Il peccato dell’ateo: per negare Dio, deve negare l’uomo
- Ultimissime
- 11 Gen 2012
L’ateo crede necessariamente a tante cose sull’uomo, sulla sua natura, sul non senso della sua vita. Se è coerente, imposterà la sua vita su alcuni dogmi: uomo uguale animale, uomo uguale materia, vita terrena uguale unico orizzonte dell’uomo. Una riflessione dello scrittore Francesco Agnoli.
di Francesco Agnoli*
*scrittore e giornalista
Alcuni grandi poeti, da Verlaine a Pascoli a Pirandello, sono vissuti nell’epoca del positivismo scientista, che proponeva di sostituire Dio con l’uomo, la teologia con la scienza, l’immortalità dell’anima con l’onnipotenza della tecnologia e delle scienze esatte, le quali, secondo alcuni, porteranno l’uomo alla felicità e all’immortalità già su questa terra. Sono vissuti nell’epoca del Titanic che affonda, nonostante tutta la sua prosopopea, e della onnipotenza tecnologica che si rivela, se utilizzata male, mortale e distruttiva nella I° guerra mondiale. Eppure loro, non credenti, non hanno dovuto certo aspettare il fallimento del positivismo e l’affondamento dei Titanic, per intuirli, per prevederli, per comprendere che l’uomo non basta a se stesso, che nessuna ricetta di salvezza prodotta da qualche fervida mente terrestre esaurisce l’immensità del desiderio e i misteri della realtà, terrena e celeste. Sapevano molto bene che se Dio c’è, o se solo lo si ritiene possibile, ogni ricerca è aperta; ma se non c’è, la ricerca è già finita, lo scopo del viaggio dell’esistenza, già da principio, negato.
Poeti come Baudelaire, Montale, Verlaine, Pascoli, Huysmans, Ungaretti, sapevano infatti, in mezzo alle trincee, dinanzi alla morte, allo spleen, al male di vivere, alle illusioni politiche dei loro contemporanei intruppati con le loro camice rosse, o nere, o brune, che solo se Dio esiste, noi siamo veramente, durevolmente, significativamente; solo se Lui è, non vi è il nulla a precederci ed il nulla a non attenderci; solo se Lui è, i nostri pensieri, i nostri atti sono non soffi di vento, né gesti inconsulti nel vuoto, né istanti separati secondo il prima e il poi, ma costituiscono una identità, una storia, una vicenda unica e irripetibile, dotata di senso; solo se Lui è, se il nostro essere partecipa del suo Essere, allora ha senso amare, perseguire la verità, la giustizia, distinguere tra vero e falso, scegliere tra bene e male. Solo se Lui esiste ha senso che ogni cosa terrena ci dica: non basto, “più in là”, perché ogni oggetto terrestre si rivela povero, ogni amore umano incompleto, ogni giustizia mancante, ogni felicità incompiuta, ogni bene, per quanto immagine e presagio di un Bene più grande, corrotto, di contro al nostro desiderio infinito di Felicità. Se Lui non è, insomma, tutta la nostra esistenza cade nell’assurdo, e il suicidio diventa l’unico gesto possibile, una protesta contro il non senso, oppure l’ammissione che vivere o morire, amare o scomparire, uguali sono. “Vi è un solo problema filosofico – scriverà coerentemente l’ateo Camus– veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita vale la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia”.
La grandezza dell’ “ateismo tragico”, che vero ateismo non è, sta in questo: che non si rassegna a negare Dio, per non dover negare anche l’uomo. Per coloro che indagano l’uomo, egli rimane un grande miracolo, un mistero che non è possibile ridurre, come fanno tutte le ideologie atee, a infinitamente meno di ciò che egli è. Perché negare Dio ha significato, da sempre, ridurre l’uomo ad un elemento della natura, equivalente ad un sasso o un albero; ridurlo via via a frutto del Caso, a un “esito inatteso”, a una “eccezionale fatalità”, a un aggregato di materia senz’anima, a un meccanismo geneticamente determinato, a un membro indistinto di una non meglio identificata Umanità, di una Razza o di una Classe sociale. E’ infatti una caratteristica tipica di tutti gli ateismi – da quello darwinista-materialista a quello marxista, da quello animalista a quello new age – quasi un risentimento, un rancore verso l’uomo, come singolo, unico e irripetibile, che reclama testardamente un senso più alto. Già il filosofo illuminista d’Holbac, uno dei più coerenti e influenti atei del secolo dei cosiddetti Lumi, sosteneva che l’uomo è un essere presuntuoso e superbo, che non comprende la sua contingenza, il fatto che può essere o non essere, dal momento che solo la materia è necessaria. L’uomo sarebbe opera della natura, infinita, eterna, immortale, e null’altro: “non può nemmeno nel pensiero uscirne. Inutilmente il suo spirito vuole lanciarsi al di là dei limiti del mondo visibile”. Gli faceva eco, nella sua “Lettera sui ciechi” (1749), prefigurando un argomento che sarebbe diventato centrale per gli evoluzionisti materialisti, l’ateo Diderot, descrivendo la genesi del cosmo da una serie di tentativi ed errori “fortunati” della natura, da una congerie di combinazioni e trasformazioni casuali alla fine delle quali l’uomo avrebbe benissimo potuto non comparire. Se allora è, è per caso, “quest’essere orgoglioso che si chiama uomo, [che] dissolto e disperso tra le molecole della materia, sarebbe rimasto, forse per sempre, nel numero dei possibili”. Sarà, questo della possibilità dell’uomo di essere o non essere, come un accidente o un incidente qualsiasi, un leit motiv di tutta la propaganda atea degli ultimi due secoli, sino alle definizioni di uomo come “un numero uscito alla roulette” del celebre scienziato J. Monod , come “figlio del caso” di Telmo Pievani, come “cancro del pianeta”, secondo l’ottica di tanti movimenti animalisti, o come “incidente congelato”, che c’è, ma avrebbe potuto anche non esistere, del celebre fisico, biologo e genetista evoluzionista Edoardo Boncinelli.
Ma se Dio non esiste, allora chi è quell’essere che canta, suona, dipinge, scolpisce, che da sempre si chiede il senso della sua vita, che immagina che la sua anima sia immortale, che si domanda cosa siano il bene e il male, che crea la filosofia per comprendere l’archè, l’origine di tutto, che ragiona e scrive, in ogni secolo, di valori, di verità da cercare, di bene da compiere, di meccanismi della natura da capire… che da sempre, unico tra tutti gli animali, costruisce tombe per i suoi cari, gettando così un ponte tra l’aldiqua e l’aldilà? Chi è, se non un pazzo che esalta ingiustamente il suo destino oltre le stelle, mentre dovrebbe sapere che finirà sotto terra, per sempre e null’altro? Chi è, se non un essere più stupido, più spregevole degli animali, che non cercano, non indagano, non sperano, ciò che, in verità, appunto, non esiste? Eppure non è difficile accorgersi, come scriveva Pascal, che “l’uomo supera infinitamente l’uomo”, che la natura umana, composta di anima e corpo, supera infinitamente quella delle altre creature: non solo osservando la vita morale degli uomini, la loro possibilità di dire “io”, di imporsi sulla loro stessa natura animale, ad esempio offrendo la propria vita per il prossimo, ma anche riconoscendo che l’uomo indaga e conosce, sempre più, la natura di ciò che gli è inferiore, comprende il moto delle stelle e scruta le leggi della cellula, viola gli spazi stellati e percorre i mari, ma rimane perfettamente incapace, oggi come ieri, di definire con una formula, di rinchiudere in una legge, di comprendere con le scienze – naturali, mediche, biologiche, fisiche – la coscienza, la libertà, l’intelligenza, il desiderio di infinito, la aspirazione a Dio.
Si comprende anche qui che l’ateismo è una “fede”: chi non crede in Dio, crede, di conseguenza, a una grande quantità di cose sull’uomo, sulla sua natura, sul non senso della sua vita. Di conseguenza, se è coerente, imposterà la sua vita su alcuni dogmi: uomo uguale animale, uomo uguale materia, vita terrena uguale unico orizzonte dell’uomo…bene e male, vero e falso non esistono, o meglio, si equivalgono e sono in balia del capriccio umano… Scriveva molto logicamente l’ateo Sartre: “L’esistenzialismo pensa che è molto scomodo che Dio non esista, poiché con Dio svanisce ogni possibilità di ritrovare dei valori in un cielo intelligibile; non può più esserci un bene a priori poiché non vi è nessuna coscienza infinita e perfetta per pensarlo; non sta scritto da nessuna parte che il bene esiste, che bisogna essere onesti, che non si deve mentire e per questa precisa ragione: che siamo su di un piano dove ci sono solamente degli uomini” (J.P. Sartre, “L’esistenzialismo è un umanesimo”, Milano, 1963, p.46). In verità, prima che negare Dio, l’ateismo nega l’uomo.
Da: “Perché non possiamo essere atei“ (Piemme 2009)
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90 commenti a Il peccato dell’ateo: per negare Dio, deve negare l’uomo
E’ un bell’articolo. Si esprime molto bene ciò che un credente pensa. L’unica cosa che non capisco, è il perchè non si voglia accettare che possa esistere anche l’ateismo. Anche in un altro articolo su questo sito (mi sembra che si chiamasse “l’ateismo non esiste: o Dio o una religione sugli idoli) era stato affrontato in modo simile il tema, però credo che un ateo non possa capire cosa sente un credente e un credente non può capire cosa pensa un ateo. Per un credente è assurda la concezione dell’ateo, ma anche per un ateo è assurda la concezione del credente, penso che sia normale. Si deve semplicemente accettare che esistono entrambi, perchè un ateo non potrà mai (e dico mai) capire come vive un credente e viceversa..per quanto si provi a immaginare non è possibile immedesimarsi. Un ateo vive senza Dio, un credente vive con Dio
un ateo non potrà mai (e dico mai) capire come vive un credente e viceversa
Assolutamente no: possono anche avvenire le conversioni ateismo -> cristianesimo, e qui su questo sito ce ne sono di ex atei/agnostici che possono capire come la pensano i non credenti, perchè anche loro lo sono stati.
