Continuità e salti: la chiusura ideologica del mondo biologico
- Ultimissime
- 21 Dic 2011
di Alessandro Giuliani*
*biostatistico e primo ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità
Nel suo bellissimo libro ‘Ai miei figli’ , Pavel Florenskij, martire nei Gulag staliniani e insieme una delle menti più lucide del ventesimo secolo che spaziava dalla matematica, alla storia dell’arte, alla teologia ed alla chimica, coglieva con chiarezza la potenza disumanizzante del positivismo nel concetto di ‘continuismo’. Se ogni forma della natura (vivente o non vivente) poteva essere totalmente compresa in termini di variabili e leggi evolutive che variavano con continuità (in matematica si dice differenziabili), senza punti singolari, catastrofi, brusche discontinuità, allora semplicemente tali forme erano solo un’illusione o al più una gradevole curiosità senza valore conoscitivo e tutte le nostre idee di bellezza, di vita buona, di giustizia puri accidenti storici.
Non casualmente Florenskij prende le mosse dal concetto matematico degli ‘infiniti di diversa potenza’, sviluppando alcune idee del matematico Georg Cantor e curiosamente convergendo con il concetto di ‘diversi ordini di realtà’ che aveva affascinato secoli prima un altro genio profondamente cristiano e a lui sorprendentemente simile: Blaise Pascal. La cosa può sembrare astrusa ma non lo è affatto: se una particolare legge di crescita a spirale (si pensi ad esempio a certe conchiglie, ma anche a certe reazioni chimiche oscillanti che generano delle spirali nel mezzo in cui avvengono, o a certe formazioni rocciose..) non è un puro accidente di una continuum di forme tutte ugualmente possibili ma risponde invece a dei criteri di ottimalità nella sua relazione con l’ambiente e/o nella sua formazione, allora, indipendentemente da variazioni del sostrato (mutazioni che influenzano i ritmi di espressione genica per la conchiglia, cambiamenti nella concentrazione di prodotti e reagenti nella reazione chimica oscillante, variazioni di temperatura e pressione nell’orogenesi nel caso delle rocce) la spirale rimarrà praticamente identica a sé stessa. In fisica un tale comportamento si denota con la fascinosa parola ‘attrattore’, una certa forma, una certa modalità o ritmo è un ‘attrattore’ se il sistema continua ad adottarlo anche quando sottoposto a perturbazioni. Tanto più vasto è ‘il bacino di attrazione’ di un certo attrattore, tanto più resistente (e frequente) sarà la modalità corrispondente. In presenza di ‘attrattori’ il costante ed immemore flusso della continuità che tutto travolge e tutto trasforma si spezza e deve ‘chinare la testa’ a dei vincoli generali di ottimalità che ‘impongono certe soluzioni’ rispetto ad altre, il progresso non è più un flusso continuo ma un ‘saltabeccare’ da una ‘forma ammessa’ ad un’altra. La causalità ‘top-down’ (il finalismo avrebbe detto Aristotele, ma non ci impelaghiamo in termini sdrucciolevoli) si sovrappone al puro ‘costruire dal basso’ in termini di ‘forme privilegiate’ che indicano semplicemente delle ‘condizioni globali’ favorite dall’ambiente. Allora non avrà molto senso elucubrare sull’effetto di quel piccolo cambiamento (gene in più o in meno, mutazione X o Y) che con tutta probabilità verrà ‘riassorbito’ dal vincolo ‘top-down’, dalla stabilità cioè della forma generale in cui si inscrive.
Ora, se non andiamo troppo a fondo con le conseguenze generali, nessuno scienziato crede ragionevolmente ad un’ ipotesi continuista assoluta e onnipresente, vista la dovizia di contro-esempi che la natura ci propone; per rimanere nel mondo della biologia, potremmo considerare come i livelli di espressione di circa 30.000 geni, ciascuno potenzialmente variabile su quattro ordini di grandezza (e quindi con la possibilità di generare un numero praticamente infinito di configurazioni) si risolva in solo 200 ‘pattern stabili’ corrispondenti ai diversi tessuti del nostro corpo, circa mille forme ‘ideali’ di configurazioni tridimensionali di proteine spiegano l’universo praticamente infinito di possibilità di ripiegare nello spazio stringhe di una lunghezza variabile da circa trenta a diecimila aminoacidi, e potremo continuare con l’esistenza di sole tre possibili simmetrie per il corpo degli animali ecc. ecc. Quando però si entra nel campo dell’evoluzionismo questo semplice buon senso viene subito meno e l’ipotesi continuista deve essere difesa a spada tratta contro tutte le possibili evidenze contrarie.
