“Effetto Ramanujan”: un argomento fisico contro il darwinismo
- Ultimissime
- 03 Apr 2012
di Giorgio Masiero*,
*fisico e docente universitario
e Michele Forastiere*,
*insegnante di matematica e fisica
È indubitabile che una buona comprensione intuitiva della propria nicchia ambientale costituisce un vantaggio evolutivo per una specie. La comprensione delle relazioni d’equivalenza e d’ordine, l’esecuzione delle operazioni aritmetiche, l’intuizione dei concetti geometrici elementari, l’idea di velocità, ecc. sono strumenti utili alla vita umana, che in un ambiente di lotta per la sopravvivenza condiviso con altre specie viventi possono aver dato origine ad un’algebra, una geometria ed anche una meccanica primitive. In un paradigma evolutivo, i “circuiti neurali” umani potrebbero essere stati selezionati in corrispondenza ai criteri suddetti, essendo ogni avanzamento avvenuto in modo casuale e contingente, neutro rispetto alla fitness darwiniana. A partire da Galileo, però, una matematica sempre più astratta e sempre meno intuitiva si è dimostrata necessaria e sufficiente a descrivere molti meccanismi nascosti della realtà fisica. Nasce perciò un problema: com’è potuto accadere che i circuiti neurali di Homo Sapiens Sapiens siano stati selezionati allora per comprendere, o per creare, strutture matematiche che hanno superato di gran lunga la soglia oltre la quale esse erano indifferenti nella produzione di vantaggi competitivi per la specie? In altre parole: quale vantaggio competitivo può aver dato ai nostri progenitori la disponibilità d’un cervello fin dall’inizio completamente attrezzato all’elaborazione della teoria delle stringhe?
Chiameremo questo problema “effetto Ramanujan”, in onore del matematico indiano Srinivasa Aiyangar Ramanujan (1887–1920) che, giovanissimo e senza istruzione superiore, produsse solitariamente e con l’uso quasi esclusivo dell’intuizione una serie di straordinari teoremi. Fuori dell’India e ai giorni d’oggi, si deve considerare che esistono ancora gruppi umani cosiddetti primitivi, che non hanno mai prodotto una matematica degna di nota prima di entrare in contatto con il resto del mondo – prosperando, peraltro, per decine di millenni senza avvertirne il bisogno – ma che hanno espresso soggetti in grado, una volta avuto accesso agli ordinari curricula di studi, di dimostrare l’abilità matematica di qualsiasi altro essere umano appartenente al mondo progredito.
Perché la mente umana risulta, tramite la matematica, capace di descrivere finemente la realtà fisica in un vastissimo insieme di modalità che vanno ben oltre la sfera della comprensione intuitiva necessaria alla lotta per la sopravvivenza? La mente è persino in grado, proprio grazie agli strumenti matematici e tecnologici da essa sviluppati nell’ultimo secolo, di vedere gli ostacoli che si frappongono ad una (ipotetica) comprensione totale della realtà fisica. Così sappiamo, per esempio, che le attuali metodologie di analisi (matematiche e sperimentali) non permettono una descrizione unitaria e coerente del campo gravitazionale sotto i limiti spazio-temporali planckiani: una teoria che coniughi la relatività generale con la meccanica quantistica è attesa da tempo e la strategia attuale della cosmologia quanto-gravitazionale, che passa attraverso la somma di storie di Feynman, appare di valore euristico. E in conseguenza dei due teoremi d’incompletezza di Gödel, non si è nemmeno sicuri che una tale composizione esista e sia maneggiabile.
Formuliamo ora la congettura:
S = “La mente giungerà col tempo ad elaborare una struttura logico-matematica atta a descrivere la realtà naturale in modo completo”.
S si suddivide in due declinazioni alternative:
SN = “La tecno-scienza riuscirà col tempo a comprendere tutta la realtà naturale, senza ricorso alla metafisica” [Naturalismo e ragione umana interamente accordata con la realtà naturale “dimostrati”].
ST = “La mente riuscirà col tempo a comprendere tutta la realtà naturale, includendo un ricorso fondativo alla metafisica, non valendo per la realtà naturale un principio di chiusura causale” [Spiritualismo e ragione umana interamente accordata con la realtà naturale “dimostrati”].
La negazione di S, X = NOT(S) suona:
X = “La realtà naturale è, nella sua interezza, inconoscibile alla mente”.
X ha due declinazioni alternative:
XN = “La realtà naturale è fondamentalmente caotica; il parziale accordo oggi registrato con la mente è un fatto contingente e storicamente transitorio”.
XT = “La realtà ha una logica intrinseca che è solo parzialmente comprensibile dalla mente. Al massimo, la tecno-scienza potrà accrescere la sua comprensione della realtà naturale, ma non vi riuscirà mai in modo completo”.
Dal momento in cui Galileo enunciò l’assunzione alla base del programma scientifico moderno secondo la quale l’Universo “è scritto in lingua matematica” (“Il Saggiatore”, 1623), la ragione umana attraverso l’indagine scientifica ha svelato mille misteri della Natura che si sono tradotti in miriadi di applicazioni tecnologiche. Possiamo dunque asserire:
SP = “La scienza ha dimostrato, finora, di saper descrivere con un grado di precisione crescente il funzionamento della realtà fisica”.
Da ciò possiamo inferire che esiste una probabilità non nulla che anche tutta la realtà naturale sia governata da una logica intrinseca e che tale logica coincida con forme di astrazioni proprie del pensiero umano. Non negheremo ad una concezione ottimista dei poteri della ragione il diritto di assumere che la proposizione vera SP (che afferma i successi passati e presenti delle scienze naturali) costituisce un supporto alla congettura S, cioè:
P(S | SP) ≈ 1
In una delle due declinazioni alternative, SN o ST, questa fiducia è una convinzione condivisa da naturalisti e teisti in ugual misura: si pensi, per esempio, alla TOE di S. Hawking e al Super-Mondo di A. Zichichi. Ora ci chiediamo: qual è la probabilità dell’effetto Ramanujan assumendo il paradigma darwinista D? Ovvero, qual è la probabilità che l’uomo, evolvendosi per caso e necessità nelle savane africane pleistoceniche, abbia sviluppato, grazie ad una successione di casi fortuiti e contingenti, tutti i circuiti neurali necessari a formulare le strutture matematiche delle diverse categorie (insiemi, semigruppi, gruppi, spazi vettoriali, spazi topologici, varietà differenziali, ecc.) che sarebbero servite centinaia di migliaia di anni dopo a descrivere gli intimi meccanismi di funzionamento della realtà naturale – quando tali circuiti cerebrali non avevano nessun vantaggio immediato in termini di fitness? Considerando che:
– Le citate elevatissime capacità di astrazione matematica non costituivano allora un tratto adattativo, capace di migliorare la fitness evolutiva (perché sono semplicemente neutre dal punto di vista darwiniano, e quindi furono dovute alla sola contingenza) e che
– quelle capacità hanno comportato “per necessità” delle leggi fisiche un aumento d’informazione del genoma.
A quanto possiamo stimare – tenuto conto della legge di Shannon – la probabilità bayesiana che siano comparse le corrispondenti complesse strutture neurali per caso e necessità, dato D? È ovvio assumere:
P(SP | D) << 1
dove possiamo riassumere la proposizione D nei seguenti termini:
D = “Il ricorso ai meccanismi di caso e necessità è una spiegazione coerente e sufficiente dell’effetto Ramanujan”.
Questo sarebbe un confutatore (“defeater”) di SP, se non fosse che SP è vera e quindi a risultare confutata è la premessa D, con un elevato grado di probabilità. Esaminiamo ora la probabilità P(S | D), in cui non conosciamo il valore di verità di S. Possiamo ragionevolmente supporre:
0 ≈ P(SN | D) ≡ P(S | D) ≤ P(SP | D) << 1
La prima relazione è un confutatore per SN, a meno che D non sia falsa. Dunque, risulta illogica la credenza in SN (la posizione scientista, ovvero di giustificazione scientifica del naturalismo) se si assume il darwinismo! Se, inoltre, si sostiene la credenza P(S | SP) ≈ 1, che pure appartiene allo scientismo, ne consegue di nuovo che D è falsa, con un elevatissimo grado di probabilità. Insomma, a meno di rinunciare al darwinismo, non è ragionevole credere che si possa un giorno corroborare scientificamente il naturalismo!
