Perché secolarizzazione fa rima con depressione?
- Ultimissime
- 18 Dic 2011
All’aumentare della secolarizzazione degli ultimi due secoli, è aumentato anche il disagio dell’uomo. E’ un dato di fatto, vediamo cosa dicono gli indici più recenti.
Cresce l’uso di alcool, antidepressivi e droghe, cresce l’autolesionismo sopratutto nei giovani, aumentano le malattie mentali, più di un terzo degli europei soffre di disturbi psicologici, aumentano le vittime della depressione, aumentano le forme di dipendenza in particolare quelle sessuali e forme di perversione come la zoorostia, cresce l’analfabetismo. Il Censis in un suo recente rapporto ha letto così la società italiana e moderna: «sempre meno valori e ideali comuni a cui appartenere. I legami e le relazioni sociali sono sempre più fragili e inconsistenti».
Il filosofo Pietro Barcellona, docente presso l’Università di Catania, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura e già deputato PCI, laico anche se avvicinatosi al cattolicesimo negli ultimi tempi, è intervenuto sulla questione affermando: «L’aumento allarmante delle manifestazioni di tipo depressivo dovrebbe indurci tutti insieme a domandarci perché nella nostra epoca gli uomini sperimentano una condizione di solitudine angosciante che non ha precedenti in altre epoche caratterizzate da disastri ambientali, pestilenze ed epidemie. Questo non significa affatto dire che si stava meglio quando si stava peggio perché nessuno vuole contestare gli effetti benefici della scoperta della penicillina o della chemioterapia, ma soltanto riaffermare che la dimensione propriamente umana della malattia e della sofferenza non ha niente a che vedere con la sua spiegazione scientifica».
Inutile voler ridurre la sofferenza dell’uomo a motivazioni misurabili, «il dolore umano è il più grande mistero della nostra condizione perché lega indissolubilmente la storia di ciascuno al senso dello stare al mondo e della destinazione di tutti gli esseri umani di fronte alla inevitabile percezione della caducità e della mortalità di tutto ciò che noi siamo e di tutto ciò che ci sta di fronte. La condizione umana per questa specifica comprensione del dolore trascende il pragmatismo empirico del rimedio della cura e rimanda inevitabilmente alle questioni ultime a cui la filosofia e la religione hanno cercato di rispondere nel corso della storia. La domanda sulle cose ultime è intimamente connessa all’esperienza del dolore e al senso della vita rispetto all’angoscia di morte, e perciò pone l’uomo sempre di fronte ad un problema della comprensione di sé e degli altri che non si lascia ridurre a puri meccanismi meccanici e fisiologici di causa ed effetto».
Il problema appare dunque esistenziale, proprio nell’epoca in cui è evidente il tentativo di eclissare Dio dalla società. Ma da questo non deriva alcun risultato positivo per l’uomo, anzi egli appare essere «più esposto alla paura di non sapersi dare una ragione per vivere, e che spesso a causa di questa esperienza di sofferenza è colpito da malattie che riguardano anche il suo funzionamento fisiologico, è un problema che ha a che vedere anche con il modo di essere della nostra società». La crisi non è solo economica, «ma direttamente riferibile alla fragilità del nostro statuto antropologico. Il chi siamo e il dove andiamo non è un problema al quale le scienze positive potranno dare risposte». Da questo riconoscimento, compreso quello che gli esseri umani non sono soltanto biologia e non sono neppure soltanto società, dalla «consapevolezza dell’assenza di risposte» è possibile che fiorisca «l’apertura dell’essere umano verso un senso della vita che va ricercato e che, tuttavia, sempre sfugge ad ogni possesso immediato», conclude Barcellona.
Il filosofo Fabrice Hadjadj, scrittore e docente all’Università di Tolone, centrava il punto qualche mese fa: «Nel suo umanismo più rivoluzionario l’Europa ha diffuso una speranza mondana, sostituto della speranza cristiana. Ora che tale speranza è morta, il nostro Continente non conosce altro che la disperazione, che cerca di fuggire gettandosi a peso morto nel divertimento dello spettacolo e nei sogni della tecnologia».
La redazione
73 commenti a Perché secolarizzazione fa rima con depressione?
wow e pensare che doveva essere la religione la causa dell’infelicità…
L’articolo centra clamorosamente il punto squarciando ciò che tutti si rifiutano di dire e guardare: il problema e la debolezza della società oggi è dovuta alla visione esistenziale, ovvero al volersi emancipare dal cristianesimo.
Senza la fede, la vita diventa semplicemente una malattia mortale.
da curare immediatamente con la morte/sucidio
Ciao Daniele,
Ci sono studi che associano tendenze suicide alla presenza o assenza di fede?
