Satellite Planck: un astrofisico cattolico fra i responsabili della missione

Sui quotidiani nazionali si sta parlando del Planck Surveyor, cioè la missione del programma dell’Agenzia Spaziale Europea che vuole rilevare con assoluta precisione la radiazione cosmica di fondo (i residui del Big Bang). La missione è dedicata al celebre scienziato credente, che disse: «Religione e scienza non si escludono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova è rappresentata dal fatto che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi erano penetrati da profonda religiosità» (Max Plank, La conoscenza del mondo fisico, Boringhieri, Torino 1993, pag. 64-65). ll satellite Planck ha infatti da poco completato il primo anno di osservazioni sulla luce cosmica a un milione e mezzo di km dalla Terra, regalandoci una prima spettacolare immagine dell’Universo profondo. La missione Planck diventerà la fonte primaria di informazioni astronomiche per testare le teorie sulla formazione dell’Universo e sulla formazione della sua attuale struttura. Lo strumento per questa rilevazione è il Low Frequency Instrument e a capo del progetto vi è Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’Università degli studi di Milano e collaboratore fisso dell’Agenzia Spaziale Europea. L’astrofisico ha evidentemente rilasciato molte interviste sull’argomento. Quando La Sicilia del 18/6/10 gli ha chiesto se il satellite Planck stia andando a caccia del “tocco” di Dio, lui ha risposto: «Io credo che il tocco di Dio sia in ogni istante. Non è soltanto quello che è accaduto 14 miliardi di anni fa. La particella di Dio? Sono tutte le particelle. C’è molta confusione quando si attribuisce al divino soltanto certi aspetti del mondo naturale. Diversamente, ritengo che la creazione sia soprattutto questa dipendenza radicale della creatura – sia essa un fiore o l’Universo intero – dal mistero che la fa».

Posizione dell’astrofisico su Scienza e Fede. L’astrofisico ha incontrato Benedetto XVI nel 2007 (vedi questa foto) e in questi anni, quando gli è stato chiesto di esprimersi in termini esistenziali ha risposto: «La scienza e la religione non sono in contraddizione l’una con l’altra. Non c’è niente di più evidente del fatto che la vita ci è data, che tutto l’Universo non si fa da sé. È qualcosa d’altro, misterioso e nascosto che secondo la tradizione si chiama Dio» (da Tracce 12/2003). E’ spesso invitato al Meeting per l’amicizia fra i popoli, uno degli eventi culturali più importanti d’Italia. Due anni fa è intervenuto al convegno centrale dell’evento, nel quale ha affermato: «Siamo dipendenti dall’universo in tutto, più scopriamo la fattezza della natura e più ci rendiamo conto di quanto intimamente dipendiamo dal contesto cosmico e non soltanto dal contesto locale in cui noi viviamo. Ma siamo assolutamente liberi dall’universo come soggetti, non siamo determinati dagli antecedenti fisici e biologici, come un certo evoluzionismo ideologico (che è diverso dall’ipotesi scientifica dell’evoluzione biologica) vorrebbe farci credere. La visione attuale che noi abbiamo dell’Universo sembra esaltare ancora di più questo rapporto affascinante tra l’io irriducibile e il cosmo nella sua evoluzione, nella sua vastità. Questo non è un sentimento vago o un’idea fra le altre, è un’evidenza radicale. [..] La consistenza della personalità sta nella coscienza di quella Presenza da cui il mio io e tutto l’universo sorge [..] Il cristianesimo è questo invito inaspettato che ti cambia la vita, è un incontro con Uno che ti guarda e ti dice “anche i capelli del tuo capo sono contati”, oppure che dice a quella vedova a cui era morto il figlio, “donna, non piangere”. Ecco, questo è più grande dell’universo, è più grande della vita, perché è la sorgente della vita. Se il Mistero infinito è entrato nella storia, se il senso dell’universo è entrato nell’universo, allora è Lui il protagonista e noi lo diventiamo nel rapporto con Lui, seguendo Lui» (il consigliatissimo testo dell’incontro e il video, li trovate qui).

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