L’ateismo esiste eccome, solo che è anch’esso una fede: la fede che Dio non esista.
Scusa mi sono espresso male. Intendevo dire che nello stato di ateismo non si può comprendere a pieno cosa percepisca un credente..poi è ovvio che si conosce la posizione dei credenti: ciò che intendo io è proprio la fede, che ovviamente un ateo non possiede e non può comprendere. Poi le conversioni sono un altro discorso. Intendevo proprio quello che ho appena spiegato
Ritorniamo comunque al discorso di prima: gli atei CREDONO che Dio non esista, dato che non ci sono prove “scientifiche” nè dall’una, nè dall’altra parte. E’ comunque una fede 😉
– dato che non ci sono prove “scientifiche” nè dall’una, nè dall’altra parte – Le prove li dovrebbe portare chi dice che Dio esiste, non chi nega la sua esistenza. Nel mio armadio vive l’uomo invisibile, ora portatemi le prove che negano la mia affermazione. Se non ci riuscite significa che nel mio armadio c’é veramente l’uomo invisibile?
Potete fare tutti i giri di parole che volete ma sta di fatto che l’ateismo non è una fede e non ha dogmi. Non crede in Dio non significa comunque credere in qualcosa! Molti atei lo SANNO che Dio non esite quindi non è ne una Fede ne una Credenza.
Assolutamente no, perché se portassimo una prova significa che perderemmo di fatto il libero arbitrio. Nessuno vuole una prova scientifica di Dio. Oltretutto essendo la normalità credere in Dio, spetta a chi vuole dire qualcosa che va contro la normalità è dover portare le prove. L’ateismo è un atto di fede e i dogmi sono anche atroci: la guerra all’uomo per negare Dio, la promozione dell’autodeterminazione radicale, il relativismo morale ecc…tutti dogmi a cui dovete inchinarvi quotidianamente.
Sapere che Dio non esiste e non riuscire a dimostrarlo significa di fatto fare un atto di fede. E l’ateismo è un atto di fede perché non riesce a dimostrare la sua affermazione: “Dio non esiste”. Le prove? Non ci sono.
Sì Paolo, è vero in parte quello che dici: cioè, io non posso negare Dio, ma se per questo non posso negare l’esistenza di qualunque cosa che crediamo non esista. E allora? E’ fede anche questa? Tu hai fede perchè credi che non esistano le fate? Preghi per questo?
La posizione di voler a tutti costi dire che anche l’ateo è credente e quindi contradditorio mi sembra semplicemente assurda, nel senso che sembra che le persone debbano per forza credere. Paolo hai detto che la normalità è credere..scusa ma non è così. Un bambino nasce credente o nasce che non sa perchè non conosce? La normalità non è affatto credere, io posso vivere benissimo felice e soddisfatto la mia vita senza avere bisogno della fede. E’ un concetto impossibile per un credente, come per un ateo è impossibile il concetto del credente. E’ sempre la stessa cosa, basta accettare entrambe le posizioni e tenersi le proprie. Poi è ovvio che ci siano le conversioni, io non ho nulla in contrario, anzi se uno si rende conto che l’ateismo non lo soddisfa è meglio che viva da credente. Ma se uno è soddisfatto da ateo, nel senso che è proprio la condizione normale che sente, stop. E non è assolutamente un atto di fede, un ateo non crede in nessun Dio onnipotente e onniscente. Tutto qua.
Esattamente. E’ fede anche questa. La fede è un atto di conoscenza della realtà, al di là della religione. Tutto quello su cui costruiamo la vita nasce da un atto di fede. L’amore, l’amicizia, la felicità, la conoscenza ecc…senza il “fidarsi senza prove scientifiche” l’uomo non si muoverebbe di un millimetro, anche perché non potrebbe essere certo che il pavimento non sia stato fatto male e ceda sotto il suo peso. Ogni passo è per questo un piccolo atto di fede, inconsapevole ovviamente.
Per quanto riguarda Dio. La normalità nella storia dell’uomo è credere in un Creatore. Come ha più volte spiegato un utente di nome Massimo, che stimo molto, se qualcuno vuole andare contro alla normalità allora deve portare prove a suo favore. Nei tribunali funziona così: l’innocente (cioè la normalità) non deve dimostrare di essere tale, è l’accusatore (cioè chi vuole dimostrare l’anormalità) che è tenuto a farlo (Massimo, se le leggi correggimi se sbaglio).
Resta il fatto che l’uomo non è mai soddisfatto di nulla, infatti è in costante ricerca di altro che possa soddisfarlo. Non c’è mai nulla che lo renda contento davvero, fino in fondo. Ma tutto poi passa e annoia. Per questo deve riporre la speranza della sua felicità completa in qualcosa, nella scienza o nella politica. Ma nulla di tutto questo compirà il cuore dell’uomo, come diceva Sant’Agostino.
Ma bisogna distinguere tra fede religiosa e fiducia normale verso qualunque cosa. Ti ripeto, dire che io ho fiducia di un mio amico vuol dire sì che ho fede in lui, ma non la intendo in senso religioso. Sembra di nuovo che si voglia costringere tutti a essere credenti.
La normalità della storia dell’uomo era credere in un Creatore perchè si viveva in un periodo in cui non si conosceva assolutamente nulla. Nel periodo classico pensa che si basavano sui miti, erano politeisti, però gente come Lucrezio diceva che gli dei sì esistevano ma non si occupavano delle vicende umane. Lucrezio viveva in un secolo in cui non si poteva spiegare nulla e infatti credeva, di certo credeva per fede proprio perchè non sapeva spiegarsi i fulmini, si fidava e basta (del resto esistevano, cosa poteva fare altrimenti?). Siamo andati avanti, la condizione naturale non è affatto il non credere, quella della continua ricerca verso l’assoluto è una posizione soggettiva, io sinceramente non ce l’ho tutta questa passione verso il trovare qualcosa di infinito. Se la condizione normale fosse il credere, chi non crederebbe sarebbe “diverso”? Per fortuna no, è normale sia chi crede che chi non crede. Anche Orazio diceva che l’uomo non è mai contento, vuole sempre qualcosa di nuovo, ma io sinceramente non ho nessuna di queste voglie, proprio perchè non ne sento il bisogno. E’ questo che un credente non può concepire perchè per lui sarebbe assurdo, io sto dicendo solo questo. Sono normali sia il credere che il non credere.
Distinguere? E perché? Cosa secondo te le distingue? Cosa distingue l’esistenza dell’amore tra due persone e la fede in Dio?
Sostenere che la fede in Dio nasce dall’ignoranza credo che sia davvero un’offesa, anche perché oggi il 90% delle persone crede in un Dio. La normalità nella storia, dai primi uomini (il primo uomo è un uomo religioso, dicono gli antropologi) fino a oggi è credere in un Dio Creatore della realtà. Su questo c’è poco da dire. Ripeto: chi vuole diventare lui stesso “normalità” deve portare le prove di essere nel giusto. L’innocenza non va provata.
Se tu fossi davvero un uomo soddisfatto completamente della tua vita non saresti qui a dialogare con me. In qualche modo qualcosa ti spinge a farlo e ogni cosa che fai è sempre una domanda. Capisco che tu sia poco abituato a rifletterci, ma non sei affatto una persona completa, finita e sistemata. La tua spinta ad altro da te è continua e inconsapevole. Pensa che quando mi sono convertito il primo effetto di novità che ho constatato su di me è stato proprio il cominciare a riflettere di me, del mio “io”. E’ una falsità dire che in questo momento non vorresti essere felice. Se tu fossi già felice non ci sarebbe necessità di mutare questo stato e quindi non andresti a dormire e non ti sveglieresti domani per andare al lavoro. Se fai queste cose significa che ne hai bisogno e dunque non sei completo.
P.S. parlo di normalità nel senso di abitudinario, non nel senso qualitativo.
Certo, ma io capisco la posizione di un credente. Non volevo intendere che chi credeva era ignorante, nella storia è pieno di intellettuali religiosi, che giustamente avevano il loro pensiero. Io sono soddisfatto della mia vita per le cose che faccio, non sento il bisogno di pensare a una vita dopo la morte ad esempio. Non sento di dover credere, non so davvero come spiegartelo. La mia vita è apposto così, cerco il dialogo con te perchè mi piace molto sentire i punti di vista di altre persone che non la pensano come me, proprio perchè io non riesco a capire a fondo un credente dato che sono ateo.
