I neutrini del Gran Sasso: una nuova crisi del positivismo?

Un esperimento svoltosi nel settembre scorso nei laboratori del Gran Sasso ha rivelato che i neutrini prodotti dalle collisioni ad alta energia nel ciclotrone LHC di Ginevra avrebbero una velocità superiore a quella della luce: un risultato del tutto imprevisto che ha allertato la comunità scientifica perché metterebbe in dubbio la teoria della relatività speciale (TRS). Per prima cosa è necessario essere prudenti sull’esito di questo esperimento: molti fisici, compresi i ricercatori del Gran Sasso, ritengono possibile l’intervento di un errore di tipo sistematico ed invocano la necessità di ripetere l’esperimento in altri laboratori attrezzati per l’osservazione dei neutrini. Ma se altri esperimenti confermassero la velocità superluminale dei neutrini, quale sarebbe l’impatto sulla fisica che si poggia sulla TRS come una casa sulle sue fondamenta? Quali tra le conoscenze che abbiamo dell’Universo sarebbero messe in discussione?

Per rispondere a queste domande, cominciamo col separare il contenuto scientifico della TRS dalle sue interpretazioni filosofiche. Ricordo che ogni teoria fisica comprende:
a) un nucleo scientifico, che è l’insieme delle sue equazioni matematiche, dei suoi protocolli operativi e delle sue predizioni empiricamente controllabili
b) un accompagnamento di interpretazioni filosofiche, equivalenti dal punto di vista operativo.

Nelle loro ricerche i fisici usano il contenuto scientifico delle teorie, mentre tutte le concezioni filosofiche, e anche l’assenza di concezioni, sono opzioni scientificamente indifferenti. Per esempio, usano le equazioni della meccanica quantistica ed i suoi protocolli sperimentali per predire/controllare i livelli energetici d’un isotopo, senza necessariamente sposare l’interpretazione di Copenaghen, o rinunciare al realismo, o credere nell’indeterminismo, ecc. Occorre sempre separare il nucleo scientifico di una teoria dalle sue estrapolazioni interpretative.
Il nucleo scientifico della TRS è costituito dalle equazioni di Lorentz, dai metri ed orologi usati per le misure spaziali e temporali e dalle regole per standardizzare e sincronizzare gli strumenti da parte dei diversi osservatori inerziali. La filosofia non distingue le operazioni dei ricercatori, ma può separarne il giudizio su “ciò che accade in realtà”, soprattutto riguardo agli aspetti più paradossali della TRS. Filosoficamente, ci potremmo chiedere: come mai osservatori diversi misurano lunghezze e tempi diversi? Cosa accade allo spazio e al tempo (o a metri ed orologi)? Cosa cosa sono lo spazio e il tempo? Esiste un sistema di riferimento assoluto o lo stesso concetto non ha senso?

Ebbene, fin dall’origine, si sono confrontate due visioni filosofiche opposte nella TRS:
1. L’interpretazione di Einstein-Minkowski, che nega l’esistenza di oggetti fisici 3-dimensionali perduranti nel tempo a favore di oggetti 4-dimensionali esistenti senza una distensione temporale pura separata da quella spaziale. Questa concezione è dichiaratamente positivistica: tutto ciò che non è misurabile non deve trovar posto in fisica nemmeno a livello ipotetico ed è privo di senso: a cominciare dai concetti di spazio e tempo assoluti (anzi, di spazio e tempo tout court), giudicati idee metafisiche ed antiscientifiche. Questa concezione è un portato del clima neopositivistico dell’epoca in cui la TRS fu sviluppata, veicolato dal Circolo di Vienna, che sul giovane Einstein ebbe grande influenza soprattutto attraverso la filosofia di E. Mach.
2. L’interpretazione di Lorentz, che, come Galileo e Newton, crede nell’esistenza di oggetti 3-dimensionali perduranti nel tempo e d’un sistema di riferimento assoluto (“etere”), ancorché non osservabile. I fenomeni contro-intuitivi della TRS, come la contrazione spaziale e la dilatazione temporale, sono per Lorentz “effetti locali” del moto degli osservatori rispetto all’etere: l’etere è fisicamente attivo ed ogni movimento rispetto ad esso produce la contrazione delle lunghezze e la dilatazione dei tempi previste dalle equazioni della TRS. La velocità della luce risulta costante in tutti i sistemi inerziali perché l’uno e l’altro effetto si combinano a farla apparire tale.

Dal punto di vista epistemologico, i cultori della metafisica apprezzano le differenze ontologiche esistenti tra le due interpretazioni; i positivisti si limitano ad una scrollatina di spalle. Dal punto di vista scientifico, anche se è nettamente prevalsa la prima, le due interpretazioni sono (state fino a ieri) empiricamente equivalenti, perché è (o era) impossibile immaginare un esperimento che le distinguesse. Ma è proprio così? E’ possibile che anche la TRS, come la fisica newtoniana, postuli un riferimento assoluto? L’interpretazione positivistica può avere indotto assiomi aggiuntivi sul nucleo scientifico della TRS con conseguenze incompatibili con l’esperienza? A garanzia della possibilità della ricerca scientifica, oltre al principio di oggettività garantito in fisica classica dalla relatività galileiana e nella moderna dalla TRS, c’è il principio di causalità, secondo il quale la freccia del tempo ha lo stesso verso per tutti gli osservatori: se l’esplosione A di una supernova causa la ricezione B di neutrini da parte di un osservatore terrestre, questi registra nel suo orologio la causa A prima dell’effetto B. Ma ciò deve valere anche per un osservatore in un’astronave: gli orologi di osservatori diversi misureranno, al più, tempi diversi per A e per B, ma nessuno riceverà i neutrini prima dell’esplosione della supernova! Nessuno scienziato può rinunciare al principio di causalità, pena la distruzione di tutte le scienze naturali.

Nella concezione di Lorentz la causalità è garantita, come nella fisica classica, dall’esistenza del sistema privilegiato dell’etere. In questo sistema, ci sono un passato, un presente ed un futuro assoluti; e non ci sono a priori coppie di eventi, per quanto distanti nello spazio e vicini nel tempo, in cui il successivo non possa essere effetto del precedente, perché non esiste a priori nelle equazioni della TRS alcun limite alla velocità di trasmissione di forze e segnali. Solo l’esperimento potrà dettare eventuali limiti fisici alla velocità delle particelle che veicolano le forze della Natura.
Nella concezione di Einstein-Minkowski, invece, dove non esiste un sistema privilegiato; dove gli stessi concetti di tempo e spazio sono vuoti al di fuori delle diverse misure di ogni osservatore, per salvare la causalità Einstein dovette aggiungere al nucleo scientifico della TRS un nuovo postulato, quello che la velocità della luce è la massima esistente in Natura.

Il nucleo della TRS non stabilisce, come si è detto, limiti alla velocità delle particelle, ma vieta solo la possibilità di accelerare una particella da una velocità subluminale ad una superluminale, in quanto ciò richiederebbe un’energia infinita. Con ciò esso non esclude particelle che viaggino sempre a velocità superluminali (i “tachioni”, mai osservati prima del Gran Sasso). L’esistenza dei tachioni sarebbe dunque una falsificazione empirica non del nucleo scientifico della TRS, ma della concezione positivistica di Einstein-Minkowski. Perciò, qualora l’esperimento del Gran Sasso sia confermato, se si vorranno salvare i principi di oggettività e di causalità della scienza, si dovrà anche nella TRS, come fece Newton per la relatività galileiana, postulare l’esistenza di un sistema di riferimento spaziale e temporale assoluto, ancorché non osservabile.

