Skell, padre chimica carbene: «teoria di Darwin poco utile all’evoluzione»

Il 21 novembre 2010 la scienza ha perso un’importante e coraggiosa voce. Si tratta del chimico Philip Skell, membro della US National Academy of Sciences (NAS) e dal 1977 Professore Emerito alla Pennsylvania State University.

Il suo lavoro, si legge sul sito del Discovery Institute, si è concentrato sullo studio delle molecole carbene e per questo è stato più volte chiamato il “padre della chimica carbene“. Con il passare degli anni è diventato uno scettico dell’evoluzione neo-darwiniana, l’argomento più ideologicamente strumentalizzato della storia in chiave antireligiosa. E’ ormai rimasto l’unico baluardo dell’ateismo scientifico, ma nel corso degli anni celebri evoluzionisti (oltre ai fautori dell’insensato “creazionismo”) se ne stanno sempre più discostando. Anche Skell non ne negà mai la fattualità, ma la sua posizione principale si riassume nell’inutilità del darwinismo.

Il chimico si chiese se l’evoluzione darwiniana era davvero fondamentale per la sua ricerca nello sviluppo di farmaci antibiotici. Paragonandosi con molti altri bioscienziati rilevò che nessuno di loro faceva affidamento all’evoluzione darwiniana. Ha così pensato di indagare la storia dei Premi Nobel, non trovando un solo vincitore per il quale l’evoluzione darwiniana aveva direttamente dettato le ricerche. In un articolo del 2005 pubblicato su The Scientist, Skell ha reso noti i risultati di un sondaggio svolto fra 70 scienziati di media-alta importanza, ai quali veniva posta la domanda se la teoria di Darwin guidasse realmente la loro ricerca. «Le risposte erano tutte uguali: No». Skell dichiarò che in molti settori della ricerca biologica «la teoria di Darwin non aveva fornito alcuna indicazione percettibile ma veniva accolta come un racconto d’interessante brillantezza». Disse inoltre: «La forma moderna della teoria di Darwin non fornisce un euristica feconda nel campo della biologia sperimentale. Questo diventa particolarmente evidente quando ci si confronta con il modello atomico. Niente di tutto questo dimostra che il darwinismo è falso, tuttavia ciò signfica che quel che si vuol far passare come la pietra miliare della moderna biologia sperimentale sarà accolta con tranquillo scetticismo da un numero crescente di scienziati impegnati in campi in cui le “pietre miliari” devono poi dimostrarsi realmente innovazioni tangibili».

E’ possibile consultare un articolo di Skell su The Scientist. Ricordiamo che verso fine novembre l‘Università di New York ha pubblicato un articolo sul suo sito in cui affermava: «la teoria di Darwin non è più sostenuta dalla geologia» (cfr. Ultimissima 19/11/10).

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