(non sono ironico, semplicemente non mi ero posto il problema)
Mi spiego:
– una cosa è dire che l’assenza di fede contribuisca a gettare le persone in uno sconforto che potrebbe portare tendenzialmente al suicidio (affermazione che sarebbe comunque da dimostrare ma che è un’ipotesi che si può senz’altro fare ed approfondire con mezzi statistici)
– Altra cosa è dire che la maggioranza dei suicidi è non credente.
Il non tener presente le differenze tra le due affermazioni ci autorizzerebbe ad escludere aprioristicamente eventuali tendenze suicide legate ad una cattiva interpretazione della fede stessa, il che anche se obiettabile non è una condizione che può essere esclusa prima di averla opportunamente indagata.
Hai ragione, ma le ricerche sono tante: http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=271&ID_sezione=396&sezione=
E poi ci sono quelle indirette: se gli uomini di fede vivono meglio di quelli senza fede, allora 2+2=4
https://www.uccronline.it/2010/08/10/la-fede-cristiana-rende-piu-felici-intelligenti-e-sani-psico-fisicamente/
Ma con chi ce l’hai?
Con rolling stone.
Sarà diventato un luogo comune, ma è vero. Oggi abbiamo tutto e sembra che ci manchi sempre qualcosa.
Partiamo dal titolo “L´elogio della depressione”. Come è possibile accettare che una malattia venga elogiata? Non vi sembra che dietro tutto questo vi sia, come minimo, una cinica operazione editoriale? Nessuno vuole negare “la dimensione propriamente umana della malattia”, ma far comprendere che la depressione è una malattia gravissima, la quale non può essere ridotta a un disagio esistenziale. Se poi la vostra fede,(mi dispiace ma non essendo credente non riesco a comprenderne le profondità)vi porta a pensare che credere possa aiutare anche il depresso, rispetto la vostra opinione, pur continuando a credere che solo il progresso scientifico possa curare questa malattia. Continuate pure per la vostra strada, ma, per favore, non riducete la malattia al mal du siecle, non appoggiate il fatto che qualcuno possa adirittura elogiarla: i tanti malati e i famigliari di questi ultimi potrebbero seriamente sentirsi oltraggiati.
Corbellini, poi, è sicuramente una delle poche persone che parla con cognizione di causa, basta leggere i suoi articoli per rendersi conto che sono esenti da sciatterie e superficialismo.
Ehm..cara Lara…io guarderei bene la recensione del libro perché il titolo è provocatorio. Si è fermata al titolo e quindi il commento è un po’ falsato da esso. La depressione è senz’altro un male terribile, in aumento proprio perché colpisce chi ha una certa visione (laica) della sua esistenza come spiega Barcellona in questo articolo. Corbellini purtroppo lo trovo molto ideologico, ma è una mia opinione.
Il progresso scientifico-tecnologico è in realtà la causa prima della depressione ed in nessun caso ne è la cura.
Questa è tosta Antonio72,
ma il progresso ha permesso anche la cura delle malattie, senza la quale certo non si ha tempo di essere depressi, infatti si muore direttamente, magari con la prospettiva ultraterrena, ma si muore…
Gli antidepressivi mi pare li prendano anche i cattolici la cui depressione non è certo causata dall’ateismo, quindi almeno in quel caso la tua affermazione andrebbe corretta.
Sono d’accordo con Andrea. Il problema è riporre la propria speranza nella scienza non è la scienza stessa. Il problema è credere a chi la eleva a Dio. Questo genera depressione perché la scienza non risponde alle vere domande dell’uomo. Che anche i cattolici subiscano l’effetto del contesto in cui sono immersi è senz’altro vero.
Simone, permettirmi, il tuo è un tentativo di spaccare il capello in quattro. Il problema non è la scienza che induce a credere che possa risolvere tutti i problemi dell’uomo (anche e soprattutto la morte), ma è crederci. Il fatto è che l’uomo quelle domande non se le pone più, proprio perchè ci crede.
Ora sono d’accordo con te 😉
Certo, la cura di malattie che ha contribuito a diffondere. Ancora non hai capito come funziona la farmacologia in genere? La farmacologia induce dipendenza ed indebolisce le difese immunitarie naturali dell’uomo, per arricchire le casse dei soliti noti. Prima o poi scoppierà il bubbone degli antibiotici.
