Il sangue di San Gennaro, cosa dice la scienza

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La liquefazione del sangue di San Gennaro e le analisi scientifiche. La scienza ha mai indagato il sangue di San Gennaro? Secondo la tradizione dal 1389 si verifica un’inspiegabile miracolo del sangue di San Gennaro all’interno del Duomo di Napoli. In questo dossier analizziamo cosa dice la scienza.


 

SAN GENNARO, LA SCIENZA E IL SANGUE, IL DOSSIER

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Ebbene si, la scienza si è occupata del sangue di San Gennaro

Un fenomeno, quello della liquefazione del sangue, che molti definiscono “miracolo” (non la Chiesa cattolica).

E’ stato analizzato dal dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli, ma anche da associazioni di scettici (vedi Cicap) intenzionati a smentire il prodigio e la presenza del sangue nelle ampolle.

In questo dossier analizziamo le loro dichiarazioni e gli esperimenti effettuati, facendo il punto sulla situazione scientifica e aggiornando la pagina ogniqualvolta vi saranno delle novità.


 


 

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1. LA CHIESA E IL SANGUE DI SAN GENNARO

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La Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente come “miracolo” il fenomeno della liquefazione.

Viste le forti e legittime resistenze da parte della comunità napoletana ad abbandonare il culto del santo e delle sue reliquie si è deciso di mantenere attiva la tradizione.

Nel 1904 le autorità religiose censurarono due scritti del gesuita Hippolyte Delehaye che mettevano in dubbio il carattere soprannaturale della liquefazione, gli fu detto che il Papa «non ama ciò che urta la pietà popolare»1Joassart B.[, Hippolyte Delehaye. Hagiographie critique et modernisme, Bruxelles 2000.

In un’altra occasione, invece, si permise senza problemi che il gesuita Herbert Thurston de-sacralizzasse la reliquia sulla Catholic Encyclopedia inglese2Joassart B.[, Hippolyte Delehaye. Hagiographie critique et modernisme, Bruxelles 2000.

Allo stato dell’attuale della conoscenza dei fatti, non è stato possibile definirlo come scientificamente inspiegabile. Un requisito indispensabile perché la Chiesa riconosca un miracolo.

La curia e le autorità religiose di Napoli hanno incoraggiato più volte il mondo scientifico ad effettuare ulteriori studi sul sangue di San Gennaro (garantendo il più possibile l’integrità dell’antichissima reliquia). Già nel 2008 il card. Crescenzio Sepe ha espresso il desiderio di porre il prodigio del Santo all’attenzione di esperti internazionali, così da far luce su una questione che da sempre ha suscitato curiosità, devozione ma anche polemiche.

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2. BREVE STORIA DEL SANGUE DI SAN GENNARO

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Gennaro nacque a Napoli, nella seconda metà del III secolo, e fu eletto vescovo di Benevento, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani per le opere di carità che destinava a tutti, indistintamente.

Tradizionalmente si racconta che il 19 settembre del 305 d.C., durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, fu decapitato con altri compagni nella Solfatara di Pozzuoli.

La sua nutrice raccolse il suo sangue e il suo corpo, secondo i canoni di una tradizione molto diffusa e caratterizzante l’atteggiamento dei fedeli nei confronti dei martiri.

Vari reperti archeologici testimoniano che il culto del martire era vivo sin dal V secolo e la sua tomba fu da subito meta di continui pellegrinaggi (dal 472 d.C. si iniziò l’abitudine ad invocarlo durante i terremoti e le eruzioni vulcaniche ed assunse il rango di patrono principale della città).

La canonizzazione di Gennaro avvenne a “furor di popolo” grazie a papa Sisto V nel 1586 anche se le cerimonie in suo furono istituite nel 1337 dall’arcivescovo di Napoli.

Bisogna attendere il 17 agosto 1389 per la prima documentazione del fenomeno della liquefazione: all’interno di una cronaca, infatti, vi è la menzione di un’ampolla sulla collina del Vomero presso Antignano, contenente sangue di san Gennaro che si era sciolto, come se fosse uscito dal corpo quel giorno stesso3citata in De Blasiis G., Chronicon Siculum incerti authoris, Napoli 1887, p. 85.