Il problema è che tu puoi essere soddisfatto delle cose solo per il ritorno immediato che ti danno. Questo significa che tu non ti basti da te. E’ un concetto filosofico molto interessante, credimi. Scoprirsi limitati e bisognosi è davvero un passo che pochi sono disposti a fare, sopratutto oggi dove ti viene detto che “non devi chiedere mai”. E invece il vero uomo è quello che capisce di essere bisognoso, di non bastarsi a se stesso -come dice l’articolo, come capivano i poeti citati-, capisce di non essere per nulla apposto. Non c’entra l’essere credenti o no, c’entra saper guardare sé e capire che nel nostro pugno non c’è nulla, che tu scompare prima o poi, che tutto quello che costruiamo verrà spazzato via, che una vita intera di sacrifici e dolore verrà inghiottita dalla storia come un granello di polvere e nulla resterà. Senza un senso unitario, non esiste alcun senso relativo. Mi spiego meglio: se uno si mette a correre senza senso non può dire che i suoi singoli passi hanno un senso, non ce l’hanno perché tutta la sua corsa non ha senso. Ma se invece uno corre sapendo dove si vuole dirigere, allora solo lui può dire che ogni singolo passo ha un senso, perché è in rapporto con il senso finale. Questa è una secondo me una delle grandi differenze tra il non credente (non c’è un senso finale) e il credente (c’è un senso finale).
Hai ragione, probabilmente la visione di un credente rende più sicuri, ma non si può sapere con certezza se esiste davvero il fine ultimo (la vita oltre la morte, la salvezza). Così come non si è sicuri che ci sia il nulla eterno dopo la morte.
In realtà non è nemmeno così. Se io non fossi sicuro sarei uno stolto. Il problema è che non posso dimostrartelo, come non posso dimostrarti che sono sicuro del fatto che mia moglie mi ami veramente e non stia facendo finta. E’ una certezza morale, indimostrabile ma non per questo non è certezza. Io sono assolutamente certo che Dio esiste perché ne faccio esperienza nella mia vita. Posso dimostrarlo? Purtroppo no, ma questo non rende dubbiosa la mia fede, così come non ho dubbi sulla veridicità dell’amore di mia moglie, anche se lei non può dimostrarmi scientificamente di essere davvero innamorata di me.
forse l’unica posizione “ragionevole” è dire “non so”, il resto è fede in un senso o nell’altro.
Chi dice “non so”, ha già scommesso per il no.
Piero, perfetto. E’ proprio così. L’agnosticismo è ancora peggio, dal mio punto di vista. Oltre al fatto che nella vita pratica un agnostico si comporta come un ateo, non si può non prendere posizione nella vita. Non è ragionevole non prendere posizione, anzi. La società di oggi emargina chi non riesce a prendere posizione, definendolo immaturo. O meglio, chi non prende posizione è una bandiera, ovvero si sposta a seconda del vento, detto anche “potere”.
Scusate se mi intrometto… permettetemi una piccola osservazione (è qualcosa che devo rammentare, di tanto in tanto, anche a me stesso): la Fede è un dono gratuito di Dio, il più grande che si possa ricevere. Non tutti gli agnostici sono degli ignavi: molti sono sinceramente alla ricerca di Dio, e per i Suoi imperscrutabili disegni non Lo hanno ancora raggiunto. Ho trovato meravigliose le recenti parole del Papa al proposito (una sintesi si può leggere qui: http://2.andreatornielli.it/?p=2833).
Un cordiale saluto a tutti! 🙂
Tra l’altro la posizione dell’agnostico sarebbe la più ragionevole se non ci fosse qualcuno che sostiene di essere Dio.
In tale caso, la posizione più ragionevole diventa la verifica.
Piero B.: In tale caso, la posizione più ragionevole diventa la verifica.
DIO, meraviglioso Creatore Celeste / Padre di tutti gli esseri umani, si è rivelato 2 millenni or sono con il “Figlio dell’Uomo” CRISTO.
Dopo 2012 anni, Vi ritrovate a vivere tutti (credenti, atei, agnostici e scettici), eccetto io, come se Dio non esistesse. Tutti IRRESPONSABILI. Per me, non imputabili di niente, appunto perché «non sapete quello che fate».
Dio cosa ha fatto? Mi ha posto sulla Terra al disopra di tutto e tutti, pure di Se stesso! Vale a dire, immensamente superiore anche al Dio Cristiano.
In tale inusitata fattispecie, qual è la più ragionevole posizione? Senza dubbio, è la verifica! Invece, no!… Nessuno vuole verificare! Perché nessuno vuole verificare? Per non essere costretti a prendere atto e, conseguentemente, avere, in Italia, Fede nel Dio Cristiano; io, che cavolo centro? Dovrei essere ritenuto semplice strumento di Dio! Questo, mai, quasi un DOGMA!
Ed io, come reagisco? Vi ritengo tutti HANDICAPPATI PSICHICI (questo sin dal 01/01/2001, documentato), senz’alcuna esclusione. Pertanto, non Vi posso imputare e condannare di niente. Se poi nell’aldilà ci fosse un DIO che condannerebbe all’Inferno per l’eternità, sarebbero problemi Suoi.
Intendo dare così la “prova del nove”, di essere sulla Terra al disopra di ogni cosa. Riflettete!
Cordiali saluti e Auguri per questo Nuovo Anno 2012. 😡 🙂 😀
prendi le pilloline, che stamattina te le sei scordate
Non ci scherzare…ha problemi seri…
http://www.inenasciopadidio.it/articoli-su-fatti/luce-del-mondo-lettera-aperta-video
Buon anno anche a te.
Inenascio, sei nel posto giusto.
Nel senso che ci sei tu?
Alèudin
Queste cose le devi far dire a me. Come vedi dai commenti non conviene dire certe cose. 😀
Comunque si può dire con filosofeggi e giochi di parole vari che noi agnostici abbiamo la fede del non sapere.
Se la si voglia poi considerare una fede, come da dizionario, questo lo lascio stabilire a chi ne ha voglia. Non lo considero così importante.
Michele Forastiere
Sapevo di quello che aveva detto il Papa. Quello su cui non mi trovo d’accordo è il fatto che gli agnostici siano “persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio”
Se a lui piace pensare così fatti suoi.
Io parlo a titolo personale ma per quanto mi sforzi non mi ci vedo nella descrizione. Io non sono alla ricerca di nessuna verità in quanto ritengo che non ci sia nessuno su questo pianeta che appartenga alla specie Homo che ce l’abbia.
Un’ultima cosa su un’infelice frase dell’articolo: “tutta la nostra esistenza cade nell’assurdo, e il suicidio diventa l’unico gesto possibile”
Sinceramente mi sono cascate le braccia.
Non e’ distante anni luce da quello che dicevano Paul Sartre e Camus pero’.
Max
Questo non lo rende più vero.
Tu in realtà la verità la stai cercando. Per il solo fatto che continui a decidere di alzarti al mattino significa che speri di trovare qualcosa che ti renda finalmente libero e ciò che rende liberi è la verità. L’uomo è continua tensione alla verità.
Quell’articolo era sempre di Agnoli.
Concordo assolutamente con GiuliaM, che ha capito bene la questione. Non è che l’ateismo non esiste come forma “religiosa”. Come si può sostenerlo? La provocazione è quella di Chesterton: “Senza Dio il cielo si riempie di idoli”, quindi se uno adora un idolo (la politica, la scienza ecc..) di fatto non è più ateo. Capisci la provocazione?
“Senza Dio il cielo si riempie di idoli”, quindi se uno adora un idolo (la politica, la scienza ecc..) di fatto non è più ateo.
Quindi secondo questo ragionamento tutti i cristiani non sono monoteisti ma politeisti. Visto che i cristiani adorano Dio ma anche i santi (idoli), il papa (idolo), la Madonna (idolo) e tutto l’esercito celeste.
E qui sbagli perché ovviamente vuoi parlare di cose di cui ignori. Se tu fossi una persona colta non avresti mai detto nulla di simile. La differenza tra adorazione (solo a Dio) e venerazione (santi, Madonna) è affermata dal primo concilio della Chiesa. Si venera ciò che porta a Dio, il punto di arrivo è sempre Lui. Ma se nel 2012 sono questi gli argomenti, capisco molte cose 😉
L’ateismo è una fede perché l’uomo deve sempre piegarsi a qualcosa, o a Dio oppure ripone la speranza in idoli creati da lui, scienza, militanza, politica ecc…
“Se tu fossi una persona colta non avresti mai detto nulla di simile”
Ecco questa frase ti calza a pennello. L’ateo ne adora, ne venera e ne santifica un bel niente.
L’ateo non ha bisogno di piegarsi. Non ci si piega alla scienza. Questi sono argomenti che usate voi perché non accettate che le persone possono vivere benissimo (e spesso pure meglio) senza alcun Dio. Non si ha fede nella scienza, la scienza si conferma con i fatti. Prova a buttarti dal 30esimo piano e vediamo se vince la tua fede in Dio o la realtà della scienza.
Poco più sotto un tuo confratello ha appena affermato di venerare la scienza e adorare gli scienziati. Come vedi c’è parecchia confusione fra di voi 😉
Ovviamente non hai colto che non stiamo parlando di “fidarsi” di quel che dice la scienza, ma di “affidare” a lei le proprie speranza e la propria possibilità di essere una persona felice, di essere una persona completamente soddisfatta e realizzata (alla scienza o alla politica ecc..). Sono tutti idoli che nascono in chi svuota il cielo da Dio, l’uomo essendo un essere bisognoso di completezza cerca questa chimera in quel che può, in piccoli dei di sua fabbricazione che non mancano puntualmente di disilluderlo.
Se lui lo fa è una sua scelta, io non lo faccio ed è proprio questa la conferma che l’ateismo non è una religione o un credo e non ha dogmi. La Scienza è reale, mentre il credo è una cosa che esiste solo nel cervello di chi crede. Prova ad andare contro le leggi fisiche e te ne accorgerai. La scienza rende molto felice a chi è appassionato di scienza, come la passione per il calcio rende felice avere un amico immaginario che voi chiamate Dio, è una vostra scelta e a me non interessa, ma dire che anche gli atei credono e hanno fede è abbastanza presuntuoso.
