Il Csm rimuove il giudice anti-crocifisso Luigi Tosti

Gesù resta, il giudice ateo no.  È la durissima sanzione inflitta dalla sezione disciplinare del Csm al giudice di Camerino, Luigi Tosti, per il suo rifiuto di tenere udienze nelle aule giudiziarie in cui è esposto il crocifisso.

Rimozione quindi dall’ordine giudiziario per il magistrato ateo, ribattezzato dalle cronache come il “giudice anti-crocifisso”, già stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal 2006, ed ora, dopo il verdetto di stamattina, non potrà più vestire la toga. Nel capo di incolpazione redatto dalla Procura generale della Cassazione, Tosti si era “sottratto ingiustificatamente ed abitualmente dalle relative funzioni a lui conferite”, astenendosi dal trattare 15 udienze tra il maggio e il luglio del 2005, e ancora fino al momento della sua sospensione, nonostante fossestato promosso l’azione disciplinare nei suoi confronti, “con dichiarazione di rifiuto di tenere l’udienza manifestata nello stesso giorno o nell’immediata prossimità”. In tal modo, spiega la Procura generale della Cassazione nell’incolpazione, rilevando che “tale condotta era persistita nonostante la messa a disposizione da parte del Presidente del Tribunale di un’aula priva di simboli religiosi“, Tosti “è venuto meno al dovere fondamentale di svolgimento della funzione” ed ha “compromesso la credibilità personale ed il prestigio dell’istituzione giudiziaria”. Così l’ideologia laicista perde un altro suo feroce santone. La notizia è apparsa su alcuni quotidiani come Avvenire e Libero.


26 commenti a Il Csm rimuove il giudice anti-crocifisso Luigi Tosti

  • Magret ha detto:

    Un invasateo in meno!

  • LucaPavani ha detto:

    Sottolineo questa frase: “Tale condotta era persistita nonostante la messa a disposizione da parte del Presidente del Tribunale di un’aula PRIVA di simboli religiosi”. La sua era una battaglia puramente da ideologia schizzoatea…non dovremmo stupirci che si sia conclusa con una bella radiazione e figuraccia nazionale connessa.

  • Pietro ha detto:

    I simboli religiosi nelle aule di tribunale non dovrebbero esserci.
    Lo Stato, nel momento in cui deve giudicare una controversia, ha il dovere di mostrarsi neutrale

    • zapatero ha detto:

      Ragionamento da laicista impeccabile. Peccato che togliere i crocifissi in Italia, per la storia culturale che ha avuto, non è un atteggiamento neutrale. Lo è forse in Francia, ma non qui. A voi razionalisti vi mancano sempre certi passaggi fondamentali nei vostri castelli mentali.

      • Pietro ha detto:

        La cultura di un popolo non è un’entità fissa ed immutabile.
        Ogni cittadino deve avere il diritto di concorrere alla formazione della storia culturale del suo Paese, non limitarsi a subirla.
        Se così non fosse, l’Italia non avrebbe potuto diventare una Repubblica nel 1946, non avrebbe potuto introdurre il divorzio negli anni ’70, ecc…

        • Massimo Ponzoni ha detto:

          Bensissimo, basta cambiare Paese. Se uno non accetta il suo nome di nascita, lo cambia. Se uno non accetta la storia della sua terra, si trasferisce. La storia dell’Italia (e non solo dato che la metà dei Paesi europei si è ribellata alla Corte Europea) è centrata sul cristianesimo e la religione cattolica. Il crocifisso è simbolo culturale e religioso. Toglierlo sarebbe eliminare il simbolo che più di tutti riunisce i fattori del nostro sviluppo culturale. In Italia è un atto che non è neutrale. Chi non è d’accordo? Arrivederci caro Pietro, e fai buon viaggio!

