Un approccio scientifico alla formazione dell’immagine della Sindone (I° parte)

Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione con Paolo Di Lazzaro, fisico e dirigente di ricerca presso il Centro Ricerche Enea di Frascati, vincitore del Premio della Società Italiana di Fisica nel 1990 e del premio di Eccellenza Enea nel 2008. Autore di oltre 195 articoli scientifici, è considerato tra i massimi esperti europei nel campo dei sistemi LASER di potenza elevata. Dal 2005 si è interessato agli studi scientifici sull’immagine sindonica, impegnandosi come Chairman del Workshop internazionale presso il Centro Ricerche Enea dal 4 al 6 Maggio 2010.

 

di Paolo Di Lazzaro*
fisico e dirigente di ricerca presso l’ENEA di Frascati

 

L’immagine frontale e dorsale del cadavere di un uomo flagellato e crocifisso, a malapena visibile sul lenzuolo di lino della Sindone di Torino (vedi figura 1) presenta caratteristiche fisiche e chimiche talmente particolari che rendono ad oggi impossibile ottenere una colorazione identica, come discusso nei seguenti articoli in bibliografia: Culliton, Gilbert, Jumper, Pellicori, Accetta, Morris, Heller, Schwalbe, Jumper 1984, Mc Crone, Jackson 1984, Jackson 1990, Fanti 2002, Ferrero, Fanti 2004, Fanti 2010a, Fanti 2010b, Fanti 2010c, Garlaschelli, Heimburger.

Figura 1. Fotografia della Sindone di Torino (dal sito www.sindone.org) e suo negativo bianco/nero ottenuto tramite software Jasc Paint Shop Pro7. Le dimensioni della Sindone sono di circa 441 cm in lunghezza e 113 cm in larghezza. La scoperta che l’immagine si comporta come un negativo fotografico venne fatta da S. Pia nel 1898, attirando l’interesse degli scienziati interessati a comprendere l’origine di questa singolare immagine [Falcinelli].

 

L’incapacità di replicare (e quindi falsificare) l’immagine sindonica impedisce di formulare un’ipotesi attendibile sul meccanismo di formazione dell’impronta e quindi di spiegare come si sia formata l’immagine corporea sulla Sindone. A parziale giustificazione, gli Scienziati lamentano l’impossibilità di effettuare misure dirette sul lenzuolo sindonico. Infatti, l’ultima analisi sperimentale in situ delle proprietà fisiche e chimiche dell’immagine corporea della Sindone risale al lontano 1978 quando un gruppo di 31 scienziati sotto l’egida dello Shroud of Turin Research Project (STURP) ottennero il permesso di effettuare misure dirette sul lenzuolo sindonico. Gli scienziati utilizzarono strumentazione all’avanguardia per l’epoca, messa a disposizione da diverse ditte produttrici per un valore commerciale di due milioni e mezzo di dollari, ed effettuarono numerose misure non distruttive di spettroscopia infrarossa, visibile e ultravioletta, di fluorescenza a raggi X, di termografia e pirolisi, di spettrometria di massa, di analisi micro-Raman, fotografia in trasmissione, microscopia, prelievo di fibrille e test microchimici. I risultati delle misure STURP sono stati pubblicati su diverse riviste scientifiche, vedi gli articoli di Gilbert, Pellicori, Accetta, Morris, Heller, Schwalbe, Jumper 1980, Jumper 1984.

Le analisi effettuate sul telo sindonico non trovarono quantità significative di pigmenti (coloranti, vernici) né tracce di disegni. Sulla base dei risultati delle decine di misure effettuate, i ricercatori STURP conclusero che l’immagine corporea non è dipinta, né stampata, né ottenuta tramite riscaldamento. Inoltre, la colorazione dell’immagine risiede nella parte più esterna e superficiale delle fibrille che costituiscono i fili del tessuto di lino, e misure effettuate recentemente su frammenti di telo sindonico [Fanti 2010c] dimostrano che lo spessore di colorazione è estremamente sottile, pari a circa 200 nm (1 nm = 10-9 m = un miliardesimo di metro), ovvero un quinto di millesimo di millimetro, corrispondente allo spessore della cosiddetta parete cellulare primaria della singola fibrilla di lino. Ricordiamo che un singolo filo di lino è formato da circa 200 fibrille.

Altre importanti informazioni derivate dai risultati delle misure STURP sono le seguenti:

a) Il sangue è umano, e non c’è immagine sotto le macchie di sangue [Heller, Jumper 1984];

b) La sfumatura del colore contiene informazioni tridimensionali del corpo [Jackson 1984];

c) Le fibrille colorate (di immagine) sono più fragili delle fibrille non colorate.

d) La colorazione superficiale delle fibrille di immagine deriva da un processo sconosciuto che ha causato ossidazione, disidratazione e coniugazione della struttura del lino [Heller]. In altre parole, la colorazione è conseguenza di un processo di invecchiamento accelerato del lino [Jumper 1984].

Come già accennato, fino ad oggi tutti i tentativi di riprodurre un’immagine avente le medesime caratteristiche sono
falliti. Alcuni ricercatori hanno ottenuto immagini aventi un aspetto simile all’immagine sindonica (vedi ad esempio gli articoli di Pellicori, Ferrero, Fanti 2010b, Garlaschelli) ma nessuno è mai riuscito a riprodurre simultaneamente tutte le caratteristiche microscopiche e macroscopiche. In questo senso, l’origine dell’immagine sindonica è ancora sconosciuta. Questo sembra essere il nodo centrale del cosiddetto “mistero della Sindone”: indipendentemente dall’età del lenzuolo sindonico, che sia medioevale (1260-1390) come risulta dalla controversa datazione al radiocarbonio [Damon, Van Haelst] o più antico come risulta da altre indagini [Rogers], e indipendentemente dalla reale portata dei controversi documenti storici sull’esistenza della Sindone negli anni precedenti il 1260 [Nicolotti, Piana, Scavone], la “domanda delle domande” rimane la stessa: come è stata generata l’immagine corporea sulla Sindone?

 

L’ IPOTESI RADIATIVA
I risultati delle misure STURP brevemente riassunti nel paragrafo precedente hanno importanti conseguenze nella ricerca e selezione di possibili meccanismi di formazione dell’immagine. Proviamo ad elencare alcune di queste conseguenze.

  • Ci sono almeno due modalità di deposizione del lenzuolo sindonico intorno al cadavere: posato sotto e sopra (non completamente a contatto con tutto il corpo irrigidito dal rigor mortis) oppure pigiato sul corpo e legato in modo da avere un contatto con quasi tutta la superficie corporea. La prima modalità è compatibile con la precisa relazione tra l’intensità (sfumatura) dell’immagine e la distanza fra corpo e telo. Inoltre, l’immagine è presente anche nelle zone del corpo non a contatto con il telo, ad esempio intorno le mani, e intorno la punta del naso. La seconda modalità è meno probabile, perché sono assenti le deformazioni geometriche tipiche di un corpo a tre dimensioni riportato a contatto su un lenzuolo a due dimensioni [Jackson 1984]. Di conseguenza, possiamo dedurre che l’immagine non si è formata dal diretto contatto del lino con il corpo. Questa considerazione, unita alla estrema superficialità della colorazione e all’assenza di pigmenti, rende estremamente improbabile ottenere una immagine simil-sindonica tramite metodi chimici a contatto, sia in un moderno laboratorio (vedi gli articoli di Garlaschelli e Heimburger), sia a maggior ragione da parte di un ipotetico falsario medioevale.

  • Sotto le macchie di sangue non c’è immagine. Questo significa che le tracce di sangue si sono depositate prima  dell’immagine [Heller]. Quindi l’immagine si formò in un momento successivo alla deposizione del cadavere. Inoltre tutte le macchie di sangue hanno contorni ben definiti, senza sbavature, e questa osservazione è compatibile con l’ipotesi che il cadavere non fu asportato dal lenzuolo

  • Mancano segni di putrefazione in corrispondenza degli orifizi, che si manifestano circa 40 ore dopo la morte. Di conseguenza, l’immagine non dipende dai gas di putrefazione e sicuramente il cadavere non rimase nel lenzuolo per più due giorni

     

Nella ricerca di un meccanismo di formazione dell’immagine che soddisfi tutte le condizioni poste da queste osservazioni sperimentali, alcuni articoli (vedi ad esempio Jackson 1984, Jackson 1990) hanno suggerito che una forma di energia elettromagnetica (per esempio un lampo di luce a corta lunghezza d’onda) incidente su un tessuto di lino potrebbe avere i requisiti adatti a riprodurre alcune tra le più peculiari caratteristiche dell’immagine sindonica, quali la superficialità della colorazione, la sfumatura del colore e l’assenza di pigmenti sul telo, che non possono essere ottenute con metodi chimici.

I primi tentativi di riprodurre il volto sindonico tramite radiazione utilizzarono un laser CO2 che emette luce infrarossa (lunghezza d’onda λ = 10.6 μm, dove 1 μm = un milionesimo di metro) e hanno prodotto una immagine su un tessuto di lino simile a prima vista all’impronta del volto sindonico [Ferrero]. Tuttavia, l’analisi microscopica ha evidenziato una colorazione troppo profonda e molti fili di lino carbonizzati, caratteristiche incompatibili con l’immagine sindonica. Una delle cause della carbonizzazione dei fili osservati da Ferrero è la lunghezza d’onda infrarossa della radiazione emessa dal laser CO2. Infatti, la radiazione a λ = 10.6 μm eccita livelli energetici vibrazionali del materiale irraggiato, con conseguente rilascio di energia termica che riscalda istantaneamente la zona irraggiata del lino fino a carbonizzarla. Al contrario, è noto che l’energia trasportata dalla radiazione a lunghezza d’onda corta (ultravioletto e lontano ultravioletto) agisce direttamente con i legami chimici del materiale irraggiato, senza riscaldare il materiale. Inoltre, tutti i materiali non metallici, incluso il lino, presentano un assorbimento che aumenta al diminuire della lunghezza d’onda della radiazione: di conseguenza, minore è la lunghezza d’onda della radiazione, più sottile è lo spessore del materiale che assorbe la stessa radiazione.

Con questi presupposti nel 2005 abbiamo considerato la radiazione ultravioletta (UV) come candidata in grado di ottenere due delle principali caratteristiche della immagine sindonica, ovvero un sottile spessore di colorazione e un processo di formazione dell’immagine a bassa temperatura. Dapprima abbiamo irraggiato stoffe di lino con due laser eccimeri XeCl (lunghezza d’onda di emissione λ = 0,308 μm, cioè 34 volte più breve di quella del laser dell’esperimento di Ferrero) che emettono impulsi di diversa durata, rispettivamente 120 nanosecondi e 33 nanosecondi a metà altezza (ricordiamo che 1 ns = un nanosecondo = un miliardesimo di secondo). I risultati di questi esperimenti sono descritti negli articoli Baldacchini 2006, Baldacchini 2008, Di Lazzaro 2009a. L’analisi dei risultati ottenuti ci ha suggerito che per ottenere una colorazione più simile a quella della Sindone avremmo dovuto utilizzare una radiazione a lunghezza d’onda ancora più corta, nello spettro del lontano ultravioletto. La nostra scelta è stata di utilizzare il laser eccimero ArF che emette impulsi a λ = 0,193 μm e i risultati ottenuti (pubblicati negli articoli Di Lazzaro 2009b, Di Lazzaro 2010a, Di Lazzaro 2010b, Di Lazzaro 2010c, Di Lazzaro 2010d) saranno descritti nella seconda parte di questo contributo.

 

Clicca qui per leggere la seconda parte.

 

BIBLIOGRAFIA

Accetta J., J. Baumgart: “Infrared reflectance spectroscopy and thermographic investigations of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1921-1929 (1980).

Baldacchini G., P. Di Lazzaro, D. Murra, G. Fanti: “Colorazione di tessuti di lino con laser ad eccimeri e confronto con l’immagine sindonica” Rapporto Tecnico ENEA RT/2006/70/FIM (2006).

Baldacchini G., P. Di Lazzaro, D. Murra, G. Fanti: “Coloring linens with excimer lasers to simulate the body image of the Turin Shroud” Applied Optics 47, 1278-1285 (2008).

Culliton B.: “The mystery of the Shroud challenges 20th-century science” Science 201, 235-239 (1978).

Damon P., D. Donahue, B. Gore, A. Hatheway, A. Jull, T. Linick, P. Sercel, L. Toolin, C. Bronk, E. Hall, R. Hedges, R. Housley, I. Law, C. Perry, G. Bonani, S. Trumbore, W. Woelfli, J. Ambers, S. Bowman, M. Leese, M. Tite: “Radiocarbon dating of the Shroud of Turin” Nature 337, 611-615 (1989).

Di Lazzaro P., G. Baldacchini, G. Fanti, D. Murra, A. Santoni: “Colouring fabrics with excimer lasers to simulate encoded images: the case of the Shroud of Turin” Atti SPIE vol. 7131 (2009a) pp. 71311R-1–71311R-6.

Di Lazzaro P., G. Baldacchini, G. Fanti, D. Murra, E. Nichelatti, A. Santoni: “A physical hypothesis on the origin of the body image embedded into the Turin Shroud” Atti dell’International Conference on The Shroud of Turin: Perspectives on a Multifaceted Enigma, edito da G. Fanti (Edizioni Libreria Progetto Padova 2009b) pp. 116-125, www.ohioshroudconference.com/papers/p01.pdf

Di Lazzaro P., D. Murra, A. Santoni, G. Baldacchini: “Sub-micrometer coloration depth of linens by vacuum ultraviolet radiation”, Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro (ENEA, 2010a) pp. 3-10. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Di Lazzaro P., D. Murra, A. Santoni, G. Fanti, E. Nichelatti, G. Baldacchini: “Deep Ultraviolet radiation simulates the Turin Shroud image” J. of Imaging Science Technology 54, 040302-040302(06) (2010b).

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Di Lazzaro P.: “Dai ricercatori ENEA i risultati degli esperimenti con il laser ad eccimeri per la riproduzione in laboratorio di un’immagine simile alla Sindone di Torino” (2010d). Intervista disponibile alla pagina http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=166

Falcinelli R.: “Two unpublished letters of Secondo Pia about the 1898 Shroud photography”, Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro, pubblicato da ENEA (2010) pp. 123 – 128. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Fanti G., M. Moroni: “Comparison of luminance between face of Turin Shroud Man and experimental results” J. Imaging Science Technology 46, 142-154 (2002).

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Ferrero F., F. Testore, C. Tonin, R. Innocenti: “Surface degradation of linen textiles induced by laser treatment” AUTEX Research Journal 2, 109-114 (2002).

Garlaschelli L.: “Life-size Reproduction of the Shroud of Turin and its Image” J. Imaging Science Technology 54, 040301-040301(14) (2010).

Gilbert R., M. Gilbert: “Ultraviolet visible reflectance and fluorescence spectra of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1930-1936 (1980).

Heimburger T., G. Fanti: “A scientific comparison between the Turin Shroud and the first handmade whole copy” Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro (ENEA, 2010) pp. 19-28. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Heller J., A. Adler: “A chemical investigation of the Shroud of Turin” Can. Soc. Forens. Sci. J. 14, 81-103 (1981).

Jackson J., E. Jumper, W. Ercoline: “Correlation of image intensity on the Turin Shroud with the 3-D structure of a human body shape” Applied Optics 23, 2244-2270 (1984).

Jackson J.: “Is the image on the Shroud due to a process heretofore unknown to modern science?” Shroud Spectrum International 34, 3-29 (1990).

Jumper E., W. Mottern: “Scientific Investigation of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1909-1912 (1980).

Jumper E., A. Adler, J. Jackson, S. Pellicori, J. Heller, and J. Druzik, “A comprehensive examination of the various stains and images on the Shroud of Turin”, Archaeological Chemistry III: ACS Advances in Chemistry 205, edito daJ.B. Lambert (American Chemical Society, Washington, 1984), pp. 447-476.

Mc Crone W.C.: “The Shroud image” The Microscope 48, 79-85 (2000).

