Madre Teresa, risposta alle critiche: nessun lato oscuro
- Dossier
- 02 Gen 2017
Il lato oscuro di Madre Teresa. Era una truffatrice? Visse una crisi spirituale che la rese atea? Non era davvero una Santa? Quale fondamento hanno critiche a Madre Teresa di Calcutta? In questo dossier rispondiamo a tutte le critiche.
[pagina aggiornata a settembre 2024]
Madre Teresa di Calcutta è stata proclamata santa dalla Chiesa cattolica il 4 settembre 2016.
Il 27 ottobre 1979, trentacinque anni prima, le è stato assegnato il premio Nobel per la Pace in quanto simbolo internazionale di dedizione per la dignità della persona, nonché per essere una delle donne più ammirate dei tempi moderni.
Nata a Skopje, in Macedonia, nel 1910, Madre Teresa nel 1949 fondò a Calcutta la congregazione delle Missionarie della Carità e nel 1952 creò la prima casa per moribondi.
Molti saranno stupiti dal sapere che nemmeno lei è stata risparmiata, è stata oggetto di critiche feroci, di odio viscerale fino a paragonarla al criminale e genocida nazista Adolf Eichmann.
In questo dossier, il più completo sul web, ci siamo occupati di analizzare tutto ciò che le viene contestato, valutandone la validità e la corrispondenza con i fatti e, in caso contrario, offrendo una risposta documentata e, possibilmente, esauriente. Certamente documentata da fonti bibliografiche.
- 2. MADRE TERESA, QUALITA’ DELLE CURE E USO DELLE DONAZIONI
- 2.1 Risposta alle accuse di cure inadeguate
- Gli autori dello studio non hanno verificato le accuse
- L’ex volontaria per 10 anni smentisce le accuse
- Il direttore del Dipartimento di Salute conferma qualità delle cure
- La nazionalista indù non supporta le critiche sulle cure
- Il collega di Hitchens ammette miglioramento standard di cura
- Il Vaticano e le accuse a Madre Teresa
- L’assistenza medica non era lo scopo di Madre Teresa
- 2.2 Risposta alle accuse sull’uso delle donazioni
- Il miglior ospedale dell’India fondato da Madre Teresa
- Centinaia di hospisce fondati dalle Missionarie della Carità
- 2.3 Conclusione sull’accusa di cure inadeguate e l’uso di donazioni
- 3. MADRE TERESA SI CURAVA NEI MIGLIORI OSPEDALI?
- 3.2 Conclusione sull’accusa curarsi in ospedali di lusso
- 4. MADRE TERESA AMAVA LA POVERTA’ PIU’ DEI POVERI?
- 4.2 Conclusione sull’accusa di amare la povertà più dei poveri
- 7. MADRE TERESA ERA ATEA? I DUBBI DELLA FEDE
- 7.2 Conclusione sui dubbi di fede di Madre Teresa
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1. CHI SONO GLI ACCUSATORI DI MADRE TERESA?
Prima di analizzare le critiche rivolte a Madre Teresa di Calcutta, bisognerebbe capire da chi e da dove arrivano. Chi accusa Madre Teresa?
1.1 Christopher Hitchens e Madre Teresa
Il più attivo detrattore di Madre Teresa è stato certamente Christopher Hitchens.
Hitchens, scrittore, saggista e membro dei cavalieri dell’ateismo capitanati da Richard Dawkins, era noto per l’avversità alla religione. E’ purtroppo morto nel 2011 a causa di un cancro all’esofago dovuto all’uso smoderato di alcool.
Il suo breve documentario intitolato Hell’s Angel and The Missionary Position è il più corposo atto di accusa assieme al libro The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice (Verso 1995, in italiano: La posizione della missionaria. Teoria e pratica di madre Teresa, Minimum Fax 2003).
Le opere di Hitchens sono le fonti più citate da quotidiani, blog e siti web critici verso la santa albanese.
Secondo Hitchens, sintetizzando il suo pensiero, «molte più persone sono povere e malate a causa della vita di Madre Teresa: ma ci saranno ancora più poveri e malati se il suo esempio sarà seguito. Era una fanatica, una fondamentalista, e un’imbrogliona, e una Chiesa che protegge ufficialmente coloro che violano gli innocenti ci offre un altro chiaro segno del dove si posiziona veramente nelle questioni morali ed etiche»1Hitchens C., Mommie Dearest, Slate, 20/10/2003.
La Santa Sede, durante il processo di beatificazione, tenne molto in considerazione anche le testimonianze contrarie, tanto che nel giugno 2001 lo stesso Hitchens venne chiamato dall’arcidiocesi di Washington a rendere la sua deposizione contro la santità della suora albanese2Crawley W., Mother Teresa: the final verdict?, BBC 26/08/10.
Co-autore delle accuse a Madre Teresa, oltre a Hitchens, è stato Aroup Chatterjee, scrittore indiano naturalizzato britannico e inspiratore del già citato documentario.
Anch’egli ascoltato nel 2003 dalle autorità cattoliche nel processo di beatificazione di Madre Teresa3Crawley W., Mother Teresa: the final verdict?, BBC 26/08/10.
Tra le righe delle sue accuse, in gran parte fotocopiate da quelle di Hitchens, si legge nell’indiano Chatterjee una profonda irritazione nazionalista per il fatto che la narrazione attorno a Madre Teresa ha portato il mondo a rappresentare (falsamente) Calcutta come uno dei luoghi più disperati della Terra4Chatterjee A., A critic’s lonely quest: Contesting Mother Teresa myth, New York Times 27/08/2016.
Quella di Chatterjee è un’avversione xenofoba-sovranista all’idea che un’ente straniero «e imperialista» come la Chiesa cattolica abbia operato con tanto successo nei confronti della sua gente, «una popolazione orientale, una città orientale»5Chatterjee A., A critic’s lonely quest: Contesting Mother Teresa myth, New York Times 27/08/2016. E’ questo che ha inspirato la ricerca dei “lati oscuri” per denigrare l’operato delle Missionarie.
a. Critiche al libro di Christopher Hitchens su Madre Teresa
Il lavoro di Hitchens ha ovviamente ricevuto moltissime critiche, in particolare una consistente risposta è stata fornita dal sociologo cattolico William A. Donohue, autore di Unmasking Mother Teresa’s Critics (Sophia Institute Press 2016), con il quale ha risposto punto per punto alle accuse di Hitchens.
«A differenza del libro di Hitchens», ha spiegato il sociologo americano, «il mio libro contiene note e bibliografia, perché voglio che la gente possa controllare le mie fonti. Il denominatore comune dei critici di Madre Teresa è la politica, le caratteristiche salienti sono l’essere atei militanti e socialisti, i quali ritengono che il povero deve essere aiutato dallo Stato e vedono lo sforzo volontario come un ostacolo alle ambizioni statali».
In un’altra occasione, Donohue ha scritto:
«Il messaggio sessuale implicito nel titolo del libro, dimostra che Hitchens non è mai uscito dall’adolescenza e, sia il libro che il film, sono stati progettati per portare il pubblico ad odiare Madre Teresa. Che cosa lei ha fatto con i soldi ottenuti dai diversi premi? Lui non lo sa, ma questo non gli impedisce di dire che “nessuno lo ha mai chiesto”. Non è vero, lui lo ha cercato, quindi perché non dice cosa ha trovato? Perché perderebbe il lavoro. Peggio ancora, avrebbe dovuto confrontarsi con la verità. Il suo libro è un saggio di 98 pagine, senza note, né fonti di citazioni di alcun tipo, il genere è quello del gossip di Vanity Fair»6W.A. Donohue, Christopher Hitchens: The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice, Catholic League 19/03/1996.
In occasione della morte di Hitches, Donohue lo ha ricordato con affetto rivelando anche alcune loro conversazioni: «Si è scusato con me due anni fa e ho accettato. Christopher stava insultando nuovamente Madre Teresa, lui la chiamava “put**na”, ma io gli dissi: “Lo sai che così ti stai spingendo oltre?”. Lo ammise e mi disse di essere dispiaciuto»7S. Nelson, Hitchens nemesis Bill Donohue remembers ‘sloppy,’ ‘overrated,’ but ‘brilliant’ adversary, Daily Caller 19/12/2011.
Anche Gezim Alpion, docente di Sociologia all’Università di Birmingham ed esperto della vita di Madre Teresa, avendo visitato per anni le sue strutture d’accoglienza, ha criticato l’opera di Hitchens accusandolo di sostenere tesi debole in quanto «non sempre poggiano su una ricerca imparziale. L’unica informazione “attendibile” che usa per screditare Madre Teresa proviene da “In the Mother’s House”, il manoscritto non pubblicato di Susan Shields, una ex appartenente delle Missionarie della Carità che abbandonò l’ordine nel maggio 1989, quasi un decennio dopo avervi aderito. Per Hitchens, Madre Teresa rappresenta la personificazione del male, e chi non si allinea con la sua posizione è considerato o “stupido” o “malvagio” come lei»8Alpion G., Madre Teresa, Roma 2008 p. 38.
Il sociologo ha osservato inoltre che, per attaccare Madre Teresa, Hitchens utilizzava il metodo di aggredire «chiunque avesse aiutato la suora a diventare una celebrità», scavando nella vita privata degli altri. Questi attacchi ad personam, però, «potrebbero essere interpretati come indizio della frustrazione per non essere riuscito a scoprire niente di imbarazzante e umiliante che la riguardasse»9Alpion G., Madre Teresa, Roma 2008 p. 47. 48.
Sempre Alpion ha commentato: «Hitchens ha scarabocchiato nel 1995 un libretto volgarmente dannoso con fini sensazionalistici, a partire dal titolo. Venti anni dopo, alcuni giornalisti considerano ancora come verità evangelica il suo sfogo e la sua ricerca di seconda mano. Come dice un vecchio proverbio: “Adamo mangiò la mela ed i nostri denti ancora fanno male”»10Alpion Gezim, Putting Mother Teresa under a microscope, Matters India 22/05/2016.
A sua volta, il giornalista William Doino ha scritto che Hitchens ha preteso «difendere i poveri contro il presunto sfruttamento di Madre Teresa, mentre in realtà non ne ha mai intervistato alcuno. Non una sola persona curata dalle Missionarie della carità ha parlato al suo microfono o è stato ripreso dalla sua cinepresa. Forse perché avevano un parere molto più elevato della suora albanese rispetto a quello che Hitchens avrebbe permesso nel suo film?»11Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Hitchens, ha concluso Doino, ha «intrecciato una serie di attacchi ad hominem e accuse infondate, disinformati e crudeli, deridendo perfino la suora con definizioni del tipo “presunta vergine”», nonché con decine di insulti12Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
1.2 Le ex volontarie delle Missionarie della Carità
Nel corso degli anni sono emerse quattro ex volontarie delle Missionarie della Carità di Madre Teresa.
Una è già stata citata, Susan Shields (che si dichiara “atea”), la quale dice di essere stata per 9 anni una delle missionarie nel Bronx, a Roma, e a San Francisco, fino al 1989.
Una seconda è Mary Loudon, che è stata la fonte principale utilizzata da Hitchens nel suo lavoro di critica.
La terza è Margaux B., anch’ella (sedicente) volontaria per un mese solo nel 2009 in un ospedale delle Missionarie della Carità a Calcutta. Non ha voluto rendere pubblico il cognome.
La quarta si chiama Sally Warner, ex volontaria nel 1997, autrice di libri contro Madre Teresa e blogger molto attiva sul web in tematiche ateiste e anticlericali.
Le accuse delle quattro donne sono in genere relative al servizio sanitario inadeguato e di metodi di cura antigienici, operando confronti poco opportuni con gli standard di cura degli hospice occidentali. In più di un’occasione alcune di loro hanno citato il lavoro di Hitchens e non si sono risparmiate dal criticare la visione “ultra-conservatrice” su temi etici (aborto, divorzio ecc.) di Madre Teresa e delle missionarie di Calcutta.
Entreremo nel merito delle loro accuse, fin da subito sottolineiamo però che al momento della morte di Madre Teresa, le Missionarie della Carità erano oltre 4.000 sorelle e più di 100.000 volontari/e laici che operavano in 610 missioni in 123 paesi.
Nessuna di queste migliaia di persone ha mai confermato le critiche a Madre Teresa di Calcutta formulate delle 4 donne. Ma, anzi, moltissime hanno fornito versioni opposte, persone di varia estrazione sociale e religiosa (indù, agnostici ecc.). Alcune sono citate in questo dossier.
1.3 Uno studio canadese contro Madre Teresa
Una terza consistente fonte critica è uno studio pubblicato su Sciences Religieuses nel 2013, intitolato: “Il lato oscuro di Madre Teresa“.
Gli autori sono tre ricercatori canadesi: Serge Larivee e Genevieve Chenard del dipartimento di Psico-educazione della University of Montreal e Carole Senechal della Ottawa University.
Non si tratta di una “indagine sul campo”, ma un’analisi di 287 documenti (libri, biografie ecc.) già pubblicati che, a loro dire, rappresenterebbero il 96% della letteratura esistente su Madre Teresa.
I punti oscuri che hanno sottolineato sono stati:
1) Lo scarso utilizzo per i poveri delle consistenti donazioni ricevute;
2) La cura da parte di Madre Teresa in moderni ospedali americani;
3) Il culto del dolore di Madre Teresa;
4) Il possedimento di conti bancari “segreti”;
5) La coltivazione di rapporti finanziari discutibili;
6) L’aver beneficiato di uno stratagemma mediatico che l’ha resa famosa (il colpevole in questo caso sarebbe il regista Malcolm Muggeridge, convertito grazie alla suora religiosa e autore di un documentario sulla sua opera di carità);
Infine, i ricercatori hanno si sono accodati a Christopher Hitchens nel criticare la visione filosofica di Madre Teresa verso l’aborto, la contraccezione e il divorzio13Bhattacharyya A, I Don’t Think She Deserved The Nobel, Outlook 2013. Questo può essere visto come un autogol in quanto ha tradito il loro bias personale.
Occorre comunque ricordare che gli autori hanno riconosciuto anche qualche effetto positivo (indiretto) dell’opera di Madre Teresa.
«Se l’immagine straordinaria trasmessa nell’immaginario collettivo ha incoraggiato iniziative umanitarie che sono genuinamente impegnate verso chi è schiacciato dalla povertà», hanno scritto i ricercatori canadesi, «non possiamo che gioire. E’ probabile che Madre Teresa abbia ispirato molti operatori umanitari le cui azioni hanno veramente alleviato le sofferenze dei poveri e hanno agito sulle cause della povertà e della solitudine. Tuttavia, la copertura mediatica su Madre Teresa avrebbe potuto essere più attenta».
a. Critiche allo studio su Madre Teresa
Affronteremo nel dettaglio le accuse sopra elencate, segnaliamo tuttavia che lo studio ha ricevuto a sua volte diverse critiche, soprattutto -come già accennato- è stata messa in dubbio l’attendibilità e l’imparzialità etica dei ricercatori.
Il giornalista scientifico Michel Alberganti, ad esempio, ha scritto:
«Che possa essere contestata la concezione di carità di Madre Teresa non è sorprendente. Lo è invece l’accusa dei ricercatori canadesi, che si basano solo su una analisi dei documenti disponibili. La gravità delle accuse su un personaggio così iconico meritava di essere sostenuta da una vera indagine. Quanti soldi l’organizzazione di Madre Teresa ha effettivamente raccolto? Come ha usato questi fondi? Dove sono i conti bancari segreti? Quali prove confermano i suoi metodi contro il dolore? Qual è stato l’effetto della copertura mediatica di Madre Teresa sul fundraising? Tante domande a cui potrebbe essere difficile rispondere. Ma quando si pretende di distruggere un mito, l’unico ricorso alla bibliografia appare come un metodo molto leggero»14Alberganti M., Mère Teresa: le mythe crucifié d’une sainte?, Slate 03/03/2013.