Per quanto riguarda la tua ultima affermazione, prima ci si deve mettere d’accordo se il mondo attuale sia fondamentalmente ateo o religioso. Per me è largamente ateo e materialista, e quindi la diffusione di antidepressivi è inevitabile. L’antidepressivo serve per colmare il vuoto spinto spirituale, necessario, sì dico inevitabile, al mondo contemporaneo ultramaterialista e mercificato. Io non credo che la diffusione di una concezione materialista abbia spinto la religiosità ai margini ed indotto l’uomo ad abbandonare Dio. Il primo non è la causa, ma l’effetto. E’ il mondo materialista che per sopravvivere e prosperare deve inaridire l’animo umano, infangarne il cuore e quindi sbarazzarsi di Dio a tutti i costi. L’uccisione di Dio è quindi premeditata e la sua applicazione è stata studiata scientemente dall’uomo fin nei minimi dettagli. Oggi è la Chiesa stessa sotto assedio perchè la sua voce è l’ultima che si rivolge alle coscienze. Non sia mai che l’uomo si risvegli dal suo sogno, o meglio dall’incubo che crede sia un sogno. Molti atei, i quali credono che le religioni raccontino solo fole, vivono già in un mondo di fiabe senza accorgersene, si aspettano un paradiso che non verrà mai, e che anzi si trasfigurerà in un inferno invivibile.
“Certo, la cura di malattie che ha contribuito a diffondere. Ancora non hai capito come funziona la farmacologia in genere? La farmacologia induce dipendenza ed indebolisce le difese immunitarie naturali dell’uomo, per arricchire le casse dei soliti”
lo sai qual’è il prezzo del rafforzamento delle difese immunitarie?
te lo dico io: Selezione Naturale.
non è paradossale che sia io a difendere le medicine e tu la selezione naturale?
Senza medicine sarebbe molti meno sulla terra probabilmente e tutti resistentissimi, se sei disposto ad accettare questo trade-off a me sta bene.
Non puoi aspettarti che un non credente attribuisca ad un credente delle attenuanti di political correctness solo per il fatto che la sua visione delle cose appare più nobile. Se ritengo che non sia una visione corretta lo dico, dopodichè puoi anche darmi del diavolo, e pensare che avrò un destino triste, ma non trarre conclusioni sul tipo di vita che io mi aspetto di vivere, perchè non ne hai i mezzi, non essendo me.
Il progresso scientifico-tecnologico è nato con l’uccisione di Abele da parte di Caino che ha usato una clava piuttosto delle mani, o ancora prima con la disobbedienza di Adamo ed Eva, che hanno mangiato all’albero della conoscenza del bene e del male. Questi discorsi non portano da nessuna parte: vogliamo capirla che la scienza e la tecnica sono costitutivi della specificità umana? che senso ha, da parte di un cristiano, rimpiangere come Nietzsche di non essere nati semplici animali?
Il nostro dovere è un altro, Antonio, e non consiste nel piangerci addosso, ma come ci insegna il Papa ad amare la scienza come dono di Dio e a cercare di controllare la tecnica al servizio dei veri bisogni umani.
Secondo me il discorso del bruto non regge più, ovvero la brutalità dell’uomo è presente ai due estremi: sia quando l’uomo non si distingue dagli animali, sia quando la scienza-tecnologia prende il sopravvento.
Hai detto bene, la clava, è proprio questo il vero obiettivo della scienza-tecnologia, costruire clave sempre più sofisticate e micidiali, anche se ci si racconta la fola della tutela del benessere dell’uomo. Balle! Semmai quest’ultimo è un effetto collaterale, ma si vuole diminuire un malessere indotto proprio dal progresso scientifico-tecnologico. Insomma la scienza-tecnologia, prima introduce il male e poi si vanta di essere l’unica a poterlo estirpare, e mai completamente. Non sia mai che l’uomo possa un giorno sfruttare l’energia dell’antimateria, altrimenti la vita sulla Terra, che ha impiegato miliardi di anni per evolvere, potrebbe essere spazzata via in un battito di ciglia. Una follia!
“Osservate come crescono i gigli di campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Di tutte queste cose si occupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte questo cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perchè il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6,28-34).
E come sappiamo la scienza-tecnologia oggi si preoccupa non solo del superfluo, ma anche del superfluo del superfluo.
vuole forse scimmiottare “l’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam.
Ma il concetto di depressione mica coincide con il concetto di follia…
Meglio leggere Erasmo, costa meno, è un classico, è anche dedicato da Erasmo al Martire Cattolico San Tommaso Moro, il Santo che inventò la preghiera per l’allegria.
Il “non senso della vita”(per citare pg odifreddi) conseguenza diretta della perdita della dimensione religiosa non può che portare alla depressione /almeno per le persone dotate di maggior sensibiltà9.
Eh eh…ora vorrei gettare ancor più benzina sul fuoco, perchè il contenuto dell’articolo lo trovo ancora riduttivo ed ottimistico.
Va bene la condizione esistenziale, siamo d’accordo e lo abbiamo più volte ripetuto. Ma anche nella miseria esistenziale l’uomo potrebbe comunque limitare i danni qualora vivesse in una vera comunità solidale e compassionevole. Allora anche la disgregazione sociale causata da eccessivo individualismo ha un certo peso nel determinare il degrado evidente.
