Nicolosi, Robert Spitzer e le terapie riparative: nuovi retroscena
- Ultimissime
- 11 Mar 2017
E’ morto pochi giorni fa Joseph Nicolosi, psicologo americano co-fondatore di NARTH, associazione di terapisti clinici che accompagnano le persone con tendenze omosessuali indesiderate nella riscoperta della loro identità originale.
Non siamo tanto interessati alle cosiddette “terapie riparative”, piuttosto al sostenere la libertà delle persone omosessuali di poter chiedere anche un aiuto terapeutico se sperimentano un disagio verso le proprie inclinazioni. Tali percorsi clinici generano spesso orrore in quanto erroneamente identificati con obbligate torture psicologiche cui verrebbero sottoposti omosessuali non consenzienti. Non è così, sono loro stessi a rivolgersi agli specialisti vivendo un’egodistonia, trovando cioè in se stessi comportamenti o idee in disarmonia con i propri reali bisogni e desideri. Né Nicolosi, né i suoi colleghi di NARTH –tra cui celebri psichiatri come Robert Perloff e Nicholas Cummings, entrambi ex presidenti dell’American Psychological Association (APA)-, hanno mai subito denunce dai loro pazienti a causa dei loro trattamenti. L’unica questione che si pone, dunque -scartato l’abuso o la pericolosità-, è se queste terapie siano efficaci o no.
Le associazioni di psicologi sono contrarie all’intervento terapeutico verso le persone che tendenze omosessuali indesiderate, si tratta però notoriamente di posizioni non oggettive, altamente politicizzate. Tale giudizio si scontra infatti con il vissuto professionale dei tanti terapisti, anche di un certo calibro come quelli sopra citati, che difficilmente dedicherebbero una vita lavorativa a terapie inefficaci o inconcludenti. Oltre, ovviamente, alle testimonianze delle persone da loro aiutate, direttamente o no, molte delle quali stanno piangendo la scomparsa di Nicolosi proprio in questi giorni. Tra essi anche un ragazzo italiano, Giorgio Ponte, omosessuale, che ha parlato del «grande senso di pace quando ho letto il suo primo libro: “Omosessualità maschile, un nuovo approccio”. Il sollievo di qualcuno che trova finalmente una risposta sensata e coerente a quello che ho sempre intuito nel profondo del cuore. Oggi è morto un grande uomo che con il suo coraggio ha dato la vita per tanti».
Il giudizio di inefficacia verso l’approccio terapeutico non tiene conto anche di alcuni studi, di cui abbiamo parlato nel 2011. Tra essi anche la famosa ricerca del 2003 realizzata dal celebre psichiatra Robert Spitzer, morto nel 2015. Fu lui a depenalizzare l’omosessualità dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) eppure, dopo il suo studio a favore dell’efficacia delle terapie riparative, iniziò a ricevere insulti, delegittimazione mediatica e minacce di morte da parte della lobby Lgbt, denigrazioni ben descritte dal suo collega olandese, Gerard van den Aardweg, che ebbe modo di conversare con lui più volte.
La situazione per Spitzer divenne talmente opprimente da spingerlo ad una sorta di ritrattazione, trovando però l’inevitabile opposizione da parte di Archives of Sexual Behavior, la rivista scientifica su cui lo studio venne pubblicato. «Il problema è che il cambiamento di cuore di Spitzer circa l’interpretazione dei dati non è normalmente il genere di cosa che spinge un editor a cancellare il risultato scientifico», spiegò il direttore della rivista, Ken Zucker. «In caso di dati analizzati in modo non corretto, si pubblica solitamente un “erratum” o è possibile ritirare un articolo se i dati sono stati falsificati. A quanto mi risulta, Spitzer sta solo dicendo che dieci anni dopo vuole ritrattare la sua interpretazione dei dati. Dovremmo allora ritirare centinaia di pubblicazioni scientifiche per re-interpretarle, e noi non lo facciamo». Lo psichiatra americano optò così per una “lettera di scuse” alla comunità gay, scrivendo che nel suo studio «non c’era modo di giudicare la credibilità» degli ex-omosessuali a cui venne verificato il cambiamento di orientamento sessuale. Una precisazione sorprendente in quanto mise arbitrariamente in dubbio l’onestà del campione utilizzato, oltre ad essere una problematica comune a tutti gli studi che utilizzano lo stesso metodo (ad esempio per verificare l’efficacia delle psicoterapie volte al superamento dell’alcolismo, della tossicodipendenza ecc.), compresi quelli autodescrittivi delle “famiglie arcobaleno”.
