Stephen Hawking contro Dio, gli scienziati lo correggono

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La tesi del celebre astrofisico Stephen Hawking contro Dio contenuta nel libro “The Grand Design” (2010), in nome di una creazione autonoma dell’universo grazie alle leggi fisiche. Ma numerosi scienziati in tutto il mondo hanno preso posizione, criticando Hawking e opponendosi all’uso della scienza per motivi ideologici. In questo dossier abbiamo raccolto tutti gli interventi.


 

L’astrofisico di fama mondiale (e membro della Pontificia Accademia delle Scienze), Stephen Hawking contro Dio: l’universo non è stato creato, è nato grazie al nulla.

Nel suo celebre Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo (Rizzoli 1998), aveva sostenuto che non c’è incompatibilità tra un Dio creatore e la comprensione scientifica dell’universo: «Se arrivassimo a scoprire una teoria completa sarebbe il trionfo definitivo della ragione umana perché così avremo modo di conoscere la mente di Dio», scrisse in conclusione.

Dopo 12 anni sembra aver cambiato idea.

Vuoi per fare pubblicità al suo nuovo libro, The Grand Design (Bantam 2010) vuoi per rimanere in auge dopo il pensionamento o per creare scandalo a pochi giorni dalla visita del Santo Padre nel Regno Unito, Hawking ha rispolverato l’antica teoria della generazione spontanea, saltellando dalla scienza alla filosofia fino ad improvvisarsi (a)teologo.

Ecco le sue parole che hanno fatto il giro del mondo, a partire dalla copertina del Times:

«C’è una legge che si chiama gravità che porterebbe alla formazione continua dell’universo e che può e continuerà a crearsi da sé, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui qualcosa esiste piuttosto che il nulla, per cui l’universo esiste, e noi stessi esistiamo».

All’interno del suo libro, scritto con Leonard Mlodinow, l’eminente astrofisico britannico difende e sostiene queste due tesi:

  1. Per Hawking Dio non è necessario perché le nuove scoperte della fisica hanno dimostrato che la creazione dell’Universo è una conseguenza inevitabile di queste leggi e che può essere stato creato dal nulla;
  2. E’ molto probabile che esistano non solo altri pianeti simili alla terra ma addirittura altri universi (“Multiverso”). Se Dio avesse voluto creare l’Universo al fine di creare il genere umano non avrebbe alcun senso aggiungere tutto il resto;

 

Queste dichiarazioni non sono passate inosservate e molti suoi altrettanto celebri colleghi hanno risposto. In questo dossier raccogliamo gli interventi di vari esponenti del mondo scientifico e filosofico a commento delle parole di Stephen Hawking.


 

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STEPHEN HAWKING CONTRO DIO, LE RISPOSTE CHE HA RICEVUTO

  • L’astrofisico Tommaso Maccaro, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica:

    «Nessuno di questi punti può servire come base per una discussione su Dio, perché le cose sono totalmente disgiunte. Mi sembrano affermazioni talmente irrazionali da far sì che qualsiasi teologo ne possa fare un solo boccone»1Il Corriere della Sera, 3/9/10

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  • L’astrofisico Marco Bersanelli, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Milano:

    «Alcuni scienziati, forse preoccupati di evitare ogni cenno finalistico, propongono che la straordinaria predisposizione dell’universo alla vita sia un puro effetto di selezione. Ad essi si è unito anche Hawking, con il suo ultimo libro divulgativo annunciato nei giorni scorsi da un battage mediatico internazionale senza precedenti. Essi postulano l’esistenza di una moltitudine di universi, sconnessi e inaccessibili, nei quali le proprietà di base (leggi fisiche, valore delle costanti, dimensioni spazio-temporali…) assumono tutti i possibili valori, diversi da quelli che abbiamo “quaggiù”, nel nostro universo. Per la verità l’idea non è affatto originale, è stata più volte riciclata in diverse versioni in ambito cosmologico. Ma dal punto di vista scientifico questa visione soffre di una grave malattia: essa non può essere verificata o falsificata, ciò rende quest’idea più simile a una opzione metafisica che a una teoria scientifica, e come tale andrebbe presentata, indipendentemente dalla fama dell’autore. “L’universo ha creato se stesso dal nulla, non c’è bisogno di alcun creatore”, dice Hawking, caricando l’affermazione della sua pesante autorità di scienziato. Ma che cos’è questo “nulla” dal quale tutto avrebbe preso le mosse? Hawking risponderà che è il “vuoto” quantistico primordiale nel quale una fluttuazione può dare origine a una particella, e in linea di principio a realtà fisiche più complesse. Ma questo significa che il “vuoto” dei fisici è radicalmente diverso dal “nulla” del filosofo e del teologo. Se le cose fossero davvero andate così, quel “vuoto” iniziale finirebbe per essere l’opposto del “nulla”: sarebbe la realtà fisica più “piena” che si possa immaginare, il seme creato dal quale sboccia il fiore dell’universo. Rinasce perciò inevitabile la domanda: questo “vuoto” primordiale, da dove viene? E le leggi della fisica, che in esso agiscono, chi se l’è inventate? Se anche ci fossero moltitudini di universi con leggi diverse, da dove verrebbe la meta-legge così ben congegnata da generare tutto ciò? Quel momento drammatico di 13,7 miliardi di anni fa, quando tempo e spazio ebbero inizio, è un segno grandioso della contingenza dell’universo. Ma la creazione non è relegata a quel remoto evento. Essa è l’atto misterioso che trae dal nulla ogni istante di ogni stella o fiore o bambino dell’universo»2M. Bersanelli, Tracce, 28/9/10

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  • L’astrofisico Roger Penrose, professore emerito di Fisica all’Istituto di matematica dell’Università di Oxford:

    «È una raccolta di idee, speranze, aspirazioni. Il libro è un po’ fuorviante. Ti dà l’impressione di una teoria che spiegherà tutto ma non è niente del genere. Non è nemmeno una teoria. Penso che il libro soffra molto più di altri altri. Non è una cosa rara nelle descrizioni popolari della scienza aggrapparsi a un’idea, in particolare cose che hanno a che fare con la teoria delle stringhe, che non ha assolutamente alcun supporto dall’osservazione. Sono solo belle idee, molto lontane da qualsiasi verificabilità. Non sono certo scienza. Il multiverso è abusato, è una scusa per non avere una buona teoria e non ha sostituito Dio»3R. Penrose, intervista a Premier Christian Radio, 25/09/2010

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  • L’astrofisico Massimo Robberto, Full Scientist allo Space Telescope Science Institute:

    «Non è niente di nuovo. Sta emergendo negli ultimi tempi, soprattutto nel campo di una certa fisica teorica che va aldilà di ciò che è testabile in laboratorio, un filone di studi che porta alla concezione dei “multiversi”, cioè che esistono una molteplicità infinita di universi. E noi vivremmo in una di queste realtà, con le sue leggi e le sue costanti, ma pur sempre una bolla delle infinite possibili che si creano. Questo farebbe fuori il problema della creazione. Per noi che siamo degli sperimentali dell’astrofisica sono delle curiosità, magari ne parli durante il caffè. Ma poi non hanno impatto sulla ricerca che facciamo. E poi tornare a parlare di infinitezza è contro le ormai assodate scoperte della fisica. La mia prima reazione alle parole di Hawking è stata: “Ci risiamo”. Ci sono dei fisici, Hawking è uno dei campioni ma non l’unico, che spingendosi su questi terreni fanno cattiva fisica, perché dicono cose non testabili. Ma al contempo cattiva metafisica, cattiva filosofia. Contro la ragione. Perché che l’“essere” scaturisca da se stesso, o dal nulla. Ma il nulla come può produrre qualcosa? Questo produce nell’opinione pubblica l’immagine di una scienza radicale, scientista. Ed è un male per la scienza stessa. Per l’uomo evoluto, Dio è qualcosa di più del primo motore, del creatore dell’universo. Lui lo fa diventare una macchietta da età del bronzo. Quello che afferma non è provabile. E non essendo provabile, misurabile e negabile non appartiene alla fisica. È una affermazione che deriva da una visione, un atteggiamento culturale, una storia personale. Ma il fatto che venga detta da un fisico le dà una autorità che non ha. Cose di questo tipo sono speculazioni, idee. Non fanno parte dell’ambito scientifico. Il Physical Journal non pubblicherà mai una cosa del genere. Non è provabile, non è negabile. Non è nulla. Una rispettabile opinione. Nulla più»4M. Robberto, Euresis, 03/09/2010.