Per la verità, fin dal 1913, il risultato di un esperimento d’interferenza ottica collide con la TRS a meno di non postulare l’esistenza di un sistema di riferimento assoluto: l’effetto Sagnac. Ogni tentativo di far rientrare questa evidenza nell’interpretazione standard della TRS è fallito. Occorre anche rilevare che, a partire dalla teoria della relatività generale (1915), lo stesso Einstein si distaccò da Mach per avvicinarsi progressivamente ad una concezione realistica dello spazio. Al contrario di una mera speculazione, lo spazio vuoto si presenta nella relatività generale pregno di energia e di altre proprietà fisiche. Sembrano quasi un’autocritica le parole di Einstein rivolte direttamente a Lorentz nel 1919: «Sarebbe stato più corretto se nelle mie prime pubblicazioni mi fossi limitato a sottolineare l’impossibilità di misurare la velocità dell’etere, invece di sostenere soprattutto la sua non esistenza. Ora comprendo che con la parola etere non si intende nient’altro che la necessità di rappresentare lo spazio come portatore di proprietà fisiche» (cit. in L. Kostro, “Einstein e l’etere”, Andromeda, Bologna 1987). E nel 1920: «Anche se nel 1905 pensavo che in fisica non si potesse assolutamente parlare di etere, questo giudizio era troppo radicale, come possiamo vedere con le prossime considerazioni della relatività generale. È quindi permesso assumere un mezzo colmante nello spazio se ci si riferisce al campo elettromagnetico e quindi anche alla materia» (A. Einstein, “Grundgedanken und Methoden der Relativitätstheorie in ihrer Entwicklung dargestellt”, 1920). E ancora: «D’altra parte a favore dell’ipotesi dell’etere gioca un argomento molto importante. Negare l’etere significa, in ultima istanza, supporre che lo spazio vuoto non possieda alcuna proprietà fisica, il che è in disaccordo con le esperienze fondamentali della meccanica» (cit. in A. Einstein, “Opere scelte”, a cura di E. Bellone, Bollati Boringhieri, Torino 1988)

Esattamente come per Galileo e Newton, Einstein si rese conto infine che l’etere, inteso come sistema di riferimento assoluto, era necessario per spiegare l’origine delle forze inerziali nei sistemi accelerati.
E qualche anno dopo, quando anche la meccanica quantistica con lo stato fisico del “vuoto” concordò nell’assegnare proprietà fisiche allo spazio, ora divenuto a pieno titolo un oggetto fisico e non un mero concetto metafisico, P. Dirac poteva dire: «La conoscenza della fisica si è sviluppata molto dal 1905, soprattutto con l’arrivo della meccanica quantistica e la situazione (circa la plausibilità scientifica dell’etere) è di nuovo cambiata. […] Possiamo vedere ora che si può benissimo avere un etere soggetto alla meccanica quantistica e conforme alla relatività» (P. Dirac, “Is there an ether?”, Nature, vol. 168 – 1951). Infine, c’è un altro argomento recente, di pura meccanica quantistica, che spinge a favore della visione realistica dello spazio: il teorema di Bell. Nell’interpretazione di Lorentz esiste la nozione di contemporaneità assoluta perché, ancora una volta, c’è il sistema dell’etere a stabilire se a due eventi qualunque corrispondono gli stessi tempi assoluti. L’assenza poi, in questa concezione, di un limite superiore per la velocità dei segnali, permette in linea teorica di immaginare tachioni con velocità infinita da usare per stabilire le linee di simultaneità assoluta tra gli eventi dello spazio e del tempo. Nell’interpretazione di Einstein-Minkowski, invece, la contemporaneità è solo relativa ai sistemi di riferimento, come sappiamo, e nemmeno per tutti ha un senso (tecnicamente, per due eventi “spazialmente separati” si può dare solo una definizione convenzionale di contemporaneità, senza alcun significato fisico. In questa negazione d’un tempo reale, l’influenza positivistica di Mach sul primo Einstein celebra il suo acme). Alcuni recenti esperimenti, però, riguardanti le predizioni del teorema di Bell, sembrano implicare l’esistenza di relazioni di simultaneità assoluta nell’Universo.

È inspiegabile che tutti i testi scolastici di relatività speciale assumano acriticamente come scontata la visione giovanile di Einstein, senza alcun accenno alle revisioni dell’età adulta, impostegli dalla relatività generale e dalla meccanica quantistica. È una scelta ideologica e non scientifica che si dia per accantonato definitivamente dalla fisica il problema di uno spazio e di un tempo reali privilegiati. Se all’effetto Sagnac si accompagnerà la conferma degli esperimenti riguardanti il teorema di Bell e l’ultravelocità dei neutrini, si dovrà finalmente abbracciare anche in TRS una visione realistica dello spazio e del tempo. Non crollerà certo la fisica, né saranno messe in discussione tutte le conoscenze che abbiamo dell’Universo; però andrà fatta una cernita tra ciò che si poggia solo sul nucleo scientifico della TRS, e quello che si poggia anche sui preconcetti d’insussistenza di uno spazio e di un tempo assoluti.

Giorgio Masiero

56 commenti a I neutrini del Gran Sasso: una nuova crisi del positivismo?

  • Leonardo Paolo Minniti ha detto:

    Il punto di vista di Giorgio è molto affascinante, non ci avevo affatto pensato. Complimenti!

  • Maffo ha detto:

    sinceramente non ho capito perché quella dei libri scolastici sia “una scelta ideologica e non scientifica”? E’ davvero tutto sostenuto da un intento relativista?

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Tra una dozzina di testi ne prendo uno a caso, Relativity on curved manifolds di F. de Felice e C.J.S. Clarke (Cambridge Monographs, 1990), pp. 4-6: “The concept which enabled Newton to give the definitive form to those laws was his idea of absolute space, thought of as a direct manifestation of God. […] A time-ordering is a basic part of the assumed structure of Newtonian space-time. […] Consistency in this order requires that simultaneity in an equivalence relation. […] In special relativity this concept of simultaneity is abandoned. Each observer has his own idea of simultaneity. […] In Galilean dynamics there is absolute time […], whereas in special relativity there is neither (absolute space nor time). Quindi, secondo gli autori, spazio e tempo assoluti e simultaneità assoluta sono concetti della vecchia fisica che non appartengono alla relatività speciale. Ma questo non è vero! Essi sono perfettamente compatibili con la relatività speciale, se si assume l’interpretazione filosofica di Lorentz, piuttosto che quella relativistica del primo Einstein.
      Io non posso giudicare le intenzioni degli autori per accusarli di un “intento relativista”. Ma registro che nella descrizione della relatività speciale essi ne hanno confuso il nucleo scientifico con la loro interpretazione positivistica.

      • Maffo ha detto:

        Grazia per la risposta….ma cosa ci guadagnerebbero secondo te ad agire così? Te lo chiedo perché vorrei capire veramente…

        • Giorgio Masiero ha detto:

          Non credo ad un “guadagno dell’agire”, ma piuttosto ad una pigrizia e ad un conformismo del pensare. Quest’epoca di relativismo paga duramente la scissione tra scienze umane e naturali. Chi fa il filosofo non conosce la scienza e ne patisce un complesso d’inferiorità, e chi fa lo scienziato oltrepassa spesso i suoi limiti sfociando in una filosofia ingenua.

