selettivo? Perché mai dovrebbe dire “la verità” una mente che non è stata programmata per dirla? L’ambiente infatti suggerisce anche l’opportunità di non dirla, a volte.

Insomma, chi rinuncia ad accettare come scientifica l’ipotesi di un Creatore dell’Universo è in balìa di qualunque “giochino” che l’evoluzione può inventarsi, imprevedibile com’è, per definizione. Dall’altra parte l’ipotesi di Dio è prima di tutto un’intuizione della persona, che dà senso a tutto ciò che scopriamo sempre di più essere finalizzato a funzioni precise e finemente sintonizzate tra loro. E’ sperimentale che dal nulla non si crea nulla e che l’ordine non si crea da solo. Dunque, l’ipotesi di un Creatore appartiene anche al ragionamento di tipo scientifico. Per quanto concerne il principio antropico è lecito comunque porsi un’ulteriore domanda e cioè: “le condizioni per la vita sono sufficienti per la sua creazione?”. A questa domanda bisogna rispondere di no; le condizioni sono necessarie ma non sufficienti. La vita rappresenta un “di più” rispetto ai suoi ingredienti materiali e per questo il mistero dell’uomo si infittisce ulteriormente ed apre al trascendente. Il principio antropico ne esce con una nuova sfaccettatura.

54 commenti a Il principio antropico e il senso del mondo

  • Mimmo ha detto:

    Forse ora non conosciamo tutta la verità, ma un giorno la conosceremo e la religione finirà.

  • Mimmo ha detto:

    L’ateo e l’agnostico ragionano sulle cose, mentre il credente si accontenta di risposte superficiali.

    • joseph ha detto:

      Fai un piccolo confronto sui ragionamenti che trovi negli articoli in questo sito e quelli che trovi negli articoli del sito UAAR…

      …che si siano invertite le parti?

    • Prosdocimo ha detto:

      Toh, eccolo un altro bue che dà del cornuto all’asino… la dimostrazione vivente di chi fa affermazioni gratuite e qualunquiste, di chi parla solo perchè ha la lingua in bocca totalmente scollegata dal cervello… quanto ridere!

    • Orbitalia ha detto:

      ahahaha, sei sempre il migliore!!!

  • ray ha detto:

    mimmo sei davvero felice?

  • Mimmo ha detto:

    No, sono divorziato ed ho 2 figlie che vedo raramente.
    E’ stato questo fatto, insieme agli imbrogli del vaticano, a farmi diventare agnostico.

    • Riccardo ha detto:

      Bhè, mi dispiace per te, ma questo non fa che confermare che spesse volte le persone atee od agnostiche sono più infelici dei credenti.

    • lorenzo ha detto:

      Mi dispiace sinceramente.
      Quando una famiglia si sfascia, chiamarla conquista sociale è solo una pietosa bugia ed il dover apparire adulti emancipati è come il sale su una ferita aperta.

    • joseph ha detto:

      Spiace anche a me, specie per le 2 figlie. Al di là dell’immagine che mimmo vuol dare di sè su questo sito, la mancanza della figura paterna è veramente pesante, nelle persone.

    • Giorgio P. ha detto:

      Non ti preoccupare Mimmo, preghiamo anche per te.
      Anche se pensi che la preghiera sia inutile.

    • Pino ha detto:

      Mimmo, posso anche capire la tua ex moglie, evidentemente stare con te non era una esperienza molto divertente.

  • Kosmo ha detto:

    [OT] Ma il prof. Fasol, non assomiglia un po’ all’attore Robert Wagner”, quello di “Cuore e Batticuore” ? 😉

  • Giovanni Pastormerlo ha detto:

    Mi piace l’impostazione del prof. Fasol, che prende spunto dal principio antropico ma senza caricarlo di responsabilità. Secondo me è questo che bisogna fare, non è una dimostrazione di Dio ma un suggerimento. Che lascia comunque la libertà di dire “si” o di dire “no”.