Alla credenza congiunta nel darwinismo resta una sola via d’uscita, la proposizione X, specificamente la XN. Infatti la XT contiene un elemento deista: se la realtà naturale ha una logica soltanto parzialmente comprensibile dalla mente, essa è un sistema capace di elaborare informazioni – nella fattispecie, uno che lo è in misura infinitamente superiore alla mente (ciò che allude ad un panteismo spinoziano). Vale la pena chiedersi, però, che cosa comporta la congiunzione di XN e di D. A nostro parere, una sola cosa: il multiverso. Ma questa credenza, anche prescindendo dalla sua dubbia connotazione scientifica, è auto-contraddittoria. Infatti ogni tipologia di multiverso richiede un substrato di meta-leggi logiche e matematiche preesistenti (in caso contrario non sarebbe compatibile con SP) e ciò implica a sua volta una credenza di tipo XT, che è inconciliabile con XN!
In conclusione, è estremamente improbabile che il darwinismo possa spiegare l’origine di H. Sapiens Sapiens; e, se si crede che possa farlo, o risulta irrazionale credere che l’uomo potrà un giorno trovare una giustificazione scientifica al naturalismo, o si cade in un’insanabile contraddizione logica.
N.B. È d’obbligo un ringraziamento al prof. Enzo Pennetta per i preziosi spunti di riflessione offertici
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85 commenti a “Effetto Ramanujan”: un argomento fisico contro il darwinismo
Questa è roba per esperti, non per me. Mi piace però che su questo sito si possano alternare con questa facilità articoli per tutti e anche per esperti.
Ho provato a dare una mia “interpretazione”, premetto che sono poco esperto e che ho scritto male la matematica; almeno vi farò ridere! 🙂
http://imageshack.us/photo/my-images/577/immay.jpg/
Se non erro, nella frase “la negazione di S, X = NOT(S)”, la virgola non dovrebbe essere in grassetto. Mi sono scervellato per un po’, perché invece di “S,” leggevo “Sr” con r in pedice e non capivo niente.
A parte questo aspetto redazionale e il maggior livello di comprensione che mi riprometto di conseguire con qualche rilettura e la ricerca del significato di tutti gli operatori logici (si chiamano così?), l’idea di fondo è chiarissima e davvero convincente. Complimenti agli autori.
Grazie da parte di entrambi! 🙂 I significati degli operatori usati sono i seguenti:
P(A | B) vuol dire “la probabilità che A sia vera, data B”;
l'”uguale ondulato” vuol dire “circa uguale a”;
<< vuol dire "molto minore di";
le tre linee orizzontali sovrapposte stanno per "coincide con";
il simbolo "< sottolineato" vuol dire "minore o uguale".
Un caro saluto
Innanzitutto ringrazio Giorgio e Michele per la generosa citazione, il mio era solo uno spunto di riflessione, quello che avete fatto voi è enormemente più importante.
Quello che il vostro articolo riesce a fare è la dimostrazione logica della validità dell’obiezione di Alfred Russell Wallace (ricordiamo che era il coautore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale insieme a Darwin) al fatto che la selezione naturale potesse essere sufficiente a spiegare l’origine dell’uomo.
Questo articolo deve essere fatto conoscere e con i suoi argomenti dovranno confrontarsi tutti i più autorevoli esponenti del neodarwinismo, e in particolare con il passaggio in cui viene affermato: “Questo sarebbe un confutatore (“defeater”) di SP, se non fosse che SP è vera e quindi a risultare confutata è la premessa D, con un elevato grado di probabilità.”
Ma la premessa “D” altro non è che il paradigma darwinista!
Dopo un secolo e mezzo A. R. Wallace ha finalmente trovato qualcuno che ha rilanciato la sua sfida.
Grazie ancora a Giorgio e Michele
Grazie sempre a te, per il tuo continuo sforzo di ricerca della verità!
🙂
Ragazzi siete forti.
Articolo interessantissimo. Vista la mia scarsa preparazione non tutto è chiarissimo ad una prima lettura, ma la riflessione di fondo è sicuramente stimolante. <a href="http://www.marcosroom.it/Didatticando/Tra_I_Numeri/ramanujan.aspx"La figura di Ramanujan è affascinante e qualche tempo fa ho provato a scriverne in modo “leggero” proprio perché credo che in matematica l’intuizione scevra da formalismi e “regole” sia l’elemento di propulsione verso nuovi traguardi.
Complimenti per l’articolo
Marco
Grazie, caro Marco, per il racconto su Ramanujan, davvero bello e appassionante. 🙂
Un caro saluto!
Un tempo si pensava che la logica matematica fosse inflessibile, perfetta, capace di governare tutte le leggi della materia e prevedere il futuro. Poi un certo filosofo matematico, Russell, espose il paradosso del barbiere che espone fuori dal negozio la frase “Rado solo quelli che non radono sè stessi”. Parrebbe tautologico, ma… chi rade il barbiere? Se radesse sè stesso allora non rientrerebbe nella categoria di quelli che il barbiere dovrebbe radere… Da allora i paradossi sono una delle attività preferite dai matematici.
Per tornare all’esposizione matematica, c’è un errore nella premessa: i presupposti dell’evoluzione darwiniana sono la selezione (chi sopravvive trasmette i geni ai discendenti) e il caso (non si possono prevedere le mutazioni che saranno decisive in futuro). Nel nostro argomentare, possiamo tradurlo in modo semplice: finché le leggi della fisica non dicono che quell’evento è impossibile, allora quell’evento potrebbe verificarsi. Significa che non c’è nulla che vieti al cervello animale di arrivare alle dimensioni umane. Ma con la precisazione che la scienza stessa ha affermato la difficoltà a ulteriori ingrandimenti dell’intelligenza: non diventeremo (forse: vedi alla voce “caso) più geni dei nostri Nobel passati! Che il cervello possa ingrandirsi, lo affermano i fossili. Non i nostri, ma quelli dei dinosauri: la proporzione tra il più grande dinosauro esistente e quello più piccolo è così enorme da indurci ad ammirare il modo con cui le stesse cellule del corpo (vedasi: Alano-Chihuahua) possono diversificarsi portando alla comparsa degli uccelli dall’ultimo dinosauro sopravvissuto.
Il problema vero è l’opposto: nella Germania nazista, il tentativo di legittimare la supremazia ariana aveva portato Alfred Rosenberg a ipotizzare un’origine indoeuropea nordica del popolo tedesco, di stirpe così perfetta da non potersi derivare da qualcosa di inferiore. Chiaro: gli inferiori erano gli altri, dal cui connubio gli ariani uscirebbero più deboli. Se il superiore non discende dall’inferiore, come vorrebbe Darwin, allora la perfezione ariana non può essere che tautologica, così Rosenberg ha rispolverato la Bibbia scoprendovi un Gesù ariano e una creazione panteistica della perfezione!
Invece una teoria darwiniana modesta farebbe dire così: il superiore discende dall’inferiore, quindi un paralitico potrebbe concepire un supercorridore, mentre un individuo normale concepirebbe ancora un corridore normale. Le vie della scienza e quelle del Signore sono infinite!
“Finché le leggi della fisica non dicono che quell’evento è impossibile, allora quell’evento potrebbe verificarsi”.
Attento su questo punto.
Le proposizioni scientifiche, comprese le leggi della fisica, sono di tipo descrittivo, non prescrittivo.
Dato un certo insieme di fenomeni osservati, si formula una legge che li “descriva” adeguatamente. Ma nulla non pone limiti all’esistenza di altri fenomeni che non possono essere spiegati tramite la legge stessa.
Nessuna legge fisica potrà mai dire che “quell’evento è impossibile”.
Non mi sembra che la logica matematica abbia mai avuto la pretesa o l’obiettivo di spiegare tutto. La logica matematica ha il solo scopo di studiare la consistenza delle teorie (in genere, matematiche).Ad esempio, non può dire nulla sulfatto che lospazio(quello che inyuiyivamente vediamo, detto tridimensionale) è euclideo o non euclideo per il semplice fatto che la geometria non euclidea è consistente se lo è la geometria euclidea. Onde per cui lo spaziopotrebbe essere sia euclideo che non euclideo. Poi i paradossi hanno un’origine molto antica. Ad esempio il paradosso del mentitore (paradosso semantico) è citato nella lettera di San Paolo a Tito. Lo stesso paradosso di Russel è posteriore al paradosso (logico) di Burali-Forti.
Molte opinioni che si hanno sulla matematica e la logica sono leggende metropolitane.