          • Michele Forastiere ha detto:

            Caro Giorgio, complimenti per l’interessante articolo. La pigrizia e il conformismo di cui parli sono un fenomeno ben presente nel mondo accademico. Il filosofo della scienza Michal Heller (http://en.wikipedia.org/wiki/Micha%C5%82_Heller) definisce tale cappa d’inerzia, nel libro “Nuova fisica e nuova teologia”, “invisible college”, intendendo con questo termine “l’insieme delle abitudini mentali elaborate dalla lunga tradizione, l’equilibrio fra le diverse scuole, i paradigmi pietrificati nei metodi e negli strumenti della trasmissione della scienza, i codici non scritti del comportamento e dei modi di accumulare le informazioni”.
            Cordiali saluti

            • Giorgio Masiero ha detto:

              Grazie della segnalazione, Michele. Non conoscevo Heller. Molto, molto interessante.

  • Paolo Viti ha detto:

    Grazie Giorgio, molto interessante!

  • Raffa ha detto:

    L’articolo è bello, ne ho dato una lettura veloce…sono ancora con i miei parenti e forse stasera riuscirò a leggerlo integralmente…ne approfitto per augurare buon Ognissanti a tutti e alle vostre famiglie!

  • Giorgio P. ha detto:

    Da studente di fisica dico: bell’articolo Giorgio!!!
    Auguro anche io buona festa di Ognissanti a tutti.

  • Antonio72 ha detto:

    E’ molto interessante il suo articolo, professore…tanto interessante che ne sono uscito con la testa molto confusa.
    Vorrei farle in particolare una domanda sul teorema di Bell, ma prima mi è venuta in mente un’altra cosa. Ho visto di recente un video di Hawking in cui si parla di spazio-tempo. Secondo Hawking, a livello quantistico esisterebbero dei cunicoli spazio-temporali, che Hawking definisce come delle imperfezioni della quarta dimensione, o forse degli strappi, ora non ricordo. Anche Greene teorizza questi cunicoli spazio-temporali. E’ ovvio che senza la quarta dimensione non ha più senso parlare di entità fisiche del genere, o forse sì? Ma questi cunicoli sono solo oggetto di una speculazione filosofica oppure hanno un fondamento scientifico in fisica quantistica? E se il tempo non è più una dimensione, cosa sarebbe in realtà?
    Per quanto riguarda il teorema di Bell.
    A quanto ne so, Bell aveva dedotto la diseguaglianza da due presupposti: esiste una realtà indipendente dall’osservatore, ed è mantenuta la località, oltre che ovviamente non esiste alcuna interazione più veloce della luce.
    Dopo i risultati di Aspect, pare che Bell fosse disposto a rinunciare alla località, dicendo a sostegno di questa sua scelta: “Uno vuole poter avere una visione realistica del mondo, poter parlare del mondo come se fosse veramente lì, anche quando non viene osservato”.
    Insomma, secondo il suo parere, se vogliamo ammettere una realtà indipendente dall’osservatore, dobbiamo veramente rinunciare alla località, oppure con l’etere e la violazione della velocità della luce come limite invalicabile, possiamo ammettere anche una realtà locale?
    Un’ultima cosa. L’etere avrebbe qualcosa a che fare con il famoso campo di Higgs, che dovrebbe conferire massa alla materia?
    Scusi se sono un po’ uscito dai binari, introducendo la fisica quantistica.

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Per quanto riguarda l’esistenza, prevista dalla teoria delle stringhe, di ulteriori dimensioni spaziali compresse, rispetto alle tre osservate, Le rispondo con le parole di Green dette ad un congresso di fisici il marzo scorso: “Non chiedetemi se ci credo. La mia risposta sarebbe quella di 10 anni fa: no. E questo perché io credo solo a teorie che possono fare predizioni controllabili”.
      Per quanto riguarda il teorema di Bell, fu lo stesso Bell sulla base delle evidenze sperimentali, che sembrano indicare un’oggettiva realtà delle relazioni di simultaneità assoluta nell’Universo, a richiamare l’esigenza di ritornare in relatività all’interpretazione di Lorentz.
      Alla terza domanda Le rispondo no. Alla parola “etere” possiamo solo assegnare, scientificamente, il significato di sistema di riferimento assoluto spazio-temporale. Naturalmente, date le proprietà dinamiche (d’interazione con la materia-energia) che la relatività generale assegna allo spazio-tempo, questo sistema assoluto non si riduce ad una mera struttura matematica, ma è anche l’arena osservabile di tutti i fenomeni fisici.

      • Antonio72 ha detto:

        Grazie per la risposta professore, e scusi se ho fatto un po’ di confusione.
        A quanto ho capito si salva tutto: realtà, località e simultaneità assoluta. Per certi versi si ritorna al buon senso.

  • Pino ha detto:

    Professore, intuisco che l’argomento sia interessante e nonostante sia completamente ignorante in fisica ho letto il suo articolo fino alla fine. Potrebbe però, per gli ignoranti come me, sintetizzare in modo più semplice la differenza fra l’interpretazione di Einstein-Minkowski e quella di Lorentz?

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Forse, per evidenziare meglio la differenza tra le diverse concezioni filosofiche dello spazio e del tempo, conviene fare un confronto a tre, prendendo in considerazione anche quella classica.
      In quest’ultima tutti i fenomeni fisici accadono in un tempo ad una dimensione e in uno spazio a tre dimensioni. Il tempo è una realtà fisica osservabile, perché misurabile con un orologio, e assoluta perché le misure sono uguali per ogni osservatore. Lo spazio invece non è osservabile perché, come ha messo in chiaro per primo Galileo, non si può sulla base di alcuna osservazione distinguere un oggetto in quiete da uno in moto rettilineo uniforme. In questi casi, si può parlare soltanto di moto relativo di un oggetto rispetto ad un altro. Galileo e Newton attribuivano comunque realtà ad uno spazio assoluto: anche se questo è un sistema di riferimento ignoto, che veniva per semplicità attribuito in prima approssimazione alla Terra, poi con migliore approssimazione al Sole, e infine con un’approssimazione ancora migliore a “stelle fisse” imprecisate, tuttavia lo spazio assoluto non era per la sua elusività considerato un mero concetto filosofico, né tantomeno un nonsenso com’è nella concezione del positivismo: lo spazio assoluto, infatti, costituiva per loro la base scientifica necessaria a distinguere gli oggetti che sono in moto rettilineo uniforme da quelli che non lo sono (sistemi “accelerati” ).
      Nella concezione di Lorentz spazio e tempo restano ancora realtà fisiche reali e distinte, però ora risulta che osservatori inerziali diversi assegnano tempi di occorrenza e durate (ed anche lunghezze spaziali) diversi agli stessi fenomeni. Si può dire allora che non esistono uno spazio ed un tempo assoluti? Sì e no, direbbe Lorentz. Certamente sì, se ci si riferisce alla relatività delle misure dei diversi osservatori. Certamente no se, come nella relatività galileiana, si è costretti per varie ragioni ad ammettere l’esistenza di un (ancorché inosservabile) sistema di riferimento assoluto. Rispetto a questo sistema, si possono in linea teorica definire distanze e tempi “privilegiati”, o assoluti; mentre solo le misure effettuate negli altri sistemi di riferimento risulterebbero variabili. Rispetto a questo sistema si deve anche parlare di contemporaneità assoluta.
      Nella concezione di Einstein-Minkowski, che è positivistica, ciò che non è misurabile non è reale. Così, poiché ogni osservatore misura lunghezze e tempi diversi, i concetti di spazio e tempo assoluti non hanno senso. Anzi, poiché le misure spaziali e temporali si mischiano passando da un osservatore all’altro, non esiste nemmeno uno spazio (relativo) 3-dimensionale separato da un tempo (relativo) 1-dimensionale, ma solo una struttura indifferenziata 4-dimensionale. “D’ora in avanti lo spazio singolarmente inteso, ed il tempo singolarmente inteso, sono destinati a svanire in nient’altro che ombre, e solo una connessione dei due potrà preservare una realtà indipendente” (Minkowski).