Dubbi sull’operato dei tre ricercatori sono apparsi anche su Outlook India, dove due giornalisti indiani scrivono:
«A Calcutta, la città in cui la suora albanese venne nel 1929, è difficile trovare molte voci critiche contro di lei. Certamente non del tipo che sono state sollevate nello studio pubblicato in una rivista canadese. Nel tentativo di trovare conferme ai “risultati” degli studiosi canadesi, Outlook è pervenuto a un gran numero di storie di persone che erano state “convertite”, non alla fede cristiana, ma da posizioni di estremo sospetto ad una sconfinata ammirazione per Madre Teresa. A differenza dei ricercatori canadesi, tutte queste persone erano entrate in contatto con la Madre»15Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
1.4 Una lettera a The Lancet contro Madre Teresa
Nel 1994 sulla rivista medica britannica The Lancet è apparsa una lettera all’editore16Jeffreya D., O’Neill J., Burn G., Mother Teresa’s care for the dying, lettera a Lancet 15/10/1994 riguardante il livello di cura nelle strutture delle Missionarie della Carità di Calcutta.
Gli autori ricordano che un mese prima, un articolo della stessa rivista medica firmato da Robin Fox17Fox R., Calcutta Perspective, The Lancet 17/09/1994 rendicontava condizioni igieniche tutt’altro che ideali nelle strutture di accoglienza di Calcutta, parlando di cure “fortuite” ai pazienti terminali, comprese pratiche inaccettabili come il riutilizzo di aghi e l’ospitare malati di tubercolosi infettati con i non infettati, nonché la mancanza di moderne procedure di diagnosi.
Lo stesso autore, tuttavia, ha ammesso (lo vedremo più avanti) che si è trattata di una «breve visita»18Fox R., Calcutta Perspective, The Lancet 17/09/1994.
1.5 Altri accusatori
Il libro di Christopher Hitchens rimane ancora oggi la fonte principale per chi sul web sceglie di calunniare Madre Teresa.
Il suo scritto ha generato un’onda di odio verso Madre Teresa, portando ad esempio lo scrittore (ateo) Kalavai Venkat a paragonare Madre Teresa al criminale nazista Adolf Eichmann, braccio destro di Hitler, incriminato per genocidio e crimini contro l’umanità.
Nell’articolo intitolato Madre Teresa: l’Eichmann di Calcutta19Venkat K, Mother Teresa: The Eichmann of Calcutta, IndiaFacts 26/02/2015, si legge:
«Proprio come Eichmann realizzò l’olocausto, anche Madre Teresa volutamente uccise in mezzo a indicibili sofferenze molti poveri, sottraendo loro i fondi destinati per alleviare la sofferenza e negando crudelmente loro i farmaci necessari. Non li ha mai guardati come esseri umani e mai è stata empatica nei loro confronti. Proprio come Eichmann attendeva la gloria per le sue azioni, anche Madre Teresa desiderava diventare santa per aver portato terribili sofferenze a chi non ha voce. Come Eichmann, anche lei non ha mai espresso il minimo rimorso per quello che aveva fatto alle sue vittime. Esattamente come lui, anche lei era convinta di aver contribuito a migliorare la loro situazione»20Venkat K, Mother Teresa: The Eichmann of Calcutta, IndiaFacts 26/02/2015
Sul principale forum americano di atei, The Thinking Atheist, la notizia della santificazione di Madre Teresa ha generato questo tipo di reazioni21Thread: Mother Teresa to be Canonized, The Thinking Atheist: «La t***a è andata in India -il paese più sovrappopolato del mondo- ed ha parlato contro il controllo delle nascite. La grande p****a avrebbe dovuto essere uccisa con il cadavere gonfio e decadente di un bambino morto di fame». E ancora: «Madre fottuta Teresa non ha restituito il denaro. E’ una fottuta criminale».
E ancora: «Ha goduto nel vedere le persone in condizioni di povertà. Era una sadica che ha prosperato sul controllo e l’accondiscendenza della gente sofferente». Un altro utente: «Niente mi fa diventare più rabbioso di questa p*****a. Peccato che non c’è un inferno altrimenti starebbe bruciando a fianco di Hitler per tutto il dolore che ha inflitto agli esseri umani, che schifo di donna!».
Gli autori di questi tolleranti punti di vista sono accaniti lettori di Christopher Hitchens, a lui fanno continuamente riferimento, citando spesso parti del suo libro su Madre Teresa.
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2. MADRE TERESA, QUALITA’ DELLE CURE E USO DELLE DONAZIONI
La principale e più grave critica a Madre Teresa di Calcutta, come abbiamo visto, è di aver offerto cure mediche superficiali agli ammalati di Calcutta, nonostante le enormi somme di denaro che le sarebbero state donate per la sua opera.
2.1 Risposta alle accuse di cure inadeguate
Come promesso, entriamo nei dettagli della critica alle Missionarie della Carità di aver fornito cure mediche inadeguate ai loro pazienti.
a. Gli autori dello studio non hanno verificato le accuse
Lo studio canadese ha basato su questo la sua accusa principale, rilevando che le missionarie avrebbero avuto un «discutibile modo di curare i malati», utilizzando strutture mediche inadeguate. «Molti medici sono andati lì e hanno visto che le condizioni erano molto povere e le persone vivevano in cattive condizioni. Non hanno davvero curato i malati»22Bhattacharyya A, I Don’t Think She Deserved The Nobel, Outlook 2013, ha riferito Genevieve Chenard, una delle autrici dello studio.
Anche la relazione di Robin Fox apparsa sulla rivista The Lancet ha riferito qualcosa di simile, ammettendo però la presenza di «medici che vengono di volta in volta», la determinazione delle «sorelle» a «rimanere in condizioni di parità con i poveri», ma anche di non aver potuto aggiungere altro in quanto è stata «una breve visita»23Fox R., citato in Hitchens C., The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice, Verso 1995.
Infine c’è una testimonianza anonima e di poco valore, quella di Margaux B (non ha voluto rendere noto il cognome), sedicente volontaria per un mese (nel 2009) a Calcutta che ha criticato le condizioni di igiene ma ha citato a suo supporto lo studio canadese. Non ha conosciuto Madre Teresa ma ne mette comunque in dubbio l’onesta dimostrando di essere ben informata delle tesi di Christopher Hitchens sui «dollari nascosti», il «conservatorismo fanatico» della suora, i «suoi dubbi sulla sua fede» e il troppo veloce, a suo dire, iter di canonizzazione24Margaux B., J’ai été volontaire auprès de la congrégation de Mère Teresa. C’est une arnaque sans nom, Nouveauobs 03/01/2016.
Tra le tre voci, l’unica fonte (apparentemente) più attendibile rimane la prima: lo studio canadese apparso su Sciences Religieuses (2013).
Il giornalista William Doino, collaboratore della rivista Inside the Vatican e, ha studiato le 27 pagine dei ricercatori canadesi e ha fatto ciò che gli autori dello studio non hanno fatto: si è recato a Calcutta e ha intervistato diverse persone che hanno lavorato con Madre Teresa o hanno avuto a che fare con la sua opera in India.
Doino ha poi intervistato una degli autori dell’indagine, Genevieve Chenard, commentando: «Le sue risposte alla mia serie di domande sono state sorprendenti e rivelatrici»25Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Infatti, Chenard ha confermato con ampia trasparenza che «il suo team accademico non ha mai parlato con un singolo paziente, un medico o un lavoratore-volontario di Madre Teresa prima di pubblicare lo studio contro di lei»26Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
La stessa ammissione era già stata fatta dalla stessa co-autrice, Genevieve Chenard in una precedente intervista quando, dopo che le è stato obbiettato che la ricerca era basata su accuse già note, ha dichiarato di non essersi mai recata sul posto a verificare «ma mi piacerebbe andare a Calcutta»27Bhattacharyya A, I Don’t Think She Deserved The Nobel, Outlook 2013.
Quindi questo “studio” o “documento di ricerca”, ha proseguito Doino, «si è scoperto essere nient’altro che una “revisione della letteratura”, un riconfezionamento di ciò che altri avevano già scritto, con l’aggiunta di una nota negativa finale da parte dei tre accademici». In altre parole, ha concluso il giornalista americano, «lo studio canadese è un atto d’accusa basato su nessuna ricerca originale, e l’autore più frequentemente citato, non a caso, è Christopher Hitchens»28Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Eppure questa “indagine” ha prodotto decine di titoli di giornale in tutto il mondo e queste “accuse” mai verificate sono state ripetute all’infinito.
Anche il dott. PN John, direttore dell’Ospedale fondato delle Missionarie della Carità (ne parliamo più sotto), ha sfidato semplicemente i critici a fare ciò che non hanno fatto: «Perché non escono di casa e vengono a controllare loro stessi?»29Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
Il giornalista scientifico Michel Alberganti ha analizzato lo studio canadese, concludendo che gli autori «si basano solo su una analisi dei documenti disponibili», non si tratta dunque di «una vera indagine». Se si vuole distruggere un mito, «l’unico ricorso alla bibliografia appare come un metodo molto leggero»30Alberganti M., Mère Teresa: le mythe crucifié d’une sainte?, Slate 03/03/2013.
La mancanza di verifica è una delle principali falle che screditano l’affidabilità del famoso “studio” canadese a cui tutti i critici fanno costantemente appello.
b. L’ex volontaria per 10 anni smentisce le accuse
Chi ha lavorato a fianco di Madre Teresa di Calcutta per oltre dieci anni è Susan Conroy, la quale interpellata sulle critiche avanza da (presunte) ex volontarie come lei, ha risposto:
«Quando ho letto le critiche di come i pazienti sarebbero stati curati nelle Case per i morenti, continuavo a pensare alle mie esperienze personali lì. So quanta tenerezza e attenzione offrivamo a ciascuno degli indigenti, di come li abbiamo lavati, abbiamo pulito i loro letti, li abbiamo nutriti e curati. So come pulivamo regolarmente, da cima a fondo, la struttura che li ospitava, e ogni paziente veniva lavato con la frequenza necessaria, anche più volte al giorno. Erano considerati “intoccabili” dalla società indiana e tuttavia li toccavamo e ci prendevamo cura di loro come fossero dei principi. Ci siamo sentite veramente onorate di servirli nel miglior modo possibile, Madre Teresa ci ha insegnato a prenderci cura di ciascuno di essi con tutta l’umiltà, il rispetto, la tenerezza e l’amore con il quale avremmo servito Gesù Cristo stesso, ricordandoci che “tutto ciò che facciamo al più piccolo dei nostri fratelli”, lo facciamo a Lui»31in Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
c. Il direttore del Dipartimento di Salute conferma qualità delle cure
Un’altra importante voce altamente affidabile che si è levata in difesa dell’opera di Madre Teresa è quella dell’ex commissario elettorale principale dell’India, Navin Chawla, allora direttore del Dipartimento di Salute dello stato di Delhi.
Ma chi è Navin Chawla? E’ di religione indù, amico personale di Madre Teresa, apprezzato in tutte le democrazie occidentali per l’imparzialità con cui si sono svolte le elezioni politiche sotto la sua supervisione, nonché testimone oculare dell’opera delle Missionarie della Carità di Calcutta che lo hanno talmente influenzato da essere diventato filantropo. Ancora oggi le sostiene investendo in lebbrosari e centri per la cura dei bambini non-udenti. Nel 1992 ha scritto una biografia di Madre Teresa, diventata best-seller e tradotta in 14 lingue.
«L’intenzione di Madre Teresa», ha spiegato Navin Chawla al Daily Mail, «era prendersi cura di coloro che erano caduti nel dimenticatoio. Persone che nessun ospedale o ospizio avrebbe accolto. In un tale enorme oceano di bontà è sempre facile trovare alcuni punti di critica»32Chopra R., Mother Teresa’s Indian followers lash out at study questioning her ‘saintliness’, Daily Mail 06/03/2013.
Ecco invece cosa ha scritto Navin Chawla in un articolo su The Indu:
«Nel 1948, i marciapiedi di Calcutta brulicavano di moribondi, vittime della grande carestia del Bengala del 1942-1943. Qui è intervenuta una suora di 38 anni: di fronte a malattia, miseria e morte tutto intorno a lei in un momento in cui non c’era quasi alcun servizio di assistenza sanitaria, ha fatto quello che divenne il suo segno distintivo. Ha trovato un moribondo per strada, lo ha portato in un ospedale pubblico dove è stato respinto poiché era sul punto di morire e non avrebbero sprecato un letto di ospedale per una vita che non potevano salvare. Così è iniziata la sua ricerca di un luogo dove poteva accogliere le persone che gli ospedali rifiutavano, offrendo loro conforto e dignità»33Chawla N., The Mother Teresa her critics choose to ignore, The Hindu.
Nel 2000, l’esponente politico indù, testimone oculare dell’attività missionaria a Calcutta, è entrato maggiormente nei dettagli:
«Dieci anni fa ho diretto il Dipartimento di Salute dello stato di Delhi e ispezionai più volte un ospedale psichiatrico statale. I disabili mentali erano come detenuti di una prigione, due dozzine di uomini completamente nudi, accovacciati in un angolo della sala, i loro vestiti e le coperte erano strappati, i loro corpi non lavati da settimane. Più di ogni altra cosa mi ricordo la disperazione nei loro occhi. Quando visitai la casa di cura di Madre Teresa a Tengra, in cui venivano curati le persone con handicap mentale, ho notato che la costruzione era nuova, conteneva tre dormitori su ciascuno dei due piani. La qualità era quasi di lusso per il modo in cui tutto era stato organizzato: le camere erano luminose e ariose grazie ai ventilatori a soffitto, ogni letto aveva la sua zanzariera. La biancheria da letto colorata era tessuta dai malati di lebbra di Tirigarh. Non un chiodo sembrava fuori luogo e i volontari non erano retribuiti. Gli stessi pazienti sono stati incoraggiati a mantenere se stessi e il loro ambiente pulito, come una parte necessaria della terapia. Mentre passavo mi aspettavo di incontrare rabbia o ostilità nei gruppi di pazienti, invece mi hanno accolto con caldi benvenuti. Quando arrivarono qui, due anni fa, non sapevano vestirsi, né mangiare correttamente, si rannicchiavano impauriti in un angolo. Ora sono autonomi nella maggior parte delle cose che fanno, addirittura lavorano nel centro artigianale»34Chawla N., Remembering Mother Teresa, Frontline The Hindu 16/09/2000.
Dunque il responsabile del Dipartimento di salute di Delhi, testimone oculare, parla di un alto standard di cure, altamente igienico, offerte dalle Missionarie della Carità, smentendo le voci occidentali di chi nemmeno si è mai recato a Calcutta per verificare.
d. La nazionalista indù non supporta le critiche sulle cure
Sulla vicenda è intervenuta anche la parlamentare indù Meenakshi Lekh, portavoce del Bharatiya Janata Party (BJP) e, in quanto profondamente nazionalista, non proprio “favorevole” all’opera di Madre Teresa.
Nel suo articolo critica proprio la missionarietà delle suore di Madre Teresa e la loro volontà di trasmettere una visione cristiana della vita.
Lekh tuttavia, pur essendo a conoscenza delle accuse di Hitchens, non conferma né riferisce alcuna inadeguatezza delle cure sanitarie ma, al contrario, constata esattamente l’opposto, parlando di “un lavoro encomiabile”: «Nessuno contesta il lavoro caritatevole di Madre Teresa, nessuno contesta che nella sua vita ha svolto un lavoro encomiabile in aiuto dei malati, anziani, orfani e delle famiglie, sono stata anche un’ammiratrice del suo lavoro. Ma non togliamole l’identità stessa: il suo lavoro era missionario, cioè qualcuno che portava il cristianesimo attraverso di esso»35Lekh M., Meenakshi Lekhi responds to Naveen Chawla’s comments on Moth, The Times of India 26/02/2015.