Non condivido, nicola, la dichiarazione sulla nostra presunta ignoranza a riguardo della struttura dello spazio. Per la relatività generale, lo spazio reale è, a t=const, uno spazio euclideo tridimensionale, ipersuperficie di una varietà (lo spazio-tempo) 4-dimensionale pseudo-riemanniana a segnatura 1.
Hai ragione, la ‘distanza’ nello spazio-tempo della relatività è fornita da una forma bilineare simmetrica di segnatura 3,1 per cui il sottospazio che vediamo ha segnatura 3,0 quindi sarebbe euclideo.
Ma il mio ragionamento voleva dire altro.
Quasi dimenticavo: le teorie razziste di Rosenberg non furono accettate da Hitler, perchè lo stravolgimento della Bibbia rischiava di inimicarsi i cittadini protestanti e cattolici con cui si stava stipulando un concordato!
Non ho capito perché contro il darwinismo e non contro il neodarwinismo.
Noi non siamo mica anti-darwinisti!
Caro Simone, possiamo certamente dire che non siamo contrari all’evoluzione! Qui, però, il termine darwinismo è usato nell’accezione di “paradigma darwinista”: intendendo con ciò quella precisa concezione filosofica secondo cui l’evoluzione (in particolare quella umana) è interamente spiegabile mediante l’azione congiunta di Caso e Necessità (vedere Jacques Monod) – laddove la Necessità risulta coincidere, grosso modo, con la sola selezione naturale. Essendo scesi, qui, nell’arena filosofica, abbiamo naturalmente ragionato sul paradigma filosofico; il quale, dal punto di vista scientifico, è oggi rappresentato dalla Sintesi Moderna (spesso detta “neodarwinismo”).
Un cordiale saluto!
Specifico: il darwinismo (filosofico) è oggi in gran parte identificabile nella Sintesi Moderna, e più esattamente nella sua interpretazione riduzionistica.
I miei poveri neuroni hanno semplificato MOLTO l’articolo, e alla mia prima domanda da fare ai neodarwinisti (“Perchè abbiamo perso il pelo?”) se ne aggiunge un’altra: “A che ti serve capire la meccanica quantistica se devi scappare dalla tigre dai denti a sciabola?”
Molto interessante e d ammetto che da ingegnere industriale vecchio ordinamento non ho mai affrontato temi logici ma dopo un pò penso di poter fare alcune domande:
“Le citate elevatissime capacità di astrazione matematica non costituivano allora un tratto adattativo, capace di migliorare la fitness evolutiva (perché sono semplicemente neutre dal punto di vista darwiniano, e quindi furono dovute alla sola contingenza) ”
cosa intendete con fitness evolutiva?
La risposta è quella più sopra di Joseph: “A che cosa servì ALLORA una mutazione genetica del cervello (complessa ed estremamente improbabile) capace di capire la meccanica quantistica se il problema era di scappare dalla tigre dai denti a sciabola?”
Per quanto credo che il caso fosse usato da Darwin per spiegare quello che non riusciva ad esplicare, credo comunque che un cervello capace di capire la meccanica quantistica è un cervello in grado di trovare una via di fuga con facilità durante un inseguimento di un predatore oppure di scoprire un modo per rompere la noce di cocco.
<>
A me pare che il problema non sussista se pensiamo all’evoluzione come ad un processo continuo nel quale noi non siamo identici ai nostri progenitori né ai nostri figli. Esiste una competizione intraspecifica (cioé tra componenti della stessa specie, legata ad esempio alla scelta del partner) ben prima di una competizione interspecifica (cioé tra popolazioni di specie diverse) ed é questa la molla principale dell’evoluzione continua. Altrimenti le livree degli uccelli o i profumi dei fiori non sarebbero spiegabili. La capacità di astrazione da potere e nella competizione intraspecifica diventa essenziale.
La mente giungerà col tempo ad elaborare una struttura logico-matematica atta a descrivere la realtà naturale in modo completo
Questo potrebbe essere accettabile ma dimentica un fatto:l’errore di misura.
Supponiamo di poter integrare in forma analitica la eq di Navier Stokes ed applicarla alla metereologia basta un piccolo errore di misura in una stazione di misura che ottengo risultati errati.
2 pensiamo ad un pomeriggio in bergamasca d’estate (zona prealpina con laghi quindi fonte di umidità) per poter elaborare un modello che mi predica dove tra 1 ora ci sarà un temporale tramite equazioni sul moto dei fluidi dovrei disporre di una quantita enorme di dati sia riferita a Bergamo che anche alla situazione fuori dalla provincia quindi sarebbe impossibile.Inoltre data la conformazione frastagliata dei rilievi il modello di calcolo risulta eccesivamente complesso e probabilmente dovrei avere una potenza di calcolo enorme.
Il problema non è l’errore di misura, sempre presente, che però in molti casi non impedisce di poter fare predizioni corrette; ma l’esistenza di fenomeni (“caotici”) la cui descrizione comporta l’uso di equazioni differenziali “estremamente sensibili” alle condizioni iniziali e che quindi risultano del tutto imprevedibili a causa dell’inevitabile errore di misura. A livello fisico elementare, poi, il problema è addirittura indeterministico di base, secondo la meccanica quantistica (attuale), e possiamo avere predizioni solo probabilistiche.
Sia Hawking che Zichichi conoscono perfettamente i problemi legati alla complessità e al caos così come conoscono la meccanica quantistica, e tuttavia dal loro punto di vista si può ancora aspirare ad un giorno in cui “La mente giungerà ad elaborare una struttura logico-matematica atta a descrivere la realtà naturale in modo completo”, perché con questa dicitura essi intendono il sistema di equazioni che descrive con completezza il funzionamento della realtà, anche senza la materiale possibilità di poterne predire esattamente l’evoluzione. Così, per es., nessun fisico è disponibile a dire di non avere una teoria completa dell’atomo d’idrogeno, solo per il fatto che i salti di Bohr effettuati in ogni esperimento dagli elettroni sono predicibili soltanto probabilisticamente.
Concordo pienamente.
Scusate, é saltata qualche riga. Nel commento precedente ad origine del mio ragionamento, tra virgolette mettevo l’affermazione centrale dell’articolo: “quale vantaggio competitivo può aver dato ai nostri progenitori la disponibilità d’un cervello fin dall’inizio completamente attrezzato all’elaborazione della teoria delle stringhe?”
Il fatto è, Luca, che l’evoluzione di H. Sapiens Sapiens (come evidenza osservata sperimentalmente) non è a livello fisico fondamentale, ovvero d’informazione codificata molecolarmente nel genoma, un “processo continuo”, ma al contrario una discontinuità enorme d’informazione senza alcun rapporto con un prossimo vantaggio adattativo (effetto Ramanujan), una variazione positiva che per l’equazione di Shannon è estremamente improbabile: ricorrere allora al caso pare a noi più una confessione d’ignoranza sui meccanismi reali che hanno comportato l’emersione dell’uomo (un ricorso al caso come “god of the gaps”) che un’autentica spiegazione scientifica, tanto più quando il “caso” si colloca in conflitto con la “necessità” della legge fisica.
Inoltre, e questi problemi non sono stati affrontati nella tua osservazione, noi non neghiamo comunque a nessuno il diritto di continuare a credere – se vuole – ad una “vincita alla roulette” avvenuta violentando la fisica, ma gli neghiamo in tal caso il diritto di potersi contemporaneamente e razionalmente dichiarare anche un naturalista fiducioso sull’onniscienza ed onnipotenza future della scienza!
Il punto Giorgio é che non si capisce cosa tu intenda per evidenza osservata sperimentalmente, visto che parliamo di un processo lungo 200.000 anni (almeno).
1) Sei in grado di sperimentare come l’uomo di 200.000 anni fa fosse almeno potenzialmente in grado di produrre la teoria delle stringhe ? Oppure sei in grado di argomentare che una specie precedente di homo non fosse potenzialmente in grado di dimostrare il teorema di Pitagora ?
2) E’ la tua idea di meccanismo adattativo che a me pare debole. La natura é piena di caratteri CONTRARI al successo adattativo. Pensa ad esempio alle corna di un cervo. Non sono utili, anzi spesso sono di impaccio alla difesa. Si danno casi di cervi morti per essere rimasti impigliati con le corna nei rami di un albero. Pesano anche più di 10 Kg (3-10% del totale) e sono stagionali perciò richiedono ogni anno un consumo energetico enorme per essere ricostituite. Perciò non solo sono inutili ma decisamente dannose. Eppure hanno un senso preciso nella lotta per la sopravvivenza e nella trasmissione dei caratteri ereditari: quello di stabilire una gerarchia all’interno del branco, quello di disporre di un accesso preferenziale alla riproduzione. Non é forse così anche per l’uomo, dove per la fortuna di tutti noi siamo pieni di omuncoli piccoli brutti e sfigati di enorme successo ?
