Duro colpo per i riduzionisti: l’uomo è ben oltre i suoi geni

In questi giorni Repubblica ha pubblicato la notizia dei risultati di un rapporto del Government Accountability Office (Gao), un organismo governativo americano, i quali hanno smentito l’attendibilità dei test genetici per conoscere il rischio di contrarre una malattia. Prendiamo spunto da ciò per una riflessione sul riduzionismo e sul materialismo.

Si sente e si legge sui giornali, purtroppo non di rado, del «gene della violenza», del «gene del tradimento», del «gene gay» ecc.. , spesso sentiamo qualche militante materialista (da Atkins a Dennet) parlare dell’uomo definendolo “nient’altro che…” (il tutto per sminuire la sua biblica evidenza di creatura), ma l’uomo non è riconducibile ai suoi antecedenti genetici o biologici.

Essi sono inadeguati a spiegare la complessità e misteriosità dell’uomo. Ne parla il filosofo Giacomo Samek Lodovici su Avvenire: «questi discorsi affermano che tutto il nostro agire è scritto nei geni, negano la libertà umana e quindi cancellano la nostra responsabilità morale (e, in fondo, anche giuridica). Tuttavia, con buona pace dei tentativi di dimostrare che l’uomo è una macchina, non è possibile ridurre l’essere umano alla sola componente biologica, perché noi siamo costituiti anche da una dimensione spirituale, quell’anima di cui parlano, già prima del cristianesimo, alcuni filosofi greci. Per dimostrarne l’esistenza esistono diversi argomenti filosofici, che il lettore può ricostruire anche su alcuni manuali di storia del pensiero». Il DNA sicuramente dona informazioni interessantissime ma «grazie allo spirito siamo in grado, almeno in una certa misura, di trascendere i condizionamenti, possiamo sperimentare la vertigine della libertà, siamo capaci di interrompere la prevedibilità e l’inderogabilità dei nessi fisici di causa-effetto e di dare inizio a qualcosa di nuovo». Questa è la grande differenza dagli animali, condizionati obbligatoriamente ai loro geni.

Anche il neodarwinista Francesco Cavalli Sforza ha dichiarato -sempre su Repubblica– che «nessun uomo è figlio solo dei suoi geni», il nostro destino non è scritto una volta per sempre nel Dna. Il biologo Steven Rose, noto oppositore delle bizzarre teorie riduzioniste di Richard Dawkins (masssimo promotore del materialismo), ha dichiarato: «L’uomo ha capacità precluse a qualsiasi altra specie animale sulla Terra. E’ unico. Anche con le scimmie c’è una differenza talmente grande, sopratutto qualitativa. Gli organismi sono multidimensionali (tre dimensioni spaziali più una temporale) mentre il DNA è una fila monodimensionale: non si può passare da 1 a 4. Non si può conoscere l’uomo (se sarà violento, religioso, radicale, conservatore, omosessuale o eterosessuale) decifrando il DNA» (La scienza e i miracoli, TEA 2006, pag. 96-97).

La redazione

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