Il fisico Polkinghorne: «la casualità è un dono di Dio alla libertà dell’uomo»

Uno degli esponenti di spicco del rapporto tra scienza e religione è sicuramente John Polkinghorne, fisico teorico e pastore anglicano, co-protagonista nel 1964 insieme a Murray Gell-Mann e George Zweig della storica scoperta dei quark, già docente di Fisica Matematica presso l’Università di Cambridge ed eletto Fellow della Royal Society nel 1974.

In questi giorni partecipa al Meeting di Rimini 2011, importante festival cattolico organizzato dal movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, e in un’intervista ha dichiarato rispetto al rapporto tra scienza e fede: «amo dire che sono due occhi: posso vedere con l’occhio della scienza e posso vedere con l’occhio della religione. E guardando con due occhi insieme posso vedere più lontano e più in profondità di quanto possa fare l’uno o l’altro di essi da solo».

Affronta poi il discorso della casualità presente in natura, argomento molto apprezzato dalla cultura anti-teista come “prova” dell’inesistenza di un progetto (divino). Egli dice: «”Caso” è una parola molto difficile: bisogna fare in modo di essere sicuri di capire cosa si intende con essa. Il caso deve essere accuratamente distinto dalla contingenza, cioè dal perché questa particolare cosa accade. E non è necessariamente privo di un significato. Per esempio, accade una particolare mutazione e la natura prende una particolare direzione. Se si fosse verificata una mutazione leggermente differente la vita sarebbe stata deviata, avrebbe preso una direzione leggermente differente. Ma non c’è nessuna «favola senza senso raccontata da un idiota». Il caso non è la negazione del finalismo del mondo». Poi precisa meglio concentrandosi proprio sulle mutazioni genetiche: «Se non ci fossero mutazioni genetiche, non ci sarebbero nuove forme di vita. Se non ci fossero mutazioni genetiche per tutto il tempo, allora ovviamente non ci sarebbero nuove specie da sottoporre alla selezione naturale. La fecondità del mondo proviene dall’interazione tra il caso a livello microscopico e la necessità. La fecondità del mondo appare esistere, come amiamo dire in termini scientifici, al margine del caos, cioè a metà strada tra ordine e disordine. Il troppo ordinato è troppo rigido, il troppo disordinato è troppo informe. La giusta miscela dei due è ciò che produce la vera fecondità».

Così arriva ad esprimere la sua visione, in piena sintonia con quanto ha dichiarato pochi mesi fa (cfr. Ultimissima 10/3/11): «la Creazione divina non è una sorta di proprietà divina in cui Dio abbia posto ogni cosa, in cui faccia accadere tutto. Il dono di Dio è il dono dell’amore, e il dono dell’amore è anche il dono di qualche dovuta forma di indipendenza alle creature che sono amate. Poco dopo che Charles Darwin aveva pubblicato “L’origine delle specie”, il sacerdote inglese Charles Kingsley (1819-1875) disse che Darwin aveva mostrato che Dio ha creato il mondo non già bell’e pronto, con tutto già fissato, ma ha fatto una cosa incredibile: Dio ha creato il mondo dotandolo di un futuro, perché alle creature sia permesso di essere se stesse e di fare se stesse. Questa è la maniera teologica di pensare al mondo che si evolve».

16 commenti a Il fisico Polkinghorne: «la casualità è un dono di Dio alla libertà dell’uomo»

  • Max ha detto:

    Interessanti, come di solito, le riflessioni di Polkinghorne.

    • Flavio ha detto:

      Senza volermi paragonare a lui, anch’io avevo già riflettuto in questi termini. Forse è un’altro indizio della verità del cristianesimo, cioè del libero arbitrio dell’uomo.

  • gabriele ha detto:

    oltre che un gran scienziato è un grande filosofo

  • a-ateo ha detto:

    fare una creazione che si autoregola e si auto-adatta e più difficile che intervenire creando direttamente di volta in volta.
    Quando la consapevolezza dell’uomo crescerà a sufficienza capirà che il suo compito è di collaborare Dio a pieno titolo alla preservazione della creazione e al suo miglioramento.
    Ad esempio, quando la vita umana si sarà adeguatamente allungata i ragionamenti maturi prevarranno sui ragionamenti ormonali/bestiali, la conoscenza e l’amore di Dio farà un grande balzo in avanti, aiutati anche dalla grande potenza nel frattempo raggiunta dai computer.
    In questo secolo occorrono 15 anni per duplicare il grande progresso scientifico del secolo scorso, e poi 7 anni e poi 3 anni, poi 2, poi…
    nel 2026 vivremo in un mondo che oggi è difficile forse immaginare.

  • Carlo ha detto:

    La libertà data alla natura è ovviamente una delle spiegazioni dei terremoti ecc…, la libertà ha il suo prezzo da pagare.

