Scalfari ha scalfarizzato l’intervista a Papa Francesco

Scalfari e FrancescoOrmai è ufficiale: l’intervista realizzata da Eugenio Scalfari a Papa Francesco era un piccolo tarocco, tanto che la segreteria di Stato Vaticano l’ha rimossa dal proprio sito web. Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha spiegato benevolmente che il colloquio «non era stato rivisto parola per parola». Quindi l’intervista è «attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni. In questo senso è stato ritenuto più corretto lasciargli la sua natura giornalistica, con l’intervista pubblicata su Repubblica, e non il testo sul sito della Santa Sede».

Non certo una bella figura da parte di Scalfari davanti al mondo intero: avere la rara concessione di intervistare un Pontefice e non riportare le parole reali ma manipolare alcune formulazioni. Se questo è uno dei principali giornalisti italiani, rifletteranno all’estero, chissà gli altri.

Tuttavia dei dubbi erano già sorti nei mesi scorsi: d’altra parte Francesco nell’intervista si esprime come uno Scalfari qualsiasi, troppi particolari strani, qualche ricostruzione che strideva con testimonianze dirette, frasi che poco hanno a che fare con la comunicativa tipica di Bergoglio e racconti che sicuramente si è inventato di sana pianta il fondatore di “Repubblica”. Uno di questi, virgolettato da Scalfari, è stato scovato dal vaticanista Andrea Tornielli il giorno dopo che l’intervista è stata resa pubblica. Francesco avrebbe raccontato gli istanti dopo l’elezione a Pontefice: «Prima dell’accettazione chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza. La mia testa era completamente vuota e una grande ansia mi aveva invaso…». Peccato che non ci siano stanze accanto a quella con il balcone sulla piazza e, come hanno raccontato i cardinali elettori, Francesco non si è ritirato anche perché l’accettazione è immediata e verbale.

Più grave la scalfarizzazione in chiave relativista operata sulla tematica della coscienza, dove Francesco avrebbe affermato che «ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce». In questo caso Scalfari, come ha scritto Antonio Socci, ha confuso (volontariamente o no) il concetto di coscienza nel pensiero di Francesco equiparandola ad un’opinione personale su ciò che è Bene o Male. Un inno relativismo puro che, casualmente, è la stessa opinione che da anni il giornalista ripete nei suoi editoriali. Il pensiero di Francesco invece si rifà al Concilio Vaticano II, lui stesso ne aveva fatto riferimento nella sua lettera a Scalfari qualche mese prima, scrivendo: «la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire».

Il Concilio Vaticano II infatti parla proprio di una «legge scritta da Dio nell’intimo» dell’uomo, «una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve obbedire». Infatti poco più sotto lo stesso Pontefice chiariva eventuali equivoci: «Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”?».

Scalfari da qualche mese a questa parte ripete sempre che Francesco vuole «ripartire dal Concilio, aprire alla cultura moderna». E’ vero, proprio per questo quello che dice Francesco non è quello che lui ha capito e proprio per questo il card. Carlo Maria Martini, grande sostenitore del Concilio, non poteva stare “dalla parte di Repubblica”. Ad esempio perché il Concilio Vaticano II dice: «questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta». E ancora: «Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare».

La redazione

39 commenti a Scalfari ha scalfarizzato l’intervista a Papa Francesco

  • perplesso ha detto:

    A me Scalfari non sembra un pensatore particolarmente profondo, come poco profonde mi sono sembrate le cose di Palmario che ho letto sul Foglio. Tra i due estremismi, progressista e conservatore spiccano in maniera luminosa le parole moderate e, quindi, profonde, di Padre Lombardi. Ho la sensazione che questo Papa, così come il precedente, vada molto al di là dei suoi sostenitori e dei propri detrattori. In merito alle affermazioni sulla salvezza riportate in fondo, beh… Mi sembrano un rigurgito di sedicesimo secolo. Ho la netta sensazione che noi cattolici stupiremo a vedere quanti pentecostali ci avranno bagnato il naso sulla via della salvezza.

    • Panthom ha detto:

      Impossibile dire “noi cattolici” e rifiutare il Concilio Vaticano II per motivi di imbarazzo di fronte agli uomini.