Se le accuse di precarietà delle norme igieniche fossero state vere certamente la nazionalista indù Meenakshi Lekh avrebbe avuto tutti i motivi per parlarne. Se non lo ha fatto è per un motivo: non era vero.
e. Il collega di Hitchens ammette miglioramento standard di cura
Assieme a Christoher Hitchens, il più feroce critico di Madre Teresa è stato Aroup Chatterjee, scrittore indiano naturalizzato britannico e amico-alleato di Hitchens.
Oltre ad aver ispirato il documentario Hell’s Angel contro Madre Teresa, scritto dallo stesso Hitchens, è stato anch’egli ascoltato nel 2003 dalle autorità cattoliche nel processo di beatificazione di Madre Teresa36Crawley W., Mother Teresa: the final verdict?, BBC 26/08/10.
Tuttavia nel 2016, cinque anni dopo la morte di Hitchens, Chatterjee ha ammesso che dalla fine degli anni ’90 le case gestite dalle Missionarie della Carità avevano notevolmente «migliorato lo status sanitario. Logopedisti e fisioterapisti sono stati regolarmente consultati per prendersi cura di pazienti con disabilità fisiche e mentali e i pazienti che necessitano di un intervento chirurgico e cure più complicate sono stati inviati agli ospedali vicini»37Chatterjee A., A critic’s lonely quest: Contesting Mother Teresa myth, New York Times 27/08/2016.
Che vi sia stato un graduale miglioramento della qualità delle cure è stato ammesso anche da Sunita Kumar, portavoce delle Missionarie della Carità, la quale ha spiegato che «anche al tempo della Madre venivano questi fisioterapisti, ma all’epoca non erano così tanti quelli disponibili». Inoltre, ha aggiunto la donna Kumar, diverse suore nel corso degli anni «hanno seguito una formazione per migliorare la loro preparazione medica e la manutenzione generale delle strutture è migliorata»38Chatterjee A., A critic’s lonely quest: Contesting Mother Teresa myth, New York Times 27/08/2016.
f. Il Vaticano e le accuse a Madre Teresa
Padre Peter Gumpel, funzionario presso la Congregazione per le Cause dei Santi, ha riferito di aver preso molto sul serio le accuse di questo tipo.
La Chiesa, durante il processo di beatificazione, ha perfino chiamato nel giugno 2001 il principale (e unico, perché gli altri si riferiscono sempre a lui) accusatore di Madre Teresa, Christopher Hitchens a rendere la sua deposizione presso l’arcidiocesi di Washington contro la santità della suora albanese39Crawley W., Mother Teresa: the final verdict?, BBC 26/08/10.
Padre Gumpel ha però osservato di aver riscontrato che «ogni volta che era necessaria una correzione, Madre Teresa e le Missionarie si sono mostrate vigili e aperte al cambiamento costruttivo e al miglioramento»40Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Quello che molti non capiscono, ha aggiunto il funzionario vaticano, «sono le condizioni disperate che Madre Teresa si trovava costantemente di fronte, e il suo carisma speciale era salvare coloro che non avevano alcuna possibilità di sopravvivenza e sarebbe altrimenti sono morti sulla strada»41Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Ha ritenuto, inoltre, «assolutamente falso» l’affermazione che lei avrebbe respinto o trascurato il servizio di assistenza medica per chi era ancora curabile o per le cure palliative dei malati terminali. «Attenzione alle storie aneddotiche che circolano da parte di persone scontente o che hanno un intento ideologico anti-cattolico»42Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Abbiamo già documentato che lo studio canadese si è basato esclusivamente sulle “storie aneddotiche” denunciate da padre Gumpel.
g. L’assistenza medica non era lo scopo di Madre Teresa
Un punto fondamentale da sottolineare è il fraintendimento sullo scopo per cui Madre Teresa ha avviato la sua opera a Calcutta.
Non ha mai inteso curare i malati “semplici”, per quelli c’erano già gli ospedali statali.
Ella intendeva vivere in povertà (“povera tra i poveri”) e dedicarsi ai morenti, agli agonizzanti, ai relitti umani abbandonati ai bordi delle strade, rifiutati dagli ospedali indiani per la casta a cui appartenevano, schiacciati dalla loro tragedia umana e in attesa della morte. Persone in fin di vita, rifiutate dai servizi di cura indiani. Intendeva dare immediato soccorso e consolazione a chi l’ospedale nemmeno lo avrebbe mai raggiunto.
Il gesuita James Martin, redattore di America e anch’egli testimone oculare e collaboratore delle Missionarie della Carità, è intervenuto sulla presunta inadeguatezza delle cure mediche prestate dalle suore di Madre Teresa di Calcutta precisando qual è lo scopo delle missionarie di Calcutta.
«L’assistenza sanitaria primaria», ha scritto infatti Martin, «non era lo scopo dell’ordine che Madre Teresa aveva fondato. Esistono centinaia di altri ordini medici cattolici che generosamente soddisfano questa necessità (le Medical Missionaries of Mary e le Figlie della Carità, per citarne solo due)»43Martin J., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
Piuttosto, ha proseguito il gesuita, «il carisma delle Missionarie della Carità (con il quale ho lavorato io stesso) intende fornire conforto ai moltissimi e poverissimi pazienti che altrimenti morirebbero in solitudine. Certo, sarebbe bello se tutti coloro che vivono nei paesi in via di sviluppo avessero accesso alle cure mediche moderne. E anche se gli ordini religiosi e altri operatori sanitari dedicati, religiosi e laici, lottano da decenni per questo, ancora non è possibile. Ma sicuramente questo non è colpa di Madre Teresa»44Martin J., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
Rivolgendosi ai critici di Madre Teresa, nessuno dei quali è noto per essere attivo nel campo del volontariato, James Martin ha osservato che «molte persone povere muoiono ancora in condizioni miserabili, trascurate e sole. Di fronte ai “più poveri dei poveri” ci sono due scelte: o far andare la lingua sui motivi per cui queste persone non dovrebbero esistere, oppure agire per fornire loro conforto e sollievo». I critici di Madre Tersa «scelgono la prima, mentre Madre Teresa, con tutti i suoi difetti, ha scelto la seconda»45Martin J., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
Sempre il gesuita americano, sull’Huffington Post ha pubblicato un interessante articolo46Martin J., Mother Teresa: One of the Greatest Saints Ever, Huffington Post 25/08/2010 in cui ha ricordato la sua esperienza come volontario a fianco delle Missionarie della Carità, raccontando come lui stesso aiutava i poveri nell’igiene personale e come distribuiva loro il cibo.
Sulla stessa scia è intervenuto anche il saggista e critico letterario Simon Leys (pseudonimo di Pierre Ryckmans), da non credente ha commentato al The New York Review le critiche a Madre Teresa.
Replicando a chi la accusa di essersi limitata a offrire la sua cura e il suo amore ai moribondi piuttosto che servizi efficienti e igienici, lo scrittore laico ha semplicemente finto di prendere per vera questa critica, scrivendo: «Quando sarò sul letto di morte, penso che preferirei avere una delle sue sorelle al mio fianco, piuttosto che un moderno assistente sociale. Anche Gesù ricevette sputi, ma non dai giornalisti, perché non ce n’erano ai suoi tempi. Ora è privilegio di Madre Teresa sperimentare questo particolare aggiornamento della difficile situazione del suo Maestro»47Leys S., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
Anche Antonio Menniti Ippolito, docente di Storia moderna presso l’Università degli studi di Cassino, scrivendo sull’enciclopedia Treccani, ha scritto un commento sullo scopo delle Missionarie di Madre Teresa:
«Le Missionarie della carità non hanno un progetto sociale, non si sostituiscono alle autorità pubbliche, ma tentano di svolgere attività che neppure queste riescono a sostenere. Da qui il loro operare in favore di chi si trovi in situazioni estreme: i moribondi, i malati cronici, gli abbandonati senza speranza. Le suore condividono lo stile di vita e la sofferenza di chi si trova nelle loro mani, distribuiscono amore più che cure specifiche, assicurano calore più che interventi mirati. Per questo hanno ricevuto critiche, in parte giustificabili, ma la loro attività di assistenza, in luoghi estremi di ogni continente, resta eccezionale. Di fatto, detta attività è l’espressione più alta della loro vocazione, anzi la finalizzazione di questa stessa. Il duro lavoro che svolgono è parte della loro attività di preghiera»48Ippolito Menniti A., Terèsa di Calcutta, santa, Enciclopedia Treccani.
Il giornalista ebreo (seppur laico) David Van Biema, autore della famosa inchiesta su Madre Teresa comparsa sul Time e intitolata “The Life and Works of a Modern Saint” (2010), ha replicato in maniera simile alle accuse a Madre Teresa:
«Alcuni hanno chiesto come mai lei non costruiva cliniche mediche moderne, nonostante ci fossero abbastanza soldi per farlo. Perché ha continuato con le sue consorelle a costruire hospice, come aveva sempre fatto? La risposta è che le cliniche mediche sono la ciliegina sulla torta, se possono vi aiuteranno. Operano un triage e lei era contraria al triage». L’accusa è «molto discutibile se si guarda a quanto cibo è arrivato grazie al suo ministero e a quanti farmaci anti-lebbra ha distribuito. Ha sempre detto: “Noi non siamo assistenti sociali” e credo sia questo ciò che che intendeva dire: se stai cercando di fare il maggior bene possibile, per il maggior numero possibile di persone, io non sono certo la tua santa. Ma quello che ha fatto è stato decisamente buono per le persone che erano in grandissima necessità. Ad un certo punto ha cessato di essere solo “della chiesa” ed è diventata “del mondo”, e in un modo strano. Ci saranno sempre persone che non amano gli aspetti di quello che stai facendo. Credo che se avesse continuato a fare l’incredibile bene che ha fatto a Calcutta probabilmente nessuno si sarebbe posto queste questioni»49Van Biema D., The Patron Saint of Baby Boomers, Bustedhalo 24/08/2010
Un breve commento sulle accuse è stato rilasciato anche da Sunita Kumar, amica di Madre Teresa per 36 anni, portavoce delle Missionarie della Carità e di religione sikh.
Alla domanda sulle cure e sull’utilizzo dei fondi, ha risposto: La Madre possedeva solo due sari. Ha vissuto una vita semplice e dormiva su un letto su cui non c’era nemmeno un ventilatore a soffitto. Se si giudica con gli standard di comfort degli ospedali a cinque stelle allora, ovviamente, lei non era all’altezza. Ma non era il suo scopo. Non ha mai avuto un conto personale e i fondi sono andati alle Missionarie della Carità per quanto ne sono a conoscenza»50Mitra D., “She Wouldn’t Have Been Perturbed”, Outlook.
Molto interessante su questo anche l’intervento dell’agnostico Gëzim Alpion, docente di Sociologia presso l’Università di Birmingham ed esperto della vita di Madre Teresa (a cui ha dedicato due libri, tra cui una monografia), nonché testimone oculare avendo visitato per anni le sue strutture d’accoglienza.
Ecco la risposta di Alpion ai critici di Madre Teresa:
«Non mi sorprende che Madre Teresa ha avuto la sua giusta quota di avversari. Sarebbe strano se chiunque avesse soltanto lodi per questa suora. Eroi “senza macchia” possiamo trovarli soltanto in Corea del Nord. Quello che trovo sconcertante nella critica al vetriolo contro Madre Teresa, è l’incapacità di notare ciò che è abbondantemente evidente. Come ogni ordine religioso, l’ordine di Madre Teresa -le Missionarie della Carità-, hanno il loro “carisma”, o ragion d’essere, che nel loro caso non è vivere in solitudine e nel comfort, o sviluppare scuole per bambini benestanti o offrire assistenza medica all’avanguardia. Madre Teresa ha spiegato molto chiaramente che lei e le sue sorelle si sarebbero prese in cura dei più poveri tra i poveri e che avrebbero dipeso esclusivamente dalla carità per la propria sopravvivenza51Alpion Gezim, Putting Mother Teresa under a microscope, Matters India 22/05/2016
Brian Kolodiejchuk, postulatore di Madre Teresa, ha spiegato a sua volta che Madre Teresa «non lavorava per sradicare le strutture della povertà. La sua preoccupazione era di portare soccorso immediato ed efficace alle persone che avevano bisogno di aiuto e riparo»52Kolodiejchuk B, Mother Teresa, soon to be a saint, may be the most important woman to the church in modern times, National Post 02/09/2016.
Un esempio di ciò è stato raccontato Shirin Bazleh, regista iraniano che si è recato a Calcutta nel 1996 per visitare l’opera di Madre Teresa. Un ennesimo testimone oculare.
Ecco come Bazleh ha raccontato di ciò che ha visto:
«Quello che ho visto personalmente è stato l’amore e la cura che viene data agli indigenti a prescindere dalla loro religione. Quando eravamo a Kalighat, abbiamo visto una donna che è stato portata dalla strada, era terribilmente malata e tremante, c’erano vermi che le uscivano dalle orecchie e insetti striscianti su tutto il viso. Dio solo sa cos’erano quelle creature aggrovigliate tra i capelli. Le sorelle l’hanno lavata, l’hanno pulita, le hanno tagliato i capelli e tolto gli insetti, le hanno rimosso i vermi dalle orecchie, l’hanno vestita e fatta curare da un medico. Le è stato quindi assegnato un letto pulito e le è stato dato da mangiare. Si è scoperto che era così debole a causa della malnutrizione, aveva perso i sensi in un vicolo ed era rimasta lì per giorni. Questi sono i tipi di lavoro che le Missionarie della Carità svolgono quotidianamente. Siete disposti a fare lo stesso? In caso contrario, non siete qualificati ad avere un parere negativo su di loro»53Bazleh S., Interviewing a saint, Iranian 09/1996.
Celeste Owen-Jones, articolista dell’Huffington Post e conoscitrice diretta dell’opera della Missionarie della Carità, ha anch’egli replicato alle critiche sottolineando il diverso obbiettivo delle Missionarie:
«La maggior parte delle persone di cui le sorelle si prendono cura sono fisicamente e mentalmente handicappate, o molto vecchie e molto malate. Vivono in luoghi del mondo in cui è abbastanza difficile sopravvivere anche quando si è giovani e in buona salute. Ho visto le sorelle fare tutto il possibile per rendere la vita di queste persone il meglio possibile e ho visto il loro cuore squarciarsi quando una bambina è morta una mattina a Cuzco. Sì, forse se quella bambina fosse andata in un ospedale costoso in America avrebbe vissuto più a lungo. Ma il fatto è che lei non poteva andare in quell’ospedale, e, in fin dei conti, ha avuto una vita di gran lunga migliore di quella che avrebbe avuto se le sorelle l’avessero lasciata nella spazzatura in cui l’hanno trovata»54Owen-Jones C., A Response To Mother Teresa’s Critics, Huffington Post 07/03/2013.
2.2 Risposta alle accuse sull’uso delle donazioni
Una critica ricevuta da Madre Teresa, legata a quella precedente, è il non aver utilizzato le ingenti donazioni ricevute per la sua opera.
Donazioni: le accuse mai verificate
L’ex collaboratrice Susan Shields, (ed ex-credente) ha sostenuto di aver prestato servizio negli hospice occidentali della congregazione. Oltre ad avanzare critiche generali al credo cattolico a cui aderiva, la donna ha affermato:
«La maggior parte delle donazioni rimaneva inutilizzata nei conti bancari. La Madre non chiedeva mai soldi, ma il flusso di donazioni era costante e massiccio. Dopo tutto, ci hanno insegnato a non prelevare nulla. Le donazioni non hanno avuto alcun effetto sulla nostra vita ascetica e molto poco effetto sulla vita dei poveri che cercavamo di aiutare. Abbiamo vissuto una vita semplice, senza cose superflue. Avevamo tre set di vestiti che abbiamo riparato fino a quando il materiale era troppo marcio. Abbiamo lavato a mano i nostri vestiti, le lenzuola e gli asciugamani del ricovero notturno per i senzatetto. La Madre era molto preoccupata del fatto che noi preservassimo il nostro spirito di povertà»55Shiedls S., Free Inquiry Magazine, 1998.