Morris R., L. Schwalbe, J.R. London: “X-ray fluorescence investigation on the Shroud of Turin” X-Ray Spectrometry 9, 40-47 (1980).

Nicolotti A.: “I Templari e la Sindone. Storia di un falso” (Salerno ed., Roma 2011).

Pellicori S.: “Spectral properties of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1913-1920 (1980).

Piana A.: “Missing years of the Holy Shroud” Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI 2010, edito da P. Di Lazzaro, (ENEA 2010) pp. 95-102. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Rogers R.: “Studies on the radiocarbon sample from the Shroud of Turin” Thermochimica Acta 425, 189-194 (2005).

Scavone D.: “Documenting the Shroud’s missing years”, Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI 2010, edito da P. Di Lazzaro, (ENEA 2010) pp. 87-94. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Schwalbe L., R. Rogers: “Physics and chemistry of the Shroud of Turin, a summary of the 1978 investigation” Analytica Chimica Acta 135, 3-49 (1982).

Van Haelst R.: “A critical review of the radiocarbon dating of the Shroud of Turin” Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro, (ENEA 2010) pp. 267-273. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete alla pagina www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

194 commenti a Un approccio scientifico alla formazione dell’immagine della Sindone (I° parte)

  • Manuela ha detto:

    Innanzitutto un calorosissimo “benvenuto” al dott. Di Lazzaro, ho seguito sempre con passione i suoi lavori all’Enea sulla Sindone e ora vorrei prendermi del tempo per studiare tutta la bibliografia citata.

  • Riccardo ha detto:

    Un articolo veramente superbo, complimenti Dottor Di Lazzaro!

  • Renato Valsecchi ha detto:

    beh…già la possibilità di leggere un approccio così scientifico alla Sindone è rarissimo…avere anche la possibilità di fare domande all’autore non credo sia mai accaduto in un blog…ne avrei 100…ma ora rileggo per la terza volta l’articolo e cerco di tirarne fuori massimo il 3%, promesso!

  • Jack ha detto:

    Non vedo l’ora di leggere la seconda parte, dove verranno esposti i risultati…vorrei però chiederle, dott. Di Lazzaro, cosa ne pensa degli studi del chimico americano Rogers secondo cui l’immagine è comparsa grazie a particolari reazioni chimiche e sostiene di aver ottenuto lo stesso tipo di ingiallimento presente sulla Sindone…ecco qui: http://shroud.com/pdfs/rogers2.pdf

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Ti ringrazio Jack per questa domanda, perché mi permette di parlare di un grandissimo scienziato, Ray Rogers http://en.wikipedia.org/wiki/Raymond_Rogers .
      Era uno dei membri più anziani del gruppo STURP, quando a 51 anni partecipò a quella straordinaria avventura di cinque-giorni nel Palazzo Reale che così tante informazioni ha fornito sulla unicità dell’immagine sindonica. (E qui mi permetto di aprire una piccola parentesi: se oggi si dovesse creare un nuovo team di specialisti, uno STURP 2, quale sarebbe l’età media? Nello STURP 1978 era di circa 30 anni. Oggi a 30 anni in italia la maggior parte della popolazione laureata fa il precario.)
      Chimico di grande esperienza, specialista in processi termochimici, a parer mio è stato (insieme al fisico John Jackson) lo scienziato che ha fornito il maggior contributo alla comprensione dell’immagine sindonica.
      Rogers partiva da un assunto, da una sfida: spiegare l’origine dell’immagine sindonica con fenomeni chimici naturali. E di conseguenza scartava a priori l’ipotesi radiativa, la quale richiede una sorgente di luce o di particelle difficile da postulare scientificamente: chi ha fornito lì’energia radiante? Un miracolo? La resurrezione? Uno scienziato non può accettare a cuor leggero queste ipotesi.
      Un secondo inciso: c’è stata una interessante discussione scientifica tra Rogers e Jackson nel 1990 sull’ipotesi radiante, se siete interessati posso provare a sintetizzare i termini della disputa e darvi i riferimenti.
      Come scienziato, io capisco perfettamente il punto di vista di Rogers, e provo empatia con il suo approccio.
      Purtroppo, però, nessun fenomeno o metodo chimico si è dimostrato capace di ottenere sperimentalmente una colorazione superficiale e similsindonica. nemmeno la reazione Maillard (proposta da Rogers nell’articolo da lei citato) ci riesce. tra l’altro, la reazione Maillard prevede l’interazione di un aminoacido con impurezze e con una sottile pellicola di zuccheri (carboidrati), che Rogers aveva trovato sulla superficie delle fibrille sindoniche. In realtà, poco tempo dopo la sua morte si è capito che la pellicola di carboidrati trovata da Rogers sulle fibrille della Sindone era la sottile parete primaria cellulare che circonda le fibrille di lino (costituita da emicellulosa) degradata dallo sconosciuto meccanismo di colorazione e dall’età. Infatti, sia la cellulosa che l’emicellulosa sono costituite da lunghe catene di carboidrati che, una volta spezzate da un agente esterno (in natura accade con gli enzimi digestivi dei ruminanti) si trasforma in carboidrati, cioè zuccheri. Ma è probabile che quando si è verificata la colorazione della Sindone, lo sconosciuto agente esterno abbia interagito con un lino nuovo, e quindi con l’emicellulosa della parete primaria delle fibrille di lino.

      • Panthom ha detto:

        Tra l’altro mi pare che John Jackson abbia avuto un ruolo predominante per sconfessare quell’opera molto “pia” del cicappino Garlaschelli…

      • Gian Marco Rinaldi ha detto:

        Sarei interessato a conoscere qualcosa di più su quanto lei scrive in questa
        frase: “In realtà, poco tempo dopo la sua morte [di Rogers] si è capito che
        la pellicola di carboidrati trovata da Rogers sulle fibrille della Sindone
        era la sottile parete primaria cellulare che circonda le fibrille di
        lino…” Potrebbe fornire un riferimento bibliografico? Grazie.

        • Paolo Di Lazzaro ha detto:

          Professor Rinaldi, che piacere leggeela in questo blog! Conosco i suoi studi sulla datazione del C14 della Sindone, e sono rimasto sorpreso di non trovare un suo contributo/intervista al recente documentario “La notte della Sindone”, in cui si analizzano documenti scritti e dichiarazioni di protagonisti, che permettono di ricostruire eventi, manovre, retroscena (non tutti noti) del controverso esame al radiocarbonio. C’è qualche motivo che le ha impedito di dare un contributo?
          Vengo alla sua cortese domanda. Il riferimento bibliografico in cui si approfondisce questo tema (primary cell wall vs. pellicola di carboidrati e impurezze di Rogers, che la definiva “ghost”) è nella referenza Fanti 2010c dell’articolo che genera questo blog.
          Più in generale, le conclusioni dell’articolo Fanti 2010c su questo argomento derivano da un ampia discussione in ambito Shroud Science Group, con la (decisiva, a mio parere) consulenza del Dr. L. Thygesen (vedi http://www.acheiropoietos.info/proceedings/ThygesenWeb.pdf )

          • Gian Marco Rinaldi ha detto:

            Grazie, Di Lazzaro, per le informazioni. Quanto al documentario di Francesca Saracino, non ero stato contattato dalla produzione (né mi aspettavo di esserlo). Ho visto in rete le notizie relative alla proiezione in anteprima a Roma lo scorso 28 settembre ma non potevo venire. Ho visto un trailer di cinque minuti dal quale si prevede che il documentario sia davvero interessante. Suppongo che verrà trasmesso dalla Rai ma non so quando sarà. Non mi risulta che sia già disponibile per acquisto personale. Quindi resto in attesa.

  • Michele Forastiere ha detto:

    Grazie, caro prof. Di Lazzaro, per questo denso articolo – che merita di essere studiato con grande attenzione – ma soprattutto benvenuto su questo sito!
    Un cordialissimo saluto
    PS: non vedo l’ora di conoscere i risultati dell’esposizione all’eccimero a 193 nm… se, come immagino e spero, la colorazione approssimerà maggiormente quella del Sacro Lino, vorrà dire che avremo fatto un passo importante verso una comprensione (a livello fisico) del meccanismo di formazione dell’immagine. Se così non fosse, del resto, significherebbe che il mistero della Sindone è ancora più profondo di quanto si possa ipotizzare!
    PPS: mi permetta la trivialità: altro che lo “scherzetto” del Garlaschelli…

  • Piero ha detto:

    Quanto scommettiamo che, visto che adesso ci sono TANTI ESPERTI della materia capaci di confutarla, la nostra cara amica Giulietta NON SI FARA’ VEDERE? 😉

    • Franz ha detto:

      Beh, sicuramente avrà la possibilità di esporre i suoi dubbi sulla formazione dell’immagine della Sindone avendo come interlocutore una delle persone più preparate al mondo sull’argomento.

    • Piero B. ha detto:

      Adesso sta facendo la parte di “Massimo” in un altro blog.

  • Ettore ha detto:

    Mi sembra che la critica all’ipotesi radiativa (credo sostenuta anche da Lombatto) sia l’incapacità a spiegare le caratteristiche microscopiche dell’immagine, ovvero chiunque si aspetterebbe che se così fosse avvenuto la radiazione si sarebbe incuneata a livello ortogonale scomparendo più in profondità e invece sulla Sindone solo le fibre superficiali sono colorate, senza che si noti nessun attenuamento graduale.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      C’è radiazione e radiazione. Quello che scrive Ettore è stato osservato con la luce infrarossa, come ho provato a spiegare nell’articolo. La luce infrarossa interagisce con il lino, genera calore che penetra il tessuto in profondità e produce effetti (e colorazione) su tutto il tessuto. Questo è non compatibile con la superficialità estrema della colorazione dell’immagine sindonica. E’ per questo motivo che abbiamo scelto di irraggiare il lino con impulsi brevi di luce ultravioletta. Nella seconda parte dell’articolo lei potrà apprezzare se e in quale misura ci siamo riusciti.

  • GiuliaM ha detto:

    E’ già un po’ che non si fa sentire, non ce la gufare, Piero…

  • Leonardo Paolo Minniti ha detto:

    Benvenuto anche da parte mia! E’ un vero piacere assaporare questo suo scritto..

  • Riccardo ha detto:

    Non vedo l’ora di leggere la seconda parte!

  • Panthom ha detto:

    Ma se è improbabile ottenere una immagine simil-sindonica tramite metodi chimici a contatto in un moderno laboratorio e a maggior ragione da parte di un ipotetico falsario medioevale…mi pare che le risposte non possano essere poi molte, no? Cioè vorrei capire…i detrattori chi sono? come si spiegano la formazione dell’immagine??

    • Michele ha detto:

      Beh, c’è anche chi propone “interventi alieni” eh, la questione purtroppo non è semplice.

      • Ֆրանչեսկո որդի ամպրոպի ha detto:

        ed ovviamente un intervento alieno, in totale assenza di prove incontrovertibili di esistenze di vita itelligente extra-terresre, sarebbe molto più razionale di quello divino. Notevole.

        • Michele ha detto:

          Purtroppo non è facile nemmeno smentire le follie assolute, figuriamoci dimostrare la verità.
          Sempre che la Sindone sia ciò che pensiamo, per ora possiamo solo fare ipotesi, dopotutto anche in Vaticano sono molto scettici

          • Gabry ha detto:

            Scettici? Lo dici in base a cosa?

            • Michele ha detto:

              Penso che il fatto che non si abbia mai nemmeno tentato di darle un’ufficialità sia già una prova, ed è bene così: non si possono ufficializzare miracoli o reliquie senza una certezza (magari non assoluta, quella è praticamente impossibile).
              Comunque sono fiducioso, per carità, sarebbe una prova inconfutabile dell’esistenza di Cristo, e di ben altro…

              • Gabry ha detto:

                Se mi permetti, più che dell’esistenza di Cristo (su cui nessuno studioso serio ha più dubbi ormai) si tratterebbe della prova della sua divinità, insomma la prova delle prove, la Resurrezione. Per questo credo che rimarrà sempre un’ombra…sappiamo bene cosa comporti una “prova” di Dio, praticamente la fine della fede e l’imposizione dell’evidenza. E non credo che possa piacermi..

      • Norberto ha detto:

        Si ma gli alieni c’entrano dappertutto…oggi non va più di moda parlare di “caso” e si parla di “extraterrestri”….tutto qui.

        • Ֆրանչեսկո որդի ամպրոպի ha detto:

          spostando così il problrma di un gradino, perchè da dove salterebbero fuori gli extra-terrestri?! 🙂

          • Norberto ha detto:

            Dal caso…ovviamente 😀

          • Dario ha detto:

            Ma su quel gradino spunta la domanda: ma perché mai gli ipotetici alieni avrebbero dovuto fare ciò? Sono dei simpatici burloni che sprecano risorse inimmaginabili solo per fare una specie di candid-camera di durata secolare? =)

  • Dado ha detto:

    Prof. Di Lazzaro…io non sono un esperto…anzi…ho capito poco di quanto ha scritto perché non ho molta famigliarità con certi termini e concetti scientifici…per curiosità sono andato su wikipedia e non ho ben capito quale differenza ci sia tra l’effetto corona e l’irradiazione…guardando le note a fondo pagina mi sembra che Fanti sostenga entrambe le ipotesi mentre lei solo la seconda…è corretto?

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      L’unico punto di unione tra l’ipotesi radiativa e l’ipotesi corona sta nel fatto che la scarica corona emette (anche lei!) luce ultravioletta e nel lontano ultravioletto. Tuttavia, dato che il Prof. Giulio Fanti nei suoi articoli sull’effetto corona (il più recente dei quali è citato nella bibliografia dell’articolo) afferma di aver ottenuto una colorazione su tutta la superficie esterna delle fibrille, induce a pensare che nel suo caso siano gli elettroni della scarica a interagire con il lino e colorare superficialmente il lino.
      Purtroppo sono solo ipotesi, perché ancora manca un’analisi sistematica, completa e soddisfacente dell’interazione tra la scarica corona e il tessuto di lino. Non si tratta di esperimenti facili, ovviamente.

  • Qumran ha detto:

    Benvenuto anche da parte mia, non ero a conoscenza dell’interesse per l’Enea verso la Sindone. Lei dice che “la radiazione ultravioletta (UV) come candidata in grado di ottenere due delle principali caratteristiche della immagine sindonica”. E le altre caratteristiche? Dunque la verità non sta nella radiazione ultravioletta…giusto? Pare essere soltanto l’ipotesi che si avvicina di più, è così? Capisco comunque che probabilmente lo dirà nel successivo articolo.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Si, una risposta organica alla sua domanda ci sarà nella seconda parte.
      Le anticipo che una colorazione identica a quella della Sindone non l’ha ottenuta nessuno. Per ora i tentativi sono tesi ad avvicinarsi sempre di più al risultato voluto, ma l’impresa è ardua: non a caso è stata definita “l’immagine impossibile”.
      Per quanto ci riguarda, nella seconda parte spiegheremo che il laser eccimero è un potente strumento per trovare le reazioni fisiche e chimiche potenzialmente in grado di spiegare la formazione dell’immagine. Ma nessuno può pensare che uno o mille sistemi laser abbiano generato l’immagine sindonica nel 1260 o nel I secolo dC

      • Qumran ha detto:

        Grazie! Approfitto della sua gentilezza per un’altra domanda..dunque o il laser (anche se potenzialmente) o nient’altro, giusto?

        Insomma, non sappiamo ancora come si è formata l’immagine, però possiamo essere sicuri nell’eliminare tutti (e sottolineo tutti) gli strumenti in possesso dell’uomo dal 2011 indietro. Mi sbaglio?

  • Fabrizio ha detto:

    Walter McCrone in Acc. Chem. Res. 1990,23, 77-83 arriva ad identificare la presenza di Hg (cinabro) nelle zone rosse della Sindone. Lei dice trattarsi di sangue umano, può commentare?

    • Piero ha detto:

      E perche’ dovrebbe?
      Lui si occupa di come si e’ formata l’immagine.