      “Chi si vergogna di me e delle mie parole (dunque della Chiesa), anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui” (Mc 8:38)
      Chi è il troglodita che rigurgita? Un certo Gesù Cristo…un altro a cui perplesso e i pentecostali brasiliani gli hanno bagnato il naso.

      • perplesso ha detto:

        Certo, ma dietro a quel suo “dunque della chiesa” si nasconde un universo molto complesso. Non le chiedo certo di cambiare le sue personali convinzioni su ciò che la chiesa esprime come magistero infallibile e divino e su ciò che invece è espressione umanissima dei suoi membri. Ma non confondiamo troppo le parole di Cristo con i desideri degli uomini. Dal 1500 in poi qualche progresso c’è stato. Le ricordo che perfino le condanne (sia anatema!) alla dottrina luterana della salvezza di cinque secoli fa sono state ampiamente storicizzate dai più recenti accordi tra cattolici e luterani. E in generale è vero che la carità senza la verità vale poco, ma ho dei dubbi che in assenza di carità possa attecchire la verità. E ritenere che qualche centinaio di milioni di cristiani sia destinato alla dannazione solo perché non è in comunione con Roma mi pare cozzare contro la carità.

        • Panthom ha detto:

          Mi fa piacere che finalmente ti sei rivelato, giustamente tu non sei cattolico (non riconosci la Chiesa come hai affermato) e quindi non riconosci il Concilio Vaticano II e il Catechismo cattolico.

          Non essendo cattolico vivi di pregiudizi non conoscendo cosa dice la Chiesa rispetto ai non cattolici e cioè che Dio salva sempre la buona fede, se c’è la buona fede e la rettitudine di vita, con l’aiuto della grazia di Dio, ci si può salvare. Protestanti o evangelici che si sia. Dice anche il Catechismo (che tu non hai mai letto non essendo cattolico): “Il disegno della salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in primo luogo i musulmani, i quali, professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale”: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p123a9p3_it.htm

          Allo stesso tempo la Chiesa non dice che basta sentirsi cattolici per essere salvati. Se la fede non è seguita dalle opere non serve a nulla dichiararsi cattolici e sperare nella salvezza.

          Infine, da uomo di mondo parli di progresso mondano, come se alla Chiesa importasse qualcosa (leggere l’omelia di Francesco di ieri contro il progresso!). Come puoi non essere perplesso con tanta confusione e pregiudizio?

          • perplesso ha detto:

            Oh, amabile Phantom, è un vero piacere trovare qualcuno che pretende di sapere più di me della mia cattolicità e che pure la giudica. La sua deve essere ben salda se non teme di essere giudicato dall’Altissimo con lo stesso metro con cui giudica il suo prossimo. Che invidia!
            Detto ciò stia tranquillo avevo letto la Nostra Aetate in cui si dicono le stesse cose. Comunque, prego, rilegga bene le ultime parole dell’articolo che stiamo commentando e avrà contezza del fatto che io stavo ragionando di altro.
            Detto ciò mi congedo con le parole del beato Newman «se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza, poi al Papa».

            • Panthom ha detto:

              Caro Perplesso, al di là delle tue battute ribadisco che chi rifiuta il Concilio Vaticano II, che è magistero della Chiesa, non può essere pienamente cattolico, come d’altra parte ha sempre detto il compianto card. Martini.

              Non conoscere il Catechismo cattolico è un altro sinonimo di mancanza di famigliarità con il cattolicesimo, confermato dalla tua confusione e non conoscenza su cosa dice la Chiesa circa la salvezza dei non cristiani o diversamente cristiani.

              Questi dati dimostrano che non sei coscientemente cattolico anche se ti senti tale e la tua critica alla Chiesa è basata da un pregiudizio e da una lontananza da essa. Il giudizio è il sale del cristianesimo, io ti ho fatto notare che tra quanto dici e quanto dici di essere c’è una contraddizione evidente…se ti infastidiscono i giudizi evita di rivelarti come cattolico e annunciati come protestante, in quel caso nessuno rintraccerà contraddizioni.

              • perplesso ha detto:

                Phantom, vedo che continua a non cogliere il nocciolo della questione. D’altronde la prende da una angolatura tale che pare più interessato a elucubrare sui suoi interlocutori che sulle questioni in oggetto. Se ciò la rassicura non può che proseguire su questa strada, perché è probabilmente ciò che cerca. Cordialità.