1. I volumi delle scatole craniche. Non abbiamo nessun elemento per supporre che il cervello dell’artista che ha dipinto le grotte di Lascaux sia fisicamente diverso dal nostro. Ancora oggi esistono gruppi umani in Amazzonia e Oceania, che non hanno mai prodotto una matematica degna di nota prima di entrare in contatto con il resto del mondo – prosperando, peraltro, per decine di millenni senza avvertirne il bisogno – ma che hanno espresso soggetti in grado, una volta avuto accesso agli ordinari curricula di studi, di dimostrare l’abilità matematica di qualsiasi altro essere umano appartenente al mondo progredito. E se anche nell’evoluzione umana ci fossero stati 100 livelli intermedi, uno ogni 2.000 anni, il primo per comprendere il teorema di Pitagora, il secondo la trigonometria, il terzo le equazioni differenziali, il quarto la topologia, ecc., mi dici, Luca, per quale ragione adattativa sarebbe dovuta intervenire questa complessificazione crescente nei cervelli pre-umani? Il caso ha per caso una direzione diversa da quella della sopravvivenza del più adatto? Penso che facciamo fatica a comprenderci, Luca, perché tu continui a ragionare in termini di continuità, di piccole differenze analogiche adattative, mentre io e Michele parliamo d’informazione genetica digitale che, a livello di fisica fondamentale, “è cresciuta per discontinuità” ogni scalino (o scalone) contro l’equazione di Shannon!
2. Che utilità hanno le grandi corna dei cervi, mi chiedi? Ci rispondi tu stesso! Prima dici che sono inutili, e poi aggiungi che hanno un significato preciso ecc., ecc. Ogni adattamento, tu m’insegni, comporta dei vantaggi e degli svantaggi, come ogni tecnica ed ogni medicina: ciò che conta è l’utilità “differenziale”, cioè la somma algebrica dei pro e dei contro. Ma, nell’effetto Ramanujan, quali sono stati per 200.000 anni i pro secondo il paradigma darwinista?
Una postilla tardiva che avevo tralasciato. Preferisco parlare di continuità perché “sino a prova contraria” le scienze naturali ragionano sulla base del principio dell’attualismo: i processi naturali che hanno operato nei tempi passati sono gli stessi che operano nel tempo presente. E’ semplicemente il modo più semplice di concepire la realtà, quindi secondo il rasoio di Occam il più verosimile. “Sino a prova contraria” vuol dire che sta a voi dimostrare la discontinuità, con l’accortezza che continuità o discontinuità a questa scala temporale (2 o 3 Milliardi di anni dalla comparsa della vita; “solo” 600 Milioni di anni dalla comparsa di forme di vita complesse) é in gran parte questione di prospettiva.
A me questo sembra un Darwin delle lacune, Luca.
Io non capisco come tu faccia a stabilire quali cervelli siano umani e quali pre-umani. Qual’é la variabilità del carattere “volume della scatola cranica” nella nostra specie oggi, quale 5000 anni fa e quale nell’uomo di 40.000 anni fa (del quale possediamo misurare forse 2 o 3 resti in tutto) ? Le capacità di astrazione dipendono da questo volume ?
Non esistono pressioni adattative che selezionano cervelli perché l’adattamento all’ambiente per Darwin non é affatto la molla dell’evoluzione.
E’ per un altro motivo che i cervi hanno le corna e noi siamo capaci di astrazione: perché un immaginifico poeta, inutile ed inadatto alla lotta, fa strage di cuori assai più di Schwarzenegger.
Io non stabilisco quali sono i cervelli umani da quelli pre-umani, Luca! Il mio era solo uno scenario (ipotetico, e per me assurdo) che seguiva la tua proposta di ragionamento, quando mi hai chiesto: “Sei in grado di argomentare che una specie precedente di homo non fosse potenzialmente in grado di dimostrare il teorema di Pitagora?”.
Per il resto non ho nulla da aggiungere, se non che, se non ti bastano i nostri argomenti a dimostrare che l’evoluzione del cervello non è spiegabile nel paradigma darwiniano, potresti approfondire l’argomento con la lettura di “Gli errori di Darwin” del biofisico M. Piattelli Palmarini e del filosofo Jerry Fodor, dove lo stesso risultato è dimostrato per altre vie.
Lo leggerò ti ringrazio, ma vorrei che tu comoprendessi che per attaccare una cosa come la teoria di Darwin bisognerebbe averne almeno chiari i meccanismi, altrimenti i tuoi argomenti non arrivano a toccarla. La selezione naturale è il fenomeno per cui organismi della stessa specie con caratteristiche differenti ottengono, in un dato ambiente, UN DIVERSO SUCCESSO RIPRODUTTIVO. Perciò per Darwin l’ambiente é solo uno degli aspetti. Ad esempio come tu ricordi rispetto all’ambiente le capacità di astrazione poco importano. Eppure … hai presente il SUCCESSO RIPRODUTTIVO di un Picasso ?
Te lo sottolineo in amicizia, per farti notare che senza questa premessa il resto della tua dimostrazione pare a me cada.
Leggo da un’intervista a Repubblica di Piattelli Palmarini:
“l’ evoluzione è un fatto. Non è più un ipotesi ma è un dato acquisito.
Il problema sono i neodarwiniani che con la selezione naturale pensano di poter spiegare tutto
… ogni anno ci dobbiamo rivaccinare perché i virus mutano, e mutano a loro vantaggio e non a nostro. La selezione naturale è una realtà: ma non è il motore delle specie nuove.”
Approfondirò se trovo tempo, ma pare che il problema non sia la teoria di Darwin ma l’ideologia che ne é stata tratta, e su questo credo siamo tutti assolutamente daccordo.
Quanto al dibattito se la selezione naturale sia in grado di produrre specie nuove qui sta credo il problema vero. Va da sé che non abbiamo oggi né credo avremo in futuro l’opportunità di osservare dal vero la comparsa di una nuova specie da un’altra. Credo anche tuttavia che dal punto di vista razionale la difficoltà di concepire ed accettare un processo del genere stia essenzialmente nei tempi estremamente lunghi che richiede. Vorremmo sempre poter “vedere” il mitico “anello mancante” e fatichiamo a renderci conto di come questo sia un artefatto della nostra mente che vedendo specie diverse immagina per forza dei “salti” discontinui. Se proviamo ad immaginare l’evoluzione come processo continuo, tutti noi singolarmente siamo anelli di questo processo, come tutti i (pochissimi) fossili che la storia ci ha tramandato. Se ci limitiamo però alle specie più vicine a noi, e perciò con un numero di resti fossili sufficienti, il genere Equus ha oggi 12 specie diverse (alcune persino ancora reciprocamente fecondabili, come asino e cavallo). E’ perfettamente possibile seguire la loro evoluzione passo passo a partire da un progenitore comune di 54 Milioni di anni fa e sembra del tutto logico concepire le successive speciazioni sino alle 12 attuali semplicemente grazie alla progressiva selezione di caratteri diversi per popolazioni diverse in ambienti diversi.
Sarebbe interessante anche chiedersi perchè si fa più stragi di cuori recitando delle poesie piuttosto che mostrando i muscoli. L’impressione è che comunque, volendo, una risposta la si trova sempre, per tutto e per il contrario di tutto. Sono queste le cose che mi convincono meno della vulgata darwinista: tante belle storie, ragionamenti semplici ed alla portata di tutti, risposte sempre pronte per ogni situazione, evidenzie sperimentali interpretabili e comunque non sempre necessarie. Sembra più un approccio da favoletta che da scienza ed il dubbio che le cose siano un attimino più complesse di come ce le raccontino mi sembra fondato…però in questa materia pare non sia opportuno avere dubbi, pena l’insulto. Per questo mi diverto a vedere le reazioni scomposte a chi i dubbi, nonostante tutto, li pone.
“perché un immaginifico poeta, inutile ed inadatto alla lotta…”
tutto da dimostrate che un immaginifico poeta sia più inutile ed inadatto alla lotta di un ammasso di muscoli!
“…fa strage di cuori assai più di Schwarzenegger”
magari è anche per questo che siamo un po’ più avanti dei neanderthaler.