Ho potuto sperimentare di persona la forza di questo pregiudizio in quasi due anni di ‘contesa’ con gli anonimi revisori di un saggio scientifico che ho scritto in collaborazione con il mio amico israeliano Eli Reuvenidal titolo: “Emergent properties of gene evolution: species as attractors in phenotypic space”: il fatto che il saggio sia stato alla fine accettato da una rivista di fisica e non da una di biologia non è per nulla casuale, infatti solo i revisori di Physica A (una rivista di meccanica statistica) hanno avuto un atteggiamento ‘laico’ nei confronti del nostro lavoro sollevando obiezioni e commenti (a cui abbiamo risposto soddisfacentemente visto che poi il lavoro è stato accettato) sulla congruità tra ipotesi di lavoro e risultanze sperimentali e sulle metodiche di calcolo utilizzate e non, come i revisori di ben cinque riviste di biologia a cui era stato sottomesso in precedenza, sull’ideologia sottesa al nostro lavoro. Insomma la rivista di fisica ha avuto un atteggiamento scientifico, quelle di biologia un atteggiamento dogmatico. La conclusione della contesa ci ha fatto sicuramente piacere anche se rimane il rammarico della rigida chiusura delle riviste biologiche che sarebbero state un foro molto più rilevante per il nostro lavoro (la rilevanza non ha a che vedere con la caratura scientifica che al contrario è forse maggiore nel caso di Physica A ma della capacità di incidere del nostro lavoro nel campo della biologia dove è effettivamente innovativo, laddove sotto l’aspetto della meccanica statistica, si tratta di niente di più di un’applicazione elegante di metodi assodati).
Senza entrare troppo nei dettagli (chi fosse interessato può collegarsi al sito della rivista o chiedermi il pdf), il lavoro ha dimostrato, attraverso l’analisi di circa 1300 geni codificanti di lievito (Saccharomyces Cerevisiae) che una distanza genetica continua (misurazione delle differenze in termini di numero di mutazioni del DNA tra due diverse varietà ed un loro ibrido) andava di pari passo con un fenotipo discreto (le popolazioni ibride, indipendentemente dal genotipo assumevano solo uno di due possibili ‘pattern’ di ‘malleabilità’ delle proteine corrispondenti). La presenza di poche forme vincolate da una parte era conseguenza del fatto che un organismo funziona se e solo se le sue proteine lavorano di concerto e dall’altra indicava le specie come ‘attrattori’ (forme privilegiate) nello spazio biologico e non semplici accidenti lungo un flusso continuo di variazione. Insomma ogni specie (varietà) è una configurazione ‘ottimale’ e bilanciata tra i ruoli svolti da ogni proteina nell’armonia globale che indirizza la variabilità genetica continua di fondo. Le risposte dei revisori ‘biologici’ sono state a volte di semplice incredulità (non può essere ci deve essere qualcosa di sbagliato), di disprezzo (gli autori non capiscono niente di genetica di popolazione), di accusa (chissà dove hanno preso i dati..), a volte si alzavano obiezioni astruse ed inconsistenti (qualcuno non si è neanche accorto che la nostra distanza era sull’intero profilo dei 1300 valori di rapporto e non su uno solo..). Se si pensa che ogni rivista dava da leggere il nostro lavoro ad un numero variabile da due a quattro revisori si può immaginare quanti rospi abbiamo dovuto ingoiare… Comunque io avevo già intenzione di lasciar perdere, ma Eli che è più testardo di me (e di questo lo ringrazio) ha voluto comunque andare avanti e in qualche modo ci siamo riusciti…
Perché tanto accanimento? Nel libro del mio amico Enzo Pennetta sul darwinismo (recensito su questo sito) c’è uno specchietto molto bello sul perché l’ideologia positivista del progresso continuo abbia bisogno di un paradigma continuista e rimando il lettore interessato al bellissimo libro di Enzo. Io, in maniera un po’ subdola istillerò il dubbio che troppe imprese biotecnologiche, con troppi denari investiti, implicano un paradigma continuista di ‘piccoli cambiamenti migliorativi’ (OGM, terapia genica, singoli bersagli molecolari di farmaci, spiegazione genetica delle malattie..) perché il dubbio magari infiltratosi proprio dalla parte più ‘sacra’ (e tutto sommato meno finanziariamente rilevante) come la biologia evolutiva possa minare dalle fondamenta il castello della tecnoscienza.
