Nick Matzke ammette che la selezione naturale non spiega l’evoluzione


di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico

 

I frequentatori del sito UCCR conoscono molto bene il nostro interesse per le ricerche scientifiche che, sempre più chiaramente ormai, evidenziano l’incapacità del paradigma darwinista nello spiegare i meccanismi evolutivi (vedi, per degli esempi recenti, qui, qui, e qui). I nostri lettori sanno anche che – contrariamente a quanto la divulgazione scientista tende a far credere – esistono diversi approcci critici al darwinismo, tutti razionalmente validi, e che l’UCCR non propende pregiudizialmente per nessuno (vedere qui, per citare solo un caso tra i tanti).

Siamo sicuri solo di un fatto (che riteniamo ampiamente sostenuto dai risultati scientifici): il meccanismo darwiniano di mutazione casuale/selezione naturale non è in grado di rendere conto della comparsa di nuova informazione biologica – vale a dire, della speciazione o macro-evoluzione. Fatta questa doverosa premessa, passiamo ad analizzare il caso scientifico da cui è emersa la sorprendente dichiarazione del darwinista Mick Matzke.

Dunque, tutto nasce da un articolo di Dennis Venema (“L’evoluzione e l’origine dell’informazione biologica”, Parte 1 e Parte 2) pubblicato sul blog di BioLogos – l’organizzazione fondata dal genetista Francis Collins allo scopo di promuovere l’integrazione tra scienza e fede cristiana. Nella seconda parte, Venema esprimeva la sua opinione che il punto di vista dell’Intelligent Design (vale a dire, l’idea che dell’informazione complessa specificata non possa comparire attraverso meccanismi naturali) sia errata, portando – a sostegno della sua tesi – i risultati del lavoro pluriennale di Richard Lenski sull’Escherichia coli, il cosiddetto Long Term Evolution Experiment (Esperimento di Evoluzione a Lungo Termine). Nel settembre 2011 Casey Luskin, del Discovery Institute (il centro studi del movimento dell’Intelligent Design), dà il via a una lunga risposta, suddivisa in otto parti, alla provocazione di Venema. Fin qui, secondo me, niente di particolarmente nuovo o strano: fa tutto parte della normale dinamica interpretativa dei risultati scientifici, soprattutto quando questi riguardano i meccanismi dell’evoluzione; e in certi casi la dialettica tra due punti di vista quali quello dell’Intelligent Design e del BioLogos – sebbene indubbiamente entrambi critici della filosofia darwinista – può assumere toni anche abbastanza accesi.

Qualcosa di molto interessante, invece, è accaduto nei commenti al quinto articolo della serie di Luskin. Qui, infatti, è intervenuto a un certo punto Nick Matzke, già portavoce del National Center for Scientific Education e noto ultra-darwinista. Per capire bene come siano andate le cose, mi riferirò da qui in avanti al resoconto che ne dà lo stesso Casey Luskin dalle pagine di Evolution News.  Discutendo con Luskin di un vecchio articolo comparso su Nature, relativo all’evoluzione di un certo gene presente nei maschi della Drosophila (indicato come “Sdic”), Matzke ammette – sorprendentemente – che la “spiegazione più dettagliata” della sua origine secondo lo schema evolutivo darwiniano è un caso in cui non si sa nemmeno dire quale fosse l’ipotetica funzione per cui la selezione naturale stava operando. Nonostante ciò, Matzke afferma che “nessuno è riuscito a fornire una spiegazione migliore”!
Si noti che gli autori del lavoro sulla Drosophila avevano affermato, nell’articolo in questione: “Non sappiamo ancora come [il gene] Sdic contribuisca alla funzione dell’assonema spermatico, o perfino se sia essenziale per la fertilità maschile […] Sebbene un promotore specifico testicolare sia essenziale per [il gene] Sdic, questa insolita regione regolatrice non si è realmente ‘evoluta’. Essa era, al contrario, originale, creata de novo dalla giustapposizione fortuita di sequenze [genetiche] opportune”