Tu non lo farai per la scienza, ma in qualcosa riponi la tua speranza ogni mattina quando ti alzi. Altrimenti non ti alzeresti dal letto. L’ateismo è pieno di dogmi, in particolare quelli rivolti all’inesistenza del bene del male assoluti e così via.
La scienza non rende felici gli esseri umani, non li soddisfa in quello che stanno cercando. Lo stesso dicasi per il calcio o la politica. Confondi l’esigenza inestirpabile di senso presente nell’uomo con i suoi capricci di curiosità. Non è che gli atei credono o non credono, il punto è che l’uomo è fatto così. Quindi anche l’ateo e il buddhista.
Intanto devo complimentarmi con te, anche se al mio commento manca un pezzetto hai capito quello che volevo dire.
Ora però una cosa che vorrei capire io è come fate a dire che la scienza non può rendere felice le persone? Non siamo mica tutti uguali. Se a te rende felice Dio non significa che questo vale per tutte le persone del mondo. Ci sono tantissime persone che sono felici senza alcun Dio (per esempio io) quindi non è vero che l’uomo è cosi. Cosa vi fa pensare che la vita senza Dio non ha significato. Non è vero. Per me la ha vita ha senso, tutto quello che faccio ha senso (se no non sarei qui a scrivere) e il fatto che un giorno di tutto questo non ci sarà più traccia non toglie il senso alle cose che faccio.
Il problema è che parli di Dio come se venisse considerato dai credenti una stregua di passatempo o occupazione, così come lo sono il calcio e la scienza. Dio è la risposta all’uomo, per un credente. Un non credente invece non dirà mai che la scienza è la risposta all’uomo. Per questo è assurdo paragonarli. Dubito fortemente che uno possa essere soddisfatto di qualcosa che ha tra le mani (la vita ad esempio) senza saperne lo scopo e il significato. Puoi sopravvivere, può giochicchiare con l’oggetto ma non può gustarne affatto nella sua totalità. Chi non riesce a dare un senso unitario alle cose, come diceva giorni fa su questo sito la psicologa Toro, non può gustare le cose come chi invece riconosce un senso ultimo ad esse. Si tratta di qualità della felicità (anche uno sotto effetto di droga è felice, ma non è detto che lo sia davvero).
Dire che la vita ha un senso senza riconoscere un senso unitario delle cose è una contraddizione. D’altra parte l’argomento del “caso” è proprio usato da “voi” contro l’argomento del significato e del senso della vita.
Diener
Concordo con i tuoi pensieri. Almeno per quel che riguarda l’accettare l’esistenza “dell’altro”.
COncordo perfettamente con Agnoli. NOn è un caso se il materialismo e il riduzionismo siano nati proprio da militanti anti-teisti, l’eugenetica è nata da Galton e così via. Il rancore verso l’uomo è evidenziabile ogni giorno quando gli animalisti ultra fondamentalisti ritengono che esso sia un cancro per il pianeta e gli atei fondamentalisti vorrebbero paragonarlo alla scimmia o renderlo privo di libero arbitrio ecc… Per negare Dio c’è bisogno di screditare la sua creatura, questo è il disperato tentativo: tagliare il ramo su cui si è seduti.
http://www.salpan.org/ARTICOLI/Ateismo.html
io consiglio questo articolo sulle implicazioni filosofiche dell’ateismo
“implicazioni filosofiche dell’ateismo” appunto, sono solo filosofiche, solo chiachiere. Niente di reale.
😀
Mi fanno tanta tenerezza questi utenti anonimi del web che giocano a fare i filosofi per screditare la filosofia. E inneggiare magari la scienza, ovviamente senza aver letto Popper.
Concordo col Sig. Michele Forestiere, sentivo alcuni prima parlare di normalità nel credere.
Io non parlerei di normalità, perché chi non crede non è normale?
Anzi, secondo me chi non crede è proprio più normale di noi.
Mi spiego il non-credente spesso ha un comportamento “animalistico” e materialista prende la vita perciò che le offre.
Rimangono in questa sorta di dimensione del naturale, non si distaccano dalla realtà, sono rimasti con un pensiero che hanno gli animali, infatti fanno le cose accettando di essere degli animali (non ha caso rispunta Darwin come giustificazione).
Ma l’Uomo è un essere divino, non può soddisfarsi con ciò; ha bisogno di un’altra dimensione, staccandosi dalla biologia per approdare nello spirito.
E ciò proprio anormale in natura, nessun altro animale lo fa, solo l’Uomo. E questo è dono divino!
2000 anni fa tutti credevano che la terra fosse piatta, era la normalità. Eppure la terra è sferica. La normalità si era sbagliata. Sbagliare a quanto pare è un dono divino anche questo.
Ma non è assolutamente vero, già i greci sapevano che la terra era sferica, a proposito di ignoranza.
Parmènide di Elea , mamma mia mi sono sbagliato di 500 anni – Parmènide di Elea- Proprio non riuscite a cogliere il senso delle cose!
Ma cosa ti scandalizza di tutto questo?
No, è la scienza ad essere limitata e anche la potenza conoscitiva dell’uomo. Egli si è man mano avvicinato alla descrizione esatta del mondo, proprio in quanto creatura effimera e limitata. Non capisco cosa ci sia di strano e perché tirare in ballo Dio, anche perché riflettere sulla limitatezza dell’uomo deve obbligatoriamente implicare l’esistenza di Qualcuno più grande di lui che possa spiegare l’incredibile paradosso dell’eccezionalità dell’essere umano contenuta in un corpo effimero e debole come di fatto siamo noi.
Partiamo da un assunto fondamentale…..”Nessuno può dimostrare l’esistenza o l’inesistenza di Dio”.
Un detto dice… “Una cosa affermata senza prova, può essere smentita senza prova”.
Non resta che aspettare una manifestazione di Dio chiara ed inequivocabile. L’argomento secondo cui in questo modo verrebbe “inquinato” il libero arbitrio non trova ragione d’esistere, soprattutto in riferimento alle tantissime apparizioni che si verificano nel mondo (secondo i credenti). Ai veggenti che “vedono” non è tolto il libero arbitrio.
Quel detto arriva da Voltaire ed una sciocchezza enorme, come al solito. Perché è possibilissimo dimostrare che qualcosa non esiste.
Non c’è bisogno di nessuna manifestazione “chiara e inequivocabile” perché altrimenti l’uomo sarebbe obbligato a credere in Dio, perdendo la sua libertà. Al contrario Dio si è già manifestato 2000 anni fa, lasciando tanta luce per credere e abbastanza buio per non credere. Al contrario, ai veggenti è invece sospeso il loro libero arbitrio nel credere in Dio. Rimangono liberi nel senso che possono rifiutare l’apparizione, ma sul credere in Dio sono di fatto “obbligati”. Tuttavia sono casi assolutamente eccezionali (quelli attendibili si contano sulle dieci dita, al contrario di quanto sostieni) e non possono essere presi come riferimento dell’ordinario, come tutte le eccezioni.
Mi pare davvero che il 99% delle persone dubbiose lo siano a causa dell’immensa confusione nei termini della questione, e vanno avanti per “detti e proverbi”. Riflettete, andate fino in fondo, conoscete, studiate, approfondite la filosofia e la teologia, impegnatevi se volete davvero capire.
Nofex
Sulla libertà, anzi sul libero arbitrio, ti vorrei ricordare che la scienza sta ancora cercando di capirci qualcosa. Vedi studi di Libet. Studi certo criticati ma che ci sono. Dopotutto sappiamo ancora così poco del nostro cervello.
Sono aggiornatissimo. Non c’è nulla che neghi l’esistenza del libero arbitrio, anzi! Libet fu il primo a trovare una spiegazione che comprendesse il libero arbitrio rispetto ai suoi studi.
Nofex
Mi sto interessando al libero arbitrio da poco quindi non sono molto ferrato. Ho letto qualcosa sia pro che contro. Da quello che ho capito c’è ancora un dibattito aperto. Almeno a livello di neuroscienze.
Ad ogni modo non ho affermato che i studi di Libet lo negassero. Anche perchè per ora sono studi legati ai movimenti “volontari”. Il cervello non solo la funzione “muovi” per fortuna.
Diciamo che siamo ancora agli albori per certe cose.
Sarebbe bello approfondire, magari un articolo sul libero arbitrio ci vorrebbe in questo sito (frecciatina rivolta alla redazione 😉 )
Comunque ti posso dire che la visione determinista oggi è sempre più osteggiata, tanto che si arriva spesso a parlare perfino di olismo. Io ho letto molto e sicuramente ho letto le cose fondamentali sulla questione. Le neuroscienze hanno di fatto confermato l’ovvietà, cioè gli studi “contro” come li chiami tu, sostengono che le azioni “istintive” (muovere un dito ecc..) non chiamano in causa la riflessione dell’uomo e la sua scelta. Da qui alcuni hanno detto che il libero arbitrio non esiste. E’ una forzatura immensa ovviamente.
Mi sono imbattuto per caso in questo sito ed è pertanto la prima volta che leggo i commenti ad un articolo come quello di Francesco Agnoli.
Vorrei dire a Giulia che ha scritto ieri alle 15, che non esistono solo conversioni da atei a credenti, ma, per fortuna, moltissime altre di segno opposto. Basti vedere che in tutto il mondo le campagne di sbattezzo stanno gagliardamente prendendo piede.