Da allora si sono verificate circa 11.000 liquefazioni in condizioni ambientali e culturali molto diverse. L’evento si è ripetuto – quasi sempre – a date regolari, scandendo di fatti la storia di Napoli.

Il prodigio della liquefazione avviene solitamente il 19 settembre, anniversario della morte di San Gennaro, il sabato che precede la prima domenica di maggio (anniversario della traslazione delle reliquie del martire nelle catacombe di Capodimonte) e il 16 dicembre (in relazione ad una terribile eruzione del Vesuvio che nel 1631 causò molti lutti e distruzione e che vide il popolo napoletano affidarsi particolarmente a San Gennaro). In quest’ultima data, spesso il fenomeno non si è verificato, ad eccezione di alcuni avvenimenti particolari o di visite di personaggi illustri.

Altre liquefazioni sono avvenute anche in giorni diversi, interpretate simbolicamente dal popolo napoletano.


 

2.1 Primi tentativi di spiegare la liquefazione del sangue di San Gennaro

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Non sono mancati nella storia innumerevoli tentativi di spiegare naturalmente il fenomeno di San Gennaro, tra i primi quello del chimico e farmacista di corte dei re di Prussia, Caspar Neumann, che ne 1734 inscenò presso la Società Reale delle Scienze una liquefazione a comando di una mistura da lui creata, affiancata alla testa di un morto in sostituzione della reliquia del capo di san Gennaro4de Ceglia F.P., II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano, Einaudi, 2016, pp. 269, 271.

Successivamente si cercò di smascherare il prodigio tramite teorie spiritiste, spiegando che la liquefazione del sangue si verifica a causa dell’energia psichica dei fedeli e nella forza vitale del sangue nel quale, si ipotizzava, risiedesse “la vis occulta” di un medium5de Ceglia F.P., II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano, Einaudi, 2016, p. 350.

Ci provarono maghi e stregoni con «ricette infallibili» a base di gelatine animali e vegetali, burro, fino allo scimmiottamento anticlericale del miracolo napoletano inscenato nel 1905 da Arnaldo Giaccio e dal direttore de L’Asino, Guido Podrecca, usando sangue di vitello e candele, dandone ampio risalto sulla rivista satirica ed esultando per la scienza «smascheratrice dell’impostura»6de Ceglia F.P., II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano, Einaudi, 2016, p. 342.

Secondo l’antropologo Francesco Paolo de Ceglia, docente di Storia della Scienza presso l’Università di Bari, l’interesse e «la discussione sul miracolo di san Gennaro sarebbe stata quasi abbandonata dai teologi, per essere portata avanti dai soli uomini di scienza»7de Ceglia F.P., II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano, Einaudi, 2016, p. 132.


 

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3. IL SANGUE DI SAN GENNARO E LA SCIENZA

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Analizziamo dunque cosa dice la scienza sul sangue di San Gennaro.

L’evidenza scientifica dimostra che il sangue umano, se sigillato in vitro per un certo periodo, solitamente si coagula senza più tornare al proprio stato liquido. Anche quando dovesse rompersi il coagulo (con conseguente liquefazione), ciò potrebbe avvenire una volta sola, senza alcuna possibilità di un ulteriore ritorno alla coagulazione iniziale.

Nel caso del liquido attribuito a San Gennaro e conservato nel Duomo di Napoli, si assiste invece da secoli un’alternanza apparentemente inspiegabile tra lo stato solido e quello liquido (dunque solidificazione e liquefazione), senza entrare mai a contatto con l’aria.

E’ su questo fenomeno che molti scienziati hanno preso posizione, senza mai però poter indagare direttamente il liquido contenuto nelle delicatissime ampolle.


 

3.1 Analisi spettroscopica sul sangue di San Gennaro (1902)

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Il 25 settembre 1902 una prima analisi spettroscopica sulle ampolle fu eseguita da Gennaro Sperindeo e dal chimico Raffaele Januario, i cui risultati vennero pubblicati nel libro Il miracolo di S. Gennaro e la scienza8de Ceglia F.P., II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano, Einaudi, 2016, p. 358.

