Salvatore Crisafulli e la «vita degna di essere vissuta»
- Ultimissime
- 22 Feb 2013
E’ morto Salvatore Crisafulli a 47 anni nella sua casa di Catania, circondato dai suoi familiari. In seguito ad un incidente nel 2003 era in coma vegetativo permanente, dal quale si era risvegliato nel 2005 mostrando al mondo che la vita non ha senso solo finché si è sani e in grado di autogestirsi, come invece vorrebbero farci credere i media.
E’ rimasto paralizzato ma attraverso l’uso degli occhi ha cominciato a scrivere comunicando al mondo le sue emozioni e la sua indomita voglia di vivere, addirittura ne è nato un libro intitolato “Con gli occhi sbarrati” (Airone Editrice 2006). Assieme al fratello Pietro ha fondato l’associazione Sicilia Risvegli per aiutare persone in situazioni post-comatose. E’ stato anche una testimonianza per la medicina perché ha spiegato che durante lo stato vegetativo sentiva e capiva tutto, ma non riusciva ad esprimere le sue intenzioni.
La sua vita è stata una lunga battaglia legale e mediatica per ottenere l’assistenza adeguata. Addirittura, nel 2009, gli venne sospesa la pensione perché dichiarato un “falso invalido”. Il 12 febbraio scorso aveva fatto un ricorso urgente al tribunale di Catania per essere sottoposto a terapie con le cellule staminali e in questi giorni attendeva la visita di un medico indicato dal tribunale. Ma le sue condizioni si sono aggravate. Nessun aiuto dalla politica, una cui larga parte ha preferito e preferisce ossessionarsi con la morte, con il suicidio assistito, l’eutanasia e i registri del testamento biologico. Come ha spiegato Mario Melazzini, medico di successo e malato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica): «ci sono cento persone che, in nome di altre migliaia, invocano il diritto a essere riconosciute invalide, a essere ammesse alle sperimentazioni, a essere prese in carico, ma nessuno se ne accorge. Poi c’è uno che evoca la morte come un diritto e non si parla d’altro».
Salvatore Crisafulli ha anche scritto, con le palpebre attraverso un computer, una commovente riflessione dell’eutanasia: «Dal mio letto di quasi resuscitato alla vita cerco anch’io di dare un piccolo contributo al dibattito sull’eutanasia. Il mio è il pensiero semplice di chi ha sperimentato indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, di chi è arrivato a sfiorare il baratro oltre la vita, ma ancora vivo, di chi è stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini e invece sentiva irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere. Durante quegli interminabili anni di prigionia nel mio corpo intubato e senza nervi, ero io il muto o eravate voi, uomini troppo sapienti e sani, i sordi? Ringrazio i miei cari che, soli contro tutti, non si sono mai stancati di tenere accesa la fiammella della comunicazione con questo mio corpo martoriato e con questo mio cuore affranto, ma soprattutto con questa mia anima rimasta leggera, intatta e vitale come me la diede Iddio. Ringrazio chi, anche durante la mia “vita vegetale”, mi parlava come uomo, mi confortava come amico, mi amava come figlio, come fratello, come padre».
«Ma cos’è l’eutanasia, questa morte brutta, terribile, cattiva e innaturale mascherata di bontà e imbellettata col cerone di una falsa bellezza? Dove sarebbe finita l’umana solidarietà se coloro che mi stavano attorno durante la mia sofferenza avessero tenuto d’occhio solo la spina da sfilare del respiratore meccanico, pronti a cedermi come trofeo di morte, col pretesto che alla mia vita non restava più dignità? E invece tu, caro Pietro, sfidavi la scienza e la statistica dei grandi numeri e ti svenavi nel girovagare con me in camper per ospedali e ambulatori lontani. E urlavi in TV minacce e improperi contro la generale indifferenza per il mio stato di abbandono. E mi sussurravi con dolcezza di mamma la ninna-nanna di “Caro fratello mio”, per me composta, suonata, cantata e implorata come straziante grido d’amore, ma non d’addio. Vi ricordate di quel piccolo neonato anancefalico di Torino, fatto nascere per dare inutilmente e anzitempo gli organi e poi morire? Vi ricordate che dalla sua fredda culla d’ospedale un giorno strinse il dito della sua mamma, mentre i medici quasi sprezzanti spacciavano quel gesto affettuoso per un riflesso meccanico, da avvizzita foglia d’insalata? Ebbene, mamma, quando mi coprivi di baci e di preghiere, anch’io avrei voluto stringerti quella mano, rugosa e tremante, ma non ce la facevo a muovermi né a parlare, mi limitavo a regalarti lacrime anziché suoni. Erano lacrime disprezzate da celebri rianimatori e neurologi, grandi “esperti” di qualità della vita, ma era l’unico modo possibile di balbettare come un neonato il mio più autentico inno all’esistenza avuta in dono da te e da Lui. Sì, la vita, quel dono originale, irripetibile e divino che non basta la legge o un camice bianco a togliercela, addirittura, chissà come, a fin di bene, con empietà travestita da finta dolcezza».