Anche gli autori dello studio canadese hanno rilanciato questa tesi: «Avevano un sacco di soldi», ha dichiarato Genevieve Chenard, «ma solo 5-7% è andato in beneficenza per i farmaci, e cose del genere. Madre Teresa avrebbe potuto costruire l’ospedale tecnologicamente più moderno dell’India in quel momento, ma riteneva la sofferenza una buona cosa»56Bhattacharyya A, I Don’t Think She Deserved The Nobel, Outlook 2013.
A quel punto l’intervistatore le ha fatto notare che la ricerca era basata su accuse già note e alla domanda se gli autori si erano mai recati a Calcutta per verificare personalmente tali voci, la risposta è stata: «No. Ma mi piacerebbe andare a Calcutta»57Bhattacharyya A, I Don’t Think She Deserved The Nobel, Outlook 2013.
Dunque Chenard, co-autrice dello studio apparso su Sciences Religieuses ha onestamente confermato che nessuno degli autori ha mai verificato personalmente queste notizie, basando di conseguenza le loro accuse sul “sentito dire”.
La stessa ammissione, come abbiamo già visto, è stata pronunciata nell’intervista rilasciata a William Doino (il quale ha concluso che gli autori «non hanno mai esaminato come le sue finanze sono state spese, né hanno parlato con qualcuno in Vaticano coinvolto con la sua causa di santità. I ricercatori, incredibilmente, non erano nemmeno mai stati a Calcutta, mentre, perlomeno Hitchens lo aveva fatto»)58Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
a. Il miglior ospedale dell’India fondato da Madre Teresa
Se l’ex volontaria Susan Shields si fosse recata in India, e se lo stesso avessero fatto i ricercatori canadesi, avrebbero facilmente scoperto di aver scritto enormi falsità.
Infatti l’ospedale privato più prestigioso di tutta l’India è stato fondato e fatto crescere proprio da Madre Teresa di Calcutta.
Si tratta dell’Antara Hospital, nella cui pagina web si legge: «Madre Teresa, il dottor Satrujit Das Gupta, il signor PM John, padre Andrew, il dottor RB Davis e alcuni altri si unirono e fondarono l’Antara Society, con l’obiettivo primario di fornire assistenza, trattamento e riabilitazione alle persone indigenti e molto povere che soffrivano di disturbi mentali, tra cui tossicodipendenza e alcolismo».
Le Missionarie della Carità curarono la crescita di questa clinica e avviarono progetti congiunti. Si legge infatti: «Mano nella mano con il team medico di Antara, le Missionarie della Carità si presero amorevolmente cura dei pazienti». Nel 1979 l’ospedale si ingrandì ulteriormente, ancora una volta grazie a Madre Teresa la quale «pose la prima pietra per il progetto ‘ANTARAGRAM’ il 4 maggio 1980».
In teoria non sarebbe nemmeno stato necessario recarsi in India per scoprirlo, la pagina Wikipedia dedicata al prestigioso ospedale è piuttosto chiara sul ruolo avuto da Madre Teresa nella sua fondazione e sviluppo.
Nel 2016 perfino il magazine inglese The Week ha realizzato un reportage59Banerjee R., A mental institute seeded and nurtured by Mother Teresa for poor, The Week 01/09/2016 sull’ospedale fondato da Madre Teresa, specificando che inizialmente si utilizzarono i terreni della Chiesa cattolica mentre poi si acquistarono altri spazi «con i risparmi delle Missionarie della Carità», collaborando con specialisti di medicina, come il dott. Vijay Jacob.
In più di un’occasione, la stessa Madre Teresa donò le auto di lusso che riceveva in donazione (soprattutto dopo aver vinto il premio Nobel) per venderle e continuare a finanziare la crescita dell’ospedale: «Eravamo motivati da nientemeno che Madre Teresa in persona»60Banerjee R., A mental institute seeded and nurtured by Mother Teresa for poor, The Week 01/09/2016, ha riferito PN John, allora direttore dell’ospedale delle Missionarie della Carità.
Oggi il reparto maschile dell’ospedale è intitolato a Madre Teresa ma è finanziariamente indipendente dalle Missionarie della Carità, include varie strutture, tra cui mensa, asilo nido e un campo sportivo ed è diventato il più grande ospedale psichiatrico privato in India61Banerjee R., A mental institute seeded and nurtured by Mother Teresa for poor, The Week 01/09/2016.
b. Centinaia di hospisce fondati dalle Missionarie della Carità
Il giornalista William Doino ha appurato inoltre che «le accuse di scorrettezza finanziaria sono infondate, la beata Teresa ha contribuito a raccogliere, e ha raccolto, enormi somme di denaro per i poveri e ha donato gran parte di questi fondi alla Santa Sede, che a sua volta li ha distribuiti agli ospedali cattolici e ad altre opere del genere»62Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Effettivamente si può avere un’idea di come siano state investite le donazioni ricevute se si pensa che al momento della morte di Madre Teresa, le Missionarie della Carità operavano in 610 missioni di 123 paesi del mondo, dove avevano fondato hospice per moribondi, case per le persone affette da HIV / AIDS, tubercolosi e lebbra, mense per i poveri, programmi di consulenza familiare e assistenza personali, orfanotrofi, scuole ecc.63Goldberg B., Lights out for Mother Teresa, www.bernardgoldberg.com.
2.3 Conclusione sull’accusa di cure inadeguate e l’uso di donazioni
Ci sono diversi tipi di risposte alle critiche a Madre Teresa di non aver offerto cure adeguate o non aver utilizzato le donazioni per i malati. Sintetizziamole per punti.
- Gli autori delle critiche più citate (quelle dello studio canadese) hanno ammesso di non aver mai verificato personalmente la verità di ciò che denunciano;
- I due principali autori critici (Hitchens e Chatterjee) erano animati da evidenti bias ideologici (il primo ateo militante e il secondo sovranista indiano);
- E’ sbagliato valutare gli standard di cura degli anni ’50 a Calcutta (India) con quelli attuali della medicina occidentale;
- Molteplici testimoni oculari, di varie fedi (nazionalisti indù, ebrei, cristiani, agnostici ecc.) hanno smentito le critiche, parlando di corretti e sufficienti standard di cure mediche;
- Uno dei principali critici (Chatterjee) ha ammesso il miglioramento progressivo delle qualità di cura;
- C’è un fraintendimento sul “carisma” delle Missionarie della Carità che non è quello del miglior servizio sanitario possibile;
- Le donazioni ricevute sono state usate per la costruzione e il sostegno del principale ospedale dell’India;
- Alla morte di Madre Teresa, le Missionarie della Carità avevano fondato oltre 600 missioni e case di cura in tutto il mondo, evidentemente usando i finanziamenti ricevuti;
Tutto ciò non toglie ovviamente che la qualità delle prestazioni sanitarie offerte da Madre Teresa di Calcutta avrebbe potuto probabilmente essere ancora più all’avanguardia, investendo più denaro di quanto sia stato fatto. Si può sempre lamentarsi del non aver mai fatto abbastanza.
Tuttavia a giudicare dall’enorme stima che il popolo indiano -in gran parte di fede religiosa diversa- le ha riservato e le riserva ancora oggi, evidentemente sta a significare che la sua opera ha prodotto tanto bene e superava già di gran lunga qualunque iniziativa di accoglienza assistenziale e sociale presente in India fino agli anni ’90.
Lo storico Menniti Ippolito ha evidenziato infatti che «in un recente autorevole sondaggio svoltosi in India», teso ad individuare l’indiano più illustre del XX secolo, «la cattolica albanese Madre Teresa ha prevalso su tutti. Questo in un paese particolare, orgoglioso della propria specificità e pure interessato da un risveglio hindu che sta provocando moti di intolleranza religiosa. Il modello semplice, coerente, sofferto, che Madre Teresa ha offerto al mondo ha un valore universale»64Ippolito Menniti A., Terèsa di Calcutta, santa, Enciclopedia Treccani.
Questa devozione da parte del popolo indiano verso Madre Teresa è testimoniato anche da due giornalisti indiani i quali si sono recati a Calcutta per trovare “voci critiche”, restando però sorpresi: «Nel tentativo di trovare conferme», alle critiche, sono «pervenuti a un gran numero di storie di persone che erano state “convertite”, non alla fede cristiana, ma da posizioni di estremo sospetto ad una sconfinata ammirazione per Madre Teresa. A differenza dei ricercatori canadesi, tutte queste persone erano entrate in contatto con la Madre»65Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
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3. MADRE TERESA SI CURAVA NEI MIGLIORI OSPEDALI?
Un’altra frequente accusa rivolta a Madre Teresa dai suoi critici è che, al contrario delle persone a cui prestava assistenza, lei si sarebbe curata nei migliori ospedali occidentali.
La religiosa albanese ebbe diversi problemi di salute: nel 1989 venne ricoverata la prima volta per un infarto e le fu applicato un pacemaker. Si ammalò poi di polmonite nel 1991, nel 1992 soffrì nuovamente di problemi cardiaci e l’anno successivo contrasse la malaria dai malati di Calcutta. Nell’aprile del 1996 si ruppe la clavicola e morì nel 1997.
Christopher Hitchens ha accusato Madre Teresa di essersi curata in ospedali di lusso durante le malattie. In varie occasioni, ha scritto Hitchens, «compariva nelle cliniche migliori e nei più costosi ospedali occidentali durante i suoi attacchi di cuore dovuti alla vecchiaia».
3.1 Risposta alle accuse di curarsi nei migliori ospedali
Questo tipo di accusa è particolarmente viscida e subdola se rivolta ad uno dei più alti esempi di dedizione agli ultimi nella storia dell’umanità, curiosamente sostenuta solo da intellettuali occidentali e non certo dalla popolazione di Calcutta che conobbe davvero la vita di Maria Teresa.
Bisogna comunque “abbassarsi” al livello degli accusatori, comprensibilmente offuscati da un vivo e inspiegabile rancore, e offrire alcune risposte.
a. Madre Teresa e l’avversione per gli ospedali di lusso
Quella di accusare Madre Teresa di Calcutta di essersi curata nei migliori ospedali occidentali è sconcertante per Sunita Kumar, una delle figure sociali più influenti di Calcutta, stretta collaboratrice di Madre Teresa per 36 anni, diventandole amica e confidente, nonché la portavoce delle Missionarie della Carità.
Oltre ad essere di religione non cristiana, ma induista (sikhista, per la precisione), Kumar è una dei 113 testimoni intervistati dalla Chiesa durante il processo di beatificazione di Madre Teresa.
La donna ha raccontato lo stupore di Madre Teresa dopo la vittoria del premio Nobel, quando le disse: «”Io non so il motivo per cui tutte queste persone mi stanno prestando attenzione. Io ho fatto questo sempre, perché adesso?”. In tutto quello che ha fatto è stata motivata dal suo amore per Cristo, quando divenne troppo malata voleva comunque visitare la Casa per i moribondi per pulire i bagni, come prima cosa. Quella era la sua umiltà. La sua unica parola era “dignità”. Diceva: “Non si perde nulla dando dignità e rispetto a qualcuno, non importa chi sia”»66Brown M., ‘Mother was my role model’, The Telegraph 26/09/2003.
«Era così forte la sua avversione per gli ospedali costosi», ha dichiarato l’ex commissario elettorale dell’India, Navin Chawla, «che cercò perfino di fuggire durante la notte. E’ completamente ingiusto»67Chopra R., Mother Teresa’s Indian followers lash out at study questioning her ‘saintliness’, Daily Mail 06/03/2013 accusarla di tutto questo.
Padre Leo Maasburg, sacerdote austriaco amico intimo di Madre Teresa, suo consigliere spirituale e autore di una sua biografia, ha testimoniato68Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013 che nonostante i suoi numerosi viaggi (intrapresi puramente per diffondere le sue attività caritative), Madre Teresa ha vissuto una vita estremamente modesta a Calcutta, e mai ha chiesto favori speciali o particolari cure per se stessa. Fatti confermati da altre persone a lei vicine, compresi i medici che l’hanno curata durante la sua ultima malattia.
b. Curata in ospedale contro la sua volontà
Quello che emerse dai racconti dei testimoni oculari e dai collaboratori di Madre Teresa è l’ostinazione della religiosa a non curarsi, questo portò le persone a lei vicine a costringerla a recarsi in ospedale. A volte approfittando dei casi in cui perdeva conoscenza.
Oltre alle testimonianze dirette, qui sotto, ciò trova conferma in un articolo del Los Angeles Times del 1989, in cui si legge: «Madre Teresa ha lasciato l’ospedale di Calcutta cinque settimane dopo aver subito un attacco di cuore, dirigendosi alla sede delle sue Missionarie della Carità, nonostante il parere contrario dei medici»69Mother Teresa Leaves India Hospital, Los Angeles Times, 15/10/1989.
La più stretta collaboratrice di Madre Teresa, nonché portavoce delle Missionarie, Sunita Kumar, ha raccontato di aver seguito da vicino Madre Teresa in tutte le fasi delle sue malattie a Calcutta, testimoniando che «alcuni medici vennero a visitarla da San Diego e da New York di loro spontanea volontà. Lei non aveva alcuna idea di chi veniva a visitarla ed è stato così difficile convincerla perfino di recarsi in ospedale»70Chopra R., Mother Teresa’s Indian followers lash out at study questioning her ‘saintliness’, Daily Mail 06/03/2013.
Quando si è ammalata, all’inizio degli anni Novanta, Kumar racconta che in molti hanno cercato di convincerla a rallentare il ritmo per non peggiorare la sua salute: «Ebbe il suo primo attacco di cuore a Roma, nel 1980, ma ha sempre rifiutato di cambiare il ritmo esigente della sua vita», ha raccontato la donna indiana.
«Lei non ci avrebbe mai ascoltato, abbiamo dovuto fare di tutto -anche mentire, se era necessario- per convincerla a curarsi. Non voleva che il suo lavoro si fermasse». E’ morta nella sua stanza presso la Casa Madre di Calcutta il 5 settembre del 1997, dando precise istruzioni di non essere portata in ospedale. «Ma, naturalmente, nessuno aveva intenzione di ascoltarla», ha spiega Kumar. «Abbiamo tenuto una bombola di ossigeno nel caso ci fosse un’emergenza, pronti a trascinarla in ospedale. Ma la morte è arrivata così in fretta»71Brown M., ‘Mother was my role model’, The Telegraph 26/09/2003.
Anche l’ex commissario elettorale dell’India e allora direttore del Dipartimento di Salute dello stato di Delhi, Navin Chawla, ha testimoniato72Chopra R., Mother Teresa’s Indian followers lash out at study questioning her ‘saintliness’, Daily Mail 06/03/2013 che era possibile ricoverare Madre Teresa soltanto quando perdeva i sensi, ad esempio in un’occasione in cui si trovò negli Stati Uniti.