                • Panthom ha detto:

                  In due commenti mi hai chiarito che ho equivocato ma non spieghi dove stia l’equivoco, puoi entrare nel merito (dammi pure del tu!)?

              • a-theòs=a-éthos ha detto:

                Falso. Non ogni atto magisteriale ha la stessa importanza, né tanto meno ogni atto magisteriale è infallibile. In linea generale valgono per i Concili le stesse regole che valgono per il magistero “ex cathedra” esercitato dal pontefice (regole esplicitamente definite dal Concilio Vaticano I). Gli atti di un Concilio, previa approvazione pontificia, sono infallibili quando ciò venga esplicitamente voluto e dichiarato tramite inequivocabili formule. Il CVII, nelle persone dei due pontefici che l’hanno condotto, ha esplicitamente affermato proprio l’intenzione opposta, ossia quella di non occuparsi di definizioni dogmatiche infallibili, ma solo di pastorale.

                Se non ci fossero queste distinzione in ultima analisi si arriverebbe all’assurdo hegeliano (panlogismo) del Magistero attuale con poteri del tutto autoreferenziali.

                • Panthom ha detto:

                  Sorprendentemente usi gli stessi argomenti dei progressisti.

                  Benedetto XVI nella “Caritas in Veritate” ha chiarito che il Vaticano II va visto nella continuità del Vaticani I (infallibile), un “unico insegnamento, coerente e nello stesso tempo sempre nuovo”. http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-in-veritate_it.html

                  Lo spiega benissimo Introvigne, quando dice che “non si può essere cattolici accettando solo i rarissimi pronunciamenti infallibili dei Pontefici: per stare nella Chiesa occorre camminare con i Papi e farsi guidare dal loro Magistero quotidiano. Fuori di questo cammino stretto c’è la strada larga che porta allo scisma”. http://www.aleteia.org/it/religione/articolo/rifiutare-il-magistero-ordinario-di-un-papa-conduce-allo-scisma-4799002

                  Altrimenti si è cattolici-fai-da-te, dunque protestantesimo.

                  • a-theòs=a-éthos ha detto:

                    Caro Panthom, si tratta di una banalissima questione logica: se l’obbligo che mi lega ai pronunciamenti magisteriali non cambia in alcun caso (ossia non dipende dalla specie del pronunciamento), a che diamine serve la distinzione tra pronunciamenti infallibili e non infallibili?

                    Detto altrimenti, perché mai un pronunciamento non-infallibile (= fallibile) dovrebbe obbligarmi ad un assenso necessario e assoluto come nel caso in cui sia invece infallibile?

                    Le definizioni intorno all’infallibilità papale fatte dal Concilio Vaticano I, sarebbero state del tutto inutili? E dunque proposte da persone prive di intelletto?

                    Detto a scanso di altri banali equivoci: so bene che l’infallibile non coincide con il Magistero Straordinario, perché anche il Magistero Ordinario e Universale è infallibile. Ma ci può essere anche Magistero Ordinario non universale…

                    E’ poi veramente banalissima (ed evidentemente ripetuta a pappagallo) la tua accusa di avere affermato una posizione identica a quella progressista, perché si tratta esattamente del contrario. Colui che, contro il principio di non contraddizione, afferma che non c’è distinzione d’obbligo in relazione alla specie dei pronunciamenti, è modernista, poiché impone l’ideologia non solo contro la Tradizione dottrinale di sempre (che subordina il Magistero attuale, e persino la S. Scrittura, alla Tradizione), ma contro la ragione (cosa che non può mai avvenire per un vero cattolico, ben consapevole che la grazia non annulla ma innalza la natura).

                    • a-theòs=a-éthos ha detto:

                      Aggiungo che non mi interessa qui entrare nel merito della discussione sulla presenza o meno di errori dottrinali nel Concilio Vat. II. Sto solo precisando un’imprescindibile questione metodologica: l’infallibilità straordinaria di un Concilio deve essere esplicitamente voluta, dichiarata e dimostrata attraverso l’uso di precise formule. In nessun caso può essere data per buona quando vi siano esplicite dichiarazioni contrarie.