Ho 66 anni e sono, credo, un esempio tipico di conversione alla rovesci, di illuminazione inversa sulla strada di Damasco.
Sino a sessant’anni non ho mai perso una messa e se qualcuno mi avesse chiesto qual era il principale valore della mia vita avrei detto senza esitare: Cristo. Poi, concomitanti letture di Bonhoeffer, Giordano Bruno, Darwin,Camus ed altri mi hanno finalmente aperto gli occhi.
Da allora mi sono massacrato di letture, conferenze, convegni, per cercare di capire qualcosa in più. Mi sento un fiume in piena, ma per rispetto di tutti, cercherò di farla breve: credo che pochi dei simpatizzanti di questo sito possano lontanamente capire la gioia, il senso di leggerezza, la meraviglia e lo stupore che possono cogliere una persona quando giunge ad avvicinarsi a qualche barlume di verità dopo tanti anni di vane credulità e ripetitive pratiche religiose, oscurantismi assortiti, rimorso per i peccati,a partire da quello ridicolo del peccato originale, astutamente teorizzato da un Agostino già sesso dipendente nonché fedifrago fino ad età avanzata. Su questa baggianata (lo dice persino Mancuso) la Chiesa campa da duemila anni assolvendo e condannando, con tipica Hybris da onnipotenza.
Ma la più grande balla che ho letto su questo sito sta proprio nel titolo, ovvero, che negando Dio si nega l’uomo. È esattamente vero il contrario. Non mi voglio pavoneggiare con i miei molti impegni nel volontariato, ma la scoperta che non solo esiste un’etica senza Dio, cosa che una decina di anni fa mi sarebbe parsa una bestemmia, ma che questa etica che non si attende ricompense eterne è di gran lunga superiore, più bella, dell’altra, che per innalzarsi, mette in bocca al Dio biblico tutto e il contrario di tutto (dall’ordine di sterminare senza pietà i nemici, compresi bambini, all’amore che pervade l’agire del padre prodigo).
L’incapacità dell’uomo di fare veramente i conti con la propria finitezza ha portato nei millenni a proiettare su figure dotate di qualità superiori tutte quelle super doti che l’uomo avrebbe voluto per sé, ma che non aveva evidentemente. Letture come quelle di Feuerbach o di Freud dovrebbero essere consigliate già a colazione mentre si intinge biscottino nel caffelatte. Non vi possono essere quasi più dubbi sul fatto che sia stato l’uomo a creare Dio a propria immagine e somiglianza.
Come agnostico-ateo ho veramente poche certezze, salvo una: non sopporto più da anni i credenti più o meno fanatici, mai colti da dubbi, per la loro estrema superbia: guardano sostanzialmente dall’alto in basso, e pretendono non solo di definire Dio, l’assolutamente altro persino per teologi come Karl Barth, ma anche di farlo scendere fino al noi per occuparsi di cose che, mettendo a frutto quei famosi talenti che per i credenti egli ci ha dato, potremo tranquillamente sbrigare da soli. E’ fracasso una vera follia, così come sembra imbarazzante sino al ridicolo che la vanità dell’uomo giunga ad un tale punto da proiettare in questo dio persino se stessa, tanto da farne un essere immensamente vanesio, bramoso di sentirsi ripetere 10 volte al giorno dai suoi figli, che Lui è il più grande, il più generoso, il più misericordioso, il più bello ecc.
Sono felicissimo padre e nonno, ma se mio figlio mi dovesse dire anche solo due volte al giorno che sono il padre migliore del mondo, tornerebbe a casa con un poderoso calcio in culo elargito con grande amore paterno assieme ad un invito: fatti la tua vita, bello, e cerca di guardare per terra, perché camminando con gli occhi troppo rivolti al cielo si rischia di cadere in un fosso, e, per i fanatici credenti, in un baratro.
E dopo la mia morte succeda ciò che deve succedere, non ho timori, ma all’eventuale giudice supremo credo che potrò dire senza vergogna che, in terra, non me la sono proprio sentita di pensarmi migliore di quelli che non credevano, o credevano erroneamente. Da ateo, ho allargato infinitamente la famiglia dei miei veri fratelli, perché sento di non avere assolutamente nulla più dell’ultimo dei miscredenti che si fa un mazzo capanna per dare dignità alla propria vita occupandosi di cose concrete e senza ricorrere agli aiuti esterni di improbabilissime madonne vergini, così come sono certo di non avere nulla più del giovane partigiano comunista ateo materialista che nel 44 immolò la propria giovane vita per la mia libertà. Ed i miei nuovi idoli sono gli scienziati che perdono la vista al microscopio per capire qualcosa in più del cancro, e non certamente i cardinali alla Bertone che intrallazzano con i potenti per cercare di non pagare l’Ici o i Woityla che salgono sul balcone della Moneda assieme a Pinochet e considerano e Romero casi imbarazzanti di difficile collocazione per chi pensa che, tutto sommato, Lefebvre non aveva poi tutti i torti e allora, ma si, riprendiamo la messa in latino, rispolveriamo il copricapo rosso bordato di ermellino per ridare al Liturgico, al Sacro nuovo splendore.
Che malinconia….
Ciao Antonio, mi paice la tua storia e volevo chiedere se posso fare un copia e incolla per metterla sul mio blog?
Naturalmente si, Alfonso, ma ti prego di correggere i due o tre refusi che, causa fretta ed età, ho inserito nel testo.
E con una preghiera ancora: aggiungi tu nel testo, dove vuoi, una cosa importante che mi sono dimenticato nella mia sparata: che ho compreso abbastanza chiaramente come l’importante per noi animali pervenuti alla aurtocoscienza non sia CREDERE ma VIVERE. Sarebbe imperdonabile sentirsi dire alla fine dei tempi dal possibile Creatore-di-tutte-le-cose un concetto del tipo: Bello, non hai capito nulla. Ti avevo dato una vita di 100 anni incastrata tra miliardi di anni prima e miliardi di anni dopo e tu l’hai vissuta sperando che finisse presto per passare ad un’altra migliore, hai sprecato i tuoi talenti piagnucolando con la mia madre terrena, flagellandoti per una masturbazione di troppo od una messa persa quel giorno che non volevi perderti il MOTOGP ad Imola. Per non esserti fatto bastare il qui ed ora della tua tangibile e reale condizione umana e, guardando strabicamente verso il cielo presumere di essere degno di una eternità felice solo per aver ricevuto una scodellata di acqua in testa quando avevi sei mesi, metterò davanti a te i veri ultimi, quelli a cui non passa nemmeno per il capo di essere degni di una eternità felice solo perché hanno fatti i nove primi venerdì del mese anziché portare fiori davanti al Buddha coricato di canicattì
Grazie e non ti preoccupare, farò come mi hai chiesto.
Fai come vuoi, io metterò sul mio blog il commento di Nofex!
Bravo Alfonso. Per una volta che esiste (si spera che sia tutto vero) una conversione al contrario è bene farne pubblicità.
Caro Antonio, grazie per la sua testimonianza. E’ bello per una volta sentire qualcuno che si converte all’ateismo e dice di essere contento. Sinceramente la vedo molto di più come l’eccezione che conferma la regola. Non capisco cosa ci sia da essere felici per una vita senza uno scopo ultimo, con la prospettiva della fine di tutti i rapporti affettivi, con la convinzione di essere non solo un essere non voluto da nessuno ma emerso come pura coincidenza di errori e casualità.
Prendo spunto dalle tue parole per fare qualche considerazione:
“Sino a sessant’anni non ho mai perso una messa e se qualcuno mi avesse chiesto qual era il principale valore della mia vita avrei detto senza esitare: Cristo. Poi, concomitanti letture di Bonhoeffer, Giordano Bruno, Darwin,Camus ed altri mi hanno finalmente aperto gli occhi”.
Immagino che tu non avessi mai avuto molti motivi per andare a Messa, se sono bastati dei pezzi di carta a farti cambiare idea. Per farti convincere da Bruno e Darwin immagino che tu fossi un protestante e che sia stato insegnato a leggere letteralmente la Bibbia. O eri protestante o eri un cattolico che non sapeva in cosa credere, confuso della sua stessa fede. Questo pare da quanto scrivi. Io ho letto sia Bonhoeffer, sia Bruno, sia Darwin e sono contento di essere cattolico e praticante. Leggere Camus addirittura aumenta in me la bellezza e il senso di fortuna di essere credente, lo stesso effetto di quando leggo Pirandello e Leopardi.
“credo che pochi dei simpatizzanti di questo sito possano lontanamente capire la gioia, il senso di leggerezza, la meraviglia e lo stupore che possono cogliere una persona quando giunge ad avvicinarsi a qualche barlume di verità dopo tanti anni di vane credulità e ripetitive pratiche religiose”
Interessante la citazione di Mancuso, mi ha fatto piacere che tu lo abbia tirato in ballo. Ovviamente capisco che dopo 60 anni di confusione sulla propria fede, del non sapere cosa sia la messa o il Vangelo, un cambiamento drastico è visto come momento di gioia. Ovviamente anche io ritengo di essermi avvicinato moltissimo alla verità dopo la mia conversione a Cristo, e quindi sperimento tutt’ora, e non solo allora, la descrizione di gioia che tu hai fatto. Faccio finta di non aver letto gli insulti ad Agostino e l’espressione di odio verso la Chiesa. Solitamente chi esprime questa frustrazione non è una persona molto felice, altrimenti non avrebbe alcun bisogno di insultare e avere parole di sprezzo verso altri. Credo che tu sia lontanissimo dallo sperimentare la pace e la letizia del cuore, anche verso i propri “nemici”. Per questo metto in dubbio la tua testimonianza.