        • Simone ha detto:

          Mi scusi signor Pietro, forse la cultura è qualcosa di mutabile, ma l’identità culturale quella no: sono le nostre radici e non si può negare da dove veniamo! Che le piaccia o no, lei non può rinnegare, ad esempio, di essere figlio di sua madre e suo padre: se poi per un litigio non li vuole più frequantare, quello è un altro discorso, liberissmo. Ma pretendere (sempre per esempio) che pure i suoi fratelli o sorelle non “vedano” i genitori che lei non vuole “vedere”, sarebbe profondamente ingiusto! Coglie il parallelismo?

          • Pietro ha detto:

            Ringrazio Simone e Massimo Ponzoni per l’attenzione prestata e gli spunti di riflessione forniti.
            Fa parte della storia del nostro Paese anche la revisione del Concordato avvenuta nel 1984, secondo cui viene considerato storicamente superato il concetto di Religione di Stato, precedentemente presente nel Concordato del 1929.
            In virtù di ciò, la rimozione dei simboli religiosi dai luoghi istituzionali non è affatto una negazione della nostra Storia, anzi ne è la naturale prosecuzione.
            Quello che non va rimosso, naturalmente, è il diritto per ogni cittadino di professare la religione in cui crede

            • Simone ha detto:

              Sì, ma la revisione del concordato non mi risculta abbia abolito l’esposizione dei crocifissi nei luoghi pubblici! E poi, mi scusi, in che modo il crocifisso potrebbe ledere “il diritto per ogni cittadino di professare la religione in cui crede”?

  • Mattia ha detto:

    Quoto Pietro parola per parola

    • Pietro ha detto:

      Grazie, Mattia.
      Fornisco qui, al sig. Simone (12/02/2011 22:27), i chiarimenti richiesti.
      L’esposizione esclusiva di un solo simbolo simbolo religioso, quale esso sia, a discapito di tutti gli altri, equivale a dare il messaggio:
      “chi professa la religione X merita a priori una migliore considerazione rispetto a chi, invece, aderisce alla religione Y”.
      Un Tribunale, nel valutare le controversie, deve invece essere tenuto al rispetto del principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
      Detto in altre parole, un arbitro non può appuntarsi al petto l’emblema di una squadra, altrimenti esprime una preferenza che mette in dubbio la sua imparzialità

      • Simone ha detto:

        Sì, ma un giudice il crocifisso non ce l’ha appeso al collo o disegnato sul petto; 2) un giudice, se è un buon giudice, non giudica in base alle proprie convizioni religiose o politiche, ma in base alla legge e al diritto e questo a prescindere che ci sia un crocifisso appeso al muro oppure no; 3) il fatto che la legge si uguale per tutti è simboleggiato proprio da quell’uomo sulla croce, che ha predicato tra l’altro l’uguaglianza; 4) i crocifissi anche nelle aule di tribunale ci sono per il semplice fatto che siamo in Italia, come nei Paesi Islamici c’è la mezzaluna o in Israele la stella di Davide (fatto interessante: Israele è uno Stato molto laico, eppure la stella di Davide è stata conservata perfino nella loro bandiera); 5) se io andassi a vivere, ad esempio, in Israele non mi sentirei affatto infastidito o discriminato dalla stella di Davide, né pretenderei mai di farla togliere, perché quello è il simoblo della loro identità culturale.

  • daniele ha detto:

    da cattolico sono a favore del mantenimento dei crocifissi all’interno degli edifici pubblici, questo per un fatto di retaggio culturale e di prosecuzione delle nostre radici storiche e tradizionali. Credo pero’ doveroso aggiungere che ci sono argomenti ben piu’ urgenti da affrontare e che forse quella del crocifisso nelle aule pubbliche non riveste carattere di priorita’. Per dirla tutta, baratterei ben volentieri, la rimozione del crocifisso dai pubblici uffici, con una maggiore e reale presa di coscienza del popolo (oramai solo sulla carta) cattolico su quelle tematiche etiche intimamente legate con la Fede e mi riferisco principalmente ad aborto, eutanasia, diritti civili ecc..Interessante e’ un articolo apparso su Il Timone, la nota rivista di apologetica, di questo mese che descrive il preoccupante “stato di salute” della fede mei giovani, per cosi’ dire cattolici italiani

    • Simone ha detto:

      Sì, ottimo… ma se per aiutare i giovani a riscoprire la loro fede, pertissimo proprio dal significato di del crocifisso?
      P. S.: come posso trovare quell’articolo? Non sono abbonato a “Il timone”!

