Sud Italia: oltre 3 ginecologi su 4 sono obiettori

MediciApprovata nel ’78, la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza non spopola ancora tra il personale degli ospedali italiani. In particolare nel Meridione e nelle isole – Sardegna esclusa- dove più di 3 ginecologi su 4 sono obiettori.

In Sicilia, l’ultima Relazione sullo stato di attuazione della legge 194/1978 del ministero della Salute riporta che l’obiezione di coscienza coinvolge l’81,7% dei ginecologi, il 75,7% degli anestesisti e 87% del personale non medico. Un trend simile si osserva anche nelle altre regioni meridionali; in particolare, per quanto concerne la categoria dei ginecologi che raggiunge il 78,5% in Abruzzo, l’82,8% in Molise, l’83,9% in Campania, il 79,4% in Puglia, l’85,2% in Basilicata ed infine il 73,3% in Calabria.

Tuttavia, con buona pace dei Radicali Italiani per i quali invece “sta diventando un problema organizzativo per Asl e direttori di ospedali” e “dietro ogni Ivg c’è un miracolo, o un singolo con senso di responsabilità del proprio lavoro medico”, anche al Centro e al Settentrione si registrano segnali analoghi con l’80,2% di obiettori in Lazio, il 78% in Veneto e l’81,3% in provincia di Bolzano.

Per il cosiddetto problema delle “percentuali troppo elevate” è preoccupato anche il Fp Cigl, il quale propone tre diverse soluzioni: affidare la direzione dei presidi dove si effettuano gli aborti ai non-obiettori; l’introduzione del requisito discriminante di non-obiezione nel caso di assunzione o trasferimento in presidi con oltre il 50% di obiettori, e l’attuazione dell’istituto della mobilità per ovviare alla carenza di personale non-obiettore. La notizia è stata pubblicata dall’Ansa.

Nicola Z.

23 commenti a Sud Italia: oltre 3 ginecologi su 4 sono obiettori

  • Michele Santambrogio ha detto:

    Bene! I radicali vadano in Corea del Nord!!!!!!!

  • Ester ha detto:

    In parlamento c’è un disegno di legge dei radicali, appoggiato da PD, IdV e finiani, che impedisce l’obiezione di coscienza ai medici delle ASL.

    • Ingrid ha detto:

      Non passerà mai…qui lo dico e qui lo affermo. A meno che i cattocomunisti non li sostengano ancora.

    • Mikhail Tal ha detto:

      si ma è una cosa ridicola, e loro credono veramente che i medici uccideranno bambini solo perchè c’è la legge?? ahahahah convinti loro convinti tutti.

      • Piero ha detto:

        come mai adesso l’obiezione di coscienza non va?
        Quando c’e’ da difendere il proprio paese si puo’, mentre quando si deve andare contro i propri principi morali, non puo’ essere accettato?

  • joseph ha detto:

    Curioso, come col progredire della scienza (quella vera) aumentino gli obiettori di coscienza. Ma i pro choice diranno che lo fanno per convenienza (che stima hanno dei medici?), per far carriera.
    La cruda verità è che per credere che l’aborto NON sia un omicidio si deve essere profondamente ignoranti o profondamente ideologizzati (sarà mica la stessa cosa?)

    • Patrizio ha detto:

      Giusto! La domanda da porsi è questa: come mai ci sono così tanti ginecologi obiettori? Forse perché sanno e vedono cose che impediscono alla loro coscienza di praticare un aborto?? Proviamo a riflettere!

  • Pierpaolo ha detto:

    L’aborto di per sè non è una bella cosa, ma io voglio una legge che in questi frangenti ( come in in quello del fine ) mi permette di scegliere. In questo senso credo che i Radicali e gli altri partiti che all’epoca votarono la legge sull’interruzione di gravidanza, hanno fatto una cosa giusta. Una legge che oltretutto ottenne il parere favorevole anche dei cittadini nel referendum abrogativo ( il 59% si pronunciò contro la sua abolizione e non credo che in mezzo al loro non ci fossero cattolici ). Ha avuto il merito di far calare drasticamente gli aborti clandestini, che di prima della legge erano stimati all’incirca in 500 o 600 mila all’anno. Non mi stupisco che gli aborti siano in calo, dato che c’è più informazione grazie a questa legge. Era proprio quello che volevano i sostenitori della 194. Se voi la smettereste di strumentalizzare tutto, avreste perfino qualcosa da imparare dalla Bonino, che personalmente da non Radicale, ritengo uno dei politici più preparati in Italia.