    • Daphnos ha detto:

      Non sarei io la persona interpellata, ne’ la più adatta a rispondere, però… sono state identificate numerose sostanze chimiche coloranti sulla Sindone, ma in tracce piccolissime. Questo non stupisce, in quanto gli autori delle copie, una volta terminato il lavoro, schiacciavano il tessuto della copia sul tessuto originale, contaminandolo.

      A prescindere dalle macchie di sangue, è comunque umiliante vedere numerosi studiosi anche competenti che, pur di risolvere la questione molto difficile della formazione dell’immagine sindonica con un colpo di spugna, affermano che questa si sia formata per mezzo di coloranti chimici…

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Caro Fabrizio, ho un’idea migliore: invece di commentare io, la invito a leggere il commento di un testimone oculare delle “analisi” di McCrone, il Professor Ray Rogers, un grande scienziato di cui abbiamo parlato rispondendo ad una domanda di Jack.
      La invito quindi a leggere l’articolo a http://shroud.com/pdfs/rogers2.pdf in particolare il punto 2) pag. 4.
      Un secondo commento (molto chiaro) di Rogers su Mc Crone lo può trovare alla pagina web http://shroudofturin.wordpress.com/2011/09/23/more-on-mccrone/

      Io adoro lo stile di scrittura di Ray Rogers, così chiaro, conciso, preciso… tipico di chi domina l’argomento. Se anche lei Fabrizio si dovesse appassionare
      degli scritti di Rogers, le consiglio di visionare i suoi commenti sull’onestà intellettuale di Mc Crone nel libro “A Chemist’s Perspective On The Shroud of Turin” by Raymond N. Rogers, 2008 ISBN 9780651239286. Una preview si trova su http://www.shroud.com/books.htm
      E rammenti, Rogers conosceva molto, molto bene Mc Crone…

    • Emanuela Marinelli ha detto:

      Caro Fabrizio, vorrei commentare io la sua affermazione “Lei dice trattarsi di sangue umano”. Guardi che Di Lazzaro non lo dice in base a sue ricerche, ma a quelle degli scienziati che segnala in bibliografia. Le indico di nuovo i due articoli a cui fa riferimento Di Lazzaro e ne aggiungo altri tre, tutti scritti da persone che hanno condotto analisi direttamente su materiale prelevato dalla Sindone:
      BAIMA BOLLONE, P.L. – Indagini identificative su fili della Sindone – Giornale della Accademia di Medicina di Torino, nº 1-12, 1982, pp. 228-239.
      HELLER, J.H. – ADLER A.D. – Blood on the Shroud of Turin – Applied Optics, Vol. 19, No. 16, August 15, 1980, pp. 2742-2744.
      HELLER, J.H. – ADLER A.D. – A Chemical Investigation of the Shroud of Turin – Canadian Society of Forensic Sciences Journal, Vol. 14, No. 3, 1981, pp. 81-103.
      JUMPER, E.J. – ADLER A.D. – JACKSON J.P. – PELLICORI S.F. – HELLER J.H. – DRUZIK J.R. – A Comprehensive Examination of the Various Stains and Images on the Shroud of Turin – Archaeological Chemistry III, ACS Advances in Chemistry nº 205, J.B. Lambert, Editor, Chapter 22, American Chemical Society, Washington D.C., 1984, pp. 447-476.
      SCHWALBE, L.A. – ROGERS, R.N. – Physics and Chemistry of the Shroud of Turin, A Summary of the 1978 Investigation – Analytica Chimica Acta, Vol. 135, 1982, pp. 3-49.
      Lei sa benissimo che non basta trovare una traccia accidentale di cinabro per dire che tutta la Sindone sia opera di un’artista. Per spiegarlo ad un seguace di McCrone, con cui ero a pranzo durante un congresso sindonologico, gli feci garbatamente notare che si era schizzato di sugo la cravatta. Lui guardò la macchiolina e disse sorridendo: “Eh, ma quasi non si vede!” E allora lo avvertii: “Sì, pero’ non dia la sua cravatta a McCrone, perché se analizza quella macchiolina, conclude che lei è un pomodoro!” 😮

      • enrico ha detto:

        @ Emanuela Marinelli

        Perdoni le domande, perchè in parte ha già trattato l’argomento.
        La quantità di cinabro è realmente così esigua sulla sindone. In base a quale dato analitico si può affermare questo.
        Rispetto a McCrone, che trattava anche della presenza di Fe2O3 come pigmento per la costruzione dell’immagine, anche in questo caso la quantità presente sulla sindone è incompatibile con tale ipotesi (dell’immagine dovuta a pigmenti)?
        Inoltre ho letto sempre rispetto all’ossido di FeIII che sono stati avanzati dubbi sulla sua origine minerale perchè, mi sembra, non contiene impurezze tipiche di un’origine minerale e non di un’ossidazione di Fe derivante da composti organici (eme) che sarebbe privo di tali impurezze.
        Tuttavia alcuni hanno ipotizzato presenza di tali pigmenti per contatto con immagini che venivano sovrapposte all’originale.
        Dunque le due risposte non sono fra loro poco compatibili?
        O ben sono pigmenti o ben non lo sono.
        Mi sono trovato a dibattere sul sito UAAR rispetto a tesi di un tal Gregory S. Paul (disegnatore) che sosteneva non avere la sindone proporzioni umane, soprattutto nel rapporto testa lunghezza del corpo e indice cefalico.
        Tuttavia non si è basato sulla ricostruzione di un corpo in 3D ma sulla sindone e non mi pare sia un approccio corretto (mi pare che tali studi siano condotti anche da Giulio Fanti rispetto alle proporzioni anatomiche).
        Mi pare che lo stesso Fanti suggerisca un sepolcro a trogolo o un letto di natron per giustificare la posizione anatomica del braccio.
        E’ necessario o vi sono altre ipotesi di postura?

        Finite le domande, mi scusi.
        Personalmente ritengo sia già la piuttosto singolare crocefissione ai polsi, che non mi pare abbia esempi nell’iconografia mediovale, a suscitare un certo stupore e aprire la porta ad un dubbio possibilista.

        Grazie.

  • Paolo Di Lazzaro ha detto:

    Ringrazio tutti per il benvenuto, spero di poter portare un contributo alla discussione degli aspetti scientifici di questa misteriosa immagine.
    Il tempo per me è tiranno, ma se avete pazienza, proverò a rispondere a tutte le domande per le quali ho un minimo di competenza.

  • Renato Valsecchi ha detto:

    Se posso le vorrei chiedere una cosa: ho letto la risposta data poco sopra a Qumran in cui parla di “immagine impossibile”. Secondo la sua esperienza e la sua gamma di conoscenze, esiste un’altra immagine/effigie/rappresentazione al mondo che possa essere definita anch’essa “impossibile”?
    Cioè, la Sindone è l’unica immagine esistente di cui non si è ancora in grado di spiegarne la formazione e l’origine?

    La ringrazio già da ora per l’eventuale risposta.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      A parte la Sindone, io non conosco un'”immagine impossibile” che metta così a dura prova lo scienziato che prova a falsificarla, ma questo non vuol dire che non esista.
      Sono solo uno scienziato imprestato agli studi dell’immagine sindonica, ma non sono un esperto di sindonologia. Nei primi commenti ho letto con piacere il saluto della Prof. Marinelli, forse lei è in grado di rispondere in modo pertinente alla domanda di Valsecchi

  • Rebecca ha detto:

    Dott. Di Lazzaro…sto seguendo con molto interesse le sue precise risposte agli amici del blog, e mi permetto di farle una domanda più personale. Si senta libero ovviamente di non rispondere…non ha mai temuto di venire discriminato (da altri colleghi, ad esempio) per il suo interesse verso la Sindone, contribuendo tra l’altro -almeno dal mio punto di vista- a rafforzarne l’ipotesi di autenticità. Conosco i suoi trascorsi con le sciocche accuse rivolte a lei da parte di Antonio Lombatti…occuparsi della Sindone non è come occuparsi dei neutrini del Cern…è chiaro che vengono toccate corde molto più sensibili…nessun timore? nessun attacco ricevuto (oltre Lombatti, che però lascia il tempo che trova)?

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Cara Rebecca, lei solleva un problema e una tematica importante, per rispondere alla quale bisogna aprire il cuore e avere la pazienza di mettere in ordine ricordi, emozioni, sensazioni, delusioni, sorprese… credo ci vorrebbe un blog a parte, ben capiente.
      Mi permetta di sorvolare sugli aspetti personali, almeno in questa sede.

  • Ottavio ha detto:

    Arrivo tardi..a moltissime mie domande è già data risposta…non mi resta che studiare l’articolo, ringraziare il dott. Di Lazzaro e dargli un enorme benvenuto!!

  • Mikhail Tal ha detto:

    @Piero
    forse intende il massimo sul blog di berlicche?

    • Piero ha detto:

      non credo. Non mi sembra il suo stile. Mi sembra un ateo ben addestrato. Lei dopo due post farebbe gia’ ridere i polli.

      • Piero B. ha detto:

        Ci sono cinque buoni motivi per credere che Giulia e il Massimo del blog di berlicche siano la stessa persona.
        1) Berlicche ha scoperto, tramite indirizzo IP, che colui che si fa chiamare Massimo ha commentato sullo stesso blog anche sotto altri nomi: Norberto/Daouda. (Come è solito fare la nostra Giulia/Leptis Magna/Sidok/…)
        2) I fake si commentano tra di loro (Come è solito per Giulia sdoppiarsi la personalità)
        3) Quando viene scoperto con le mani nel sacco, all’inizio nega l’evidenza poi comincia a trattare balbettando qualcosa tipo che qualcuno usa il suo pc di nascosto. (tipico atteggiamento della nostra militante)
        4) Lo stile di Massimo è molto simile a quello di Giulia degli ultimi tempi, tant’è che dopo alcuni post in cui mostra un finto interessamento alla discussione (ma anche un certa cultura – ricordiamo che Giulia è tuttologa, mette bocca su tutto) comincia ad attaccare la persona.
        5) Massimo in un post ha voluto parlare di una sua conoscente specificandone, senza alcun motivo, il nome. Guarda un po’ si chiama Giulia. Questa prova sembrerà poco convincente, ma se ci pensi che senso ha specificare il nome di una conoscente in mezzo ad un discorso e in un blog frequentato da gente che non si conosce di persona?

  • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

    Stavo seguendo con grandissima passione un’altro “articolo”su questo splendido sito,ma vorrei ringraziare a nome di tutti gli zappatori,la presenza del Prof.Paolo Di Lazzaro.

  • Luca ha detto:

    Domande per il Dott. Di Lazzaro:
    1) Lei cosa pensa che sia questo telo?
    2) Lei è cattolico? se si, il lavoro che svolge sulla Sindone l’ha rafforzata o indebolita nella fede?
    Grazie Dott!
    Luca

    • Fabio Moraldi ha detto:

      Caro Luca, leggendo la risposta che Di Lazzaro ha dato a Rebecca si capisce che voglia comprensibilmente evitare di esprimersi al di fuori del campo scientifico. Mi pare una scelta assolutamente saggia e responsabile.

  • Michele Salcito ha detto:

    Nonostante che l’immagine sindonica sfugga le normali leggi della fisica e della chimica tenterei ancora di cercare quale possa essere stato l’insieme dei fattori che, proprio perché contemporanei fra loro, in un momento eccezionale, avrebbero prodotto l’immagine del crocifisso sulla Sindone. Se è vero che il calore non sia stato il fattore determinante non possiamo escludere che un uomo appena morto in croce non abbia avuto una temperatura corporea di almento 45° C; non possiamo escludere una qualche interazione (abbinata all’ipertermia) fra la cute e la tela sindonica intrisa di un liquido dalle caratteristiche antiputrefattive; non possiamo escludere che vi sia stata una qualche influenza nel clima del sepolcro (temperatura, umidità, pressione, etc,) e non possiamo nemmeno permetterci di ipotizzare che i Vangeli mentano quando ricordano di un terremoto avvenuto dopo la morte di Gesù, perché onde magnetiche nel corso delle scosse di assestamento potrebbero aver provocato qualche effetto corona che noi oggi ignoriamo. Prima di pensare che Dio ci abbia voluto lasciare appositamente questo segno io starei con i piedi per terra, anche perché Dio, per indicare le singole fasi del suo progetto sull’umanità, come segni ha sempre utilizzato elementi naturali. Con la Sindone non c’è nulla di paranormale ma se, dopo aver fatto le opportune verifiche, risultasse l’assenza di fattori fisici a noi conosciuti e dovessimo concordare su una forma di luce come fattore che ha prodotto l’immagine, a quel punto davvero ci troveremmo difronte all’innegabile prova che l’Uomo della Sindone sia risorto. Ma chi se non il Cristo avrebbe potuto ricevere una grazia così grande? A quel punto la ricerca sarebbe conclusa.

  • Emanuela Marinelli ha detto:

    Per stare con i piedi per terra, bisogna iniziare dalle caratteristiche dell’immagine: disidratazione, ossidazione e coniugazione della struttura del lino con estrema superficialità. E allora, 45°C (ammesso per assurdo che un cadavere possa avere quella temperatura)bastano per disidratare e ossidare il lino? Penso proprio di no. Interazioni favorite da liquidi antiputrefattivi? Ipotesi già discusse, verificate e abbandonate anche da chi le ha portate avanti per anni: basta pensare a due medici come Giovanni Judica Cordiglia e Sebastiano Rodante. E su quanti lenzuoli di poveretti morti nel loro letto per un terremoto sono state trovate immagini come quella sindonica? Zero. Le “opportune verifiche” sono iniziate più di cent’anni fa e la maggior parte delle ipotesi sono state scartate trent’anni fa con la pubblicazione dei risultati dello Shroud of Turin Research Project che documentava proprio quella disidratazione, ossidazione e coniugazione della struttura del lino con estrema superficialità di cui sopra. Quindi “possiamo escludere” le suddette ipotesi, proprio tenendo i piedi per terra.

    • Michele Salcito ha detto:

      Ma io parlavo di co-fattori che normalmente non si trovano mai insieme perché è “piuttosto” raro che un crocifisso possa aver ricevuto una sepoltura di quel genere. Per cercare di coinvolgere nuovi medici legali nella ricerche sulla Sindone io troverei controproducente andare a dire a loro che, sulla base delle ricerche fatte in passato, l’Uomo della Sindone è risorto. Un conto è la fede(sulla quale posso convergere anch’io), un altro conto è la ricerca scientifica che deve seguire un suo percorso logico. Le vere scoperte non si possono fare dando per scontato che nessun ricercatore possa aver fatto qualche errore che poi si è trascinato da una generazione all’altra di studiosi… anche perché non è che la Sindone la possiamo scrutare come e quando vogliamo (nessuno lo pretenderebbbe mai) e ci si deve “fidare” di esami svolti così bene che ancora oggi non abbiamo uno straccio di una chiara e convincente sintesi scientifica delle scoperte effettuate dallo STURP (ad esempio). Ma sei veramente la Marinelli?