    • Algophagitis-II ha detto:

      Sono d’accordo. Non è una vittoria avere il crocefisso appeso in uno stato che trasgredisce sistematicamente i valori cristiani. Quella del crocefisso è solo una dimostrazione di forza dei laicisti , un tentativo di dare ufficialità al fatto che lo stato non vuole avere nulla a che vedere con il cristianesimo. Visto che l’ ateo non può danneggiare Dio, la volontà è di prendersela con manifestazioni minori e più materiali della religione come il crocefisso o- cosa ancor più risibile- il suono delle campane e le ostie. Per un agnostico o un ateo di vecchio stampo il crocefisso è un simbolo neutro o privo di significato; per i nuovi atei esso è visto come un pericolo (alcuni lo paragonano alla svastica), e la rimozione viene vista come grande conquista.
      Ciò che c’è di positivo in tutta questa storia è che proprio il rischio di perdere il crocefisso ha in alcuni risvegliato la coscienza di quanto sia importante il cristianesimo per la nostra cultura.

  • Pietro ha detto:

    Simone dice: “L’uomo sulla croce ha predicato tra l’altro l’uguaglianza”.
    Mettiamola in pratica, allora, questa uguaglianza.
    Se il cittadino A ha il diritto di vedere esposto il simbolo X, parimenti il cittadino B deve avere il diritto di vedere esposto il simbolo Y.
    Non può esserci uguaglianza se solo alcuni decidono, qualunque sia la motivazione, anche per tutti gli altri.
    L’uomo sulla croce dovrebbe averci insegnato anche i valori di generosità, modestia, umiltà e apertura al prossimo.
    Al contrario, invece, si vuole garantire a se stessi ciò che si nega agli altri, autoproclamandosi gli unici meritevoli.
    Il cattivo “stato di salute” della fede nei giovani, denunciato dal sig. Daniele, potrebbe derivare proprio da questo.

    (mi piacerebbe leggere l’articolo del Timone, purtroppo pare che non ne esista una versione on-line)

  • AndreaPanico ha detto:

    Pietro , ma se tu sei ateo , tu non vedi Gesu’ Cristo Dio morto in croce o che altro , tu vedi un pezzo di legno , ed e’ questa che dovrebbe essere la vostra mentalita’:io accetto quel pezzo di legno nel luogo comune , ma io ne vedo solo un pezzo di legno con un omino sopra , (sono cattolico).
    Anche perche’ comunque per i cristiani quel l’Uomo in croce ha dato parole di ugualianza , e quale posto migliore se non in un’aula di tribunale si appende il crocefisso ?!
    Che li la legge e’ uguale per tutti ^^
    Perche’ almeno potete fermarvi a vedere quel crocefisso e dirvi : Io non credo in Gesu’ ma credo nelle sue parole e quindi faro’ del mio meglio per essere un buon giudice.

  • Enrico da Bergamo ha detto:

    Luigi Tosti ha ricevuto quella che la sanzione più infamante per un magistrato non esultiamo per ciò in quanto dietro vi è magari un uomo che soffre.

    • Mandi ha detto:

      Un uomo che soffre? Ma basta con questo buonismo insipido!!!! Le vittime sono i cristiani che vengono licenziati per una collanina al collo non chi ingaggia una battaglia contro il crocifisso e non si presenta al lavoro per la sua ideologia!!!!