  • Antonio ha detto:

    “L’ateo e l’agnostico ragionano sulle cose” AHHAHAHAAHAHHAHAH Hai dimenticato di scrivere: L’ateo e l’agnostico ragionano sulle cose, e se queste cose vanno contro il ragionamento dell’ateo e dell’agnostico…è stato un credente travestito da ateo.

    Ps. se l’ateo e l’agnostico ragionassero DAVVERO sulle cose si chiamerebbero cattolici.

    • dome ha detto:

      Togli il PS concordo in tutto.

    • Giuseppe ha detto:

      perche cattolici?come ne discende che se ragionassero Davvero dovrebbero per forza essere cattolici?

      • Antonio ha detto:

        Semplicemente perchè i ragionamenti atei fanno acqua da tutte le parti. E non qualcuno sporadico o molti, ma tutti tutti. E si fidi che li ho ascoltati uno per uno e più volte.

        • Andrea ha detto:

          Articolo interessante, solo due appunti:

          “sono capace di interrogarmi sul senso di un Universo che non ha senso!”.
          il senso è un concetto umano, senza uomo non esiste, se ci autoterminassimo a valle di un conflitto atomico globale l’universo perderebbe immediatamente senso? O non lo avrebbe mai avuto?

          “La vita rappresenta un “di più” rispetto ai suoi ingredienti materiali”,
          Non credo che, pur imboccando l’ipotesi di un Universo creato intenzionalmente, si possa derivare una simile conclusione in modo rigoroso, la si può auspicare o ritenere probabile (stante la premessa dell’intenzione) ma non necessaria.

          • Andrea ha detto:

            Scusa Antonio non voleva essere una risposta al tuo commento ma una considerazione generale devo aver fatto confusione nel rispondere.

            Però sei libero di rispondere: “ecco come volevo dimostrare!” 😉

            • Antonio ha detto:

              E di cosa? Ah, per la cronaca ho sentito anche questo 🙂
              Anzi ti dirò, volevo scrivere una cosa simile (il 1° punto) io ma con un “per gli atei” davanti. Poi non mi è sembrato il caso 🙂

  • Giorgio Masiero ha detto:

    Concordo con l’intervento di Fasol al 100%.
    Vorrei aggiungere una considerazione filosofica, per i nostri amici che intervengono nel sito, che non sono fisici ma hanno una cultura umanistica. Queste scoperte della fisica moderna (oltre al principio antropico descritto da Fasol, c’è l’origine del tempo di cui parlerò in un prossimo articolo che riguarda l’ultimo Simposio mondiale dei fisici) non possono forse, per la non certezza assoluta di ogni teoria scientifica, essere usate come un aggiornamento dell’argomento tomistico cosmologico, ma sicuramente evidenziano la contraddizione interna degli scientisti e dei naturalisti: chi crede infatti alla verità della scienza come unica verità e alla materia-energia come unica realtà è costretto alla fine dalle “verità” della fisica moderna a ridursi … alla nascita del mondo dal nulla e ad appellarsi ad un metafisico (in quanto inosservabile) multiverso, che è per giunta uno schiaffo al rasoio di Occam. Come si divertirebbe Tommaso d’Aquino! Insomma, questi adoratori della scienza per negare Dio devono
    1) sacrificare il principio di causalità, che è il motore di tutta la ricerca scientifica, ammettendo la nascita del mondo dal nulla;
    2) sacrificare il rasoio di Occam, che è la costituzione di tutta la ricerca scientifica moderna, rispolverando gli infiniti mondi del multiverso di Democrito; e per finire
    3) trasformare la scienza nella tanto aborrita metafisica, con una teoria di infiniti universi inosservabili!
    Un harakiri completo dello scientismo naturalista: la fisica trasformata in “metafisica matematica”: bellissima, come matematica; bruttissima, come metafisica; zero, come scienza galileiana.