      • Emanuela Marinelli ha detto:

        Scusa, Michele, ma tu hai letto l’articolo che ho già segnalato e ti risegnalo qui sotto?
        JUMPER, E.J. – ADLER A.D. – JACKSON J.P. – PELLICORI S.F. – HELLER J.H. – DRUZIK J.R. – A Comprehensive Examination of the Various Stains and Images on the Shroud of Turin – Archaeological Chemistry III, ACS Advances in Chemistry nº 205, J.B. Lambert, Editor, Chapter 22, American Chemical Society, Washington D.C., 1984, pp. 447-476.
        Penso di no, altrimenti non scriveresti “ancora oggi non abbiamo uno straccio di una chiara e convincente sintesi scientifica delle scoperte effettuate dallo STURP”. Quell’articolo è una magnifica sintesi dei risultati delle ricerche dello STURP, che oltretutto furono annunciati in una conferenza stampa al congresso di New London (Connecticut, USA) nell’ottobre del 1981. Dei risultati dello STURP all’epoca si parlò molto anche in Italia. Evidentemente tu in quel periodo non ti interessavi della Sindone, perché altrimenti te ne ricorderesti.
        Dubiti che io sia Emanuela Marinelli? Allora vai a leggere cosa ha scritto ieri sera il dott. Nicolotti sull’altro blog di UCCR a cui sto partecipando:
        https://www.uccronline.it/2011/10/07/inizia-il-corso-di-specializzazione-in-studi-sindonici/#comment-27946
        Ci stiamo scambiando messaggi molto teneri. Non mi diventare geloso, eh? 😉

        • Michele Salcito ha detto:

          Effettivamente nel 1981 facevo altro e non mi occupavo di Sindone. Avevo capito che eri tu. Era solo una battuta. La tua battuta finale spiega perché la sindonologia non riesce a svilupparsi come potrebbe: fino a quando vi sono sindonologi che pensano che sotto sotto vi sia sempre dell’invidia o del livore, o che facciano a gara per esser più in vista di altri… l’aveva detto anche il card. Poletto: non servono le prime donne nella sindonologia; dovete servire la verità. Capisco che per te, dopo tanti anni passati a fare confrenze in giro per il mondo dicendo determinate cose, potrebbe essere dura ammettere che qualche informazione era un po’ forzata… ma bisogna crescere nella vita, e non solo invecchiare.

          • Emanuela Marinelli ha detto:

            “Vi sono sindonologi che pensano che sotto sotto vi sia sempre dell’invidia o del livore, o che facciano a gara per esser più in vista di altri…” Ti riferisci a me???? “L’aveva detto anche il card. Poletto: non servono le prime donne nella sindonologia; dovete servire la verità”. Ti riferisci a me???? “Capisco che per te, dopo tanti anni passati a fare confrenze in giro per il mondo dicendo determinate cose, potrebbe essere dura ammettere che qualche informazione era un po’ forzata… ma bisogna crescere nella vita, e non solo invecchiare”. Ah, sì, ti riferisci a me… Mi dispiace per te, Michele, se ti sei ridotto a fare pensieri simili. A questo punto da parte mia non meriti nemmeno una risposta.

            • Michele Salcito ha detto:

              Ma la questione delle conferenze non è forse vera? Perché bisogna temere di rimettersi in discussione?

          • Leonardo Paolo Minniti ha detto:

            Ma lei Salcito è un compare di Nicolotti? Mi sembra che abbiate in comune lo stesso hobby di sparare sulla prof. Marinelli…non si capisce proprio come uno sconosciuto ricercatore socio-economico di Ivrea possa avere qualcosa da dire su un’autorità del livello della professoressa, se non implicando una buona dose di invidia. Piuttosto che attacchi ad personam, le è stato risposto in modo molto esauriente. Perché non si rimane in tema?

            • Michele Salcito ha detto:

              Credo che lei non sia perfettamente informato. Ha visto che non bisogna copiare da Internet? Se il luogo ove lavoro è un centro di ricerca socio-economica non significa che io faccia il ricercatore, “forse” lo sono in campo sindonico…veda un po’ lei. Se prova a guardare il sito di Antonio Lombatti vedrà nel blog quante me ne sono già prese nel difendere la Sindone e la sua immagine. Marinelli ha fatto la presentazione di un mio libro sulla Sindone, 3 anni fa e qualche divergenza di vedute è normale.

              • Leonardo Paolo Minniti ha detto:

                Un conto è avere una divergenza di vedute (anzi bisogna averle altrimenti sai che noia!!) un conto è accusare l’interlocutore di essere “una prima donna”, di “crescere e non solo invecchiare”. Bruttissime e scortesi parole, oltretutto dette ad una signora. Attacchi personali gratuiti, proprio come ho visto fare da Nicolotti. Il mio riferimento al suo basso profilo sull’argomento era solo per farle notare che quello a “dover crescere” è lei e non certo la professoressa, indipendentemente da cosa sostiene o per cosa si batte. Continuo a notare comunque che ad una (anzi due) risposte squisitamente tecniche lei ha risposto con un attacco personale. Fa parte della divergenza di vedute anche questo?

                • Emanuela Marinelli ha detto:

                  Caro Leonardo, i nostri commenti si sono incrociati. Il libro che scrisse Salcito all’epoca l’ho talmente corretto e ricorretto, prima di presentarlo all’editore, che praticamente gliel’ho riscritto. Il confronto con Nicolotti non si può fare, si offenderebbe Nicolotti, che ha scritto in piena autonomia e a me non deve nulla. Sono due storie diverse e due fonti di insulti diverse che penso non abbiano nulla in comune. Non credo nemmeno che i due si conoscano. E comunque non importa. Gli insulti, sempre e comunque, squalificano chi li lancia e questo è sotto gli occhi di tutti!

                  • Ingrid ha detto:

                    Come ho chiesto anche al prof. Nicolotti…ma perché non si collabora al posto che trattarsi così?

                    Siamo tutti cristiani, eppure…sicuramente anche Salcito avrà scritto molte cose interessanti, ma anche lui non ci pensa due volte ad insultare chi la pensa diversamente. E ancora una volta contro lei, prof Marinelli. Capisco che si è offesa molto per le sue parole (dette da un amico, poi), anch’io da donna mi sono offesa e forse è per questo che ha risposto in modo così brusco e altrettanto scortese (anche se probabilmente è la verità).

                    Ma questo non fa che polarizzare ancora di più le posizioni, al contrario di quello che disse il cardinale Poletto: “Ogni evento della Sindone aiuta a convergere la nostra attenzione sull’immagine di un uomo”.

                    • Emanuela Marinelli ha detto:

                      Mi scusi, Ingrid, ma dove avrei risposto “in modo così brusco e altrettanto scortese”? Salcito ha tirato in ballo la mia prefazione fatta al suo libro; io non volevo parlare della nascita di quel libro per ovvi motivi, ma se lui fornisce un’informazione parziale e non spiega come si è arrivati a quella prefazione, e inoltre riduce il discorso ad una “divergenza di vedute”, io devo completare l’informazione, per onesta’ verso Nicolotti, che era stato ingiustamente accomunato in un precedente commento di Leonardo Paolo Minniti, il quale ovviamente non conosceva la situazione. Il blog serve a questo, a informare e chiarire. La posso rassicurare che quello che ho scritto come chiarimento alle parole di Salcito era il minimo che potessi fare e non mi pare proprio di essere stata scortese verso di lui aggiungendo un chiarimento doveroso alle sue parole. Lei si chiede “perché non si collabora”? E cosa ho fatto con Salcito, per il suo libro? Non è stata una collaborazione sufficiente? E in che altro modo potrei ancora collaborare con lui? E con Nicolotti? Lei cosa propone? Lei come collaborerebbe con questi due signori?

                    • Ingrid ha detto:

                      Premetto che io non sono nessuno, se non una semplice mamma e studente di scienze politiche. Io non ho trovato ovviamente cortesi le parole di Salcito e un po’ scortese la sua risposta nel rimarcare quanto ha fatto per lui. Un conto è dire: “l’ho aiutato molto, trovandogli editori e sostenendolo nel suo libro”, un altro è dire “praticamente gli ho riscritto il libro” (e non metto in dubbio che non sia vero). Ma comunque capisco la sua reazione. L’invito a collaborare è rivolto a tutti, a tutti i cristiani. Magari partendo da quel che si ha in comune, da quello che si ritiene vero, da quel che si condivide.

                      La collaborazione secondo me verte anche nel criticare la visione altrui ma senza riferimenti alla persona, rimanendo esclusivamente nello specifico. Nicolotti ad esempio deve criticare la Frale se non è d’accordo con quanto ella dice ma non può ridicolizzarla come persona, per la gioia di Antonio Lombatti che subito riprende: http://www.antoniolombatti.it/B/Blog07-09/Voci/2010/1/8_Barbara_Frale_non_sa_nemmeno_ricopiare_un_testo.html

                    • Michele Salcito ha detto:

                      Gentile Ingrid, io non sto attaccando Emanuela Marinelli come persona per la quale ho tutto il rispetto e mi stupisco che lei non lo abbia ancora capito. All’inzio del discorso io ho semplicemente chiesto di avere l’umiltà di saper rimettere in discussione quanto è stato detto dal 1978 ad oggi sulla Sindone per capire veramente a che punto siamo e cosa dovremmo fare per andare avanti nelle ricerche. Marinelli si impone facendoti passare per ignorante e ti rifila uno dei slliti fien in pdf e in inglese (e pazienza, faremo la traduzione…) Io non giudico il peccatore ma posso almeno denunciare il peccato? Non è peccato forse avere l’abitudine di dire” io qui, io là, se non c’ero io quello non faceva nulla, se non c’era io non ce stava nemmeno la Sindone…”. Questo è quello che bisogna cambiare e chi più di gente come la Marinelli lo deve fare? Marinelli non è gentile quando, pur di mettersi sulla cattedra viene a dire che praticamente ha fatto lei il mio libro. Marinelli deve capire che non è più il Pippo Baudo della sindonologia e che quest’ultima è stanca dei sindonolgi della vecchia generazione che si comportano come i vecchi baroni della scienza di un tempo. Tutto qua. E’ forse un caso che a Torino, ove risiede la commissione per la conservazione della Sindone Marinelli non sia mati stato tanto apprezzata? Come persone certamente rispettata ma su un piano sindonologico è sempre stata molto criticata e non può continuare a farsi vella mentre metà delle prove che lei andava a gridare ai quattro venti stanno crollanco sotto i colpi della ricerca un po’ più seria. Io non venero Nicolotti ma apprezzo quello che ha fatto perché non si è fatto problemi nel cercare fonti veramente affidabili pur andando contro pareri personali di sindonologi. Mi scusi per la lunghezzza…

                    • Michele Santambrogio ha detto:

                      @Salcito: sto osservando la discussione e le assicuro che anche secondo me sta facendo una pessima figura, aggravando ancora di più la sua posizione. Non so se sia un problema semplice mancanza di educazione civile o altro, comunque mi pare assurdo dire “io non sto attaccando Emanuela Marinelli come persona per la quale ho tutto il rispetto” dopo averle detto “ma bisogna crescere nella vita, e non solo invecchiare” e prima di dirle “Marinelli deve capire che non è più il Pippo Baudo della sindonologia e che quest’ultima è stanca dei sindonolgi della vecchia generazione che si comportano come i vecchi baroni della scienza di un tempo”. Signori ma a che gioco stiamo giocando? Ma avrebbe il coraggio di ripetere queste cose in faccia alla professoressa (magari con a fianco il marito?). Si prenderebbe come minimo due bei schiaffoni, meritatamente. Se lei è un sindonologo di “nuova generazione” allora preferisco molto di più i vecchi baroni.

                    • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

                      Signore o Professore o Dottore michele Sancito noi POPOLINO vorremmo che non colpisse la sensibilità della Professoressa Marinelli,onde poterla leggere anche in risposta al Suo prezioso esperimento.Bisogna anche tenere conto che la Sindone non “appartiene” soltanto ai 2 milioni di visitatori di Torino ma anche a tutti gli altri credenti o scettici….o curiosi.

                    • Franz ha detto:

                      Aggiungo anche che pensare di parlare a nome della sindonologia (“Marinelli deve capire che non è più il Pippo Baudo della sindonologia e che quest’ultima è stanca dei sindonolgi della vecchia generazione che si comportano come i vecchi baroni della scienza di un tempo”) è abbastanza ridicolo da parte sua ed è molto da prima donna.

                    • Emanuela Marinelli ha detto:

                      Caro Zappator, spero non sarai deluso se non rispondo alla tua richiesta di commentare l’esperimento di Salcito. Non mi pare il caso, per una serie di motivi che non elenco perché facilmente intuibili. Ho ricevuto privatamente accorati appelli di amici che mi invitavano a non squalificarmi scendendo al livello di individui del genere, che non sono degni di dialogo né di risposte, cortesi o scortesi che siano. Per questo non commenterò più nulla che riguardi Salcito. Lo stesso vale per Nicolotti, che insiste sull’altro blog con i suoi proclami:
                      https://www.uccronline.it/2011/10/07/inizia-il-corso-di-specializzazione-in-studi-sindonici/#comment-28174
                      Non credo che qualcuno a questo punto pensi che voglia tirarmi indietro per vigliaccheria… Mi tiro indietro per buonsenso! E mi scuso con il Dott. Di Lazzaro per avere usato ancora una volta questo spazio non per commentare il suo magnifico articolo, ma per chiarimenti personali. Penso che mi perdonerà e sono fiduciosa che altrettanto faranno gli altri lettori di questo blog.

                    • Piero ha detto:

                      @zappator cortese:
                      ma ti riferisci all’ “esperimento” del bambolotto?
                      A me pare di averlo demolito abbastanza facilmente (e non sono certoun sindologo).
                      Tuttavia chiedo un parere sul mio post ai colleghi ingegneri (e magari anche architetti, va’ 😉 ) per verificare che io non abbia sbagliato qualcosa…

            • Emanuela Marinelli ha detto:

              Caro Leonardo,
              per carità cristiana non volevo dire in pubblico che la pubblicazione di quel libro http://www.shopforall.it/shop3/product_info.php?pid=9788884241308&lang=it
              Salcito la deve tutta a me, perché non feci solo la prefazione, gli trovai anche l’editore. Si tratta di una riflessione sulla Sindone e la sofferenza scritta da una persona che la sofferenza nella sua vita la conosce e non dico di più per rispetto della privacy di Salcito. E non è l’unica cosa che ho fatto per lui: l’ho messo in contatto anche con altre persone per altre pubblicazioni. Certo che all’epoca dell’uscita del suo libro non mi sarei mai aspettata che un giorno sarebbe arrivato a scrivere verso di me quelle cose che ho letto qui oggi, che non possono essere definite “qualche divergenza di vedute”. Ma pazienza, chissà cosa ancora dovrò leggere. Non aggiungo altro.

              • Michele Salcito ha detto:

                ….arieccoci con le prime donne….

                • Leonardo Paolo Minniti ha detto:

                  Io non ce l’ho con lei, se non per il fatto di aver distratto da questo bellissimo articolo. Ma sicuramente la prof. Marinelli è una prima donna, ovvero è attualmente la donna più esperta della Sindone che ci sia al mondo. Non mi sembra affatto strano che abbia una rete di relazioni tale da poter mettere in contatto uno scrittore emergente come lei con gli editori. E non lo va a sbandierare in giro ma lo rivela dopo che questo scrittore/ricercatore emergente la offende chiedendole di “crescere e non solo invecchiare”.

                  Comunque la scortesia la sta facendo anche verso il dott. Di Lazzaro e tutti noi nel voler insistere con fatti e ripicche personali. Sono molto interessato, lo dico veramente, a conoscere il suo pensiero “tecnico” sulla Sindone. Possiamo andare avanti?

                  • Emanuela Marinelli ha detto:

                    Sono pienamente d’accordo con Leonardo Paolo. Qui si deve discutere dell’origine dell’immagine sindonica e dell’articolo del dott. Di Lazzaro. Basta con i commenti non pertinenti e… impertinenti! 😉

                • Michele Salcito ha detto:

                  …e magari ha anche scritto e pubblicato gli altri miei libri…

                  • Michele Salcito ha detto:

                    Si può certamente andare avanti nella certezza che chi si documenterà capirà le vere motivazioni di questa diatriba. Prometto di tornare al mio posto!