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  • L’astrofisico Piero Benvenuti, professore Emerito di Astrofisica presso l’Università di Padova:

    «La nuova esternazione di Stephen Hawking cui è stata data grande rilevanza dalla stampa inglese ed è poi rimbalzata su quasi tutti i quotidiani nazionali, non desta in realtà molta meraviglia. Meraviglia piuttosto come pochissimi abbiano riconosciuto la sua uscita per quello che realmente è, ovvero una astuta, sulfurea e grandiosa azione di marketing, che sicuramente posizionerà il suo libro tra i best seller del momento. Tra pochi giorni Papa Benedetto XVI sarà in visita in Inghilterra: quale occasione migliore per far affermare al più famoso cosmologo nazionale (tra l’altro, membro dell’Accademia Pontificia) il trionfo della pura ragione che spazza via definitivamente la necessità di pensare a un Creatore? In realtà l’affermazione di Hawking contiene due salti logici che si possono comprendere solo immaginando la sua mente acuta temporaneamente offuscata dal miraggio del guadagno. Il primo salto logico, incomprensibile in un cosmologo moderno, è quello di credere nell’esistenza di una teoria scientifica del Tutto, cioè di una teoria astratta che spieghi ogni dettaglio fenomenologico dell’Universo e della sua evoluzione. Pensare di arrivare al capolinea della scienza con la Teoria del Tutto dimostra una incredibile ingenuità epistemologica. Il secondo salto logico, che dimostra invece più semplicemente una notevole ignoranza della ricerca teologica, è quella di pensare al Creatore come un semplice demiurgo che accende un interruttore. Non è certo questo il concetto che i cristiani hanno di Dio Padre»5P. Benvenuti, da Il Sussidiario, 3/9/10.

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  • Il fisico Paul Davies, professore emerito di Fisica presso l’Università di Cambridge:

    «Nel suo nuovo libro, Stephen Hawking ribadisce che non c’è una grande lacuna nella spiegazione scientifica del big bang. Le leggi della fisica possono spiegare, dice, come un universo di spazio, tempo e materia possa emergere spontaneamente, senza bisogno di Dio. E la maggior parte dei cosmologi concorda: non abbiamo bisogno di un dio-delle-lacune per far esplodere il big bang. Ora, tuttavia, incombe un problema molto più difficile. Qual è la fonte di quelle leggi ingegnose che consentono a un universo di emergere dal nulla? La visione preferita ora, e quella condivisa da Hawking, è che ci siano stati in effetti molti bang, sparsi nello spazio e nel tempo, e molti universi che ne sono emersi, tutti in modo perfettamente naturale. L’intero assemblaggio è chiamato multiverso. Il multiverso può fornire un resoconto completo e chiuso di tutta l’esistenza fisica? Non proprio. Le meta-leggi stesse rimangono inspiegate: entità trascendenti eterne e immutabili che semplicemente esistono e devono essere semplicemente accettate come date. In questo senso le meta-leggi hanno uno status simile a un dio trascendente inspiegato»6P. Davies, Stephen Hawking’s big bang gaps, The Guardian 04/09/2010.