“questa etica che non si attende ricompense eterne è di gran lunga superiore, più bella, dell’altra. Letture come quelle di Feuerbach o di Freud dovrebbero essere consigliate già a colazione mentre si intinge biscottino nel caffelatte”
Ancora una volta si rivela la completa ignoranza sulla fede cristiana che tu hai professato per una vita, segno che ci hai sempre capito poco di quello in cui dicevi di credere. L’etica atea non esiste anche perché chi la professa non solo è immerso in una cultura cristiana ma si sente anche in bisogno di proclamare la sua superiorità su altri uomini che non la pensano come lui. Questo paradossalmente dimostra proprio l’inesistenza di un’etica di fraternità tra gli uomini da parte tua. E’ bello che in due righe di contraddici in modo enorme: prima sostieni che “Non vi possono essere quasi più dubbi sul fatto che sia stato l’uomo a creare Dio a propria immagine e somiglianza”, poi subito dopo: “Come agnostico-ateo ho veramente poche certezze”. A quale versione credere? Mah…
“non sopporto più da anni i credenti più o meno fanatici, mai colti da dubbi, per la loro estrema superbia”
E queste sarebbero le parole di una persona che si definisce felice e soddisfatta? A me sembra una persona piena di rancore invece, come è normalmente. La tua invidia per persone che hanno pochi dubbi è una dimostrazione che l’ateismo non solo non ti ha liberato dalla confusione con cui vivevi precedentemente, ma ti h anche portato ad essere ancora più aggressivo e colmo di rancore, cosa che infatti non facevi quando eri cristiano immagino.
“Ed i miei nuovi idoli sono gli scienziati che perdono la vista al microscopio per capire qualcosa in più del cancro”
Ti affidi ad idoli, come la scienza, che mai potranno renderti felice come essere umano, nemmeno se scoprissero la cura per il cancro. Il giorno dopo saresti uguale a sempre. Addirittura i tuoi idoli sono persone umane a cui inchinarsi. Non ho mai sentito nulla di più triste, sinceramente.
Insomma concludendo: mi pare che dalla tua testimonianza possano emergere cose molto interessanti e anche contraddittorie. Ho appositamente oltrepassato vari deliri contro la Chiesa e le persone di fede, perché capisco che questo odio dev’essere molto profondo in te. Ti invito a liberarti dell’ateismo rancoroso in cui ti sei lasciato andare per avvicinarti di più al tuo amico Camus, grande esistenzialista. Il quale pare proprio aver chiesto il battesimo ed essersi convertito verso la fine della sua vita: http://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=6309
Bhè, in effetti tutto sembrava meno che una persona tranquilla.
Nofex: penso che ci sia stata un’incomprensione. Antonio non mi pare frustrato, ha detto lui stesso che è finito qua per caso e quindi (non l’ha detto ma si intuisce) ha voluto lasciare un commento. Tutti ci lamentiamo di qualcosa, non per questo siamo frustrati e/o invidiosi. Hai detto “E queste sarebbero le parole di una persona che si definisce felice e soddisfatta? A me sembra una persona piena di rancore invece, come è normalmente. La tua invidia per persone che hanno pochi dubbi è una dimostrazione che l’ateismo non solo non ti ha liberato dalla confusione con cui vivevi precedentemente, ma ti h anche portato ad essere ancora più aggressivo e colmo di rancore”. Non c’è nessuna invidia penso (che senso avrebbe essere invidiosi?), si è lamentato solo dei fanatici, cosa comprensibile poichè il fanatismo e l’estremismo sono sbagliati da una parte e dall’altra (ma ovunque, non solo nella religione). Chi pretende di avere la verità certa nelle mani e lo dice snobbando le altre ideologie da fastidio, è normale: io non direi mai “dopo la morte non c’è assolutamente e sicuramente nulla. Come fa ad esserci una vita ultraterrena? Chi crede alla vita ultraterrena è semplicemente infelice perchè cerca un appiglio”. Non potrei mai dire una cosa del genere (cioè volendo potrei, ma direi una cavolata) perchè mi metto su una posizione certa e dico ai credenti che sono infelici. Ma che ne so io di come vivono i credenti? Penso che Antonio volesse dire questo, anche se l’ha fatto con toni duri. Concordo con te Nofex sul fatto di non attaccare chi la pensa diversamente, ma credo che Antonio l’abbia fatto semplicemente perchè leggeva in questo sito che chi è ateo è infelice.
Diener, ti ringrazio per la tua serenità, perla rara in questo mare di aggressività di stampo integralista. Ero entrato nel sito perché utilizzo Google Alert in modo da essere avvisato quando il Web riporta notizie che mi interessano. Un Alert era per Christopher Hitchens, di cui si è occupato questo sito, ma voglio tranquillizzare Nofex, Riccardo, e quell’esempio di mansuetudine cristiana che fa capo al nome di Lorenzo (ineffabile distributore di insulti senza sapere nemmeno lontanamente chi io sia): non ci tornerò. E proprio come dici tu, caro Diener, ho scritto perché colpito dal titolo dell’articolo, titolo che sfido chiunque a non definire provocatorio laddove priva di umanità chi non crede in Dio. Ho allora ritenuto di provare ad affermare in un sito cattolico la piena dignità di una etica senza Dio, ma c’è chi preferisce badare alle pagliuzze del mio discorso anziché soffermarsi sulla trave di sostanziale intolleranza che trasuda l’articolo oggetto del presente carteggio e di persin troppi commenti postati dalle solerti guardie della rivoluzione cristiana.
Vuol dire che terrò tutto per me il profondo amore e la piena solidarietà umana per quel giovane partigiano ateo comunista morto per la mia e tua libertà, da me citato come esempio di altissima etica che travalica bandiere ed appartenenze. Perché cristiano non è chi dice Signore Signore, ma chi cammina sulla strada dell’onestà e della ricerca della giustizia, dell’accoglienza vera ed indiscriminata, strada indicata, fra tanti altri grandi uomini, anche da quel grandissimo maestro di vera umanità che fu quel vero uomo Figlio dell’Uomo, Gesù di Nazareth. E visto che, in tutta onestà,Dio è abbastanza sordo alle richieste di giustizia e dignità umana che da Spartaco sino all’ultimo zingaro passato per il cammino ad Auschwitz si levano verso di lui, faccio e farò il possibile per dargli una mano, in modo da correggere un po’ il tiro dello storico comportamento della Chiesa, dispensatrice a mani piene di giustizia per la vita che verrà, ma molto più distratta nel perseguirla, anche a costo della vita, già qui ed ora. L’ha fatto Romero, ma non ha goduto di buona stampa in Vaticano…
E stia pure sereno chi mi pensa infelice e frustrato. E’ da quando avevo diciott’anni, attraverso la lettura degli Essais di Montaigne, che provo ad esorcizzare la morte ed a vedere in essa la naturalissima conclusione della mia finitezza, anche perché il concetto di eternità mi fa venire le vertigini, e, di più, non sono minimamente interessato ad entrare in un paradiso che escluda anche uno solo dei fratelli che camminano con me in questa cosiddetta valle di lacrime. Anzi, se paradiso dovrà comunque essere, spero proprio che il regolamento di condominio preveda un accesso generalizzato agli appartamenti, santi e prostitute, un po’ come spera quella bellissima figura di Don Gallo a Genova, altrimenti un poveraccio come me sarebbe fottuto.
Ma quando i polmoni mi manderanno l’ultimo fiato, non mi chiederò certo se ho creduto nel Dio giusto oppure no, ma se ho sprecato oppure no quella misteriosa e meravigliosa cosa che è la nostra vita e a quanta gente ho dato oppure non ho distribuito sorrisi, ho dato stima, dignità, libertà ed amore. A quanti barboni ho stretto la mano senza paura di beccarmi la scabbia. Normalissimo amore, beninteso, e non Amore Cristiano, o Agape come lo definisce il papa filosofo tanto per confondere le carte nella mente degli ultimi
@Antonio.
Mie reazioni a questo tuo secondo commento.
“sfido chiunque a non definire provocatorio laddove priva di umanità chi non crede in Dio”
Titolo è provocatorio di un confronto. E’ un’opinione di Agnoli e credo che vada rispettata. Oltretutto se l’ha argomentata molto bene come ha fatto. Credo anch’io che sia inevitabile negare l’uomo (ridurlo) definendolo alla stregua di una scimmia e privandolo di un significato profondo, unitario. E il tuo commento non mi ha certo convinto del contrario.
“Ho allora ritenuto di provare ad affermare in un sito cattolico la piena dignità di una etica senza Dio”
Oggi ho imparato che si afferma la dignità dell’ateo insultando Agostino e la Chiesa. Un po’ come vincere una sfida a tennis ammazzando direttamente l’avversario 😉
“anziché soffermarsi sulla trave di sostanziale intolleranza che trasuda l’articolo oggetto del presente carteggio e di persin troppi commenti postati dalle solerti guardie della rivoluzione cristiana.”
Ognuno ha la libertà di soffermarsi dove vuole, su quello che lo colpisce. Delle tue parole mi ha colpito quello che ho scritto. Puoi insultarmi per questo ma non cambierò opinione. Piuttosto che una guardia della rivoluzione cristiana mi definisco un semplice utente del web a cui piace confrontarsi con altri utenti del web su tematiche a lui care.