    • Riccardo ha detto:

      La verità è che studi seri in Italia, in quegli anni, ve ne è uno solo, a cura del professor Bernardo Colombo, demografo dell’Università di Padova, scritto con l’ausilio di altri due professori della medesima università, entrambi docenti di Statistica, i professori Franco Bonarini e Fiorenzo Rossi. Lo studio è intitolato “La diffusione degli aborti illegali in Italia” (1977), ed è una analisi attenta e precisa di tutte le “voci” e i dati parziali sull’aborto clandestino. Colombo dimostra che le cifre proposte dagli abortisti sono false con varie argomentazioni, ad esempio sottolineando come per mantenere la media di 1 milione di aborti clandestini annui è necessario che almeno il 50% di tutte le donne italiane in età feconda abortisca esattamente 5,3 volte nell’arco della propria vita riproduttiva. La cifra che lui propone come attendibile è quella di 100.000 aborti clandestini annui tra il 1970 e il 1975, e forse anche meno. Nel 1978 entra in vigore la legge 194 sull’aborto.

      Ebbene, nel 1979 gli aborti legali sono ufficialmente, né 1, né 4 milioni, ma 187.752! Come è possibile che gli aborti siano diminuiti, ora che sono legali, gratuiti, liberi nei primi tre mesi, mentre prima erano illegali e determinavano punizioni penali per il medico e per la donna? Quanto poi alle donne morte per pratiche clandestine basterebbe consultare, per esempio, il Compendio Statistico Italiano del 1974: vi si legge che in Italia, nell’intero anno, sono morte 9.914 donne tra il 14 e i 44 anni, e cioè in età feconda. Fossero decedute anche tutte per aborto clandestino, cosa assolutamente assurda, non sarebbero comunque né 20.000 né 25.000!

      Questi dati sono chiaramente gonfiati ed inaffidabili!

  • Riccardo ha detto:

    I dati della Bonino sugli aborti Pre-194 sono chiaramente inaffidabili!

  • Riccardo ha detto:

    http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_La_194_e_il_diritto_naturale.php
    Allora legalizziamo anche l’omicidio, tanto l’importante è che le persone possano scegliere!

  • Riccardo ha detto:

    http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1982
    Che gli aborti fossero così tanti è una cosa assolutamente opinabile ed io non ci credo affatto!

  • Riccardo ha detto:

    http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1951
    L’altro argomento usato come grimaldello per scardinare il buon senso comune, racconta sempre Nathanson, era quello degli aborti clandestini: bastava urlare ai quattro venti che le donne, anche senza legalizzazione dell’aborto, abortivano ugualmente, in modo clandestino, senza alcuna sicurezza per la loro salute, col rischio addirittura della vita. In tal modo poteva sembrare che la legalizzazione fosse in qualche modo un male minore, il tentativo di rendere almeno controllabile e più “sicuro”, per le donne, un fenomeno già esistente e, anzi, vastissimo. In realtà le cifre venivano gonfiate in modo incredibile, e si fingeva di conoscere qualcosa che di per sé era, per definizione, inconoscibile: il numero di aborti praticati, appunto, clandestinamente! Parlavamo di un milione di aborti clandestini l’anno, conclude Nathanson, quando ve ne erano, forse, 100.000!

    La stessa tattica inventata da Nathanson e dai suoi compagni di strada, viene adottata in quegli stessi anni anche in Italia. Nel 1971 infatti il Psi presenta al Senato una proposta per l’introduzione dell’aborto legale, libero, e gratuito, affermando che vi sono in Italia tra i 2 e i 3 milioni di aborti annui, e che circa 20.000 donne all’anno muoiono a causa di questi interventi. Nel successivo progetto di legge, sempre socialista, presentato alla Camera il 15/10/’71, il numero degli aborti annui rimane stabile, mentre quello delle donne morte per pratiche abortive clandestine sale, chissà come, a 25.000. Tali cifre vengono riprese come attendibili da tantissimi giornali (“Espresso”, 26/4/ 1970: tra gli 800.000 e i 3 milioni di aborti clandestini l’anno; “Corriere della sera” del 10/9/’76: da 1,5 a 3 milioni di aborti clandestini l’anno; “Il Giorno” del 7/9/’72: da 3 a 4 milioni l’anno…; “Alto Adige”, 31/10/80: da 850.000 a 1.200.000; “Corriere della sera”, 19/1/1981: 800.000). Le femministe diffondono anch’esse cifre improbabili: celebre lo slogan “Ecco cosa avete fatto voi, difensori della vita, 3 milioni di aborti clandestini, 20.000 donne morte”, che compare in quegli anni su molti cartelli durante le manifestazioni.

  • Stefano ha detto:

    Caro Pierpaolo, permettimi di non essere d’accordo con te.

    O meglio: sono d’accordissimo quando dici che “l’aborto di per sè non è una bella cosa” anche se io mi spingerei a dire che “l’aborto di per sè è una cosa orribile”!

