Sindone: gli studiosi confutano la teoria della firma di Giotto
- Ultimissime
- 10 Giu 2011
Recentemente è apparsa sui giornali una stravagante notizia: un pittore veneto, Luciano Buso, avrebbe trovato, lavorando su fotografie del Sacro Lino, nientepopodimeno che la firma di Giotto. Il pittore ci aveva provato qualche tempo fa anche con la “Gioconda” di Leonardo Da Vinci, sostenendo di aver trovato negli occhi della donna numeri e lettere, legati alla tradizione ebraico-cabalistica, quella cristiana e quella dei templari, quella magica e quella naturalistica (cfr. Italiamagazine 3/2/11), ricevendo ovviamente risposte ironiche dai grandi esperti dell’arte e di Leonardo.
E’ passato quindi alla Sindone come creazione di Giotto. Mentre Leonardo, sostengono altri teorici del complotto, avrebbe creato la Sindone disseminandola di decine di messaggi in codice (per l’eccitazione di Dan Brown), Giotto, con poca fantasia, avrebbe ripetuto tantissime volte, dappertutto, solo la scritta «Giotto 15», (cioè il nome seguito dall’anno di creazione dell’opera) un pò come fanno le teenagers di oggi sul loro diario. Antonio Lombatti, acerrimo nemico dell’autenticità della reliquia e collaboratore del CICAP l’ha subito definita «l’ultima delle idiozie sulla Sindone». Il pittore è stato anche attaccato dai teorici e fans di Leonardo da Vinci, i quali vorrebbero che fosse lui l’artefice. Gli ammiratori del Tintoretto, del Beato Angelico e del Caravaggio non rilasciano dichiarazioni, per ora. La studiosa e sindonologa Emanuela Marinelli (www.shroud.it), docente di matematica e scienze naturali e già membro dell’Istituto di Mineralogia dell’Università La Sapienza di Roma, fra le più grandi esperte mondiali della Sacra Sindone, ha invece commentato la notizia su La Bussola Quotidiana, spiegando l’impossibilità della veridicità della dichiarazione del pittore.
Ovviamente la teoria di Buso è compatibile con la data emersa nel 1988 dai risultati dell’analisi radiocarbonica, che fu però successivamente smentita da altre indagini, come quella svolta dall’Istituto di Statistica Italiana (cfr. Ultimissima 12/4/10). Un dipinto insomma, pieno di firme dell’autore, il tutto osservato da Buso ad occhio nudo su fotografie. L’altra prova portata dal pittore è la grande affinità iconografica di particolari delle braccia, delle mani e delle gambe del Cristo con i vari personaggi raffigurati da Giotto nei suoi affreschi. La Marinelli spiega però che «la presunta affinità, quand’anche ci fosse davvero, potrebbe derivare da un’osservazione della Sindone, come si nota in una celebre crocifissione di Van Dyck, dove l’artista raffigurò i chiodi nei polsi di Cristo proprio ispirandosi alla reliquia esposta a Torino. Ma nulla del genere esiste nelle opere di Giotto». Bruno Barberis invece, Professore Associato di Meccanica Razionale presso la facoltà dell’Università di Torino, ha dichiarato all’ANSA che «non ha valore scientifico una scoperta che si dice basata solo su ingrandimenti fotografici. E’ l’ultimo di tanti che negli ultimi trent’anni hanno creduto, anche in buona fede, di riconoscere nel telo le cose piu’ disparate».
FALSARIO-ARTISTA. Qualcuno dovrebbe prendersi la briga di riferire a Buso che ogni esame scientifico da più di trent’anni ha dimostrato che la Sindone non è un dipinto, non c’è direzionalità né traccia di colore. Barberis cita, ad esempio, i risultati degli scienziati statunitensi del gruppo Sturp (Shroud of Turin Research Project), i quali «hanno stabilito senza ombra di dubbio che sulla Sindone non c’e’ traccia di pigmenti e coloranti, dimostrando inoltre che l’immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche (e dunque si è formata successivamente ad esse) e che è dovuta ad un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati. L’immagine inoltre possiede peculiari caratteristiche tridimensionali assenti nelle normali fotografie e nei dipinti». L’ingrandimento della fotografia non è adatto «allo studio scientifico dell’immagine in quanto, ingrandendole, si corre il rischio di vedere figure e sagome dovute alla grana della lastra o della pellicola e non all’immagine». La certezza è che questo lenzuolo ha certamente avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi, trapassato da una lancia al costato.