La moglie di Joseph Nicolosi, Linda Ames, attivista in difesa degli “ex-gay”, ha pubblicato dei retroscena interessanti su Spitzer, di cui è stata amica e collaboratrice. «Spitzer è stato chiaramente preso alla sprovvista dalla brutale reazione in seguito alla pubblicazione dello studio», ha scritto. «Il suo gruppo sociale, come mi ha spiegato, erano i “lettori del New York Times”. Credeva che il supporto ad una comunità culturalmente emarginata come gli “ex gay”, sarebbe stato apprezzato dai liberali. Aveva giudicato male l’umore dei tempi». Spitzer, ha proseguito la Nicolosi, venne lentamente avvicinato da Jack Drescher, «uno psichiatra gay, attivista contro gli sforzi del cambiamento/orientamento sessuale. Anche se una volta mi scrisse: “Mi mancano i nostri scambi giornalieri di e-mail”, non l’ho più sentito molto. Devono essere stati anni difficili per lui, seppi che voleva ritrattare lo studio ma la sua richiesta non fu accolta. Dopo tutto non aveva scoperto nessun nuovo dato», semplicemente si accorse che il vento politico cambiava verso «un abbraccio pieno ed entusiasta dell’omosessualità».
Nelle conversazioni e-mail tra la Nicolosi e Spitzer, prima del 2003, lo psicologo si auto descrisse come “ateo”. «Il concetto di peccato o di scopo divino non significa niente per me», le disse. «Se avessi un figlio omosessuale spererei che cercasse una terapia per questo, mi auguro che la sua motivazione al cambiamento sarà dovuta all’intuizione che la sua vita sarebbe migliore e più appagante favorendo il suo potenziale eterosessuale». Linda Nicolosi ha aggiunto: «quando in un articolo l’ho descritto come “l’uomo che ha normalizzato l’omosessualità”, ha insistito perché correggessi. “Non ho mai normalizzato l’omosessualità”, mi disse, piuttosto “l’ho solo de-elencata dai disturbi”». «Nell’omosessualità», le scrisse Spitzer, «qualcosa non funziona».
Tali rivelazioni da parte di Linda Nicolosi non possono essere pubblicamente verificate, scritte oltretutto dopo la morte di Spitzer. Certamente lei stessa si è posta il problema ed evidentemente si sente in grado di poter fornire adeguate prove in caso di controversie legali (da parte di militanti Lgbt o familiari dello stesso psichiatra, ad esempio). E’ una conferma di quanto sia ardua la vita perfino dei terapisti, come Nicolosi e Spitzer, anch’essi vittime del fascismo arcobaleno. Per la onlus AGAPO (Associazione Genitori e Amici delle Persone Omosessuali), «è in atto una guerra civile con pochi precedenti in cui le classi dominanti cercano di imporre la propria visione sulla questione famiglia a tutto il resto del popolo. Il dibattito scientifico in tema di omosessualità si contraddistingue per il fatto che non vi è pluralità di opinioni, c’è assenza di contraddittorio». E’ considerato omofobo chiunque si discosti dal giudizio dominante e serve coraggio per farlo, quello mancato ad un certo punto al dott. Spitzer e quello invece avuto e manifestato fino alla fine dal dott. Joseph Nicolosi.