    • Michele Forastiere ha detto:

      Sottoscrivo in pieno l’articolo di Umberto Fasol e il commento di Giorgio Masiero! 🙂

  • Alessandro M. ha detto:

    Posso chiedere a Giorgio, ma anche ad Umberto (o Francesco Santoni dato che il tomismo è il suo pane quotidiano), il motivo per cui il fine tuning non sarebbe una versione scientifica della quinta (giusto, vero?) via di Tommaso?

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Io posso rispondere per me stesso, Alessandro; non per Fasol o per Santoni o per altri: la filosofia infatti, grazie a Dio, non ha un protocollo severo come la fisica e le altre scienze galileiane, e quindi è soggetta ad interpretazioni.
      San Tommaso dice: “Che il mondo non sia sempre esistito è tenuto soltanto per fede, e non può essere provato con argomenti dimostrativi. La ragione è che l’inizio del mondo non può essere dimostrato a partire dal mondo stesso” (Summa theologiae, I, q. 46, a.2).
      Questa obiezione di Tommaso ad una dimostrabilità razionale che il mondo non sia eterno è, dal mio punto di vista, insuperabile. Tommaso, poi, non conosceva i canoni della scienza galileiana, che sono venuti dopo di lui. La mia concezione della “verità” scientifica è popperiana: la veridicità delle teorie scientifiche vale fino alla prima falsificazione, che è sempre in agguato. Quindi, il fine tuning (ed ogni altra evidenza scientifica, presente o futura, delle scienze naturali) non può essere portata a “dimostrazione” dell’esistenza di un Creatore. Mentre tutte queste evidenze della cosmologia quantistica moderna possono essere filosoficamente usate per dimostrare l’auto-contradditorietà delle concezioni scientiste e naturalistiche.
      Sono ansioso, come te, di conoscere il parere di Fasol e di Santoni e… di tutti gli altri amici del sito!

  • Vronskij ha detto:

    Che dire, soltanto ripetere le cose già dette.

    Non accetto mai la realtà evidente dove la filosofia è soggetta ad interpretazioni (per di più accompagnata con un “Grazie a Dio”), la verità scientifica (per di più “verità” con virgole) è soggetta a falsificazioni. E tutto questo per glorificare “la verità religiosa” (con doppio virgole dalla mia parte), che grazie ad’uomo deve essere sovrana sopra la VERITA conoscibile tramite l’intelletto, il dono di Dio che fa l’uomo onnisciente come il suo Padre. Che dire?, grazie a Dio i scientisti gli avrete alle calcagni fino al Fine dei Tempi.

    Tommaso mi sembra che non ha letto bene il famoso passo di Romani 1:20-21:
    “poiché le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedon chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue; ond’è che essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Iddio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti, e l’insensato loro cuore s’è ottenebrato.”

  • umberto fasol ha detto:

    Sono contento che il principio antropico con tutta la sua suggestione diventi di dominio comune: credo che sia un servizio importante da fare ai giovani quello di divulgarlo il più possibile, in tutte le sue forme o sfaccettature.
    In una cultura che fa di tutto per negare Dio questi ragionamenti e questi dati offerti dalla scienza costituiscono un grande aiuto per chi è curioso e alla ricerca della verità, compresi gli “umanisti”.
    Certo che il significato dell’Universo “finemente sintonizzato” è, per me, il culmine o comunque la sintesi di tutta la scienza e la filosofia moderna. Sezionarlo poi nelle due componenti non è il mio mestiere: preferisco pensare che siano come le luci riflesse da due facce dello stesso diamante. Io mi tengo il diamante!
    In troppe occasioni di dibattito ho notato che la distinzione dei due ambiti (scientifico e filosofico) ha spesso solo valore accademico e contemporaneamente toglie a tutti i presenti la certezza della possibilità per l’uomo di arrivare alla conoscenza della verità, perchè fa naufragare le nostre capacità nei meandri dei nostri codici epistemologici.
    P.S. Grazie a tutti i contributi, compreso quello dell’attore…

    • Vronskij ha detto:

      Per me il commento di doc. Fasol ha molto di più valore che articolo. Un pezzo prezioso staccato dalla pietra filosofale. Grazie, c’è ancora speranza.