In un altro articolo, Chawla ha raccontato un episodio significativo in cui fu testimone oculare:
«Nel 1994, Madre Teresa si ammalò a Delhi, quando venne a ricevere un premio. Sviluppò una febbre alta e una gastroenterite così, contro la sua volontà (“Io sarò a posto per domani”, mi disse), mi sono precipitato in un grande ospedale pubblico, dove è stata ricoverata per più di una settimana nel reparto di cardiologia. In quei giorni il centralino dell’ospedale è stato ingolfato di chiamate arrivate dalla residenza ufficiale del Presidente dell’India, dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla Casa Bianca, dal Vaticano e dalle cancellerie di tutta Europa. Vari ambasciatori e il primo ministro Narasimha Rao hanno offerto un trattamento in qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, seppur non avesse del tutto recuperato, a mio avviso, le sue consorelle l’hanno portata di nuovo nel loro hospice di Kolkata. Se» i suoi critici «avessero conosciuto la realtà dei suoi ricoveri, forse non sarebbero stati così poco caritatevoli»73Chawla N., The Mother Teresa her critics choose to ignore, The Hindu.
Il gesuita James Martin ha pubblicato una risposta diretta a coloro che avanzano questo genere di critiche, spiegando che chi circonda personalità così importanti difficilmente permette che non si curino al meglio:
«Chiunque abbia familiarità con gli ordini religiosi sarà consapevole del fatto che quando un superiore si ammala, il più delle volte è sollecitato dai membri della sua comunità di curarsi molto meglio di quanto avrebbe fatto se fosse lasciato solo. Furono i subordinati di Madre Teresa a costringerla a prendersi più cura di se stessa, forse anche contro la sua stessa volontà. Si tratta di un peccato contro la povertà, un’ipocrisia, o, più probabilmente, una dimostrazione del profondo affetto delle Missionarie della Carità per la loro fondatrice?»74Martin J., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
Una smentita secca e diretta di tali critiche è arrivata anche dal cardiologo Tarun Praharaj, che ha curato Madre Teresa quando fu ricoverata in ospedale nel 1993 e nel 1996: «Non fu lei a scegliere una clinica di fascia alta, è stata la decisione dei suoi medici»75Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
3.2 Conclusione sull’accusa di curarsi in ospedali di lusso
Come spiegato da questi autorevoli testimoni oculari, molte malattie che contrasse Madre Teresa furono dovute al suo instancabile e quotidiano lavoro in mezzo ai malati morenti, agli infetti che soccorreva e ai sofferenti dei sobborghi di Calcutta.
Inoltre, il ricorso a cure mediche di alto livello è stato scelto spesso controla sua stessa volontà.
Ma anche se davvero si fosse costantemente e per sua diretta volontà curata al meglio possibile, nei migliori ospedali del mondo, non ci sarebbe stata alcuna contraddizione o ipocrisia.
La sua opera, infatti, come abbiamo spiegato nel paragrafo dedicato, era rivolta non tanto ai “semplici” ammalati -come di fatto era lei-, i quali venivano già assistiti dagli ospedali statali, ma soprattutto ai moribondi, ai morenti, agli agonizzanti, alle persone in fin di vita scartate dalle strutture sanitarie, che venivano raccolti dalle Missionarie della carità ai bordi delle strade, dove si erano accasciati attendendo la morte.
Madre Teresa non era in tale condizione quando venne ricoverata per i suoi problemi cardiaci, lo era invece, evidentemente, negli ultimi giorni della sua vita. Ed infatti non morì in un lussuoso ospedale americano, ma, come è stato testimoniato, nella casa madre delle Missionarie della Carità di Calcutta, dove per decenni aveva offerto ai moribondi delle strade di Calcutta la possibilità di morire con dignità, assistiti, puliti e amati per quel che erano.
Infine, ancora una volta, anche fingendo che le accuse di essersi voluta curare al meglio fossero vere, è ciò che avrebbe probabilmente desiderato tutto il mondo e soprattutto tutti gli afflitti di cui si occupava quotidianamente. Se questo avesse garantito la sopravvivenza di Madre Teresa più a lungo, allora ben venga l’offrirgli le migliori cure possibile: ne avrebbero beneficiato tutti i malati curati direttamente da lei, e quelli seguiti dalle sue religiose mentre imitavano il suo incredibile carisma.
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4. MADRE TERESA AMAVA LA POVERTA’ PIU’ DEI POVERI?
Una nuova tipologia di accusa è più filosofica e si concentra sul concetto di “sofferenza” e “dolore” espresso da Madre Teresa in alcune
I critici sostengono che Madre Teresa si limitava a glorificare la sofferenza in quanto legame della vittima con Dio, senza far nulla per alleviare la situazione del sofferente.
In particolare Cristopher Hitchens ha disprezzato la suora albanese per la concezione della sofferenza espressa in questa frase: «C’è qualcosa di bello nel vedere i poveri accettare il loro destino e la sofferenza come fece Cristo durante la sua Passione. Il mondo ha da imparare un sacco dalla sofferenza».
Hitchens ha commentato: «Madre Teresa non era un’amica dei poveri. Era amica della povertà, ha detto che la sofferenza è un dono di Dio»76Hitchens C., The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice, Verso 1995.
Anche gli autori del già citato studio canadese hanno affermato che da quella famosa frase, Madre Teresa considerasse “bello” vedere i poveri soffrire e preferisse glorificare il dolore dei malati anziché alleviarlo.
4.1 Risposta alle accuse di amare la povertà più dei poveri
Hitchens e i suoi accoliti hanno davvero capito le parole e il pensiero di Madre Teresa?
Come giustamente ha osservato padre Leo Maasburg, consigliere spirituale di Madre Teresa, si tratta di «una torsione diabolica» delle convinzioni della suora albanese, che erano massimamente rivolte «ad aiutare i poveri e alleviare loro la sofferenza»77Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
a. La visione cattolica sulla sofferenza
E’ un enorme abbaglio quello di Hitchens, semplicemente perché non conoscono la visione cattolica della sofferenza salvifica, che nasce dalla passione del Cristo ed è insegnata da secoli dalla Chiesa cattolica.
Le parole di Madre Teresa infatti, sono coerenti con la lettera apostolica Salvifici doloris di Giovanni Paolo II, ed è un’interpretazione interamente e umanamente cattolica.
Scrive infatti Papa Wojtyla sulla sofferenza:
«Nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia. Frutto di una tale conversione non è solo il fatto che l’uomo scopre il senso salvifico della sofferenza, ma soprattutto che nella sofferenza diventa un uomo completamente nuovo. Allorché questo corpo è profondamente malato, totalmente inabile e l’uomo è quasi incapace di vivere e di agire, tanto più si mettono in evidenza l’interiore maturità e grandezza spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e normali».
E’ esattamente ciò che disse Madre Teresa, cioè che «il mondo ha da imparare un sacco dalla sofferenza».
Nella visione cristiana e cattolica la sofferenza non è una mera e ingiusta sfortuna, come pensa chi non ha il dono della fede. Può invece essere, per il malato ma anche per chi gli sta vicino, un’occasione di rinascita. Non una crudele sfortuna ma una possibilità di salvezza. Anche la sofferenza ha senso, per i cristiani.
Questo giustifica abbandonare il povero e il sofferente nella sua condizione? E’ sciocco solo pensarlo.
Ecco come lo stesso Giovanni Paolo II risponde a questa superficiale obiezione:
«Al Vangelo della sofferenza appartiene anche — ed in modo organico — la parabola del buon Samaritano. Essa indica quale debba essere il rapporto di ciascuno di noi verso il prossimo sofferente. Non ci è lecito “passare oltre” con indifferenza, ma dobbiamo “fermarci” accanto a lui. Buon Samaritano è ogni uomo, che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, qualunque essa sia. Quel fermarsi non significa curiosità, ma disponibilità», commuoversi «per la disgrazia del prossimo». Tuttavia, «il buon Samaritano della parabola di Cristo non si ferma alla sola commozione e compassione. Queste diventano per lui uno stimolo alle azioni che mirano a portare aiuto all’uomo ferito. Buon Samaritano è, dunque, in definitiva colui che porta aiuto nella sofferenza, di qualunque natura essa sia. Aiuto, in quanto possibile, efficace. In esso egli mette il suo cuore, ma non risparmia neanche i mezzi materiali».
Ancora una volta, l’insegnamento cattolico secondo cui nemmeno la sofferenza umana è motivo di disperazione, ma una prova che porta ad una possibile redenzione personale, è rivolto ad aiutare il sofferente a trovare il senso di quanto gli è accaduto, a sentirsi comunque amato da Dio. Non giustifica affatto il voler rimanere in tale situazione, ma stimola il sofferente ad abbracciare la sua croce e tirarsene fuori (secondo l’insegnamento evangelico: «prenda la sua croce e mi segua», Lc 9, 23).
b. Testimoni oculari dell’impegno di Madre Teresa contro la povertà
Andando oltre il chiarimento teologico della visione di Madre Teresa, perfettamente coincidente con l’insegnamento della Chiesa, osserviamo come i testimoni oculari dell’opera della suora descrivono l’enorme sforzo delle Missionarie della Carità nel combattere la povertà e l’indigenza delle persone che incontrano e incontravano.
Il regista iraniano Shirin Bazleh, agnostico ma affascinato da Madre Teresa tanto da essersi recato a Calcutta nel 1996 per visitare la sua opera, ha testimoniato:
«Penso che le persone che fanno queste dichiarazioni critiche probabilmente non sono mai state in uno di questi hospice. Quello che ho visto personalmente è stato l’amore e la cura che viene data agli indigenti a prescindere dalla loro religione. Io non credo che nessuno, sotto l’ombrello di una religione, sta facendo lo stesso altrove. Quando eravamo alla Casa di Kalighat abbiamo visto una donna che è stato portata dalla strade. Sembrava terribilmente malata e tremante, c’erano vermi che le uscivano dalle orecchie e insetti striscianti su tutto il viso. Dio solo sa cos’erano quelle creature in movimento aggrovigliate tra i capelli. Le sorelle l’hanno lavata, l’hanno pulita, le hanno tagliato i capelli e tolto gli insetti, le hanno rimosso i vermi dalle orecchie, l’hanno vestita e fatta curare da un medico. Le è stato quindi assegnato un letto pulito e le è stato dato da mangiare. Si è scoperto che era così debole a causa della malnutrizione, aveva perso i sensi in un vicolo ed era rimasta lì per giorni. Questi sono i tipi di lavoro che le Missionarie della Carità svolgono quotidianamente. Siete disposti a fare lo stesso? In caso contrario, non siete qualificati ad avere un parere negativo su di loro»78Bazleh S., Interviewing a saint, Iranian 09/1996.
Importante, ancora una volta, la testimonianza del già citato funzionario indù, Navin Chawla, molto vicino alla suora albanese. Ha raccontato come l’esempio della religiosa ha cambiato la sua concezione della povertà, stimolandolo all’impegno in prima persona per i poveri dell’India.
L’incontro con Madre Teresa lo ha stimolato a creare lui stesso iniziative per contrastare la sofferenza e la povertà (altro che accettazione della condizione!).
Ecco le parole di Navin Chawla:
Madre Teresa «è riuscita a trasformare me, che sono rimasto indù. Ha fatto di me una persona diversa. Ha creato un ponte tra me e la povertà. Mi ha spinto a mettermi in contatto con i poveri attorno a me. Ha dato un senso a questo collegamento con i poveri anche per la classe media. Non che nell’induismo manchi il senso di compassione. Ma mi ha insegnato a raccogliere un lebbroso da terra. Con l’esempio. Cos’ha spinto Navin Chawla, un burocrate che ha studiato nelle scuole giuste, a farsi carico di 18mila casi disperati nei lebbrosari di cui mi occupo? Madre Teresa è riuscita a toccare qualcosa in me. E lo ha fatto con altre centinaia di migliaia di persone. E come? Dando il buon esempio. Costruì un primo ospedale e fece così tanto per i poveri che in giro di non molto tempo la gente s’inchinava per toccarle i piedi, che è un gesto di rispetto, qui in India, verso le figure autorevoli. Dopo la sua morte, le missioni in India stanno crescendo, le sorelle dell’ordine sono sempre di più. I volontari non stanno diminuendo e nemmeno i finanziamenti»79Pizzati C., “Madre Teresa era già santa anche per noi indù”, La Stampa 14/03/2016.
Come si evince, in Madre Teresa non c’era alcuna “glorificazione della povertà”, ma amore concreto ai poveri tanto da prendersi cura costantemente di loro e toglierli dalla situazione in cui versavano, arrivando a toccare il cuore di persone di diversa estrazione culturale e religiosa, lontane dalla fede cristiana.
Nel 2000 l’ex commissario Chawla ha raccontato altri particolari interessanti sull’azione concrete delle religiose di Calcutta verso i poveri:
«Dieci anni fa ho diretto il Dipartimento di Salute dello stato di Delhi e ispezionai più volte un ospedale psichiatrico statale. I disabili mentali erano come detenuti di una prigione, due dozzine di uomini completamente nudi, accovacciati in un angolo della sala, i loro vestiti e le coperte erano strappati, i loro corpi non lavati da settimane. Più di ogni altra cosa mi ricordo la disperazione nei loro occhi. Quando visitai la casa di cura di Madre Teresa a Tengra, in cui venivano curati le persone con handicap mentale, ho notato che la costruzione era nuova, conteneva tre dormitori su ciascuno dei due piani. La qualità era quasi di lusso per il modo in cui tutto era stato organizzato: le camere erano luminose e ariose grazie ai ventilatori a soffitto, ogni letto aveva la sua zanzariera. La biancheria da letto colorata era tessuta dai malati di lebbra di Tirigarh. Non un chiodo sembrava fuori luogo e i volontari non erano retribuiti. Gli stessi pazienti sono stati incoraggiati a mantenere se stessi e il loro ambiente pulito, come parte necessaria della terapia. Mentre passavo mi aspettavo di incontrare rabbia o ostilità nei gruppi di pazienti, invece mi hanno accolto con caldi benvenuti. Quando arrivarono qui, due anni fa, non sapevano vestirsi, né mangiare correttamente, si rannicchiavano impauriti in un angolo. Ora sono autonomi nella maggior parte delle cose che fanno, addirittura lavorano nel centro artigianale».80Chawla N., Remembering Mother Teresa, Frontline The Hindu 16/09/2000
Curioso l’aneddoto raccontato dal giornalista del Telegraph, Tarun Ganguly: si trovava a Calcutta durante la metà degli anni ’80, era a bordo della sua auto quando è stato tamponato da un autocarro carico di scatoloni pieni di farmaci. «Mentre stavo rimproverando il conducente del veicolo», ha detto, «ho improvvisamente notato una vecchia e fragile donna seduta accanto a lui, era Madre Teresa»81Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013. Anche se colto alla sprovvista per alcuni secondi, Ganguly ha tuttavia preso il numero di targa decidendo di presentare una denuncia alla stazione di polizia di Park Street.
«Ma la polizia si è rifiutata», ricorda Ganguly. «Mi hanno detto: “Come possiamo? Dopo tutto, lei e la Madre”». Ganguly maturò un giudizio negativo verso la religiosa, fino a quando cambiò radicalmente idea alcuni anni dopo. «Una dei nostri vicini di casa, un’anziana donna musulmana, era stata abbandonata dalla sua famiglia. Era malata e sola e sentivamo il suo pianto tutte le notti. Ci sentivamo impotenti e non sapevamo cosa fare per aiutarla. Un giorno abbiamo sentito che Madre Teresa era venuta a prenderla. Abbiamo poi chiesto e saputo che era morta felice, amata e circondata da altre persone nella sua stessa situazione»82Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
Il magazine inglese Outlook India, nel tentativo di verificare le accuse rivolte da Madre Teresa, si è imbattuto in tantissime persone di fede indù che hanno incontrato la suora religiosa e hanno mutato i loro sospettosi convincimenti in aperta ammirazione.