E in conclusione un appello a tutti: «Credetemi, la vita è degna di essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato. Intorno a me, sul mio personale monte Calvario, è sempre riunita la mia piccola chiesa domestica composta da Mamma Angela, Marcello, Pietro, Santa, Francesca, Rita, Mariarita, Angela, Antonio, Rosalba, Jonathan, Agatino, Domenico, Marcellino: si trasfigurano ai miei occhi sbarrati nella Madonna, nella Maddalena, nella Veronica, in Sant’Agata in San Giovanni, nel Cireneo. Mi bastano loro per sentirmi sicuro che nessun centurione pagano oserà mai darmi la cicuta e la morte».
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17 commenti a Salvatore Crisafulli e la «vita degna di essere vissuta»
Beppino Englaro… VERGOGNATI!
Ma “di brutto”…
Abbandonare per anni ed anni una figlia solo perché sulla sedia a rotelle, farsi vivo solo per dire che così non la voleva vedere e quindi per volerle “staccare la spina” ed i media al suo servizio.
Vogliamo la par condicio? Giusto, ma non è che par condicio sia far parlare solo politici di destra e politici di sinistra più rispettivi giornalisti – “tifosi”: sarebbe anche far parlare Englaro e poi le migliaia di famiglie che invece vorrebbero solo ricerca ed assistenza per i loro membri invalidi e malati.
Ecco, dovrebbe valere anche per questo.
Mi dispiace sia finita così. Ha sofferto comunque molto qui sulla terra. E di sicuro la sofferenza adesso sarà che la sua voce, non soppressa da un boia, sarà soppressa dai media (non sapevo di questo caso prima di oggi!). Riposi in pace ora.
Penso che le parole di Salvatore siano talmente chiare da non aver bisogno di alcun commento.
Mi sento soltanto di dire: Grazie Salvatore della tua testimonianza di vita; ora che sei accanto al Padre nella Gloria Celeste, intercedi per noi!!
Il solo pensiero che un giorno potrei conoscere l’anima di una persona così grande porta, anche solo per pochi istanti e indipendentemente dalla fede, a riempirmi della Verità. Grazie Salvatore.
Salvatore, non sapevo neanche che esistevi. Ti voglio bene.
Sono commosso e senza parole. Adesso capisco meglio perché spesso il Vescovo della mia città davanti ad un malato si mette in ginocchio.
E’ una storia forte, fortissima, dolce e imperiosa quella di Salvatore!!! Anche io tanto spesso, nel passato avevo pensato che coloro che sono in coma vegetativo non hanno coscienza del mondo intorno a loro. E invece…Che schiaffo ricevetti quella volta che venni a conoscenza della vicenda di Salvatore e della sua bella famiglia!!! Quella senza consapevolezza della realtà che mi circondava ero io! Io fino a qualche minuto prima di quell’incontro che torno a fare oggi. Grazie Salvatore, spero che la tua vita scuota dall’ostinazione fredda coloro che preferiscono rimanere nel loro rassicurante scetticismo.
È incredibile che lezione ci abbia lasciato quest’uomo. Requiescant in pace
testimonianza di vita e di fede che scuote,fa pensare, fa meravigliare e alla fine fa uscire dal mio intimo un GRAZIE per questa persona che ha sofferto così duramente, ma è stata in grado di donare a tutti noi una grande speranza nella potenza dell’amore vero.
Io credo che Salvatore fosse un’anima Santa che doveva fare lezione di vita (sì vita!) a tutti noi, soprattutto ai vari Peppino Englaro nel mondo. Non sono triste,sono contenta per lui perchè non è morto ma finalmente conosce l’amore del Padre eterno e ne godrà in eterno.
Fabrizio Moro dice nella sua canzone:
“Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento”
*dare
…che profumo soave di vita da questa morte…addio grande uomo, la tua testimonianza e quella della tua splendida famiglia rifulge come un faro di luce che squarcia le tenebre in cui è sprofondata la nostra misera società necrofila…che Dio ti abbia in gloria R.I.P.
Leggere queste cose mi fa capire un po’ di più che dono inestimabile e sottostimato sia la vita. Articolo bellissimo
Nell’epoca del relativismo abbiamo relativizzato ormai tutte le scienze. Il naturalismo ossessivo di darwiniana tradizione che produce una medicina che diventa grottesca e va contro la sua stessa missione di preservare ed aiutare e consolare la vita.
Alla medicina di Cristo e della bellezza di vivere si sostituisce quella del demonio e della bruttezza del morire contro il volere di Dio.
Che Salvatore sia testimonianza di come la dimensione metafisica sia vicina a chi la cerca, perfino in uno stato che si suole chiamare “vegetativo”.
Possa Dio donarti la Grazia della Sua visione e possa tu intercedere per noi affinché ritroviamo il coraggio di affidarci di più alla Grazia.
Pensare che di veri falsi invalidi ce ne sono a decine, forse centinaia, di migliaia e solo per avere anche i loro voti la pensione non gliela tolgono (tranne casi davvero clamorosi, ogni tanto, per dire di averlo fatto…) mentre a costui l’hanno tolta per un cavillo formale… Che squallore!
Ma davvero tolleriamo tanto poco la possibilità di finire su una sedia a rotelle da arrivare a questo punto? Ma davvero il mito della totale perfezione fisica, dalle ali degeneri del platonismo alle conseguenze estreme dell’eugenetica nazista, non c’ha insegnato nulla?
riposa in pace , in paradiso