Tutto il resto del commento purtroppo l’ho letto di malavoglia e con poco interesse, ho rilevato alcune contraddizioni, diversi luoghi comuni e tanta demagogia. Per non parlare del solito pizzico di rancore verso chi non la pensa come te, a proposito di essere persone felici e liete rispetto alla vita.
Auguri Antonio, spero cose migliori in futuro!
Il mio giudizio su di te, con questo tuo secondo intervento, si è rivelato particolarmente esatto, ed ora cercherò di dimostrartelo.
1 – dopo 60 anni di vita come cattolico, non hai capito niente del cattolicesimo.
a- Scrivi: “…Perché cristiano non è chi dice Signore Signore, ma chi cammina sulla strada dell’onestà e della ricerca della giustizia, dell’accoglienza vera ed indiscriminata, strada indicata, fra tanti altri grandi uomini, anche da quel grandissimo maestro di vera umanità che fu quel vero uomo Figlio dell’Uomo, Gesù di Nazareth. E visto che, in tutta onestà,Dio è abbastanza sordo alle richieste di giustizia e dignità umana che da Spartaco sino all’ultimo zingaro passato per il cammino ad Auschwitz si levano verso di lui…”
Ti sei costruito del cristianesimo una visione gnostica in cui un’entità del bene, Gesù, si contrappone ad un’entità del male, il Dio dell’antico testamento.
b- Continui: “…in modo da correggere un po’ il tiro dello storico comportamento della Chiesa, dispensatrice a mani piene di giustizia per la vita che verrà, ma molto più distratta nel perseguirla, anche a costo della vita, già qui ed ora…”
La tua esperienza del cattolicesimo sembra essersi fermata alla soglia della sacrestia.
C – Infine: “…non sono minimamente interessato ad entrare in un paradiso che escluda anche uno solo dei fratelli che camminano con me in questa cosiddetta valle di lacrime. Anzi, se paradiso dovrà comunque essere, spero proprio che il regolamento di condominio preveda un accesso generalizzato agli appartamenti, santi e prostitute, un po’ come spera quella bellissima figura di Don Gallo a Genova, altrimenti un poveraccio come me sarebbe fottuto…”
La tua immagine del Regno, del Paradiso e dell’inferno, non sono assolutamente quelle insegnata dalla Chiesa.
Come vedi, il cattolicesimo che tu hai rifiutato, non è assolutamente il vero cattolicesimo, ma semplicemente la caricatura che di esso ti sei fatta.
2 – Nella vita esistono persone intelligenti (agnostiche, atee è credenti) e persone stupide(agnostiche, atee e credenti); tu ci hai messo 120 lustri, ma finalmente, forse, hai trovato la tua giusta collocazione.
– Affermi: “Ma quando i polmoni mi manderanno l’ultimo fiato, non mi chiederò certo se ho creduto nel Dio giusto oppure no, ma se ho sprecato oppure no quella misteriosa e meravigliosa cosa che è la nostra vita e a quanta gente ho dato oppure non ho distribuito sorrisi, ho dato stima, dignità, libertà ed amore. A quanti barboni ho stretto la mano senza paura di beccarmi la scabbia. Normalissimo amore, beninteso, e non Amore Cristiano, o Agape come lo definisce il papa filosofo tanto per confondere le carte nella mente degli ultimi.”
Finalmente, dopo sessant’anni, sei riuscito a capire quale sia veramente l’essenza del cattolicesimo anche se, a quanto pare, la confusione nella tua testa regna sovrana: “Amore Cristiano, o Agape come lo definisce il papa”, è proprio quell’amore di cui tu parli.
@Diener
Io ho solo risposto ad una persona che dice di essere felice mentre insulta mezzo mondo. Ho fatto notare la contraddizione e ho aggiunto che se una persona ha dentro di sé questo odio, evidentemente è frustrata. Ancora di più se poi dice di essere una persona felice, non ti pare? La lamentela non fa parte dell’esistenza di una persona felice e contenta della vita.
L’ateo è infelice? Boh, non mi interessa. Lo saprà lui se lo è o no. Se una persona è felice comunque bisognerebbe che si vedesse.
Ok Nofex, ho capito. Però bisogna separare davvero la parte “Io ho solo risposto ad una persona che dice di essere felice mentre insulta mezzo mondo” da “ho aggiunto che se una persona ha dentro di sè questo odio evidentemente è frustrata”. E’ ovvio che non si parla di felicità momentanea ma di felicità media nella vità. Nessuno è perennemente felice, 24 ore su 24 per 100 anni di vita, nè un ateo nè un credente. Io posso essere felice da 4 giorni ma poi mi viene la febbre e non posso andare a un incontro importante a cui mi interessava andare, quindi non sono felice come dovrei. E’ un esempio, capita a tutti, ma mica un ateo deve dimostrare queste felicità 24 ore su 24. Anche tu scrivendo il post in risposta ad Antonio gli hai fatto notare cose che ritieni sbagliate, ma questo vuol dire quindi che non sei felice perchè stai occupando il tuo tempo a rispondere a una persona che non la pensa come te? No, semplicemente ritieni la sua posizione sbagliata e l’hai confutata. Idem per Antonio (anche se è vero, concordo con te sul fatto che è stato un po’ duro), ma ciò non toglie che magari in questi 4 giorni Antonio era felice. Se mi da fastidio un partito politico che sta al potere, posso benissimo contestarlo ma essere felice generalmente nella mia vita, ma nel momento in cui scrivo non lo sono (ma non sono neanche triste). Cioè, sono cose che si possono benissimo tralasciare e pensare ad altro, credo.
Capisco il tuo commento, ma intendi un concetto di felicità differente dal mio. La mia felicità (quella di un credente) non dipende affatto dalle circostanze, ma è slegata da essa. Che si abbia la febbre o che arrivi la morte, san Francesco la chiamava comunque “sorella”. Perché tutto è bene quel che accade, per il solo fatto che accade, che è voluto da Qualcuno. Questa è una letizia perenne del cuore, un abbandono costante indipendente dalle circostanze (anche se ovviamente c’è l’impegno massimo negli eventi della vita). La realtà è positiva proprio perché c’è, perché è donata. Questa posizione è impossibile al di fuori del cristianesimo, proprio perché parte dal coinvolgimento di Dio con l’uomo. E solo il cristianesimo è nato da un fatto storico del genere. Io non credo nella felicità dell’ateo, credo in una sua necessaria dipendenza dai mutamenti della realtà e credo in una continua compensazione con piccoli momenti di felicità: un gelato rende felici ma poi finisce e allora se ne prende subito un altro, e così via per tutta la giornata e tutto l’anno.
Chi è felice davvero non fa dipendere la sua felicità dagli avvenimenti o da chi c’è al governo. Sei in balia del potere altrimenti.
Ma no, ho capito cosa intendi..ma allora anche a te andrebbe bene se salisse al governo un qualunque politico che non ti piace? Scusami, non ti sei mai lamentato della situazione politica italiana? Non ti sei mai lamentato dell’aborto? Sono sicuro che sono temi che danno fastidio (o per lo meno, fanno discutere molte persone), e non ci credo che non ti sei mai lamentato di un insulto al Papa. Io non faccio dipendere la mia felicità dagli avvenimenti, sono felice e basta. Non sto a pensare a cosa fare per essere felice, faccio quello che mi sento, quello che è dettato dal mio carattere (ovviamente nei limiti dell’etica generale). Come ho detto in un post più su un credente non potrà mai concepire la condizione di felicità dell’ateo e l’ateo non potrà concepire quella del credente. Anche per me è assurdo dover ricollegare ogni cosa a Dio, anche la febbre. Basta, me la sono beccata, prendo i farmaci e guarisco. Sono semplicemente dispiaciuto perchè sono stato male e non ho potuto fare quello che avevo programmato. Per te invece c’è Dio, e qua stop..opinioni personali che è giusto che ci siano.
Scusate se mi intrometto nella vostra discussione, il tema che state discutendo mi appassiona molto.
Sulla questione della felicità gira tutto.
Quando ci si saluta di solito si chiede “Come va?” o “Come stai?”, il solito giro di parole o di frasi di circostanza.
Diener qualcuno mai ti ha chiesto se sei felice? Lo hai mai chiesto?
Forse perchè normalmente non ti importa (ed è parte del problema); o perchè si è scettici che la felicità possa esistere.
Però, se a me chiedono “come stai” potrei rispondere a seconda della giornata “così così” oppure “tutt’apposto e niente arrosto”; se mi chiedessero “sei felice” dovrei rispondere sì.
Perchè la felicità sta al “come va” nello stesso rapporto in cui il mare sta ad una pozzanghera. La prima è faccenda molto più profonda.
Di felicità ne vedo però in giro poca.
Qualcuno dirà che è felice chi è ricco, chi ha i soldi; questo o quel politico, o attrice, o calciatore.
A giudicare dal tasso di divorzi, scandali e ricoveri in cliniche di disintossicazione permettimi di dubitarne. Guardali in faccia quelli, o meglio, negli occhi.
Qualcun altro potrà dire: è felice chi vive rettamente e fa del bene. Anche di questo dubito. C’è gente retta e giusta che sembra mangi rospi a colazione. Hanno il mal di pancia per la rabbia di non potere essere un po’ ingiusti anche loro oppure sono tristi, tristissimi e incavolati con il mondo perchè il loro essere giusti non è riconosciuto, non solo, ma sono anche presi in giro per questo.
Se cerco di mettere nomi e cognomi i soli che conosco che siano felici sono cristiani. Può essere un caso ma questo è quanto io vedo.