L’indagine rivelò lo spettro dell’ossiemoglobina, cioè il prodotto di associazione dell’emoglobina (il pigmento contenuto nei globuli rossi) con l’ossigeno9Grassi F., I Pastori della Cattedra Beneventana, Auxiliatrix 1969, p. 13.

Questa è la prima prova del fatto che il liquido contenuto nelle ampolle sia effettivamente sangue.

L’analisi di Sperindeo e Januario rilevò anche un aumento di peso delle ampolle, ma successive indagini hanno escluso il fenomeno.


 

3.2 Gastone Lambertini e il sangue di San Gennaro (1964-1978)

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Nel 1964 sul sangue di San Gennaro intervenne anche un luminare italiano di Medicina ed Anatomia, Gastone Lambertini.

Incaricato dalla diocesi di Napoli ad esaminare le ossa di San Gennaro, relativamente al fenomeno della liquefazione sostenne: «La legge della conservazione dell’energia, i princìpi che governano la gelificazione e la soluzione dei colloidi, le teorie dell’invecchiamento degli stessi colloidi organici, gli esperimenti biologici sulla coagulazione del sangue: tutto questo ci dimostra come la sostanza venerata da tanti secoli sfidi ogni legge di natura e ogni spiegazione che non faccia riferimento al soprannaturale»10Lambertini G., Casertana A., Storia e scienza di fronte al “miracolo di S. Gennaro”, 1967 .

Nel 1978 Lambertini fu posto a capo di una commissione composta da ematologi, psicologi e parapsicologi11de Ceglia F.P., II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano, Einaudi, 2016, p. 358.


 

3.3 Baima Bollone e il sangue di San Gennaro (1989)

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Nel 1989 il dott. Pierluigi Baima Bollone, ordinario di Medicina legale nell’Università di Torino, eseguì a sua volta un esame spettroscopio, confermando il responso dell’indagine del 1992 e pubblicando i risultati in San Gennaro e la scienza (SEI 1989).

Nel libro Baima Bollone dichiara:

«Secondo il parere di alcuni insigni biologi, sembrerebbe ragionevole – sulla base delle conoscenze via via raccolte – presumere che nelle ampolline sia contenuto del sangue certamente antico» con «metaemoglobina scura e stabile, il che bene corrisponde all’aspetto cupo del materiale contenuto nelle ampolle al momento della fase solida. Nella fase di liquefazione il contenuto delle ampolle diviene invece rosso vivo, quasi che si fosse realizzato l’impossibile ripristino della ossiemoglobina. Inoltre, le conoscenze sulla coagulazione tendono a condurre gli studiosi verso la conclusione che la liquefazione ricorrente contrasta con le conoscenze scientifiche biochimiche e fisiologiche naturali»12Baima Bollone P., San Gennaro e la scienza, SEI 1989, p. 204.


 

3.4 Il CICAP, San Gennaro e la tissotropia (1991)

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Il 10 ottobre 1991 sulla rivista scientifica Nature appare13Garlaschelli L., A Thixotropic mixture like the blood of Saint Januarius (San Gennaro), Lettera a Nature 10/10/1991 una lettera di Luigi Garlaschelli, chimico e responsabile scientifico del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale).

Garlaschelli sostiene di aver risolto l’enigma di San Gennaro e propone l’ipotesi della tissotropia, proprietà di alcuni gel di diventare più fluidi, fino a passare dallo stato solido a quello liquido, se scossi o fatti vibrare (o comunque turbandoli con sollecitazioni meccaniche) per poi tornare allo stato precedente se lasciati indisturbati.

Un esempio di questa proprietà si verificherebbe nella salsa ketchup.

Il chimico del CICAP, già noto per queste “tesi a distanza”, non ha mai studiato direttamente il liquido di San Gennaro (come non studiò direttamente la Sindone di Torino prima di realizzare una copia talmente mal fatta da fargli perdere la popolarità ricevuta con il sangue del santo napoletano).