La preferenza non è affatto illogica: l’immaginazione dà la possibilità di affrontare e risolvere i problemi prima che la necessità o il caso ce li faccia incontrare; rielaborando e riorganizzando in modi e schemi nuovi le informazioni contenute nella memoria l’immaginifico può giocare d’anticipo, escogitare soluzioni nuove a problemi vecchi e nuovi.
Mi pare evidente che la teoria di Darwin non è scienza ma ideologia.
Un’ideologia insegnata ed imposta con arroganza e presunzione dai media e dai testi scolastici…
Bravi Giorgio e Michele, questo è un pezzo di teatro dell’assurdo che dimostra la cosa a mio avviso più importante: e cioè che la scienza non dovrebbe essere presa troppo sul serio quando pretende di spiegare ogni cosa e porsi come una religione onnicomprensiva, a questo punto ‘zac’ scatta l’assurdo, che, come appunto la scienza, è una rispettabile tendenza dell’arte scenica:
http://www.ilsussidiario.net/News/Scienze/2012/4/4/DIBATTITI-Scienza-e-e-Teatro/264398/
Buona Pasqua
Grazie per l’interessantissima indicazione!
Tanti auguri di Buona Pasqua anche a te 🙂
Riflettevo proprio sul caso ieri sera finisco di leggere questo MERAVIGLIOSO ARTICOLO ,e GRAZIE agli autori per esso ,quando non riuscendo a prendere sono vedo un film in TV che non vedevo da anni WIL genio ribelle dove ad un certo punto parlano proprio di Ramanajuan!!!!!!! ….forse chiederete che voglio dire?..ma niente considerazioni personali…..
Alcor vega,
anche a me capitano spesso questo genere di coincidenze, mi danno l’impressione che le nostre menti non siano così isolate e così chiuse in una scatola cranica come può apparire: sono immerse in una rete piena zeppa di informazioni che viaggiano e ogni tanto si incrociano, e non escludo che il cervello possa anche fungere da ricetrasmittente, l’impressione a volte è che sia effettivamente così.
Ho letto l’interessantissimo articolo che ha colmato le mie molte lacune sull’argomento.
Sono un’umanista e posso usare le parole e i concetti non avendo dimestichezza con il linguaggio della matematica, che tuttavia mi affascina e intuisco posto come struttura della realtà (almeno di quella che siamo in GRADO di conoscere e quindi di decifrare: termine che risulta quanto mai appropriato!).
Scusate se il mio intervento vi può apparire OT. Ho avuto da sempre dentro di me una domanda, che forse a voi sembrerà banale, ma alla quale non ho tuttora avuto alcuna risposta.
Parto dalla premessa, se è errata mi correggerete, che il nostro cervello è molto sovradimensionato rispetto alle funzioni che riusciamo a svolgere grazie ad esso. E dunque, se è vero che la necessità e/o molti altri fattori concomitanti sviluppano l’organo, io ho l’impressione che il nostro cervello sia frutto di un’evoluzione superiore a quella delle nostre generazioni che lo stanno usando, a prescindere dalle possibili implicazioni metafisiche che la scienza positivista non può prendere in considerazione.
Intanto mi chiedo se la mia osservazione è esatta e, se è esatta, come si può spiegare?
E’ proprio questo il problema, Maria: come si può spiegare in puri termini darwiniani di “caso e necessità” un cervello umano così sovradimensionato rispetto alle esigenze strettamente necessarie alle mere funzioni vitali, ovvero metaboliche e di riproduzione?
Già Wallace, ai tempi di Darwin, aveva sollevato il problema con riguardo all’arte e alla filosofia. Michele ed io lo solleviamo con particolare riferimento alla matematica e al pensiero astratto. Se infatti nel caso dell’arte, dell’etica e della filosofia si può anche giudicare – seguendo Aristotele – che queste siano componenti della vita umana che la rendono più degna di essere vissuta, e pertanto meglio difesa contro gli avversari, e quindi in qualche modo possano costituire pressioni darwinianamente giustificabili per la selezione della specie più adatta; se questo è vero per l’arte e l’etica, noi non capiamo invece quale vantaggio competitivo possa essere valso a superare l’immensa improbabilità computata dalla legge di Shannon per costruire anche gradualmente un cervello attrezzato a comprendere una matematica che solo centinaia di migliaia di anni dopo serve … solo alla sopravvivenza di qualche professore universitario di matematica, nonché a costruire le più spericolate teorie sull’origine e la fine dell’Universo.
Certo, i darwinisti possono sempre dire che il bagaglio matematico “potrebbe derivare” come regalo a parte inaspettato da un nuovo carattere adattativo, insomma che la matematica “potrebbe essere” un dono meraviglioso sorto per la contingenza che il suo gene “è forse” strettamente collegato ad un altro gene questo sì utile alla specie: però, con queste congetture, anche ammesso che siano domani verificate scientificamente, essi dimostrerebbero la nostra tesi: cioè che vanno ricercate nuove correlazioni a livello fisico fondamentale, talmente cogenti da superare la forza contraria dell’entropia, se non si vuole che il vecchio paradigma di caso “e” necessità si riduca solo a caso “contro” necessità.
A me sembra semplicissimo e non vedo la difficoltà. La capacità di astrazione diventa facilmente capacità di affabulazione, di fascinazione, di maneggiare i concetti con immaginazione e soluzioni inventive, diventa capacità “politica” … la capacità di astrazione significa banalmente potere. Perciò ripeto: il cervello nell’uomo ha l’identica funzione delle corna nel cervo, dei colori in un uccello, del profumo nei fiori … L’adattamento all’ambiente non c’entra niente ma la selezione naturale c’entra eccome.
E questa tua interpretazione, Luca, sarebbe scienza secondo te?
Non mi arrogo nessuna autorità Wil, ma se discutiamo di Darwin nei termini esclusivi di adattamento all’ambiente senza parlare di selezione naturale mi pare giusto almeno riportare l’attenzione su quel che Darwin sostiene. Almeno non propagandiamo fanfaluche.
Pero’ gia’ Wallace aveva sollevato a Darwin un argomento sull’impossibilita’ di giustificare con la selezione naturale il cervello e Darwin aveva ammesso la difficolta’
E’ vero e non so molto su questo aspetto. Tra l’altro sono convinto come te che non tutto si possa spiegare, ma sono anche convinto che si debba sempre “tentare” comunque la strada della logica. Provo a buttare lì. Ai tempi di Wallace e Darwin vigeva un’ideologia profondamente razzista. Perciò secondo Darwin una popolazione isolata nella foresta dal resto dell’umanità per secoli o millenni dovrebbe evolvere indipendentemente e SE il cervello ha funzione puramente logico cognitive logica conseguenza che anche il suo percorso evolutivo dovesse essere diverso. Wallace ha facilmente messo in crisi questa previsione sbagliata di Darwin, ma l’errore stava in quel SE che oggi possiamo riempire con le nostre conoscenze nelle Scienze Umane sul cervello e le sue funzioni.
Non solo la mente, ma molte altre caratteristiche attribuite da Darwin alla selezione naturale!
http://www.youtube.com/watch?v=hxvAVln6HLI
Vuoi dire, Luca, che 100.000 anni fa una donna avrebbe preferito ad un cervello maschio che sapesse derivare il teorema di Pitagora il cervello di un ominide che sapesse risolvere le equazioni differenziali?
Ma vi rendete conto, ragazzi, di quante balle ci propinano i darwinisti per giustificare l’autocostruzione “per caso” di una macchina come il cervello? E queste fantasie senza prova le chiamano scienza!
Vuol dire Nadia che anche 100.000 anni fa le donne (…@%$ sgrunt …) preferivano solo il più potente. Non so dirti se questo sia scienza, se possa giustificare qualcosa o costituire una teoria ma mi pare che questa semplice osservazione metta in crisi l’argomento di Masiero, che ha il torto di assmuere per darwinismo un adattamento all’ambiente astratto, di stampo lamarckiano, niente affatto darwinista. E questo almeno sì, mi pare di dover dire che non é logico (quindi nemmeno scienza).
Scusa Luca, quando ho scritto il commento più in su non ero arrivata fin quaggiù.
100.000 anni fa mi sa che le donne non avevano molte possibilità di scegliere, soprattutto se i gruppi erano poco numerosi e dispersi in un territorio vasto. Allora l’uomo forte dava maggior garanzia di sopravvivenza.