    • Francesco Santoni ha detto:

      La condanna di Tosti ci sta tutta. Ed in fondo se l’è cercata. Sarà pure infamante come dici tu, ma sai come si dice no? Chi è causa del suo mal pianga sé stesso; tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino; chi semina vento raccoglie tempesta… ecc. ecc. La saggezza popolare conosce già molto bene cosa rispondere ai tipi come Tosti.

    • Enrico da Bergamo ha detto:

      Non giustifico gli atti di Tosti ne condanno la pena a cui è stato sottoposto, dico solo non esultiamo delle disgrazie altrui.

      • Francesco Santoni ha detto:

        Veramente mi sembra che la disgrazia sia stata piuttosto di tutti gli italiani ad avere una persona del genere a fare il giudice. Lui non ha avuto alcuna disgrazia, se l’è cercata e basta.

  • francesco ha detto:

    Vorrei ricordare che solo gente ottusamente ignorante può considerare solo la valenza religiosa del simbolo nel Crocifisso nelle aule giudiziarie, glissare sul ruolo culturale giocato da quel simbolo attraverso i millenni nella storia della nostra civiltà per centinaia di milioni di credenti e per migliaia di anni (senza il ruolo giocato da quel simbolo anche sui campi di battaglia, per esempio, le Messe sul campo celebrate prima delle ultime liberatrici battaglie Normanne in Sicilia- il condannato giudice Rosti si sarebbe potuto trovare ieri a giudicare in Italia casi di adulterio, condannando a morte per adulterio lei sulla base di due testimonianze, e mandando assolto l’uomo con il quale la stessa ha consumato il delitto in mancanza della terza testimonianza, necessaria per condannare un uomo. Molti di quei credenti si sono fatti uccidere in battaglia in nome di Cristo Crocifisso per centinaia di anni e hanno creato le premesse per un continente libero e tollerante.
    E un simbolo che si è affermato storicamente nei secoli può essere tolto da un singolo ignorante, anche se appoggiato da una piccola congrega mafiosa di euro-burocrati massoni?
    E poi, perché non considerare che il Crocifisso in una aula giudiziaria rappresenta anche il simbolo di un triplice errore giudiziario, del potere imperiale centrale, del potere politico locale e del potere religioso?
    Crede qualcuno che questo simbolo possa “giocare contro” un imputato islamico o ateo?
    Io sono orgoglioso di appartenere a una civiltà che espone un simbolo di questo genere in un’aula di tribunale, con un preciso messaggio tecnico-giuridico ai giudici! Anche per la valenza filosofica del crocifisso come si desume dal Mito della Caverna degli Schiavi da Platone…
    Tosti non lo è? Beh, mi spiace per lui, sinceramente.
    Io lo inviterei a curarsi questa fissa dei crocifissi: le convenzioni e i simboli pubblici appartengono ai popoli, non ai privati, non ai membri di sette più o meno occulte…Il Rosti, Democrazia Atea, la Corsetti nella sua duplice veste di avvocato difensore del condannato e di Segretario di Democrazia Atea stessa, chiedano un referendum popolare…un intervento legislativo….
    Se si accogliesse la tesi di questo originale signore (e consimili) ci troveremmo presto a eliminare anche le croci dalle bandiere di mezza Europa (e le mezzalune di Cipro e Turchia?), il riferimento a Cristo nelle date, a contare i giorni (che so?) dalla media ponderata delle nascite di Cristo, Maometto e (perché no?) di Odifreddi, e, nel caso un giudice ignorante volesse fondare una nuova religione, anche quella del Rosti…
    L’Uaaar spiegherà probabilmente che la Cassazione, avendo visto il Tosti a braccia alzate, avendolo scambiato per un crocifisso, per un equivoco malinteso, lo ha rimosso dalle aule giudiziarie di tutto il paese.
    Magari tacendo che ciò avrebbe dovuto essere anche fatto in segno di rispetto per l’Inventore della Laicità (“Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”), poi Crocifisso.