Lo psicologo Nicolosi: «ecco come aiuto le persone omosessuali»

Joseph Nicolosi è uno psicologo americano, famoso per esercitare la “terapia riparativa” per gli omosessuali nella Thomas Aquinas Psychological Clinic in California, dove dirige l’Associazione nazionale per la ricerca e la terapia dell’omosessualità (Narth) (nell’associazione molti addetti sono ex-omosessuali).

L’efficacia delle “terapie riparative” non è mai stata dimostrata e moltissime associazioni scientifiche ritengono che siano un danno per la persona con tendenze omosessuali, riteniamo comunque che il dibattito sia notevolmente caratterizzato da influssi ideologici più che scientifici. Dal canto nostro evitiamo di entrare nel merito di ciò che non conosciamo, tuttavia difendiamo la libertà delle persone con tendenze indesiderate di poter chiedere aiuto psicologico per scoprire o ritrovare le loro potenzialità eterosessuali, così come la libertà dei terapisti di poter supportare questo percorso, a patto che sia richiesto dal paziente e non imposto. Nicolosi è membro dell’American Psychological Association (APA) e autore di numerosi libri e articoli scientifici, alcuni dei quali pubblicati anche in italiano, lavora quotidianamente con persone omosessuali e studia gli orientamenti sessuali.

Per approvare o criticare il suo lavoro va innanzitutto conosciuto, per questo riprendiamo qui sotto un’intervista che lo psicologo ha rilasciato a Tempi

Omosessuali si nasce o si diventa?
Non esiste una prova conclusiva che le persone nascano omosessuali, non ci sono dimostrazioni decisive a livello genetico, biologico o di studi sul Dna. Qualcuno crede di aver scoperto il “gene gay”, ma questo non è affatto vero. Potrebbe esserci una qualche predisposizione biologica, ma anche se ci fosse, non sarebbe determinante: i bambini nati con questa predisposizione temperamentale hanno comunque bisogno della classica “costellazione familiare” per trasformarla in un orientamento omosessuale. Questa “costellazione familiare” ha uno schema classico, ripetutamente documentato nel corso degli anni: una madre eccessivamente presente, invadente, dominante, e un padre distante, distaccato e/o ostile.

Che terapia utilizza?
La terapia riparativa prende le mosse dalla motivazione da parte del cliente di risolvere qualcosa nella sua vita che gli causa disagio. Con questa determinazione egli comincia a comprendere come alcuni eventi della sua infanzia hanno posto le fondamenta per un diverso adattamento omosessuale, ed essi diventano il punto focale della terapia. L’attrazione per lo stesso sesso in realtà non ha affatto carattere sessuale, ma è un desiderio di quelle che chiamiamo le tre A: attenzione, affetto, approvazione. Questi sono bisogni affettivi, bisogni di identificazione, e man mano che essi vengono soddisfatti attraverso amicizie profonde, in molti casi il cliente scopre che le sue tendenze omosessuali diminuiscono.

La teoria riparativa è efficace?
Da 25 anni vediamo regolarmente cambiare le persone, non è però una cosa istantanea o facile. Ognuno decide quanto restare in terapia, ma in media la terapia dura due anni, a conclusione dei quali avviene una rifocalizzazione dell’attenzione sulla propria vita eterosessuale.

Perché si chiama “riparativa?”.
Il concetto di riparativo spiega il desiderio di autoguarigione. Il comportamento omosessuale è in realtà un tentativo di “riparare se stesso”, cercando di acquisire qualcosa che manca nel suo passato, cioè la relazione affettiva con altri uomini. Questo è molto confortante per il cliente poiché si rende conto di non essere un perverso.

I suoi critici sostengono che lei è al di fuori della comunità scientifica internazionale.
È falso. Sono membro dell’Apa da più di dieci anni, continuo a esserlo, nessuno mi ha proibito di esercitare la professione. Sono anche membro della Psychoanalytic Division. Se stessimo facendo qualcosa di sbagliato, sarebbe l’Apa ad attivarsi contro di noi. Invece siamo noi a incalzare l’Apa, sfidandola ad essere più scientifica.

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