Un esempio è l’ufficiale di polizia del Bengala, BD Sharma, che andò a visitare nella prima metà degli anni ’80 una casa di cura delle Missionarie della Carità per i pazienti ammalati di lebbra. Ecco il racconto del poliziotto:
«Io non era particolarmente ansioso di tale incontro perché consideravo Madre Teresa estremamente sopravvalutata, non apprezzando l’opera di uno straniero che lavora per l’India. Ma ho completamente cambiato la mia idea quando la vidi abbracciare i lebbrosi, i quali mai mi sarei sognato di toccare, per quanto mi vergogno ad ammetterlo. Passava le dita sopra le loro ferite aperte per lenirle e pulirle dal sangue incrostato. Questa è stata una dimostrazione di vera compassione che non può essere falsificata. Se questa donna non è santa, io non so chi lo possa essere»83Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
Altra testimonianza significativa è quella del leader del Partito Comunista indiano, Mohammed Salim, il quale seppur non d’accordo con l’ideale di Madre Teresa non ha potuto negare il suo impegno: «Non intendo affatto sminuire gli sforzi di Madre Teresa per contribuire a ridurre la sofferenza dei miserabili, ma l’elemosina non è la soluzione»84Mitra D. & Dinajpur D., The Saint & The Sceptic, Outlook 2013.
4.2 Conclusione sull’accusa di amare la povertà più dei poveri
Sembra davvero strano che persone colte e intelligenti possano pensare che l’insegnamento di Madre Teresa e della Chiesa cattolica sia quello di glorificare e amare la sofferenza più dei sofferenti.
E’ più probabile, a nostro avviso, che questi critici fingano di essere ingenui per disonestà intellettuale, permettendosi così di poter giocare sull’equivoco e riversare su Madre Teresa un’accusa insidiosa e viscida. Sanno bene, infatti, che per chiarire le cose occorre più fatica, spiegazioni ed impegno di quanto servano all’accusatore, a cui basta una citazione estrapolata di Madre Teresa e un’interpretazione volutamente errata delle sue parole.
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5. MADRE TERESA E LE DONAZIONI DA PERSONAGGI DISCUTIBILI?
In mezzo a migliaia di piccoli e grandi ammiratori di Madre Teresa, ci sono anche stati tre personaggi moralmente discutibili che hanno anche loro donato del denaro per le opere create dalle Missionarie della Carità.
Nel suo libro, Hitchens ha quindi accusato Madre Teresa anche di aver ricevuto questo tipo di donazioni, in particolare dal dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier nel 1981, dal finanziere corrotto Charles Keating e dal parlamentare britannico Robert Maxwell, accusato di irregolarità finanziarie.
5.1 Risposta alle accuse sui donatori di Madre Teresa
Rispetto a queste tre controverse donazioni ricevute ci sono altrettanti chiarimenti che vanno fatti.
a. Jean-Claude Duvalier e la donazione (di 1.000 dollari) a Madre Teresa
Per quanto riguarda il dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier, l’ex commissario elettorale dell’India, Navin Chawla, durante la ricerca per la sua biografia riguardante Madre Teresa, chiese direttamente alla religiosa il motivo per cui accettò le donazioni di questo oscuro personaggio.
«La sua risposta fu concisa», ha spiegato Chawla. «Lei mi disse: “Nella carità ognuno ha il diritto di dare“»85Chawla N., The Mother Teresa her critics choose to ignore, The Hindu.
Nel frattempo, Chawla indagò in che modo Duvalier fosse entrato in contatto con Madre Teresa, scoprendo che:
«Madre Teresa aveva creato una piccola missione a Port-au-Prince (Haiti), uno dei luoghi più disperatamente poveri del mondo. Il giorno dopo che Madre Teresa la visitò, la figlia di Duvalier si recò alla missione e donò 1.000 dollari. Non si trattava, come è stato riferito, di un milione di dollari. Ma la risposta di Madre Teresa sarebbe stata comunque la stessa: se questo dà pace al donatore, così sia»86Chawla N., The Mother Teresa her critics choose to ignore, The Hindu.
b. Charles Keating e la donazione a Madre Teresa
Relativamente a Charles Keating, avvocato e finanziere statunitense, al culmine del suo successo finanziario fece una donazione all’opera di Madre Teresa.
Soltanto successivamente, nel 1992, Keating venne processato e condannato dopo un pesante crack finanziario.
Durante lo svolgimento del processo, Madre Teresa scrisse al giudice Lance Ito: «Io non so nulla del lavoro di Charles Keating, della sua attività o delle questioni che sta trattando. So solo che è stato gentile e generoso con i poveri di Dio ed è stato pronto ad aiutarli ogni volta che c’era un bisogno. Ogni volta che qualcuno mi chiede di parlare con un giudice, dico sempre di pregare e guardare nel loro cuore e fare ciò che Gesù avrebbe fatto in quella circostanza. E questo è ciò che chiedo a voi, vostro Onore»87citata in Hitchens C., The Missionary Position, Verso 1995, p. 67.
In un articolo sul New York Times si legge che in ogni caso vi fu «un’impressionante diluvio di lettere a sostegno»88Billard M., The Executive Life; The 90’s Chain Gang, A la Mother Teresa, New York Times 10/05/1992 di Keating, da parte di varie illustri persone in tutto il mondo.
In ogni caso, come già detto, la donazione all’opera di Madre Teresa avvenne molto prima del processo che lo condannò.
c. Robert Maxwell e la donazione a Madre Teresa
Un’altra donazione controversa è quella dell’imprenditore britannico Robert Maxwell.
Ma anche in questo caso, essa avvenne quando l’uomo non era accusato di nulla, a parte uno stile di vita troppo sfarzoso.
Soltanto dopo la sua morte nel 1991, infatti, emersero le irregolarità finanziare sul suo conto, ovvero l’utilizzo di denaro dai fondi pensione delle sue società per salvare le sue aziende dal fallimento89voce Robert Maxwell su Wikipedia.
c. Perché un condannato non dovrebbe donare ai poveri?
Al di là dei singoli casi di donatori discutibili, che abbiamo appena affrontato, nell’accusa di Hitchens non regge proprio l’impostazione logica.
Perché mai un’opera caritatevole non dovrebbe impedire a un uomo cattivo e moralmente discutibile di donare denaro?
Sono le stesse critiche moraliste che i farisei rivolgevano a Gesù di Nazareth quando si lasciava ungere i piedi da una prostituta (Lc 7, 36-50), quando mangiava con pubblici peccatori (Mt 9, 10-13), quando visitava la casa del “criminale” Zaccheo (Lc 19, 1-10), quando salvava l’anima del ladrone crocifisso assieme a lui (Lc 23, 39-43).
Giustamente il biografo di Madre Teresa, l’ex commissario elettorale dell’India, Navin Chawla (di fede indù), ha osservato:
«Supponiamo pure che Madre Teresa abbia ricevuto donazioni senza identificare da chi venivano. Anche fosse, sarebbe una cosa così insignificante nell’oceano di Bene che quella Santa ha fatto. È vero, non guardava in faccia a nessuno. Se pensava che avresti potuto aiutarla, veniva da te, ti spiegava cosa faceva e aspettava che offrissi qualcosa. Non chiedeva mai. E diceva che non le importava chi fosse a offrire denaro. Non faceva differenza: lei vedeva solo i poveri». Tali accuse arrivarono anche quando Madre Teresa era ancora viva, la sua risposta era semplice: “Ogni individuo ha il diritto di dare in beneficenza”»90Pizzati C., “Madre Teresa era già santa anche per noi indù”, La Stampa 14/03/2016.
Anche Simon Leys, docente laico di Sinologia alla Australian National University, sul The New York Review of Books un breve e significativo commento:
«Madre Teresa ha accettato di tanto in tanto di ospitare truffatori, milionari e criminali? E’ difficile capire perché, da cristiana, avrebbe dovuto essere più esigente in questo senso del suo Maestro, le cui frequentazioni negative erano note e sconvolsero tutti gli Hitchens del suo tempo»91Leys S., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
L’agnostico Gëzim Alpion, docente di Sociologia presso l’Università di Birmingham ed esperto della vita di Madre Teresa, ha commentato a sua volta:
«Naturalmente ci sono stati alcuni individui ricchi e potenti che hanno cercato di usare Madre Teresa per i loro scopi, alcuni ancora lo fanno. Eppure, questa suora non ha mai offerto l’assoluzione in cambio di “favori”. Solo quelli che non fanno nulla o sono riluttanti a vedere questo, non riescono a capire che le personalità religiose dovrebbero essere mediatori attivi con chi detiene il potere, nella speranza che questo vada a vantaggio dei meno fortunati»92Alpion Gezim, Putting Mother Teresa under a microscope, Matters India 22/05/2016.
5.2 Conclusione sui donatori controversi
Sono tre tra centinaia di altre le donazioni criticate ricevute da Madre Teresa di Calcutta.
Abbiamo tuttavia evidenziato che in almeno due casi, Madre Teresa non poteva conoscere il discutibile profilo morale del donatore. Nel caso di Keating perché l’accusa e condanna per crack finanziario avvenne successivamente alla donazione, mentre nel caso di Maxwell, soltanto dopo la sua morte emersero gli illeciti finanziari che aveva commesso.
Per quanto riguarda la donazione da parte del dittatore haitiano Duvalier, si trattò di 1.000 dollari consegnati dalla figlia.
Alcuni hanno obiettato sostenendo che Madre Teresa avrebbe dovuto restituire la donazione nel momento in cui fosse venuta a conoscenza di aver ricevuto soldi “sporchi”.
Ci domandiamo come pensano che potesse farlo: inviando un assegno al giudice o al criminale? Togliendo quei soldi ai poveri di Calcutta o alle altre missioni a cui li aveva molto probabilmente destinati? Oltre a mancare di sano realismo, sorprende che i critici di Madre Teresa manchino di condannare moralmente anche Gesù Cristo che, scandalosamente, accolse i soldi “sporchi” del corrotto Zaccheo, quando quest’ultimo decise di donare «metà dei miei beni ai poveri» (Lc 19,1-10).
Come sottolineato, è l’impalcatura logica di tali accuse moraliste a non reggere: per quale ragione persone corrotte, cattive, moralmente indegne non potrebbero fare beneficienza ai poveri?
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6. MADRE TERESA, BATTESIMI SEGRETI E CONVERSIONI FORZATE?
I soliti critici accusano Madre Teresa e la Missionarie della Carità di aver battezzato in segreto i bambini orfani che trovavano, oltre ad aver usato la conversione come ricatto per aiutare i moribondi e le persone in fin di vita.
Christopher Hitchens, infatti, ha sostenuto:
«Nelle case per i moribondi, Madre Teresa ha insegnato alle sorelle come battezzare di nascosto coloro che stavano morendo. Le sorelle dovevano chiedere ad ogni persona in pericolo di morte se voleva un “biglietto per il paradiso.” Una risposta affermativa significava il consenso al battesimo. La sorella poi faceva finta di raffreddare la testa del paziente con un panno umido, mentre in realtà lo stava battezzando, dicendo sottovoce le parole necessarie. La segretezza era importante in modo che nessuno avrebbe saputo che le sorelle di Madre Teresa battezzavano indù e musulmani»93Hitchens C., The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice, Verso 1995.
Anche il leader dei fondamentalisti indù dell’ente paramilitare RSS, Mohan Madhukar Bhagawat, ha affermato: «E’ un’ottima cosa lavorare per una causa con intenzioni altruistiche. Ma il lavoro di Madre Teresa aveva un secondo fine, quello di convertire la persona che stava accudendo al cristianesimo»94Sharma R., Conversion was Mother Teresas real aim, RSS chief Mohan Bhagwat says, The Times of India, 25/02/2015.
La parlamentare e nazionalista indù Meenakshi Lekh, portavoce del Bharatiya Janata Party (BJP), pur ammirando l’opera di Madre Teresa ha detto qualcosa di simile criticando più in generale il concetto di “promozione del cristianesimo” insito in tutti i tipi di missionarietà cristiana:
«Una persona inviata in una missione religiosa è inviata per promuovere il cristianesimo in un paese straniero e svolge un lavoro religioso (come ad esempio convincere la gente ad unirsi a una religione o aiutare le persone che sono malate, povere, etc.). Madre Teresa stessa ha detto di essere una missionaria, l’organizzazione stessa dai fondata è chiamata “Missionarie della Carità”. Vorrei però meglio precisare: nessuno contesta il lavoro caritatevole di Madre Teresa, nessuno contesta che nella sua vita ha svolto un lavoro encomiabile in aiuto dei malati, anziani, orfani e delle famiglie, sono stata anche un’ammiratrice del suo lavoro. Ma non togliamole l’identità stessa: il suo lavoro era missionario, cioè qualcuno che portava il cristianesimo attraverso di esso. Non togliamo da quella nobile donna ciò che è stato il cuore della sua identità e del suo lavoro, la promozione del cristianesimo e ciò che è evidente nel nome della stessa organizzazione. Tuttavia, Madre Teresa ha avuto il coraggio della convinzione e l’onestà di intenti e non ha mai evitato le attività missionarie, a differenza delle organizzazioni che lo fanno sotto vesti ingannevoli»95Lekh M., Meenakshi Lekhi responds to Naveen Chawla’s comments on Moth, The Times of India 26/02/2015.
6.1 Risposta alle accuse di battesimi segreti e conversioni forzate
In molti hanno replicato a queste accuse dell’ateo (fondamentalista) Hitchens e dell’indù (fondamentalista) Madhukar Bhagawat. E’ particolare il fatto che quasi tutti i difensori di Madre Teresa sono di religione non cristiana.
Il primo ministro di Delhi, Arvind Kejriwal, ha replicato quasi immediatamente alle affermazioni di Madhukar Bhagawat, spiegando di aver lavorato a fianco di Madre Teresa per molto tempo, definendola un’«anima nobile»96Mother Teresa a noble soul: Kejriwal’s reaction to Mohan Bhagwat’s ‘conversion’ remarks, ZeeNews 24/02/2015. Ha quindi esortato i vertici del RSS a risparmiarle tali osservazioni. Kejriwal è di religione induista.
Anche il giornalista indiano e indù Rajeev Shukla ha preso le difese della suora religiosa dalle accuse di battesimi e conversioni forzate, sollevando addirittura la questione nel Parlamento indiano nel 201597Mother Teresa a noble soul: Kejriwal’s reaction to Mohan Bhagwat’s ‘conversion’ remarks, ZeeNews 24/02/2015.
La testimonianza più importante è stata, ancora una volta, quella di Navin Chawla, ex commissario elettorale indiano, amico di Madre Teresa e di fede convintamente induista: «Non esiste neanche una testimonianza che confermi queste invenzioni. Non aveva alcun bisogno di convertire», ha replicato. «Perché, per lei, il bambino povero abbandonato per strada era Gesù. Il lebbroso era Gesù. Il moribondo era Gesù. Non c’era alcun bisogno di convertire qualcuno che era già Dio»98Pizzati C., “Madre Teresa era già santa anche per noi indù”, La Stampa 14/03/2016.
In un’altra occasione, Navin Chawla ha aggiunto:
«Anche se fermamente e devotamente cattolica, tese la mano a persone di tutte le denominazioni, indipendentemente dalla loro fede o non fede. Non credeva che la conversione fosse il suo lavoro, quello era opera di Dio, diceva. Così, mentre sollevava il bambino abbandonato, mai ha tentato di convertirlo perché lo avrebbe probabilmente fatto adottare da una famiglia hindu. Per questo la gente di tutte le fedi era così entusiasta di questa suora cattolica. Nei miei 23 anni di stretta collaborazione con lei, mai una volta sussurrò che forse la sua religione era superiore alla mia, o che attraverso di essa si trovava su un percorso più vicino al Divino»99Chawla N., The Mother Teresa her critics choose to ignore, The Hindu.
