Vittorio Gassman e la sua conversione: «mi affido e mi metto nelle mani di Dio»

Oggi è l’anniversario di morte del celebre attore Vittorio Gasmann, considerato uno dei migliori attori italiani di sempre. Il grande attorei ha avuto una ventennale amicizia con i monaci di San Gregorio al Celio, grazie ai quali ha scoperto la fede negli ultimi anni di vita. Nel loro monastero sono stati effettuati i funerali. Già il Corriere della Sera del 10/11/95 riportava: «Vittorio Gassman approda a San Pietro: oggi a mezzogiorno sarà “voce recitante” di un “Te Deum” per il Giubileo e leggerà una preghiera in omaggio a Giovanni Paolo II. I giornalisti gli hanno chiesto – ancora una volta- se si e’ convertito e lui -ancora una volta-, ha spiegato: “no, non ancora”. Ma ha ammesso di essere in una fase di “ricerca”, che lo appassiona e gli da “serenita”. L’attore ha detto che “questa ricerca di Dio accompagna la vita di ogni uomo che abbia un poco di serietà”. Sono ormai due anni che si parla di una conversione dell’ attore. All’ origine di queste voci c’è la sua frequentazione del monastero di Camaldoli, dove ha lunghe conversazioni con i monaci». Oggi, dopo 15 anni da quest’articolo e a 5 anni dalla sua morte, Avvenire ha intervistato uno dei suoi amici monaci, don Innocenzo Garganolio. «Fu proprio la passione per la Bibbia a farci incontrare -racconta il religioso-. Quasi ogni sabato veniva per questi incontri e un anno lo convinsi a partecipare a una veglia pasquale, dove lesse la prima lettura sulla Creazione e impressionò tutti l’interpretazione profonda che diede». Era un uomo tormentato, con una terribile depressione e rimase affascinato ed edificato dallo stile di vita e dalla fede dei monaci. Il tema della Risurrezione era al centro della sua ricerca. Molti i periodi di ritiro all’eremo di Camaldoli. Negli ultimi anni si avvicinò alla fede. Il monaco racconta: «con la sua ultima moglie Diletta D’Andrea aveva incominciato un percorso di catechesi sul cristianesimo e sui sacramenti. Accarezzava l’idea di sposarsi in chiesa. Ci vedevamo nella sua bella casa di piazza del Popolo. Una volta mi disse: «Io ho avuto tutto dalla vita, fama, ricchezza, amori, figli, salute, e ho scoperto la grandezza di Dio solo ora. La cosa che chiedo a Dio è perché mi ha dato una vita soltanto adesso che comincio a capire». Una delle ultime telefonate che fece fu ai moanci di Camalodli. Si congedò con don Graziano dicendo: «Sai cosa ti dico? Mi affido e mi metto nelle mani di Dio». Quella notte stessa morì.

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