Emanuela Marinelli spiega che «l’eventuale falsario non avrebbe raffigurato Cristo con particolari in contrasto con l’iconografia medievale, avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all’epoca di Gesù, avrebbe dovuto immaginare l’invenzione del microscopio per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite». Queste tracce, ha spiegato il maggior esperto di flora desertica israeliana, l’ebreo Avinoam Danin, «l’unico luogo al mondo in cui sono presenti tutte insieme è una ristretta area tra Gerusalemme e Gerico» (cfr. Ultimissima 12/5/10). Il falsario-artista avrebbe anche dovuto entrare in possesso di un telo fabbricato nel I° secolo (perché la Sindone è stata fabbricata in quel periodo come ha dimostrato Mechthild Flury-Lemberg, celebre studiosa di conservazione tessile, cfr. Ultimissima 9/4/10), avrebbe dovuto conoscere la fotografia (inventata nel XIX secolo), e l’olografia (realizzata nel XX secolo). Avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa (studiata per la prima volta nel 1593), nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale.
Infine, ammessa la conoscenza di tutte queste nozioni scientifiche, il falsario-artista avrebbe dovuto avere la capacità ed i mezzi per produrre l’oggetto. I fisici dell’ENEA di Frascati hanno recentemente spiegato che l’immagine è «praticamente impossibili da replicare oggi e e a maggior ragione nel Medioevo o in tempi più remoti, tali da escludere che si tratti di un dipinto, o di colorazione ottenuta tramite bassorilievo scaldato o trattato con pigmenti o polvere ferrosa», il falsario medioevale per realizzare quello che c’è sulla Sindone, avrebbe dovuto possedere «una fonte di luce Laser avente le dimensioni di un intero palazzo», inesistente ancora oggi (cfr. Ultimissima 20/5/11).
FALSARIO-ASSASSINO. E’ così una follia continuare a sostenere l’ipotesi falsario-artista, e infatti molti sono passati a sostenere il falsario-assassino, complicandosi ancora di più la vita. Sarebbe stato impossibile infatti, continua la studiosa, trovare una vittima il cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell’arte bizantina e, soprattutto, “pestare a sangue” l’uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Procurare alla vittima, ormai deceduta, una ferita del costato con una lancia romana, facendone uscire sangue e siero separati, non è assolutamente un esperimento facile da compiere, come anche mantenere il cadavere avvolto nel lenzuolo per una trentina di ore impedendo il verificarsi del fenomeno putrefattivo, processo accelerato dopo decessi causati da un così alto numero di gravi traumi. In particolare sarebbe stato impossibile togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue, mentre oggi sono perfetti e per nulla “sporchi”. Ovviamente rimangono valide moltissime “impossibilità” relative al falsario-artista.
Anche lei, come gli scienziati dell’ENEA, conclude così: «La realizzazione artificiale della Sindone è impossibile ancora oggi; a maggior ragione nel Medioevo». Che i pittori se ne facciano una ragione!
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30 commenti a Sindone: gli studiosi confutano la teoria della firma di Giotto
Complimenti per la massiccia documentazione con cui create i vostri articoli! Ognuno di essi è praticamente uno studio quasi completo sull’argomento! Bravi, stampo e appendo in bacheca nell’ufficio!
La cosa più simpatica è veder litigare i vari complottisti fra di loro…un pò come fanno i “critici” e i “mitologi” sulla storicità di Cristo!
Già…”Ipotesi su Gesù” docet.
bellissimo libro. Leggete il nuovo di Socci che vi sconvolge. Affronta studi archeologici raramente citati
Ma intendi “La guerra contro Gesu'” oppure “Indagine su Gesu'”?
Il primo in particolare. E’ davvero rivoluzionario sulla storicità di Cristo!!
Non ho letto il libro però ho letto una sua intervista in cui afferma che la dimostrazione di una datazione più antica dei vangeli ci viene dalla scoperta dei frammenti dei vangeli ritrovati nella grotta di Qumran sigillata nel 68 d.C. http://www.loccidentale.it/node/105241
Non so di quali frammenti parla perché io ne conosco solo uno, il 7Q5, in cui si riconoscono perfettamente solo 7 lettere e tra tutte le possibili combinazioni solo per il 2% ci può essere una relazione con il vangelo di Marco. Roby, te che hai letto il libro sai se Socci ha approfondito questo particolare?
Ma adesso arrivera’ l’uaarina Giulia, o una sua incarnazione, a dire che gia’ il “vescovo di Troyes” e l'(anti)papa Clemente VII avevano scoperto che e’ falsa, dipinta da un pittore che aveva confessato il fatto.
lol…
Tra l’altro sul blog di Tornielli ha continuato la sua battaglia di disinformazione. Quella ragazza non ha limiti di decenza.
Continua con ‘sta storia del papato avignonese e papato romano come se fossero East Conference vs. West Conference.
Questi sono vampiri che si attaccano a tutto pur di far parlare di sé
A volte la verità è molto più semplice di ogni complotto possibile. La sindone non è riproducibile. Punto e basta è come il big bang.
Si chiama singolarità infatti
OK!, Purchè la Hack non cerchi di spiegare “Come è stata prodotta la Sindone” utilizzando la medesima metafora che ha usato per spiegare il “Big Bang” ai ragazzi della scuola… sarebbe moolto imbarazzante!