                      E ciò è dimostrato dalla stessa posizione di papa Benedetto XVI, che in sintesi equivale ad affermare che il CVII è conforme alla Tradizione di sempre, proprio perché non ha affermato verità “nuove”, cioè nuovi dogmi, ma si è limitato a ribadire dottrine coerenti con le precedenti.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto:

                      Questa è un prospettazione veramente molto limpida della questione metodologica, cui mi riferivo: Valore “magisteriale” del Concilio Ecumenico Vaticano II.

                    • Panthom ha detto:

                      La questione è ben più complessa di un interruttore “fallibile” “non fallibile”.

                      E’ proprio la logica che non ti dà ragione: sono rarissime le occasioni in cui il Pontefice si pronuncia in modo infallibile e se fosse come dici tu su tutto il resto ogni cattolico potrebbe pensarla a suo modo.

                      Invece no, tra i criteri di infallibilità c’è anche la continuità, esattamente com’è il Vaticano I con il Vaticano II. Rifiutare il Vaticano II perché mette in imbarazzo (vedi Nullapercaso), dunque andando contro il Papa attuale e tutta la Chiesa, non è per nulla un comportamento cattolico ed è triste che tu, sempre attento in queste cose, lo difenda.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto:

                      Quello che è triste è che tu non ascolti ciò che ti viene detto, viene persino il dubbio che tu abbia letto quello che ho scritto (compreso il link ad un articolo di un indiscusso teologo, un teologo vero…). E naturalmente non rispondi alle obiezioni: che senso ha parlare di infallibilità (evidentemente in riferimento a ciò che infallibile non è), se poi l’obbligo è invariabilmente identico a quello dovuto alle verità de fide? Ma forse non sai cosa è il Magistero Ordinario Universale e dunque non ti è chiara la larga estensione che hanno le verità di fede (ovviamente non limitate alle definizioni dogmatiche del Magistero Straordinario).

                      Se c’è qualcuno che banalizza e semplifica in modo ingenuo, cioè senza cognizione di causa, quello sei tu. Cerca di renderti indipendente dagli schemini che qualcun altro ha precotto e che tu ti limiti a riscaldare nel microonde, senza essere in grado di assimilare criticamente.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto:

                      Inoltre, lo ripeto visto che tu non poni attenzione alle parole di coloro con cui discuti, il mio discorso è completamente indipendente dalla discussione di merito intorno ai contenuti del CVII. E lo è proprio perché io non sono un teologo che abbia approfondito uno studio sistematico dei testi conciliari. Ma so con certezza, perché lo dice la logica più elementare, che tali testi non contengono dottrine infallibili, se non quando ripetono cose già de fide (siano esse tali perché definite in modo straordinario o perché appartenenti dal deposito del Magistero Ordinario Universale).

                    • Kosmo ha detto:

                      Posso chiederti una cosa?
                      Perchè (quando ne hai tempo) non fai una sorta di “compendio semplificato” per chi non vuole/non può/non ha la capacità di leggersi/capire/comprendere tutte le finezze teologiche/dottrinali, in riferimento a questa ed altre materie?
                      Faresti un servizio ottimo per chi vuole ribattere a delle affermazioni sbagliate dall’ateista di turno e non vuole farle passare sotto silenzio ma non ha la tua preparazione.
                      Cercare nel sito i tuoi commenti è più disagevole.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto:

                      Kosmo, sì è da tempo che me lo ripropongo, ma il problema è proprio quello del tempo a disposizione. Già l’agilità dei posts a commento degli articoli, comporta un investimento di tempo non indifferente. Comunque lo faccio sicuramente, ma non prima di qualche mese, perché sono impegnato allo stremo nel completare un saggio filosofico. Intanto qualcosa si può ricavare dalla parte divulgativa del mio sito (perdonate l’indicazione autoreferenziale): pubblicazioni divulgative. E grazie per la tua considerazione.

  • Sophie ha detto:

    http://www.tmnews.it/web/sezioni/video/20130311_video_12353182.shtml Chiesa atea a Londra. E meno male che l’ateismo non è una religione….