      • Pino ha detto:

        grazie, quindi da quel che posso capire la eventuale velocità dei neutrini superiore a quella della luce potrebbe rimettere in discussione il concetto di spazio assoluto negato dai positivisti? Oppure dico una fesseria.

  • Giorgio Masiero ha detto:

    Proprio così.

  • Damiano ha detto:

    Complimenti per l’articolo!
    Solo una cosa non credo di aver afferrato. Mi è sempre stato insegnato che questo sistema di riferimento assoluto, l'”etere”, si credeva essere un mezzo materiale per la propagazione delle onde elettromagnetiche. Con la relatività di Einstein viene messa completamente al bando questa idea, ritenuta addirittura ingenua. Se dovessimo riconsiderare l’interpretazione di Lorentz, in cosa dovremmo identificare l’etere? Una struttura matematica astratta in cui si muovono le onde e.m.?

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Non è importante la parola “etere” o qualsiasi altra. Ciò che è importante è l’esistenza di un sistema di riferimento assoluto spazio-temporale. Date poi le proprietà dinamiche (d’interazione con la materia-energia) che la relatività generale assegna allo spazio-tempo, questo sistema assoluto non si riduce ad una mera struttura matematica, ma diviene l’arena osservabile di tutti i fenomeni fisici, a partire dai tre campi della fisica.

  • pippo ha detto:

    ma questo cosa c’entra con la religione?

    • Giorgio Masiero ha detto:

      L’argomento più usato dal positivismo contro l’esistenza di Dio e più in generale contro tutte le idee della metafisica (anima, coscienza, ecc.) è l’inosservabilità di queste cose. Per il positivismo ciò che non cade sotto i sensi non esiste. Ma allora, lo stesso discredito un positivista dovrebbe assegnare alla fisica, se questa si dovesse poggiare su un sistema di riferimento spazio-temporale assoluto inosservabile, come hanno creduto Newton e Lorentz?
      Sono le stesse cose che in etica dice Spaemann: dove c’è solo il relativismo delle opinioni e non c’è un riferimento Assoluto, non c’è verità in campo morale.
      Questo potrebbe valere anche nelle scienze naturali: se vale la concezione relativistica in fisica e non c’è un riferimento assoluto dello spazio e del tempo, salta oggettività e causalità… e ci ritroviamo senza verità scientifiche!

      • Antonio72 ha detto:

        Scusi professore, abbia pazienza, ne approfitto per togliermi un’altra curiosità. Quando afferma che il sistema assoluto non è una mera struttura matematica, mi viene in mente l’onda di probabilità dell’interpretazione di Copenaghen, di cui Anton Zeilinger trae la conclusione che realtà e informazione sono la stessa cosa.
        Non mi ha mai convinto questa interpretazione, perchè nella mia mente (forse ingenua) non riesco a capire come possa una particella, nell’esperimento della doppia fenditura, a sapere preventivamente quante fenditure siano aperte, e comportarsi di conseguenza (come onda o come particella).
        Insomma, secondo Lei se ho capito bene, l’interpretazione di Copenaghen è da rigettare. Ma allora aveva ragione Bohm quando sosteneva l’esistenza di un potenziale quantistico o campo guida che dirigerebbe la particella nella sua traiettoria?
        Un’ultima cosa. L’etere non misurabile oggettivamente mi fa venire in mente una teoria avanzata da Benjamin Libet, un neurofisiologo, nel suo libro “Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza.” Secondo Libet l’esperienza soggettiva cosciente sarebbe causata da un grandezza non misurabile oggettivamente, ma esperibile solo da soggetto, che definisce “Campo mentale cosciente”. Questo campo si trasmetterebbe al di fuori dei messaggi neurali del cervello. Libet propone addirittura un esperimento per dedurre l’esistenza del CMC: isolare una parte del cervello che poi venga stimolata elettricamente. L’emergere dell’esperienza soggettiva (testimoniata dal paziente) validerebbe la teoria. E’ possibile proporre un esperimento del genere per dedurre l’esistenza dell’etere?

        • Giorgio Masiero ha detto:

          Non ho detto che l’interpretazione di Copenaghen è da rigettare, ma che è una concezione filosofica distinta dal nucleo scientifico della meccanica quantistica. In quanto tale, la sua condivisione o meno è indifferente nel comportamento operativo dei fisici.
          Quanto alla neurofisiologia il mio giudizio è netto: una cosa sono i segnali elettrici che essa può misurare nel cervello, per esempio quando io provo una certa emozione, tutt’altra cosa fuori dell’ambito scientifico è l’emozione che la mia anima prova! Per la descrizione di quest’ultima c’è solo la filosofia. Così, con riguardo a come la coscienza vive il tempo, non trovo di meglio che il sommo Tommaso d’Aquino.
          Tommaso distingue 3 tipi di durata temporale. Il primo, il tempus, è il tempo misurato dal cambiamento delle relazioni (per esempio, le posizioni) tra i corpi reali sulla Terra. Il tempus controlla anche il cambiamento nelle menti corporee. Oggi, in teoria della relatività, il tempus si chiama “tempo proprio” ed è proporzionale al cambiamento fisico sia nella mente umana che negli orologi atomici.
          Negli esseri senzienti incorporei come gli angeli, però, la durata non è controllata dalla materia, ma si misura piuttosto in base al cambiamento degli stati mentali: questo secondo tipo di durata è chiamata da Tommaso aevum. Oggi, in fisica, questo si chiama “tempo soggettivo” ed è proporzionale alla velocità del pensiero: esso è l’intervallo di tempo necessario ad un essere intelligente per elaborare un bit d’informazione (per pensare un pensiero) ed è la più importante misura del tempo dal punto di vista della vita. Una persona che abbia pensato o sperimentato (non fa differenza), dieci volte più della media, in un senso fondamentale ha vissuto dieci volte più della media, anche se quella persona caratterizzata da un’alta velocità di pensiero ha un’età inferiore alla media.
          Per Tommaso, il terzo tipo di durata è l’aeternitas: la durata nell’esperienza di Dio. Essa è l’esperienza di tutti gli eventi passati, presenti e futuri di tempus e di aevum dell’Universo, tutti in una volta; è il possesso completo e perfetto di una vita illimitata in un solo istante.

          • Antonio72 ha detto:

            Grazie per la bella risposta, non credo di meritare tanto.
            Anche Sant’Agostino mi pare che abbia scritto qualcosa di molto bello e giusto sul tempo.
            Per quanto riguarda Libet, sono certo che sia cattolico, perchè la sua teoria sulla coscienza si oppone di netto ai materialisti riduzionisti come il filosofo Dennett e affini.
            Per quanto riguarda la fisica quantistica, devo ammettere che mi affascina molto di più il lato filosofico che quello scientifico. D’altronde i più grandi fisici contemporanei bisticciavano solo da quel punto di vista, essendo la teoria scientifica solida e quasi inoppugnabile.
            Forse sarò un ingenuo, ma sono certo che nei prossimi anni avremo delle sorprese da parte della scienza, gradite perchè credo che scalzeranno del tutto questa idiota visione razionale-materialista della realtà.
            L’epigenetica in biologia, le scoperte neuroscientifiche sull’empatia e sull’intelligenza emotiva, la cosmologia, ovviamente la fisica se sarà confermato l’esperimento del neutrino, sono solo le prime avvisaglie.
            Mi ha molto affascinato anche il recente articolo scientifico del professore Paolo Di Lazzaro sull’immagine della Sindone.
            Non che ne abbia necessità personalmente, tuttavia è una mia convinzione.