Luskin fa notare a Matzke che la sua affermazione ha conseguenze alquanto funeste per la filosofia darwinista: “Se si asserisce che la selezione naturale era all’opera, e non si sa nemmeno esattamente quale funzione veniva selezionata, allora non si sa molto, e certamente non si è dimostrato che la selezione naturale fosse all’opera […]. Hai appena ammesso che la “spiegazione più dettagliata” dell’evoluzione di un gene rappresenta un caso in cui i ricercatori: non conoscono nemmeno la precisa funzione del gene; perciò non sanno esattamente quale funzione veniva selezionata; e perciò non sanno se ci sono passi che richiedano mutazioni multiple per garantire un vantaggio [evolutivo];
• e perciò non hanno nemmeno iniziato a dimostrare che i geni possano evolvere in maniera passo-passo;
• e perciò non sanno se ci siano sufficienti risorse probabilistiche per produrre [direttamente] il gene mediante duplicazione+mutazione+selezione.
In effetti, hai appena ammesso che le spiegazioni darwiniane dell’origine dei geni sono incredibilmente povere di dettagli

Luskin conclude: “In quanto indicazioni rivelatrici della forza delle spiegazioni darwiniane, i commenti di Matzke dovrebbero preoccupare i suoi colleghi attivisti nella lobby dell’evoluzione”. Non possiamo che concordare.

26 commenti a Nick Matzke ammette che la selezione naturale non spiega l’evoluzione

  • Maffo ha detto:

    ma lui non ha risposto nulla?

  • Zecca ha detto:

    Interessante prof. Forastiere…però peccato che Matzke non abbia risposto..in questo modo si rimane ancora con il dubbio..no?

  • Michele Forastiere ha detto:

    La discussione tra Matzke e Luskin (e altri) si prolunga molto ed entra in una quantità di dettagli tecnici non particolarmente rilevanti. Chi fosse interessato, la trova integralmente qui: http://www.evolutionnews.org/2011/09/richard_lenskis_long_term_evol051051.html.
    In realtà Matzke non può controbattere nella sostanza all’ultima affermazione di Luskin, perché ha fatto semplicemente un’affermazione – sostenuta dai dati sperimentali, su cui concordano entrambi – secondo cui non è possibile fornire una spiegazione “selezionista” alla comparsa di quel particolare gene (“sdic”). In pratica si tratta di una VERA novità genetica, utile all’organismo ma la cui provenienza da strutture genetiche più “primitive” non è possibile determinare : è una “novità” comparsa ex novo. Ora, Matzke continua a sostenere che, secondo lui, non è poi così improbabile che una sequenza del genere – che però, per la verità, è piuttosto lunga – sia comparsa per caso: ma non fornisce (nè potrebbe) alcuna prova, limitandosi a proporre i temi standard delle “narrazioni selezioniste”; per intendersi, usa frasi del tipo: “probabilmente la pressione selettiva è maggiore nelle gonadi…”, “non è improbabile che la duplicazione genetica abbia prodotto…”. Insomma, niente di scientificamente convincente. Viceversa, secondo Luskin non solo una probabilità del genere è estremamente piccola (e qui si può concordare tutti), ma è talmente piccola da dimostrare l’effettiva “progettazione” del gene “sdic”.
    Qui il sottoscritto non entra, volutamente, nel merito. Mi limito a registrare il fatto che le spiegazioni-narrazioni selezioniste sono riconosciute come poco soddisfacenti da chiunque; e a lasciare la parola alle future, e auspicabilmente sempre più decisive, spiegazioni scientifiche – ricordando che la scienza evolutiva include, ma NON coincide con il neo-darwinismo.
    Cordiali saluti

    • Panthom ha detto:

      Ma potresti intervenire anche tu nel dibattito…no? Magari riesci a tirare fuori da Matzke qualcosa di più compromettente….sono convinto anch’io che ci sia una sorta di omertà nella critica al darwinismo…dunque bisogna tendere delle trappoline perché questi diligenti neodarwinisti possano inciampare e dire realmente quello che pensano…

  • Giorgio Masiero ha detto:

    Grazie, Michele, per averci informati dell’ultima contraddizione di un neodarwinista. Non insisteremo mai abbastanza sulla differenza tra evoluzione e (neo-)darwinismo: la prima è una teoria scientifica che sulla base della selezione naturale spiega “molti” fenomeni riguardanti le specie viventi, il secondo è una fede filosofica che, utilizzando apposite narrazioni, attribuisce alla selezione naturale “tutti” i fenomeni biologici, a cominciare dall’origine della vita, dalla differenziazione delle specie, e fino all’emersione di una specie, l’uomo, dotata di linguaggio complesso, capacità logica astratta e autocoscienza.
    Io faccio risalire l’intuizione dell’evoluzione a San Basilio: “Che la terra germogli! [Genesi] Questo piccolo comando fu all’istante legge potente di natura e ragione piena d’arte, che più veloce del nostro pensiero portava a compimento le infinite caratteristiche delle piante… Come le trottole in forza del primo impulso ricevuto compiono le successive rotazioni, quando, fissato il loro asse, girano su sé stesse; così anche l’ordine della natura, ricevuto l’impulso iniziale, in virtù di quel primo comando, attraversa il tempo successivo, finché non giunga all’universale compimento del tutto” (Omelie sull’Esamerone, V, 10).
    E’ giusto, come dici tu Michele, “lasciare la parola alle future, e auspicabilmente sempre più decisive, spiegazioni scientifiche”, anche con riguardo all’evoluzione del gene Sdic. Ma, come il principio antropico nella sua forma debole, può essere correttamente utilizzato in cosmologia fisica per fare predizioni scientifiche; così, forse, anche una forma di ID può aiutare, più del caso (vero “God of the gaps” per i darwinisti!) a spiegare gli incredibili contenuti d’informazione presenti nelle cellule. In fondo in fondo, la vita anche al livello più elementare di un batterio è informazione, e l’informazione non è il caso, ma per definizione il suo opposto! In matematica, la quantità d’informazione I è collegata alla sua probabilità P dall’equazione di Shannon P = 2^(–I), da cui si evince che una grande quantità di informazione ha una bassissima probabilità, che diventa impossibilità nei brevi tempi dell’evoluzione.

    • Michele Forastiere ha detto:

      Caro Giorgio, l’argomento della scarsa probabilità è per me assolutamente convincente sulla necessità pressante, per la scienza, di cambiare punto di vista rispetto all’ormai stantìo paradigma determinista/riduzionista ANCORA oggi dominante (il lavoro di ricerca da me fatto a suo tempo sul darwinismo e la cosmologia ruota proprio intorno a questo concetto). L’argomento non è ovviamente indicativo della falsità del naturalismo, perché – come è noto ai frequentatori di questo sito – il determinismo/riduzionismo può tirare sempre fuori come ultima risorsa l’infinito materiale (multiverso): al prezzo, però, di rinunciare a un bel po’ di logica e di vera scienza, e di cadere in un fideismo – questo sì – cieco e inumano.
      Rimango – personalmente – un po’ scettico sulla validità dell’ID: secondo me c’è ancora da ricercare lungamente prima di poter fare affermazioni scientificamente conclusive sull’evoluzione. In ogni caso, però, ritengo che le ricerche moderne mostrino sempre più inequivocabilmente che il Caso NON è in grado di creare alcunché.
      Cordiali saluti!

      • Giorgio Masiero ha detto:

        Caro Michele, temo che il ricorso disperato alla teoria metafisica del multiverso non risolva nulla ai naturalisti, perché non fa che spostare il problema dell’origine dell’Universo al livello del logos: donde le leggi della relatività generale e della meccanica quantistica?
        A questo proposito può essere utile un aneddoto raccontato da Joseph Zycinski riguardante Hawking. In una riunione della Pontificia Accademia delle scienze di cui è membro, Hawking espose il suo modello cosmogonico, affermando che un tale universo non avrebbe avuto bisogno di un Dio creatore. Era presente Giovanni Paolo II, che non fece nessun commento. In seguito Hawking dichiarò di essere rimasto deluso per la mancata reazione del papa, perché immaginava di venire condannato come Galileo e aveva accarezzato l’ipotesi di passare alla storia come un “Galileo 2”. Nell’occasione di una riunione informale di scienziati a Castelgandolfo, Zycinski riferì a Giovanni Paolo II il disappunto di Hawking per non essere stato condannato e Giovanni Paolo II replicò che in fisica non c’è motivo di menzionare il Creatore; aggiungendo, però, che la fisica sottende questioni filosofiche come, ad esempio, perché esistono le leggi di Natura, o perché il cosmo è intellegibile, dicendosi certo che Hawking non avrebbe negato la sensatezza di tali domande. Solo se queste domande fossero state negate, allora si sarebbe dovuto dire qualcosa!

        • Gabry ha detto:

          Giovanni Paolo II aveva capito meglio la questione di Hawking, infatti proprio questo è il punto: la realtà c’è, le leggi ci sono, il cosmo è da noi comprensibile…questi sono i punti da cui partire.

        • Michele Forastiere ha detto:

          Bellissimo aneddoto!

        • a-ateo ha detto:

          Hawking sottolinea sempre il fatto che egli stesso (8.1.1942) è nato 400 anni esatti dalla morte (8.1.1642) di Galilei….
          Scherzare sul tema è una sua amabile fissazione….