  • Giorgio ha detto:

    Meno male che in Vaticano si sono accorti che c’era qualcosa che non andava, ma ci è voluto un mese! Meglio tardi che mai…

    Quello che Francesco ha fatto (ed anche Benedetto con Odifreddi) è stato cercare di accogliere una pecorella smarrita, non intavolare un dialogo fra intellettuali. Questi sacerdoti del laicismo non solo non vogliono cambiare vita, ma fanno la ruota del pavone perchè un Papa ha ascoltato le loro idee. Sono solo malati di protagonismo, prime donne.

  • a-theòs=a-éthos ha detto:

    DEO GRATIAS! Però, anche dopo avere letto gli articoli di Socci, rimane strano il tortuoso itinerario… Perché questo forte ritardo nel censurare l’impertinenza falsa e tendenziosa di Scalfari? Non si tratta di una vicenda di secondo piano, data la rilevanza mondiale che la falsa intervista ha immediatamente assunto…

  • Emanuele ha detto:

    @Sophie

    …hai visto? Ecco la prova di quanta differenza corre tra quello che dice il Papa e quello che riportano i media. Ormai Francesco potrebbe per assurdo anche dire di riaccendere i roghi per gli eretici… Sarà interpretato come: “il Papa accende falò in Vaticano per scaldare i senza tetto”

    • Sophie ha detto:

      “Ormai Francesco potrebbe per assurdo anche dire di riaccendere i roghi per gli eretici… Sarà interpretato come: “il Papa accende falò in Vaticano per scaldare i senza tetto””

      In poche parole prende gli applausi qualunque cosa dica!? Ma questo lo avevo notato anch’io, è per quello che ho delle perplessità. Dov’è la croce? Cioè gli auguro un pontificato più possibile tranquillo ci mancherebbe e soprattutto che non sia doloroso come quello di Ratzinger, ma per conto mio mi vengono i dubbi quando la gente mi applaude sempre, soprattutto se è gente che spende tutta la sua vita per fare la guerra a Dio.
      Lasciamo passare un pò di tempo magari e vediamo…

      • Sophie ha detto:

        Il punto è che pure la mia stessa madre, che ascolta le omelie del Papa quasi ogni giorno, ragiona come i mass media.

  • John ha detto:

    Scalfari aveva dichiarato da subito che l’intervista non era stata registrata e che era stat invece trascritta da lui a memoria a posteriori, che quindi si trattava di un resoconto soggettivo. Ha anche dichiarato da subito che il Papa non l’aveva rivista.
    Dunque non vedo il problema.
    Io trovo che il profondo livore e lo spirito demoltorio che animano questo sito siano molto poco cristiani, ma questa è una mia opinione personalissima. Anche se, sia Francesco (con Scalfari) che Benedetto XVI (con Odifreddi) sembrano confermare che lo spirito giusto è l’opposto: la ricerca del dialogo costruttivo con chi ha convinzioni differenti dalle proprie. Sto gustando proprio in questi giorni il bellissimo volume Benedetto XVI e Odifreddi, e sono contentissimo di questa performance del Papa Teologo.

    • Paolo Viti ha detto:

      Caro John, osservo che il tuo profondo livore verso questo sito è molto poco cristiano e certamente in discontinuità con l’insegnamento di Francesco e Benedetto XVI. Lo spirito giusto è l’opposto e devi rispettare chi non la pensa come te!

      Entrando nel merito: mi puoi linkare le premesse di Scalfari di cui parli? In ogni caso un giornalista serio non cita a memoria sopratutto se intervista un Pontefice e non mette un virgolettato su frasi che il Papa non ha mai pronunciato, sopratutto su argomenti tanto delicati. Scalfari ha dimostrato di essere un dilettante del giornalismo o, non so se è peggio, il furbo laicista che è sempre stato.

      Francesco ha proprio dimostrato di non voler riconoscere l’intervista, dunque un’iniziativa contraria al dialogo. Ha fatto benissimo anche perché ha capito che Scalfari non voleva dialogare ma strumentalizzare le sue parole per mettere confusione nel popolo cattolico.

      Rispetto a Benedetto XVI, le bastonate che ha dato a Odifreddi sono le stesse che quest’ultimo si prende spesso su questo sito. Molti hanno detto che il Pontefice emerito ha usato profondo livore con Odifreddi, invece si tratta di una normale confutazione del suo pensiero che a chi non è abituato a dialogare (probabilmente come te) viene percepita come aggressione.

