A cosa serve la fede? Quale convenienza ad essere cristiani?

a cosa serve la fede

A cosa serve essere cristiani? A cosa serve la fede? Domande basilari alle quali moltissimi credenti non sapranno però rispondere. Ecco una semplice riflessione di Davide Perillo, tratta da un suo interessante libro.


di Davide Perillo*
giornalista e scrittore

tratto da La fede spiegata a mio figlio (Piemme 2007, pp. 57-60)

 

A cosa serve essere cristiani? Quale vantaggio ci dà?

Solo per “conquistarsi il posto in Paradiso”, come dicono alcuni? E’ dunque una fede ripiegata nell’Aldilà?

No. C’è una frase impressionante che Gesù dice nel Vangelo per rispondere a queste domande: «In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già nel presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna» (Mc 10,29-30).

Avevo già sentito questo passo molte volte, da bambino e da ragazzo.

Poi, un giorno, mi è capitato di sentirlo spiegare da don Luigi Giussani così:

«”Chi mi segue avrà la vita eterna”, e questo vi può non interessare. Ma “avrà il centuplo quaggiù” -cioè vivrà cento volto meglio l’affezione all’uomo o alla donna, al padre e alla madre, avrà cento volte più passione per lo studio, amore per il lavoro, gusto per la natura-, questo non può non interessarvi».

Ha ragione. Cento volte ragione. Una promessa così non può non interessare.

 

A cosa serve la fede? Solo per la vita eterna?

In fondo, è questo il vero guadagno della fede: la sua convenienza umana.

Non è solo la vita eterna: quella non sappiamo neanche cosa sia.

Ma è un’eternità, una pienezza che inizia già qui e ora.

Gesù dice questo: chi sta con me, vive in maniera più piena. Non deve censurare nulla. Gusta tutto di più. Cento volte di più. Il centuplo, appunto. Vincendo la morte, non solo promette a noi la vita eterna, ma ci dà un metodo per vivere sempre e tutto pienamente: la sua compagnia. «Io sono la via, la verità e la vita». Stai con me.

E’ una sfida. Ma se Cristo ha vinto la morte, è una sfida che fa a te ora.

 

Com’è possibile che il cristianesimo si sia diffuso all’improvviso?

Se Gesù è davvero Dio, allora tutto è possibile, anche la resurrezione. Ma è successo o no? Abbiamo buoni motivi per crederci? Possiamo fidarci di quei testimoni che dicono di sì, che è successo?

A queste domande non si può rispondere con dei ragionamenti, nemmeno solo studiando il Vangelo cercando di capire se gli apostoli erano tipi affidabili. Certo, da lì puoi tirare fuori indizi importantissimi. Per esempio, tutto quello che succede dopo la morte di Gesù sarebbe stato impossibile se Lui non fosse risorto.

Prova a immedesimarti nei Dodici, anzi negli undici (Giuda, che aveva tradito, non c’era più). Avevano incontrato quell’uomo senza paragoni. Avevano lasciato casa e famiglia per stare con Lui. Si erano convinti, un passo dopo l’altro, ragionevolmente, che quell’uomo era il Messia, cioè il salvatore che il loro popolo aspettava da secoli. Ma Lui muore. In quel modo, poi; come un criminale.

Una sconfitta totale. Drammatica. Tanto che loro si disperdono. Quello che era il più forte di tutti, poi, Pietro “la roccia”, addirittura lo aveva rinnegato tra volte in poche ore. Dovevano sentirsi avviliti. Come quei due che camminavano verso Emmaus “col volto triste” perché «speravamo che fosse lui a liberare Israele» (Lc 24,31).

Come fanno le stesse, identiche persone, pochi giorni dopo, a stupire tutta Gerusalemme con la loro predicazione, i miracoli, la capacità di parlare lingue diverse, la forza inspiegabile e affascinante di quell’amicizia che si vedeva a occhio nudo? Come fanno a conquistare i cuori a decine, centinaia e migliaia?

Com’è possibile che il cristianesimo si propaghi di colpo, come un’onda in piena, in Siria, Turchia, Grecia, e poi giù fino a Roma, il cuore dell’impero?