    • Norberto ha detto:

      @Michele: grazie, articolo interessante e condivisibile nelle conclusioni!
      @Giorgio: grazie per la bellissima citazione di San Basilio che non conoscevo!

  • filippo ha detto:

    Matzkin ha avuto l’onestà di presentare un dato che lo ha sorpreso e al quale non sa dare una spiegazione se non quella del caso (non impossibile), in attesa di meglio: mi sembra un bel esempio di spirito scientifico.

    Ci andrei piano con la “progettazione” nello sviluppo delle specie oppure andrebbero spiegati gli icneumonidi e altri crudeli scherzi della natura.

    La Chiesa cattolica ha avuto l’intelligenza di non combattere l’evoluzionismo, confinandolo giustamente a quello che è: una teoria scientifica biologica e nient’altro. Le estrapolazioni sociali e filosofiche di questa teoria non hanno senso, come del resto hanno detto anche molti darwiniani.
    Thomas Huxley: Let us understand, once for all, that the ethical progress of society depends, not on imitating the cosmic process, still less in running away from it, but in combating it.
    Richard Dawkins: at the same time as I support Darwinism as a scientist, I am a passionate anti-Darwinian when it comes to politics and how we should conduct our human affairs.

    • Nadia ha detto:

      Che cos’hanno gli icneumonidi che non ti va? e i carnivori? e noi che cuociamo le aragoste vive? Se estendi l’etica a tutti gli esseri viventi, non c’è più vita.

      • filippo ha detto:

        Gli icneumonidi sono delle vespe che depongono le loro uova nell’organismo di esseri viventi (di solito un bruco ma anche altri insetti) che hanno previamente paralizzato senza ucciderli. Le larve si possono così nutrire della carne fresca della vittima paralizzata ma ancora viva: incomincia con le parti grasse e attacca il sistema circolatorio e nervoso solo alla fine della sua crescita per non uccidere la vittima anzitempo. Tale esempio è stato abbastanza dibattuto, soprattutto nel XIX secolo, perché alcuni (Darwin tra gli altri) vedevano un’incompatibilità tra questa evidente crudeltà e l’idea di un Dio creatore e buono. Se si insiste sull’intervento divino in tutti gli stadi dell’evoluzione, come capita con i proponenti del Disegno Intelligente, qualche domanda uno se la potrebbe anche porre. Se invece si accetta la teoria dell’evoluzione così come descritta oramai da quasi tutti i biologi, e la cui validità è stata riconosciuta da Giovanni Paolo II, non ci sono problemi: l’evoluzione ha portato alla formazione di questi organismi e accettare la validità di questa teoria non significa necessariamente dover abbracciare una visione puramente materialistica della realtà, come ha sottolineato GPII.

        Sulle aragoste bollite vive, direi che non è una cosa che mi rende fiero di appartenere alla specie che si è inventata tale pratica.

        • Michele Forastiere ha detto:

          Il problema della sofferenza in natura è stato già sfiorato in questo sito (per esempio qui: https://www.uccronline.it/2011/08/28/i-goffi-tentativi-di-proselitismo-di-corrado-augias/), ma merita certamente ulteriori approfondimenti (mi ero anche ripromesso di scriverci su qualcosa… spero di farcela prima o poi). In effetti esso potrebbe costituire una difficoltà oggettiva per la “teologia naturale” – anche se non necessariamente – ma di sicuro non per la visione cattolica della Creazione.
          Saluti

        •     ha detto:

          Ma insomma!
          A me pare che invece tutto questo debba essere motivo di imbarazzo per la gente che “deifica” la Natura, per i quali tutto quello che viene da Essa deve essere per forza “buono”. Come quelli che non si fanno i vaccini volontariamente (o non prendono antibiotici) perchè “non sono naturali“.
          Anche un batterio che viene fagocitato da un altro e poi dissolto all’interno di esso non è molto bello.
          Anche un topo che viene inghiottito intero da un serpente è un pò crudele.
          Anche ad una gazzella che viene azzannata alla gola da una leonessa non è che debba fargli questo grande piacere.
          Anche un erbivoro che viene accalappiato sulle rive di uno specchio d’acqua da un coccodrillo e portato a fondo non deve provare piacere ad essere sottoposto a questo.
          Sembra che la Natura debba invece essere una cosa paradisiaca… visione prettamente protestante (e non a caso)

        • Nadia ha detto:

          Che cosa siano gli icneumonidi lo sappiamo tutti, soprattutto per merito della famosa frase di Darwin. Il problema è un altro. Tu dici: “Se si insiste sull’intervento divino in TUTTI gli stadi dell’evoluzione…”: ma chi di noi dice questo? Sono conquiste scientifiche acquisite, ormai, l’evoluzione e l’adattamento delle specie all’ambiente.
          Al contrario, sono i darwinisti che attribuiscono al caso TUTTI gli stadi dell’evoluzione, anche quelli più improbabili come l’origine della vita e della coscienza umana, ed è questo mi pare che va contrastato non solo da cristiani ma anche a livello scientifico.

