Terrorismo ateo-comunista in India: 141 morti

Da Il Giornale la notizia che i morti a causa dello scontro ferroviario in India sono saliti a 141. Venerdì 28 maggio due treni, tra cui il Calcutta-Mumbai si sono infatti scontrati dopo un atto di sabotaggio. La polizia del Bengala Occidentale ha arrestato due leader pro-maoisti ritenuti responsabili dell’attentato, dopo che essi hanno lo hanno rivendicato. Il luogo della tragedia ferroviaria è infatti vicino a West Midnapore, una delle roccaforti dell’estrema sinistra nello stato «rosso» del Bengala Occidentale. Ma chi sono i maoisti? Gli atei-maoisti indiani, si rifanno agli ideali del terribile dittatore ateo-comunista Mao Tse-tung, responsabile della morte di 50/70 milioni di persone (vedi Wikipedia e Wikienglish). I maoisti lottano per l’istituzione di una «società comunista» che sostituisca l’India di oggi, «semi-feudale», «semi-coloniale» e governata da un religioso indù-sikhista, Manmohan Singh. Su Il Giornale di ieri si è detto che il cosiddetto terrorismo «rosso» è una piaga che sta preoccupando il governo indiano più ancora della jihad musulmana importata dal Pakistan: il primo ministro ha addirittura rivelato che «i maoisti rappresentano la più grave minaccia alla sicurezza interna dell’India». I maoisti sono guidati dalla primula rossa Koteshwar Rao e sono responsabili di più di 1000 attacchi e 600 morti solo nel 2009. Il Giornale in data 8/10/08 riporta che in India, l’ideologia comunista ateo-marxista assume diverse sfaccettature e ha frequenti contatti e legami con gli attentatori “rossi” del Nepal, guidati dal rivoluzionario ateo Prachanda, definito “Il feroce” dal Corriere della Sera.

4 commenti a Terrorismo ateo-comunista in India: 141 morti

  • Giulia ha detto:

    Il paleontologo Gregory S. Paul, in un articolo uscito sul «Journal of Religion and Society» nel 2005, mette a confronto 17 nazioni sviluppate e giunge alla devastante conclusione che ai più alti livelli di religiosità corrispondono i più alti livelli di omicidi, mortalità infantile e giovanile, malattie veneree, gravidanze e aborti di adolescenti.

    La violenza non è necessariamente atea.

    • Anita ha detto:

      A parte che non si capisce come un paleontologo, cioè uno che studia i fossili abbia credibilità quando fa ricerche e studi sociologici. Se si potesse inserire il link all’articolo potrei verificare cosa dice. Inoltre Cina, Cuba e Corea del Nord sono ai primi posti per violazione dei diritti umani, suicidi, aborti ecc… (vedi amnesty international). Tutti e tre gli stati hanno l’ateismo governativo.

      Sembra difficile sostenere che nazioni super religiose come l’Italia, il Portogallo ecc..siano tra i primi posti delle tue classifiche. Perché non elenchi le 17 nazioni? Insomma stringi stringi mi sembra una grande bufala…

  • Francesco Santoni ha detto:

    Ecco l’articolo:

    http://moses.creighton.edu/JRS/2005/2005-11.html

    Lo studio mi sembra ben fatto; è solo che le conclusioni non sono proprio quelle di Giulia. Infatti i dati dimostrano soltanto che la religiosità diffusa non comporta automaticamente maggiore benessere (dal punto di vista Cristiano questo fatto mi pare accettabilissimo). Viene però chiaramente spiegato che non si può stabilire alcun nesso causale tra religiosità ed indicatori di disfunzionalità sociale.

  • Francesco Santoni ha detto:

    Qui ci sono altre informazioni sui lavori di Gregory Paul.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Gregory_Paul

    Fondamentalmente la sua tesi è che la religiosità non implica automaticamente vivere meglio, anzi, a volte è proprio il benessere che fa dimenticare la religiosità. Francamente, qualora avesse ragione, non ci troerei niente di sconvolgente. Comunque, Come viene spiegato nella voce di wikipedia, altri studi forniscono risultati differenti da quelli di Gregory Paul.