                    • Leonardo Paolo Minniti ha detto:

                      Bene, allora qual’è la sua posizione tecnica sulla Sindone? Oltre ad accuse ad personam e la celebre frase ““ancora oggi non abbiamo uno straccio di una chiara e convincente sintesi scientifica delle scoperte effettuate dallo STURP” non mi pare abbia detto ancora nulla di utile alla diatriba…

      • Paolo Di Lazzaro ha detto:

        Salcito, se mi è consentito provo a fare un poco di ordine nelle sue considerazioni, che non sono banali ma necessitano di alcune precisazioni.
        E’ vero che la ricerca scientifica necessita di controlli e prove, non è un caso che il motto della Società Italiana di Fisica è “Provando e riprovando”.
        Tuttavia, questa necessità va gestita con grano salis: Ogni giorno in cui entro nel mio laboratorio, non posso mettermi a misurare la carica dell’elettrone per essere sicuro che il segnale del fotodiodo sull’oscilloscopio mi dia la quantità giusta di carica associata all’impulso laser. La carica dell’elettrone, misurata molti anni fa, la do per acquisita. Se tornassi ogni volta ad Adamo e Eva, non otterrei mai nessuna nuova scoperta.
        Tornando alla Sindone, si tratta dell’oggetto più studiato al mondo, a partire dalle foto negative di Secondo Pia nel 1898. Ma la linea di confine, la demarcazione venne data dai risultati delle misure STURP. Non è un caso che nel mio articolo non parlo delle misure precedenti, perché è solo dopo lo STURP che sappiamo con buona approssimazione quali sono le caratteristiche dell’immagine, che cosa dobbiamo provare a riprodurre.
        Le sue proposte, Salcito, sono già state testate nell’era pre-STURP, e hanno fornito risultati non compatibili con le caratteristiche dell’immagine che ho elencato nell’articolo, se ha la pazienza di leggerlo.

        Infine, non è assolutamente vero che “non abbiamo uno straccio di una chiara e convincente sintesi scientifica delle scoperte effettuate dallo STURP”. E’ vero il contrario, ne abbiamo anche troppe! Tre di queste sintesi le trova nella bibliografia dell’articolo, ad esempio la referenza “Heller” e “Schwalbe” e “Jumper” del 1984. Ve ne sono anche altre, ma a mio parere queste sono le migliori.

        • Michele Salcito ha detto:

          Mi scusi dottore ma io stavo cercando di mettermi nei panni di coloro che testardamente continuano ad attaccare la Sindone ed a volte ti viene naturale un po’ di scoraggiamento e pensi: “forse è tutto sbagliato” è un domanda che ti viene naturale e che sapendo che molti sono nel dubbio cerco di stimolare le menti ad illustrare al meglio le caratteristiche della Sindone. Leggerò il suo studio e le farò sapere.

    • Michele Salcito ha detto:

      Dimenticavo: oggi i funerali si fanno a tre giorni dal decesso e quindi nessuno gli verrebbe di associare una temperatura elevata al defunto. Invece, la sepoltura di Gesù fu rapida, cioè, circa due ore dalla morte. Ora, un soggetto che ha sofferto e si è didattuto con infezioni in atto, perdite di sangue, e tutto ciò che comporta l’essere crocifissi è certo che la temperatura corporea fosse elevata. Si tratta quindi di una condizione che deve essere tenuta presente se si pensa che il fattore che da determinato l’immagine somatica sia scaturito dal corpo dell’Uomo della Sindone.

  • stregatto ha detto:

    Parlando di ‘immagini impossibili’, il Velo di Manoppello rientra tra questi? Complimenti per l’articolo.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Non ho mai studiato il Velo di Manoppello, quello che so deriva dagli interessanti seminari nell’ambito del convegno internazionale IWSAI che ho organizzato a Frascati nel Maggio 2010 http://www.acheiropoietos.info e da una mia visita al Santuario di Manoppello con alcune “guide” di eccezione.
      Una sintesi delle cose dette a Frascati sul Velo la può trovare alla pagina web http://www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php dove può leggere quattro articoli sull’argomento (le consiglio di cliccare su “Topic” nella prima riga della tabella per trovare più facilmente gli articoli divisi per argomento).
      Con il beneficio d’inventario, le posso dire che si tratta di una immagine avente alcune caratteristiche peculiari, che rendono il velo un’interessante materia di studio, e mi risulta che un gruppo al CNR sta eseguendo degli studi in proposito.
      Una grande differenza rispetto alla Sindone è nel fatto che, utilizzando moderne tecnologie, posso pensare di riuscire a riprodurre una immagine molto simile (colorando con molta pazienza un filo alla volta, per esempio) mentre riprodurre la stessa colorazione sulle singole fibrille del lino della Sindone con differente densità aerolare è impresa assai più ardua.

  • stefan@ ha detto:

    Dottor Di Lazzaro,
    da scienziato lei concorda nel dire che l’analisi scientifica non potrà mai fornire la prova della natura sovrannaturale dell’immagine della sindone?
    Saluti

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Lei pone una domanda interessante, forse alla persona sbagliata, perché non sono un esperto di filosofia della Scienza, ho solo letto molti anni fa un lavoro di Karl Popper “La logica delle rivoluzioni scientifiche” a cui la rimando per farsi un’idea personale del concetto di falsificabilità degli esperimenti, intesa come capacità di controllare un esperimento in senso di riproducibilità galileiana.
      Nel caso della Sindone, mi permetta di banalizzare la situazione (Popper non se ne avrà a male): siamo di fronte ad una immagine che oggi non siamo capaci a riprodurre e qfalsificare

  • Paolo Di Lazzaro ha detto:

    Chiedo scusa, è partito l’invio per errore, termino il mio pensiero.
    Siamo di fronte ad una immagine che oggi non siamo capaci a riprodurre e falsificare.
    Questo non vuol dire che non ci riusciremo domani o dopodomani. Non possiamo saperlo.
    Fissiamo per comodità una data, oggi. Ebbene, oggi l’u chenica cosa possiamo dire sull’origine dell’immagine sindonica,è che non si può riprodurre in tutti i suoi dettagli, nemmeno con la tecnologia più avanzata.
    Punto.
    Ma se ci riflettiamo, questa conclusione, per quanto parziale, non è inutile: per esempio, ci permette di scartare l’ipotesi di un falsario medioevale.
    Le pare poco?

    • stefan@ ha detto:

      Il mistero della sindone è appunto il fatto che ad oggi non si sia in grado di effettuare una riproduzione esatta. Questo però non esclude che la sindone sia stata fatta nel medioevo con tecnica oggi andata persa. Anche questo non possiamo saperlo. Nell’ipotesi di riuscire ad individuare una tecnica in grado di effettuare una riproduzione esatta, andrebbe valutata la possibilità di tale tecnica a quei tempi.
      Quanto alla prova del carbonio effettuata a suo tempo, sarebbe a mio parere opportuno procedere ad una sua ripetizione in modalità che possano mettere a tacere eventuali contestazioni.

      • Emanuela Marinelli ha detto:

        Caro Stefano, la “tecnica oggi andata persa” dovrebbe includere l’avvolgimento previo della Sindone attorno ad un cadavere per farla macchiare di sangue in quel modo, e poi la realizzazione dell’immagine senza alterare le macchie di sangue. Lei davvero lo crede possibile nel medioevo? Non ci si riesce nel XXI secolo! :-O

      • Paolo Di Lazzaro ha detto:

        Caro Stefan, mi creda, non esiste nessuna “tecnica andata persa”. Nella seconda parte dell’articolo, commenterò le principali differenze della colorazione che abbiamo ottenuto all’ENEA rispetto alla colorazione della Sindone, entrando in qualche dettaglio tecnico. Se avrà la pazienza di leggerlo, si renderà conto che non è possibile ottenere lo stesso risultato, nè oggi nè nel 1260, quando le uniche tecniche erano pigmenti e polveri da applicare a contatto. No chance.
        Mi fermo qui, ma potrei parlare della birilubina (invisibile a occhio nudo) nell’essudato, la necessità di mettere prima le macchie di sangue e poi la colorazione corporea, conoscenza di anatomia, etc etc che esclude aldilà di ogni ragionevole dubbio l’ipotesi del falsario medioevale

      • Antonio72 ha detto:

        Stefan@

        Se ho ben capito pretendi forse che la scienza spieghi anche i fenomeni sovrannaturali, cosa ovviamente che va oltre il limite scientifico.
        La scienza può eventualmente riprodurre il fenomeno in laboratorio, che quindi diviene un fenomeno naturale a tutti gli effetti. Il resto rientra nel campo delle congetture indimostrabili, anche se qualcuna possiamo rigettarla a priori, come per es. il fatto che un cadavere umano in condizioni ambientali ordinarie, possa costituirsi come una sorgente di radiazioni di tale portata. E nemmeno si può credere così facilmente all’ipotesi di una eventuale tecnica umana medievale perdutasi per strada nel corso della storia. Altrimenti si dovrebbero accettare altre tesi fantasiose, tipo quella delle piramidi edificate da una tecnologia superiore extraterrestre. Anzi, paradossalmente la tesi della resurrezione diverrebbe ancora più credibile.

        • stefan@ ha detto:

          Vi ringrazio per i commenti. Non ho alcuna competenza né generica né tantomeno specifica per poter sostenere una discussione nel dettaglio. Non trovo poi così bizzarro affermare che si possa perdere la nozione di una tecnica nota in passato, ma vedo che non siete d’accordo. So che sull’argomento è in corso un dibattito che i connessi risvolti religiosi portano spesso sul piano polemico. Da ingegnere che ragiona terra terra mi viene soltanto da fare la banale osservazione che se avvolgo un oggetto in un telo, e questo oggetto gli trasferisce la sua impronta, l’impronta che ne deriva appare a telo aperto ampliamente distorta, e non perfettamente proporzionata come quella della sindone. Ma mi aspetto che ci sia una risposta anche su questo.

          • Antonio72 ha detto:

            Non è che non sono d’accordo a priori, ma per coerenza si dovrebbero accettare altre teorie ben più fantasiose. Per quanto ne sappiamo potremmo essere anche i discendenti dei sopravvissuti di una remotissima era postatomica.
            Se fosse vera la tesi che esponi, si dovrebbero trarre necessariamente due conclusioni opposte:
            La Sindone è un falso e non ha mai avvolto alcun cadavere umano; oppure
            l’immagine sindonica è stata prodotta da un evento sovrannaturale e quindi non spiegabile o riproducibile dalla scienza.
            E siccome ragiono terra terra anch’io, aspetto l’eventuale risposta.

          • Emanuela Marinelli ha detto:

            Caro Stefan@, da quando in qua gli ingegneri fanno ragionamenti terra terra? Non oso fare questa rivelazione a mio marito, che è ingegnere… 😉
            Piuttosto la invito a leggere quanto suggerivo a Erico ieri alle 23:47, cioè questi due articoli:
            http://www.shroud.com/pdfs/marineli.pdf
            http://www.sindone.info/FANTI4A.PDF
            Può anche contattare, come dicevo a Enrico, direttamente il Prof. Ing. Fanti:
            http://www.dim.unipd.it/fanti/
            E grazie per la partecipazione al dibattito!

          • Nofex ha detto:

            Caro Stefan@, non è proprio accettabile la tesi della “tecnica andata persa”. Anch’io sono ingegnere (con o senza i piedi per terra) ma non esiste proprio una alternativa del genere. Ti è stato già spiegato in modo perfetto qui sopra. Aggiungo soltanto che si dovrebbe rivoluzionare tutta la storia della scienza e della medicina, magari anticipando l’invenzione del microscopio o il sapere anatomico/fisiologico ad esempio. Inoltre, come mai con questa “tecnica andata persa” si è realizzata solo la Sindone e nient’altro? Mi pare che sostenere la “tecnica andata persa” sia legittimo ma possa risultare anche una scappatoia molto elegante, alla pari del cosiddetto “dio-tappabuchi”.

            • Piero ha detto:

              Si infatti, anche io (sono ingegnere e sono d’accordo).
              Da qualche parte spunterebbe fuori una qualche FOTO del 1200, o qualche tela tessuta in modo “particolare”, oppure ancora una qualche “arma non convenzionale” per spaventare il nemico (magari piu’ buzurro).
              Ve l’immaginate cavalieri francesi che fanno apparire “per magia” (o con la loro “potenza”) un’immagine che faccia impressionare il sultano/signorotto locale? scapperebbero via tutti…

              • Klaus ha detto:

                D’accordo anch’io, che non sono ingegnere ma faccio parte della più nota categoria di nemici degli ingegneri. Anzi questo è proprio un punto cruciale, a mio parere. Nella storia della scienza è generalmente accettato il fatto che se qualcuno inventa una nuova tecnica, c’è qualcun altro che più o meno nello stesso periodo è in grado di arrivarci. Questo argomento è largamente (e attendibimente) usato dai “razionalisti” per negare che possano essere esistite invenzioni come il raggio della morte di Marconi o il cronovisore di padre Ernetti. Ma quando si tratta della Sindone questo argomento sembra, sempre per alcuni degli stessi razionalisti, sembra non valere.
                Mi riferisco a quanti ipotizzano una tecnica pre-fotografica, ma anche a ipotesi alla Garlaschelli. Infatti, anche se quest’ultimo ha avuto il buon senso di impiegare strumenti alla portata di un artigiano del ‘300, non ha neanche affrontato la questione del perché, se le cose fossero andate come dice lui, non abbiamo decine di manufatti con le caratteristiche della Sindone (magari riferiti a un assortimento di Santi e Martiri). Ci sarebbero stati dei bei soldi da fare per gli spacciatori di reliquie e non si capisce perché vi avrebbero dovuto rinunciare.

  • Piero ha detto:

    Un’altra cosa che mi incuriosisce parecchio e’ l’estrema direzionalita’ dell’ipotetico fascio che avrebbe impressionato la Sindone.
    Immaginiamo per un momento di mettere dentro ad un lenzuolo un manichino fatto di plexiglass trasparente, e di mettere dentro di esso delle lampadine.
    Accendendole la luce si diffonderebbe da tutte le parti, e non si avrebbe una immagine chiara.
    Ci sarebbe una spiegazione da questa estrema direzionalita’, stante l’ipotesi del fascio di luce nell’estremo ultravioletto?

    Ho letto neli link allegati che una possibile ipotesi potrebbe essere quella che (mi scuso per la rozzezza delle espressioni), nel momento in cui il corpo diventa meccanicamente trasparente, il telo si affloscia e viene “impressionato” (qualsiasi cosa qusto significhi).
    Pero’ in questo caso l’immagine risultante dovebbe essere una somma di tutte le parti del corpo, come una TAC in cui tutte le varie immagini sono sovrapposte una sopra l’altra.
    Spero di essermi spiegato.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Il “corpo meccanicamente trasparente” è una ipotesi ad hoc, e quindi per definizione non riproducibile e non “testabile” o falsificabile.
      Allora, perché è stata formulata? Il motivo è che con i metodi conosciuti alla Scienza, non è possibile ottenere una immagine analoga sia in modo “naturale” sia tramite manufatto.
      In altre parole, gli scienziati si stanno “arrampicando sugli specchi” ipotizzando scenari fuori dalla Scienza tradizionale.
      Nella seconda parte dell’articolo cercherò di affrontare questo tema, chiarendo anche la natura “scientifica” dei nostri esperimenti con luce nell’ultravioletto

      • fabio ha detto:

        ma se si parla di un corpo tridimenzionale avvolto da un telo l’eventuale irradiazione o cos’altro non ci dovrebbe mostrare l’immagine bidimenzionale che si vede sul telo oggi, mi spiego meglio se avvolgo un salame in uno straccio unto sullo straccio non vedrò l’immagine del salame come una fotografia ma le macchie dell’unto su tuto il telo quindi un immagine incomprensibile. scusate l’esempio.

        • Paolo Di Lazzaro ha detto:

          Fabio, questo aspetto e le sue implicazioni nella selezione delle possibili cause dell’immagine sono discusse nell’articolo da cui parte questo blog, al paragrafo “L’ipotesi radiativa”

    • Michele Salcito ha detto:

      Io personalmente ho fatto un esperimenento nel quale la superficie di vetro di un comune scanner rappresenta il telo sindonico. Ho posto sullo scanner un plastico trasperente di un corpo umano (un banale giocattolo) poi ho collocato sopra di esso, a scanner aperto, ovviamente, una lampadina regolata al minimo di corrente e quindi l’intensitò di luce era veramente scarsa. Alla scansione è risultato che la luce, attraversando il plastico ha permesso di avere una fotografia in jpg che però è un negativo. Se si fa l’inversione dei chiaroscuri si ottiene il vero positivo del giocattolo così come veramente lo vedevo. Questo mio esperimento lo potete vedere al fondo del file power-point intitolato “L’Uomo della Sindone” sul sito http://www.qumran2.net/indice.pax?id=121&tutti=1

      • Piero ha detto:

        Mi sembra un ben misero esperimento.
        Non e’ che se quello che facciamo conferma le nostre tesi e le nostre convinzioni allora dobbiamo fermarci soddisfatti.
        Non funziona cosi’ il metodo scientifico.
        Lei ha semplicemente scansionato un bambolotto.
        Cosa si aspettava che apparisse?
        Nello scanner il sensore sensibile alla luce (CCD) si muove dall’alto in basso e contemporaneamente degli appositi LED illuminano la superficie da acquisire. Se ci metto sopra il Cubo di Rubik avviene lo stesso.