Garlaschelli concluse (“a distanza”) che il liquido non sarebbe sangue ma una sostanza frutto di una manipolazione da parte di qualche abile alchimista.

Un’involontaria critica allo sforzo di Garlaschelli è arrivata dallo storico Andrea Nicolotti, strano caso di un cattolico puntualmente “a servizio” degli scettici (si vedano i suoi controversi argomenti contro la Sindone di Torino), il quale ha commentato che «le osservazioni a distanza sono inutilizzabili, perché soggettive, inaffidabili o insufficienti»14Nicolotti A., in Le metamorfosi del sangue. Una discussione a proposito di F.P. de Ceglia, “II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano”, 2018, p. 283.

Il chimico ha così ricreato il “miracolo” nel suo laboratorio, cioè il cambiamento di stato da solido a liquido- utilizzando una sostanza ottenuta tramite una miscela di polvere di marmo, sale, acqua e cloruro di ferro.

Nella lettera del CICAP però non viene spiegato il motivo per cui la sostanza contenuta nelle ampolle di San Gennaro a volte non si è sciolta (come nel maggio 1976) malgrado numerose scosse, vibrazioni e sollecitazioni (e otto giorni di attesa), ed invece sia stata trovata già liquefatta all’interno della cassaforte dov’è conservata, senza che fosse intervenuta alcuna energia o interferenza esterna.

La lettera non risponde nemmeno al perché la sostanza ottenuta da Garlaschelli non riesca a mantenere le proprie caratteristiche tissotropiche per un periodo superiore ai due anni, mentre il prodigio di San Gennaro è documentato in maniera ininterrotta da quasi sette secoli.

Garlaschelli non spiega nemmeno la vistosa variazione di volume: a volte, infatti, il liquido di San Gennaro sembra “gonfiarsi” riempiendo tutto il recipiente, altre volte invece occupa uno spazio decisamente minore. Anche il colore del liquido è mutevole, dal rosso squillante a quello cupo a quello giallastro.

Infine, altro aspetto non valutato dal CICAP è la notevole variazione del tempo impiegato nel passaggio dallo stato solido a quello fluido: a volte è istantaneo, altre volte dopo qualche minuto o addirittura dopo giorni. A volte la solidificazione è tanto repentina che il sangue resta in diagonale.

Abbiamo già citato l’involontaria critica di Andrea Nicolotti a Garlaschelli, ma lo storico piemontese si è chiaramente prodigato volontariamente a favore del chimico del CICAP difendendolo dalle accuse: «Va sempre ricordato», scrive lo storico Nicolotti intervenendo in un campo estraneo alle sue competenze, «che i tentativi di riproduzione non pretendono di individuare esattamente ciò che può esserci dentro l’ampolla, ma servono soltanto a dimostrare la possibilità di creare una sostanza naturale che si comporti in un modo simile»15Nicolotti A., in Le metamorfosi del sangue. Una discussione a proposito di F.P. de Ceglia, “II segreto di San Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano”, 2018, pp. 284, 285.

Nicolotti si affianca a Garlaschelli nel suo abituale gioco mediatico: definire le sue riproduzioni “simili” agli originali (è accaduto anche con la Sindone) quando invece di simile non hanno nulla, se non una delle tante caratteristiche.


 

3.5 Il biologo Giuseppe Geraci smentisce il CICAP: il sangue c’è, no tissotropia (1999)

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Nel 1999 il CICAP presentò i risultati di Garlaschelli durante l’inaugurazione della sezione campana del CICAP.

Tra il pubblico presente in sala c’era anche il prof. Giuseppe Geraci, docente emerito di Biologia molecolare all’Università degli Studi di Napoli Federico II, ex presidente dell’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche e studioso di fama internazionale. E’ lui stesso a raccontarlo in un’intervista pubblicata nel 201016Antonio Emanuele Piedimonte, Geraci, la rivelazione 11 anni fa al Corriere «Il sangue c’è e l’ho visto, il miracolo no», Il Corriere del Mezzogiorno 05/02/2010.