38 commenti a Continuità e salti: la chiusura ideologica del mondo biologico
interessante e affascinante, anche se difficile da capire.
Bisogna continuare a studiare…
Se il prof. Giuliani (le chiedo scusa per il dubitativo) ha prodotto un saggio scientifico basandosi su prove logiche e razionali, buon senso vorrebbe che anche le critiche a quel lavoro fossero basate sulla logica e sulla razionalità.
Dato che, come riferisce l’articolo, le reazioni di alcuni (che essendo revisori dovrebbero fare della razionalità scientifica il pane quotidiano) sono state di “incredulità, disprezzo, accusa, obiezioni astruse ed inconsistenti”, dove stanno i veri dogmatici irrazionalisti?
Alla faccia della libertà di ricerca…
Bè, non è che o si è razionali o si è irrazionali, diciamo che in questo caso un continuo c’è, e questo conta tantissimo (attenzione non che sia necessariamente un male) nella valutazione da parte dei revisori di un lavoro scientifico. Anche a me capita di frequente di revisionare i lavori di altri scienziati (diciamo subito che questa che potrebbe sembrare un’odiosa forma di censura, pur con tutti i suoi limiti, è invece un aspetto preziosissimo della scienza moderna) e devoa mmettere che la ‘simpatia’ per tutto quello che a prima vista sembrerebbe al di fuori della mera ‘razionalità’ come il tipo di linguaggio, lo stile nell’argomentare, la stringatezza dell’argomentazione e, perchè no, l’interesse specifico dell’argomento trattato influenzano tantissimo il mio giudizio.
D’altronde non è che la scienza sia fatta da automi, è una attività completamente e compiutamente umana (..e meno male !!!) e quindi l’estetica, la persuasività, la letteratura vi giocano un ruolo cruciale. ne era ben consapevole Blaise Pascal (uno dei massimi geni scientifici e filosofici di tutti i tempi) quando dedicava molto della sua opera all’arte della persuasione, anche quando si discuteva di geometria.
Ciònonostante si capisce quando dietro ad una critica c’è la chiusura ideologica, ma lo si capisce, a ben vedere anche nella critica cinematografica o artistica… ecco, per rispondere ad Alessandro M., questo fatto forse limita la libertà di ricerca però credo sia ineliminabile…io qui infatti non vorrei dare l’idea di lamentarmi che non sarebbe proprio il caso, ma solo di far notare come la scienza sia una attività più simile all’arte che alla dimostrazione di un teorema e quindi scateni (eccome) emozioni non sempre equilibrate.
Però una domanda: se lei avesse scritto con la stesso livello di approfondimento qualcosa sul Golgi avrebbe subito gli stessi “no”? Io credo che c’entri molto il fatto che in qualche modo ha minato seppur leggermente uno dei capisaldi dell’impostazione neodarwinista. Mi sbaglio?
Non ti sbagli caro Ottavio, il punto è tutto lì…
Prof. Giuliani…potrei chiederle di spiegarmi con parole semplici il contenuto del suo studio? Non conosco molto la biologia purtroppo.
Caro (o Cara) Floros991, se ogni piccolissima modificazione del DNA, ogni singola mutazione, gni passettino di distanza genetica si accumulasse sull’altro per allontanare via via (anche se di poco) una popolazione dalla sua posizione iniziale ed ognuno di questi passi fosse ‘accettato’ in ragione della sua maggiore o minore validità (fitness) con le condizioni ambientali avremmo una evoluzione gradualista (questo dice il modell neodarwiniano) dove la comparsa di una nuova specie non è niente di particolarmente rilevante a ben vedere: solo il raggiungimento a piccoli passi di una distanza tale dal punto iniziale da non permettere più l’accoppiamento degli individui con produzione di prole fertile.
Questo modello imlica che ogni proteina (e quindi ogni gene nell’ipotesi di rapporto 1 a 1 tra gene e proteina cioè tra genotipo e fenotipi secono l’ipotesi neodarwinista) faccia gico a sè e sia ottimizzata indpendentemente dalle altre.