Capite che se al posto di aiutare un drogato ad uscire dal tunnel o scrollarsi, come si dice, la scimmia di dosso, gli si forniscono droghe ancor più sofisticate e tecnologiche, perchè il mercato è il mercato, e non si può contraddirlo, allora c’è qualche cosa che non va nemmeno nell’attuale sistema economico-sociale.
E vogliamo parlare anche della depressione? Innanzitutto sappiamo che la società nemmeno la riconosce come malattia invalidante perchè la riduce a malinconia o qualcosa del genere, ma anche quando la riconosce, l’unico rimedio che gli fornisce è costituito da farmaci potentissimi. E questo è in linea con la visione puramente materialista delle scienze moderne, per cui si studia la complessa psiche umana con i test del QI o analizzando il comportamento esteriore dell’individuo umano, come quello di un macaco, ed il suo adattamento alla società (secondo le tavole granitiche della legge neodarwinista, che a sua volta non può essere contraddetta). Se ti adatti sei “normale”, altrimenti ti “bombano”. Quindi paradossalmente se la società fosse costituita prevalentemente da nevrotici, la normalità sarebbe appunto la nevrosi. E secondo me la società è già costituita da nevrotici.
Visione materialista della realtà dovuto al riduzionismo scientifico (scienza-tecnologia docet) e disgregazione sociale ed ingiustizia economica dovuta alla selezione naturale darwiniana (homo homini lupus) sono i pilastri della società moderna. E sapete perché sono proprio questi i pilastri e non altri? Perché li ha eretti il più forte, ovvero l’Occidente, nel primo caso perché la forza e la potenza prevaricatrice risiede nell’arma scientifico-tecnologica, nell’ultimo per giustificare le tesi razziste che hanno consentito il colonialismo.
Ma dove volete che trovi spazio Dio o lo stesso insegnamento cristiano!
Antonio ho capito poco del tuo commento però credo che tu stia soltanto approfondendo soltanto cosa significhi secolarizzazione.
Allora lo riassumo in poche parole:
La solidiarietà, l’amore e la fratellanza tra gli uomini sono la vera cura per tutti i mali della società. I mali affiorano perchè l’unica etica coerente con questo assioma (perchè per me è l’unico assioma esistente), è l’etica cristiana. La scienza ed il progresso tecnologico non possono quindi che aggravare il male, fino a condurre il malato allo stadio terminale.
Io però non ridurrei l’etica cristiana a solidiarietà, amore e fratellanza tra gli uomini. Queste sono senz’altro ottime conseguenze, ma quello che è di fondamentale sta a monte, ovvero la concezione dell’esistenza come “dato”, come dono all’Essere, come possibilità di incontro con la Verità. Questa concezione della vita porta poi ai valori che dici tu, ma il cuore della questione è quello che dice Barcellona, la posizione esistenziale.
Non sono d’accordo. Come già detto altre volte non credo che si debba imporre la fede nella trascendenza ad un ateo o ad un agnostico, ma l’etica cristiana può, anzi dovrebbe essere riconosciuta anche da questi come l’unica via per fondare una sistema sociale umanamente accettabile. Quello che intendo dire è che l’insegnamento cristiano ha anche una potente valenza politica, tutta terrena. Anche perchè, ma questo è un mio modestissimo parere, la fede, quella vera, è cosa rara anche tra i credenti. Insomma si può riconoscere il pregio di questi valori anche senza scomodare l’Essere, come si può considerare la sacralità della vita umana, anche senza aderire ad una qualsiasi religione. Vi furono testimonianze anche qui all’UCCR di certi agnostici, scienziati e medici, che andavano in questo senso. Di recente hanno pubblicato anche una dichiarazione significativa dello stesso Bobbio, il papa laico. Quindi si può fare.
Partiamo proprio da Bobbio che dice appunto che la sua morale è irrazionale, che lui non prova speranza perché è laico. Sono sue parole. Solo l’incontro con Cristo risolve la vita, risponde alle domande dell’uomo. Tu sostieni che gli uomini possano rispondere a se stessi e invece è proprio sbagliato. Senza di me non potete far nulla dice Gesù. Chi risponde è proprio Lui e non l’etica cristiana.
Quel tuo “modestissimo parere”, Antonio, sembra a me di una superbia infinita: chi siamo noi per stabilire qual è la “fede vera” e quanto “rara” sia tra i credenti?
Io concordo del tutto con Giovanni: non si tratta di imporre nulla a nessuno, ma è evidente come la luce del sole che fuori della fede nulla ha senso.