Dopo aver premesso di non credere ai miracoli, il biologo si è alzato e ha smantellato «pezzo a pezzo le tesi del Cicap». Ci sono voluti 20 minuti di intervento al «professor Giuseppe Geraci per dare un colpo alla credibilità del Cicap», si legge sul quotidiano.

La tesi del biologo campano è che la “tissotropia” non c’entra nulla perché quello conservato nel Duomo di Napoli non è gelatina, ma è proprio sangue come avrebbe lui stesso appreso analizzando il liquido di San Gennaro.

Il quotidiano aggiunge che «lo stesso Garlaschelli ha dovuto riconoscere i suoi limiti e con onestà intellettuale ha poi raggiunto il professore, al termine dell’incontro, per chiedergli lumi e la possibilità di leggere i suoi studi».

Ed è a questo punto che il biologo rivela: «Il sangue c’è, il miracolo no, tutto nasce dalla degradazione chimica dei prodotti, che crea delle reazioni e delle variazioni anche con il mutare delle condizioni ambientali».

Quindi, secondo il prof. Geraci c’è del sangue nelle ampolle di San Gennaro ma nessun miracolo poiché il cambio di stato sarebbe dovuto solo a reazioni chimiche. Proprio su quest’ultima affermazione l’accademico cambierà idea nel 2010 (come vedremo più sotto).


 

3.6 Le divergenze del CICAP tra sangue e tissotropia (2000)

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Il 1/1/2000 sul sito web del CICAP appare un articolo17Ramaccini F., Indagine sul sangue di San Gennaro, CICAP 01/01/2000 in cui si riassume la vicenda scientifica sulle ampolle di San Gennaro.

Nel descrivere le ipotesi di spiegazione, l’autore Franco Ramaccini è costretto a fare un veloce accenno alle obiezioni ricevute dal prof. Geraci pochi mesi prima, ammettendo che «anche le fonti critiche continuano a descrivere il miracolo come “non spiegato dalla scienza” e “non riproducibile”»18Ramaccini F., Indagine sul sangue di San Gennaro, CICAP 01/01/2000.

Il tentativo del CICAP è tuttavia quello di insistere sulla tissotropia, sollevando però la Curia di Napoli dalle accusa di frode.

Ecco cosa si legge nell’articolo del CICAP:

«Lungi dal porre l’accento sulle responsabilità della Chiesa nel partecipare ad un possibile inganno, l’ipotesi tissotropica è proprio basata sul fatto che la frode, se c’è stata, è stata fino ad ora in gran parte involontaria. Se con un controllo davvero elementare, cioè scuotendo lievemente l’ampolla, l’ipotesi tissotropica venisse avvalorata, basterebbe ammettere l’errore passato, per salvare la faccia futura»19Ramaccini F., Indagine sul sangue di San Gennaro, CICAP 01/01/2000.

 

L’aspetto più interessante è una sorta di spaccatura interna al CICAP sul sangue di San Gennaro.

Si legge infatti che alcuni membri interni cominciano ad ammettere la possibilità della effettiva presenza di sangue all’interno delle ampolle:

«C’è fra noi una certa gamma di opinioni diverse. Alcuni non hanno esitazioni ad attribuire la creazione della reliquia a persone competenti preoccupate unicamente di ottenere il giusto effetto sorprendente, usando soltanto le materie più adatte. Altri preferiscono tenere aperta anche la possibilità che del sangue, forse originale, forse aggiunto più tardi, faccia parte del contenuto dell’ampolla, magari in proporzione minima»20Ramaccini F., Indagine sul sangue di San Gennaro, CICAP 01/01/2000.

 

Una conferma di questa divergenza interna del CICAP su San Gennaro, il sangue e la scienza è testimoniata anche dall’antropologo italiano Massimo Centini, abituale collaboratore del CICAP, il quale nel 2006 torna sulla vicenda della liquefazione del sangue scrivendo: «Malgrado le tesi scientifiche, il miracolo di san Gennaro continua ad essere un fenomeno che resiste agli assalti del tempo e delle critiche»21Centini M., Misteri d’Italia, Newton & Compton 2006, p. 55.


