Il filosofo Severino: «l’ultimo libro di Richard Dawkins? Una grande delusione»

Questa volta non possiamo che essere d’accordo con Emanuele Severino, forse uno dei filosofi italiani più conosciuti al mondo. Dopo una buona trattazione tra il rapporto di filosofia e scienza, sul Corriere della Sera, ha parlato del nuovo libro dell’instancabile paladino dell’ateismo moderno, Richard Dawkins (quello che vuole arrestare il Papa durante il viaggio in Inghilterra a fine anno, per capirci). Neodarwinista convinto (sic), intollerante e fondamentalista, ha scritto (in coincidenza con l’uscita di “Gli errori di Darwin“, scritto da due atei evoluzionisti) in “Perché Darwin aveva ragione” (Mondadori 2010): «Le prove a favore dell’evoluzione aumentano di giorno in giorno e non sono mai state più solide. Esse dimostrano come la “teoria” dell’evoluzione sia un fatto scientifico e in quanto tale incontrovertibile». In modo convincente Severino critica lo scientismo e rileva che quel che rimane oscillante e alla fine oscuro in queste pagine è proprio il concetto di «prova», di «fatto scientifico», di «incontrovertibilità». Usando principi filosofici e non scientifici, Dawkins, si serve di un linguaggio enfatico per dare risalto al suo discorso, ma, tirate le somme, risulta inoffensivo. Per non parlare di continue contraddizioni: egli dice che “solo i matematici sono in grado di dimostrare davvero qualcosa”, e poi spiega che «nel resto del libro dimostrerò che l’evoluzione è un fatto inconfutabile». Ma lui non è un matematico e non parla di matematica, quindi il suo libro non matematico non dimostra «davvero» che l’evoluzione sia un fatto inconfutabile. Severino conclude descrivendo il perché della totale delusione dal libro dell’ateologo e sottolinea, analizzando il pensiero di Dawkins, che egli ha paradossalmente proprio dimostrato che l’esistenza dell’evoluzione è soltanto «ipotesi» (per non parlare dell’ormai defunto darwinismo).

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