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  • L’astronomo Giuseppe Tanzella-Nitti, professore ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma:

    «Quando si cerca nelle equazioni matematiche una conferma o una smentita del ruolo di Dio nella creazione dell’universo, vuol dire che si sta considerando Dio al pari di un fattore empirico, un parametro da trovare o da rimuovere. Per la teologia della creazione, l’azione di Dio creatore sul cosmo è un’azione trascendente, fuori del tempo e dello spazio, non limitata al momento dell’origine (se mai ve ne è stato uno), ma finalizzata a volere da sempre l’universo e a sostenerlo da sempre con le sue leggi e i loro sviluppi. Siamo quindi ben lontani dal dilemma di chi abbia compiuto la ‘prima mossa’. Dibattere se venga prima Dio o prima le leggi di natura, come sembra fare il prof. Hawking, vuol dire impiegare la nozione di Dio in modo improprio, non come creatore, ma come “motorino di accensione” di cui si discute l’eventuale necessità o l’irrilevanza. Le leggi della fisica sono certamente sufficienti, al di là dei nostri problemi di impredicibilità, per spiegarci la struttura del cosmo ed il perché delle sue diverse trasformazioni. Ma il perché davvero “ultimo”, perché l’universo esiste — e mi lasci aggiungere, perché nell’universo esisto io, ciascuno di noi — questa è una domanda alla quale le leggi della fisica non intendono, né possono rispondere. Ma è una domanda, e in questo Hawking ha ragione, che l’essere umano in quanto tale non può non continuare a porsi»7G. Tanzella-Nitti, Universo e Dio: dialogo sui massimi sistemi, MediaINAF 03/09/2010.

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  • Il fisico Ezio Bussoletti, professore ordinario di Fisica e Tecnologie Spaziali presso l’Università Parthenope di Napoli:

    «Si può esprimere qualche dubbio sulla fondatezza logica di queste affermazioni: la più criticabile è quella in cui si afferma che le leggi della Fisica come quella della gravità l’Universo possono creare dal nulla. Da fisico mi permetto di obiettare che il fatto stesso di accettare “a priori” l’esistenza di queste leggi, se l’Universo fosse stato creato dal nulla, richiederebbe comunque di giustificare “perché” e “come” sono nate. Hawking salta il problema dando per assioma la loro esistenza e da questo deduce la creazione dal nulla per loro mezzo. La contraddizione appare evidente. E per lo stesso motivo potremmo affermare che siccome gli aeroplani volano grazie alle leggi della fisica, sono stati creati dal nulla senza il bisogno di un inventore. Ancora meno strabiliante è il suggerimento dell’esistenza di altri sistemi solari ed altri mondi: il problema “se siamo soli” gli astrofisici se lo sono posto da vari decenni. Nessun messaggio nuovo ed eclatante anche da questo versante. Con la scienza noi misuriamo e cerchiamo di interpretare la natura; la Creazione, con buona pace del nostro, non è misurabile e la possiamo accettare solo per fede perché concerne una dimensione diversa, superiore alla natura fisica. Per ora le giustificazioni addotte da Hawking non hanno la forza per convincerci mentre ci sostiene la convinzione che esista un Creatore che, come diceva Einstein, non gioca a dadi e che, proprio per la sua visione superiore, creando l’uomo, ha ritenuto avesse un senso creargli intorno tutto il resto»8E. Bussoletti, da Il Tempo, 03/09/2010.

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  • Il fisico Antonino Zichichi, professore emerito di Fisica presso l’Università di Bologna:

    «Hawking è astrofisico e l’astrofisica è una scienza galileiana di secondo livello. Se c’è una logica nell’universo c’è anche un Creatore. Hawking riesca a dimostrare il teorema della negazione di Dio oppure stia zitto»9A. Zichichi, Irpinia News, 3/9/10

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  • Il matematico John Lennox, professore emerito di Matematica presso l’Università di Oxford:

    «Mi diverte sempre l’idea che gli atei sostengano spesso l’esistenza di intelligenze extraterrestri, di cui non c’è alcuna prova, e contemporaneamente smentiscano la possibilità di una Grande Intelligenza. Quello di Hawking è un approccio semplicistico. Ma, sia come scienziato che come cristiano, direi che la domanda di Hawking è sbagliata. Ci chiede di scegliere tra Dio e le leggi della fisica, come se fossero necessariamente in conflitto reciproco. Contrariamente a quanto sostiene Hawking, le leggi fisiche non potranno mai fornire una spiegazione completa dell’universo. Le leggi stesse non creano nulla, sono semplicemente una descrizione di ciò che accade in certe condizioni. La sua richiesta di scegliere tra Dio e la fisica è un po’ come se qualcuno ci chiedesse di scegliere tra un ingegnere aeronautico e le leggi della fisica per spiegare il motore a reazione. Il Jet non può essere creato dalle leggi della fisica ma vi occorre un ingegnere. Allo stesso modo le leggi della fisica non hanno potuto effettivamente costruire l’universo. Qualcun altro dev’essere stato coinvolto. L’argomento di Hawking mi sembra ancora più illogico quando parla della gravità: la creazione dell’universo era inevitabile. Ma come ha fatto la gravità ad esiste innanzitutto? Chi l’ha messo lì? Qual è stata la forza creativa dietro alla sua nascita? Gran parte delle motivazioni negli argomenti di Hawking si basano sull’idea che esiste un conflitto profondo tra scienza e religione. Ma questa non è una discordia che io conosco. Per me, matematico credente cristiano, la bellezza delle leggi scientifiche rafforzano soltanto la mia fede in un’intelligenza creativa e divina che è al lavoro. Più capisco la scienza e più credo in Dio a causa della meraviglia per l’ampiezza, la raffinatezza e l’integrità della sua creazione»10J. Lennox, As a scientist I’m certain Stephen Hawking is wrong. You can’t explain the universe without God, DailyMail 03/09/2010.

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  • Il biologo e filosofo Telmo Pievani, professore ordinario di Filosofia delle scienze biologiche presso l’Università degli Studi di Padova:

    «Sulla teoria delle stringhe invocata da Hawking non c’è affatto consenso. Se invece parliamo di evoluzionismo, certo, il processo della vita non sembra procedere secondo un progetto. Ma da qui a dimostrare che un’entità sovrannaturale non esista, ce ne corre. E anche se riuscissimo a conoscere i pensieri di Dio, questo non proverebbe che Lui non esista»11da Il Corriere della Sera, 3/9/10.

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  • Il biofisico Cees Dekker, professore emerito di Fisica presso la Delft University of Technology:

    «Il metodo della scienza in sé non è né cristiano né ateo. Scienza e religione non sono in conflitto. E la scienza stessa si adatta molto bene alla visione cristiana del mondo»12C. Dekker, Zenit.es, 07/09/2010.

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  • Il biologo Denis Alexander, docente presso il St. Edmund’s College di Cambridge:

    «Il ‘dio’ che Stephen Hawking sta cercando di sfatare non è certo il Dio creatore delle religioni abramitiche, il quale è davvero l’ultima spiegazione del perché ci sia qualcosa piuttosto che il nulla. Il dio di Hawking è quello utilizzato per colmare le lacune presenti nella nostra conoscenza scientifica. Essa ci offre un racconto meraviglioso di come si sviluppa l’esistenza, ma la teologia ne affronta il significato»13D. Alexander, CNN, 03/09/10.

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  • Il filosofo Giovanni Reale, professore ordinario di Storia della filosofia antica presso l’Università Cattolica di Milano:

    «E’ un errore tipico di certi scienziati giudicare l’universo infinito secondo categorie finite, senza rendersi conto dell’enorme sproporzione che ne deriva. Hawking insiste molto sulla presenza di altri sistemi solari simili al nostro, con altri soli e pianeti, e aggiunge che da quando, nel 1992, è stato scoperto il primo pianeta effettivamente orbitante attorno alla sua stella, sarebbe stato inferto un colpo alle teorie creazioniste. E poi, secondo lui, la quasi certezza di altri universi altrettanto complessi del nostro e di altre possibili forme di vita in spazi imprecisati dimostrerebbe che Dio non c’è, perché altrimenti avrebbe sprecato tempo, spazio e materia di nessun valore per le creature umane terrestri. A lui rispondo: a me piace pensare che gli altri universi, e chissà quali altri sistemi celesti, possano essere stati creati per ospitarci tutti, quando verrà il giorno della resurrezione. E perché no? Potrebbero essere quelli i luoghi che ci sono stati riservati, in un nuovo Eden»14G. Reale, in Il Corriere della Sera, 3/9/10.