 

3.7 Geraci, l’Università di Napoli e il sangue di San Gennaro (2010)

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Una svolta nella vicenda relativa alle analisi della scienza sul sangue di San Gennaro avviene nel febbraio 2010, quando il Dipartimento di Biologia Molecolare dell’Università Federico II di Napoli, guidato dal professor Giuseppe Geraci, decide di occuparsi del fenomeno.

«Senza contare le notti passate nel buio della Cappella reale del Tesoro di San Gennaro», spiega lo stesso Geraci, «sono partito proprio da lì, dal luogo dove la teca con l’ampolla è custodita. Ho applicato il massimo del rigore scientifico a un evento ritenuto assolutamente metafisico, inspiegabile»22Miracolo di San Gennaro, un test dimostra-che nell´ampolla c´è sangue umano, Il Mattino 05/02/2010.

Dopo centinaia di osservazioni e rilevazioni, infatti, non è stata rilevata alcuna variazione di peso, anche quando si sono verificati i mutamenti di stato. L’analisi ha portato a una sostanziale conferma dei dati emersi nel 1989 con l’analisi spettroscopica, i quali rivelarono lo spettro dell’emoglobina e dunque della presenza di sangue.

A conferma ulteriore di questo ha contribuito un evento assolutamente imprevisto.

Lo scienziato italiano ha spiegato infatti che «nelle disponibilità della Delegazione della Curia napoletana c’era una teca con ampolla, in tutto simile a quella di San Gennaro. Una reliquia proveniente dall’Eremo dei Camaldoli»23Miracolo di San Gennaro, un test dimostra-che nell´ampolla c´è sangue umano, Il Mattino 05/02/2010, ritrovata dieci anni fa.

L’ampolla, è identica a quella di San Gennaro ma datata al 1600 (mentre quella di San Gennaro è del 1300), è stata sottoposta a numerosi test.

Ecco come Geraci ha descritto questa analisi sull’ampolla di Camaldoli:

«Abbiamo riprodotto una serie di condizioni per verificare le reazioni del liquido, rossastro e schiumoso, in tutto simile a quello di San Gennaro. Poi abbiamo potuto aprire l’ampolla e, durante l’operazione, abbiamo verificato un elemento che ci ha convinto che all’interno ci fosse sangue ancor prima di poterlo verificare direttamente. Il sangue umano, in particolare condizioni, sprigiona una sostanza che, di fatto, è un vero e proprio mastice naturale. Il tappo, così come quello dell’ampolla di San Gennaro, era praticamente incollato al vetro. Impossibile da aprire senza romperlo»24Miracolo di San Gennaro, un test dimostra-che nell´ampolla c´è sangue umano, Il Mattino 05/02/2010.

 

Il biologo napoletano sembra dunque aver cambiato idea sul liquido contenuto nelle ampolle rispetto a quanto sostenuto nell’assemblea del CICAP del 1999, affermando in conclusione: «Così come per San Gennaro, non c’è dato scientifico univoco che spieghi perché avvengano questi mutamenti. Non basta attribuire al movimento la capacità di sciogliere il sangue, il liquido cambia stato per motivi ancora tutti da individuare»25Miracolo di San Gennaro, un test dimostra-che nell´ampolla c´è sangue umano, Il Mattino 05/02/2010.

Il 05 febbraio 2010 i lavori del direttore del Dipartimento di Biologia molecolare dell’Università di Napoli sono sono stati esposti26Giuseppe Geraci e il miracolo di San Gennaro, Università degli Studi di Napoli Federico II, 05/02/2010 durante il convegno Il miracolo di san Gennaro: esperimenti e considerazioni di un biologo molecolare svoltosi presso l’Accademia nazionale di Scienze fisiche e matematiche, presieduta dal rettore Guido Trombetti.

Durante il convegno sono stati riportati gli eventi che hanno portato ad eseguire le indagini sulla reliquia di sangue di San Gennaro, i risultati ottenuti e le conseguenti considerazioni sulla autenticità della reliquia.