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21 commenti a Nicolosi, Robert Spitzer e le terapie riparative: nuovi retroscena
Quand’e’ che riusciremo a ragionare su questi argomenti senza innescare reazioni esagerate e persino caccie alle streghe come accade oggi, sara’ sempre troppo tardi.
Esiste anche il processo inverso? Perchè tutto quello che ho sofferto per le donne non sto a dirlo…
In effetti, vorrei saperlo anche io….non sarebbe male.
c’è basti, pensare ad Alessandro Cecchi Paone, prima sposato con una donna ed ora gay.
è vero e lui come tanti altri, come un tipo che abita vicino casa. I problemi in questo caso sono principalmente due.
Cecchi Paone, almeno da quanto detto da lui, non si è mai percepito completamente etero, ma gia durante la relazione con Cristina Navarro, si sentiva “omo-affettivo” per poi passare con gli anni(almeno ricordo così) ad un punto 5 della scala Kinsey.
il secondo problema riguarda il processo di modifica dell’orientamento. Il problema e su di cui si discute, non è tanto se il cambiamento sia possibile o meno, ma sul come. Quindi sul processo e nel caso delle terapie riparative, a detta loro, il come è ben chiaro. Nel caso di Cecchi Paone bisogna capire quali sono stati i precisi meccanismi entrati in gioco, che continuano a rimanere per lo più oscuri.
il fatto che la psicoterapia abbia successo significa che l’origine del problema è di natura psicologica.
certo. risolto il problema quindi….che vuoi che sia.
individuare la causa di un problema non significa risolverlo.
Se seguo la teoria che è un problema di natura psicologica, allora credo potrebbero esserlo anche, ad esempio, pedofilia, feticismo e altre declinazioni sessuali.
Ma visto che non penso lo sia, tantè.
se un problema viene risolto con la psicoterapia è un problema di natura psicologica. Non curo con la psicoterapia una polmonite o un infarto. Ergo, se un omosessuale cambia orientamento con un trattamento psicoterapico significa che il suo problema aveva qualla natura.
lascia perdere.
sì effetivamente vi conviene
si. a lungo andare ci tedierebbe la discussione.
Tu provi attrazioni indesiderate per le donne? Vivi un’eterosessualità egodistonica? Non esiste nei manuali peró….
esattamente come l’omosessualità egodistonica, già dal 1987 con la revisione del DSM-III.
1) Esiste ancora: http://apps.who.int/classifications/icd10/browse/2010/en#/F66.1
2) Anche se la toglieranno tale azione non si basi su rilevamenti nuovi ma un’azione politica.
3) Mai esistita l’eterosessualità egodistonica.
No, non esiste un bel niente. Esiste solo la tua incapacità di leggere e di capire i contenuti di ciò che posti.
Con quel link hai semplicemente rafforzato quanto affermato da me in precedenza e smentito le fantasie che in maniera paranoica ed ossessiva vuoi inutilmente dimostrare.
Si parla di complotti e scorrettezze da parte del mondo lgbt, ma gente come te è anche peggio purtroppo.
Poveri fratelli omosessuali, circuiti e sfruttati da persone che li usano al solo scopo di poter realizzare una società antiumana.
Si’. Diciamo che la speculazione sopra le persone e’ sempre qualcosa di brutto. Ancora peggio questo fa leva sui propri dolori e sentimenti piu’ intimi.
questo articolo mi ricorda un amico psicoterapeuta, purtroppo scomparso, che seguiva il metodo del Prof. Nicolosi. Questi omosessuali egodistonici non hanno nessuno che li aiuti. La lobby gay li detesta e li isola, anzi vorrebbe imporre terapie confermative. Ci sono particolari accorgimenti nell’eseguire queste terapie, sempre per chi lo voglia, e la loro percentuale di successo, guarda caso, è perfettamente in linea con quello delle normali psicoterapie. Il successo è maggiore fra le donne che fra gli uomini.
“La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio.” (Chesterton, Gli Eretici)