Concordo sicuramente su valenza politica e contributo dell’etica cristiana a fondare un sistema sociale umanamente accettabile (lasciando da parte il fatto che divergiamo sui criteri di migliorabilità del sistema sociale)
Mi piace molto anche questa frase:
“Insomma si può riconoscere il pregio di questi valori anche senza scomodare l’Essere”
ritengo non vi sia un solo atto moralmente accettabile o pregevole che sia stato compiuto o sia compibile da un credente che non potrebbe essere compiuto da un non credente (anche se per motivi diversi). Se poi si vuole ritenere che la religione sia una condizione necessaria a sostenerli e promuoverli, è un discorso differente su cui si può o meno essere d’accordo.
Che Andrea e Antonio72 siano d’accordo sul fatto che credere in Dio serve a poco, basta solo aderire alla cultura cristiana, dovrebbe far riflettere Antonio72…
Non sono io a stabilire che la fede è difficile, ma lo stabilì Cristo una volta, se ti ricordi bene (Lc 17,5). E siccome non vedo tante piante sradicate e trapiantate in mare, ne deduco che la fede vera è cosa rara. Vorrei precisare che per me la fede con la preghiera possono veramente compiere dei miracoli, e non solo allegoricamente.
No, io ritengo che l’insegnamento cristiano possa avere, come già detto, un’interpretazione tutta terrena e politica, che possa migliorare la convivenza tra gli uomini e quindi rendere la società più vivibile ed umana.
Se invece vogliamo forzare la mano ed imporre la fede alle persone come Andrea, campa cavallo. Se l’etica cristiana è ragionevole, e per me è l’unica ragionevole, non vedo perchè le persone intelligenti e di buona volontà come Andrea non potrebbero studiarla a fondo e riconoscerne il valore supremo ed irraggiungibile. Ma se ci mettiamo di traverso la fede, che ovviamente non possiamo imporre a nessuno, rischiamo di allontanare anche i pochi che potrebbero invece accostarsi al messaggio cristiano, a prescindere dalla sua componente religiosa e spirituale.
In definitiva, ma questa è una mia opinione, il palazzo può edificarsi solo dal basso, dalle fondamenta, e non dal tetto, dal vertice. Si devono quindi trovare dei punti di convergenza con chi ancora rimane intrappolato nell’ombra del dubbio, e non trarlo a forza ad una luce a lui incomprensibile, almeno inizialmente. Cominciamo quindi ad aprire un piccolo spiraglio di luce, di intensità tenue che possa sfiorare gli scettici. Nelle tenebre della società moderna (perchè non vorrete negare che oggi impera il demonio) anche un filo di luce può rappresentare la salvezza. Ma forse è un sogno.
PS per Masiero
Ho fatto l’ambasciata a Florenskij sull’UAAR che mi aveva chiesto.
“Se l’etica cristiana è ragionevole, e per me è l’unica ragionevole, non vedo perchè le persone intelligenti e di buona volontà come Andrea non potrebbero studiarla a fondo e riconoscerne il valore supremo ed irraggiungibile”
beh io ho amesso che condivido in larga parte i valori dell’etica cosiddetta cristiana, e lo faccio senza alcuna fede, perchè per me l’assenza di fede non li sminuisce affatto, quindi studiare l’etica è una cosa, credere al figlio di Dio, ai miracoli e all’amore che pervade l’universo sono cose completamente distinte e da cui mi astengo perchè incompatibili con un modello di pensiero che sia conciliabile col resto dell’esperienza.
“Si devono quindi trovare dei punti di convergenza con chi ancora rimane intrappolato nell’ombra del dubbio, e non trarlo a forza ad una luce a lui incomprensibile, almeno inizialmente. Cominciamo quindi ad aprire un piccolo spiraglio di luce, di intensità tenue che possa sfiorare gli scettici”
Potrei sostituire “scettici” con “credenti” in quella frase e la farla mia.
Eppure lo scettico per definizione non vuole vedere, mentre il cristiano pare veda troppo, al di là di quello che vedono gli altri.
@Giovanni
Ho recuperato le parole esatte di Bobbio:
“Gli uomini sono cattivi. Il male è la storia umana. È la sconfitta di Dio e la sconfitta della ragione. Questo secolo lo dimostra più di ogni altra epoca. E il cristianesimo, dov’è il cristianesimo? […]. Come diceva Croce, non possiamo non dirci cristiani. Senza l’etica cristiana non c’è convivenza. Ma il cristianesimo come fede è un’altra cosa. E io non riesco a non dubitare.”