        • Michele Salcito ha detto:

          Se lei prende un cubo di Rubik e fa la scansione otterrà solamente l’immagine in positivo della superficie adagiata al vetro dello scanner. Se utilizza un cubo trasperente avviene la stessa cosa, ma se lo illumina dal retro otterrà un’immagine in negativo. Questa prova serve solamente per offrire un indizio non indifferente: il fenomeno che ha prodotto l’immagine somatica sulla Sindone è simile ad un fenomeno di “luce” non solo perché l’immagine è in negativo ma anche perché sulla Tela sono rimaste impresse immagini corporee che nella realtà non erano a diretto contatto con essa (come è successo con il mio giocattolo.

          • Piero ha detto:

            Mi sembra che il suo “esperimento” non provi un bel niente.
            Ha mai pensato che le condizioni che lei applica non sono affatto quelle presenti nel Santo Sepolcro?
            Hai mai provato a puntare contro una finestra (magari quando la sera comincia a scurire) una torcia elettrica?
            Ha mai guardato attraverso una lastra di plexiglass curvata e deformata?
            Che il fenomeno sia di tipo “radiativo” e non dovuto al “contatto” mi sembra che sia chiaro ormai per tutti e che nessuno lo metta in dubbio, altrimenti avremmo solo i segni delle mani, del naso, delle ginocchia…

            • Michele Salcito ha detto:

              Magari se qualcun’altro prova a darci il proprio parere non rieschieremmo di rimanere in questo vicolo cieco….

              • lorenzo ha detto:

                Un “corpo meccanicamente trasparente” retroilluninato, genera un’immagine negativa, va bene; ma l’mmagine sindonica è anche tridimensionale:bisognerebbe quindi ipotizzare che la sindone è stata impressionata anche in funzione della distanza del corpo dal telo, come se fosse una luce autogenerata dal corpo, ma che viene attenuata dallo spazio percorso per arrivare alla superfice del lino.

              • Piero ha detto:

                Nel vicolo cieco c’e solo il suo esperimento, che non ha nulla, ma proprio nulla di scientifico.
                Prima di tutto sono sbagliate le condizioni dell’esperimento.
                Non c’era nessuna luce ESTERNA, ne’ la luce ambientale.
                Poi non c’era certo un sensore CCD e una luce ad illuminare parallelamente il corpo.
                Non le viene in mente che l’immagine risulta a fuoco SOLO E SEMPLICEMENTE perche’ il sensore ha davanti una LENTE che provvede alla messa a fuoco dell’oggetto messo contro il vetro dello scanner?
                Guarda caso, le parti piu’ lontane dal vetro risultano piu’ sfocate (cosa che si puo’ verificare tenendo un foglio un po’ sollevato dal vetro dello scanner).
                E anche cosi’, il sensore CCD dello scanner non ha certo la sensibilita’ dell’occhio umano alle varie lungherzze d’onda.
                E anche questo non basta, perche’ non si ha un modello della “sensibilita’” del telo alle varie lunghezze d’onda.
                Se vuole realizzare un esperimento un minimo credibile, dovrebbe per prima cosa realizzarlo in una stanza buia, senza luce ambientale esterna, solo con la luce dentro il corpo, e mettendo come rivelatore una CARTA FOTOGRAFICA positiva.

                Ma anche cosi’ non basta.
                Infatti, vedra’ che sulla carta fotografica risultera’ semplicemente una macchia piu’ chiara, piu’ luminosa.
                Niente a che vedere con l’immagine sindonica. Inoltre, se magari prende un pezzodi carta fotografica di altezza pari a quella del bambolotto, vedra’ che probabilmente (a seconda di quanto mette in alto la lampadina) l’impronta uscira’ al di fuori della carta. Vede, l’impresa di trasformare la superficie di un oggetto solido su una superficie piana e’ una sfida millenaria. Studiare la Sindone comporta anche conoscere un sacco di tecniche, di materie e di metodologie.
                Ha mai sentito parlare della cartografia? Dia un’occhiata alla Proiezione di Mercatore e vedra’ che errori di distorsione si introducono.
                L’unico modo di otterere un’immagine simile a quella sindonica e’ quella per cui TUTTI I PUNTI della superficie del corpo emettano luce, NON UNA SOLA LUCE ALL’INTERNO DEL CORPO.
                Ma anche cosi’ non basta. Occorre che queste emettano luce in maniera COERENTE, e nella stessa identica direzione, cioe’ proprio come un LASER, e GUARDA CASO, e’proprio questo quello che usano all’ENEA.
                Spero di essermi spiegato e di non aver commesso errori grossolani.

                • Michele Salcito ha detto:

                  E difatti potrebbero essere le singole cellule del corpo dell’Uomo della Sindone ad emettere ciascuna il proprio debole fascio di luce. Non dimentichiamoci che Gesàù aveva delle caratteristiche fisiologiche particolari, non comuni negli esseri umani, una di queste era una particolare sensibilità superficiale (prima di venire arrestato ebbe una forma di ematoidrosi.

                  • Piero ha detto:

                    No. Anche questo e’ sbagliato.

                    Gesàù aveva delle caratteristiche fisiologiche particolari, non comuni negli esseri umani, una di queste era una particolare sensibilità superficiale
                    Non mi risulta che l’ematoidrosi sia associato ad una “sensibilita’ superficiale” (bisognerebbe cheidere ad un medico).

                    Se le single cellule del corpo emettessero luce, allora le parti piu’ grosse risulterebbero piu’ luminose. Per esempio il tronco luminosissimo, la braccia meno, le dita quasi niente. Per non parlare dei capelli e della barba.

              • Paolo Di Lazzaro ha detto:

                Salcito, le propongo un commento specifico e uno più generale.
                Nello specifico, se l’intenzione del suo esperimento era di “offrire un indizio non indifferente: il fenomeno che ha prodotto l’immagine somatica sulla Sindone è simile ad un fenomeno di luce” non credo che le condizioni a contorno da lei utilizzate siano probanti.
                Infatti, prima di trarre conclusioni lei deve tenere conto della illuminazione dello scanner che interferisce con la luce da lei posta sopra il giocattolo, del sistema di raccolta e di rivelazione (anche spettrale) della luce riflessa e diffusa, della profondità di fuoco delle lenti del sistema imaging dello scanner.
                Ad esempio, pensi alla scannerizzazione di un semplice pagina scritta: se lei solleva una parte della pagina durante l’acquisizione, lo scanner le fornisce una immagine anche della zona non a contatto, solo un poco sfocata. Nel caso di un oggetto, l’immagine avrebbe una diversa luminanza tra zone a contatto e non a contatto.
                Sulla negatività: ottenere una immagine negativa non è difficile: c’è riuscito anche Garlaschelli (articolo citato nella bibliografia) utilizzando acidi e paste colorate, raschiate per ottenere una qualche forma di sfumatura. Ma non è questo il punto su cui si giudica la similarità tra copia e immagine originale, ci sono parametri ben più importanti e difficili da riprodurre, come spiegato nell’articolo qui sopra.

                In generale, ho notato dalle sue dichiarazioni sullo STURP e dal suo esperimento (sulla negatività dell’immagine, mi sembra di capire) che lei da una parte non conosce bene l’incredibile mole di informazioni derivate dagli esprimenti STURP e dall’altra (come conseguenza) sia concentrato sugli aspetti di preistoria delle ricerche scientifiche sulla Sindone, quelle pre-STURP tipo la negatività dell’immagine e la possibile influenza di eventuali effetti termici (smentita proprio dai risultati delle ricerche STURP).
                Mi butto ad indovinare: lei ha problemi con l’inglese? Se è così, non so cosa consigliare, perché il 99% dei lavori scientifici sull’immagine sono scritti in inglese (inclusi i nostri).
                Se invece lei conosce bene l’inglese, allora non le resta che armarsi di pazienza e andare a leggere tutte le referenze che ho inserito nella bibliografia dell’articolo. Poi ne riparliamo.

                • lorenzo ha detto:

                  Grazie, veramenta grazie a tutti: è veramente una gioia “immergersi” nei vostri ragionamenti. Grazie.

                • Michele Salcito ha detto:

                  Il termine esatto di quella prova potrebbe essere “curiosità” e come tale va considerata. Non aveva di certo alcuna ambizione scientifica e difatti è stata inserita solamente in un file di presentazione delle caratteristiche della Sindone in un sito religiso. Poi se a qualcuno offre delle idee bene, altrimenti rimmane lì e basta.
                  Per quanto concerne la ricerca scientifica dello STURP vorrei solo però dire che la sindonologia ha la sua capitale a Torino e qui si parla in italiano. COsa significa? Che coloro che sono stati incaricati dal custode pontificio e,
                  prima, dai vescovi di Torino, suoi precedessori hanno divulgato le informazioni inerenti tali studi. Quindi, se abbiamo già dei testi in italiano che sono stati “scremati”, magari sparpagliati fra diversi autori,
                  che illustrano la sostanza delle ricerche dello STURP, perché bisogna prendersi la priga di andare a leggere relazioni tecniche di cui
                  ci vogliono svariate competenze per capirle? Quanti studiosi lei pensa che li abbiano studiati? E quanti di coloro che scrivono in questo stesso blog? E quanti autori di libri della Sindone pensa che si siano studiati i testi in inglese dello STURP? Lei sa meglio di me che qualsiasi lingua estera se non viene vissuta il nostro cervello rimuove spazi di memoria occupata inultimente e mantiene solo una parte, quella che si è studiata meglio. Ci si può anche attrezzare
                  ma se in sostanza quella determinata relazione mi dice che l’immagine è superficiale non tocca poi forse agli specialisti suoi colleghi in svariate discipline andare a verificare che tali studi siano stati fatti a regola d’arte e testimoniarlo dopo apposito consiglio con esperti alla pari? Lo deve fare la casalinga? Ecco la necessità della formazione di un collegio di indagine che prima di aver preso per oro colato ciò che si dice lo vada a verificare.
                  Successivamente potranno essere coinvolti scienziati volenterosi e validi comne lei per avviare una nuova stagione di studi che certamente tutti desideriamo.

                  • Piero ha detto:

                    Il termine esatto di quella prova potrebbe essere “curiosità” e come tale va considerata. Non aveva di certo alcuna ambizione scientifica e difatti è stata inserita solamente in un file di presentazione delle caratteristiche della Sindone in un sito religiso. Poi se a qualcuno offre delle idee bene, altrimenti rimmane lì e basta.

                    Ma non puo’ inserire una “curiosita’” come quella per spiegare le caratteristiche della Sindone. Altrimenti ci avrebbe potuto pure mettere una mela che cade dall’albero.

                    Per quanto concerne la ricerca scientifica dello STURP (…)
                    Ecco la necessità della formazione di un collegio di indagine che prima di aver preso per oro colato ciò che si dice lo vada a verificare.

                    Cioe’ in poche parole lei dice:
                    1) di non conoscere l’inglese
                    2) di rifare dal principio TUTTI i test sulla Sindone. Allora perche’ prima di mangiare non porta i suoi pasti ad un laboratorio d’analisi per confermare che non ci siano alterazioni? Perche’ prima di uscire non fa delle analisi dell’aria per vedere se ci sono sostanze chimiche nocive? Il Dott. Di Lazzaro mi pare sia stato abbastanza chiaro in merito. Mica ogni volta che va al laboratorio si rimisura la carica dell’elettrone per vedere se quelli precedenti si sono sbagliati. Ha uno strano concetto del metodo scientifico. E questo mi fa intuire meglio perche’ la dott.ssa Marinelli abbia dovuto rivedere piu’ volte i suoi testi.

                    • Michele Salcito ha detto:

                      Le faccio presente che tale suo accanimento contro ogni cosa che dico
                      non ha nulla a che fare con un sereno dibattito.

      • lorenzo ha detto:

        Sulla sindone si vede solamente il foro d’uscita dei chiodi sul polso, ma il foro d’entrata potrebbe benissimo essere sul palmo.
        http://www.crucifixion-shroud.com/Barbet.htm

        • Paolo Di Lazzaro ha detto:

          Lorenzo, io non sono un medico forense, e il suo post non ha nulla a che fare con l’articolo che ha generato questo blog.
          Provo a risponderle dal basso della mia ignoranza sull’argomento, solo sulla base del buon senso.
          La macchia di sangue sulla mano è vasta e non permette di stabilire con esattezza dove sia collocato il foro della crocifissione. Tuttavia, possiamo osservare che un foro sul palmo avrebbe lacerato l’intera mano (inadatta a sostenere il peso del corpo). Datosi che questo non è il caso (non osserviamo nessuna lacerazione dell’intera mano nell’immagine sindonica) sembra assai ragionevole pensare che il chiodo sia stato conficcato in una zona in grado di reggere il peso, quale quella del polso.

          • lorenzo ha detto:

            Chiedo scusa, ma il mio commento è scaturito dalla lettura del sito indicato da Michele Salcito; mi sono ricordato infatti del sito che ho indicato, nel quale si portavano prove a dimostrazione che la penetrazione del chiodo nel palmo non escludeva la fuoriuscita dal polso, senza sminuire la capacità di reggere il peso del corpo senza lacerazioni della mano stessa.

            • Michele Salcito ha detto:

              Il chiodo penetrò nel polso, passando per lo spazio di Destot vicino all’ulna e fuoriuscì sul dorso, vicino al radio. Tenga presenta che tale operazione è ovviamente molto dolorosa e la vittima si contorce anche se le mani erano legate con corde al patibulum (l’asse orizzontale della croce) si verificava qualche deformazione dei rapporti articolari presenti fra le ossa del polso.

        • Norberto ha detto:

          Esiste inoltre un altro documento di crocifissione romana del I secolo e anch’esso presenta il foro nei polsi, concordando con la Sindone e discordando con la tradizione cristiana. Elemento da tenere in considerazione quando si parla del solito “falsario medievale cristiano”.

          • Piero ha detto:

            sarebbe bello che tu lo postassi.

          • Michele Salcito ha detto:

            Ci ricorda quale? Ne conosco uno ma il poveretto venne inchiodato contro il legno perforandogli il braccio, fra il radio e l’ulna.

            • lorenzo ha detto:

              Che il chiodo non sia passato attraverso lo “spazio di Destot”, non lo sostengo io, ma il Dott. Federico T. Zugibe (n. 1928), uno dei maggiori esperti di patologia forense degli stati Uniti: egli sostiene che il chiodo è passato attraverso quello che egli chiama “spazio Z”. Io trovo solamente più razionale la sua teoria rispetto a quella del Dott. Pierre Barbet.
              http://www.crucifixion-shroud.com/Barbet.htm

              • Michele Salcito ha detto:

                Per appendere un corpo umano al legno della croce no vi è maniera più semolice che infliggere il chiodo nel polso. La crocifissione romana era un aprocedura ben collaudata. Sono certamente avvenute nella storia crocifissioni con varianti per disprezzo nei confronti del condannato ma non è il caso dell’Uomo della Sindone (lo avevano già preso in giro nel conficcargli il casco di spine sulla testa). Tenga anche presente il dott. Barbet passo svariate notti a fare esperimenti con arti amputati sino poi ad arrivare ad attaccare ad una croce la salma di una vecchietta. Oggi la nromativa del rispetto dei cavaderi non permette esperimenti. Zugibe può fare solo ipotesi con l’aiuto dei suoi allievi che sono vivi e non torturati. Difatti lui fa anche esperimenti in cui chiede di attaccasi ad una croce tramite strisce di cuoio ma non può studiare la vera anatomopatologia del soggetto crocifisso se il soggetto non ha subìto le sofferenze dell’Uomo della Sindone. Per concludere, nessuno si sarebbe immaginato di complicarsi la vita e fare un tunnel col chiodo per entrare da una parte e finire dall’altra.