E’ nei gruppi sociali numerosi che serve meno la forza e in maggior misura la capacità organizzativa e strategica degli individui; in questo ambito conta forse di più la teoria dei giochi di quella delle stringhe. In quest’ambito la donna dovrebbe preferire l’uomo intelligente all’ammasso di muscoli.
Credo che un grosso problema per le teorie darwiniste, più che lo sviluppo dell’intelligenza dell’uomo, sia la persistente stupidità del medesimo: come accidenti si spiega?
Questa è bella!!!!!
La teoria di Darwin potrebbe spiegare la crescita dell’intelligenza non la permanenza della stupidità.
Un applauso.
Trovo molto corretto quello che dici sui piccoli gruppi. Tuttavia non dimenticare che anche oggi nei piccoli gruppi umani isolati, al ristretto novero dei maschi dominanti appartengono anche lo sciamano e chi sa prendere per la comunità decisioni efficaci e veloci.
Io credo che occorra capire che la teoria di Darwin e Wallace non si fonda sull’adattamento all’ambiente ma sull’ereditarietà dei caratteri e sulla selezione naturale. Sono questi due aspetti che su tempi molto molto lunghi e in ambienti stabili finiscono inevitabilmente per creare forme di adattamento all’ambiente. Infatti la storia della terra é ricchissima di “passi falsi”, di selezione naturale di organi non solo inutili ma da un punto di vista adattativo decisamente stupidi, come appunto le corna dei cervi. E’ questo l’aspetto che sembra suggerire la casualità delle mutazioni. Perciò la stupidità ha pieno diritto di cittadinanza nella teoria, mentre lascerei a qualche neodarwinista ideologico e sfegatato l’idea che la selezione naturale alla lunga produca una generazione di Dei (Dawkins probabilmente pensa di farne già parte). Io credo che nessuno possa stabilire quando, dove e perché sia comparsa la coscienza. Il fatto che alcune specie di scimpanzé siano in grado di riconoscersi nello specchio mi convince che la coscienza di sé non coincida con quello che noi cristiani chiamiamo “anima”. Quello di cui mi sento sicuro – a dispetto magari di qualche ateo piuttosto igniorrante – é che tutti questi discorsi così affascinanti hanno tutto a che fare con la scienza ma non toccano minimamente la fede in Dio e nella creazione. Semmai potrebbero aiutarci a farci (forse) un’idea più precisa di cosa e chi siano creazione e Dio.
I mistero: il meistero della creazione
II mistero: il mistero della vita, vita che è relazione e rete di relazioni, vita senziente, vita cosciente, metacoscienza…
Mi fa pensare al Monte Analogo di Daumal, che forse qui più di qualcuno conosce: una continua scalata verso l’alto, generazione dopo generazione…
“…Perché una montagna possa assumere il ruolo di Monte Analogo è necessario che la sua cima sia inaccessibile, ma la sua base accessibile agli esseri umani quali la natura li ha fatti. Deve essere unica e deve esistere geograficamente. La porta dell’invisibile deve essere visibile….”
“Molto in alto e molto lontano nel cielo, al di sopra e al di là dei cerchi successivi dei picchi sempre più alti, delle nevi sempre più bianche, in uno splendore che l’occhio non può sopportare, invisibile per eccesso di luce, si erge la punta estrema del Monte Analogo. – Là, sulla vetta più aguzza della guglia più sottile, solo, sta colui che riempie tutti gli spazi. Lassù, nell’aria più fine dove tutto gela, solo, sussiste il cristallo dell’ultima stabilità. Lassù, nel pieno fuoco del cielo dove tutto arde, solo, sussiste il perpetuo incandescente. Là, al centro di tutto, sta colui che vede ogni cosa compiuta nel suo inizio e nella sua fine.”
Buona Pasqua a tutti!
Ti ringrazio per la risposta, Giorgio.
Mi viene in mente che, tra l’altro, questo aspetto che si sta esaminando (relativo al linguaggio matematico come sostrato della Realtà, dico bene?) non è neppure l’unico aspetto che ha a che fare con altri dati relativi alle funzioni del nostro enigmatico e meraviglioso cervello, tutti ancora da decifrare…
Bisogna comunque mettere in campo altre correlazioni oltre a quelle fisiche, non solo riguardo all’arte e all’etica.
Penso alla musica, ad esempio. Non ha anch’essa un’ordine intrinseco che ha molto a che fare con la matematica? Ci sono correlazioni? Purtroppo non sono una musicista e vado ad intuito.
E la poesia. Non ha anch’essa un ritmo, anche quando non segue una metrica classica?
E, poi, c’è qualcosa che mi incuriosisce. Quando si pensa alla matematica si pensa ad un ordine basato su leggi rigorose (da non confondere rigore con rigidità). Mi vengono in mente schemi infiniti, ma legati e intrecciati a avvolgentisi in mille diverse forme… ecco, non è la ‘forma’ una delle tanti manifestazioni di questa grande Armonia?
E, però, il concetto stesso di “infinito”, in qualche modo non entra anche nelle dimostrazioni a escludere proprio la “rigidità”?
Perdona se ti sembro complicata. Forse un confronto diretto renderebbe più agevole e fluido il discorso. Ma siamo qui e io ci provo a fare quest’altro piccolo pezzettino di percorso in più.
Mi rendo conto che il mio discorso non entra nei dettagli specialistici che andate sottolineando; ma forse non è estraneo all’insieme…
Se mi accorgerò di essere noiosa o fuori tema, vi seguirò solo leggendo senza più intervenire.
Non sei affatto banale, Maria, ed io spero che tu intervenga spesso, perché ci sono sempre spunti “interdisciplinari” nei tuoi interventi, che mostrano la ricchezza del reale ed arricchiscono il dibattito. Mi hai dato l’idea di fare un articolo sulla musica per sviluppare le tue intuizioni, così come ritroverai sui recenti articoli che ho scritto riguardo all’infinito e ai miracoli della matematica (stavolta come descrizione del reale) molte delle tue idee.
Grazie, sarò felice e interessata di leggere il tuo nuovo articolo.
Intanto esplorerò un po’ anche gli altri.
Buon proseguimento per il tuo lavoro e per il tuo impegno.
E Buona Pasqua a tutti!
Grazie, sarò felice e interessata di leggere il tuo nuovo articolo.
Intanto esplorerò un po’ anche gli altri.
Buon proseguimento per il tuo lavoro e per il tuo impegno.
E Buona Pasqua a tutti!
Ad Alcor Vega vorrei ricordare la serendipity o quelle che Jung chiama “coincidenze significative”.
Io cercavo altro e mi sono ritrovata qui dopo aver scritto un articolo sulla bioetica e il fatto che il cervello non ci dice tutto ciò che siamo…
Maria
concordo, e penso sia meglio così: un po’ di mistero ci rende più interessanti e meno noiosi a noi stessi.
Riguardo al sovradimensionamento del cervello: può servire anche ad affrontare casi di emergenza strutturale come nell’eventualità di lesioni o danni temporanei o permanenti (a titolo di es.: http://www.la-sclerosimultipla.net/plasticita.php)
Ti ringrazio, Topazia, per le interessanti informazioni, che riguardano le risorse alternative, sorprendentemente e anche meravigliosamente messe in atto in caso di emergenze relative a lesioni.
Io, invece, mi riferisco al fatto che ognuno di noi usa il cervello al di sotto delle sue potenzialità: penso ai diversi stati di coscienza o di conoscenza (non patologici) indotti da certe esperienze nelle quali il cervello è comunque coinvolto insieme a tutta la persona e insieme a qualcosa in più, per noi che siamo credenti, se pensiamo anche alla nostra componente spirituale…
E qui entrano in campo le correlazioni di cui parla Giorgio, che alludono ad una Correlazione molto fondamentale e fondante, direi.
Solo che io mi sto esprimendo in termini concettuali e questo è un ambito in cui si privilegia il dato matematico-specialistico. Cercavo il connubio tra i due ambiti; ma non so se sono in grado di trovarlo.
Grazie per lo spunto dato dall’articolo.
Ad un profano come me sembra in verità che – perchè funzioni l’effetto critico “Ramanujan” si possa prescindere in modo assoluto dalla possibilità che nel futuro si assista ad un adeguamento o meno della conoscenza scientifica alla realtà naturale(= l’elemento S e le sue declinazioni): mi sembra infatti che il realizzarsi della fitness prima che questa si renda necessaria scardinerebbe di per sé l’elemento selettivo della teoria darwiniana
PS
La conoscenza dell’essere è già – in certo modo astrattissimamente, indeterminatissimamente e analogicamente – un adeguamento della mente alla totalità della realtà.