Antonio Menniti Ippolito, docente di Storia moderna presso l’Università degli studi di Cassino, ha confermato gli elementi di cui ha parlato Chawla, scrivendo sull’enciclopedia Treccani:
«Le suore non convertono, non impongono modelli, non cercano di convincere. Gli assistiti che muoiono nelle loro case vengono destinati alle comunità religiose di appartenenza e in India, quando vi è un dubbio, i cadaveri vengono destinati alla cremazione secondo lo stile hindu. Neppure i bambini ospiti dello Shishu Bhavan di Calcutta, almeno quelli in condizione d’essere dati in adozione, vengono battezzati. Il modello di vita e di impegno offerto da Madre Teresa e dalle sue Missionarie della carità è tanto originale quanto straordinario: un vero modello di fratellanza, non ideologico, che si propone con l’esempio»100Ippolito Menniti A., Terèsa di Calcutta, santa, Enciclopedia Treccani.
Il sociologo agnostico Gëzim Alpion, docente presso l’Università di Birmingham ed esperto della vita di Madre Teresa, è anch’egli intervenuto in quanto testimone oculare del modus operandi delle Missionarie di Calcutta:
«Nella mia ricerca, scrivo cose che sono in grado di corroborare e faccio sempre riferimento a citazione da fonti affidabili. Ho visitato la sede delle Missionarie di Calcutta e la Casa dei moribondi a Kalighat. In tutte le case dell’Ordine, i centri e le mense in cui sono stato, in Asia, in Africa, in Europa e in Australia, ho visto le suore di Madre Teresa, i fratelli e i volontari, devotamente al servizio dei bisognosi. Da quello che io stesso ho osservato durante tali visite e dalle interviste che ho condotto ai membri dell’ordine e a coloro che beneficiano della loro assistenza, ho motivo di ritenere che l’aiuto era offerto senza precondizioni»101Alpion Gezim, Putting Mother Teresa under a microscope, Matters India 22/05/2016.
La scrittrice Kathryn Spink, biografa autorizzata di Madre Teresa di Calcutta e attivista per i diritti umani delle donne sudafricane, ha testimoniato che le persone ricoverate negli hospice di Madre Teresa «hanno ricevuto cure mediche dalle Missionarie della Carità e hanno avuto la possibilità di morire con dignità, secondo i riti della loro fede. Ai musulmani è stato letto il Corano, gli indù hanno ricevuto l’acqua del Gange e i cattolici hanno ricevuto l’estrema unzione. Hanno ricevuto una bella morte, le persone che hanno vissuto come animali sono morte come angeli, amate e volute»102Spink K., Mother Teresa: A Complete Authorized Biography, HarperCollins 1998, p. 55.
In quanto laico, lo scrittore Simon Leys, docente di Sinologia alla Australian National University, ha commentato ironicamente sull’inspiegabile significato sovrannaturale che gli atei attribuiscono al battesimo, pur teoricamente non credendo al suo effetto.
Ecco cosa ha scritto:
«Madre Teresa battezza in segreto i moribondi? L’atto materiale del battesimo consiste nel mettere alcune gocce di acqua sulla testa di una persona, mormorando una dozzina di semplici parole rituali. O si crede nell’effetto sovrannaturale di questo gesto, e allora si dovrebbe desiderarlo. Oppure non si crede in esso, e il gesto è un atto innocente, senza significato e innocuo, come scacciare una mosca con un gesto della mano. Se un cannibale ti si presenta davanti con amore e vorrebbe consegnarti un dente magico di coccodrillo come protezione perenne, lo scacci indignato e respingi l’offerta come primitiva e superstiziosa, oppure accetti in segno di gratitudine, ritenendo un segno generoso di sincera preoccupazione e affetto?»103Leys S., In Defense of Mother Teresa, The New York Review 19/09/1996.
Il regista iraniano agnostico Shirin Bazleh, recatosi a Calcutta nel 1996 per visitare l’opera di Madre Teresa, ha testimoniato:
«Io non sono una persona religiosa e trascorrere del tempo con Madre Teresa non ha cambiato le mie opinioni sulla religione in sé, ma ha aumentato il mio apprezzamento per coloro la cui fede è guida per portare più bene all’umanità. Se la religione e la fede aiutano a portare il meglio dalle persone, penso che siano una grande cosa. Non mi interessa ciò che la religione è e non credo che nemmeno Madre Teresa si preoccupa di questo. Lo vediamo nel suo lavoro: nel suo servizio e nelle sue azioni non favorisce una religione rispetto ad un’altra. Ha detto più volte che “io amo tutte le religioni, ma sono innamorata del cristianesimo”. La ammiro totalmente per quello che è e per quello che fa»104Bazleh S., Interviewing a saint, Iranian 09/1996.
Sunita Kumar, portavoce dell’organizzazione fondata da Madre Teresa e di fede non cristiana, ma sikh, ha replicato direttamente alle accuse dei nazionalisti indù:
«Sono male informati. Deve essere assolutamente chiaro che i tentativi di proselitismo non avvenivano quando c’era la Madre, né avvengono oggi. L’intero movente è quello di servire i poveri disinteressatamente, portare gioia e dignità nella loro vita. Non ho mai visto nulla di simile, un musulmano è trattato come un musulmano e un indù è trattato come un indù. Io stessa sono una sikh e questo non è mai stato di ostacolo al mio rapporto con le Missionarie della Carità»105Kumar S., in Mother Teresa never participated in conversion: Missionaries, DNA 24/02/2015.
Il vaticanista Henri Tincq ha commentato la falsità dell’accusa di conversioni forzate indicando il grande seguito di fedeli indù che sarebbe incompatibile con qualcuno che avesse imposto la fede cristiana:
«L’accusa di aver cercato di convertire al cristianesimo gli indù sofferenti è falsa, ancora utilizzata quotidianamente dai fondamentalisti indiani per perseguitare la minoranza cristiana in questo paese (il 3% della popolazione). La migliore risposta a questa accusa è il ricordo del funerale di stato decretato il 9 settembre 1997 dal governo indiano. Come inviato speciale per il funerale, mi ha colpito la presenza e l’omaggio di decine di migliaia di indiani (e indù) nella processione che ha seguito il feretro di Madre Teresa nelle strade della capitale del Bengala. Quasi venti anni dopo il giorno della sua canonizzazione, i membri e i funzionari del governo indiani ancora si recano in viaggio a Roma. Il 28 agosto, il primo ministro Narendra Modi del partito nazionalista indù, famoso per la poca tolleranza verso i cristiani, ha invitato il suo paese ad onorare la nuova santa con queste parole: “Madre Teresa ha dedicato tutta la sua vita al servizio dei poveri e degli svantaggiati in India. Quando a una persona viene dato il titolo di santo, è naturale che tutti gli indiani si sentono orgogliosi”»106Tincq H., Non, mère Teresa ne fut pas une «imposture»!, Slate 08/09/2016.
6.2 Conclusione sulle conversioni forzate
Il problema principale dei critici di Madre Teresa è che non sono mai stati testimoni oculari dei fatti.
Al contrario, chi ha avuto l’onore di star affianco a Madre Teresa ha testimoniato l’assenza di qualunque proselitismo e, tanto meno, di conversioni “segrete”, “forzate” o sotto “ricatto”.
Ovviamente, Madre Teresa era una consapevole testimone del cristianesimo, l’annuncio cristiano di salvezza è insito in coloro che scelgono di abbracciare il messaggio evangelico.
Ma la testimonianza cristiana, come hanno insegnato negli ultimi decenni Benedetto XVI e Francesco, non avviene tramite i discorsi o le “missioni di conversione”, ma con l’attrazione, attraverso le proprie opere e l’esempio di vita, felice e santa, che il cristiano porta nel mondo. Fin nei sobborghi di Calcutta.
Ma anche se davvero Madre Teresa avesse avuto come obbiettivo primario quello di convertire al cristianesimo più persone possibile, rimane più che valida l’osservazione che Gëzim Alpion, docente di Sociologia all’Università di Birmingham, ha rivolto ai suoi critici: «Se dovessi scegliere tra chi aiuta i poveri per precisi fini religiosi e chi limita il proprio contributo a favore dei “relitti” umani alla pubblicazione di qualche discutibile articolo o libretto, teso a svilire il lavoro di questi altruisti “assistenti sociali” religiosi, non avrei dubbi da che parte stare»107Alpion G., Madre Teresa, Roma 2008, pp. 110-115.
Per quanto riguarda infine i fantomatici “battesimi segreti” denunciati da Hitchens, non c’è alcuna prova, né conferma testimoniale (come sempre, d’altra parte). Solo il racconto partorito da un aggressivo ateo occidentale, per nulla imparziale. L’onere della dimostrazione è in carico a chi accusa. Oltretutto se erano azioni “segrete”, come avrebbe fatto Hitchens a venirne a conoscenza? Chi sarebbero le sue fonti? Silenzio.
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7. MADRE TERESA ERA ATEA? I DUBBI DELLA FEDE
In particolare durante il periodo della sua canonizzazione, molti articoli online hanno riportato alcune frasi scritte da Madre Teresa e raccolte nel libro di lettere private Come Be My Light (Doubleday 2009).
Tali lettere sono state conservate contro la sua stessa volontà da parte del suo direttore spirituale, padre Van Exem: «Se le lettere diventeranno pubbliche, la gente penserà più a me e meno a Gesù»108Madre Teresa, Lettera a Picachy 04/1959, in Come Be My Light, Doubleday 2009.
Si tratta di scambi epistolari che ebbe con i suoi direttori spirituali (padre Van Exem, il card. Picachy e padre Neuner) e con l’arcivescovo di Calcutta, mons Périer, per circa sessant’anni, e alcuni di essi hanno rivelato per la prima volta un rapporto complesso con la fede, sofferto e a volte dubbioso, nato proprio quando ha iniziato la sua attività a Calcutta.
Molti accusatori non hanno mancato di deriderla per queste difficoltà apprese nelle sue lettere (definendola “la santa atea”, “una vecchia signora confusa”, “la patrona degli scettici” ecc.), mentre i suoi detrattori ufficiali hanno rimarcato questo aspetto per darle dell’“impostora”, criticando la scelta della santificazione da parte della Chiesa cattolica.
Gli autori dello studio canadese hanno addirittura fornito una diagnosi psicologica a distanza, parlando di “instabilità psicologica”.
Gli haters di Madre Teresa hanno giocato quindi anche a fare i giudici della sua fede privata, pur hanno avendo la preparazione adeguata per dare giudizi teologici o misurare l’esperienza spirituale altrui. In ogni caso, anche tali accuse meritano una risposta.
7.1 Risposta alle accuse sui dubbi della fede di Madre Teresa
In moltissimi sono intervenuti a commento di questa “oscurità” vissuta da Madre Teresa, abbiamo scelto i commenti più significativi apparsi in questi anni.
a. Solo in poche lettere Madre Teresa parla dei dubbi della fede
Per prima cosa non bisognerebbe esagerare i dubbi di Madre Teresa, come se l’avessero trafitta per tutta la vita. Ci sono stati, ma non sono mai risultati predominanti nel suo ministero.
Lo ha precisato il giornalista ebreo (seppur laico) David Van Biema, a conclusione della sua famosa inchiesta sul Time, spiegando che le lettere di Madre Teresa che suggeriscono momenti di buio sono la minoranza, «il 3-4% delle lettere. Per la restante parte, gli scritti parlano di quanto sia triste essere descritti come eroi»109Van Biema D., The Patron Saint of Baby Boomers, Bustedhalo 24/08/2010.
Occorre anche precisare che i “lamenti” di Madre Teresa cessarono da un certo momento in poi, soprattutto dopo l’incontro nel 1961 con il reverendo e teologo Joseph Neuner.
Lo stesso padre Kolodiejchuk ha spiegato che nel 1958, Madre Teresa «ha chiesto un segno a Gesù se era soddisfatto del lavoro delle Missionarie della Carità. E in quel momento, l’oscurità venne sollevata»110Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
Proprio a padre Neuner confidò infatti di essersi accorta che quella che viveva era un’ulteriore prova datale da Dio, con uno scopo seppur misterioso: «Ho iniziato ad amare la mia oscurità, perché adesso credo che essa sia una parte, una piccolissima parte, dell’oscurità e della sofferenza in cui Gesù visse sulla Terra. Oggi sperimento una profonda gioia perché Gesù non può più passare attraverso l’agonia, ma vuole passare attraverso di essa, in me»111Lettera a Neuner, citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
Padre Neuner è intervenuto sul Time, commentando tutto questo: «E’ stata l’esperienza salvifica della sua vita, quando si rese conto che la notte del suo cuore era la “golden share” nella passione di Gesù»112Van Biema D., Mother Teresa’s Crisis of Faith, Time 23/08/2007.
In forza di tale convinzione, Madre Teresa arrivò infatti a rivolgersi a Gesù stesso: «Se questo Vi porta gloria, se le anime sono portate a Voi, con gioia accetto tutto fino alla fine della mia vita. Io sono disposta a soffrire per tutta l’eternità, se questo è necessario». E ancora: «Se vorrò che Dio mi santifichi, voglio essere santa dell’oscurità e chiederà al cielo di essere la luce per coloro che vivono nelle tenebre sulla terra»113citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
b. I dubbi della fede amplificano la santità di Madre Teresa
In secondo luogo, va detto che l’autore del libro da cui nascono queste derisioni/critiche sulla fede di Madre Teresa è padre Brian Kolodiejchuk, postulatore della causa di beatificazione di Madre Teresa.
Ovvero, colui che ha reso pubblici tali scritti non solo non ha rilevato problemi o contraddizioni, ma addirittura è stato il postulatore della sua beatificazione, incaricato proprio dalla Congregazione per i Santi di studiare tali documenti e ascoltare i testimoni.
Padre Kolodiejchuk ha visto nella religiosa albanese la dote della perseveranza, un atto spiritualmente eroico e ha espresso il suo parere sulla “prova di fede” toccata a Madre Teresa: «Era una personalità molto amata, molto forte. E una forte personalità ha bisogno di una forte purificazione» come antidoto all’orgoglio.
Egli cita a dimostrazione un commento scritto dalla suora nel 1960, dopo aver ricevuto un importante premio nelle Filippine: «Questo non significa niente per me, perché io non ho Lui»114citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
In un suo articolo su America, James Martin, ha osservato inoltre che la crisi di fede di Madre Teresa e la sua fedeltà, amplificano in qualche modo la sua santità:
«Madre Teresa ha lottato intensamente con la sua vita spirituale. Il suo ministero era basato su un incontro singolarmente intimo con Gesù che a poco a poco è svanito nel silenzio, è una notevole testimonianza di fedeltà del più grande genere. Niente più di questo mi lega a Madre Teresa, e ho scoperto che niente come ciò genera apprezzamento verso la sua santità quando racconto questa storia agli altri, sia in articoli che in omelie o durante i ritiri spirituali»115Martin J., Mother Teresa’s Centennial: One of the Greatest Saints Ever, America 25/10/2010.
Qualcosa di simile sulla relazione tra i dubbi di Madre Teresa e la sua santità è stato scritto anche dalla comunità spagnola di suore Siervas del Hogar de la Madre:
«La fede eroica e salda di Madre Teresa, la sua fedeltà, il coraggio e la gioia durante questo doloroso e prolungato periodo di prova, fanno risaltare ancor più la sua santità e costituiscono un esempio per tutti noi». E ancora: «Tutto questo ci porta ad una profonda ammirazione per la fede e per le opere di questa minuta religiosa, di questa santa che non sente, ma sa del profondo Amore di Dio, ed agisce come se lo sentisse, amando con tutto il suo cuore e facendo il bene dovunque passa, senza pensare neanche per un momento a se stessa»116Madre Teresa – La sua notte oscura, Focolare della Madre 19/12/2012.
c. I grandi santi della Chiesa hanno vissuto momenti di oscurità
Commentando il momento di crisi di Madre Teresa di Calcutta, padre Peter Gumpel della Congregazione per le Cause dei Santi, ha replicato alle sottolineature “teologiche” dei ricercatori dello studio canadese, dicendo: «Questi ricercatori non conoscono che i periodi di dubbio, e anche gravi prove di fede, hanno colpito alcuni dei più grandi santi della Chiesa, come san Giovanni della Croce, santa Teresa di Lisieux ecc., e che l’animo perseverante e il superamento di essi è considerato uno dei grandi segni di santità»117Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Altri santi che hanno sperimentato questa esperienza di prova, infatti, sono Giovanna Francesca Frémiot de Chantal e, ovviamente Teresa d’Avila. Madre Teresa è decisamente in “buona compagnia”.