Dalle sue parole si può dedurre quella differenza che dicevo tra etica cristiana e cristianesimo religioso, e che la convivenza è possibile solo con la prima, mentre la fede “è un’altra cosa”. Di fatto che l’insegnamento cristiano abbia una chiara valenza politica, di come le persone dovrebbero vivere in questo mondo, è cosa nota a chiunque. Mi riallaccio anche al brano evangelico del fariseo ed il pubblicano (Lc 18,9), in cui si rimarca il problema di cui diceva Andrea, perchè ovviamente è cosa nota a Gesù, che la bontà degli atti individuali spesso non discrimina a priori tra credente e non credente. Paradossalmente quest’ultimo, in certi casi, è più vicino a Cristo del primo. Allora perchè non tendergli la mano se si dimostra ragionevole, e non disprezza la religione come certe nostre conoscenze di là?
Sono d’accordo sul fatto che il cristianesimo abbia una valenza politica fondamentale. Ma l’uomo per essere soddisfatto di sé, davvero felice, non gli è sufficiente aderire all’etica del samaritano, ma trovare quel che lo compie. Ovvero Gesù Cristo. Solo allora nasce la speranza. E Bobbio dice proprio questo! La citazione portata da te non c’entra molto, lui dice così: “la morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo, ma in realtà è irragionevole […] Io non ho nessuna speranza. In quanto laico, vivo in un mondo in cui è sconosciuta la dimensione della speranza”. La speranza è cosa sconosciuta al di fuori dell’incontro con la Risposta all’uomo.
Il Papa lo ha ribadito di recente: http://www.asianews.it/notizie-it/Senza-Dio-non-c%E2%80%99%C3%A8-pace.-La-fine-del-relativismo-e-del-cristianesimo-dei-%E2%80%9Cvalori%E2%80%9D-23463.html Quello che conta è se nella tua vita c’è Dio o non c’è.
condivido!
condivido antonio 72, non andrea.
Si tratta di un commento scivolato giù…altra piccola pecca del programma…
Cari amici, buonasera a tutti.
Il mio intervento è fuori tema e magari qualcuno di voi sa già quello che sto per scrivervi ma credo sia bello eventualmente ribadirlo.
Sono abbonato a “Il Timone” e, nell’ultimo numero di Dicembre, nella rubrica “Cattolici in rete”, di Alessandro Nicotra, viene citato il sito UCCR con le seguenti parole:
“Associazione virtuale, nata come una parodia dell’associazione UAAR, l’UCCR è in realtà un serio e ottimo portale web che conviene iniziare a conoscere dalla sezione Chi siamo. Tantissimi collegamenti, i contenuti e gli spunti di riflessione particolarmente preziosi non solo per gli appassionati di apologetica ma anche per tutti coloro che vogliono confrontarsi, esprimere i propri dubbi e ritrovare le ragioni della fede”.
Congratulazioni a chi ha avuto questa bella idea e a tutta la Redazione!
🙂
Non c’è un link online di tutto questo vero Stefano? Sono contento anch’io.
Eh no, ahimè. O almeno io non l’ho trovato.
O meglio, il link al sito de “Il Timone” esiste, ma non vi si trova il contenuto della rivista.
Depressione fa’ rima con rivoluzione…..tutto parti’ dalla rivoluzione francese di quei mascalzoni massoni cabalistici col berretto frigio..ossia il berretto del dio mitra(alla faccia della laicita’)che per salvare il popolo ne’ ammazzo’ 2 milioni ….., il 10% dei francesi. E dopo aver introdotto la liberazione ..per poter introdurre il libertinaggio sessuale hanno lavorato per secoli fino al maledetto XX secolo , apoteosi dello sfascio morale e materiale.Ora raccogliamo i frutti di sesso precoce, divorzio, aborto , contraccezione, mancanza del padre di famiglia…droghe, divertmento, alcol….e quindi denatalita’, anziani non curati ,suicidi, e Monti e suoi padroni che non vedono l’ora di farci fuori tutti per non pagare le pensioni!!!
Vi consiglio questo articolo del defunto Giacinto Auriti , uno degli ultimi Italiani
http://famigliacattolica.blogspot.com/2011/12/la-schiavitu-monetaria-di-satana.html
Ne Il Grande Inquisitore, Dostoevskij considera il pane della tentazione come contraccambio alla rinuncia della libertà dell’uomo. Colui infatti che è padrone del pane è l’unico che può sfamare, ed è sempre meglio essere schiavi che fare la fame. Quindi il pane, secondo me, è lo stesso denaro. Il denaro non rende quindi liberi come si crede, ma al contrario ti mette i ceppi ai piedi e le catene ai polsi (in questo caso posso dirmi un uomo molto libero). Beati quindi i poveri di spirito e gli ultimi della terra, appunto perchè rinunciando al “pane terreno”, non si fanno schiavi del fornaio, chiamiamolo così. E se vogliamo spingerci ancora oltre, il fornaio non è che solo un pezzo della filiera, prima ci vuole il grano e quindi l’agricoltore ed ancora più in alto il proprietario terriero. Secondo la mia similitudine il fornaio è certamente rappresentato dalla banche, ma allora chi rappresenta il proprietario terriero? Esiste allora un’entità ancora più potente delle stesse banche. Secondo me esiste e costui controlla le banche ed il mondo intero, ed è proprio lui il vero demonio o, nella scala gerarchica, quello che ha le corna più lunghe. Secondo me Satana è il “padrone del vapore”…, lo è sempre stato.
complimenti ragazzi,siete bravissimi
Secolarizzare una società significa renderla atea, una società atea e consumistica porta a sopravalutare le cose, gli oggetti e gli idoli, svilendo la dimensione etica dei rapporti umani.