    • Antonio72 ha detto:

      Scusi professore, mi spiega perchè per Lei la distinzione tra scienza e filosofia ha solo un valore accademico e non come afferma il prof. Masiero, proprio un carattere epistemologico?
      E’ ovvio che io sono d’accordo con Lei e respingo il primato della scienza sulla filosofia nella ricerca della verità, tanto più che non è affatto vero che la prima non sia soggetta ad intepretazioni filosofiche, quando si deve uscire dal rigido ed astratto linguaggio matematico per entrare nel mondo naturale e reale. A meno di credere ad una religione del logos matematico, come per es.: “Si scoprì così che, al livello microscopico, la realtà materiale si decostruisce in una realtà immateriale di natura puramente matematica. Più che un supporto al cristianesimo, tutto ciò fornisce invece una formidabile conferma del pitagorismo e del suo motto che -tutto è numero-.” (Odifreddi).
      Da parte mia, preferisco credere a quanto afferma a proposito di matematica il Premio Nobel della fisica 1965 R. P. Feynman: “Questo carattere astratto è peculiare delle leggi fisiche. La legge di conservazione dell’energia è un teorema riguardante quantità da calcolare e sommare, senza alcun accenno al meccanismo interno, e analogalmente le grandi leggi della meccanica sono leggi matematiche quantitative per cui non abbiamo nessuna spiegazione. Perchè per descrivere la natura possiamo usare la matematica, senza riuscire a spiegare il funzionamento? Nessuno lo sa, ma dobbiamo andare avanti lo stesso in questo modo, perchè funziona.”
      Ecco, secondo me Feynman ha centrato il punto con le sue due ultime parole; allora perchè dobbiamo affidarci di più alla scienza naturale piuttosto che alla filosofia? Appunto, perchè funziona! E’ proprio questa peculiarità pragmatica che induce a ritenere una verità scientifica migliore di una verità filosofica. Sono proprio il computer, il telefonino, il microonde, ecc.. che legittimano di più la scienza della filosofia. Ed oggi la scienza si sta occupando nei minimi dettagli della “macchina uomo”.

      • Giorgio Masiero ha detto:

        Mi metti in bocca, Antonio, molte, troppe cose che non ho mai detto e soprattutto che non penso. T’invito in futuro ad essere più prudente e corretto, e a parlare solo per te.
        Io non penso affatto che esista un primato della scienza sulla filosofia, ma al contrario che sia la filosofia, per la sua visione integrale ed il suo metodo dialettico, ad avere la primazia sul logos analitico delle scienze naturali, e in particolare ad avere la parola ultima sull’affidabilità ed i limiti del metodo scientifico nella ricerca della verità. Credimi se ti dico che mi sento sconfortato dal fatto che, dopo tanti interventi in questo sito e dialoghi diretti anche con te, io non sia riuscito a trasmettere la mia concezione epistemologica ad una persona in cui, forse, l’intelligenza è talvolta superata dalla passione.
        Mi pareva anche che, nell’occasione del mio articolo su verità ed interpretazione, ci fossimo intesi sulla differenza tra scienza e tecnica, ma mi ero sbagliato. Tant’è, tu sei una copia uguale ed opposta degli scientisti: ma ti accorgi o no, santo Dio, che continui a invocare a sostegno della tua donchisciottesca battaglia gli argomenti sbagliati degli scientisti (oggi, quelli di Odifreddi e di Feynman) che dichiari di combattere?!