Buona Pasqua a tutti !
Hai ragione, Fabrizio. Il darwinismo è di per sé molto probabilmente in contraddizione con l’effetto Ramanujan. Il ragionamento su S ci è servito a mostrare anche la sua contraddizione col naturalismo scientista, cioè con se stesso!
Ciao Maria grazie del consiglio eh eh senti ma in base a cosa dici ” il nostro cervello è molto sovradimensionato rispetto alle funzioni che riusciamo a svolgere grazie ad esso” ..
Ciao, Alcor,
ho spiegato più su a Topazia cosa intendevo. Quanto al mio, di cervello, vorrei davvero usarne molte di più, delle sue potenzialità 😉
Buona Pasqua a tutti
Le leggi scientifiche che governano il caso (leggasi: Jacques Monod, il caso e la necessità) non sono così imprescindibili. La maggior parte di quello che sembra un rumore di sottofondo ingovernabile, potrebbe in realtà avere cause e produrre effetti ancora ignoti ma in prossimità di soluzione, attraverso un’ulteriore ricerca. Come si vede, il darwinismo non è così rigido come invece certe dottrine tautologiche: il fatto che gli eventi sembrino casuali non esclude il fatto che non lo siano. Voglio correggere una fase usata per replicare a me: la scienza non è descrittiva, ma anche predittiva. Può fornire previsioni sul verificarsi degli eventi. Ad esempio, l’orologio genetico indicato proprio dall’anti-darwiniano Piattelli può fornire previsioni sul grado di speciazione di un gruppo di animali, ogni quando avviene l’isolamento riproduttivo. Voglio ricordare che Darwin potè studiare l’evoluzione grazie alla conformazione insulare del territorio studiato (Isole Galapagos). L’isolamento aveva accentuato certe variazioni genetiche, le dimensioni corporee, i tratti morfologici di specie, i rituali di corteggiamento… L’antitesi a Darwin è proprio l’idea di perfezione. Anzi, i neodarwiniani hanno analizzato con attenzione l’ipotesi dell’handicap, se si può dire così: una specie vivente che si trova perfettamente a proprio agio in un determinato ambiente, allora non si evolve più ma proprio per questo rimane confinata e penalizzata rispetto alle altre specie rivali. Se l’ambiente è in equilibrio, la variabilità genetica si stempera nella riproduzione indiscriminata. Invece, in condizioni difficili la variabilità genetica trova il meglio per rimediare all’handicap, permettendo un’evoluzione ottimale. Stephen Jay Gould li chiamava equilibri punteggiati. Gli indiani d’America erano in una situazione di equilibrio, poi gli europei diffusero il vaiolo e solo pochi sopravvissero. Questa è la differenza tra una situazione “perfetta” e una darwiniana.
Ho constatato una obiezione al mio ragionamento sulle leggi scientifiche “impossibili”. Spero di non aver interpretato male: non esisterebbero queste impossibilità. Perchè no? obietto io. La struttura muscolare dell’homo sapiens è tale, per la legge meccanica della trazione del peso, da non consentire una statura superiore ai due metri. L’area della visione degli insetti, quella retina, quel cerchio attraverso cui passa la luce, è così minuscola da non consentire alle onde luminose di entrare per intero e quindi limitare la visuale del mondo esterno, così gli insetti rimediano moltiplicando i fori della retina, per questo li vediamo con centinaia di piccoli occhi a destra e a sinistra del volto. E questi sono due esempi macroscopici. Le impossibilità fisiche esistono, tutto il resto è teoricamente permesso.
OK Marco comunque, ammesso che tu abbia ragione, un cristiano potrebbe comunque risponderti che Dio governa l’evoluzione usando le regole del darwinismo come cause seconde….. La vera questione di fondo resta comunque questa: E’ piu’ razionale pensare che le capacita’ uniche della mente umana derivino da Dio (tramite cause seconde) oppure solo dal caso?
Un saluto
Oppure, in altri termini: ammesso che il darwinismo riesca a giustificare le capacita’ della mente umana, le spiegazioni addotte risulterebbero dal punto di vista razionale solo possibili e per di piu’ poco probabili. Dall’ altro versante, invece, il pensare che la mente umana derivi da Dio (e parlo del Dio Cristiano, non del Dio dei filosofi) mi pare che possa essere considerato non solo possibile ma anche molto piu’ probabile per una serie di motivi numerosi e diversificati.
Vangelo secondo Marco 7
14 Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: 15 non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo». 16 .
17 Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. 18 E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, 19 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. 20 Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. 21 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, 22 adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo».
Questa citazione la dice lunga sul rapporto tra scienza e fede: se Dio ha creato il mondo, la scienza descrive come funziona. Quando c’è un contrasto, il confronto è utile a entrambi. Ma dichiarare che Darwin non va bene perchè introduce il caso, significa ripudiare Galileo perchè descrive il moto perpetuo della materia che non ha bisogno di Dio. Più fiducia nella scienza! Se ci sono contrasti, io rimango ottimista, lascio che la fiducia prevalga. Il resto è inquisizione.
Marco,
Il problema non consiste nel dire che non va bene Darwin ma piuttosto che non va bene il darwinismo inteso come ideologia atea che si oppone al cristianesimo. Per quanto riguarda l’ottimismo circa i contrasti tra fede e scienza mi pare che tu non dica nulla di nuovo: quello che affermi e’ gia’ stato esposto con chiarezza da Tommaso d’ Aquino. L’inquisizione, per finire, non e’ certo stata una manifestazione di oscurantismo: questa immagine, purtroppo, deriva dalle concezioni intolleranti di tanti illuministi e positivisti.
Ciao!
Sembra che l’uomo moderno (Homo Sapiens) sia apparso sulla terra circa 50000 anni fa contemporaneamente nei posti più disparati, dall’Alaska all’Oceania, dall’Europa alla Patagonia. Sembra. Certo è un mistero come abbia potuto popolare, ad esempio,le isole di Pasqua, quasi al centro dell’oceano Pacifico.
Ammettendo che i primi ominidi popolassero la terra milioni di anni prima della comparsa di Homo Sapiens, quando tutte le terre emerse formavano una sola terra, Pangea, come mai tutti gli ominidi comntemporaneamente, 500000 anni fa, sono diventati Homo Sapins?
Mistero.
Intanto sono 200 mila e non 500 mila. Poi la Pangea si era già sgretolata 65 milioni di anni fa, quando ancora gli ominidi non esistevano. Terzo, proprio il livello cognitivo dei ominidi potrebbe averli separati dalla scimmia. Il cervello è una di quelle attività che meno possono affidarsi al caso, con l’ovvia precisazione che per caso si intende quello che ancora non si riesce a spiegare.
Non ne capisco molto, ho fatto riferimento a quanto riportato da una rivista scientifica ditata in qualche intervento di sopra. Avrò letto male?
Resta il mistero della presenza dell’uomo sulle isole di pasqua e anche altrove. Comunque ho scritto 50 mila non 500 mila.
Articolo bellissimo, un piacere per la mente. A mio avviso ci sono pero’ alcuni punti debole che andrebbero rafforzati con argomenti piu’ solidi e piu’ ampii. Mi permetto di elencarli qui in seguito, sperando di fare critiche costruttive e di avere compreso a dovere il vostro ragionamento.
1) “A quanto possiamo stimare – tenuto conto della legge di Shannon – (Qual e’?) la probabilità bayesiana che siano comparse le corrispondenti complesse strutture neurali per caso e necessità, dato D? È ovvio assumere:
P(SP | D) << 1"
Come gia' fatto presente (se ho capito il suo intento) da Luca, questo potrebbe non necessariamente essere vero. Perlomeno, per rafforzare il teorema bisognerebbe dimostrare che
P (Sopravvivenza Individuo | Potenziale Intelligenza Matematica),
ovvero una traduzione piu diretta della teoria darwiniana applicata all'effetto Ramanujan, sia effettivamente bassa o puramente casuale (i.e., nessun nesso logico fra una potenziale intelligenza matematica e la sopravvivenza individuale, o, se ben ricordo dall'esame di calcolo delle probabilita', che sopravvivenza e intelligenza matematica siano eventi indipendenti). Fino a che questa probabilita' non sara' studiata (per esempio con uno studio statistico di 'QI matematici' di popolazioni 'isolate' e il suo andamento medio, o massimo, o una funzione qualuque, nel tempo) non credo sia corretto dire "E' ovvio assumere P(SP | D) << 1". Proprio perche' questo ragionamento assume P(Sopravvivenza Individuo |Potenziale Intelligenza Matematica)≈0.