Sopratutto: come si spiega che quegli stessi uomini, sconfitti e umiliati, trovino la forza di dare la vita per quel “maestro” morto in croce. C’è poco da fare: si spiega solo se dopo la croce è successo qualcosa di straordinario. Di grande. Qualcosa che ha dato loro una forza impossibile, prima. La resurrezione.

Pensaci: senza resurrezione, il cristianesimo sarebbe anche storicamente inspiegabile.

 

Perché non serve il cristianesimo come insegnamento morale

Però, come dicevamo, questo non basta.

Non basta capire se gli apostoli erano testimoni affidabili. Perché l’annuncio che Dio si è fatto uomo, è morto ed risorto, da loro è passato ad altri, e poi ad altri ancora, e ancora, fino ad arrivare a te, ora.

C’è solo un metodo ragionevole per capire se ci si può fidare, lo stesso usato da chi ha incontrato Gesù o dai primi che si sono imbattuti negli apostoli: starci. Stare con loro. Passare con loro del tempo. Dedicare tempo ed energia a quell’annuncio. Prenderlo sul serio. Puoi rispondere solo tu, con la tua esperienza, se è ragionevole fidarsi.

Se Gesù non fosse risorto, del cristianesimo non starebbe in piedi nulla. Solo un insegnamento morale, magari più brillante di altri ma che, alla lunga, ci stuferebbe come gli altri.

Ed invece non bisogna inventare qualcosa, arrovellarsi, fare chissà che. Solo stare. Per capire. E’ esattamente il contrario di quello che molti fanno con la fede. Orecchiano qualcosa, afferrata senza prenderla sul serio, senza impegnarsi davvero con quanto viene detto. Magari la prendono anche per buona, ma senza farla diventare loro.

E prima o poi, annoiati, la abbandonano. Perché non è più interessante. Ma non può esserlo, senza quella verifica personale.

Se Gesù è risorto, vuol dire anzitutto una cosa: che è davvero il Signore della vita. Cioè colui che dà senso alla vita, che le regala pienezza.

Vuol dire che la morte non è la parola “fine”. Non è più vero che “tutto finisce”: c’è la speranza che le cose siano fatte per durare, sempre. Sopratutto, se è risorto vuol dire che anche Lui dura nella storia. Non solo il suo messaggio, ma Lui. La sua persona.

E se dura nella storia, possiamo incontrarlo anche noi, oggi. Possiamo stare con Lui. E sperimentare, già adesso, il gusto pieno dell’esistenza. Questo è possibile soltanto perché Lui c’è, qui e ora, nessuna filosofia o religione potrebbe riempire la vita di eternità.

Solo una Presenza, può farlo.

Autore

Davide Perillo

26 commenti a A cosa serve la fede? Quale convenienza ad essere cristiani?

  • Norberto ha detto:

    Non so se lo avete scritto apposta oggi, ma sono proprio le parole del Papa Francesco dell’angelus di oggi: “Questa è la logica che guida la missione di Gesù e la missione della Chiesa: andare in cerca, “pescare” gli uomini e le donne, non per fare proselitismo, ma per restituire a tutti la piena dignità e libertà, mediante il perdono dei peccati. Questo è l’essenziale del cristianesimo: diffondere l’amore rigenerante e gratuito di Dio, con atteggiamento di accoglienza e di misericordia verso tutti, perché ognuno possa incontrare la tenerezza di Dio e avere pienezza di vita”.

  • maria ha detto:

    Traspare chiaramente l’appartenenza di chi scrive a comunione e liberazione.

    • Boomers ha detto:

      Beh certo, Davide Perillo è direttore di Tracce…. 🙂

    • Sebastiano ha detto:

      Non si capisce se ritieni questo un merito o un marchio d’infamia o cos’altro.
      In genere, nel settore commenti, si commenta – appunto – l’articolo. Non l’appartenenza di chi scrive a questo o a quel movimento o associazione.