Perchè i cristiani (i veri cristiani, non i moralisti) sanno che la loro consistenza non è nell’essere giusti o ingiusti, ma nell’amare, e nel fatto che chi ti ama ti perdona. Chi si perdona da solo è disperato, perchè sa che cattivo soggetto sia l’oggetto del suo amore, ovvero se stesso.
Sei felice quando non hai paura del mondo e sai che la misura di te non è nei tuoi sbagli.
Essendo noi esseri finiti l’infinito non ci è concesso su questo mondo. Ogni soddisfazione è per forza limitata e passeggera. Possiamo avvicinarci talvolta, ma la pienezza è un altro paio di maniche.
Quello che desideriamo è esattamente questo, la totalità. Per me è la dimostrazione più grande che siamo fatti dall’infinito e per l’infinito, cioè Dio.
Cos’ha dunque il cristiano in più? La coscienza di questo, una strada per arrivarci, e la fede che ci arriverà. Via, Verità e Vita. Per questo un cristiano che abbia capito in pieno questo può essere felice anche in circostanze avverse (la malattia, la morte di un caro, il lavoro che non c’è, la suocera rompiscatole, ecc…) gustando quello che ha come un anticipo del tutto pur senza spegnere il desiderio.
La felicità del cristiano non è uno stato stuporoso: è uno scoppiettio di attività, è un fuoco che avvolge il mondo.
Ok tu e i tuoi amici atei vi siete sfogati su un blog di cattolici.
bravi, che coraggio!
Vi faccio però notare che vi siete scordati un particolare fondamentale: che siete nati, cresciuti e pasciuti in un paese profondamente cattolico (da secoli). Se foste nati a Sparta 2500 anni fa trovereste ininfluente che i bambini ammalati venissero gettati dalla rupe, che si possa ripublidare la moglie come si cambia un calzino, che si possa ridurre il proprio nemico sconfitto in schiavitù e trattarlo come una COSA, che i bambini fino a TOT anni (non ricordo esattamente quanto) sono puri OGGETTI per cui è possibile FARCI QUALUNQUE COSA (e intendo proprio QUALUNQUE!).
Come ha detto qualche credente in precedenza, se la maggior parte fa cosi, significa che questo è normale.
Kosmo forse ti devi aggiornare. L’Italia era un paese cattolico, ora lo è rimasto solo sulla carta.
Rispetto a quali dati?
Devi essere veramente tonto: dopo 60 anni di vita come cattolico, non hai capito niente del cattolicesimo.
Se il tipo che se piglia una musata contro un muro, si domanda come mai il naso gli faccia male.
Sei il tipo che, se piglia una musata contro un muro, si domanda come mai il naso gli faccia male.
Nella vita esistono persone intelligenti (agnostiche, atee è credenti) e persone stupide(agnostiche, atee e credenti); tu ci hai messo 120 lustri, ma finalmente, forse, hai trovato la tua giusta collocazione.
Il tuo livore, il tuo odio, le contraddizioni ed anche le falsità di cui è costellato il tuo discorso, Antonio B., mostrano che non sei né sereno né felice, ma solo nello stato di euforia del neofita a cui si aperto un mondo prima sconosciuto, ma che presto, in assenza di qualcosa di più fondato, lo schiferà anche più del primo. Un primo mondo, permettimi di dire, che per quello che ci hai raccontato già aveva ben poco di cristiano…
D’accordo in gran parte con te Antonio B. Ma che ci vuoi fare? Togliere alla religione la sofferenza, è come togliere la benzina ad una macchina.
Ma non ti illudere…non ci sarà nessuna divinità onnipotente che verrà a trarti fuori da una situazione poco piacevole.
Dobbiamo ringraziare quello scienziato che perde la vista se vogliamo sperare di combattere i tumori (che guarda caso sono stati previsti da quel Dio tanto Buono ed Onnipotente).
Io da parte mia sono felice di essere ateo/agnostico e non ho nessunissima paura della morte. Anzi la considero una cosa naturale ad una certa età!!!
Ciao
Cosa significa togliere alla religione la sofferenza?
Tirare in ballo la teodicea è davvero rischioso se si considera che è proprio l’esistenza del male innocente a decretare il cristianesimo come unica religione vera (ateismo compreso): https://www.uccronline.it/2011/12/15/di-fronte-al-male-innocente-solo-il-cristianesimo-puo-resistere/
Tieni poi conto che sempre più oncologi e medici si dichiarano credenti: http://www.sciencedaily.com/releases/2007/11/071114111135.htm
proprio a sottolineare che l’esistenza del male nel mondo è un problema per la veridicità della posizione atea/agnostica.
Anche io non ho nessunissima paura della morte ed è una cosa normalissima ad una certa età (io sono lontanissimo da questa età però). La felicità dell’ateo, parlo in linea generale basandomi su una media ovviamente, bisogna che sia dimostrata oltre alla propria auto-dichiarazione. Mi pare tuttavia che la scienza e la psicologia dicano proprio l’opposto: https://www.uccronline.it/2010/08/10/la-fede-cristiana-rende-piu-felici-intelligenti-e-sani-psico-fisicamente/ e https://www.uccronline.it/2012/01/08/la-fede-e-il-benessere-psicofisico-correlazioni-e-distinzioni-dalleffetto-placebo/
Spero tu mantenga quanto hai promesso.
Provo nuovamente a cercare di farmi capire.
Scrivi: “Togliere alla religione la sofferenza, è come togliere la benzina ad una macchina.”
Il cristianesimo non auspica e non elimina la sofferenza, ma rende possibile che un malato di cancro sia in grado di confortare persone che sono sane.
caro Carlo,
i tumori, “previsti” secondo te da dio sono provocati da agenti chimici creati de gente senza Dio e contraria al disegno di Dio che la vuole collaboratrice della creazione.
I manutengoli della gente contraria a Dio fanno, di solito, i finti tonti e…danno la colpa a Dio….
ah ecco, i tumori sono provocati dagli atei, se agli uomini puzzano i piedi e la cacca la colpa è degli atei, se sudano le ascelle, la colpa è degli atei, le attività industriali inquinanti sono tutte di proprietà di atei, se gli animali si sbranano tra di loro la colpa è degli atei, se la gente si tromba, la colpa è degli atei, le carceri sono piene di atei, l’alzaimher e altre malattie sono causate dagli atei, le malattie genetiche sono causate dagli atei, la vecchiaia è provocata dagli atei, le guerre sono scatenate solo dagli atei, tutti quelli che non hanno un pensiero unico sono atei, tutte le fedi tranne quella cattolica sono promosse dagli atei, tutte le sette di tutto il mondo sono popolate solo da atei, i falsi sul mercato sono costruiti dagli atei, gli omicidi, i furti e le rapine sono commesse solo dagli atei, se si scontrano le galassie in cielo è colpa degli atei, gli incidenti stradali sono causati dagli atei.
Senza se e senza ma.
Ti ho già dimostrato altrove, che affermi le cose senza informarti e ragionando in modo dogmatico: https://www.uccronline.it/2012/01/11/il-libro-bestseller-in-norvegia-nel-2011-la-bibbia/#comment-42677 (La mia risposta delle 23,18 che va correttamente letta: “… L’hanno presa alla lettera proprio COME tu, sapientone…”).
Anche questo commento conferma, se ve fosse ulteriore bisogno, la tua limitata perspicacia e la tua scarsa dimestichezza con la razionalità: a-ateo parla di “gente senza Dio e contraria al disegno di Dio”, e tu, sentendoti ovviamente parte in causa, sei partito con un pistolotto difensivo.
Non so se a-ateo abbia volutamente rimanere nel vago, però una cosa è certa, così come si è espresso, l’accusa può essere rivolta benissimo anche a tutti quei credenti che si comportano in modo difforme dagli insegnamenti divini e che, invece di essere i custodi del creato, ne sono i devastatori.
Tu hai però sentito subito il bisogno di difenderti: non è che per caso ti senti in colpa?
Dico la mia sull’articolo.
E’ pura propaganda.
L’autore ha imparato molto bene da Bernays, Lippman, LeBon e via dicendo.
Da una parte c’è il “problema”, gli atei. Dall’altra c’è la “la soluzione”, la fede.
Risentimento, rancore, presuntuoso, superbo, suicidio sono i termini usati per “colpire” il “nemico”.
Per cercare di dimostrare che essere spregevole può essere l’uomo quando non crede.
Poi c’è il solito discorso “ad autoritatem” con citazioni di personaggi illustri del passato che portano acqua al proprio mulino.
Insomma pura propaganda.
Beh non credo che sia affatto così. E’ inevitabile che soltanto il credere che l’uomo sia quello che dice la biologia è una forma di riduzione di esso. Ma l’ateo non può fare nient’altro. Non è un’accusa all’ateismo, ma alla (scarsa) qualità di concetto di uomo che la visione atea deve obbligatoriamente professare. Un uomo ridotto ai suoi antecedenti biologici e genetici, questo può dire l’ateo. Niente di diverso può affermare. E questa è una visione dell’uomo che ha portato all’eugenetica e al razzismo: in fondo, se l’uomo dipende dai suoi antecedenti, chi ha antecedenti considerati “difettosi” (vedi ebrei o neri) dalla società allora è legittimo che venga fatto fuori per non rovinare la specie. Questo ci hanno spiegato i darwinisti atei del ‘900, Galton e Lombroso ad esempio.
*Caro Paolo con tutto il mio cuore penso che parlare dell’ateismo come riduzione dell’essere umano sia sbagliato. L’ateismo è un concetto molto complesso, sono sempre persone alla ricerca della Verità.