          • filippo ha detto:

            Ma difatti sto parlando dei proponenti del disegno intelligente mica dei cattolici, che giustamente non abbracciano questa teoria.

            • Nadia ha detto:

              Non ci sono solo il bianco ed il nero. Così l’ID non è l’interpretazione letterale della Bibbia dei fondamentalisti nordamericani ed ha tante sfumature: una di queste comprende una visione che coniuga evoluzione ad intervento divino. Questo ID non è scientifico, ma non lo è meno del darwinismo; ed è logico. Se le scienze naturali si dimostrano inerentemente incapaci di spiegare tutti i fenomeni della vita, qui c’è spazio secondo me per la riflessione filosofica anche dei cattolici. Anzi questa mi pare sia la dottrina della Chiesa, ma non sono una teologa: qualcun’altro partecipante del forum potrebbe intervenire più adeguatamente di me.

        • a-ateo ha detto:

          caro filippo,
          la Valleverde ha messo in commercio scarpe con campanellino incorporato per avvertire vermi, insetti, animaletti, batteri, eccetera del nostro mortale e pesante incedere in modo da conservare la pace dell’anima, sempre e comunque…

    • Michele Forastiere ha detto:

      Caro Filippo,
      in effetti se si segue il dialogo tra Matzke e Luskin si nota fermezza nelle posizioni, ma anche estrema correttezza. Penso anch’io che Matzke sia stato onesto nel difendere le sue opinioni, del resto rispettabilissime: il problema è che si nota che per sostenerle è costretto ad appellarsi più a una sorta di “dogmatismo selezionista” che a risultati scientifici concreti.
      Su Dawkins… mi permetta di riparlarne in altra occasione!
      La saluto cordialmente

    • Hugo ha detto:

      L’evoluzionismo non è una teoria, ma una filosofia nata attorno all’evoluzione, che è la teoria scientifica.

      • filippo ha detto:

        Ha ragione, chiedo scusa per la terminologia sbagliata: intendevo teoria dell’evoluzione, quella che Giovanni Paolo II ha definito “più di un’ipotesi”.

  • Canopus ha detto:

    Una teoria non è un fatto ma un’ipotesi basata su una serie di fatti. Tali sono, oltre all’evoluzione (ma sarebbe meglio chiamarla trasformazione), anche altre teorie (t. della relatività, t. dei quanti, t. della deriva dei continenti, etc). In quanto tali non possono essere riprodotte sperimentalmente e possono, con l’incremento delle conoscenze umane, modificarsi. La teoria dell’evoluzione è stata ipotizzata nei primi decenni dell’800 da Darwin e Wallace ed è basata soprattutto sulla “Scala Naturae” ossia sull’osservazione della similitudine di alcune specie e sul fatto che tra una specie e l’atra si trovano numerose specie intermedie. Questo è osservabile non tanto negli animali di grossa taglia ma negli animali cosiddetti inferiori: crostacei, insetti, etc. I punti di passaggio da una specie all’altra sono così stretti che spesso è difficile distinguere una specie dall’altra (anzi vi sono le cosiddette “specie gemelle” che si possono distinguere solo per minuti particolari anatomici).Non dimentichiamoci che Darwin e Wallace sono stati prima di tutto entomologi e Darwin prima di scrivere “The Origin of Species” ha prodotto una imponente monografia sui Cirripedi (Crostacei) viventi e fossili. Darwin non aveva nessuna intenzione di combattere la religione ed aveva il massimo rispetto per i credenti. E’ stato dopo che il darwinismo e l’anti-darwinismo sono stati mutati in fiere ideologie contrapposte rta credenti ed atei-agnostici. Polemiche del tutto sterili ed infondate perchè la teoria dell’evoluzione è perfettamente compatibile con la fede. Si veda il pensiero di Theodosius Dobhzansky in ” Nothing in Biology Makes Sense Except in the Light of Evolution

    • Michele Forastiere ha detto:

      Grazie per la sua interessante citazione! Ho scaricato il lavoro di Dobhzansky, lo leggerò con piacere.
      Saluti