      • pippo ha detto:

        ma tutto questo come dimostra l’esistenza di dio?

        • pippo ha detto:

          in particolare del dio cattolico?

        • Ercole ha detto:

          Pippo, rimani nella realtà ti prego. Se un credente parla di formaggi e vini non vuole dimostrare l’esistenza di Dio, ma parlare di alimentazione. Se un credente parla di fisica, non vuole dimostrare Dio, ma intende parlare di scienza. Se un credente parla di crisi del positivismo, non vuole dimostrare l’esistenza di Dio, ma criticare una certa visione della vita. In particolare la tua visione, caro pippo.
          Allora la risposta dovrebbe entrare nel merito dell’argomentazione avanzata e non lasciare commenti con domande sciocchine, che non fanno altro che avvalorare la crisi della tua visione della vita.

          • pippo ha detto:

            se un credente scrive sul sito uccr che serve per prendere in giro l’uaar che è atea si presume che scriva di religione non di scienza… altrimenti scriveva su una rivista scientifica…

            • Piero ha detto:

              se un credente scrive sul sito uccr che serve per prendere in giro l’uaar che è atea si presume che scriva di religione non di scienza… altrimenti scriveva su una rivista scientifica…

              Questa e’ da incorniciare!

              • pippo ha detto:

                perchè?

                • Piero ha detto:

                  Perche’ non hai capito niente dell’uccr.
                  Solo la denominazione prende in giro l’uaar.
                  I contenuti (molto piu’ seri rispetto all’uaar) spaziano tra molti argomenti.
                  Chi l’ha detto che debbano SOLTANTO scrivere di religione?
                  E non e’ detto che QUALUNQUE argomento debbe rispondere alla domanda “Esiste Dio?”.
                  E perche’ dovrebbe essere proibito scrivere qui di scienza?
                  La Scienza e’ da descrizione del Creato. Cosa ci trovi di strano?

                  • pippo ha detto:

                    certo certo
                    non c’è notizia scientifica, politica o sociale in questo sito che non penda verso la visione cattolica.
                    qui non parlate di scienza, politica o sociologia a meno che non riporti dati a voi favorevoli; e questo è un fatto evidente
                    credete davvero che la gente non se ne accorga???

                    • Nofex ha detto:

                      Ma la “gente” saresti tu? E’ messa male allora l’Italia 😀

                      Leggi la presentazione del sito innanzitutto…guarda che la gente se n’è accorta che stai commentando senza sapere in quale luogo sei.

            • Carlo ha detto:

              @Pippo: solitamente decidi tu nel web cosa devono scrivere i siti internet? Allora sei un pezzo grosso, eh?

  • Lucio ha detto:

    Un articolo molto interessante! grazie Prof. Masiero!

  • rolling stone ha detto:

    @ Giorgio Masiero
    avrei molte cose da obiettare. Mi limito ad una sola, che riguarda direttamente l’oggetto di questo post: i neutrini.
    Lei dice che “la teoria della relatività speciale TRS non stabilisce limiti alla velocità delle particelle”.
    In realtà la TRS stabilisce un limite superiore (la velocità della luce) alla velocità delle particelle dotate di massa e di energia reale e un limite inferiore ai cosiddetti tachioni, le fantomatiche particelle (che per il momento nessuno ha visto e verosimilmente vedrà mai ) “dotate” di massa immaginaria ed energia reale, o viceversa, dotate di massa reale ed energia immaginaria
    A quanto mi risulta i neutrini hanno massa ed energia reale, quindi la loro velocità non può raggiungere e tantomeno superare quella della luce.

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Lascio la parola a Lorentz: “Per quanto mi riguarda, io trovo più soddisfacente l’interpretazione antica, che assegna all’etere una qualche sostanzialità, che mantiene separati nettamente lo spazio ed il tempo e dove si può parlare di simultaneità tout court. Con riguardo a quest’ultimo aspetto, potremmo immaginarci velocità arbitrariamente grandi, così da arrivare al concetto di simultaneità assoluta. Infine, vorrei far notare che la pretesa che non si potranno mai osservare velocità superiori a quella della luce contiene un’ipotetica restrizione ai fenomeni che ci sono accessibili, restrizione che non può essere accettata senza qualche riserva” (H. A. Lorentz, A. Einstein, H. Minkowski, “Das Relativitätsprinzip, Fortschritte der mathematischen Wissenschaften 2, mit Anmerkungen von A. Sommerfeld und Vorwort von O. Blumenthal” Leipzig: B. G. Teubner, 1920, p. 23.)
      E’ Lorentz stesso, quindi, l’autore delle equazioni della TRS, a dirci (ancora 15 anni dopo la nascita ufficiale della TRS) che la TRS non stabilisce alcun limite superiore alla velocità.
      Lorentz aveva ricavato le sue equazioni nel 1895 per salvare la covarianza delle equazioni di Maxwell. Nel 1905 Einstein ricaverà le stesse equazioni sulla base di due soli assiomi di simmetria: relatività dei sistemi inerziali e COSTANZA della velocità della luce. Qui finisce il nucleo scientifico della TRS.
      Da dove emerge il bisogno (per il giovane Einstein che “allora” negava il sistema assoluto dell’etere) di aggiungere alla costanza il postulato che la velocità della luce sia anche la massima in Natura?
      Se indichiamo con u la velocità con cui, nel sistema di riferimento O, la causa A produce l’effetto B (tecnicamente: u è la velocità del segnale dall’evento A all’evento B) e con v la velocità del sistema di riferimento O’ rispetto ad O, allora dalle equazioni della TRS si ricava:
      t'(B)-t'(A)=(t(B)-t(A))(1-uv/c^2)
      Da questa equazione si vede che, per evitare l’inversione dell’ordine temporale da un sistema all’altro, dev’essere uv < c^2, da cui u < c: per salvare la causalità in uno spazio-tempo senza sistemi privilegiati Einstein dovette aggiungere al nucleo scientifico della TRS un nuovo postulato, quello che la velocità della luce è la massima esistente in Natura.
      Non saremo né Lei né io a vietare che i neutrini possano superare la velocità della luce. Lo deciderà l'esperimento.

      • rolling stone ha detto:

        1. Dal passo che lei cita risulta che Lorentz non dice: «la TRS non stabilisce alcun limite superiore alla velocità», bensì che Lorentz trova «più soddisfacente l’interpretazione antica». Questione di gusti.

        2. Che la velocità della luce sia la massima in natura non è un postulato aggiunto da Einstein. Che le particelle reali (dotate di massa ed energia reale) non possano raggiungere la velocità della luce è un corollario della teoria TRS (in particolare, deriva direttamente dalla celebre equazione che lega massa ed energia)

        3. La equazione che Lei riporta non può che essere sbagliata (a parte il segno di parentesi chiusa al posto – suppongo – del segno di divisione). L’intervallo di tempo tra i due eventi misurato dall’osservatore in movimento è sempre maggiore rispetto a quello misurato dall’osservatore fermo. Dalla sua formula invece risulta che potrebbe essere addirittura minore, nel caso u e v avessero semplicemente segno opposto (ossia nel caso che l’osservatore si spostasse nella medesima o nella opposta direzione di u).

