Bernard-Lévy vs. Michel Onfray: il guru dell’ateismo francese ha attaccato Freud
- Ultimissime
- 29 Apr 2010
Vuoi vedere che si può parlar male di Gesù Cristo ma non di Freud? I sacerdoti dell’ateismo mondiale non sono molti: Richard Dawkins, Crhistopher Hitchens, Sam Harris, Peter Singer e Michel Onfray (escludendo evidentemente l’italiano Pierpippo Odifreddi). Michel Onfray, filosofo noto per il suo famoso “Trattato di Ateologia”, in cui insulta senza mezzi termini chiunque si dica “credente” e addossa ai cristiani la colpa per i più grandi crimini della storia. Recentemente è tornato agli onori della cronaca per essersi sfogato addirittura contro Sigmund Freud, padre della psicoanalisi. Lo ha fatto nel suo nuovo libro: “Il crepuscolo di un idolo”.
Il Corriere della Sera riporta: «Freud viene distrutto – almeno nelle intenzioni – e sepolto sotto un’interminabile serie di accuse: attrazione dissimulata per la numerologia, l’ occultismo e la telepatia, rinnegamento delle teorie un tempo da lui stesso sostenute, come sull’ uso della cocaina, riferimenti a «casi clinici introvabili», distruzione delle «falsificazioni» e dei «fallimenti terapeutici», adulterio, tendenze incestuose, simpatia per l’ austro-fascismo di Dollfuss, per il «cesarismo autoritario di Mussolini» (apostrofato «un eroe della cultura»), la conciliazione tra la psicoanalisi e il regime nazionalsocialista ecc...» Insomma uno sfogo frustrato tipico dell’ateologo, che solitamente Onfray riserva alle persone credenti in Dio.Perfino dalla sinistra radicale sono arrivate accuse a Onfray. E’ stato definito: provocatore, infiltrato «che riabilita un discorso di estrema destra», volgare mistificatore che avrebbe collezionato una serie di errori materiali e messo insieme citazioni fuori posto.
Sempre su Il Corriere della Sera di oggi Bernard-Henri Lévy definisce Onfray: «banale, riduttivo, puerile, pedante, talvolta al limite del ridicolo, ispirato da ipotesi complottistiche assurde quanto pericolose». E continua: «Mi riesce penoso, in tutti i sensi del termine, ritrovare in tale tessuto di banalità, più stupide che malvagie. La psicanalisi, che ha visto ben altro, si rimetterà. Quanto a Michel Onfray, ne sono meno sicuro».
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