La depressione è correlata positivamente alla schiavitù degli oggetti, degli idoli, la felicità (come contrario della depressione) è correlata positivamente alla ricchezza dei rapporti umani.
Nell’amore per gli altri, per i più deboli, cioè nell’amore di Dio, è la chiave della felicità.
Nella negazione di Dio e nella secolarizzazione si trova la chiave della depressione e dell’infelicità.
La prova? Una società secolarizzata corre verso la propria estinzione: edonismo imperante, molti divorzi, niente figli, molti aborti, famiglie distrutte.
Quali frutti positivi discendono dalla secolarizzazione?
Il bilancio delle Multinazionali farmaceutiche che spacciano gli antidepressivi, ed altri bilanci del genere….
le stesse multinazionali farmaceutiche che spingono la costosissima chemioterapia (equivalente alla chirurgia invasiva) frenando la ricerca per cure loco-regionali molto più efficaci e non invasive (rispetto alla chemio)…:antitumorali, maggior voce di spesa farmaceutica in Italia, credo, 586 miliardi di dollari di fatturato globale nel mondo…
Concordo infatti, nel caso dei tumori, persino la tanto temuta cannabis è utile:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=IarF-yitSsQ
Sapete di cosa state parlando?
Sapete a cosa serve, giusto per citarne una, la pianta del tasso?
Più che serve diciamo che è funzionale al sostentamento degli uccelli delle cui bacche si nutrono, e incidentalmente all’annientamento degli umani nel caso in cui si nutrissero dei semi o delle foglie…
Un’ altra pianta dalle caratteristiche simili è la datura, col suo contenuto di alcaloidi allucinogeni, tuttavia non era alla proprietà allucinogene che mi riferivo quando ho citato la Cannabis.
Anche se gli arilli del tasso sono gustosi da mangiare e per nulla pericolosi(basta sputare il seme), non mi riferivo alla velenosità della pianta, ma al suo uso impiego in chemioterapia.
Se è vero che il non senso della vita, la solitudine, la divinizzazione del sesso e del danaro sono autostrade per la depressione, rimane pur sempre vero che la malattia della depressione ha anche fattori genetici e biologici che possono venire attenuati, ma non annullati, da una vita di fede.
nel Vangelo si parla di oppressione, non di depressione, sarebbe interessante indagarne il significato.
A livello patologico, la depressione si spiegherebbe facilmente con la spinta al consumo, con l’esaltazione dell’edonismo e dell’ideologia atea secolarizzante,con la pubblicità convergente e martellante, con l’opera di sostegno del verminaio di lobbies, di pasciuti lombrichi-giornalisti, di politici servi con un livello della propria dignità inversamente proporzionale alla loro faccia tosta.
Tutta gente alla quale bisognerebbe chiarire la nostra percezione della loro posizione morale e far sentire il nostro conseguente disprezzo, considerata anche l’ampiezza della loro azione di sfascio.
Cosa intendi esattamente con il termine oppressione?
@lorenzo,
c’è da capire cosa intendeva Gesù nel Vangelo.
Per me l’oppressione viene dall’esterno, la depressione verrebbe dall’interno.
Anch’io chiedo riflessione e lumi.
Quando usi il termine oppressione, intendi per caso possessione diabolica o altro?
dimenticavo:
e di una estesa platea di imbecilli senza capacità critica alcuna e con la sola ambizione di “consumare” perchè:
“consumo, ergo sum.”
oppure in finto latino: “consum, ergo sum”, come variante di “copulo, ergo sum” (Copulo ergo sum, è un omaggio alla poesia di Edoardo Sanguineti, Santo Uaar confronta http://www.uaar.it/ateismo/famosi-non-credenti#S), deformazione uaar-razionalista della originaria affermazione del cristiano razionalista Cartesio: “Cogito,ergo sum”…
Concordo e direi che possono non essere le uniche autostrade, ad esempio, un lutto o un grave evento familiare sono forse le cause più immediatamente riconducibili a fenomeni di depressione.