        4.Certo. Non saremo né Lei né io a vietare che i neutrini possano superare la velocità della luce. Lo deciderà l’esperimento. Ma nel frattempo secondo una teoria consolidata da 100 anni di verifiche sperimentali dice che i neutrini e tutte le particelle reali (dotate di massa ed energia reali) non possono superarla.

        • Giorgio Masiero ha detto:

          Le risponderò pubblicamente per l’ultima volta. Le proporrei, se è interessato a continuare la discussione, di farlo via mail. Un mio indirizzo è gmasiero@infinito.it
          1. Lei ha letto alquanto distrattamente le parole di Lorentz. Nel passo citato l’ultima frase era: “Infine, vorrei far notare che la pretesa che non si potranno mai osservare velocità superiori a quella della luce contiene un’ipotetica restrizione ai fenomeni che ci sono accessibili, restrizione che non può essere accettata senza qualche riserva”. Roma locuta.
          2. La velocità della luce come limite non appare tra gli assiomi della TRS, né tra i suoi teoremi. E tutte le formule della TRS, compresa E = mc^2 e le analoghe per i momenti, restano perfettamente valide per i presunti tachioni, invertendo i segni nel radicando del fattore gamma. Il testo universitario più diffuso in Italia di TRS (Vincenzo Barone, Relatività – Principi ed applicazioni, Bollati Boringhieri, Torino) dice a p. 45: “Concludiamo quindi che, affinché la causalità non sia violata, la velocità di un segnale o di una particella deve essere sempre minore o uguale a c. […] In linea di principio, la relatività non proibisce l’esistenza di particelle con velocità superluminali (i cosiddetti tachioni). Queste particelle, se esistessero, non potrebbero essere decelerate fino ad una velocità uguale o inferiore a c. In questo caso, c è una velocità limite che non può essere oltrepassata dall’alto”. Nel testo Lei potrà anche studiarsi la TRS dei tachioni, alle pagine 151-152. In letteratura, il postulato aggiuntivo sulla velocità della luce come limite si chiama “Einstein causality principle”.
          3. La formula è esatta ed è ben nota a tutti gli studenti di relatività (con il fattore positivo gamma che non ho riportato perché ininfluente ai fini di derivazione della diseguaglianza causale uv < c^2). Qui, caro amico, non siamo in presenza di 2 sistemi, ma di 3: O, O’ ed il segnale da A a B. Sia O che O’ sono in moto rispetto al segnale, che ha velocità u rispetto ad O ed u’ rispetto ad O’. Quindi gli intervalli di tempo misurati rispettivamente da O e da O’ per l’arrivo del segnale da A a B dipenderanno giustamente dal segno relativo di u e v, e se u è opposto a v (ovvero O’ va incontro al segnale), giustamente O’ misurerà un tempo maggiore di O, in quanto la sua velocità relativa è maggiore!
          4. Sono d’accordo con Lei sui successi della TRS, alla quale nessuno più di me è affezionato. Può esserci stato un errore sistematico sperimentale al Gran Sasso, come ho scritto nel mio intervento. Ma se l’ultravelocità dei neutrini (a massa ed energia positiva) fosse confermata? Beh, per Lei mi par di capire sarebbe la fine della TRS e di quasi tutta la fisica moderna. Per me, invece, sarebbe soprattutto un’altra crisi filosofica del positivismo e del relativismo.

          • rolling stone ha detto:

            @ Masiero
            una ultimissima osservazione.
            Data la relazione corretta tra tempo della causa T(A) e tempo dell’effetto T(B):
            t’(B) – t’(A)=(t(B) – t(A)) x GAMMA x (1-uv/c^2)
            (che si deduce immediatamente considerando la velocità relativa u’ del segnale rispetto a O’)
            se esistesse realmente il tachione neutrino potrebbe anche succedere che:
            t’(B) – t’(A)= t(A) – t(B)
            ossia che l’effetto B preceda la causa A e verrebbe a cadere il principio di causalità.
            In questo caso un credente come Lei, nel gioire della crisi filosofica del positivismo e del relativismo, dovrebbe anche soffrire di una crisi religiosa:
            Dove andrebbe infatti a finire il concetto della creazione divina, il concetto di Dio come causa prima dell’universo?

            • Giorgio Masiero ha detto:

              Registro con piacere i progressi da Lei fatti nella conoscenza della TRS e rispondo volentieri a questa Sua “ultimissima” questione, non mancando di aggiungere che, se avesse letto senza preconcetti il mio intervento, conoscerebbe la risposta anche a questa Sua domanda.
              Se cade la concezione di Einstein di causalità (ossia se l’esperimento dimostrerà definitivamente l’esistenza di tachioni), cadranno tutte le sue definizioni “operative” di causalità, contemporaneità, ecc. (tra cui rientra l’interpretazione della formula da Lei citata) fondate positivisticamente sull’inesistenza di un sistema assoluto; ma non cadranno certo quelle fondate sulla concezione di Lorentz! Per esempio, nelle parole di Lorentz, “potremmo definire il concetto di simultaneità assoluta, immaginandoci velocità arbitrariamente grandi” dei segnali.
              Allora, come dicevo nel mio intervento, “se si vorranno salvare i principi di oggettività e di causalità della scienza, si dovrà anche nella TRS, come fece Newton per la relatività galileiana, postulare l’esistenza di un sistema di riferimento spaziale e temporale assoluto, ancorché non osservabile”.
              In conclusione il problema da Lei sollevato non sarà mio: io disporrò (almeno teoricamente) di un sistema assoluto, nel quale tempo e spazio sono separati e nel quale esiste un ordine assoluto dei tempi che distingue le cause dagli effetti, per tutti gli eventi dell’Universo, a cominciare dal primo, quello della Creazione. E a questo sistema finiranno col ricorrere, penso, anche tutti quei relativisti che non sperino di diventare… nonni dei loro nonni, confondendo la realtà con le fiction di Hollywood, e la scienza con la poesia.

            • Michele ha detto:

              *coff**coff*
              Qualcuno dimentica che Dio è eterno? E la definizione cristiana di eternità? Suvvia, la creazione non ha nulla a che fare con il principio di causalità della fisica, essendo l’eternità un punto in cui si condensano tutte le forme del tempo da noi conoscibili, non c’è un prima o un dopo, ma solo il presente.
              Ovviamente un mondo senza tempo né spazio è inimmaginabile, in quanto noi viviamo in un mondo che si basa sul tempo e sullo spazio, per questo ci serve dire che Dio “ha creato”, quando sarebbe più corretto dire che “crea”, perché per Lui il passato non è, per lo meno finché è nella persona del Padre.

              • Giorgio Masiero ha detto:

                Caro Michele, parlando del “primo evento dell’Universo, la Creazione”, intendevo parlare come creatura, come fisico. Il Big Bang di 13,7 miliardi di anni fa non fu solo l’inizio dell’Universo, fu anche l’inizio dello spazio e del tempo: t = 0.
                Dal punto di vista teologico, per quello che le nostre parole possono tentare di dire a riguardo della vita di Dio (aeternitas), sono d’accordo con te.

                • Fabio Moraldi ha detto:

                  Caro Giorgio, vivissimi complimenti per la sua preparazione e disponibilità a rispondere a tutti!

