Due terzi dei peruviani è contro aborto e unioni omosessuali

Un recente sondaggio mostra che più di due terzi dei peruviani sono contro l’aborto, contro i matrimoni omosessuali e contro la legalizzazione delle droghe. Lo studio è stato effettuato dal 1-6 febbraio da parte della Peruvian Company for the Study of Markets and Public Opinion. Oltre il 92% degli intervistati è contrario alla legalizzazione e al consumo di droghe in Perù, il 76,3% è contro l’aborto, oltre il 74% ha respinto il “matrimonio” omosessuale e il 69,5% è contro le unioni civili per le coppie dello stesso sesso. La notizia è apparsa su EWTNews

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15 commenti a Due terzi dei peruviani è contro aborto e unioni omosessuali

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  1. Matilde ha detto

    Da qualche parte allora si continua a ragionare..

    • Matteo ha detto in risposta a Matilde

      @Matilde: certo che da altre parti ragionano correttamente!! Solo qui fanno ragionamenti contorti… come quando molto tempo fa dicevano che per combattere la tossicodipendenza e lo spaccio di stupefacienti bisognasse legalizzare la droga! ahahahah questo ti fa capire come ragionano in Italia (al contrario!).
      Strano che ancora nessuno tra le file dei nostri politici così intelligenti abbia proposto di legalizzare lo stupro per combattere la violenza sessuale sulle donne! ahahahahah 😀 😀

  2. Enrico da Bergamo ha detto

    Bisogna però riconoscere che il Perù è piagato da una sessualità irresponsabile e molti figli nascono fuori dal matrimonio o vengono allevati da mamme o nonne senza fugure maschili, lo dico per conoscenza diretta di peruviani. Speriamo che l’opposizione ai matrimoni omosessuali non sia solo frutto di machismo,

    • Lucy ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

      Però la presenza della CHiesa mi pare ben radicata, no?

      • Massimiliano ha detto in risposta a Lucy

        @ Lucy

        Certo che è ben radicata! In Perù, la colonizzazione cattolica spagnola ha fatto sfaceli a suon di crocifissi e scimitarre.

        • Michele Santambrogio ha detto in risposta a Massimiliano

          Ah si? Non è che anche li è successo quello che è avvenuto in tutto il resto dell’america? Cioè che sono stati i colonizzatori laici a invadere la terra mentre i religiosi difendevano i nativi portandoli anche ad un grado di civiltà superiore e interrompendo il cannibalismo e le pratiche religiose precedenti e disumane? Il cristianesimo era la modalità per progredire civilmente, come è avvenuto anche in Europa: http://www.uccronline.it/2010/09/07/chiesa-e-colonialismo/

          • Matteo ha detto in risposta a Michele Santambrogio

            guarda che gli Incas non erano cannibali ahahah era una grande civiltà, e le loro pratiche religiose non erano disumane, forse ti confondi con i Maya e gli Atzechi, ma quest’ultimi vivevano nell’odierno Mexico… 😉

      • Matteo ha detto in risposta a Lucy

        certo certo!! in Perù c’è l’81,3% di cattolici, il 12,5% di protestanti, il 3,3% di altre religioni e solo il 2,9% di atei ed agnostici. (fonti qualsiasi sito internet tranne quelli manipolati dai fondamentalisti atei 😉 )
        E come tutti i paesi del Sud America dei credenti un’immensa percentuale è praticante. (fonti: ho origini del Sud America e lo so! eheh ;-))

  3. Enrico da Bergamo ha detto

    Non sò esattamente la situazione quale sia in Perù ma la mia esperienza dice che i figli li come in molte zone del Sud America sono allevato dalle donne.

  4. Michele Santambrogio ha detto

    Insomma, la Bonino non potrà fare affari in perù quindi…

  5. Massimiliano ha detto

    Avete ascoltato le parole del papa in merito all’aborto? Il suo discorso apre una discussione altrettanto importante laddove si fosse in presenza di un malato terminale che chiede l’eutanasia perché incapace di sopportare il disagio e le sofferenze di una vita oramai al capolinea.
    Se dunque possiamo dire che sull’aborto il papa fa bene il suo dovere ad ammonire a non lasciare sole le donne di fronte ad una decisione che poi lascia ferite profonde nei genitori e che potrebbe essere causa della rovina delle famiglie, dall’altro si apre un problema non di poco conto allorquando un maschio o una femmina in perfetta salute mentale dovessero decidere di morire e di non ricevere più attenzioni medico-ospedaliere dinanzi a malattie incurabili che vengono appunto trattate in maniera che si allunghi di qualche giorno, mese o anno una vita segnata dai dolori più atroci. Ho l’impressione che le due tematiche siano strettamente legate, ed anzi mi pare che mentre sull’aborto si spendano parole sacrosante, al contrario poi l’individuo diventato adulto si direbbe venga come lasciato da solo in balia di sé stesso, specie in presenza di terribili malattie che rendono la persona totalmente esposta ad una sorta di inferno esistenziale.
    Se si fosse più conseguenti, come non si vuole che si abortisca uccidendo un innocente, allo stesso modo si dovrebbe ribadire con forza che le persone vittime di un male incurabile vengono appunto allo stesso modo uccise dalla sofferenza a fuoco lento, si direbbe in una sorta di sentenza inappellabile che fa appunto dell’accettazione del dolore fisico-morale la linfa del vero cristiano che sopporta i giudizi misteriosi di Dio.
    In pratica un doppio binario che la dice lunga sul fatto che esistono in proposito evidenti contraddizioni, perché la stessa attenzione nel proteggere una vita innocente dovrebbe essere posta anche nei confronti di chi non può più difendersi dinanzi agli attacchi terrificanti di patologie degenerative che distruggono il corpo riducendolo ad una parvenza umana.

    Di tutt’altra opinione, invece, sono gli esponenti della Chiesa Càtara: feti ed embrioni non sono esattamente “vite innocenti”, essendo demoni creati da Satana, in perfetta sintonia con quanto riportato dal vangelo di Giovanni, che considera l’umanità “progenie del diavolo”. Naturalmente, le genti cristiane nel mondo non possono capire né accettare un tale assunto. Quello che più sta a cuore di un Càtaro è qualcosa di cui non si parla mai: la vita della donna. Siccome la Conoscenza del Bene propalata dai Càtari insegna che una donna morta in stato di gravidanza non può salvarsi, occorre porre ogni cura nell’evitare ogni pratica che possa portare a tale orrida situazione. La donna infatti ha tutto da perderci. Ed ecco la maligna Chiesa Romana, pronta a stracciarsi le vesti per un piccolo diavolo morto e negare al contempo qualsiasi diritto e umanità alla partoriente. Siccome la donna ha tutti i diritti di non finire proprietà del Funesto Demiurgo, farebbe bene a pensarci due volte prima di permettere al maschio di depositare lo sperma nel suo vaso procreativo.

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