Anche Papa Benedetto XVI (che non è santo) ha sperimentato qualcosa di simile: «Esperienze così forti no. Forse non sono abbastanza santo per finire in quell’oscurità. Però talvolta alle persone attorno a noi accadono cose che ci spingono a chiederci come il buon Dio possa permetterlo. In certe situazioni il rapporto con Dio diventa difficile: sono i momenti in cui mi chiedo perché c’è tanto male al mondo e come tutto questo male si possa conciliare con l’onnipotenza e la bontà del Signore»118citato in Seewald P., Ultime conversazioni, Garzanti 2016, p. 24.
Come non ricordare che è ciò che accadde perfino a Gesù stesso, quando sembrò mettere in dubbio la vicinanza del Padre (non certo la Sua esistenza!) poco prima di morire in croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46).
Si pensi a questo mentre si leggono alcune frasi di Madre Teresa: «Signore mio Dio, chi sono io perché Tu mi abbandoni? […]. Chiamo, mi aggrappo, amo però nessuno mi risponde, nessuno a cui afferrarmi, no, nessuno. Sola, dov’è la mia fede? Persino nel più profondo non c’è nulla, eccetto vuoto e oscurità, mio Dio». E ancora: «C’è tanta contraddizione nella mia anima: un profondo anelito verso Dio, così profondo da far male, e una sofferenza continua, e con essa la sensazione di non essere amata da Dio, di essere rifiutata, vuota, senza fede, senza amore, senza zelo»119citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
E’ cio che ha osservato anche Marina Ricci, vaticanista del Tg5, che si è recata più volte a Calcutta per raccontare il lavoro di Madre Teresa: «Da pochi anni sappiamo che anche lei fece a pugni con Dio. Nelle carte del processo di beatificazione c’è la narrazione della notte oscura, quando cercò di allontanare il calice. Accade a tutti. È accaduto anche a Gesù. La misericordia di Dio riesce a diradare le ombre, ma a condizione di amare anche quella oscurità. Solo così possiamo accorgersi dell’amore di Dio, questo ci insegna Madre Teresa»120Bobbio A., Marina Ricci: “Mio figlio Govindo è il dono che Madre Teresa mi ha fatto”, Famiglia Cristiana 06/09/2016.
d. L’oscurità di Madre Teresa non è un dubbio filosofico su Dio
Osserviamo anche che se si leggono tutti gli scritti di Madre Teresa si capisce che l’aridità spirituale vissuta in determinati periodi dalla religiosa in realtà è spesso stimolo per una più profonda ricerca e unione con Dio.
Lo si capisce in particolare da alcuni scritti, in particolare. Ecco le parole di Madre Teresa:
«Gesù, ascolta la mia preghiera, se ciò Ti è gradito. Se il mio dolore e la mia sofferenza, la mia oscurità e la mia separazione Ti danno una goccia di consolazione, fa’ di me quello che vuoi, per tutto il tempo che desideri. Sono tua. Imprimi nella mia anima e nella mia vita le sofferenze del Tuo Cuore. Non guardare i miei sentimenti, non guardare neanche il mio dolore»121citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
In un’altra lettera, scrisse: «Se la mia separazione da Te permette che altri si avvicinino a Te e Tu trovi gioia e diletto nel loro amore e compagnia, voglio di tutto cuore soffrire ciò che soffro, non solo adesso, ma per l’eternità, se fosse possibile»122citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
Da queste lettere è evidente che l’oscurità di fede di Madre Teresa non significa un dubbio filosofico o teologico dell’esistenza di Dio.
D’altra parte, come si è già detto, basta conoscere la vita dei santi più devoti per scorgere anche in loro l’esperienza della “notte oscura”, così definita da San Giovanni della Croce.
e. I dubbi di fede Madre Teresa e la conversione di atei e agnostici
Il reverendo James Martin, redattore della rivista dei gesuiti America, è anche autore del libro My Life with the Saints (Loyola Press 2007) in cui si è occupato dei “dubbi” di Madre Teresa.
Ha detto, infatti, che quello della suora albanese è anche «un ministero per le persone che hanno sperimentato qualche dubbio, qualche assenza di Dio nella loro vita. E sapete chi sono? Tutti. Atei, scettici, agnostici, credenti. Tutti»123Van Biema D., Mother Teresa’s Crisis of Faith, Time 23/08/2007.
La già citata vaticanista Marina Ricci, ha commentato così i dubbi della fede di Madre Teresa:
«Lei che aveva obbedito alla voce di Gesù che le chiedeva di essere povera tra i poveri, di abbracciare la miseria materiale, il disprezzo, l’abbandono e l’angoscia di chi non ha nulla, aveva stretto tra le braccia troppo forte quella Croce. E i segni di quell’abbraccio avevano passato il corpo fino ad arrivare all’anima, trasformandola in un orto del Getsemani e costringendola a urlare: “Dio, Padre, dove sei?”. Ebbene sì, aveva dubitato. E così facendo aveva ridato carne alla santità, riportandola vicina agli uomini fino a renderla un’occasione per tutti. Lei aveva tracciato la strada e dimostrato che anche il buio si può attraversare restando abbracciati alla Croce di Cristo»124Ricci M., in Tracce, 03/2016.
Questa inquietudine dell’animo non le impedì certo di continuare a testimoniare l’amore di Dio alle persone a lei vicine.
Ecco ad esempio cosa scrisse Madre Teresa alle sue consorelle:
«Mie care figlie, senza sofferenza il nostro lavoro sarebbe solo lavoro sociale, molto buono ed utile, ma non sarebbe l’opera di Gesù Cristo, non parteciperebbe alla redenzione. Gesù desiderava aiutarci condividendo la nostra vita, la nostra solitudine, la nostra agonia e morte. Tutto questo Egli lo prese su Se Stesso, e lo portò nella notte più scura. Solo essendo uno di noi ci poteva redimere. A noi è permesso fare lo stesso: tutta la desolazione dei poveri, non solo la loro povertà materiale ma anche la loro profonda miseria spirituale devono essere redente e dobbiamo condividerle. Quando vi risulti difficile, pregate così: “Voglio vivere in questo mondo che è lontano da Dio, che si è allontanato tanto dalla luce di Gesù, per aiutarLo, per caricare su di me una parte della Sua sofferenza”»125citata in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
Effettivamente Madre Teresa, pur vivendo in qualche periodo l’esperienza dell'”oscurità” della fede, ha comunque saputo convertire alla fede cristiana migliaia di persone, attraverso la sua umile testimonianza, fatta di opere più che di parole.
Un esempio tra i più famosi è quello del giornalista inglese Malcolm Muggeridge, agnostico dichiarato e nichilista, che ha incontrato la suora albanese dopo essere partito per Calcutta con una troupe cinematografica.
Ne è nata un’amicizia e un intenso scambio di lettere, in cui Madre Teresa ad esempio gli scrisse: «Il tuo desiderio di Dio è così profondo e tuttavia Egli mantiene se stesso lontano da te. Ma Lui sta forzando la Sua natura perché Egli ti ama così tanto e l’amore personale di Cristo per te è infinito, mentre la difficoltà che tu hai verso la Sua chiesa è finita. Supera il finito con l’infinito»126Madre Teresa, Lettera a Muggeridge, 1968 in Kolodiejchuk B., Sii la mia luce, Bur 2009.
Muggeridge si è convertito ufficialmente al cattolicesimo, diventando un apologeta cristiano. Poco dopo l’incontro con Madre Teresa ha pubblicato il libro Jesus Rediscovered, è stato regista del film Something Beautiful for God (pubblicando il libro omonimo nel 1971), dedicato alla suora albanese, musa ispiratrice della sua conversione.
Il giornalista ebreo (seppur laico) David Van Biema, a conclusione della sua famosa inchiesta sul Time, ha scritto che «Madre Teresa ha considerato l’assenza percepita di Dio nella sua vita come il suo più vergognoso segreto, ma alla fine ha imparato che poteva essere un favorevole dono alla sua vocazione. Se avesse saputo che le sue difficoltà avrebbero facilitato la vita spirituale di migliaia di compagni di fede, non ne avrebbe provato alcuna vergogna»127Van Biema D., The Patron Saint of Baby Boomers, Bustedhalo 24/08/2010.
7.2 Conclusione sui dubbi di fede di Madre Teresa
Nella prova di fede vissuta da Madre Teresa, a cui è stato chiesto da Dio un ulteriore percorso di purificazione, di mortificazione personale, vi è una contrapposizione all’esaltazione offertale del mondo. Della quale a lei non interessava nulla.
Una oscurità che la santa albanese ha saputo accettare e amare proprio intuendo la volontà di Dio e che, incredibilmente, ha aiutato molte persone a capire che la santità è alla portata degli uomini, nonostante i loro dubbi e incertezze. Inoltre, come abbiamo visto, il modo in cui Madre Teresa ha vissuto questa difficoltà, l’ha resa agli occhi dei moderni non segno di contraddizione ma motivo ancora più meritevole di stima e di lode.
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8. CRITICHE A MADRE TERESA, CONCLUSIONE
Abbiamo analizzato e risposto dettagliatamente tutte le principali accuse che sono state avanzate contro la santità di Madre Teresa di Calcutta.
Le uniche accuse che abbiamo ignorato (volontariamente) sono quelle a causa della sua posizione contro l’aborto e al divorzio, espresse perfino durante il discorso alla consegna del premio Nobel. Queste coraggiose posizioni di Madre Teresa sono chiaramente uno dei tanti meriti della fondatrice delle Missionarie della Carità.
I suoi detrattori principali non sono certo gli indù abitanti di Calcutta, estasiati dall’opera di Madre Teresa, ma uomini borghesi occidentali, che mai si sono distinti per particolari opere di sincera carità. In particolare Tre ricercatori canadesi che non si sono mai recati a Calcutta a verificare di persona e l’ateo fondamentalista britannico Christopher Hitchens, noto per aver trascorso gli ultimi vent’anni della sua vita a combattere contro chiunque credesse in Dio.
Celeste Owen-Jones, articolista dell’Huffington Post, ha ben rilevato questa contraddizione:
«Chi siamo noi, seduti nel nostro ufficio o nel comfort della nostra casa nel nostro comodo mondo, nascondendoci dietro a libri e computer, per criticare una donna che ha abbandonato tutto per trascorrere la sua vita portando attenzione ai dimenticati di questo mondo? Il giorno in cui qualcuno condurrà una vita simile a Madre Teresa e ancora vorrà criticare il modo in cui ha agito, solo allora meriterà rispetto per la sua opinione. Ma quel giorno non è ancora arrivato»128Owen-Jones C., A Response To Mother Teresa’s Critics, Huffington Post 07/03/2013.
Rimane il sospetto che i suoi detrattori siano stati molto più disturbati dall’immensa ammirazione del mondo verso una religiosa cattolica, con tutte le sue “scomode” idee etiche e morali, piuttosto che per il contenuto stesso delle critiche.
L’agnostico Gëzim Alpion, docente di Sociologia presso l’Università di Birmingham ed esperto della vita di Madre Teresa, ha infatti spiegato:
«Gli irriducibili critici di Madre Teresa, tra cui alcuni detrattori professionisti come Christopher Hitchens, Richard Dawkins e Germaine Greer, trovano l’ortodossia cattolica di Madre Teresa problematica, in quanto incompatibile con il loro ateismo altrettanto ortodosso. Madre Teresa credeva nella santità della dignità umana. Questo è un messaggio che pochissime persone nella seconda metà del XX secolo sono state in grado di inviare con sincerità, in modo convincente ed efficace come ha fatto Madre Teresa per quasi cinquanta anni al timone del suo ordine. I motivi principali per cui Madre Teresa è riuscita dove altri hanno fallito parzialmente o completamente è perché praticava con l’esempio personale quel che predicava»129Alpion Gezim, Putting Mother Teresa under a microscope, Matters India 22/05/2016.
Non c’è dubbio, tuttavia, che come qualunque essere umano, anche lei commise diversi errori (gran parte dei quali, probabilmente, nemmeno conosceremo mai) ma, come ben illustrato dal vaticanista esperto John L. Allen, «dichiarare qualcuno santo non significa che non ha mai commesso sbagli. Significa invece che, nonostante tutti gli errori o i limiti che possono aver segnato la sua vita, lui o lei ha cercato, per quanto possibile, di vivere una vita cristiana e fedele al Vangelo»130Allen J.L., Thoughts on the countdown to sainthood for Mother Teresa, Cruxnow 18/12/15.
La stessa Madre Teresa è sempre stata la prima a riconoscere le sue imperfezioni, come ha raccontato il suo consigliere spirituale, che ha citato anche un suo insegnamento: «Se qualcuno ti critica», diceva la religiosa albanese, «in primo luogo chiediti: è giusto? Se ha ragione, chiedi scusa e cambia, e il problema è risolto. Se lui non dice il giusto, chiarisci e correggilo, e se non dovesse servire accogli le ingiuste accuse con entrambe le mani e offrile a Gesù in unione con la sua sofferenza, perché lui stesso è stato calunniato da ogni parte»131Doino W., Mother Teresa and Her Critics, First Things 04/01/2013.
Abbiamo comunque ritenuto questo dossier necessario perché le accuse, seppur false, sono riuscite ad ingannare un certo numero di persone.
L’arcivescovo New York, Fulton Sheen, ha detto una volta: «Negli Stati Uniti ci sono un centinaio di persone che odiano la Chiesa cattolica, e ci sono milioni di persone che odiano ciò che erroneamente credono di sapere della Chiesa cattolica. Vorrei applicare questo commento a livello globale, e in particolare ai restanti critici di Madre Teresa».
Lo scrittore Francesco Agnoli ha cercato di capire i motivi di questo odio gratuito verso Madre Teresa, concludendo in maniera illuminante:
«Anzitutto, per odio, probabilmente, verso un simbolo contemporaneo della moralità. Lei dimostra che l’uomo è capace di sconfiggere ogni giorno il suo egoismo animale, i “geni egoisti”, è incarnazione vivente di quel famoso altruismo che manda in palla la sociobiologia materialista. In secondo luogo, la calunnia verso una religiosa molto famosa serve all’opera di screditamento di coloro che credono in generale, e contribuisce a rafforzare la tesi per cui gli atei sono sempre e immancabilmente migliori»132Agnoli F., Perché non possiamo essere atei, Piemme 2009, p. 240.
«Se la sua chiesa o la sua fede hanno avviato un processo di canonizzazione, allora io non sono nessuno per commentare ciò», ha dichiarato l’ex commissario elettorale indiano (di fede indù), Navin Chawla. «Per me e per milioni di altre persone era già una santa quando era in vita. E questo è tutto»133Chopra R., Mother Teresa’s Indian followers lash out at study questioning her ‘saintliness’, Daily Mail 06/03/2013.
E ancora, ha aggiunto: «Se ci fosse modo d’incontrare papa Francesco mi piacerebbe tanto stringergli la mano e dirgli: grazie d’avere dichiarato santa Madre Teresa! Ma gli direi anche che per tutti noi lo era già. L’eredità di Madre Teresa va oltre l’India. Appartiene al mondo. È un esempio universale»134Pizzati C., “Madre Teresa era già santa anche per noi indù”, La Stampa 14/03/2016.
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