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  • Il filosofo Massimo Cacciari, docente di Pensare filosofico e metafisica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano:

    «Nulla è più assurdo e antiscientifico di pretendere che un linguaggio specialistico fornisca risposte universali. E’ una contraddizione logica, quella di Hawking, che ha qualcosa di comico e non va nemmeno presa in considerazione. Meglio avrebbe fatto a leggersi la “Dialettica trascendentale” di Kant»15M. Cacciari, in Il Corriere della Sera, 3/9/10

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  • Il filosofo Evandro Agazzi, professore ordinario di Filosofia della scienza presso l’Università di Genova:

    «Il caso non spiega l’esistenza del mondo. Coloro che credono di spiegare tutto basandosi su qualche scienza positiva cadono in un atteggiamento riduzionista antiscientifico»16E. Agazzi, Zenit.es, 07/09/2010.

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  • Il filosofo della scienza Giulio Giorello, docente presso l’Università degli Studi di Milano:

    «L’ipotesi di una creazione senza creatore la si può trovare persino tra le pieghe della filosofia indiana. Ma una cosa è fare a meno di Dio come agente dall’esterno, un’altra parlarne come forza intrinseca alla natura, sulle orme di Giordano Bruno e Spinoza. Il bisogno di Dio non è basato sulla cosmologia, e la grazia è una scintilla nel buio. D’altra parte la scienza prescinde totalmente da Dio»17G. Giorello, in Il Corriere della Sera, 3/9/10

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  • Il filosofo Stefano Zecchi, professore ordinario di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano:

    «Queste tesi che pretendono di cancellare almeno tre millenni di filosofia e almeno un altro di pensiero sapienziale mitico-simbolico appartengono all’astrofisico inglese Stephen Hawking. La storia del materialismo senza Dio è tanto vecchia quanto la sua confutazione. Ma Hawking intende offrirci una teoria scientifica incontrovertibile, di fronte alla quale si devono genuflettere coloro che credono ancora nella storiella di Dio che ha creato il mondo e l’uomo. Se il grande astrofisico Hawking ricordasse un po’ di filosofia classica, capirebbe che il problema non è la spiegazione dell’origine del mondo, ma il suo significato. La spiegazione può fornirla la scienza, che ha comunque sempre la pretesa di dire l’ultima parola. Ma gli uomini, che possiedono il lume della ragione, si chiedono qual è il significato del mondo, perché c’è il Tutto e non il Nulla, perché ci sono la vita e la morte. Si chiedono il perché del male all’uomo giusto. Hawking è costretto su una sedia a rotelle, parla grazie alla tecnologia: ha tutte le spiegazioni della sua malattia, fornitegli dalla scienza. Ma la scienza medica non gli dirà mai perché proprio lui è stato colpito dal male e quale significato ha la sua sofferenza per il male. Forse Hawking, come Giobbe, avrà domandato a Dio il perché del male a un giusto. Questo desiderio di comprendere il disegno di Dio è fortissimo in Hawking. La ricerca scientifica tenta (ha sempre tentato) di chiudere in una gabbia quel fastidioso, scientificamente inopportuno significato e di buttare via la chiave. Ma finché esisterà l’uomo, quella gabbia non potrà mai essere chiusa, perché finché esisterà, l’uomo, che ha lume di ragione, non rinuncerà a domandarsi il significato della vita e della morte, del male e della bellezza»18S. Zecchi, Stephen Hawking ci dice com’è nato l’universo Ma non affronta il perché, Il Giornale 03/09/2010.

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La Redazione

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