      • maria ha detto:

        Né merito né marchio di infamia. Solo costatazione di fatto. I ciellini ripetono tutti le stesse cose. Si riconoscono facilmente. Due o tre parole chiave (incontro, compagnia, obbedienza…)rigirate a piacere. In tutte le salse. Credo che il cristianesimo sia un fenomeno più complesso ed articolato di come lo racconta Giussani. Questo per commentare l’articolo. Se poi volessimo fare commenti su cl … Non e’ questo come giustamente dicevi tu il luogo. Un abbraccio.

        • Fabrizia ha detto:

          Non conosco personalmente nessun ciellino. Non ho mai letto Giussani. Se i ciellini ripetono sempre le stesse cose, e sono queste le cose che ripetono, posso solo dire che dicono le cose giuste. Se il cristianesimo è un fenomeno più complesso e articolato, mi sta benissimo: saranno tanti quelli che articoleranno e complicheranno e spiegheranno le complicazioni. Ciò non toglie che quello che dice l’articolo – ciellini o non ciellini – è verissimo.

          • maria ha detto:

            Ognuno e’ libero di scegliere ciò che ritiene essere vero. Se per lei ciò che e’ scritto e’ vero, ben venga. Un saluto.

            • Laura ha detto:

              Il cristianesimo in realtà è la cosa più semplice che esiste ed effettivamente è ben riassunto con le sole parole che hai citato: incontro, compagnia, obbedienza. Non a caso Don Giussani era amico personale di Benedetto XVI, che al posto delle suore in casa sua in Vaticano volle le laiche di CL vicine a don Giussani.

              • maria ha detto:

                Ripeto: Ognuno e’ libero di seguire ciò che gli appare vero. Come diceva Gesù: Dai frutti si vede l’albero. Ed i frutti di cl ( persone che ripetono a pappagallo le parole di Giussani, società condannate per peculato, e … Dulcis in fundo Antonio Socci), non mi sembrano dei migliori. Ma questo e’ un altro discorso ed esula dal tema.

                • Laura ha detto:

                  Ci sono frutti marci e frutti buoni, sarebbe ingiusto liquidare l’albero Gesù citando solo i frutti Giuda, il giovane ricco, il tradimento di Pietro ecc.

                  Dimentichi i frutti sani, molto più di quelli marci, come Avsi, il Banco Alimentare, la conversioni di miriadi di persone, la riproposizione del tema di ragione e fede, il Meeting di Rimini, il rapporto con gli ortodossi rinato dopo la nomina di padre Pezzi come arcivescovo di Mosca, mons. Luigi Negri, il cardinale Scola ecc. Dai frutti si vede l’albero e Benedetto XVI testimonia che CL è un dono alla Chiesa.

                  • maria ha detto:

                    Credo che parlare delle luci (?) ed ombre di cl sia fuori tema. Conviene terminare qui. Grazie Laura.

  • Andrea Facci ha detto:

    Bello, e potrei riassumerlo con: vivere il Vangelo per sperimentare se è vero. O anche: prima fare per sapere la verità. Ok, ma fino a quando? Se si è fatto e non si è scoperta o vissuta alcuna verità divina? “insisti ancora, riprova, dai tutto” dicono allora altri. E va bè, ma allora si arriva a pretendere tutto senza garantire niente, e non mi sembra una cosa buona e giusta…

    • Paolo Viti ha detto:

      La tua obiezione è valida. E’ una sfida! Molti hanno anche provato a coinvolgersi senza scoprire nulla. Anche Gesù diceva: “Vieni e vedi”. Il giovane ricco ci ha provato, ma se n’è andato triste. Giuda ci ha provato, ma se n’è andato e ha tradito. E’ il rischio affascinante del seguire Gesù, non c’è nulla di meccanico, serve tutta l’umanità nostra. Io credo che chi si coinvolge e se ne va deluso è perché in fondo non si è coinvolto davvero, senza riserve, ha continuato a usare la ragione in modo chiuso, non aperto.