    • a-ateo ha detto:

      In Giappone a Fukushima le specifiche richiedevano che l’impianto nucleare resistesse a un sisma di 6 grado.I morti e le sventure furono dovuti all’uomo.
      A tokio i grattacieli hanno resistito perchè gli ingegneri giapponesi hanno saputo collaborare con il creatore e la creazione.
      Gli tsunami si possono prevedere da una cintura di apparecchiature sismiche, un sistema d’allarme via satellite su tutti i luoghi a rischio.
      Fede in Dio e uso della scienza sono due potentissime forze inscindibili che possono sconfiggere malattie e morte, e darci anche ogni possibile felicità.

  • Ester ha detto:

    «La casualità è soltanto il travestimento assunto da un Dio che vuol passeggiare in incognito per le strade del mondo» (Giacomo card. Biffi)

  • Daphnos ha detto:

    Vi ricordo che l’universo degli atei è in continua mutazione. Gli scienziati atei del XIX secolo, devoti al determinismo allora ampiamente in voga, escludevano Dio ritenendo che la sua presenza fosse non necessaria, andando il mondo avanti secondo le sue regole, senza possibilità di intervenire. Con la crisi del determinismo, e il passaggio al probabilismo, il motto dei fisici naturalisti cambiò improvvisamente e divenne quello descritto nell’articolo (il mondo microscopico è casuale, Dio non c’entra). La scienza cambia, il preconcetto no.

    Comunque, anche l’interpretazione casualista del principio di indeterminazione di Heisenberg non è qualcosa di così ampiamente condiviso. Il principio di indeterminazione sostiene che non è possibile studiare un sistema piccolo come quello subatomico in quanto tale sistema evolve più velocemente del tempo impiegato dai nostri sistemi (anche se viaggianti alla velocità della luce) ad indagarlo. In pratica, questo non significa che una legge di natura subatomica di tipo determinista NON ESISTA, significa che (almeno finché il principio sarà ritenuto valido), ammesso che questa legge esista, non è possibile conoscerla.

    • Giorgio P. ha detto:

      Interessante, non ci avevo mai pensato!

      • a-ateo ha detto:

        @Daphnos,
        argomenti sui quali Bohr ed Einstein hanno polemizzato a lungo. Nella polemica fra i due più grandi scienziati mai esistiti (mia opinione personale) ci sono due importanti ricadute pratiche:
        a) rimproverare eternamente la Chiesa di un suo errore con Galilei in un campo di conoscenze diverso dal proprio è RIDICOLO: se sbagliano i massimi scienziati mai esistiti nel loro campo specifico (almeno uno è in errore palese tra Bohr ed Einstein…).
        b) Gli atei, rispetto alla complessità dei problemi scientifici odierni, professano un razionalismo da ZECCA.
        La zecca è un animale che riconosce tre cose: 1) temperatura di 37 gradi (calore corporeo).
        2) presenza di anidride carbonica (respiro).
        3) presenza di acido butirrico (sudore).
        Il sistema zecche funziona in modo veramente razionalistico.
        E le faccende,alle zecche, vanno alla grande….

  • a-ateo ha detto:

    «amo dire che sono due occhi: posso vedere con l’occhio della scienza e posso vedere con l’occhio della religione. E guardando con due occhi insieme posso vedere più lontano e più in profondità di quanto possa fare l’uno o l’altro di essi da solo».
    Questo concetto di Polkinghorne è di una potenza incredibilmente eccezionale!
    Credo che ricalchi e sintetizzi il pensiero di benedetto XVI su scienza e fede in modo esemplare!

  • alèudin ha detto:

    David Maria Turoldo diceva che l’intero universo è in tensione “evolutiva” verso Cristo, dalla pietra all’uomo chè è poi la punta cosciente di questo progetto, dal nulla essere chiamati ad essere.

    Spero di non aver travisato troppo il messaggio.

    l’ultima frase di Polkinghorne è strepitosa:
    “Dio ha creato il mondo dotandolo di un futuro, perché alle creature sia permesso di essere se stesse e di fare se stesse.”

    semplicemente meraviglioso.

    • Beppe ha detto:

      Sono tornato oggi dal Meeting ed è semplicemente stupendo…il momento più bello è stato quando davanti a migliaia di ragazzi è stata fatta una festa a sorpresa al giurista ebreo Weiler (quello che ha difeso il crocifisso alla Grande Camera per intenderci) perché compiva 60 anni, e a festeggiarlo c’erano due teologi cattolici e un intellettuale islamico. Polkinghorne, anglicano, è stato accolto come in una famiglia e poi i monaci buddhisti che stavano con i ragazzi..e nessuno sforzo di finto ecumenismo, solo una grande amicizia..ma dove lo troviamo un altro posto come la Chiesa??