Il tirolese Hofer che sfidò l’anticattolico Napoleone

“I tirolesi nel 1809 presero le armi contro l’imperatore Napoleone Bonaparte combatterono, soffrirono e morirono non per un vago ideale, ma per difendere qualcosa di molto concreto, a cominciare dalla libertà religiosa, ossia la possibilità stessa di accedere ai sacramenti, di avere per se e per i propri figli un’istruzione cristiana, di poter trasmettere e comunicare liberamente la fede stessa». Lo sottolinea Paolo Gulisano, storico e massimo esperto italiano di Tolkien, nel suo ultimo libro “Andreas Hofer. Il Tirolese che sfidò Napoleone” (Ancora 2010). E’ la biografia di Andreas Hofer, oste cattolico tirolese di un paesino della Val Passiria, comandante della rivolta a difesa della fede e per l’amore alla propria patria, quando nel 1805 il trattato di Presburgo affida il Tirolo al re Massimiliano di Baviera che cerca di piegare i cattolici tirolesi scagliandosi contro le tradizioni religiose più care al popolo. Questi uomini cercarono di opporsi all’invasione napoleonica e alle sue mire anticattoliche, per difendere il diritto di vivere secondo la propria fede. Andreas Hofer venne fucilato a Mantova il 20/2/1810 per ordine di Napoleone, mentre teneva fra le mani il crocifisso: «Io sto davanti a Colui che mi ha creato – confessava di fronte al plotone – ed in piedi voglio consegnargli la mia anima». Aveva guidato i tirolesi per liberare dalle truppe franco-bavaresi il suo amato Tirolo. Scrive Gulisano: “Hofer fu un eroe della fede, ma anche della libertà e dell’autonomia, sempre guidato da un senso pio e cristiano».

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