                • lorenzo ha detto:

                  Nel gioco del sudoku, i numeri all’interno di ogni singola regione debbono trovare il loro giusto collocamento nelle singole celle in base ad un principio di non ripetitività che deve essere rispettato sia orizzontalmente che verticalmente: si tratta semplicemente di applicare la logica ad ogni singola affermazione ed analizzarla per vedere se concorda o no con le altre. Nel “gioco” della scienza, ed in questo particolare caso della Sindone, io applico lo stesso principio: per questo la datazione al radocarbonio l’ho appresa con perplessità (apre altre domande senza fornire risposte); per questo ritengo piu rispondeti alla realtà le risposte del Dott. Zugibe rispetto a quelle del Dott. Barbet; per questo aspetto con impazienza la seconda parte dell’articolo del Dott. Di Lazzaro.

  • Enrico da Bergamo ha detto:

    Molto interessante e complimenti all’autore dell’articolo.

    Una domanda si è detto che dove vi è sangue non c’è immagine sottostante quindi la radiazione incidente è stata tutta assorbita dal sangue. Si è verificato come il sangue umano assorbe la radiazione UV? Che assorbanza ha il sangue all’UV

    Sarebbe interessante analizzare anche il mantello della vergine di Guadaloupe.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Enrico, le faccio notare che lei sta facendo un’assunzione: cioè che l’immagine si sia formata tramite radiazione UV. Benchè i nostri studi all’ENEA hanno dimostrato che la colorazione del lino tramite radiazione VUV abbia alcune caratteristiche similsindoniche (di questo si parlerà diffusamente nella seconda parte dell’articolo) non possiamo dare per scontato che ci sia stata una “radiazione incidente” come scrive lei.
      Venendo alla sua domanda, accettando l’ipotesi che un burst di luce VUV abbia generato l’immagine sindonica, si, il sangue presenta un assorbimento molare molto elevato alla luce UV e VUV. Cioè il sangue (anche in spessori minimi) assorbe tutta la radiazione UV e VUV incidente su esso.
      Aggiungo una informazione: secondo alcuni autori, la luce UV potrebbe essere responsabile del colore rosso delle macchie di sangue a distanza di così tanto tempo dalla loro deposizione, vedi http://www.ohioshroudconference.com/papers/p04.pdf

      Per quanto concerne il mantello “ayate” di Guadalupe, una buona introduzione la può trovare su http://www.acheiropoietos.info/proceedings/EspriellaWeb.pdf

    • Enrico da Bergamo ha detto:

      Si è vero io ho assunto arbitrariamente che siano state radiazioni UV ad incidere il telo.
      Grazie della risposta, comunque fermo restando la non certezza dell’origine dell’immagine,l’assenza di immagine in presenza di sangue può essere considerata compatibile con una formazione dell’immagine a seguito di una esposizione a luce UV.

  • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

    Cara Professoressa dispiace sempre quando il “dialogo” incontra simili ostacoli.

    • Emanuela Marinelli ha detto:

      Pazienza, caro Zappator. Ti ricordi quando sull’altro blog ti presentasti come “un elefante che entra in un negozio di cristallerie”? https://www.uccronline.it/2011/10/07/inizia-il-corso-di-specializzazione-in-studi-sindonici/#comment-25211
      E ti ricordi quando io ti chiamai “Zappator cortese”? https://www.uccronline.it/2011/10/07/inizia-il-corso-di-specializzazione-in-studi-sindonici/#comment-25265
      Per dialogare bisogna essere in due e con un elefante come Ortone e’ possibile. Però se ci sono in giro tori scatenati, che mi vedono come una muleta, io all’inizio ci provo lo stesso, ma alla fine è meglio rassegnarsi e decidere di togliersi da davanti alle loro corna… 😉

      • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

        Prima di tutto questo è il Blog del Professor Paolo Di Lazzaro e mi scuso con Lui per la mia intrusione.Sono troppo una testa dura per credere che non esista nel mondo “laico”uno studioso della Sindone e “dell’arte del fioretto” disposto ad intervenire in questo blog.

        • lorenzo ha detto:

          Cosa significa “studioso laico della Sindone”? Se significa manipolare delle comprovate ricerche scientifiche solo per dimostrare che alcuni dati non concordano con i racconti Evangelici, questo io lo chiamo solo “irrazionalità”.

          • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

            ci sono,ci sono Studiosi Laici della Sindone e questa è un’occasione ottima per presentarsi.NB.Pregasi usare il fioretto e non la spada.

            • lorenzo ha detto:

              So benissimo che ci sono ottimi studiosi laici della sindone, se non ci fossero stati i loro ottimi studi sul telo in oggetto, le nostre conoscenze non sarebbero dove sono oggi. E’ priprio grazie a loro che sono state fatte molte delle scoperte più significative.

              • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

                Ti ringrazio e non metto in dubbio quello che dici.Probabilmente sarebbe utile,anche se in futuro,un contradditorio con altri Studiosi Laici.

                • lorenzo ha detto:

                  Scriveva S. Tommaso: “Nessun desiderio eleva tanto l’uomo quanto il desiderio di conoscere la verità”.
                  Il problema è che noi, a volte, ci accontentiamo di una verità, non della verità.
                  Spero il dott. Di Lazzaro comprenda e giustifichi queste nostre quattro chiacchiere in attesa della sua seconda parte dell’articolo.

                  • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

                    Bravissimo Lorenzo,si infatti,speriamo che il dottor Di Lazzaro ci “perdoni”.Ma è necessario ascoltare tutte le campane per arrivare alla “verità”.Chiedo anche perdono a tutti per i miei “ripetuti fra virgolette”.

  • Luca ha detto:

    Scusate, sono nuovo e non sono assolutamente un esperto in materia. Ho letto con interesse i vostri post ed essendo un ricercatore in campo scientifico i misteri mi affascinano molto.
    Visto che mi interesso alla sindone da più o meno 5 minuti perdonatemi se dico qualcosa completamente sbagliata.
    Riassumendo, per la formazione dell’immagine sulla Sindone servirebbe una radiazione coerente diffusa su tutto il corpo e di frequenza molto alta (per via della bassa penetrazione sul lino) e che interferisca con tessuti organici. Bene la prima cosa che mi e’ venuta in mente e’ una Radiazione Ionizzante (Alfa?)

    E’ possibile che qualche “Olio” spalmato sul corpo contenesse qualche materiale radioattivo? Questo spiegherebbe la radiazione diffusa.
    Oltretutto c’è stato un terremoto il che rilascia Radon e guarda caso e’ un gas radioattivo (con tempo di emivita di qualche ora). Che sia avvenuto qualche processo di Backscattering?
    Sicuramente questa ipotesi e’ stata scartata ma non so il perché. Potreste illuminarmi su cio’?
    Grazie in anticipo
    Luca

  • Paolo Di Lazzaro ha detto:

    Luca, benvenuto nel mondo dei “curiosi” di conoscere meglio l’immagine Sindonica! Abbiamo bisogno di ricercatori, specie scientifici, perchè solo affrontando questo mistero in modo professionale possiamo sperare di mettere al loro posto i tasselli mancanti di un puzzle molto difficile da completare.

    Vengo alla sua domanda.
    Alcuni studiosi hanno preso in considerazione l’ipotesi dell’immagine formata tramite irraggiamento di particelle, in particolare protoni per generare l’immagine superficiale e neutroni per “ringiovanire” il tessuto aumentando il numero di C14. Il lavoro più chiaro che io abbia ascoltato a proposito è stato presentato lo scorso anno al convegno IWSAI a Frascati (www.acheiropoietos.info) da Art Lind e puoi trovare l’articolo alla pagina http://www.acheiropoietos.info/proceedings/LindWeb.pdf
    Tuttavia, Rogers (di cui ho scritto in precedenza su questo blog) aveva scartato l’ipotesi protonica a causa dell’assenza di tracce “recoil” nelle fibrille sindoniche osservate al microscopio petrografico.

    Altri punti da lei sollevati: la radiazione non deve essere diffusa, altrimenti avremmo una immagine senza contorni definiti: al contrario, solo nell’ipotesi di una radiazione direzionale (perpendicolare a ciascun punto del “corpo” emittente) si può ottenere una immagine simile a quella sindonica. Quest’ultimo punto è stato investigato dal Prof Fanti anni fa tramite simulazione agli elementi finiti.
    Per quanto concerne l’ipotesi radon c’è una studiosa italiana che sta conducendo esperimenti, non facili, per raccogliere dati utili a sostenere questa ipotesi. Anche lei ha parlato al convegno IWSAI, vedi l’articolo http://www.acheiropoietos.info/proceedings/DeLisoWeb.pdf

    Altre informazioni le potrà trovare nella seconda parte dell’articolo.

    • Nofex ha detto:

      La ringrazio molto per l’attenzione che sta dando a tutti noi! Lei, con la sua passione verso il suo lavoro, è veramente un esempio per tutti i ricercatori e anche per chi fa mestieri diversi!

      • Paolo Di Lazzaro ha detto:

        Nofex, la ringrazio del suo commento, che mi permette di chiarire un punto che mi sta a cuore.
        La divulgazione è parte integrante del mio lavoro. Sia quando spiego la fisica del colore delle nuvole o come funziona la macchinetta del caffè agli studenti di scuola media, sia quando scrivo dell’immagine sindonica su un blog. Sto lavorando, ed è un aspetto del lavoro che mi piace molto! La soddisfazione di trasmettere ad altri idee, proposte e conoscenza è impagabile, mi da gioia.
        Specie quando dall’altra parte dello schermo del pc si trovano persone vogliose e curiose… come in questo caso! Ci sono più di 170 commenti in questo blog e non pensavo che la prima parte del mio articolo suscitasse tanto interesse: complimenti a tutti voi!

    • Klaus ha detto:

      “perpendicolare a ciascun punto del “corpo” emittente” o a ciascun punto del telo ricevente? perché a me sembra che, nel primo caso, le radiazioni si disperderebbero in ogni direzione e incontrerebbero il telo secondo angolazioni casuali producendo un’immagine distorta e illeggibile. Ma se sbaglio sarò felice di un chiarimento in proposito.

  • Paolo Di Lazzaro ha detto:

    Klaus, la risposta esatta è “perpendicolare a ciascun punto del corpo emittente”.
    Provo a spiegare il motivo. Dunque, assumiamo per un momento che è la radiazione VUV emessa dal corpo che ha colorato la Sindone. Dobbiamo tenere presente che stiamo parlando di luce VUV, che vuol dire “ultravioletto da vuoto” (Vacuum UltraViolet) proprio perchè si propaga nel vuoto ma viene assorbita dall’aria. Quindi, i fotoni VUV che partono, ad esempio, vicino al fianco, devono viaggiare per diversi centimetri in aria prima di arrivare sul telo di lino. Quindi, la maggiorparte dei fotoni viene assorbita dall’aria e non arriva sul lino. Nella seconda parte dell’articolo vedremo che per colorare il lino la radiazione VUV deve superare una intensità di soglia, aldisotto della quale la luce non colora il lino. Quindi i fotoni più distanza percorrono più vengono assorbiti e minore è l’effetto di colorazione.

    In conclusione, i fotoni VUV che devono viaggiare in aria diversi cm prima di arrivare al telo vengono assorbiti dall’aria e non colorano, quelli che devono fare meno strada lasciano una leggera colorazione, quelli che devono viaggiare pochi millimetri vengono assorbiti poco e lasciano una colorazione più intensa.
    Per questi motivi, l’immagine non è distorta, in quanto solo le zone del corpo vicine al telo hanno lasciato un’impronta.
    Spero di essere stato chiaro, ma se non ci sono riuscito, John Jackson ha discusso in dettaglio questa tematica nell’articolo “Jackson 1990” nella bibliografia dell’articolo che genera questo blog. Credo sia relativamente facile trovarlo su internet.

  • Klaus ha detto:

    La risposta è chiarissima, grazie. Aspetto con impazienza di leggere la seconda parte per capire meglio la questione dell’intensità di soglia.

    • lorenzo ha detto:

      Non capisco: mi sembrava di aver letto che il colore piu o meno intenso era dato dalla maggior o minor quantità di fibrille “colorate”.

      • Paolo Di Lazzaro ha detto:

        Esatto Lorenzo, è come tu scrivi: il colore e la sfumatura dipendono dalla diversa densità aerolare delle fibrille colorate, avente tutte la stessa tonalità di colorazione.
        Questo fatto non è in contrasto con la mia risposta all’architetto klaus: solo, richiede che l’intensità sia più alta di un tot e che la radiazione abbia una distribuzione spaziale un pò particolare… ne parleremo in dettaglio nella seconda parte dell’articolo (oramai è quasi pronto)

  • Piero ha detto:

    Ho un’altra curiosita’:
    e’ possibile ideare un qualche esperimento da fare NEL LUOGO della sepoltura, per esempio sulla pietra sulla quale era riposto il corpo, per vedere se il fenomeno che ha impressionato il lino abbia lasciato tracce anche nella roccia?
    Tralasciando ovviamente per il momento l’IMPOSSIBILITA’ di realizzare concretamente l’esperimento, in un luogo dove per spostare una scala si va a finire a botte da orbi! 🙁

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Piero, oggi gli esperimenti si svolgono nei laboratori attrezzati con gli strumenti adatti. Ci venga a trovare a Frascati e potrò mostrarle cosa questo significhi in termini di alimentazione elettrica, filtraggio polveri, cavi di alta tensione, dimensioni di alimentatori e attrezzi, etc.
      Trasportare un laboratorio moderno nella cripta del Santo Sepolcro è impensabile, anche se fosse un luogo facilmente accessibile.

  • Antonio Teseo ha detto:

    Io penso che la Sacra Sindone di Torino e il Santo Sudario del Volto Santo di Manoppello sono le vere reliquie di Gesù perché esaminate assieme adempiono la profezia di Isaia “4° carme del Servo: passione e gloria – Is.52, 13-15 -“.
    Dio Padre avrebbe lasciato all’uomo queste due icone acheropite, attraverso l’azione dello Spirito Santo, per essere i prototipi ispiratori per l’arte sacra riguardo l’aspetto sfigurato e trasfigurato di Cristo. I pittori e gli scultori si dovevano attenere ad un Canone dettato dalla Chiesa:
    – Dalla disposizione emanata nel Concilio Niceno DS 601 Sessione VII del 13 ottobre 787 – “Quando più frequentemente queste immagini vengono contemplate, tanto più quelli che le contemplano sono portati al ricordo e al desiderio del modello originale”.
    Per modello originale, s’indeva quello rappresentato nell’involto del Sacro Mandylion, il quale comprendeva il lenzuolo ripiegato con sopra il sudario.

  • Paolo Di Lazzaro ha detto:

    Teseo, io rispetto il suo approccio, ma essendo uno scienziato la mia prima preoccupazione è fare un passo indietro rispetto a lei e provare a “dimostrare” se possibile, che una immagine è cheropita, ovvero “fatta da mano umana”. Se con l’attuale tecnologia non ci riusciamo, allora e solo allora posso pensare e postulare che si tratti di immagine acheropita, ossia “non fatta da mano umana”.
    Per quanto concerne l’immagine sindonica, siamo nella posizione di poter affermare che, sinora, nessuno è riuscito a riprodurla. Quindi il sospetto che si tratti di una immagine acheropita è fondato. Per il Velo di Manoppello, le conoscenze scientifiche sono talmente scarse che è impossibile trarre qualsiasi conclusione.
    Anche per il Velo, sarebbe importante poter effettuare misure sistematiche di tipo non distruttivo, simili a quelle STURP.