Se però così non fosse (come ogni fisiologo o biochimico sa e come i genetisti neodarwiniani fanno finta di non sapere) le cose non procedrebbero n maniera continua ma ‘a salti’ perchè solo un numero relativamente limitato di ‘combinazioni’ (parliamo di correlazione tra genie proteine differenti) è ‘ammesso’ in quanto fornisce una soluzione ‘globalmente adatta’ all’ambiente,a questo punto gran parte dei ‘piccol passi’ sarebbero irrilevanti mentre una piccola minoranza potrebbero portare a dei cambiamenti facend ‘saltare’ una soluzione stabile (una certa specie) in un’altra corrispondente ad una costellazione di relazioni differenti..immagina un panorama alpino con tante vette e valli, le valli sono le ‘specie’ e sono dei luoghi dove l’acqua piovana si accumula (minimi di energia, attrattori), le vette e le pendici sono sol luoghi di passaggio dell’acqua che scorre. Ecco il modello a salti corrisponde a questo panorama dove le specie (luoghi di minima energia, di riposo, stabili) sono le specie…questo dimostriamo nel nostro articolo con uan gran mole di dati.
Ha qualcosa a che fare con la “pressione selettiva” di Konrad Lorenz e col suo “apparato immagine del mondo”?
Non saprei, non conosco questo concetto di cui tu mi parli
Grazie…l’ho riletto più volte ma io sono proprio a digiuno di qualsiasi termini biologico, è una mia colpa purtroppo. Se non sbaglio però si arriva a richiamare in campo la teoria di Gould…vero?
Vero !
Salve dott. Giuliani non essendo io biologo le chiederei di spiegarmi quali sono gli impatti della sua scoperta sulla supposta validità dell’evoluzionismo
Mi sembra di aver capito, che lei affermi che non vi possano essere variazioni continue perchè la stabilità ha come prerequisito il “salto” tra i vari attrattori che si differenziano proprio perchè isolati nell’ambito di questa continuità.
Il significato di fondo di questa sua affermazione parrebbe essere che per effettuare tali salti in natura non siano sufficienti microvariazioni.
Ho compreso bene?
Ops, scusi “Professore” non “Dottore”.
Dottore va molto meglio…
In geenral hai compreso bene, in linea di prncipio anche una microvariazione in un punto estremamente cruciale potrebbe permettere il riarrangiamento delle reti di relazione tra proteine ed il conseguente ‘salto di attrattore’ ma si tratta di eventi rarissimi. La realtà è che noi non sappiamo come l’evoluzine possa essere avvenuta ed il modello continuista per selezione non spiega quasi nulla, però non ci sono dinosauri in giro e le specie differenti sembrano avere degli antenati comuni, insomma l’evoluzione è un fatto da spiegare per cui non abbiamo una teoria soddisfacente (come per moltissimi altri fatti di natura)
Grazie mille della risposta, le faccio una controipotesi:
Ma i salti non potrebbero prodursi dal lascito di microvariazioni che hanno imboccato vicoli ciechi creando appunto questi buchi?
Mi aspetterei infatti che queste microvariazioni siano più impattanti nel differenziare gli organismi semplici ai fini dell’adattabilità all’ambiente.
In un organismo complesso le microvariazioni le vedo più probabili come generatrici di malfunzionamenti che opportunità d’adattamento.
Se così fosse avremmo un albero della vita con miliardi di rametti secchi iniziali e pochi fortunati (che hanno imboccato strade più sicure e stabili) rami giunti fino a noi.
Ma salti e microvariazioni potrebbero coesistere tranquillamente.
mi dica se ho fatto le classiche obiezioni da principiante neodarwinista.
la mia preoccupazione principale (di membro del grande pubblico che vuole acquisire i mezzi necessari a comprendere e condividere questa o quella teoria) risiede nel capire se quella connotazione di “non soddisfacente” attribuita all’evoluzionismo neo-darwiniano, che va per la maggiore, sia da ritenersi attinente a qualcosa di perfettibile ma solido nell’impianto oppure a qualcosa di completamente astruso (una sorta di sistema tolemaico che sta per crollare su sè stesso)
Allora se per microvariazioni si intende la sostituzione di un singolo (o pochi) nucleotidi che ha come effetto il cambiamento di una singola proteina, allora siamo fuori strada, questo funzione per pochissimi casi e sempre con esiti catastrofici. Non a caso solo in pochissime proteine che sono ‘il terminale’ di una rete di relazioni come l’emoglobina (che è direttamente esposta all’ambiente in quanto media direttamente gli scambi gassosi) si possono osservare delle relazioni fra mutazioni puntiformi (sostituzione di un aminoacido) e conseguente cambiamento fenotipico (es. anemia falciforme).