    Non sono invece d’accordo per niente su tutto il resto che scrivi.

    1. La vita è un valore assoluto (credimi, dovrebbe esserlo per tutti, non solo per i cristiani) e non credo affatto che sia giusto poter scegliere di sopprimerla, all’inizio o al suo compimento che sia.

    2. Come ho avuto modo di scrivere anche in un’altra discussione, come cristiano (ma anche come membro di una società civile) non posso rendermi complice di un omicidio (perchè l’aborto è un omicidio). Se io, indipendentemente dalla mia fede religiosa o politica, assistessi inerte, senza tentare di oppormi pur avendone la possibilità ed i mezzi, all’uccisione di una persona che avviene sotto i miei occhi sarei complice dell’omicida e comunque esposto al duro giudizio della collettività. I cristiani italiani (e non solo) hanno avuto a suo tempo l’occasione di opporsi ad una legge iniqua come la 194 ma in nome della pretesa libertà dello stato laico hanno di fatto scelto di essere complici di centinaia di migliaia di omicidi. Non si può dire: io non lo farei ma chi non la pensa come me dev’essere libero di uccidere un feto (o un ammalato, o un anziano). Sarebbe come dire: io non ammazzerei mai un benzinaio per rapinarlo ma chi non la pensa come me dev’essere libero di farlo.

    3. Non sono così convinto (molti, certamente più preparati di me, sono coloro che confutano i dati che tu riporti) che gli aborti cladestini siano davvero drasticamente diminuiti; così come non sono convinto che fossero tanti quanti “strumentalmente” e “faziosamente” gli abortisti pretendevano, e tuttora pretendono che fossero. Certamente sono un numero immenso gli aborti in generale. Un numero davvero troppo grande.

    4. Non sono nemmeno d’accordo sul fatto che grazie alla legge 194 oggi ci siano meno aborti perchè c’è più informazione. Anzi credo che sia esattamente il contrario: l’unica consapevolezza che chi abortisce oggi ha grazie alla 194 è che non sarà punito per ciò che farà e che potrà farlo in un ospedale alla luce del giorno grazie ad un medico consenziente (nel senso di “non obiettore”) anzichè nascosto in uno scantinato ad opera di una “mammana”.

    5. Infine non sono nemmeno d’accordo sul fatto che Emma Bonino sia uno dei politici più preparati d’Italia, ma questo è argomento che mi interessa assai poco per cui lo abbandono subito.

    Sto strumentalizzando? Io credo di no; la mia impressione è che lo abbia invece fatto un po’ tu nel tuo intervento e che lo facciano quotidianamente tutti coloro che per sostenere il diritto ad abortire e a mantenere una legge come la 194 utilizzano dati non veritieri e l’affermazione di un presunto diritto alla laicità delle scelte politiche.

    Solo il mio pensiero, ovviamente.

    • Pierpaolo ha detto:

      Caro Stefano,
      anch’io sostengo che l’aborto sia una cosa moralmente abominevole, ma credo che vietarlo non farebbe che peggiorare la situazione. Nessuno vuol rimettere seriamente mano alla legge sull’aborto ( se ne parlava qualche anno fa, ma Casini, esponente di un partito indubbiamente d’ispirazione cristiana- cattolico disse che se bisognava peggiorare la legge, era meglio lasciarla così ).

      1) La vita è una valore assoluto, sì certo, io questo non lo nego. Ma in molte situazione non è sempre facile stabile le priorià. Senza dubbio la vita di un feto deve essere protetta e garantita, ci mancherebbe altro!!! Ma ci sono situazione molto delicate; una madre che è rimasta incinta in seguito a una violenza ha due alternative: o portare avanti la gravidanza ben sapendo che si tratti di una gravidanza non voluta, o abortire. Ebbene, io penso che un Paese civile, in una situazione come questa debba consetire la libertà di scegliere: io personalmente non me la sento di costringere una donna a portare avanti una gravidanza indesiderata, NON posso imporre, NON sono nessuno per farlo. Se lei vuole sacrificarsi per portare alla luce suo figlio, la ammiro per la sua scelta, ma se non vorrà farlo, io NON posso impedirgli di fare la sua scelta. Tutto quì. Poi si può criticare quella scelta, sicuramente, è legittimo. Ma NON si può scegliere al posto di un’altra persona.