Andrea…ti ha sconvolto la “Cosmopetologia di Margherita Hack, eh?? 🙂 anche a me!
Gli atei usano molto anche questo per prendere in giro i credenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Pastafarianesimo
http://it.wikipedia.org/wiki/Invisibile_unicorno_rosa
Un giorno Piergiorgio e Margherita passeggiavano nel Giardino dei Gentili e Dio disse:”Potete mangiare dei frutti di tutti gli alberi del giardino, ma dell’Albero della conoscenza del bene e del male non potete Mangiare i frutti perchè ne morireste!”, allora Margherita volse lo sguardo al cielo e disse:”ma chi ha parlato?” e Dio disse “Iddio!” e Piergiorgio: “Scherzi? Non ci far caso… non esiste!” e Margherita:”E allora chi è stato!?” “Scusami devo aver mangiato troppi frutti di matematica e me ne è scappata una di quelle al quadrato!”, disse Piergiorgio.Margherita disse:”Allora c’avevo ragione sul Big Bang!”
Possibile che uno degli oggetti più studiati, fotografati, analizzati al mondo da studiosi e scienziati (si badi) di ogni credo e convinzione religiosa e non, sia finora sfuggito alla scoperta di questo signore?
Ma poi, perché Giotto avrebbe dovuto “taggare” la sindone scrivendo “Giotto 15”? Che è ‘sto 15?
1315
Nessuno studioso in duecento anni di analisi scientifiche se n’è accorto e arriva questo frescone a occhio nudo sulle fotografie. Mah!
Non e’ vero.
Come presidente del Cimabue fan Club protesto:
Ha lasciato una firma fatta a macchina sull’angolino di sinistra (appena sotto le firme di Augias, Odifreddi e la Hack, naturalmente).
Giotto 15 sarebbe il suo Nick su Facebook, ovviamente.
Anche la firma di Odifreddi?? 🙂
Direi soprattutto quella di Oddy 🙂
Ma scusate non conoscete la storia? Nel 1315 quei furbacchioni dei preti, temendo l’accurata analisi dell’uomo medio medievale (come noto assai ferrato in materia di anatomia, pollini e usi funerari della Palestina del I secolo e soprattutto dotato delle più moderne tecnologie) assoldarono Giotto il quale, non sapendo come fare, salì su una DeLorean a cercare Leonardo a spasso nel tempo, il quale da bravo affiliato dell’UAAR, aveva imparato fin dallo sbattezzo a sfornare riproduzioni della Sindone. Poi non ricordo tutti i particolari ma se non sbaglio nel seguito impedirono a Clemente VII di consegnare a se stesso un Grande Almanacco Sportivo, allora lui se la prese a male e sfogò la sua rabbia svelando il loro perfido piano.
Ah ah ah ah ah ah! Ecco…ora è più chiaro…mi scuso allora se prima ho ironizzato 🙂
Questi pittori ricordano molto i vigili urbani dell’uaar (Dante Svarca) che vogliono analizzare chimicamente l’ostia…ma fare il proprio lavoro rifiutando smanie da protagonismo no, eh?
A proposito della Storia della Sindone (prima del fatidico 1390):
http://www.comune.fuscaldo.cs.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1128&Itemid=12
http://www.rivistaincammino.it/la_sindone_di_torino.html
http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=88612&Edizione=8&A=20100623
Grazie UCCR, per la vostra informazione dettagliata.
“How Leonardo fooled history” è il titolo del libro “bufala” di uno spregiudicato autore British che ha venduto milioni di copie lucrando su fede & curiosità. A quello ora segue il Buso, meno bravo ma parimenti desideroso di sensazionalizzare il volgo.
E come loro altri saranno sempre pronti a farsi pubblicità sia a fini di lucro sia a fini anticristiani.Ma i ragli degli asini…
Quello che invece merita di essere considerato è lo sforzo degli scienziati dello STURP e di nostri studiosi, da Paolo di Lazzaro dell’Enea a Giulio Fanri dell’Università di Padova, che stanno cercando di individuare l’origine di quella “impossibile in natura” impronta corporea negativa e tridimensionale! E la sola ragionevole via da percorrere per cercare di avvicinarsi alla verità non è religiosa ma scientifica, anzi… fantascientifica, visto che qui parrebbe trattarsi di effetti di fisica nucleare che si spingono ben oltre le attuali limitate conoscenze di certi fenomeni cosmici per proiettarsi verso ipotesi di fuga dal corpo di atomi e fotoni (luce è energia, energia è materia e viceversa) per poi ricomporsi a distanza (“teleporting”). In ogni caso, come è stato giustamente detto, per un credente l’autenticità della Sindone come telo funebre di Gesù di Nazaret non ha poi grande importanza, mentre per un ateo ne avrebbe, eccome! Lasciano solo che gli studi e la ricerca scientifica proseguano. E’ già tanto aver individuato una via che parrebbe l’unica in grado di svelare il mistero sindonico.