Ma questa è l’eccezione non la regola, la regola è che se una proteina è mutata in modo da compromettere la sua funzione, il suo mestiere sarà fatto da un’altra e non succede un bel nulla , altrimenti non saremo qui a scrivere mail :)) Ora, ogni funzione ‘a livello macroscopico’ di un organismo non è guidata dal lavoro di una singola proteina (appunto tranne eccezioni come l’emglobina) ma dal lavoro di concerto di decine e decine di diversi effettori (di solito proteici) che devono armonizzarsi in termini di azioni e controazioni reciproche, per usare un termine ora di moda, devono ‘fare rete’ ( e qui tralasciamo per ora che a ‘fare rete’ negli organismi pluricellulari debbono anche essere le differenti cellule, pensa ad esempio a cosa succederebbe se le cellule del tuo cuore non si contraessero e rilasciassero tutte insieme…) va bè, abbiamo capito, allora non è che io posso ipunemente variare una singola proteina e lasciare immutate le altre che lavorano con lei, le ‘mosse accettate’ devono essere quelle che hanno come conseguenza un altra ‘configurazione stabile’ di relazioni che permetta il lavoro coordinato (non a caso abbiamo solo 200 tipi di tessuto per tutti gli animali).
Allora il punto è di capire come passare (magari anche con un solo salto, con uno ‘switch’ nei punti giusti) da un sistema ordinato ad un altro..non lo sappiamo ancora ma sappiamo che il DNA codificante per le proteine è solo il 5% del totale negli eucarioti, cosa faccia il restante 95% è per gran parte oscuro, di una piccola parte (ad esempio micro-RNA) abiamo già osservato il ruolo regolativo, abbiamo poi visto una eredità epigenetica che non ha a che vedere con mutazioni sul DNA….la situazione è ancora molto oscura ma di certo (per quanto possa essere certa la scienza, sempre con beneficio insomma..) che con singole mutazioni e conseguenti modificazioni delle singole proteine in maniera indipendente selezionate per adattamento ambientale non andiamo da nessuna parte.
Questo però non si può dire chiaramente per l’entità degli interessi in gioco sia economici che ideologici, ma la situazione prima o poi dovrà mutare..
Chiarissimo, grazie mille.
Mi sembra, per come lo descrive lei che nè è immerso, di capire ahimè che il progresso scientifico non sia immune pur nell’applicazione delle sue metodologie rigorose dalle influenze causate dei lati oscuri dell’essere umano, (che a mio avviso impattano un po’ tutte le discipline cui l’uomo si appassiona):
1) Ritenere una cosa giusta solo perchè molti la sostengono o perchè la si è formulata noi.
2) Mancanza di apertura mentale nel valutare possibili tesi alternative
3) Resistere a sostenere la propria teoria,.magari forzandola, anche in presenza di indizi contrari
4) Timore che le alternative spostino gli equilibri che le tesi iniziali hanno creato minando le relative rendite di posizione/prestigio
Mi auguro che i meccanismi di presentazione, valutazione, validazione di nuove teorie possano presto liberarsi da questi vincoli assurdi.
Perchè assurdi ? Non più assurdi di qualsiasi attività umana, l’idea che la sceinza debba vivere in un limbo ‘superiore’ al resto delle attività umane è un’idea perniciosa in quanto legittima gli scienziati a proporsi come ‘legislatori del mondo’ che sarebbe sì pernicioso come abbiamo ahimè sperimentato nelle tragedie del Novecento.
Insomma dai Andrea, fai caso che la grande saggezza umana (di sfondo, non necessariamernt delle singole persone) ha sempre limitato il ‘potere degli esperti’ nei momenti veramente critici, se si tratta di giudicare un delitto grave non ci rimettiamo al solo parere degli esperti di legge ma costruiamo delel giurie ‘popolari’, anche S.Benedetto nella sua regola prevede che nelle questioni realmente delicate per il convento anche l’ultimo novizio avesse diritto di parola.