Sarebbe interessante capire (chissà se c’è qualche studio a riguardo) se a parità di questo tipo di evento (che è trasversale rispetto a fede o astensione da essa) le conseguenza a livello depressivo siano differenti tra credenti e non.
Sono oltre 50 qui: https://www.uccronline.it/2010/08/10/la-fede-cristiana-rende-piu-felici-intelligenti-e-sani-psico-fisicamente/
@lorenzo,
io non uso il termine “oppressione”, lo usava Gesù Cristo nel Vangelo.
Oppressione e depressione hanno una evidente radice etimologica comune. -pressione.
Leggi lo Zanichelli, e non divagare…
Ti assicuro, scusami, non stò divagando: non riesco sinceramente a capire a quale episodio, discorso o riferimento evangelico ti stai rferendo.
@lorenzo,
per esempio:
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, …”
Brano del Vangelo che i depressi-oppressi farebbero bene a imparare a memoria e a ripetersi spesso….
@lorenzo,
ma ti devo regalare io una copia del Vangelo, oppure lo hai già?
Ti ringrazio della precisazione, perché mi ero impuntato sul fatto che certuni, anche cristiani, identificano le possessioni diaboliche dei Vangeli con le malattie psicologiche.
Nei Vangeli, il termine tradotto in italiano con oppressi, è presente tre volte ed ogni volta con un termine greco diverso:
In Mt 11.28 (il brano da te citato) troviamo “pefortismenoi” (da fortizô) che significa aver ricevuto un carico pesante in senso materiale, qui in usato in senso metaforico per indicare chi è gravato da pesi, riti e precetti non necessari.
In Lc 4.18, quando Gesù, nella sinagoga di Nazaret, cita Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato… per rimettere in libertà gli oppressi…”. Abbiamo “tethrausmenous” (da thrauô) ad indicare coloro che sono stati totalmente percossi e fracassati in tutti sensi, sia nell’anima che nel corpo.
Infine in Lc 9.32, nella trasfigurazione sul Tabor “Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno”, c’é “bebarêmenoi” (da bareô), nel senso che gravava su di loro un sonno molto pesante.
Tirando le somme, hai ragione: nei Vangeli l’oppressione viene dall’esterno.
grazie di cuore, Lorenzo, sei tu che hai fatto un grande regalo a me: quello che hai scritto era proprio che cercavo. Una traduzione è infatti sempre il retro di un arazzo, mi ha spiegato una volta un amico che traduce da sempre poesie spagnole in italiano, e ora spero di ricambiarti con lo studio dei termini direttamente dall’ebraico.
Credo di aver trovato la persona giusta alla quale chiedere.
Ancora grazie, lorenzo.
Non sono un professionista, è internet che, velocizzando la ricerca, aiuta moltissimo a dar l’idea di essere degli esperti.
sono questi i secoli bui, altro che “medioevo”…
Mi auguro che questi secoli bui che stiamo vivendo un giorno potranno essere definiti Medio Evo, in relazione cioè a un nuovo ritorno della società alla Vera Luce del Signore…
@lorenzo,
Ho appreso che Luca, di professione medico, ha scritto il suo Vangelo direttamente in lingua greca.
Questo significa che era nella sua epoca un intellettuale di grandissima levatura, e che non esiste per noi bisogno di risalire per luca all’indietro.
Fra l’altro il brano fondamentale…”per mettere in libertà gli oppressi…” è proprio il suo. Oppressi=percossi, fracassati, come hai giustamente indicato tu.
oquindi anche per me oppressi è equivalente a depresso.
Ti ripeto i miei complimenti perchè cultura è la capacità di risolvere problemi.
Tu hai saputo risolvere un problema. Tu, ergo, hai cultura.
La mia intuizione iniziale,pertanto, mi sembra confermata dall’approfondimento fatto da Lorenzo: ““Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, …
Brano del Vangelo che i depressi-oppressi farebbero bene a imparare a memoria e a ripetersi spesso….”
In Luca Gesù, nella sinagoga, legge il brano tratto da Isaia 61.1-2, ma la frase ”…per mettere in libertà gli oppressi…”, rimanda ad Is 58.6: “…rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo…”; qui, come in Mt11.28-29, si parla anche di giogo, ed anche se il termine greco usato dai settanta è diverso, tutte le traduzioni che ho consultato usano il termine italiano giogo.
I due brani sono dunque molto più legati di quanto a prima vista non sembri.
Detto questo però, pur essendo pienamente d’accordo che molte depressioni da “oppressione” trovano sicuramente una via d’uscita nella fede è soprattutto in Cristo, rimane tragicamente vero che la depressione è altresì una malattia e colpisce anche persone di fede.
guardate come si produce depressione e morte per vile denaro…. http://wakeup-world.com/2011/12/20/the-ten-most-important-health-freedom-stories-of-2011/