      • John ha detto:

        Paolo Viti,
        ho l’impressione che cerchi più lo scontro che il dialogo… il mio metodo invece è la ricerca del dialogo, con chiunque: con il credente e con l’ateo più convinto, da cui spesso ho molto da imparare. Il modo in cui cerchi l’opposizione tra le tue idee e le mie, non mi appare costruttivo. Se ho usato toni sbagliati, me ne scuso, ho esagerato. Credo che sia dovere di chiunque scusarsi dell’eccesso di livore, e quindi io lo faccio subito, immediatamente, qui.
        Non è mio interesse arrivare ad uno scontro a colpi di confutazioni reciproche… non fa parte del mio stile. Quindi, siccome invece mi sembra che questa sia l’impostazione che dai tu alla nostra dialettica (ed è legittimo; semplicemente abbiamo approcci differenti), mi fermo qua.
        (le dichiarazioni di Scalfari di cui parlavo sono rinvenibili facilmente in Rete nei video in cui racconta l’incontro con Francesco).

        • Paolo Viti ha detto:

          Caro John, io ho intravisto del livore gratuito nel tuo commento verso chi non la pensa come te e te l’ho segnalato. E’ proprio per evitare scontri che te l’ho fatto notare, non è questo il dialogo.

          Ho semplicemente replicato che Scalfari:
          a) Non ha fatto queste ipotetiche premesse nell’articolo su Repubblica in cui ha divulgato la’intervista al Pontefice.
          b) E’ inspiegabile che un giornalista tanto acclamato come lui vada dal Papa senza un foglio di appunti o un registratore fidandosi della sua memoria di ultrasettantenne (con tutto il rispetto per le persone anziane):
          c) Attribuisca al Pontefice delle frasi messe tra virgolette che egli non ha mai pronunciato, oltretutto su tematiche tanto delicate.
          d) Ho concluso che Scalfari non voleva davvero dialogare ma piuttosto strumentalizzare le parole del Papa per poi usarlo come sostenitore della sua visione esistenziale (vedi relativismo).

          A questi quattro punti non hai risposto, per questo forse anche con te è difficile dialogare. Accetto le scuse e le porgo a mia volta.

          • a-theòs=a-éthos ha detto:

            Bravo Paolo!
            Ma mi spieghi perché qui attribuisci valore fondamentale al ragionamento e alla razionalità (il cui uso debito non è mai sbagliato, ma anzi è necessario) e poi, su questioni forse ancora più importanti, ritieni si debba “credere” senza farsi tante domande (mi riferisco alla questione della “teologia naturale o razionale”)?

            Hanno censurato (scioccamente, come talvolta capita su UCCR) un mio post in cui ti facevo notare che rischi di cadere in una posizione di fideismo, che, oltretutto, è molto poco caritatevole, poiché implica lo sbarrare la strada a chi non abbia il dono di una fede senza domande (come è stato il mio caso e come sembrava essere il caso dell’utente Nullapercaso)…

            • Paolo Viti ha detto:

              Caro Alessandro, non ho mai detto che bisogna “credere senza farsi tante domande”.

              Il discorso è più complesso: come ha spiegato mons. Fisichella (cfr. “Dio oggi, con lui o senza lui cambia tutto”) la teologia naturale corre il grande rischio di oscurare Dio riducendolo al contenuto oggettivabile di una teoria, facendo scomparire la possibilità di farne esperienza o per lo meno mettendola in secondo piano.

              Non a caso la gente arriva chiedendoci una prova di Dio e non come farne esperienza. Attraverso il ragionamento si può arrivare ad intuire -con difficoltà ed errori- l’esistenza del dio deista, lontano e disinteressato dall’uomo.

              Certo è un passo in avanti, ma almeno per quanto mi riguarda non saprei che farmene di un dio del genere. Io credo in Dio perché credo in Gesù Cristo, ne ho fatto esperienza personale attraverso la testimonianza di persone che me lo hanno svelato. La fede cristiana vive dell’esperienza di Dio che si è fatto conoscere e si è reso familiare, non della prova ontologica.