Per cui contrastiamo i limiti che tu indichi ma sapendo che hanno una ragion d’essere molto profonda che li trascende.
no io li ritenevo assurdi solo in quanto ostativi ad una democrazia del progresso che auspico io stesso in prima persona, in cui la dignità di un’idea è indipendente dalla visibilità o dal prestigio della posizione che la genera.
credo che si possa migliorare il processo di selezione delle idee nel campo della ricerca scientifica senza rinunciare alla bellezza d’essere umani.
Hai ragione ! Ma per questo credo ci sia bisogno di ripensare ad un ‘canone’ a delle regole artigiane di ‘lavoro ben fatto’ che siano su un piano differente dalla polemica come avveniva nelle botteghe pre-industriali. per lungo tempo si è fatto finat di credere che il ‘canone’ della scienza fosse uniformabile a quello della matematico (razionalità geometrica, rigore) e per un pò la cosa ha funzionato, quando però l’oggetto della scienza si è spostato verso i sistemi complessi il canone geometrico-matematico è divenuto praticamente inservibile, la mia idea è che dovremmo ripartire dalla statistica (arte molto differente dalla matematica)..ma il discorso è lungo per essere affrontato in una risposta veloce qui ho provato a motivarlo meglio usando l’analogia del Teatro:
http://www.springerlink.com/content/2126124167075884/
se ti può interessare mi puoi mandare una mail al mio indirizzo:
alessandro.giuliani@iss.it
e ti spedisco il pdf
Caro Alessandro, articolo interessantissimo! Mi farebbe molto piacere leggere il lavoro pubblicato su Physica A : se è possibile e non ti arreca troppo disturbo, potresti mandarmi il pdf? Nel caso, l’indirizzo è: michele.forastiere@gmail.com
Colgo l’occasione per augurare a te e a tutti i partecipanti alla discussione i migliori auguri di Buon Natale!
Caro Michele ti ho appena spedito l’articolo all’indirizzo che hai allegato.
Buon Natale anche a te ed ai tuoi cari
Ciao Alessandro, sono molto contento che tu abbia parlato di questa tua pubblicazione in uno spazio così visibile come il sito UCCR.
Rispondendo anche alla domanda di Andrea, vorrei dire che ritengo l’introduzione del concetto di “attrattore” un passo fondamentale per una futura teoria dell’evoluzione post-darwiniana.
Quindi lo studio che hai condotto, dimostrando proprio l’esistenza di attrattori potrebbe esserne un punto di partenza.
Buon lavoro…
P.S. grazie anche per le generose considerazioni sul mio libro
Grazie a te Enzo
Caspita, tra il dottor Forastiere, il dottor Pennetta e lei dottor Giuliani, senza contare i numerosi utenti che studiano le diverse scienze empiriche, noi studenti di scienze teologiche ci stiamo avviando a diventare una sparuta minoranza! 😀
Ovviamente scherzo e mi fa piacere vedere così tanti uomini di scienza essere attivi in questo luogo virtuale 🙂
Certo che qualche articolo un po’ più teologico lo apprezzerei ogni tanto 😛
Hai ragione, ma forse anche gli articoli di scienza sono degli articoli teologici, Pascal e Florenskij facevano della teologia ispirata al loro stile di scienziati, Caravaggio ci ha dato splendidi esempi di teologia nella sua pittura e Chesterton è forse l’ultimo grande Padre della Chiesa, Caro Sesbassar perchè non provi tu ad offrirci un tuo ‘discorso su Dio’ ? Abbiamo bisogno di consolazione e di aperture….
Ho ricevuto in regalo il capolavoro di Florenskij, “La colonna e il fondamento della verità”, amo la sua poliedricità e il suo spirito. Avevo iniziato tempo fa a leggere le sue lettere dal carcere (una più bella dell’altra).
Non dimenticarti di Leibniz però eh! Quel grande uomo, filosofo e scienziato, non lo ricorda mai nessuno 😀
Purtroppo non ho tanto tempo a disposizione nemmeno per scrivere articoli per il mio blog, non so quanto potrei aiutare qui 🙂
In più la mia competenza è ancora acerba, ci vorrebbe qualcuno di più titolato 😉 Il tenore degli articoli è abbastanza elevato, non vorrei scrivere cose banali o poco interessanti per il pubblico (e che magari interessano solo me) 😀
Hia ragione ‘La colonna e il fondamento della verità’ è uno dei libri più affascinanti che abbia mai letto, un vero capolavoro, non conosco invece le lettere dal carcere, mi puoi indicare quale è il titolo ? Credo sia ‘Non dimenticatemi’ è così ? Un altro libro fondamentale di padre Pavel è ‘Ai miei figli’ se ti capita…
Non conosco invece l’opera di leibniz, mi sai consigliare qualcosa per iniziare ?