      2) L’esempio del benzinaio è a mio avviso completamente inadeguato. Si tratta di una persona che esiste in modo indipendente, e quindi non si ha il diritto di togliergli la vita. E inoltre non siamo di fronte al dilemma di una violenza carnale o della minaccia di morte che potrebbe procurare una gravidanza a rischio. C’è da dire ancora che la 194 venne approvata sull’onda di un’importante sentenza della Corte Costituzionale in merito, la n.27 del 1975 che dichiarava incostituzionale l’art. del Codice Penale che puniva l’aborto volontario, che era considerato come un delitto contro l’integrità della stirpre ( e non della vita!!! ). La sentenza ribadiva che sicuramente il concepito va a protetto, ma ciò non impedisce ” che l’interesse costituzionalmente protetto relativo al concepito può venire in collisione con altri beni che godano pur essi di tutela costituzionale e che, di conseguenza, la legge non può dare al primo una prevalenza totale ed assoluta, negando ai secondi adeguata protezione.” Se la vita del feto è un valore assoluto, non lo è forse anche quella della madre?? E allora che si fa?

      3) Non sono in possesso di dati precisi ( difficili di reperire se sono clandestini, in quanto non vi è nessun monitoriaggio ) sugli aborti clandestini, ma avevo letto tempo su un quotidiano che era calati dall’anno dell’approvazione della legge. Per quanto riguarda gli aborti legali, quelli sono diminuiti, puoi consultare il seguente rapporto sul sito del Ministero della Salute:

      http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1312_allegato.pdf

      Come puoi ben vedere, le cifre che indicano le variazioni annue sono tutte, per fortuna, con il segno “-“. Quindi, credo di non essermi inventato nulla quando ho detto che gli aborti in generale sono in diminuzione.

      4) Per ciò che concerne questo punto, a mio avviso non è vero che la legge 194 ha dato questa sensazione di “libertà di abortire per puro gusto di farlo”, questa sensazione di “impunità”, parli della madri come se fossero losche assassine. C’è un istinto materno che agisce, quindi credo che tu stia strumentalizzando e semplificando un pò troppo una questione che per sua natura è molto delicata. La dimunzione degli aborti la dice lunga su come questa “sensazione” di cui parli non c’è affatto. Ah dimenticavo, io personalmente preferisco un aborto eseguito alla luce del giorno in un ospedale, con attrezzature stirilizzate, piuttosto che lo scantinato nascosto ad opera di una mammana. Io non ho nostalgie delle mannane.

      5) Sulla Bonino ho espresso un giudizio personale, quindi passiamo oltre.

      Se stai strumentalizzando? A mio avviso sì. In questo sito parlate di coloro che sono favorevoli alla 194 ( tra cui molti cattolici e cristiani di altre confessioni ) come se fossero assassini, invece non è così. Non credo proprio che l’obiettivo di costoro fosse collezionare una serie di omicidi di poveri feti innocenti, è un’idea macabra e stupida; ci vuole una bella dose di cinismo per pensare questo dei propri simili che hanno semplicemente un modo diverso dal vostro ( e dal tuo ) di avvicinarsi ad un problema. A mio avviso questo significa strumentalizzare e semplificare un pò troppo. Negli USA ci sono stati omicidi a danno di medici che praticavano aborti ad opera di religiosi antiabortisti che hanno tratto ispirazione da discorsi del genere. Il diritto alla laicità nelle scelte politche io ( e non solo io ovviamente )lo considero un valore,un valore fondamentale del nostro Stato liberale e democratico,valore che oggi mi sembra venga completamente dimenticato dai nostri politici. La 194 fu approvata nel 1978, con un Governo monocolore DC, il che la dice lunga sulla laicità di allora e su quella di oggi: laicità intesa semplicemente come capacità delle istituzioni di prendere le proprie decisioni, senza l’influenza e l’interferenza di poteri esterni siano essi religiosi o civili, nell’interessa della libertà di scelta di tutti i cittadini. E non credo di stare strumentalizzando, perchè come disse John Stuati Mill, ciascuno è l’autentico baluardo della propria salute sia fisica, sia morale e spirituale. Io voglio prendere le decisioni che riguardano la mia vita e io devo prenderle. Nessun altro al posto. Solo il mio pensiero, ovviamente.
      Distinti saluti.

      • Laura ha detto:

        Mi intrometto per aggiungere una cosa all’ottima risposta di Stefano…Pierpaolo legittimamente non se la sente di “imporre” ad una madre che ha subito una violenza di portare a termine la gravidanza. E’ sicuramente comprensibile questa posizione. Tuttavia dipende da che punto si parte. Se il feto è un essere umano, allora la sua uccisione non può mai essere legittimata. Il feto è un essere umano perché lo dice l’embriologia ed ha anche i diritti dell’essere umano di conseguenza. Non si risponde ad una violenza con un’altra violenza. La soluzione che propongo io è l’adozione immediata.

  • stefano ha detto:

    Grazie Pierpaolo per la tua risposta seria e senza volgarità e offese personali. Questo significa che è ancora possibile parlare di cose importanti partendo da idee diverse ma mantenendosi nei limiti dell’educazione e della correttezza. Grazie.