    • Antonio Teseo ha detto:

      Dottor Di Lazzaro, lei m’insegna che la vera scienza è ferrea perché basata solo sulle dimostrazioni e non da contraddittorio.
      Per i miei studi io uso il computer “che è uno strumento scientifico” e dalle elaborazioni comparative in scala 1 a 1, tra l’immagine del Volto Santo e quella del Volto della S. Sindone, risulta che in quest’ultima figura sono rintracciabili le pieghe con i relativi punti d’incrocio che sono specifici del sudario di Manoppello. Pertanto lei quando vede il volto sindonico non sta facendo altro che osservare il sudario di Manoppello filtrato da una luce e dal quale si vede in trasparenza l’aspetto indefinito dei caratteri somatici del viso di Gesù sfigurati dal sangue della Passione. Ecco perché quest’immagine, se elaborata al computer, fornisce informazioni in 3D.
      Invitato dal prof. P. Pfeiffer, io anni fa partecipai ad una giornata di studio sulla reliquia abruzzese e quella piemontese, tenutasi a Manoppello, e ebbi modo di osservare il Volto Santo al microscopio elettronico con ingrandimento 200 x messo a disposizione per le ricerche dal prof. Giulio Fanti. Ebbene, nel telo rintracciammo un piccolissimo taglio, visualizzabile dentro l’immagine, procurato dai tanti ripiegamenti subiti nella storia. All’interno di ogni filo spezzato del taglio non riscontrammo colore pittorico imbevuto per capillarità (il risultato di questa prova è visionabile nel mio blog con tanto di indicazioni e poi lei mi dice che le conoscienze scientifiche in merito al Volto Santo sono scarse?
      E ancora.
      Lei è a conoscenza che gli spazi definiti dall’ordito e dalla trama del finissimo bisso, ognuno dei quali corrisponde in misura a due o tre capelli accostati assieme non è coperto da pigmento di colore con sostanza di apporto “collagene”?
      E ancora.
      Lei sa che ogni figura artefatta è statica anche ai cambiamenti della luminosità, mentre quella di Manoppello è invece dinamica e la si può vedere in almeno tre modi differenti?
      E ancora.
      Lei è a conoscienza che la figura del Volto Santo, se vista controluce, scompare completamente perché i colori non fanno corpo nel telo, e che quando si vede in trasparenza lo sfondo panoramico non vi si sovrappone alcun tono artificiale di fondo?
      Potrei continuare ancora per molto ad elencarle tutte le peculiarità inspiegabili nel Volto Santo, ma ritengo di fermarmi qui altrimenti sarei troppo monotono.

  • Paolo Di Lazzaro ha detto:

    Teseo, lei solleva diversi aspetti del Velo di Manoppello che meritano un commento.
    La ringrazio di avermi spiegato le caratteristiche in controluce dell’immagine, che ho avuto modo di ammirare durante la mia visita al santuario con guide d’eccezione http://holyfaceofmanoppello.blogspot.com/2010/12/dr-di-lazzaro-organizer-of-frascati.html
    Tali caratteristiche derivano dalla trama particolarmente rada del tessuto, che non a caso viene chiamato “velo”.
    La ringrazio di aver nominato Padre Pfeiffer, una persona deliziosa e dotta. Conosco bene le sue idee avendo discusso a lungo con lui durante il convegno che ho organizzato a Frascati lo scorso anno: http://www.acheiropoietos.info e http://www.acheiropoietos.info/proceedings/PfeifferWeb.pdf
    La ringrazio altresì di aver rammentato gli studi del Prof. Fanti, con il quale collaboro dal 2005 per le ricerche sulla Sindone. Proprio Fanti mi ha riferito che nelle sue misure spettroscopiche a Manoppello ha trovato coloranti organici su diverse parti del velo, il che non depone per l’origine acheropita. Ma nemmeno la esclude, potendosi trattare di aggiunte pittoriche posteriori alla formazione dell’immagine sul velo. Lo stesso Fanti ritiene indispensabile effettuare molte altre misure ottiche e un prelievo di un frammento di filo allo scopo di trarre qualche forma di conclusione sulla origine dell’immagine sul Velo.
    Infine, sulle trasparenze delle sovrapposizioni tra volto della Sindone e Velo di Manoppello che lei afferma di aver studiato tramite software, conosco qualcosa avendone parlato a lungo con Suor Blandina, che da molti anni studia questo tipo di analogie ed è stata la prima a proporle. Ebbene, questo genere di analogie, molto suggestive, non portano a conclusioni di valore scientifico, perchè si tratta comunque di valutazioni almeno in parte soggettive, soggette quindi al nostro desiderio (conscio e inconscio) di vedere quello che speriamo di vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Pareidolia
    In somma, le posso confermare che, sulla base di quanto sopra esposto, sono d’accordo con altri studiosi che ritengono assolutamente scarse le conoscenze scientifiche sul Velo, insufficienti per trarre alcuna conclusione sulla origine cheropita o acheropita dell’immagine di Manoppello.
    Allo stesso tempo, e a rinforzare questa mia convinzione, concordo sul fatto che questa immagine presenta caratteristiche particolari, che la rendono meritevole di studi scientifici approfonditi.

  • Antonio Teseo ha detto:

    Mi scusi dottor Di Lazzaro. Ma lei sta parlando con uno che studia il Volto Santo da più di vent’anni con uno strumento scientifico, mentre la persona a cui si è riferita ha messo su una sovrapposizione rudimentale basata esclusivamente sulle proprie apparenze. Io questo già l’ho esposto più volte nel mio blog:
    l’errore più grande che gli studiosi della sindone commettono, e tra questi includo anche lei e suor Blandina, è quello di confondere la figura della S. Sindone, formata dal sangue della Passione il quale ha inspiegabilmente subito un processo chimico di ossidazione e deidratazione decomponendosi per mezzo di una lievissima bruciacchiatura in biopolimeri “polisaccaridi” (glucidi presenti nel sangue e che quindi si sono decomposti fissandosi altresì in modo indelebile sulla parte più superficiale delle fibrille dei fili del lino) con un aspetto luminoso erroneamente derivante da un’inversione d’immagine fotografica che dunque non ha nulla a che vedere con quella che è la realtà dei fatti. I miei studi realizzati al computer, ad esempio mi dicono che lei è in errore quando crede che la figura della sindone sia derivante solo dalla decomposizione della cellulosa delle fibrille del lino.
    Per quanto riguarda le probabili conclusioni esposte dal Prof. Giulio Fanti, e cioè che nel sudario del Volto Santo sarebbero presenti anche minuscole microtracce di pigmenti riferite quasi certamente a ritocchi realizzati in età medioevale, innanzitutto a livello scientifico non hanno alcun senso perché non si è in possesso di un campione da analizzare, e per altro lei deve sapere che questa immagine nel medioevo era il modello di riferimento per gli artisti per la raffigurazione del volto di Gesù: alcune delle icone bizantine ritenute acheropite sparse per il mondo erano considerate tali, perché o erano state attinte oppure erano state ricalcate sopra il modello originale, premute e santificate, e dunque per canone ne avevano assunto la stessa sostanza.

    Al signor Ercole dico questo: per le teorie di Falcinelli, fidati, lascia perdere. Egli aveva in un primo tempo sostenuto che l’immagine del Volto Santo era la raffigurazione di Raffaello Sanzio realizzato da Durer. Io ho contato nel Volto Santo la bellezza di una ventina di ferite, e pensa te se Durer poteva ritrarre Raffaello, che era suo intimo amico, maciullato!
    Quando io parlai a Falcinelli di questo, egli sentendosi alle strette in seguito evidentemente ha ripiegato nel dire che il Volto Santo è una raffigurazione fiamminga.
    Certo che le figure fiamminghe di Cristo rassomigliano molto all’antica icona della Veronica e quindi al Volto Santo di Manoppello! Nel rinascimento erano fiorite eccelse scuole fiamminghe atte alle miniature dei libri d’Ore che erano commissionati da papi? ( a tale riguardo vedi ad esempio il Libro d’Ore di papa Alessandro VI in cui è raffigurato in copertina proprio il sudario della Veronica ).

    • Luigi R. ha detto:

      Dott. Teseo ho cercato qualcosa su di lei online ma non ho trovato nulla, potrebbe per favore spiegare che professione svolge e di cosa si occupa? Anch’io “lavoro al computer” ma gestisco i fondi di una banca e non studio la Sindone. La ringrazio.

    • Paolo Di Lazzaro ha detto:

      Gentile signor Teseo, forse con lei c’è un problema di terminologia. Lei si considera uno studioso perchè usa il pc, uno strumento scientifico. Temo di doverla deludere, non basta un pc per capire e studiare immagini complesse come quelle di cui stiamo parlando, le analisi scientifiche non si fanno con un personal computer da 500 euro, sono necessarie attrezzature complesse e molto costose. Se lei ha la pazienza di leggere l’articolo che genera questo blog, potrà apprezzare che una strumentazione scientifica del valore di due milioni e mezzo di dollari che ha consentito sofisticate analisi di spettroscopia infrarossa, visibile e ultravioletta, di fluorescenza a raggi X, di termografia e pirolisi, di spettrometria di massa, di analisi micro-Raman, fotografia in trasmissione, microscopia, prelievo di fibrille e test microchimici è riuscita a dare solo risposte parziali al mistero dell’immagine sindonica. Altrochè un personal computer.
      Lei sembra ignorare che i polisaccaridi non sono glucidi, nè sono presenti nel sangue in quantità apprezzabili. analisi effettuate dallo STURP portano alle conclusioni che po elencato nell’articolo. Non sono quindi io che affermo che la colorazione è dovuta a disidratazione e ossidazione della cellulosa del lino, lo affermano Heller, Adler, chimici di valore mondiale.
      Ma lei ha mai letto gli articoli STURP che ho citato in bibliografia? E’ in grado di capire la differenza tra gruppi alcheni e cromofore? Ha mai provato a misurare la profondità di colorazione di un filo?
      Per capire meglio l’origine di queste immagini abbiamo bisogno di scienziati e specialisti in chimica, fisica della materia, non di persone che pensano basti un pc per fare Scienza.

  • Antonio Teseo ha detto:

    Va bene, dottor Di Lazaro. Se lei è fermamente convinto che il computer non sia uno strumento scientifico, il nostro dibattito può tranquillamente terminare qui. Le chiedo intanto, cortesemente, di cercare di fornirmi una spiegazione su tutto ciò che si osserva nell’immagine della Sindone quando essa viene scannerizzata al computer.
    http://sindonesantovolto.splinder.com/post/25445571/scannerizzazione-del-volto-della-sindone-di-torino.

    • Renato Valsecchi ha detto:

      Antonio, mi pare che il dott. Di Lazzaro non abbia sostenuto che il “computer non sia uno strumento scientifico”, ma che ” Lei si considera uno studioso perchè usa il pc, uno strumento scientifico. Temo di doverla deludere, non basta un pc per capire e studiare immagini complesse come quelle di cui stiamo parlando, le analisi scientifiche non si fanno con un personal computer da 500 euro, sono necessarie attrezzature complesse e molto costose”.

      Non basta usare il computer (strumento scientifico!) per fare “cose scientifiche”. Forse lei è solo risentito perché al suo lavoro non viene riconosciuto il valore che lei attribuisce. Hai mai pubblicato qualcosa in peer-review oltre al suo blog?

  • Michele Salcito ha detto:

    Il Velo di Manoppello è senza dubbio testimone di un mistero legato alla rappresentazione della persona di Gesù, tant’è vero che anche Papa Benedetto XVI si è recato nel Santuario ove è custodito per rendergli omaggio, ma c’è un particolare importante che ci aiuta a comprendere meglio le eventuali relazioni con la Sindone di Torino. Le tracce del volto dell’Uomo della Sindone, nel negativo fotografico svelano un positivom mentre sul Velo di Manoppello il negativo fotografico rimane tale. Si potrà obiettare dicendo che l’origine della formazione dell’immagine sul Velo fu differente da quella della Sindone. Daccordo, ma come mai, anche ammesso che siano sovrapponibili come grandezza, i due volti sono completamente differenti? Il negativo sindonico ci svela il vero volto del crocifisso martoriato. Si tratta delle fattezze di un uomo veramente uscito da maltrattamenti e colpi. Il Volto di Manoppello, invece, è solamente “abbellito” di macchie che rimandano a ferite. Anche i denti non sono ben riportati come nella realtà. Il volto dell’Uomo della Sindone è veramente il volto di un uomo che ha tanto sofferto, amato e perdonato. Nessun artista saprebbe immortalarlo su un telo così come è realmente “fotogragato” sulla Sindone.

    • Antonio Teseo ha detto:

      Gentile dottor Salcito, forse non mi sono spiegato bene: nell’immagine del Volto della S. Sindone sono raffigurati le pieghe che nello specifico riguardano il sudario di bisso del Volto Santo di Manoppello. A tal proposito la prego di cliccare sul link qui sotto riportato e leggersi l’articolo: “Sindone e Volto Santo: i segni della fede” così anche lei può verificare con i suoi stessi occhi ciò asserisco e che è una prova incontrovertibile; in una elaborazione edeguita per comparazione, riportata nell’articolo, ho segnalato con le freccette bianche i punti d’incrocio delle ripiegature e con le freccette blu le pieghe; nell’elaborazione successiva, ho indicato invece anche le bande in verticale della trama del bisso di Manoppello, anch’esse riportate nella figura del volto sindonico. Poi voi sindonologi potete inventarvi ciò che volete, ma purtroppo è questa la verità. Non ci si può far niente.
      http://sindonesantovolto.splinder.com/home?from=80
      Quindi quando lei parla criticando la figura del Volto Santo di Manoppello, non sta facendo altro che criticare contemporaneamente anche il Volto della S. Sindone di Torino, che come ho già detto è l’immagine indefinita, perché filtrata da una luce (forse questa luce è relativa all’effetto del lampo di cui si parla in Luca, 17, 24-25; e nella Seconda lettera dei Corinzi, 4, 3-6) di quella di Manoppello. Tutto qui.

      Io critico il lavoro del dottor Di Lazzaro, perché il mio stupido mezzo di cui mi servo mi dice che l’immagine della S. Sindone è formata da sangue, e che quindi è riduttivo cercare di ricreare solo una figura bruciacchita causata da scariche con laser ad eccimeri. Si dovrebbe invece anche dimostrare come del sangue sia stato proiettato in figura sul lino, ivi impressionato, e che poi abbia anche subito un processo chimico particolare, perché questo sangue si è reso indelebile.

      • Michele Salcito ha detto:

        Cercherò di trovare il tempo per controllare il suo lavoro e darle una risposta. Tenga presente che il lavoro del dottor Di Lazzaro è una delle poche strade attualmente promettenti nella ricerca sindonologica. Il sangue sulla Sindone non è stato proiettato e non è vero che è indelebile. Si tratta di veri decalchi di sangue precedenti e successivi alla morte del crocifisso. Il laser ad eccimeri potrebbe essere provato anche su macchie di sangue per vedere come le va a modificare e se dona loro quel particolare colore che dà l’impressione di un sangue recente. Questa, le garantisco, è la prima impressione che si ha davanti alla Sindone quando la si veda sdraiata su un tavolo ad altezza di ombelico. Io quella fortuna l’ho avuta dopo la conferenza stampa del 2002, quando vennero presentati alla stampa ed agli esperti i risultati del lavoro di ripristino tessutale e la rimozione delle toppe medievali. Le garantisco che se il sangue fosse stato solo “proiettato” non avremmo mai individuato se fosse sangue umano e tantomeno a quale gruppo ematico appartiene.

      • lorenzo ha detto:

        E se il Velo di Manopello fosse veramente acheropoietico, ma successivamente ritoccata dall’abile mano di qualche pittore per renderlo più leggibile?
        Non hanno fatto forse lo stesso con alcune parti della Tilma di Guadalupe?
        Come giustamente scrive il Dot.Di Lazzaro: ” Anche per il Velo, sarebbe importante poter effettuare misure sistematiche di tipo non distruttivo, simili a quelle STURP”.

      • Karma ha detto:

        Mi scusi, ma lei come può dimostrare che l’immagine della Sindone è formata da sangue? Da un blog religioso? Hai mai pensato di pubblicare il suo lavoro in peer-review?