        • Vronskij ha detto:

          Giorgio, quel che hai detto in questo commento per il rapporto tra filosofia-scienza, sono molto interessato di leggere un articolo a parte. Non so se hai progettato in futuro di fare una cosa simile (secondo me è una tema molto importante). Visto la tua vasta erudizione in due campi, e in più il tuo ammirabile sforzo interdisciplinare, credo che sarebbe un importante contributo per tutti. Cosi si potrebbero eliminare anche malintesi, cosi facili nella comunicazione alla rete fatto con scarsi commenti.

          Per me il problema Antonio72 (al di là dei suoi problemi caratteriali personali, che tutti abbiamo) è il problema tipico ed insito nella cultura religiosa (più marcata in quella cristiana) che non vuole riconoscere come fratello il Caino (i scientisti, l’atei). Nel caso del religioso dichiarato Antonio si vede bene: quello che viene cacciato dalla porta, entra in modo più irruente dalla finestra. Il suo caso è una perfetta testimonianza che queste due tendenze di mentalità complementari, presenti in modo evidente nella società, persistono anche al livello individuale di una singola persona; se in Antonio le tendenze in questione sono in conflitto acerbo con un parvenza passionale, altri arrivano ad equilibrarli in qualche modo con il rischio di sembrare tiepidi. Posso continuare ancora, ma è meglio che mi fermo qui, prima che vengono accuse infondate che faccio psicoanalisi e proselitismo all’ortodossia. Anche se volessi fare non potessi, perché sono cose impossibili di fare via internet, senza conoscere dal vivo le persone.

          • Giorgio Masiero ha detto:

            Sul senso della verità nelle scienze naturali, i loro metodi e limiti, ho già scritto, Vronskij, un articolo (“La verità e l’interpretazione”) sul sito. Cmq, accetto il tuo invito e prima o poi scriverò qualcos’altro, soprattutto riguardo al rapporto con la filosofia.

            • Vronskij ha detto:

              Grazie. L’avevo letto, e l’ho riletto ancora. L’articolo tratta di più la filosofia della scienza, preferisco un sviluppo quantitativo del senso qualitativo del tuo commento sopra, che per me era una novità, o era sottointeso nei tuoi commenti ed io non l’avevo afferrato.

  • Antonio72 ha detto:

    Mi ha molto colpito questa parte: “le condizioni per la vita sono sufficienti per la sua creazione?”. A questa domanda bisogna rispondere di no.”
    E’ ovvio che con questa domanda ci si pone al di fuori del principio antropico per il quale è necessario un osservatore intelligente, nel caso specifico l’uomo, che ovviamente non si avrebbe in un universo senza vita, ancorchè accogliente per la vita. Quindi secondo me questa parte non ha senso, perchè eventuali universi anisotropici non sono conoscibili per definizione, ed a questo punto la differenza tra gli universi antropici “senza vita” e quelli anisotropici è un po’ tirata per i capelli, oltre il fatto evidente che di universo ne conosciamo uno solo ed è in questo solo che possiamo applicare il principio antropico.
    Diversa la questione se ci si pone la stessa domanda, appunto, nel solo universo che conosciamo, il quale sappiamo essere composto da centinaia di miliardi di galassie. Ovvero se la risposta alla domanda è no, è lecito ipotizzare che la vita biologica si sia formata solo nell’unico sassolino che conosciamo, cioè il pianeta Terra. Se invece la risposta è sì, significa che la vita biologica è molto diffusa nell’universo, possibilità quest’ultima che non è proprio possibile negare. Infatti anche se non abbiamo avuto contatti con civiltà intelligenti extraterrestri non significa che nei miliardi e miliardi di pianeti esistenti nell’universo non possa sguazzare da qualche parte un singolo batterio, il quale ovviamente non potrebbe comunicare alcunchè. Allora che problema ci sarebbe a pensare che la vita biologica sia molto diffusa nell’universo, invece che ritenere il contrario, anche perchè si potrebbe avere ben presto delle prove visto che qualcuno ritiene che su Marte potrebbero trovarsi delle tracce fossili (Marte è l’unico pianeta del Sistema Solare, Terra esclusa, che avrebbe potuto ospitare la vita).
    Forse allora una domanda più interessante sarebbe questa: quando l’evoluzione biologica si origina in qualsiasi pianeta ospitale, segue necessariamente una forma di vita intelligente, scartando i cataclismi e quant’altro?
    Si arriva anche al paradosso che se la risposta fosse sì, si cadrebbe inevitabilmente in contraddizione con la risposta no della prima domanda: un universo accogliente senza vita e l’evoluzione biologica senza l’uomo, sono compatibili logicamente.
    In sintesi: in un universo che possa ospitare la vita, ma privo vita, il principio antropico non potrebbe applicarsi (chi lo applicherebbe?). Cmq se fosse vero che un universo accogliente per la vita non è sufficiente per determinarla, allora anche la presenza di forme di vita inferiori non sono sufficienti per arrivare all’uomo. Quindi il credente può ammettere forme di vita extraterrestri non intelligenti. Ma poi come si concilia questa considerazione col Disegno Intelligente qui sulla Terra, ovvero dell’evoluzione in vista dell’uomo?
    Secondo me, invece, si dovrebbe rovesciare la questione.
    Il principio antropico debole afferma pressapoco che l’universo che osserviamo è così perchè non potrebbe essere altrimenti, assegnando una particolare importanza agli esseri viventi intelligenti e quindi all’uomo. Ma si potrebbe controbattere che anche gli eventuali universi avrebbero senso in quanto osservati da Dio che esiste cmq a prescindere da qualsiasi condizione fisica. In definitiva la teoria del multiverso non confunta l’esistenza di Dio e quindi nemmeno il Disegno Intelligente, anche se esistessero miliardi di miliardi di universi. Uso una metafora per chiarire: sappiamo che la probabilità di vincita (il sei) all’Enalotto è di una su circa seicento milioni. Ma se per assurdo in un’unica giocata si avessere tutte queste seicento milioni di combinazioni la vincita salterebbe fuori necessariamente! Dov’è quindi la casualità?

  • umberto fasol ha detto:

    Le condizioni per la vita non sono sufficienti per la comparsa della vita, sono solo necessarie. Ovvio che si parla della vita sul nostro Pianeta perchè è l’unica che conosciamo. La vita è “un’organizzazione” della materia e in quanto tale non è inclusa nella materia; le nostre molecole che costituiscono il nostro corpo non sono “viventi”, ma vengono tenute in vita dal “sistema”.
    Ancora: posso mettere insieme tutti gli ingredienti di una cellula, ma non ottengo la cellula, se non entra in azione quel quid, quel software, capace di far “girare” gli ingredienti nel verso giusto.
    Scrivendo quella frase quindi, volevo prendere le distanze da tutto quell’evoluzionismo che ritiene che non ci sia alcun salto tra la non vita e la vita.
    E certamente il principio antropico ne esce più corretto.
    Per quanto concerne il dibattito sugli ambiti della scienza e della filosofia è chiaro che li riconosciamo tutti. Oggi come oggi ritengo però che giochi a sfavore di tutti mantenerli rigidamente distinti; in fondo, un buon scienziato sa anche ragionare da filosofo e un buon filosofo conosce i dati dello scienziato per essere aderente alla realtà.

  • dome ha detto:

    Io condivido quanto detto da Fasol e Masiero.
    Però vorrei capire (se è possibile… ) cosa
    pensate di questa famosa frase: poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità.

  • Alcor vega ha detto:

    Infatti Alessandro ci sono molti mistici che assegnano alla creazione materiale riflesso di quella spirituale miriadi di universi si veda ad esempio il mistico jakob lorber dove fanno addirittura un animazione di esso http://www.youtube.com/watch?v=EHXTQMlxw4U&context=C343a793ADOEgsToPDskJGypXDBnGcZuDqeW4xpU1n

  • dome ha detto:

    Io penso che bisogna essere onesti e basta!!