    Ciò premesso, continuo a non essere d’accordo su alcune cose che scrivi.

    1. (a proposito, lo so che inserire dei punti in un’e-mail può far sembrare che chi scrive ha la presunzione di dare delle lezioni ma in realtà io li inserisco solo per rendere più facile l’espressione e la comprensione del mio ragionamento). 🙂

    1 & 2. Volutamente nel mio primo intervento non ho speso nemmeno mezza parola riguardo alla “priorità” del diritto alla vita di un feto rispetto a quello della madre. Non l’ho fatto perchè, benchè io sia convinto che comunque proprio in quanto più debole e completamente dipendente dalla madre il feto abbia maggior diritto ad essere tutelato, non mi sento di giudicare le mamme che, in pericolo di vita a causa o più spesso per fattori non dipendenti dalla gravidanza stessa ma che la gravidanza può aggravare, decidono di anteporre il proprio diritto a sopravvivere rispetto a quello del feto. Non me la sento e non lo faccio perchè come esseri umani è insito in noi lo spirito di sopravvivenza ma anche perchè una mamma può avere, ad esempio, altri figli che, scegliendo di morire, lascerebbe soli e magari senza protezione.

    Non giudico queste mamme dunque; anzi mi fanno molta tenerezza e soffro per la loro sofferenza. D’altra parte però mi permetto di commuovermi e giudicare eroiche quelle mamme, molte di più di quelle che vengono rese note dai media, che rischiano la propria vita (o la propria reputazione) per portare a termine la loro gravidanza, desiderata o indesiderata che sia. Strumentalizzo queste mamme eroiche? Direi di no: semplicemente do loro il giusto tributo.

    Molto diverso è parlare, concedimelo, di gravidanze semplicemente non desiderate per qualunque (ancorchè grave) motivo che tuttavia non mettono a rischio il diritto alla sopravvivenza della mamma. Qui francamente mi sembra più difficile invocare la supremazia di un diritto che secondo il mio punto di vista non può essere paragonato a quello alla vita di un essere umano nascituro.

    Forse mi sono espresso male (o forse le mie parole sono state un po’ travisate?) ma io non sostengo affatto che i cristiani (e coloro che, anche non cristiani, hanno a cuore la vita dei feti) possano arrogarsi il diritto di imporre ad una madre cosa fare del proprio feto. Dico che il cristiano ha il diritto ed il dovere di dirsi contro l’aborto e contro una legge che lo favorisce in quanto lo depenalizza. Non si tratta di una sfumatura, affatto.

    Se la vita è un valore assoluto (e mi pare che anche tu lo abbia ribadito nel tuo precedente intervento) allora io cristiano (anche se sono un uomo politico), interpellato a proposito, ho il diritto e il dovere di dirmi contrario a qualunque legge che vada contro la vita. Dopodichè ho anche il dovere di aiutare in tutti i modi e con tutto l’amore di cui sono capace una donna che si trova in una situazione di disagio importante e che vuole abortire.

    Continuo a ritenere che non ci sia differenza tra l’uccidere un benzinaio (capace di vita indipendente come dici tu) e il sopprimere un feto (la cui vita è dipendente dalla madre) se non l’aggravante, appunto, di trovarsi di fronte, nel secondo caso, ad un essere umano che non può difendersi.

    E’ talmente senso comune quello che dico che mi è difficile pensare ad un esempio nel quale (aborto a parte, ahimè) una madre antepone la propria salvezza a quella del figlio (nato). Credo che qualunque madre, messa di fronte ad una situazione di pericolo, cercherebbe di salvare la vita del proprio figlio anche a rischio della propria. E’ un istinto naturale che le madri, forse più dei padri, hanno.

    3. Centinaia di migliaia di aborti sono un numero troppo alto a prescindere dal fatto che si tratti di un numero in calo o meno. Tra l’altro bisognerebbe analizzare il dato paragonandolo rispetto al calo assoluto delle gravidanze: in altre parole, oggi (e questo sì grazie ad una maggiore informazione) i concepimenti sono probabilmente in numero molto inferiore a quelli di 30 anni fa perché le donne, le ragazzine, persino le bambine sanno come evitare una gravidanza. Se dunque potessimo valutare come percentuale rispetto al numero di gravidanze totali il numero degli aborti, non credo affatto che potremmo dire che questi ultimi sono diminuiti.

