Il cognitivista Piattelli-Palmarini: «l’evoluzione non è più darwinismo»

A un anno dalla pubblicazione del suo interessante volume scientifico, “Gli errori di Darwin” (Feltrinelli 2010), scritto con Jerry Fodor, l’evoluzionista Massimo Piattelli-Palmarini, professore di scienza cognitive all’Università dell’Arizona, ha pubblicato un articolo sul sito web Scienzainrete. Il libro ha creato un vero e proprio trsunami nel mondo biologico poiché è l’ennesimo studio che mette in discussione l’impianto darwinista, mantenendosi però all’interno del campo evoluzionista. Ovviamente le critiche feroci da ambienti atei e razionalisti sono state infinite, sopratutto per questioni filosofiche ed esistenziali. Non ci interessa tanto entrare nel merito della correttezza o meno di una nobile teoria scientifica, ma sottolineamo che il principale e abusato argomento della cultura atea per giustificare la propria scelta esistenziale -cioè il neodarwinismo, il fondamentalismo riduzionista basato sulla selezione naturale-, stia perdendo sempre più credibilità grazie all’avanzamento della biologia evolutiva (e non certo creazionista…).

L’EVOLUZIONE NON E’ PIU’ IL DARWINISMO. «Jerry ed io non ci aspettavamo, e ancor meno ci aspettiamo oggi, che mai, proprio mai, i neo-Darwiniani ammettano, seppur tra anni ed anni, non dico di essersi sbagliati, ma neppure di aver esagerato nella loro difesa a oltranza del credo selezionista», comincia a scrivere Piattelli-Palmarini. «Mano a mano che verranno alla luce nuovi processi evolutivi estranei alla selezione naturale si dirà tranquillamente che il Darwinismo viene “allargato” e si procederà senza sussulti». Invece, secondo lo scienziato, questi meccanismi sono l’inizio della nuova teoria dell’evoluzione. Lo stratagemma retorico, continua, «è di considerare evoluzione e Darwinismo come sinonimi, quindi tutto ciò che è compatibile con, o conferma positivamente, la realtà dell’evoluzione, ipso facto, conferma (a detta loro) la validità della teoria della selezione naturale». Invece, continua lo scienziato, «progressivamente il meccanismo della selezione naturale verrà relegato in posizione sempre più marginale, fino a diventare, sempre di fatto, seppur non di diritto, poco pertinente». Nel libro vengono citati un buon numero di biologi che, pur presentando meccanismi decisamente non darwiniani, si inchinano formalmente di fronte alla selezione naturale, in ossequio a un dogma che è rischiosissimo contraddire. «Ben lo sappiamo, a nostre spese», ironizza. La sua posizione si allinea quindi a quella di tanti altri scienziati e premi Nobel, che in minima parte abbiamo raccolto in quest’archivio.

LA SELEZIONE NATURALE E’ UNA LEGGE VUOTA. La critica si concentra dunque sulla selezione naturale, cardine della teoria darwinista, definita però «una legge vuota perché ammette innumerevoli eccezioni e perché si applica solo episodicamente a tratti specifici, in specie specifiche, integrandola con innumerevoli conoscenze di svariate contingenze (biochimiche, genetiche, di sviluppo, ecologiche e così via). Per ammissione anche di alcuni neo-Darwiniani non spiega la speciazione, nè i grandi cambiamenti morfologici. Spiega, quando ci riesce, solo l’affinamento progressivo di alcuni tratti o comportamenti innati, e fenomeni di sotto-speciazione». Ovviamente, tiene a ribadire, ciò non significa che non ha mai alcun impatto sulle spiegazioni evoluzionistiche, ma si mantiene ad un vaghissimo livello, «poi integrandosi intimamente con svariatissime altre conoscenze contingenti». L’articolo continua addentrandosi in un dicorso molto tecnico, utile a dimostrare l’assunto iniziale. L’accusa generale è che la selezione naturale non può stabilire la differenza tra un tratto biologico che causa maggiore fitness biologica e un tratto che, invece, per caso, lo accompagna, ma non causa alcuna differenza di fitness. Eppure, la differenza c’è ed è massiccia. Per questo -sottolinea Palmarini, la teoria è difettosa. È un errore concettuale, epistemologico e scientifico attribuire a un processo naturale qualcosa che è costituito dalla nostra mente.

