Italia, Francia e Polonia contro il testo UE che non nomina i cristiani perseguitati

Dopo che il Parlamento Europeo il 20 gennaio e il Consiglio d’Europa il 27 hanno spianato la strada per una specifica condanna della persecuzione dei cristiani, adottando in entrambi i casi risoluzioni che «condannano esplicitamente la violenza contro i cristiani», non si è trovato un accordo tra i ministri degli Esteri dell’Ue su una dichiarazione che condanni le persecuzioni contro le comunità cristiane, in particolare in Medio Oriente, senza però nominarle, senza indicare quali sono i Paesi in cui avvengono per persecuzioni e gli eccidi, e senza indicare un minimo di impegni concreti in difesa delle comunità perseguitate, cristiani o meno. La vicenda -come sottlinea giustamente La Repubblica– parte dalla mobilitazione del governo italiano dopo l’attentato suicida contro i cristiani copti di Alessandria d’Egitto e altri episodi di violenze interreligiose che hanno colpito le comunità cristiane in Medio Oriente e in particolar modo in Iraq. Ma nella bozza di comunicato, messa a punto dal servizio diplomatico che fa capo alla Ashton, si parlava in modo generico di violenze contro “le comunità religiose”, senza citare in modo specifico quelle cristiane.

La bozza è stata bocciata innanzitutto dal ministro degli Esteri Franco Frattini, subito spalleggiato dai colleghi francese e polacco, come lui preoccupati anche di non infliggere un affronto plateale alle richieste di tutt’altro tenore approvate a larghissima maggioranza nei giorni scorsi prima dall’Europarlamento e poi rafforzandole ancora dall’assemblea parlamentare del Consiglio d`Europa, massima organizzazione del nostro continente per la difesa dei diritti umani. «Oggi è stata scritta una pagina non bella», ha commentato Frattini alla fine della riunione e ha spiegato che con un testo che non nominasse i cristiani «l’Europa non sarebbe stata credibile» e che «il laicismo esasperato» emerso da più parti in sede di consiglio dei 27 ministri «è certamente dannoso per la credibilità dell`Unione Europea». «Ci siamo trovati davanti a un testo su cui avevamo lungamente discusso con i ministri del Ppe – ha detto ancora il ministro – e riteniamo indispensabile che si menzionino le comunità cristiane e una larghissima maggioranza dei Paesi aveva condiviso la mia proposta di menzionare gli attentati terroristici contro le comunità cristiane e contro quella sciita a Kerbala». L’alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’Ue, Catherine Ashton, ha promesso che presenterà una nuova bozza in tempo per una prossima riunione dei ministri degli Esteri e cercherà di fare in modo che il nuovo testo sulle libertà religiose «tenga conto della situazione delle singole comunità che rischiano di essere oggetto di violenze e discriminazione nelle diverse parti del mondo». La notizia è apparsa su Avvenire e su Libero.

Anche per il presidente della delegazione Pdl, Mario Mauro, il rinvio è stato «positivo». Si trattava infatti di un «documento vuoto e inutile. Ci auguriamo che il rinvio dell’adozione del testo deciso ieri sera dopo un’aspra discussione dal Consiglio rappresenti l’occasione per seguire l’esempio dato dal Parlamento Europeo e riaffermare il senso del progetto politico che chiamiamo Europa Unita». Eppure, ricorda l’europarlamentare, «dalla fine del 2007 l’UE ha fatto passi significativi per superare di una certa ideologia della politica correctness e ha approvato quattro risoluzioni con riferimento chiaro ed inequivocabile alla persecuzione dei cristiani e la più recente, per la prima volta, chiede all’esecutivo dell’Ue di vincolare gli accordi commerciali che l’Ue sigla in tutto il mondo al rispetto dei diritti delle popolazioni cristiane e di tutte le minoranze». Mauro assicura che «non si tratta infatti di difendere una categoria solo per una sorta di dovere morale e corporativo nei confronti di chi ha il nostro stesso credo religioso; al contrario, difendere l`esistenza delle comunità cristiane nel mondo significa difendere una speranza di libertà che è di tutti».

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