                • Michele ha detto:

                  Certo, certo, la mia era una risposta altrettanto provocatoria alla provocazione di Rolling stones, serviva più a far notare che ad ogni modo dal punto di vista teologico non sarebbe cambiato nulla.

  • Nicola ha detto:

    Giorgio, complimenti per l’interessante articolo. Sono d’accordo che l’esperimento sui neutrini non contraddice il nucleo scientifico della TRS: è infatti possibile sviluppare una dinamica tachionica tutta descritta nel formalismo della TRS (per “tachioni” intendo particelle caratterizzati da un invariante cinematico M^2 negativo. Mentre per le particelle “normali” M^2 è positivo -e M è appunto la loro massa- e per i fotoni M^2 è nullo).

    Pero’ la violazione del principio di causalità non è così scontata. Cioè, per compromettere la causalità, occorre assumere che i segnali tachionici si propaghino come i segnali luminosi, cioè senza un sistema “privilegiato” che faccia loro da supporto (che mi pare tu identifichi con l’etere). Questa assunzione però non è scontata. D’altronde le onde e.m. (i fotoni) sono diverse da tutte le onde (le particelle) che conosciamo, e infatti è nel contesto dell’elettromagnetismo che è avvenuto il dibattito storicamente sull’etere. Ma perché dovremmo credere che per le onde tachioniche non si possa definire un riferimento privilegiato nel quale la loro propagazione risulti isotropa? Questo “etere tachionico” non avrebbe implicazioni sulla fisica dei fotoni, che resterebbe descritta proprio così come la conosciamo ora. Ovviamente possono esserci implicazioni filosofiche: come dici, potremmo pensare a una visione “realistica” di spazio-tempo. Ma questo non ci legittima a di ri-considerare espressioni come quella di Einstein: “È quindi permesso assumere un mezzo colmante nello spazio se ci si riferisce al campo elettromagnetico e quindi anche alla materia”, perché Einstein si è sempre riferito, appunto alla sola propagazione dei fotoni. Tra l’altro, Einstein aveva anche escluso l’esistenza di particelle superluminali (un annalen der physik 1907) ma questo, come sai, non significa che lo escluda la “sua” TRS.
    Insomma, un conto sono le teorie fisiche e un conto le opinioni dei fisici: non dovremmo soprenderci se i testi scientifici riportano solo le prime, sebbene le seconde abbiano un loro interesse storico/filosofico. E nemmeno dovremmo sorprenderci del fatto che i testi didattici riportino, tra tutte le teorie proposte in letteratura, solo quelle maggiormente (e soprattutto “temporaneamente”) accettate dalla comunità scientifica. Se dovessimo invocare una sorta di “par condicio” pure qui, i testi scolastici diventerebbero del tutto incomprensibile.

    Tornando ai neutrini superluminali, credo che le implicazioni maggiori di questo esperimento siano legate agli aspetti quantistici. Ad esempio come descriverli in una teoria di campo senza problemi di stabilita’ e unitarieta’. Potrebbero essere tanti i principi da dover buttare alle ortiche, a prescindere dalla causalità che, tutto sommato, sembrerebbe salvarsi senza grossi traumi.

    • Michele Santambrogio ha detto:

      Nicola, benvenuto e grazie per aver raccolto il mio invito.

      • Nicola ha detto:

        Prego Michele ma… a questo punto, mi spiegheresti come mai mi avete bannato dalla pagine UCCR e Anti-UAAR di facebook? L’avete fatto due volte. Paradossamlmente, nella pagina Anti-UAAR, proprio tu mi hai definito come “l’unico intollerante qui dentro”. E subito dopo.. bannato. Ne sai nulla?

        Scusa ma, non lo capisco davvero questo vostro atteggiamento censorio. Cosa ci guadagnate? Non vi interessa avere un po’ di discussione?
        Che senso ha una pagina in cui ve la suonate e ve la cantate da soli?
        Voglio dire, con questa vostra politica di eliminare i post che non mi piacciono, lo poi vedere anche tu, siete rimasti sempre i soliti due o tre a commentare…

        • Michele Santambrogio ha detto:

          Non so a cosa ti riferisci e non gestisco nessuna pagina Facebook (avessi il tempo!). L’unica cosa che vedo e che posso verificare è che qui stai commentando liberamente senza nessuna censura, dunque questo complottismo mi pare fuori luogo. Sono d’accordissimo con te sulla discussione…a patto ovviamente che sia di un certo livello 🙂
          Non credo comunque che il numero di commenti voglia poi dire molto…due o tre o duecento o trecento cosa cambia? A qualcuno interessa quanti commentano? E perché? Chiunque fa informazione “se la suona e se la canta” da solo, non siamo mica in uno show televisivo.

          • Nicola ha detto:

            Michele (scusa, non accuso personalmente o questo sito). Voglio dire, la pagina FB puo’ essere stimolante per le discussioni rapide, o anche per espandere questo forum… pero’, se che le voci fuori dal coro vengono sistematicamente censurate (me compreso che, lo ammetto, sono stato anche provocatorio. Ma le provocazioni in sé non sono mica un male assoluto). Il risultato è che il dibattito è inesistente. Il punto non è tre o trecento, il punto è il pluralismo. Io cmq su FB non posso più scriverci :-(.

            • Michele Santambrogio ha detto:

              Pluralismo di che scusa? Al telegiornale c’è pluralismo? Mi spiace se tu non puoi più scrivere, non so perché…forse le tue provocazioni distraevano dal contenuto dell’articolo…forse non desiderano troppi commenti su FB…che ne so io??? Qui c’è dibattito e tutto il pluralismo che vuoi 🙂

              • Nicola ha detto:

                No, il pluralismo di idee non è un principio che deve essere garantito sempre e comunque. Ma è l’elemento che permette l’esistenza discussioni,,, sempre che ci sia volontà discutere.

                • Michele Santambrogio ha detto:

                  La discussione esiste però, Nicola, se sia ha voglia di mettersi in discussione. I provocatori non vogliono mettersi in discussione, forse hai esagerato. Ipotizzo ovviamente…

    • Giorgio Masiero ha detto:

      Caro Nicola, sono perfettamente d’accordo con te. Come ho detto nelle repliche a diversi lettori, se ho parlato di “etere” non lo intendevo secondo gli schemi dell’800, ma come un sistema spazio-temporale di riferimento privilegiato che ci rivelano i tachioni (se esistono!), che però non è solo una struttura matematica, perché ospita cmq l’arena della relatività generale. E quindi ha una sua realtà fisica. E la TRS non sarà sostanzialmente toccata, proprio per l’inosservabilità del sistema.
      A me cmq, quello che interessava soprattutto rilevare, è che se l’evidenza sperimentale di neutrini superluminali sarà confermata, forse le implicazioni filosofiche saranno più importanti di quelle fisiche!