2) "Da ciò possiamo inferire che esiste una probabilità non nulla che anche tutta la realtà naturale sia governata da una logica intrinseca e che tale logica coincida con forme di astrazioni proprie del pensiero umano. Non negheremo ad una concezione ottimista dei poteri della ragione il diritto di assumere che la proposizione vera SP (che afferma i successi passati e presenti delle scienze naturali) costituisce un supporto alla congettura S, cioè:
P(S | SP) ≈ 1"
Il fatto che SP (assunta piu' che ragionevolmente come una proposizione vera) sia un supporto a P(S) non significa necessariamente che questo quasi dimostri la verita' di S (i.e., P(S|SP)≈1). Sembra logico inferire una probabilita' maggiore di 0, ma perche' necessariamente ≈ 1? Questo sarebbe in qualche modo equivalente a dire "A un numero crescente di miracoli si ha trovato oggi una spiegazione scientifica (assumendo dal punto di vista dell'ateo che questo basti a smentirne la natura) quindi sembra logico supporre che un giorno saranno smentiti tutti, con probabilita' vicina al 100%"
Spero che le mie critiche siano accolte come costruttive o confutate.
Congratulazioni ad ogni modo per lo stile, spero questo articolo sia il primo di una lunga serie.
La ringrazio molto per il Suo contributo, ed anche per il Suo apprezzamento che ci incoraggia. Devo subito dire che quello apparso su UCCR è solo il sunto, adattato agli scopi del sito, di un articolo molto più esteso ed esplicativo che Forastiere ed io abbiamo preparato. Se Lei mi fa avere la Sua email (per la mia clicchi sul mio nome sotto il titolo) Le potrò fornire il testo completo, che è in attesa di pubblicazione in una rivista scientifica. Cmq, alle Sue osservazioni, rispondo intanto così:
1. La disequazione P(Sp | D) << 1 è conseguenza, in assenza di ulteriori meccanismi fisici al momento ignoti, dell’improbabilità di superare la pressione contraria dell’entropia (come tradotta dall’equazione di Shannon in rapporto con l’aumento d’informazione del genoma necessario all’effetto Ramanujan), dato il brevissimo arco temporale (dell’ordine di 10^5 anni) in cui tali mutazioni genetiche sarebbero accadute. La proposta neodarwiniana di considerare la capacità astrattiva e matematica umana [quello che abbiamo chiamato “effetto Ramanujan”], così come le arti, la filosofia, ecc. – tutto ciò che va sotto il nome di “dilemma di Wallace” – come un carattere gregario correlato ad un altro genuinamente adattativo o selettivo (quale per es. il bipedismo) non può essere considerata una spiegazione scientifica, fintantoché non si è in grado di indicare il meccanismo fisico eventualmente responsabile della correlazione tra i due caratteri. Riteniamo, pertanto, che la ricerca di un’appropriata legge biofisica capace di spiegare come ciò potrebbe avvenire per superare la spinta dell’entropia, sia un obiettivo primario per le scienze dell’evoluzione e che si debba passare dal binomio darwiniano “caso & necessità”, dove il caso sta assumendo sempre più il ruolo di “god of the gaps” di tutte le nostre difficoltà di spiegazione (col pericolo anche di bloccare linee di ricerca alternative/complementari), ad un nuovo paradigma trinomiale “caso & necessità & legge fisica X di correlazione dei caratteri”.
2. Noi non ci sbilanciamo su alcun range per predire il valore della diseguaglianza P(S | Sp) e se assumiamo un valore vicino ad 1 è solo per metterci dal punto di vista “scientista” e mostrare come da esso consegua una contraddizione dello scientismo col darwinismo.
Ciao Giorgio. Mi piacerebbe capire cosa cambierebbe nella vostra analisi se anziché ammettere “brevissimo arco temporale (dell’ordine di 10^5 anni) in cui tali mutazioni genetiche sarebbero accadute” tu spalmassi le mutazioni su di un tempo più ragionevole. Se avessimo smesso di evolverci questo sì sarebbe un problama per il darwinismo. Poi mi piacerebbe capire meglio cosa intendi per “legge fisica di correlazione dei caratteri”. Puoi fare qualche esempio ?
1. Non cambia nulla, matematicamente, anche se metti 10^10, che è l’età dell’Universo. O anche 10^100.
2. Se la biologia si riduce alla chimica e questa alla fisica, al di là delle narrazioni darwiniane in italiano o in inglese, qual’è l’equazione differenziale che, di specie in specie, provoca la mutazione genetica ad informazione crescente imponendosi contro la pressione opposta dell’entropia? In assenza di tale legge fisica, possiamo solo dire, onestamente: “Non sappiamo quale sia il meccanismo dell’evoluzione… nessuno sa come evolvono esattamente i fenotipi” (Piattelli Palmarini M., Fodor J., “Gli errori di Darwin”, Feltrinelli ed. 2010).”
Quale legge fisica ? Mi pare una domanda ben strana. Corrisponderebbe a domandarsi: qual’é l’equazione differenziale che ha condotto me a fare un figlio con mia moglie dando così un futuro alle mie informazioni genetiche ? Al di là del fatto che la nostra unione sancisce nella Chiesa un sacramento e con ciò un accordo generale con il piano divino, se penso alla successione dei fatti che l’hanno determinata e volessi darne una succinta e comprensiva descrizione fisica non potrei che parlare di caso. Senza dimenticare che l’accordo conil piano divino dipende in sostanza dalle nostre volontà. Porta pazienza ma le narrazioni sono molto spesso delle formulazioni della verità dei fatti molto più efficaci elastiche e comprensive di un’equazione differenziale, come dovrebbe essere chiaro per qualcuno che crede nello Spirito. Perdona la battuta sintetica e provocatoria, ma quando avrai trovato un’equazione differenziale che descrive correttamente l’amore di Dio per l’uomo fammi un fischio.
Volontà, amore, sentimenti, ecc. non c’entrano con la fisica e per te, come per me, appartengono all’anima. Qui parliamo della crescita del contenuto di informazione nel genoma, in seguito alla mutazione genetica che è postulata dal neodarwinismo per spiegare “fisicamente” l’origine di una nuova specie dalla precedente. Se i neodarwinisti chiamano in causa l’esistenza (“forse”) di caratteri gregari “fortuitamente” connessi a quelli primari selettivi per giustificare le “ciliegine” del cervello umano, Michele ed io non la consideriamo una spiegazione scientifica, ma solo (come Piattelli e Fodor) una confessione d’ignoranza e proponiamo di ricercare un’eventuale legge fisica di correlazione che spieghi i primi attraverso i secondi. Correlazione vuol dire in questo caso che i primi sono causati dai secondi.
Non ho capito se tu, Luca, hai altre proposte a livello fisico fondamentale o se invece non ritieni che la spiegazione biologica si debba basare sulla fisica.
Ma le mutazioni genetiche non sono fatti magici, di discontinuità nella storia. Sono solo l’espressione della selezione naturale della variabilità dei caratteri ereditari. La stessa selezione che opera un allevatore o un agricoltore creando continuamente razze e varietà nuove. L’idea é semplicemente che due popolazioni della stessa specie fisicamente separate per un tempo sufficientemente lungo selezionino caratteri diversi sino al punto di diventare geneticamente non compatibili. Nella selezione artificiale già adesso un Pinscher nano (< 3 Kg) non é fisicamente compatibile con un San Bernardo (120 Kg) pur appartenendo alla stessa specie. Posso legittimamente supporre che anche per fecondazione artificiale sia possibile unicamente l'incrocio tra una femmina San Bernardo e un maschio Pinscher nano. Per contro nella selezione naturale esistono specie sufficientemente vicine da poter generare ibridi (cavallo ed asino). Il cervello ? Secondo gli etologi alcune specie di scimmie hanno coscienza di sè … e qui mi fermo. Chiudo con una provocazione. Entrambi credo rimproveriamo ai neodarwinisti una decisa sopravalutazione della logica fisico matematica. Dove vuoi andare tu con le tue "formule dell'amore" (o della selezione naturale) ? La mia disciplina é una miniera inesauribile di inestricabili relazioni scientifiche tra "narrazione" e logica fisico-matematica. Non sarà che la narrazione di Darwin, irriducibile alla tua logica eppure capace di render conto di così tante osservazioni e narrazioni della realtà é infinitamente più utile ad una riflessione spirituale rispetto alle tue formule ?