Ciò che è veramente interessante non è tanto entrare nel merito della correttezza o meno di una nobile teoria scientifica, ma la dimostrazione che il principale e abusato argomento della cultura atea per giustificare la propria scelta esistenziale -cioè il neodarwinismo, il fondamentalismo riduzionista basato sulla selezione naturale-, vacilla sempre più pericolosamente proprio grazie all’avanzamento della biologia evolutiva (e non certo creazionista…).

13 commenti a Il cognitivista Piattelli-Palmarini: «l’evoluzione non è più darwinismo»

  • Riccardo III ha detto:

    Il libro l’ho acquistato ed è interessantissimo. Credo che sia avanti di 20 anni.

  • Marelli33 ha detto:

    C’è ormai una buona uniformità di pareri che va in questa direzione anche a livelli d’elitè. Peccato che contemporaneamente i creazionisti se ne approfittino!

  • Samba ha detto:

    attaccare il darwinismo radicale è come criticare l’omosessualità.

  • fabrizio privato ha detto:

    Occhio che il creazionismo non viene accettato di conseguenza, vi sono più ipotesi di evoluzione. Semmai prende piede la concezione dell’evoluzione teista come testimoniata da Teilhard, Collins, Facchini, Ayala.

    • Massimo Ponzoni ha detto:

      Fabrizio categorizzare non va mai bene. Bisogna specificare cosa sia “l’evoluzione teista”. Le posizioni di Collins, Ayala e Facchini sono molto diverse, in particolare gli ultimi due rispetto al primo.

  • ohmygod ha detto:

    Esatto. Il Creazionismo stile protestanti americani non viene accettato, e spero mai lo divenga da parte di noi cattolici. L’evoluzionismo solamente “evolverà” in una nuova e più approfondita teoria.

    • Roberto Arrati ha detto:

      L’evoluzionismo non è una teoria!! Ragzzi impariamo però i termini perché altrimenti contribuiamo anche noi a creare confusione! Tutto ciò che finisce per -ismo non c’entra con la scienza, ma è una questione di filosofi. Gli scienziati affrontano l’evoluzione e la teoria di Darwin basata sulla selezione-mutazione. Tutto ciò che ci gira intorno non è scienza ma sono derive filosofiche. Per il resto concordo con tutti voi.

  • Matteo ha detto:

    Roberto ti vedo informato all’argomento e quindi chiedo a te se puoi rispondere a questa domanda (la domanda è aperta anche a tutti gli altri). Secondo te, come si può conciliare l’apertura della Chiesa alla teoria dell’evoluzione con il fatto che papa Pio XII con l’Enciclica Humani Generis dichiarava che Adamo ed Eva sono i reali progenitori della razza umana?
    Testuali parole:
    “I fedeli non possono abbracciare quell’opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio.”
    http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_12081950_humani-generis_it.html

    • Roberto Arrati ha detto:

      Rispondo molto volentieri. La chiesa cattolica accettò molto tardi l’evoluzione sopratutto perché fin da subito fu un argomento molto confuso e fortemente propagandato anche da una visione filosofica e non scientifica. I primi divulgatori del pensiero di Darwin volevano proprio creare un’alternativa alla visione cristiana e rendere inutile la presenza di un Creatore. Quindi la chiesa ha sempre pensato a difendersi da quest’accusa. Poi con il passare degli anni e il progredire della ricerca si è visto che non c’era nulla a sostegno dell’evoluzionismo (cioè la teoria filosofica portata avanti dal mondo non religioso) e che invece la teoria evolutiva era la spiegazione più adatta allo sviluppo della vita. Pio XII però in questa frase, se si legge la citazione completa al link che hai proposto, sta parlando dell’origine della vita e non dello sviluppo di essa. Non accetta il poligenismo che allora era molto di voga. E fu di fatto profetico, poiché tre anni dopo, nel 1953, Watson e Crick scoprirono il DNA e attraverso l’analisi del nucleo mitocondriale si è definitivamente abbandonata l’ipotesi poligenista per abbracciare il monogenismo, cioè che l’intero genere umano è scaturito da una sola coppia primordiale. Ultimamente Craig Venter ha posto nuove obiezioni, tuttavia è dato di fatto unanimamente accettato.

      • Matteo ha detto:

        Grazie mille Roberto, come al solito sei stato veloce e delucidante 😉
        Ora mi informo meglio sulla diatriba monogenismo-poligenismo