Idratazione e alimentazione non sono terapia, parola agli esperti e ai famigliari

Il disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) continua a scatenare polemiche soprattutto per quanto riguarda l’articolo 3: l’idratazione e la nutrizione assistita, si legge, «non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento». Chi si oppone invece ribatte: l’alimentazione assistita è assimilabile a una terapia, quindi si deve poter interrompere se si dichiara di volerlo fare. Senza entrare nel merito della giustezza o meno di una legge che regolamenti il fine vita, non possiamo che opporci a queste obiezioni. Il quotidiano Avvenire è andato ad intervistare i genitori dei malati in Stato Vegetativo e anche i medici dell’Associazione «Risveglio».

Rolando Ciacci, papà di Chiara, 34enne e in stato vegetativo da 22 anni è incredulo: «Idratazione e nutrizione sono essenziali per il corpo umano, sono basilari. Le terapie sono gli sciroppi, le pillole. Una persona nella condizione di mia figlia si nutre con il sondino nello stomaco. È lo stesso che viene messo anche a persone che non possono deglutire per un breve periodo o per sempre. Non è una terapia. Si dovrebbero vergognare quelli che sostengono il contrario. Chi non è toccato da queste vicende le tratta con una certa superficialità. Fate venire i politici da noi che vedano le persone come mia figlia». In moltri drammatizzano la situazione rappresentando questi malati attaccati alle macchine. Il padre risponde: «Lei non ha nessuna macchina attaccata. È una cosa scandalosa voler fare apparire una cosa che non è».

La mamma di Oscar Calì, da 15 anni in stato vegetativo sostiene: «Noi siamo dei corpi che esprimono la sete e la fame. Loro si esprimono con gli occhi. Nutrizione e idratazione sono un dovere per garantire il massimo della dignità della vita». La signora Granero è anche presidente dell’associazione «Amici di Oscar».

Claudio Taliento, vice presidente dell’associazione «Risveglio», oltre che membro del direttivo della Fnatc (Federazione nazionale associazioni trauma cranico) e del Seminario permanente sullo stato vegetativo istituito dal ministero della Salute, sostiene: «Un punto focale non può essere messo in discussione: l’alimentazione e l’idratazione non sono terapia, ma un atto dovuto nei confronti di una persona non autosufficiente. Una delle peggiori torture di un uomo è morire di sete. Il posizionamento della peg nella prima settimana è un atto che consente di salvare la vita di tantissime persone, lo si fa ancora quando non si ha la prognosi. Si punta a salvare la vita a persone diversamente destinate a morire. Promulgare una legge in cui si accetta di morire anche di sete è incivile, atroce. Eppure pur di arrivare a decidere l’autodeterminazione siamo disposti a morire di fame e di sete».

Francesco Napolitano, presidente di «Risveglio», rimarca ancora: «Idratazione e alimentazione, non c’è dubbio, sono un fatto naturale che non ha nulla di terapeutico. E’ una necessità di assistenza al malato e quindi va sicuramente garantita in ogni situazione. E comunque siamo stati i primi a proporre un’integrazione al ddl: un’unica eccezione è possibile laddove c’è una situazione clinica in cui il paziente non può assorbire neanche nutrizione e idratazione».

Fausto Quaresmini, papà di Moira da 11 in stato vegetativo: «Io a mia figlia do da mangiare e da bere con un sondino naso gastrico, con una siringa, né più né meno. Noi le mettiamo acqua nel sondino e quel sondino la porta all’interno dello stomaco. Non è una medicina. Non usiamo macchine per tenere in vita nostra figlia. Si tratta solo di darle da bere e da mangiare. Ci sono persone che pensano che le persone con la sindrome della veglia a relazionale stiano in vita solo perché mangiano e bevono. Ma tutti mangiano e bevono per stare in vita! Anche i legislatori che sono chiamati a votare la legge dovrebbero informarsi. Non si tratta di persone che vivono attaccate ai macchinari. Che vengano a vedere, casa mia è aperta!».

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8 commenti a Idratazione e alimentazione non sono terapia, parola agli esperti e ai famigliari

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  1. Elena Ricchini ha detto

    ma come fanno a essere terapia? Scusate ora è pronto in tavola, vado a curarmi

  2. Mandi ha detto

    Ringraziamo questi veri padri di famiglia, non certo come quel viscido di Englaro.

  3. Samba ha detto

    Ormai è fatta comunque, la legge probabilmente passerà! Io non ne sono convintissimo però mette il bavaglio ai promotori dell’eutanasia e questo non può che essere un bene per tutti gli uomini.

  4. Massimo Ponzoni ha detto

    Incredibile che si possa arrivare a tanto!

  5. Mirabella ha detto

    Parola a chiunque abbia un pò di sale in zucca

  6. Davide ha detto

    Quello che non capisco e’ perche’ prima di Eluana non hanno sospeso la “cura” a Provenzano, Toto’ Riina e compagnia.
    Solo per fare un po’ di “sperimentazione”.
    Li si chiude in cella, si toglie l’acqua e il cibo, poi, senza queste “medicine” vediamo se sopravvivono o “muoiono con dolcezza”.
    La scienza va dimostrata per suo stesso assioma.
    La matematica non e’ una opinione (Pippo Odifreddi a parte ovviamente).

  7. jerry52 ha detto

    Eluana Englaro è stata un caso volutamente dimostrativo: sarebbe bastato che i genitori non avessero sostituito la sacca contenente la nutrizione, senza chiedere l’intervento di nessuno. Ma volevano creare un precedente, come Welby che ad un certo punto disse (anche se mi permetto di parafrasare, ma il contenuto è quello) “Spicciatevi ad ammazzarmi, prima che io muoia da solo”

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