Si allunga la lista di donne morte a causa della Ru486

Ancora due donne morte dopo aver abortito con la Ru486: ce ne danno notizia tre esperti dei Cdc («Centres for Disease Control and Prevention») di Atlanta, nell’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine. I decessi sono per shock settico da «Clostridium sordellii», la fatale infezione che ha già ucciso sei donne finora, mentre per una settima lo shock era dovuto a un altro tipo di Clostridium, il «Perfringes». Tutte dopo aborto medico. Una triste contabilità, continua Avvenire, ci dice che in generale dopo la somministrazione di Ru486 sono morte 19 donne che avevano abortito, e 12 persone che avevano preso il farmaco per “uso compassionevole”, cioè al di fuori di protocolli stabiliti, per un totale di 31 vittime. Vanno poi ricordate altre due donne morte dopo aborto farmacologico, per il quale però era stato somministrato solo il secondo farmaco, le prostaglandine. Purtroppo queste notizie confermano il parere del presidente dell’Associazione mondiale di medicina riproduttiva, il laico Severino Antinori, che qualche mese fa a Il Giornale dichiarò: «Basta bugie, quel farmaco è una intollerabile tortura. Basta con questa ipocrisia. Basta con le informazioni false. Smettiamola di dire che la pillola Ru486 aumenta la libertà della donna. Aumenta soltanto la sua libertà a farsi del male. La RU486 alza il rischio di mortalità per le madri e aumenta i casi di infertibiltà. E’ come un cappio al collo del feto e ci mette cinque giorni ad asfissiarlo» (vedi Ultimissima 4/4/10). Ma è l’aborto in generale ad aumentare la mortalità della donna. Lo dimostra ad esempio l’Unicef in un Rapporto del 2005. In Paesi dove l’aborto è limitato muoiono meno donne, a differenza in quelli dove, invece, l’interruzione volontaria di gravidanza risulta più de-regolamentata e accessibile (vedi anche Ultimissima 30/5/2010).

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