              Su questo dobbiamo puntare, non sul ragionamento astratto. A mio sostegno cito l’attuale Pontefice, il quale ha detto: “Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede. Noi non troviamo la fede nell’astratto; no! E’ sempre una persona che predica, che ci dice chi è Gesù, che ci trasmette la fede, ci dà il primo annuncio. E così è stata la prima esperienza di fede che ho avuto.” Con l’incontro con una persona, con l’incontro con il Signore. Qualcuno dirà: “No, io preferisco studiare la fede nei libri!”. E’ importante studiarla, ma, guarda, questo solo non basta! L’importante è l’incontro con Gesù, l’incontro con Lui, e questo ti dà la fede, perché è proprio Lui che te la dà”: http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/may/documents/papa-francesco_20130518_veglia-pentecoste_it.html

              E poi la monumentale frase di Benedetto XVI: “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/lent/documents/hf_ben-xvi_mes_20121015_lent-2013_it.html

              • a-theòs=a-éthos ha detto:

                Caro Paolo, io ero presente al convegno organizzato dal Card. Ruini (Dio, con lui o senza di lui tutto cambia) e in particolare proprio alla prolusione del Card., che si è richiamato in modo fermo, preciso e concreto alla teologia razionale.

                Il punto essenziale è che la tua posizione non ha senso. In primo luogo perché proprio non si capisce che pericolo vi sarebbe nel potersi appoggiare con certezza su un primo gradino che ci eleva ad una verità parziale, rispetto alla pregnanza delle verità teologiche (nel senso della “doctrina sacra”), ma ad una verità naturale certa e necessaria. Negarlo implica il tipico atteggiamento gnostico-manicheo, che annulla le prerogative della ragione naturale, in favore di una “grazia” o di una sapienza totalmente altra da quella razionale. Discorso pieno di implicazioni pericolosissime…

                In secondo luogo questa è una posizione tipicamente modernista che non ha senso proprio sul piano pastorale (l’unico considerato dai modernisti), perché se c’è un momento storico in cui l’uomo ha bisogno di un riferimento non puramente fideistico è proprio quello attuale.

                In terzo luogo questo atteggiamento di pregiudiziale rifiuto dell’uso più nobile della ragione è un’offesa al creatore, che non ci viene a pigliare in giro, come ho già spiegato. Mi ha creato intelligente e poi attraverso la caratteristica che mi distingue dalle bestie mi rende incapace di ottenere una delle verità più necessarie?

                • a-theòs=a-éthos ha detto:

                  Inoltre smettiamola con il linguaggio puramente metaforico: l’incontro con Cristo tu lo fai o perché ti è concessa la grazia che è stata concessa a San Paolo o perché hai una vita di fede già pienamente attiva (soprattutto per quanto riguarda la vita sacramentale e la vita di preghiera, con la conseguente ascesi spirituale). Il che implica che l’unico accesso alla fede, per chi non ce l’abbia già, non può essere un “incontro personale” con Cristo, che implica già la fede o il miracolo concesso a San Paolo.

                  Le vie straordinarie per giungere alla fede esistono, ma disprezzare la natura, creata da Dio, costituisce un tipico atteggiamento anti-cattolico per eccellenza. E non venirmi a dire che questo sarebbe il pensiero di un pontefice come Benedetto XVI, che si è più volte esplicitamente riferito al logos greco come una delle due componenti essenziali del paradigma teologico cattolico.

                • a-theòs=a-éthos ha detto:

                  Aggiungo che se in filosofia non fosse possibile una valida dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio (teologia razionale o naturale), sarebbe impossibile la stessa etica filosofica, poiché si può dare dimostrazione razionale dell’esistenza di un vero obbligo morale, solo in riferimento diretto all’esistenza di Dio. Su questo sto lavorando da anni e tra qualche mese consegnerò all’editore la versione definitiva di un saggio su tale fondamentale tematica.

                  Ma se tu elimini la “pars potior” della metafisica (come la denominava San Tommaso d’Aquino), cioè il discorso filosofico intorno a Dio (e, ovviamente, il presupposto per poter parlare di Dio dal punto di vista filosofico, è che se ne possa dimostrare l’esistenza) e se in aggiunta, per conseguenza, mi elimini la possibilità di fondare validamente l’etica, allora tu veramente annichilisci gli ambiti essenziali alla filosofia stessa. Operazione in essenza anti-cattolica, data l’importanza preminente che queste due branche filosofiche hanno nella cultura cattolica DA SEMPRE.