Lascia perdere i titoli se credi a ciò che scrivi, se ci tieni e ci metti il cuore niente è banale o poco interessante…per cui dai…
Buon Natale
Ci sono diverse raccolte delle sue lettere (ne ha scritte a valanghe), quella che ho io si trova praticamente in ogni libreria degna di questo nome, ed ha il titolo che ricordi tu “Non dimenticatemi” (edita da Mondadori).
L’altro libro che citi non lo conoscevo se non per sentito dire ma mi attrezzerò 😉
Il fatto che non conosci Leibniz mi fa comprendere quanto sia poco considerato poverino 🙁 Il suo libro (molto corto in realtà) più famoso è “Monadologia”, anche se io l’ho approfondito per la sua teodicea (nel libro intitolato appunto “Teodicea” sviluppa la sua concezione di questo mondo come il migliore dei mondi possibili).
In campo scientifico ha “solo” sviluppato un suo metodo per il calcolo infinitesimale 🙂
E’ vero che i titoli non contano, ma fino ad un certo punto 😉 Bisogna “ruminare” parecchio prima di mettersi in gioco, e una laurea in scienze religiose è poco per ora 😉
Buon Natale 🙂
Dott. Giuliani, da conoscitore di questi problemi, può esserci un collegamento logico tra il “crescete e moltiplicatevi” e la stabilizzazione di un sistema ordinato?
Gli switch che fanno scattare le variazioni, possono essere riconducili a quelli che generano i tumori?
Due domande difficili, ciascuna nel suo ordine…non saprei cosa risponderti, ad occhi direi che il ‘crescete e moltiplicatevi’ ha un senso molto più ampio del puro senso demografico ma che comunque anche dal punto di vista della demografia l’insorgere di vincoli globali permettono di crescere e moltiplicarsi senza dover intervenire noi di imperio con politiche restrittive…ma è solo una sensazione.
Quanto agli ‘switch tumorali’ bè, una dinamica ad attrattori sembra spiegare bene il ‘virare’ verso un diverso tipo di crescita delle popolazioni cellulari, qui di seguito troverai un articolo meraviglioso di alcuni fra i più prestigiosi scienziati dei nostri tempi:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2754594/
ma, se la dinamica è simile (d’altronde la stessa dinamica è usata per fenomeni che con la biologia non hanno nulla a che vedere) non credo che i meccanismi fini siano gli stessi anche perchè nel caso dei tumori parliamo di eventi su scale temporali molto diverse da quelle dell’evoluzione.
Premesso che solo all’Uomo sono state rivolte le parole “crescete (siate fecondi) e moltiplicatevi”, in quanto unica creatura in grado non solo di attuare quelle parole, ma anche di indagarne scientemente tutte la più recondite indicazioni, la domanda non era orientata demograficamente, ma riferita al suo articolo.
Non mi riferisco tanto al moltiplicarsi delle specie, ma al motivo per cui alcune mutazioni lasciano invariate la specie, altre danno origine a specie nuove?
Allora proprio non saprei risponderti, insomma dovremmo ripensare completamente a cosa ci riferiamo quando parliamo di mutazioni, se intendiamo singole modificazioni di un residuo aminoacidico in una proteina, bè allora direi che nessuna mutazione può portare ad una specie nuova e sento di poterlo affermare con una certa sicurezza…dobbiamo immaginare qualcosa d’altro ma non saprei cosa..ti posso però anticipare che esistono dei dati (ancora non pubblicati, molto molto preliminari..) che, grazie alle tecniche di deep sequencing (sequenza nucleotide per nucleotide di interi genomi) ci indicano che le posizioni reciproche delle mutazioni sul genoma sono tutt’altro che casuali e qui mi taccio perchè veramente non vorrei sbilanciarmi su qualcosa da rivedere e ricontrollare non una ma un milione di volte…….
Grazie per la pazienza e la chiarezza delle sue risposte alle mie domande alquanto sintetiche.
Grazie a te per stimolarmi a pensare con attenzione
Buon Natale