  • vincenzo russo ha detto:

    2 mail COMPLETA al CNR : come proposta di lavoro ai ricercatori.
    Teoria unificata ,sineterica e tachionica : “ Il tachione il dito di Dio “.
    Premesso che la mia teoria prevede che : non esiste un universo reale fuori dalla mente dell’osservatore, ma solo un Universo virtuale incluso in essa:

    In merito ai neutrini che viaggiano più veloci della luce.
    La mia teoria unificata dell’universo fisico e mentale: Il tachione il dito di Dio ,disponibile sulla pagina web http://www.webalice.it/iltachione , prevede quanto segue:
    La vera velocità della luce si potrebbe ”determinare” solo nel vuoto assoluto dove sarebbe addirittura infinita, così come fu per un istante nella fase inflazionaria del Big Bang .
    Quella raggiunta dai neutrini nell’esperimento del CERN è superiore solo a quella della luce attuale ,perché i neutrini interagiscono molto meno ,con l’energia diffusa nello spazio tempo luminale.
    In pratica i neutrini viaggiano come se fossero in un vuoto più rarefatto di quello intergalattico ,trovandosi in uno stato di temperatura inferiore ai tre gradi K della radiazione residuata dal Big Bang.
    Sono la cenere freddissima, delle reazioni nucleari stellari .Sono più entropici ed agiscono in modo antientropico. Ovvero perdono ulteriore massa ,(calore), per divenire tachinici.
    Sono neutri alla carica elettrica di calore ,residuata nello spazio tempo intergalattico e alla carica barionica degli elementi materiali e dell’atmosfera ,che è composta di alcuni di essi elementi.
    Viaggiano nell’energia oscura come materia oscura,(leggi energia fredda e materia fredda). Viaggiano cioè stando già fermi e presenti in ogni luogo dello spazio tempo. Ovvero sono quasi nello stato di quiete assoluta
    che precedette il Big Bang e quindi esistono maggiormente approssimati presso il centro dell’Universo .
    Ciò equivale a dire che senza muoversi sono quasi presso ogni ente particella elementare esistente ,così come se viaggiassero a velocità quasi tachionica,(istantanea).
    Essendo maggiormente prossimi a 0 gradi K sono quasi fuori dallo spazio tempo in una dimensione quasi di Planck ,ovvero maggiormente vicina ad essere a spaziale e a temporale .
    Il tempo misurato dal CERN è dunque quello necessario a rilevarli cerebralmente. Ovvero è il tempo che occorre alla mente per indicarli partiti dal Cern e giunti al gran Sasso strumentalmente. Sono tachini materiali,letti dai tachioni mentali ,come loro casi particolari. Non sono quasi più un moto fisico ma sono quasi un moto mentale puro ed istantaneo ,anche nelle misure fisiche. Convergono alla conoscenza istantanea della mente come cosa già nota nel software della memoria mentale.
    La loro informazione giunge alla mente alcuni istanti prima dell’informazione cerebrale luminosa e restano invisibili. La luce rimane però la velocità limite del visibile e non modifica la teoria della relatività.
    I neutrini sono invece la velocità maggiormente approssimata alla velocità mentale istantanea, convergendo nella memoria a riposo del software.
    I fotoni viaggiando invece nello spazio tempo visibile ,che è meno vicino a zero gradi K assoluti , interagiscono con la radiazione residua del Big Bang . Sono quindi un hardware visibile.
    Pertanto i fotoni interagendo con l’energia di fondo ,anche negli spazi intergalattici rallentano rispetto ai neutrini, non potendo divenire superluminali in un Universo già illuminato da sé medesimi.
    Per motivi identici e contrari gli elementi non possono superare la velocità della luce ,poiché diverrebbero troppo caldi, ossia tenderebbero ad avere una massa infinita, ovvero nulla.
    L’infinito in atto ed il nulla in atto sono infatti solo approssimazioni della mente, alle proprie ipotesi ipotetico deduttive. Vale a dire che sono sistemi Coerenti ma FINTI ,costruiti con numeri immaginari.
    Con ciò ci si approssima all’Essere che li pensa in se medesimo e non al nulla e all’infinito presunti erroneamente come veramente esistenti fuori dalla mente.
    I neutrini viaggiano infatti nelle condizioni di un super conduttore più freddo dell’energia di fondo .
    Infine tra il Cern ed il laboratorio del gran Sasso la luce,posta sulla stessa distanza in atmosfera ,interagirebbe anche con l’aria,ed è già noto che negli elementi chimici la luce rallenta.
    Ora necessita che ai fisici si affianchino i filosofi ,per dipanare le incongruenze semantiche tra la relatività di Einstein e la fisica quantistica.
    L’energia oscura e la materia oscura sono quindi tutta l’energia entropica di movimento già persa nello spazio tempo ,con tutta la velocità di fuga già spesa da ogni particella e fotone visibile.
    Sono l’attuale buio del cielo stellato notturno. Sono il freddo o cenere del moto già speso dal Big Bang ad oggi.
    Ovviamente sono ad un livello scalare inferiore ai tre gradi ancora posseduti dai fotoni visibili. Sono tachini fisici o cenere nucleare ,che convergono a tachioni mentali.
    L’esperimento del Cern dimostra dunque che la fisica del visibile costruita con numeri immaginari,(cardinali pitagorici) converge a numeri continui mentali,(ordinali parmenidei).
    La Mente invisibile include dunque l’Universo visibile. Non c’è Universo fuori dalla mente dell’osservatore.
    Si l’esperimento del CERN veramente rivoluziona la conoscenza ontologica dell’esistente invisibile,essendo la dimostrazione della nuova semantica dell’Universo, ma non modifica la teoria della relatività del visibile.
    “Semplicemente” la include nella teoria unificata tachionica ,come un suo caso particolare. Il mondo mentale invisibile, include il mondo cerebrale “visibile”,dell’apparenza “ fisica” virtuale.
    Per riassumere 732 Km al buio non sono equivalenti a 732 Km illuminati.
    Buona lettura da Vincenzo Russo filosofo neo eleatico pitagorico

    Come appare dallo schema i neutrini compiono un tragitto più breve di spazio freddo e contratto, la luce deve seguire invece la curvatura terrestre alla temperatura dell’atmosfera .
    In pratica raffreddandosi i neutrini accelerano perdendo massa. Si può anche dire si fermano presso ogni luogo spaziale barionico e bosonico.

    In merito all’azione a distanza tra le particelle generate in coppia,la mia teoria prevede quanto segue:
    Nella mente dell’osservatore ogni coppia di particelle generate ,consiste di una sola realtà immaginaria di spazio e luoghi di velocità istantanea, determinati dall’onda di pressione istantanea,(già completa e reciproca tra le due particelle ad ogn’istante successivo alla creazione di coppia),che corre tra le due particelle in moto,come se l’onda fosse un corpo rigido. Ovvero la MENTE segue costantemente entrambe le posizioni e ne tiene conto istantaneamente senza dover percorrere lo spazio immaginario in un tempo immaginario per riconoscerle presenti alla propria coscienza. L’osservazione cerebrale è invece fatta con i sensi e con gli strumenti e deve tener conto dell’ipotesi di spazio, di moto, di tempo e di percorrenza dello spazio da parte dell’informazione alla velocità propria,che può al massimo essere quella della luce.
    La fisica quantistica ci porta dunque all’interpretazione istantanea mentale ,(l’invisibile memoria di software) e la fisica relativistica all’interpretazione sensoriale,(il visibile hardware).
    In pratica ogni coppia di fotoni determina 300000 Km al secondo di spazio tempo comune,così come se ciascun fotone si spostasse a soli 150000 Km al secondo. L’onda di pressione si apre invece a 300000 Km al secondo di velocità complessiva. Pertanto nella Mente l’onda di pressione è istantanea ,perché è come se viaggiasse a oltre 600000 Km al secondo. L’informazione mentale è dunque tachionica mentre quella cerebrale va al massimo dalla velocità luminale fotonica, decadendo verso lo 0 assoluto, nelle dinamiche della materia in fisica ,chimica e biologia.
    Ritardare le misurazioni per ingannare le particelle non influenza dunque la conoscenza completa dell’esperimento ,perché esso è già noto per intero allo sperimentatore, che lo conosce a velocità tachionica,fin dalla sua teorizzazione.