Corte Europea e crocifisso nelle scuole: altri dieci Stati si schierano a favore

Sono divenuti venti i Paesi dell’Europa, che con un gesto senza precedenti, si sono uniti all’Italia, nel suo ricorso alla sentenza contro l’esposizione del crocifisso nelle scuole pronunciato il 3 novembre da una camera della seconda sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Dal suo osservatorio privilegiato di Strasburgo, il direttore del Centro europeo per la legge e la giustizia (Eclj), Grégor Puppinck, viene intervistato da Avvenire. «Appare ogni giorno più chiaro che è stata ottenuta una vittoria considerevole contro le dinamiche della secolarizzazione. Se l’Italia non ha ancora conseguito il suo obiettivo da un punto di vista giuridico, di fatto ha riportato politicamente una vittoria assai significativa. Infatti, a oggi, non sono meno di venti i Paesi europei che hanno dato il loro sostegno ufficiale alla legittimità della presenza del simbolo cristiano nei luoghi pubblici e specialmente nelle scuole».

La stampa si era fermata a dieci: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, Romania, San Marino e Russia. La Lituania per esempio non ha esitato a fare un parallelo tra la sentenza Lautsi e le persecuzioni religiose che ha subito e che si manifestavano, come è noto, con il divieto dei simboli religiosi. L’esperto spiega: «In un primo momento dieci Stati sono entrati nel caso Lautsi come “terzi interventori”.

A questi primi dieci Paesi si sono aggiunti, finora, i governi di Albania, Austria, Croazia, Ungheria, Moldavia, Polonia, Serbia, Slovacchia e Ucraina . Questi Stati hanno pubblicamente messo in discussione la sentenza della Corte e domandato che le identità e le tradizioni religiose nazionali siano rispettate. Molti governi hanno insistito sul fatto che questa identità religiosa è all’origine dei valori e della unità europea». Quindi su 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, aggiungendo l’Italia, già quasi la metà degli Stati si è opposta a questo tentativo di secolarizzazione, di scristianizzazione forzata delle scuole.

Prima di chiudere con altre considerazioni geopolitiche, il direttore del Centro Europea libertà e giustizia dichiara: «Questi Stati hanno di fatto anche difeso il loro radicamento in Cristo, perché è conforme al bene comune che Cristo sia presente ed onorato nella società». Non si può fare altro allora che ringraziare di tutto cuore la signora Lautzi e tutta la combriccola razionalista che le sta dietro.

La redazione

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