    4. Non ho scritto affatto che la 194 ha dato alle donne la “sensazione di poter abortire per il puro gusto di farlo”. Non sono parole mie. Ho detto che la legge ha depenalizzato l’aborto, rendendone dunque meno problematico l’approccio. Né ho parlato (in nessun punto del mio intervento) delle madri come di losche assassine. Ho detto che la presunta maggiore informazione che le donne hanno grazie ai “famosi” consultori è in realtà nulla. Qualcuno ancora pensa che una donna (per quello che ne so io tra l’altro sono anche abbastanza poche quelle che lo fanno) che va a parlare con un medico abortista o con un assistente sociale di un consultorio pubblico (nei quali non vogliono obiettori, guarda caso) che la pensa nello stesso modo, possa ricevere una vera, corretta, equilibrata ed imparziale informazione?

    Commento finale. Ancora una volta credo di non essere io quello che strumentalizza. Io non ho scritto che coloro che sono stati e sono favorevoli alla 194 (all’aborto) sono assassini. Ho semmai spostato il giudizio su coloro che, pur considerandosi cristiani, non hanno saputo dire di no alla legge e si sono resi complici di una legge contro la vita.

    Citare i peraltro sporadici episodi di fanatismo di coloro che hanno ucciso medici abortisti non è forse, questo sì una strumentalizzazione? Come dire che l’attentatore norvegese di cui tutti noi abbiamo sentito di recente era un fondamentalista cristiano. Il fatto che siano cresciuti educati alla religione cristiana non ne fa dei cristiani. Si tratta di fanatici che nulla hanno a che vedere con l’essere cristiani, una religione che insegna l’amore, non l’omicidio.

    Un amore che personalmente provo per tutte le donne che rinunciano ai propri figli per le quali mi sento di pregare perché non sono affatto cinico come dici tu ma anzi sono consapevole che molte di loro si porteranno per sempre dentro una grande sofferenza ed un grande disagio e per le quali vorrei poter fare molto di più, come persona, come cristiano, come membro di una società cosiddetta civile che poi tanto civile però non mi sembra che sia se ammette certe cose.

    Sempre semplicemente il mio pensiero. Ciao.

  • Pierpaolo ha detto:

    Caro Stefano,
    ti ringrazio dell’occasione che mi dai per riassumere e ribadire le mie posizioni in merito.
    Non preoccuparti dei punti inseriti nell’intervento, anch’io penso che usarli sia meglio per far capire il proprio ragionamente al lettore/interlocutore.

    1&2) Mi pare che su questo siamo d’accordo. Anch’io non me la sento di giudicare una donna, che in pericolo di vita, dovesse scegliere di abortire per salvare la propria vita. Ma bisogna ricordare che questa possibilità è stata concessa per la prima volta propria dalla legge 194 ( artt.4 e 6 ) che consente in questi casi l’aborto anche dopo i 90 giorni dal concepimento ( art. 6 ), qualora ci sia un pericolo di vita della donna nel proseguimento della gravidanza o ci siano gravi malformazioni clinicamente accertate a danno del feto. La sentenza della Corte Costituzionale da me citata nel precedente intervento si riferiva proprio a questo frangente. Io NON sostengo che strumentalizzi le donne che scelgono di rischiare o addirittura sacrificare la propria vita per mettere al mondo un figlio, hanno la mia ammirazione più profonda e sconfinata. E su questo, credo, siamo totalmente d’accordo.
    Per quanto riguarda la libertà-dovere del cristiano di opporsi all’aborto perchè cosa ritenuta immorale, sono perfettamente d’accordo con te. Però, se NON consenti l’approvazione di una legge che consente a persone che non la pensano come te di fare una scelta diversa dalla tua, per quanto criticabile sia tale scelta, è come se imponessi una determinata condotta. Ribadisco inoltre che l’esempio del benzinaio sia inadeguato, anche tu hai detto che sono due situazioni diverse se non sbaglio. NON consentire ad un donna rimasta incinta in seguito ad uno stupro di interrompere la gravidanza, equivale a mio avviso a costringerla a portare avanti una gravidanza indesiderata. E a me NON sembra una cosa giusta.
    Va bene che il diritto alla vita sia assoluto, ma secondo me l’errore di molti antiabortisti è di credere che tale diritto sia non-problematico, invece i problemi nel garantire effettivamente e concretamente tale diritto ci sono. Se ciò che garantisce il diritto alla vita di una persona è una cosa su cui NON ho alcun diritto e NON dispongo di alcun potere di decisione, allora anche far valere il diritto alla vita può diventare una cosa difficile. Posso illustrare il tutto con un piccolo esempio: supponiamo che il sig.X sia in pericolo di vita, soffre di una grave insufficienza renale, per cui se non riceve un rene entro 24 ore muore. Possiamo dire che è una questione della massima importanza, vero? Il medico della tua città consulta l’archivio e viene a sapere che TU sei l’unica persona che ha un rene compatibile. Ora, sarebbe sicuramente un gesto di grande amore,generosità e solidarietà se tu volessi donare un rene al sig. X per salvargli la vita, ma nessuno può costringerti a farlo. Il sig. X NON ha nessun diritto su di te, sul tuo corpo e sul tuo rene. NON dispone della tua vita. Neanche, credo, sarebbe lecito se il medico ti trascinasse con forza in ospedale e ti legasse sul tavolo operatorio e ti costringesse a sottoporti ad un intervento chirurgico. Il fatto che la vita del sig. X sia una questione della massima importanza, NON giustifica una violazione della tua libertà. NON penso nemmeno che se il sig. X morisse, tu saresti in qualche modo responsabile della sua morte. NON importa se il sig. X sia innocente o colpevole, se il diritto alla vita è un valore assoluto.