                  Cerca di renderti conto veramente delle implicazioni che la tua affrettata, superficiale e ideologica visione della cose comporta.

              • a-theòs=a-éthos ha detto:

                Inoltre quanto affermi in particolare nel caso seguente, è veramente un errore madornale da ogni punto di vista; così ti esprimi: “Attraverso il ragionamento si può arrivare ad intuire -con difficoltà ed errori- l’esistenza del dio deista, lontano e disinteressato dall’uomo”.

                1) La concezione filosofica di Dio ricavabile dal pensiero tomista non ha praticamente nulla a che vedere con la concezione che del divino, concezione di tipica matrice moderno-razionalistica, aveva il “deismo” seicentesco e settecentesco (prima britannico, poi illuminista francese e tedesco).

                2) Fraintendi e falsifichi (non so se consapevolmente o meno) le parole stesse di San Tommaso d’Aquino, che, quando affermava essere la teologia razionale una via di accesso a Dio riservata a pochi (i veri intellettuali), non si riferiva al fatto che di per sé sia impossibile una dimostrazione tecnicamente ineccepibile (priva cioè degli “errori” a cui ti riferisci).

                3) Niente di più lontano dal vero, affermare che il Dio scoperto dalla filosofia è un Dio “lontano e disinteressato all’uomo”, come affermi tu. Questo già non è esatto nemmeno nel caso di Aristotele, figuriamoci nel caso della teologia naturale cattolica! San Tommaso dimostra l’esistenza di un Dio che è “Atto Puro”, ossia Ente Infinito che possiede in unità, semplicità e grado eminente tutte le qualità e proprietà presenti nel creato. Quindi, o non è possibile parlare di amore in filosofia e teologia (intesa qui come “doctrina sacra”), oppure, se, tutto al contrario, è possibile farlo, allora ne consegue immediatamente che il Dio dimostrato dalla filosofia è anche Amore Infinito e dunque risulterebbe alquanto irrazionale ritenere che un Amore Infinito che è anche Creatore, “viva” in un proprio isolamento “assolutistico”, fregandosene altamente di ciò che ha creato.

                Ancora una volta, non ti rendi conto delle implicazioni gravissime che la tua posizione comporta.

              • a-theòs=a-éthos ha detto:

                In ultimo vorrei farti notare che le stesse parole di Papa Francesco, che tu citi, mi danno ragione: ““No, io preferisco studiare la fede nei libri!”. E’ importante studiarla, ma, guarda, questo solo non basta!”.

                Io infatti non ho mai affermato, sarei un folle e non avrei capito proprio nulla della fede, che bastino le prove razionali dell’esistenza di Dio o lo studio della teologia per andare in Paradiso! Ma ciò non toglie che siano “importanti”, come dice il papa stesso. E, infatti, io sostengo, ne più ne meno, la posizione di San Tommaso e della Chiesa di sempre, che considerava la filosofia (e in particolare la teologia razionale) come un “preambolo della fede”, dunque non come ciò che può sostituirsi o che può bastare ad essa, pur essendo fondamentale come premessa della fede.

    • Eli Vance ha detto:

      Desta perplessità il fatto che nello stesso commento si trovino sia la piu’ che giusta propensione al dialogo ma anche l’insulto del livore, che andrebbe motivato. Detto questo ed entrando nel merito, la rielaborazione di un’intervista con il Papa ad opera del suo intelocutore che ha un così elevato grado di risonanza mediatica deve essere giustamente fatta notare con rilievo, altrimenti si rischia si diffondere, anche solo ai lettori di repubblica, messaggi distorti come quella del Papa relativista e simili.

  • lucio ha detto:

    Se non erro Papa Francesco ad Assisi ha bonoriamente rimproverato il direttore de
    “L’Osservatore romano” perche’,per eccesso di zelo,aveva pubblicato il colloquio-intervista tra Scalfari e il Pontefice.Quindi tra le righe si capisce che il Papa
    non ha gradito le manipolazioni di Scalfari.