Il biologo Giuseppe Geraci, autore degli studi, ha aperto i lavori mostrando ai presenti un campione del proprio sangue solidificato e agitandolo ne ha provocato la liquefazione. Lo scienziato ha però sottolineato l’unicità dell’ampolla dell’Eremo dei Camaldoli e di quella di San Gennaro: «Non basta l’evento meccanico, uno scossone, a far cambiare stato. Quando ho aperto l’ampolla dei Camaldoli [quindi mettendo il contenuto a contatto con l’aria] il sangue contenuto da liquido è divenuto gelatinoso, ho sottratto del calcio per riportarlo allo stadio fluido. Per l’ampolla con il mio sangue è invece bastato uno scossone. Quello che non sappiamo è in base a quali circostanze il sangue dell’ampolla di San Gennaro passa da solido a liquido e viceversa»27citato in Napoli, resi pubblici gli studi sul miracolo del Santo patrono. Non invitata la Curia, ed è polemica, Il Levante 09/05/10.

Ricordiamo infatti che la liquefazione del sangue di San Gennaro non avviene per contatto con l’aria e rimane aperto il mistero per cui in alcuni casi, nonostante numerose “agitazioni” delle ampolle, il sangue rimanga solido, mentre in altri venga trovato sciolto senza intervento esterno.

Durante il convegno, è intervenuto anche Guido Trombetti, matematico e allora Presidente dell’Accademia di Scienze Matematiche e Fisiche, il quale ha confermato le conclusioni del biologo Geraci: «Nella teca custodita in cattedrale vi è certamente sangue umano. Facendo così giustizia di ipotesi fantasiose. Perché il 19 settembre di ogni anno, agitando la teca, il sangue ivi racchiuso possa sciogliersi nessuno sa dirlo. Neanche gli esperimenti di Geraci»28citato in Napoli, resi pubblici gli studi sul miracolo del Santo patrono. Non invitata la Curia, ed è polemica, Il Levante 09/05/10.

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4. CONCLUSIONI SUL MIRACOLO DI SAN GENNARO

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Al momento non è possibile alcuna conclusione circa il responso della scienza sul sangue di San Gennaro.

Condividiamo con vari esponenti religiosi e non l’opinione secondo cui per un vero responso rispetto al prodigio attribuito a San Gennaro sarebbe necessario, come minimo, ripetere le misurazioni spettroscopiche con strumentazioni moderne, così da confermare o meno il picco di Soret (indicativo della presenza di emoglobina).

Senza rischiare di danneggiare le antiche ampolle, inoltre, nell’ottica di eliminare ogni dubbio sulla sostanza in esse contenuta, si potrebbe procedere con la spettroscopia di fluorescenza e il Raman scattering, metodi affidabili per la rivelazione di tracce ematiche.

Per i dati attualmente prodotti, in particolare gli studi del prof. Giuseppe Geraci, ci si può limitare a sostenere che nell’ampolla vi sia probabilmente sangue e dunque decada l’ipotesi tissotropica sostenuta dal CICAP. Non si tratta quindi di un “normalissimo fenomeno naturale conosciuto come tissotropia”, come viene abitualmente detto per liquidare velocemente ogni discussione.

Come ha commentato l’eminente matematico Guido Trombetti durante il convegno scientifico su San Gennaro del 2010, «bisogna smetterla con la pretesa superiorità intellettuale della posizione dei non credenti rispetto a quella dei credenti»29citato in Napoli, resi pubblici gli studi sul miracolo del Santo patrono. Non invitata la Curia, ed è polemica, Il Levante 09/05/10.

Anche perché, come sempre accade quando si parla di miracoli, bisognerebbe ristabilire chi sono i veri “liberi pensatori” in questa vicenda.

I cattolici non hanno alcun obbligo di adesione ai miracoli, in quanto essi (con l’eccezione della Resurrezione di Cristo) non fanno parte del patrimonio essenziale della fede cattolica. A maggior ragione nel caso di San Gennaro, il cui fenomeno legato alla liquefazione del sangue non è riconosciuto come miracolo dalla Chiesa.

Lo stesso non si può dire degli scettici di professione o degli atei: basterebbe infatti un solo miracolo per mandare in crisi la visione esistenziale a cui aderiscono. Chi ha più da perdere, quindi, quando si parla dei fenomeni legati a San Gennaro?