    3) Io non voglio fare discussioni sui numeri, non sappiamo i dati certi. Ho citato la fonte disponibile e anche penso la più affidabile in merito, il Ministero della Salute. Però mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessimo avuto una legge che legalizzasse l’aborto, le interruzioni sarebbero aumentate o diminuite? Beh, potrei sbagliarmi, ma io penso che sarebbero aumentate.

    4) Le espressioni: “sensazione di abortire per il puro gusto di farlo” e “madri losche assassine” non le ho attribuite a te. Se la cosa ha generato fraintendimenti, me ne scuso. Il fatto è che per come ne parlavi nel tuo intervento, mi dava l’impressione ( probabilmente sbagliata ) che la legge 194 avesse deresponsabilizzato le donne o reso l’aborto una pratica non traumatica. NON credo sia così. Una donna fermamente contraria all’aborto, NON abortisce, nonostante la 194.
    Per quanto riguarda i consultori familiari istituiti dalla legge, io NON credo che un medico abortista ( cioè non obiettore ) o un’assistente sociale NON siano in grado di fornire un’informazione vera, corretta, equilibrata ed imparziale. Basta un pò di buon senso, buona volontà e onestà per essere obiettivi quanto basta, poi si sa che nessun uomo è obiettivo in senso assoluto. E’ come dire che un professore di filosofia marxista non può insegnare la filosofia cristiana, o che un filosofo cristiano non può insegnare Marx ai suoi studenti. Che dovremmo fare, licenziarli tutti??? E chi dovremme mettere al loro posto, quali sarebbero le persone obiettive??? Uno studente NON si fa certo influenzare e risce a prendere le distanze da certe prese di posizione, e così credo faccia anche una donna incinta che si rivolge ad un consultorio. La decisione spetta a lei, non ai consultori, così dice la 194.

    Per quanto riguarda coloro che hanno appoggiato o NON si sono opposti alla 194 ( cristiani e non ), beh sei stato tu a dire che si sono resi complici di una serie di omicidi, quindi mi pare di aver riportato semplicemente ciò che hai detto. Questo io la considero una strumentalizzazione. Anche quelli favorevoli alla 194 hanno tutto l’interesse a far diminuire gli aborti, guarda caso anche la Bonino lo dichiarò tempo fa in una trasmissione televisiva. Quindi assassini o complici di assassini mi sembrano parole decisamente pesanti, che NON aiutano affatto il dialogo e la comprensione di chi ha una posizione diversa.
    L’esempio di antiabortisti cristiani era solo per mostrare che certe prese di posizione, anche se sostenute con tutta onestà e buona fede, possono generare in altre persone degli atteggiamenti irrispettosi, se non apertamente violenti. Tutto quì. NON volevo affatto strumentalizzare. E’ chiaro che un cristiano autentico rifuta ogni forma di violenza.

    Sempre il mio pensiero, ciao e grazie di nuovo.

    • stefano ha detto:

      Caro Pierpaolo, ancora una volta non sono del tutto d’accordo con te.
      È verissimo che prima del 1978 l’aborto in Italia non era consentito. Chi abortiva poteva essere sanzionato ai sensi delle norme contenute nel titolo X del libro II del codice penale. Ciononostante, la giurisprudenza già applicava con una certa frequenza come causa di giustificazione dell’aborto lo “stato di necessità”, previsto dall’articolo 54 dello stesso codice, ritenendo non punibile l’intervento abortivo reso necessario per salvare la vita della gestante e, in taluni casi, anche per ragioni di salute, purché gravi: come dire che l’interruzione della gravidanza era illecita ma che nel caso concreto, laddove le suddette circostanze di fatto fossero state rigorosamente verificate, la donna che aveva abortito non veniva punita.
      Peraltro, nel 1975, la sentenza della Corte Costituzionale n. 27, pur riconoscendo “fondamento costituzionale” alla “tutela del concepito” nell’articolo 2 della Costituzione, posto a garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo, compie un salto logico quando afferma che “[…] non esiste equivalenza tra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione, che persona deve ancora diventare”, quasi che si possa distinguere fra persona in senso assoluto e persona in senso relativo. Questa decisione ha, di fatto e di principio, aperto la strada all’aborto, che sarebbe stato introdotto dopo tre anni, perché ha consentito la soppressione del feto quando la gravidanza – per riprendere i termini usati dai giudici di Palazzo della Consulta – “implichi danno o pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile, per la salute della donna”; la causa di giustificazione costituita dallo stato di necessità veniva in questo modo notevolmente dilatata, perché, rispetto all’articolo 54 del codice penale, era eliminato il limite dell’attualità del pericolo ed era stabilita in via generale la prevalenza della salute della madre sulla vita del nascituro, pur restando, a differenza di quanto avverrà con la legge n. 194/1978, il filtro dell’accertamento medico del danno o del pericolo per la salute medesima.
      La legge italiana sull’aborto, la n. 194 del 22 maggio 1978, recante Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, suddivide in modo del tutto arbitrario la vita uterina del concepito in tre periodi, fissando per ciascuno di essi una differente disciplina e avendo come esclusivo criterio di riferimento i rischi per la salute della donna.
      Il primo periodo, regolamentato dagli articoli 4 e 5, coincide con i primi novanta giorni della gestazione, nel corso dei quali è di fatto ammesso l’aborto senza limiti. Ogni ragione è valida, dalle condizioni economiche, sociali e familiari, alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, alla previsione di anomalie o malformazioni del nascituro: ciascuna di queste ragioni, in quanto si traduca in “un serio pericolo” per la salute fisica o psichica della donna, legittima il ricorso all’aborto, gratuito o assistito. Si tratta di un insieme di indicazioni estremamente generiche, la cui ampiezza preclude qualsiasi concreto accertamento, peraltro non previsto e non prevedibile.
      Quanto alle modalità per ottenere l’intervento, la gestante si può rivolgere al consultorio, o a una struttura sociosanitaria, oppure al proprio medico di fiducia: costoro, secondo la previsione di legge, dovrebbero indurla a riflettere e dissuaderla dall’aborto, prospettando le possibili alternative. Se ravvisano l’urgenza dell’intervento, rilasciano un certificato con il quale la donna può immediatamente recarsi ad abortire; altrimenti redigono ugualmente un certificato che attesta la gravidanza e la richiesta presentata dalla donna: costei, decorso il termine di sette giorni, è legittimata a ottenere l’intervento di aborto. Ma laddove nei consultori pubblici non si trovano che medici favorevoli all’aborto come si fa a dire che la donna riceve una corretta informazione? Permettimi di ribadire i miei dubbi.
      Il secondo periodo, disciplinato dagli articoli 6 e 7, è quello compreso fra il quarto mese di gravidanza e la possibilità di vita autonoma del feto, e quindi – in considerazione della dipendenza di quest’ultima dalle attrezzature mediche e dalla perizia degli ostetrici – non è determinabile a priori: in tale arco temporale l’aborto può praticarsi per motivi terapeutici in senso lato, e perciò anche con riferimento alla salute psichica della donna, ed eugenetici, con riferimento a timori di malattie del nascituro; queste indicazioni vanno medicalmente accertate, pur se la genericità delle formulazioni non consente una verifica rigorosa.
      Infine, il terzo periodo è quello compreso fra il momento della vitalità del nascituro e la nascita: l’aborto è praticabile solo se è in pericolo la vita della donna.
      Riguardo alla maggiore coscienza e responsabilità della procreazione che questa legge avrebbe indotto, lasciami confermare quanto avevo già espresso nel mio precedente commento e cioè che questa è assai dubbia, visto che l’area della recidività fra chi ricorre all’intervento di i.v.g. supera il 30% di coloro che hanno già abortito almeno una volta.
      Concludo dicendo che il tuo riferimento al malato in insufficienza renale che necessita di un trapianto di rene mi sembra assolutamente fuori contesto e assolutamente non pertinente. Vero: io non ho alcun potere sul diritto di un’altra persona, salvo, come cristiano, fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per salvaguardarlo.
      In questo senso affermo che i cristiani avrebbero dovuto dire no ad una legge che di fatto sopprime il diritto alla vita di un essere umano nascituro. Dopodichè il cristiano non può fermarsi qui e deve concretamente aiutare le donne in difficoltà. Ma prima di tutto deve gridare con forza il suo no ad ogni forma di sopruso contro la vita. È un mio diritto/dovere in quanto cristiano. Ecco perché, del tutto onestamente, non mi sento la responsabilità che indirettamente attribuisci anche a me, di sobillare atteggiamenti irrispettosi e finanche violenti in persone squilibrate.