      • Gneo Pompeo ha detto:

        La responsabilità è anche di chi lo “accoglie”

        • Paolo Viti ha detto:

          Responsabilità di cosa? Chi lo accoglie ha la responsabilità di rendere ragione di ciò in cui crede e ogni giorno sceglie di essere cristiano, seppur sia una cosa molto difficoltosa, perché sperimenta la totale convenienza umana, inimmaginabile per chi non ha fede, lo capisco.

        • Paolo Viti ha detto:

          Aggiungo anche: ci sono tanti non credenti amareggiati per non avere il dono della fede. Non c’è nessun credente amareggiato di non essere ateo. Questo fa riflettere…

      • Andrea facci ha detto:

        Grazie Paolo per la comprensione. Potrei anche aggiungere, o forse ripetere con altre parole: si tratterebbe di prodigarsi in un notevole impegno senza alcuna certezza di risultato, con il rischio che sia tutto vano. Da che cosa sarebbe giustificata questa logica che esige tutto e non garantisce nulla? Questo resta un audace rischio: il rischio cioè di lasciarci andare senza che sia possibile accertare in anticipo quale possa essere l’esito di simile impegno profuso. Per di più, accanto alle persone che dicono di aver incontrato Dio dopo essersi abbandonate a lui, ce ne sono altre che hanno dato e danno testimonianza che alle loro preghiere e suppliche al possibile Dio, al loro impegno per la religione, nessuno ha mai risposto né le ha mai confermate sul loro cammino con risposte univoche di alcun genere. Come essere motivati se, per esempio, una grande santa come madre Teresa di Calcutta, dopo una vita spesa per gli ultimi tra gli ultimi, nutriva ancora dubbi su Dio? O ai tanti altri che spendono la vita per gli altri, ma senza intravvedere nel volto altrui alcunché di divino ma solo una umanità sfortunata e bisognosa di aiuto? Grazie ancora…

        • Fabrizia ha detto:

          Caro Andrea, anche se fossi atea credo che penserei che la vita cristiana è la più bella da vivere. Solo le risposte del cristianesimo mi appagano totalmente e calmano la mia sete. Credo che possa abbondantemente bastare il normale buon senso e un normale amore per se stessi per diventare cristiani.

          • Vincent Vega ha detto:

            Dissento, il cristianesimo senza la Resurrezione è una casa costruita sulla sabbia, e noi saremmo degni di compatimento più di tutti.

            San Paolo è stato fin troppo chiaro

            ” Ora se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi , poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
            Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.
            Ora invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché , se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti.”

            Se la Resurrezione di Cristo, senza la vittoria sulla morte, il cristianesimo sarebbe solo una “passione inutile”, un inganno.

            • Vincent Vega ha detto:

              Se la Resurrezione di Cristo, senza la vittoria sulla morte, il cristianesimo sarebbe solo una “passione inutile”, un inganno.”

              Senza la Resurrezione di Cristo volevo scrivere.

        • Vincent Vega ha detto:

          Andrea Facci, se cerchi la Verità con sincerità avrei alcuni consigli da darti, ma devi essere disposto a vedere cose che non vorresti mai vedere, ora.
          Se vuoi contattami qui massimilianopaoloc@virgilio.it perché sono cose piuttosto delicate.

  • Andrea ha detto:

    In poche parole essere cristiani è semplicemente bello!
    Che dire… è verissimo!

  • Sophie ha detto:

    Io senza Gesù, non vivo. E’ l’unica dipendenza che ho. W cristo Re! 🙂

  • nicola ha detto:

    La discussione mi fa tornare in mente le parole di un mio vecchio professore di teologia: “Se un giorno qc. mai potesse dimostrarmi scientificamente il ritrovamento dei resti umani di Gesù di Nazareth, non crederei più!”.
    In positivo: noi crediamo nel Sepolcro Vuoto, di un Dio fatto tanto uomo e storia da poter essere confutato archeologicamente… Ma questo non è ancora avvenuto… E crediamo non possa mai avvenire…

  • giorgio baldrati ha detto:

    Fede e`rinuncia ai valori del secolo per la ricerca del
    regno di Dio e la sua giustizia. non si possono servire
    due padroni.